I nove doni
Il libro è un inno alla vita e un invito a cogliere le opportunità che essa presenta, specie nelle situazioni più difficili. Giovanni Allevi è un pianista di fama mondiale, appassionato di arte, filosofia, letteratura, attento a dare sempre il meglio di sé. Il 2 giugno 2022, al termine di un concerto, si accorse di essere stato colpito da una grave forma di mieloma, che lo costrinse all’immobilità per molti mesi, con il pericolo di non poter più continuare a coltivare la sua passione per la musica. Eppure egli ha affrontato questa battuta d’arresto come una nuova opportunità per esplorare il mistero della vita: «Avvicinarmi al nucleo della fragilità umana mi ha portato ad acquisire una nuova consapevolezza. Tanto che oggi mi chiedo: forse la malattia è venuta per consegnarmi un messaggio profondo? Nonostante la paura e l’angoscia, oggi riconosco che, assieme al dolore, essa mi ha portato degli inaspettati doni» (pp. 13 s). L’A. ne individua nove: Unicità, Libertà, Prospettiva, Gratitudine, Consapevolezza, Riconoscenza, Spirito, Rigenerazione, Tomorrow, che scandiscono i capitoli del libro.
La malattia lo costringe anzitutto a riconoscere la sua unicità, contro il pericolo, per molti, di ridursi a una serie di numeri: album prodotti, concerti, incassi… La malattia lo spinge a guardare all’essenziale: il cielo, il corpo, il tempo, la dimensione spirituale. Egli scrive: «Più sperimentavo la fragilità del mio corpo, più esploravo la vastità del pensiero» (p. 34). La malattia diventa così un viaggio spirituale dentro la sua persona e la sua vita, per scoprire che si può governare la percezione del dolore, «che varia a seconda del mio stato d’animo, soprattutto della paura di soffrire ancora di più in futuro» (p. 43).
Un altro aiuto importante è la cultura: «Come diceva Umberto Eco, chi non legge vive una sola vita, la sua. Ma chi legge ne può vivere a migliaia e da ognuna trarre insegnamento e conforto» (pp. 63 s). La lettura lo mette soprattutto a contatto con le molteplici forme di sofferenza e con le modalità con cui sono state vissute: così non si sente più solo e scopre in quelle esperienze la possibilità di una vita autentica.
Con la meditazione, Allevi riscopre la gratitudine, anzitutto per la bellezza della natura: «Quando vivi una situazione di estrema difficoltà, hai due modi di reagire: o ti abbandoni allo sconforto oppure diventi una sentinella di bellezza […]. Sono infatti due gli atteggiamenti possibili davanti a un dolore che non hai voluto né cercato: puoi prendertela con il mondo, oppure, dopo lo scoramento iniziale, accorgerti che la vita contiene la luce e il buio e che accadimenti così drammatici possono addirittura fortificarci o portarci a livelli di consapevolezza maggiori» (pp. 78 s.).
Entrando in quel buio, l’A. trova conferma della sua vocazione, la musica, capace di esprimersi nelle situazioni più difficili. Decide quindi di mettere in musica gli aspetti più oscuri e sofferti di sé: traduce le lettere della sua malattia – il mieloma – in note musicali, creando il Concerto per violoncello. E durante il ricovero in ospedale compone 12 album, che testimoniano che tutto quello che la vita ci presenta è un dono di cui essere grati. Allevi sperimenta infatti il valore della riconoscenza soprattutto nei confronti del personale medico e infermieristico che si occupa di lui: «Ogni volta che uno di loro entrava dalla porta per portarmi un farmaco o un antidolorifico, ponevo una domanda per me importantissima: “Ti rendi conto che mi stai salvando la vita?”» (pp. 105 s.).
Il suo è un cammino sempre all’insegna della vita. Quando riprende i concerti, sa che la malattia non è scomparsa, ma scopre che l’anima ha il potere di governare il corpo, il dolore, la paura. Uno dei doni più preziosi è la libertà dello spirito: «I problemi nella sensibilità delle dita e il tremore erano molto evidenti, eppure ogni data è stata un’esplosione di intensità, nonostante il dolore da non respirare […]. Così ho capito che l’anima riesce a fare cose incredibili» (p. 119).
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