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Cibo biologico e a Km 0, perché è una scelta consapevole

Le moderne scienze alimentari raccomandano di consumare molta frutta e verdura e proteine di origine vegetale (contenute soprattutto nei legumi) e di ridurre la quantità di carne e di altre proteine di origine animale.

Ma non basta. Scegliere il più possibile prodotti di stagione, non sottoposti a trattamenti chimici e a Km 0, è una scelta consapevole che ha un notevole impatto sulla nostra salute, ma che innesca anche un circolo virtuoso che coinvolge noi come liberi cittadini e consumatori e coloro che producono in maniera naturale e responsabile il nostro cibo, traendone il giusto profitto.

Perché consumare prodotti di stagione?

Perché la stagionalità degli alimenti, così come la territorialità, è codificata nel patrimonio genetico di ciascuno; attenersi ad essa significa mantenersi in sintonia – e non in conflitto – con l'ambiente in cui viviamo.
Frutta e verdura di stagione (anche il pesce e altri alimenti di origine animale hanno una stagionalità!), diversamente da quelle coltivate in serra e poi stoccate o provenienti da molto lontano, possono essere consumate entro brevissimo tempo dalla raccolta e contengono una maggiore quantità di vitamine e sali minerali, perché arrivano in modo naturale a completa maturazione. Gli alimenti coltivati in serra e disponibili anche fuori stagione contengono mediamente meno vitamine, perché ricevono meno luce solare e sono raccolti prima della completa maturazione per aumentarne la durata di conservazione.

Perché consumare cibo biologico certificato o comunque non sottoposto a trattamenti chimici?

Per la nostra salute: i terreni sottoposti a intense lavorazioni e all'uso di prodotti chimici spesso sono causa dell'inquinamento delle falde acquifere da cui ci approvvigioniamo. Molti dei fitofarmaci chimici oggi utilizzati possono avere, in date quantità, un'azione tossica e mutagena sul nostro organismo, cioè provocare mutazioni nel processo di riproduzione cellulare che sono all'origine di gravi patologie come il cancro.
La scienza negli ultimi anni si sta interrogando anche sul cosiddetto effetto sinergico, la cui indagine scientifica è tuttavia complessa e molto costosa: due o più sostanze chimiche assunte dal nostro organismo, anche se ciascuna al di sotto della quantità stabilita dalla legge a nostra tutela, potrebbero reagire tra di loro causando un effetto combinato (sinergico) ben più nocivo della semplice somma delle loro piccole quantità.

Per la salute del suolo e del nostro ambiente: il largo utilizzo di prodotti chimici e la continua e intensa lavorazione del terreno che l'accompagna, nel lungo periodo causano l'erosione, il degrado e la perdita di struttura del suolo. Da ciò derivano, oltre all'inquinamento delle falde acquifere, il dilavamento dei nutrienti, la scomparasa degli insetti utili e l'impoverimento della popolazione microbica del terreno, che è l'elemento indispensabile per mantenere la fertilità e per rafforzare le difese naturali delle piante dai parassiti e dai microrganismi nocivi.

Tutto questo non fa che aumentare il ricorso ai fertilizzanti e ai fitofarmaci di sintesi, in particolare pesticidi e erbicidi, in un circolo vizioso che l'agricoltore e l'azienda agricola molto difficilmente riescono a interrompere.
L'impatto ambientale negativo di queste sostanze deriva anche dalle grandi quantità di energia (input energetico), soprattutto da fonti fossili, necessarie per la loro produzione e utilizzo.

Perché consumare prodotti locali e a Km 0?

Perché hanno richiesto molta meno energia per essere stoccati e hanno percorso molti meno chilometri per arrivare sulla nostra tavola, con conseguente minore inquinamento e impatto ambientale. Acquistare i prodotti dalla fattoria e dall'ortolano locali ci permette anche:

  • di conoscere personalmente chi e con quali metodi produce il nostro cibo, ma soprattutto con quale attenzione egli cura il patrimonio che possiede: la sua terra e i suoi animali;
  • di favorire e sostenere l'economia locale e permettere al produttore di ottenere il giusto guadagno pagando il giusto prezzo, che non è quello fissato dalla grande distribuzione, ormai con logiche più finanziarie che economiche. Per fare un esempio, 1 Kg dei pomodori che noi acquistiamo al supermercato, oggi viene pagato al produttore soltanto 10 centesimi (10 euro a quintale)!
  • di instaurare un rapporto di fiducia reciproca e spesso di amicizia con l'agricoltore o l'allevatore;
  • di non favorire lo sfruttamento e le vessazioni: perché dietro ai prodotti alimentari (e non solo) che acquistiamo a prezzi bassissimi e che arrivano da molto lontano, spesso c'è lo sfruttamento indiscriminato della terra e delle persone che la lavorano, sia come salariati sia come piccoli o micro-agricoltori.

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