Commento sull’accoglimento del TAR Emilia-Romagna dell’istanza di sospensiva della delibera sul Fine vita
A seguito della presentazione della proposta di legge regionale di iniziativa popolare, per avere tempi certi di risposta ai malati che, come previsto dalla sentenza Cappato, chiedono verifiche delle condizioni e delle modalità per accedere alla morte volontaria, in Emilia-Romagna hanno scelto di emanare invece una delibera.
Precisiamo che anche senza una legge regionale o una delibera come quella dell’Emilia-Romagna, che indichi chi ha l’obbligo di fare cosa all’interno della sanità regionale e i tempi di risposta ai malati che chiedono la verifica delle condizioni affinché non sia punito l’aiuto al suicidio, la sentenza Cappato della Corte costituzionale va applicata, lo prevede la Carta costituzionale. Non occorre alcun provvedimento applicativo. Questi atti mirano a fornire rispetto della scelta del malato che non può attendere dai 6 mesi ai 2 anni per sapere se potrà porre fine alla sue sofferenze. Inoltre, evitano contenziosi con le aziende sanitarie ed evitano spese legali per le Regioni.
Chiedere e ottenere la sospensiva della delibera in vigore non significa bloccare la sentenza 242/19, non è possibile infatti disattendere il dettato costituzionale. Si ha solo l’effetto di eliminare l’adempimento di quei tempi certi per il servizio sanitario regionale che la delibera tentava di introdurre nella Regione Emilia-Romagna, per garantire il rispetto delle volontà delle persone che si trovano in condizioni di sofferenza e vogliono accedere alla morte assistita. In ogni caso, dove ci saranno ritardi nelle risposte ai malati ritorneremo nei tribunali a difesa delle persone. Nel contempo chiediamo, come già avvenuto in Regione Toscana,che sia discussa e approvata la proposta di legge regionale di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni che ha visto 7300 sottoscrizioni e che aveva anche ricevuto parere positivo della commissione Statuto.
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