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Kali Linux ora su macOS Sequoia con Apple Silicon! la containerizzazione secondo Apple


Con la crescente integrazione degli strumenti Linux nei sistemi consumer, Apple ha compiuto un passo importante verso i professionisti della sicurezza informatica. Con il rilascio di macOS Sequoia, l’azienda ha introdotto il proprio sistema a container, consentendo alle distribuzioni Linux di funzionare in un ambiente virtuale isolato sui dispositivi Apple Silicon. Una delle prime distribuzioni compatibili è stata Kali Linux, una popolare piattaforma per penetration test e analisi di sicurezza.

Alla WWDC 2025 è stato annunciato un nuovo framework chiamato Container. Questo meccanismo consente a Linux di funzionare all’interno della virtualizzazione integrata in macOS, senza la necessità di installare un hypervisor di terze parti. La tecnologia è disponibile esclusivamente sui computer con processori ARM di Apple, il che la rende non disponibile per i possessori di Mac con processore Intel.

L’ambiente container viene installato tramite Homebrew con il comando brew install –cask container, dopodiché il sistema viene attivato tramite container system start . L’utente può quindi avviare Kali con il comando container run –rm -it kalilinux/kali-rolling , che estrae l’immagine da DockerHub e la esegue all’interno della macchina virtuale macOS. Se necessario, è possibile montare una directory locale all’interno del container utilizzando –volume e –workdir , consentendo a Kali di accedere direttamente ai file host.

Tuttavia, l’implementazione di Apple presenta delle limitazioni. Kali Linux segnala ufficialmente problemi con le interfacce di rete in Sequoia 15: i container potrebbero non avere un indirizzo IP o l’accesso alla rete potrebbe essere completamente bloccato. Il team consiglia di fare affidamento sulla documentazione di Apple per risolvere tali problemi. Inoltre, secondo gli esperti, qualsiasi attività che richieda l’accesso diretto all’hardware fisico non potrà essere eseguita in questa configurazione: i container sono, per definizione, isolati dall’hardware.

Nonostante queste sfumature, la possibilità di eseguire Kali su macOS senza dover configurare una macchina virtuale completa o utilizzare il dual boot semplifica notevolmente il lavoro quotidiano di pentester e analisti. Questo è particolarmente importante per coloro che preferiscono macOS come sistema operativo principale, ma utilizzano regolarmente strumenti Linux. Le funzionalità del nuovo framework rendono l’esecuzione di Kali quasi semplice quanto lavorare con Docker, mantenendo al contempo sicurezza e prestazioni relativamente elevate.

Per Apple, questa mossa segna un più ampio riconoscimento dell’importanza di Linux nei flussi di lavoro professionali. E per la comunità della sicurezza informatica, rappresenta un ulteriore ponte tra due mondi a lungo separati da barriere architettoniche.

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