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Conosci te stesso e conoscerai te stesso e Dio


Il filosofo Marco Vannini in questo libro profondamente introspettivo ci accompagna alla scoperta della vera conoscenza di sé e della propria anima, nel suo intimo e nobile afflato spirituale e divino. L’A. parte dall’assunto che la principale causa della sofferenza e del turbamento della nostra umanità è la perdita dell’identità, il non sapere più chi siamo e dove andiamo. La filosofia ci viene generosamente in aiuto e ci guida, con i suoi preziosi insegnamenti, verso l’accettazione amorosa del presente. Ogni ricerca interiore ha origine dal supremo distacco in solitudine dell’intelletto che si separa dalla finitezza del qui e ora e naviga verso la conoscenza del profondo dell’anima: nel distacco si manifesta la luce immensa di Dio, il Bene assoluto e si genera uno stato di grazia, di calma e di beatitudine. Attraverso il distacco silenzioso e segreto dell’anima dal corpo, attraverso la «morte» dell’egoità, dolorosa ma necessaria, la pratica della dottrina filosofica eleva lo spirito alla scoperta dell’Assoluto che alberga nel cuore dell’uomo.

Questo concetto viene ripreso dalla mistica cristiana:«In effetti la mistica cristiana mantenne la consapevolezza che il bene assoluto, ovvero la conoscenza di sé stessi e insieme, quella di Dio, passa in primo luogo per il distacco da ogni amore particolare e volontà propria» (p. 17).«Conosci te stesso» è la massima che risuona come un invito dell’Apollo delfico a prendere, da una parte, consapevolezza dei propri limiti umani e a riconoscere, dall’altra, il divino che è presente inevitabilmente in ognuno di noi. Fu l’autore cristiano Gregorio di Nissa ad arricchire il precetto delfico con la successiva affermazione: «e conoscerai te stesso e Dio».

Nella multiformità e complessità dell’animo umano, la vera conoscenza non è mai disgiunta dall’essere, dall’essenza, dalla spiritualità e dall’interiorità. Secondo Simone Weil, occorre distaccarsi dall’egoità, se vogliamo far emergere il vero io, che è Dio.Della stessa opinione è anche il teologo domenicano tedesco Meister Eckhart allorquando afferma che per incontrare Dio occorre allontanare il fluire del tempo dalla frenesia della vita quotidiana e abbandonare ogni pensiero, ogni idea, ogni conoscenza terrena. «Dal canto suo, Eckhart sostiene che nessuno può pronunciare questa parola [io] tanto propriamente quanto il Padre, perché la parola ego, io, a nessuno appartiene più propriamente che a Dio nella sua unità» (p. 45).

Nella mistica cristiana e in molte altre religioni emerge che il demonio tentatore, Satana, non è altro che il legame all’ego, all’amor sui.«In questo senso, solo Dio “salva”, nel duplice significato del latino salus, salvezza e salute, in quanto conduce alla scoperta di cosa siamo davvero: spirito» (p. 56).La capacità di ricerca della verità, che contraddistingue la pratica filosofica, scaturisce dalla libertà, dall’intelligenza libera che va oltre il tempo, nella dimensione dell’eterno e dell’uomo spirituale.«Libero dal desiderio, completamente distaccato, l’uomo spirituale vive con gioia la vita presente, e, insieme, guarda con serenità alla morte come alla liberazione dal corpo e dallo psichismo, congedandosi dalla vita come Ulisse si congeda da Nausicaa: benedicendola, ma non innamorato di lei, perché si accinge a tornare in patria» (p. 73).

Secondo la tradizione della filosofia classica, nella natura umana coe­sistono due nature: l’uomo esteriore, che è l’uomo vecchio, terrestre e carnale, e l’uomo interiore, che è l’uomo nuovo, spirituale, celeste e nobile, che si rinnova di giorno in giorno. Cadere nella tentazione, oggi molto frequente, di vivere la vita dell’uomo esteriore attaccato al proprio ego, e non quella dell’uomo interiore che anela all’infinito, è il peccato originale di Adamo, contro il quale siamo chiamati a combattere per crescere come uomini che amano Dio.

La mistica cristiana ci insegna che il distacco dalle passioni dell’uomo esteriore è una tappa essenziale che passa inevitabilmente attraverso l’immagine della sofferenza del Christus patiens, il Cristo dolente, morto sulla croce per la salvezza dell’uomo, e ci traghetta verso il riconoscimento dell’uomo interiore di platoniana memoria, finalmente libero, purificato e proiettato verso le cose del cielo.

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