dip 038, sintassi
questa annotazione può sembrar cadere qui out of the blue (e forse un po’ è così), ma va detto – o sono persuaso possa essere detto – che:
c’è un modo specifico di sentire, di avvertire la sintassi, e di naturalmente tornirne i labirinti, che è in profondità analogo al lavoro di Lynch non soltanto con la macchina da presa e con determinate sue carrellate lentissime in climax o anticlimax (per esempio), ma proprio con la gestione della trama, intesa come:
tessuto che non solo si smaglia ma si riannoda in punti imprevedibili, come un abito non euclideo. o non sempre – non tutto – euclideo.
a differenza della radice, verticale e gerarchica, il rizoma è intersecante, trasverso, anarchico e orizzontale.
in questo, una certa modalità della ricerca letteraria, che soprattutto metto al lavoro con prose brevi in un libro che uscirà prima dell’estate, le asimmetrie e astrazioni (e torsioni) sintattiche che ho sperimentato dialogano, credo proficuamente, con una idea post-novecentesca di montaggio, frammentazione e ripresa di unità.
vorrò/vorrei poi sempre più che una quota forte, alta, di indeterminazione connotasse i materiali dei prossimi testi. (ma “textus” è un vocabolo inesatto, e la parentesi resta aperta
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