Yemen e Gaza: gli Houthi a sostegno del popolo palestinese
Avviso contenuto: L’anno 2024 si è aperto con una nuova minaccia che rischia di far espandere il conflitto israelo-palestinese: gli Houthi. Il gruppo armato, di stampo sciita zaydita e il cui nome ufficiale è Ansar Allah («Partigiani di Dio»), controlla ormai da qualche an
L’anno 2024 si è aperto con una nuova minaccia che rischia di far espandere il conflitto israelo-palestinese: gli Houthi. Il gruppo armato, di stampo sciita zaydita e il cui nome ufficiale è Ansar Allah («Partigiani di Dio»), controlla ormai da qualche anno la capitale Sana’a e dal gennaio scorso ha cominciato a lanciare missili nel Mar Rosso, prevalentemente con l’obiettivo di colpire le imbarcazioni che siano in qualche modo legate a Israele.
La risposta di USA e Regno Unito, congiuntamente ad Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi, non si è fatta di certo attendere, ma la situazione è stata fin da subito portata al centro del dibattito internazionale da parte dei media, i quali hanno posto un interrogativo su come questi disordini possano essere direttamente collegati a un’espansione del conflitto in corso a Gaza tra Israele e Palestina.
Iran, armi e ideologia: lo Yemen di Ansar Allah
Il movimento Houthi è nato tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso nello Yemen Settentrionale, dove la maggior parte della popolazione segue la corrente dell’Islam sciita chiamata zaydismo, praticata da circa il 35% della popolazione (il resto degli abitanti è di fede sunnita, oltre a una piccola minoranza ismailita). Gli Houthi costituiscono il gruppo principale degli zayditi yemeniti, che storicamente hanno guidato il movimento.
Per secoli gli zayditi hanno dominato lo Yemen Settentrionale, ma nel 1962 il loro governo teocratico fu rovesciato e sostituito da una repubblica guidata dai sunniti. Le regioni sciite, private del potere politico, sono diventate tra le più povere del Paese, con l’Islam wahhabita sunnita proveniente dall’Arabia Saudita che minacciava la tradizione zaydita. Negli anni Ottanta gli Houthi hanno iniziato a organizzarsi come movimento per difendere la propria corrente religiosa e contrastare l’influenza saudita.
Il movimento Houthi ribadisce la propria identità yemenita e si impegna per l’autonomia dei territori settentrionali, promuovendo una più equa distribuzione delle ricchezze tra la popolazione. Tra il 2004 e il 2010, gli zayditi hanno combattuto il governo centrale in una serie di conflitti noti come guerre di Sa’ada. Dopo un breve periodo di cessate il fuoco, nel 2015 Ansar Allah ha ripreso le attività militari, dando inizio alla guerra civile in corso.
Inizialmente nato come un movimento pacifico con radici nell’insegnamento religioso, nel corso del tempo e attraverso alcune scissioni, esso si è trasformato lentamente in una milizia armata con l’obiettivo di rovesciare il governo del Paese. In particolare, gli Houti hanno stretto una solida alleanza con l’Iran, un Paese a maggioranza sciita, sebbene appartenente alla corrente duodecimana. Da anni, l’Iran fornisce armi e addestramento ai miliziani Houthi, in cui vede un alleato utile proprio per diffondere lo sciismo in un posto dove prevalgono i sunniti. Tra le armi a disposizione del gruppo yemenita c’è, ad esempio, il Toophan, un missile iraniano capace di arrivare a coprire un enorme raggio d’azione senza perdere la sua letalità.
Gli attacchi nel Mar Rosso: una crisi del commercio globale?
Più o meno da inizio anno, gli Houthi stanno mettendo in crisi il commercio globale attraverso attacchi mirati a imbarcazioni collegate più o meno direttamente a Israele e USA. Il tratto tra lo Stretto di Bab el-Mandeb e il Canale di Suez è cruciale per il commercio mondiale, con il 12% del commercio mondiale e 1,2 trilioni di dollari di valore che passano attraverso tale rotta ogni anno. Un terzo del traffico mondiale di container e il 40% del commercio Asia-Europa si svolge lungo questa via. Inoltre, il 12% del petrolio mondiale trasportato via mare e l’8% del gas naturale liquefatto (GNL) attraversano il Canale di Suez. A causa dei rischi all’ingresso del Canale di Suez, le navi da trasporto delle principali compagnie mondiali hanno deviato le rotte a sud del Capo di Buona Speranza, aumentando i costi e i tempi di arrivo delle merci. Questo ha portato a circa dieci giorni di navigazione in più.
