Salta al contenuto principale


Abitare il nostro tempo


Questo testo, curato dalla professoressa Alessandra Gerolin, è un libro-intervista ricavato da circa otto ore di registrazione di un dialogo a distanza, avvenuto «nel tempo della pandemia da Covid-19, tra tre eminenti personalità del nostro tempo: il teologo spagnolo Julián Carrón, il filosofo canadese Charles Taylor e l’arcivescovo anglicano Rowan Williams. Il linguaggio è semplice e chiaro, nonostante la profondità e la complessità di alcune questioni affrontate.

Al centro dell’attenzione si trovano importanti sfide nel nostro tempo su cui si riflette con l’accortezza di farne emergere i significati profondi, quella carica positiva che esse portano con sé e che spesso rischia di rimanere in ombra per via dell’incertezza e della paura che sempre suscitano i grandi cambiamenti. Lo sguardo degli intervistati sul mondo odierno appare realista e, al contempo, pieno di speranza.

I temi trattati sono molteplici. Alle esperienze personali degli intervistati si intrecciano riflessioni di più ampio raggio sulla realtà, che si deve imparare ad abitare, superando atteggiamenti di paura, di conflitto e difesa. Infatti, «“abitare” non dice semplicemente dello “stare” e del “permanere”, ma implica un’autocoscienza di questi gesti, un “prendersi cura di”, una relazionalità che caratterizza […] il modo in cui l’uomo sta nel mondo» (p. 6). L’intento del libro sembra proprio quello di farci imparare ad abitare il nostro tempo con il coraggio di chi ha fiducia in Dio.

Il tema della secolarizzazione ricorre più volte nel testo. Le osservazioni su questo argomento sono, forse, tra le più suggestive e interessanti. Se ne parla come di un’opportunità per i cristiani, come di una sfida, e vi è persino il suggerimento di Williams di considerare il fenomeno della secolarizzazione, che è in atto ormai da tempo, come una vera e propria «chiamata». Egli, infatti, sostiene che, «quando […] ne parliamo come di una chiamata da parte di Dio, ci rendiamo conto che le circostanze di oggi sono un dono di Dio […]. La secolarizzazione è una vocazione. È un dono» (p. 138). Indubbiamente si tratta di uno sguardo insolito su un fenomeno così dilagante e preoccupante oggi.

Altre questioni emerse nel corso dell’intervista sono l’ecumenismo, l’amicizia, la custodia del creato, la libertà, il ruolo dei cristiani in politica. Grandi, infatti, sono gli aneliti del nostro tempo, grandi i desideri del cuore umano che risuonano nel mondo attuale. C’è certamente una diversità che caratterizza la nostra epoca rispetto a quelle precedenti: una diversità anzitutto «generata dal modo di intendere il mondo» (p. 49), ma vi è anche un modo diverso di concepire sé stessi. Lo fa notare Taylor, quando afferma che questo «è un cambiamento che sta avvenendo in tantissime persone diverse tra loro, che si trovano ora ad essere dei “cercatori” spirituali» (p. 51).

Inoltre, tra i grandi desideri nel nostro tempo si annovera quello di vivere relazioni autentiche: da qui l’importanza di riscoprire il valore dell’amicizia, che fa crescere e maturare i singoli e le comunità. Essa, secondo Taylor, ha un ruolo decisivo anche per il cammino dell’ecumenismo.

Grande è anche l’anelito alla libertà, per quanto troppo spesso essa venga concepita in modo falso e perseguita attraverso vie errate. Il cristianesimo ha un ruolo importante di fronte a questa esigenza di libertà del mondo moderno. Infatti, solo quando si comprenderà che Cristo risponde pienamente al desiderio e alle attese del cuore dell’uomo, anche l’esercizio della libertà troverà il suo giusto orientamento. Secondo Carrón, «si tratta di capire cosa può sfidare la libertà […]. Solo se il cristianesimo viene presentato come un avvenimento pertinente alle esigenze dell’uomo, se consente di raggiungere una intensità e una pienezza che nessun successo, nessun lavoro, nessuna affezione può offrire, allora riuscirà ad interessare veramente la vita di una persona e quella di coloro che la incontrano» (p. 59).

In conclusione, possiamo notare come dai discorsi dei tre intervistati emergano prospettive di grande speranza anche nelle inquietudini e nelle incertezze del nostro tempo: una speranza che si manifesta in un desiderio di pienezza e di vita; «una speranza “tangibile” anche nell’abisso della paura, non come risultato di uno sforzo etico, ma come promessa della fede nell’oggi» (p. 15).

The post Abitare il nostro tempo first appeared on La Civiltà Cattolica.