GERUSALEMME. Fissata per il 28 giugno l’espulsione della famiglia palestinese Sub Laban
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testo e foto di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 23 giugno 2023 – Nora e Mustafa Sub Laban, 68 e 73 anni, rischiano tra il 28 giugno e il 13 luglio di essere sgomberati con la forza dalla polizia dall’abitazione nella città vecchia di Gerusalemme in cui vivono in affitto protetto dagli anni ’50, per far posto a una famiglia di coloni israeliani. Le autorità israeliane hanno spostato in avanti la data dello “sfratto” fissata inizialmente per l’11giugno dopo la sentenza di una corte israeliana. È una vicenda che va indietro di decenni, addirittura dal 1978, ma che soprattutto dopo il 2001 ha visto i Sub Laban combattere nei tribunali israeliani contro l’accusa di non aver vissuto in modo continuativo nella casa.
«Mia madre affittò questa casa nel 1953, dalle autorità giordane che allora controllavano la zona araba di Gerusalemme», racconta Nora. «In questa casa ci sono nata e ho continuato a viverci assieme a mio marito e ai miei figli in affitto protetto», aggiunge facendo riferimento alla condizione in cui si trovano tante famiglie palestinesi residenti all’interno delle mura antiche a Gerusalemme Est occupata da Israele nel 1967. Garantite per decenni da intese tra Israele, Giordania e Nazioni Unite, ora si sentono indifese.
Il presidio degli attivisti sotto la casa dei Sub Laban
Da due settimane attivisti palestinesi, internazionali e israeliani mantengono un presidio sotto l’abitazione sperando di impedire, con la loro presenza, l’intervento della polizia. In questi giorni rappresentanti dell’Ue e dell’Onu e Luisa Morgantini, ex vicepresidente dell’Europarlamento, nonché delegazioni locali e internazionali, hanno visitato la coppia a rischio di espulsione. «Contro di noi sono state intentate cinque azioni legali sin dagli anni ‘80» spiega Nora. «I nostri avvocati – continua – hanno ribadito la validità dell’affitto protetto ma gli israeliani non vogliono rispettare quelle intese e affermano che non siamo stati sempre qui. Non è vero».
Nora Sub Laban
I Sub Laban resistono ma intorno diversi appartamenti hanno già visto andare via famiglie palestinesi che ci vivevano da molti anni per fare posto a nuovi «inquilini» di «società immobiliari» e «fondazioni» che hanno già preso diverse case in affitto protetto. L’ong Ir Amin riferisce che il problema degli sgomberi di famiglie palestinesi a Gerusalemme Est non è raro e non solo nella città vecchia. Diverse organizzazioni israeliane di destra operano per entrare in possesso case e edifici nei quartieri musulmano e cristiano, avviando procedimenti legali contro chi ci vive. Ci sono 16 casi di sfratto pendenti a Gerusalemme, cinque nella città vecchia. Un caso particolare è quello di 28 case palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah costruite su terreni che, secondo i giudici israeliani, appartenevano ad ebrei prima del 1948 e che sarebbero poi stati acquisiti da società ed associazioni, come Elad e Ataret Cohanim, legate alla destra religiosa. Ai palestinesi invece non è permesso reclamare le loro proprietà – un patrimonio immenso – confiscate dallo Stato di Israele dopo il 1948.
Luisa Morgantini e Nora Sub Laban
Ad alta tensione è anche il quartiere palestinese di Silwan, in cui i coloni israeliani negli ultimi 30 anni hanno occupato diverse abitazioni palestinesi e costruito una ampia “area archeologica biblica”, la Città di Davide, effettuando anche scavi sotterranei. L’amministrazione comunale israeliana inoltre afferma di voler abbattere una ottantina di case edificate senza i permessi edilizi. I palestinesi replicano che ottenere le autorizzazioni del Comune per le nuove costruzioni a Gerusalemme è – per motivi politici – particolarmente arduo e costoso e di essere, pertanto, costretti ad edificare senza permesso.
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