Ma in che modo gli Houthi stanno attaccando queste imbarcazioni? La risposta, sebbene complicata all’apparenza, in realtà è abbastanza semplice: il punto di partenza dell’attacco non è che la base di dati per l’identificazione e navigazione che tutte le persone usano per tracciare le navi. Queste inviano il segnale della loro posizione tramite i sistemi di identificazione automatica (AIS) attraverso transponder satellitari. Questi segnali permettono di rilevare la posizione e la rotta delle navi. I dati AIS possono essere ottenuti attraverso siti come Marine Traffic oppure tramite un’antenna e un ricevitore domestico. Nel Mar Rosso, le navi comunicano direttamente con gli Houthi utilizzando il sistema AIS. Alcune segnalano di avere equipaggi cinesi o anche turchi a bordo nella speranza di dissuadere gli Houthi dall’attaccarle; altre, invece, evitano di dichiarare contatti con Israele per non essere prese di mira.
Al centro di questi attacchi mirati vi è il capo delle forze navali di Ansar Allah, Mansur al-Saadi, il quale ha acquisito enormi conoscenze nella supervisione degli attacchi alle navi nel Mar Rosso quando il gruppo yemenita faceva parte di una coalizione di Stati arabi a guida saudita, nonché perfezionandosi negli anni proprio a Teheran.
Tuttavia, le capacità missilistiche dei ribelli Houthi sono considerate limitate, con missili che possono raggiungere Israele ma in quantità limitate. La maggior parte del loro arsenale ha una gittata inferiore, ma è comunque sufficiente per minacciare i traffici commerciali nel Mar Rosso.
A difesa di un popolo: visibilità per la guerra a Gaza
Nel contesto dell’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, gli Houthi hanno visto un’opportunità politica per presentarsi come difensori della causa palestinese contro Israele, non solo di fronte allo Yemen, ma anche al resto del mondo musulmano. D’altronde, la bandiera ufficiale degli Houthi contiene il motto: «Dio è grande, morte all’America, morte a Israele, dannazione per gli ebrei e vittoria all’Islam».
In un contesto in cui né i Paesi arabi né l’Iran, nonostante le loro dichiarazioni di sostegno, hanno fatto molto per aiutare il popolo palestinese, l’attivismo degli Houthi ha guadagnato notevole visibilità. La guerra in corso a Gaza rappresenta dunque per il movimento yemenita una grossa opportunità per ottenere visibilità e legittimità all’interno della Regione; attraverso ciò, essi possono fare in modo che il loro dominio nella parte nord-occidentale del Paese possa rafforzarsi ed essere allo stesso tempo riconosciuto anche al di fuori dei propri confini.
Gli Houthi, tuttavia, stanno approfittando della situazione a Gaza anche per compiere altre azioni. Secondo Human Rights Watch, Ansar Allah sta arruolando giovani di soli 13 anni nell’ambito di una vasta campagna di reclutamento che ha coinvolto migliaia di individui per potenziare le proprie forze; difatti, va sottolineato che gli Houthi sono stati inclusi dal 2011 nella lista annuale del Segretario generale delle Nazioni Unite dei gruppi responsabili di gravi violazioni contro i bambini nei conflitti armati. Il rapporto afferma che essi stanno abusando delle istituzioni ufficiali, comprese le scuole, per reclutare bambini, attirandoli con gli aiuti umanitari cruciali di cui hanno bisogno. I miliziani stanno imponendo restrizioni e regole non necessarie sulla consegna e distribuzione degli aiuti umanitari, creando ostacoli. Inoltre, hanno bloccato l’ingresso di cibo e medicinali a Taiz, città assediata dal 2015, limitando anche la libertà di movimento delle donne e impedendo a molte operatrici umanitarie di svolgere il loro lavoro.
Fonti e approfondimenti
Antonella Alba, “Attacchi Houthi, il passaggio delle merci dal Mar Rosso mette in crisi il commercio globale“, Rainews.it, 20/01/2024.
Human Rights Watch, “World Report 2024: Yemen“, 2024.
Monica Ricci Sargentini, “Yemen, così gli Houthi usano Gaza per reclutare bambini“, Corriere della Sera, 14/02/2024.
Sean Matthews, “How the Houthis mined commercial intelligence to sabotage global trade“, Middle East Eye, 05/02/2024.
Sky TG24, “Yemen, chi sono gli Houthi e cosa hanno a che fare con la guerra Israele-Hamas“, 12/01/2024.
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