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⚠️ Attenzione alle truffe: se qualcuno ti chiede di "cambiare temporaneamente" l'indirizzo email del tuo account Mastodon, NON FARLO.

Il truffatore si spaccia per un amministratore di server e chiede agli utenti di cambiare temporaneamente l'indirizzo email del proprio account Mastodon con un indirizzo fornito dal truffatore stesso. Questa è una truffa, non fatelo.

I veri amministratori NON ti chiederanno MAI di farlo.

social.growyourown.services/@F…

@fediverso


⚠️ Scam alert: if anyone ever asks you to "temporarily change" the email address on your Mastodon account, DO NOT DO THIS.

There is currently a scammer posing as a server admin telling people to temporarily change their Mastodon account's email to an address supplied by the scammer. This is a scam, don't do it.

Real admins will NEVER ask you to do this.

You can see examples of this scam in the thread at ohai.social/@redsad/1157080301…

(Thanks @markwyner for the warning about this! 🙏 )

#FediTips


in reply to Meliodas

@Meliodas no dài, il fediverso è un luogo che presenta diverse novità e quindi è facile non essere preparati a gestire le anomalie

@fediverso

in reply to informapirata ⁂

@Meliodas Più che altro, sapendo che è gestito da moderatori umani, uno può ingenuamente pensare che gli amministratori possano in qualche modo chiederti di cambiare mail perché a essere attaccati siano stati loro, non tu. Per quello è importante avvertire. Invece i software che gestiscono il fediverso possono essere vulnerabili proprio perché basati su standard aperti

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in reply to Elena Brescacin

@elettrona esattamente. Molte truffe Acquisiscono Maggiore credibilità in un ambiente meno referenziato e conosciuto globalmente come il Fediverso. Se le persone non riescono a gestire adeguatamente la propria sicurezza neanche in contesti consolidati, dobbiamo comprendere che in contesti nuovi sia ancora più difficile farlo

@fediverso @Meliodas

in reply to informapirata ⁂

@Meliodas Sono pienamente contraria al discorso "si fa un po' di selezione naturale" perché noi con esperienza, dobbiamo aiutare le persone nuove (o più ingenue) a diventare più attente. A volte uno non si difende perché non ha gli strumenti e, per il fediverso, nessun corso di sicurezza ti mette in guardia. Dobbiamo difenderci da soli e fare comunità. Se dobbiamo mandar via qualcuno, farlo "selezionare", non è certo chi viene truffato ma il truffatore.
Potrei in teoria essere d'accordo col darwin award, sulla faccenda dei sensitivi e delle donnine prosperose che cercano un uomo. Per il solito discorso: ti auguri che coi moderatori umani, uno gestisca meglio le cose! A queste persone manca il dettaglio "grossissima istanza, poca moderazione".
Troppa gente abusante si iscrive a MastodonSocial perché è un'istanza enorme. Ora non è che tutti quelli là dentro sia abusante, anzi. Gli abusanti però trovano più spazio in mezzo alla folla. Si confondono in mezzo.

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in reply to Elena Brescacin

@elettrona @Meliodas "Invece i software che gestiscono il fediverso possono essere vulnerabili proprio perché basati su standard aperti" . Questa parte è da brividi

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in reply to IZ5WGA

@devnull sì, ma è vero. La moderazione umana però costituisce un argine importante ed è oggi il punto qualificante: nessun social commerciale può permettersi di avere così tanti moderatori per ciascun utente

@elettrona @fediverso @Meliodas

in reply to informapirata ⁂

@devnull @Meliodas il solito coccodrillo che si morde la coda. La moderazione umana funziona, se l'istanza è relativamente contenuta. Un server con 3 milioni di utenti come è MastodonSocial, come può gestire tutto quel casino?
Loro (i moderatori) possono anche dirti: per evitare che il tuo user venga scansionato da eventuali crawler malevoli, imposta questo questo e quest'altro. Ma sapendo che in tanti vorrebbero pure andare in giro in macchina guidando col telefono in mano, direi che le regole di sicurezza elementari contro spam e truffe potranno essere rispettatissime...
Noialtri però, tra utilizzatori e moderatori, sapendo i punti forti e quelli deboli delle piattaforme, non possiamo esimerci dall'avvertire anche più volte.

