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Lavoro e intelligenza artificiale: stipendi in aumento per chi usa l’IA?


In questo periodo il dibattito sull’intelligenza artificiale applicata al mondo del lavoro è sempre più intenso, segno evidente di come la tecnologia digitale stia trasformando radicalmente modalità, competenze e dinamiche occupazionali. Le ripercussioni iniziano già a manifestarsi in diversi settori: come abbiamo recentemente riportato, la figura dello sviluppatore è stata tra le prime a risentirne, con un calo del 71% nelle richieste di personale specializzato.

Un recente sondaggio condotto dalla piattaforma di reclutamento online rivela che la maggior parte dei dipendenti considera giustificato un aumento salariale per chi utilizza attivamente strumenti di intelligenza artificiale nel proprio lavoro.

Il 15% degli intervistati ritiene che l’impiego dell’IA debba garantire un incremento retributivo a prescindere dai risultati. Una quota più consistente, pari al 46%, sostiene invece che l’aumento sia appropriato solo se l’uso dell’IA porta a un miglioramento delle performance.

Al contrario, il 34% non vede alcuna connessione tra retribuzione e interazione con le reti neurali, mentre il 5% pensa addirittura che gli stipendi di questi professionisti dovrebbero diminuire, poiché parte delle mansioni verrebbe comunque svolta dall’IA.

Le differenze generazionali emergono con chiarezza. I lavoratori sotto i 24 anni tendono a ritenere le competenze in ambito IA un valore aggiunto da premiare economicamente: il 16% si dichiara favorevole a un riconoscimento automatico, mentre il 47% lo considera auspicabile in parte. Tra gli over 55, invece, prevale l’idea che siano i risultati a contare: il 57% degli intervistati di questa fascia d’età privilegia la performance rispetto all’uso della tecnologia.

Non si registrano sostanziali scostamenti tra il punto di vista dei dipendenti e quello dei manager, con differenze comprese solo tra l’1 e il 3%.

Per quanto riguarda l’importanza delle competenze in intelligenza artificiale, solo il 4% degli intervistati le considera essenziali per l’occupazione. Il 37% le giudica utili ma non decisive, il 44% dà maggior rilievo ad altre qualità professionali e il 15% non ne riconosce alcun valore.

In un contesto più ampio, si comincia a pensare dell’importanza di sviluppare il pensiero sistemico nei bambini fin dalla prima infanzia, considerandolo un elemento fondamentale in un’epoca caratterizzata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale.

La discussione sollevata dal sondaggio si inserisce in un quadro globale in cui l’IA sta modificando profondamente il mercato del lavoro. Le aziende stanno valutando come integrare questi strumenti per aumentare efficienza e produttività, ma il dibattito resta aperto su come riconoscere economicamente le nuove competenze digitali. La percezione che l’IA possa sostituire o ridimensionare alcune mansioni convive con la convinzione che le capacità umane, come il pensiero critico e la creatività, restino centrali e vadano tutelate.

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