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in reply to IZ5WGA

@devnull @Meliodas "questa parte è da brividi" / Bellissima replica costruttiva... Mi verrebbe da spegnere l'interruttore dell'educazione ma evito.
Mi sono espressa effettivamente molto male. Decontestualizzato, sembra che stessi dicendo "questi sistemi aperti sono pieni di buchi"
quello che invece intendevo, è un'altra cosa: il punto di forza del fediverso, è che chiunque può accedere ai post e ai profili come vuole. Per cui, fare un client che becchi tutti i profili con impostazioni privacy visibili, dovrebbe essere facile quanto creare quelli che fanno la scansione degli indirizzi e-mail.
Mi spiace per l'equivoco. Me ne ero già accorta ma poi non ci ho pensato più a spiegarlo direttamente nel post.
PS poi ovvio che uno può prendere e dalle impostazioni privacy della propria istanza disattivare tutte le varie rilevazioni pubbliche, motori di ricerca, apparizioni o meno nei trend, attivare le richieste follower


IL RITORNO DEL TERMICO: Perché l'Elettrico ha perso la scommessa (Analisi Ingegneristica)


youtu.be/Dkh3fLianiE?si=QBpWJ9…

Antonio Rotelli ha ricondiviso questo.


Quante volte hai sentito dire "tanto non ho nulla da nascondere"?
E lo dico da uno che per anni ha ceduto dati senza pensarci.
Ho raccolto in un post il mio punto di vista per chi vuole iniziare a proteggere la propria identità online, senza diventare un esperto.

#privacy #nulladanascondere #notracking

@sicurezza

emanuelegori.uno/perche-dovrem…

in reply to Emanuele

Firefox ✅
Estensioni ✅
SearxNG ✅
Linux :debian:
Pi-hole sia in locale che in VPN ✅
Upstream DNS privacy friendly ✅

Dai, sto andando benino 💪


Antonio Rotelli ha ricondiviso questo.


Durov avverte: “È finita! Addio Internet libero” — L’urlo che sta facendo tremare l’Europa


Il post 462 del canale ufficiale di Durov ha attivato subito la “modalità urlo”:Fine dell’internet libero. L’internet libero sta diventando uno strumento di controllo”.

Niente auguri per il suo compleanno. Durov spiega di non avere voglia di festeggiare perché, a suo dire, la sua generazione «sta esaurendo il tempo a disposizione per salvare l’Internet libero costruito per noi dai nostri padri».

Quella che fino a poco tempo fa sembrava la promessa di un web aperto e libero, un luogo di condivisione, scambio, informazione, si starebbe trasformando nel “più potente strumento di controllo mai creato”.

Durov non va piano: nomina governi e stati occidentali che, secondo lui, stanno imboccando una strada pericolosa. Identità digitali, scansioni di massa dei messaggi, controlli online preventivi, restrizioni alla libertà d’espressione. Germania, Regno Unito, Unione Europea, Francia: tutti destinatari di accuse pesanti.

Il tono è inequivocabile: secondo lui, stiamo rischiando di portarci dietro il fallimento morale, intellettuale ed esistenziale di una generazione che ha creduto nella promessa della rete.

Dentro l’allarme: cosa c’è di vero, e cosa è retorica


Durov cavalca una percezione, non necessariamente errata, di crescente compressione delle libertà digitali. E molti degli elementi che cita meritano seria attenzione: identità digitale, controllo dell’età, moderazione (o censura) dei contenuti, interferenze normative.

Da quando l’attenzione su privacy, dati, contenuti illegali e sicurezza si è intensificata, l’idea di “internet come spazio incontrollato e libero” è stata messa sotto pressione da regolamentazioni, tecniche di sorveglianza, strumenti di filtraggio, policy anti-terrorismo, e così via. In un contesto del genere, il monito di Durov, anche se estremo, risuona come un campanello d’allarme che molti esperti da tempo suonano.

Eppure, è giusto prenderlo con cautela. Perché la visione di Durov rischia di essere troppo polarizzata: presenta un mondo dipinto in nero o bianco, ignorando le sfumature. Controllo ≠ necessariamente autoritarismo, regolamentazione ≠ sempre censura, moderazione ≠ sempre repressione.

In molti casi le misure che lui critica, regolamenti sull’identità digitale, filtri per la protezione dei minorenni, meccanismi di moderazione, nascono in reazione a rischi reali: criminalità organizzata, abuso di minori, disinformazione, odio online. Insomma: c’è un bisogno concreto di equilibrio tra libertà e sicurezza.

Ipocrisia o coerenza? Il profilo di Durov pesa.


Non si può ignorare che lo stesso Durov, e la sua creatura Telegram, sono da tempo sotto accusa per la scarsa moderazione dei contenuti. Dal caso del suo arresto in Francia (agosto 2024), con accuse pesanti legate al traffico di materiale illecito sulla piattaforma, la questione della responsabilità di un social-messenger è sul tavolo.

Chi oggi invoca “libertà assoluta” nel nome della privacy e della libera circolazione dell’informazione dovrebbe fare i conti con le zone grigie dell’uso (e abuso) reale che Telegram permette.

Cioè: va bene difendere la libertà digitale, ma senza trasformare la rete in un far west dove tutto è permesso.

Qual è davvero il problema e cosa rischia l’Italia


Se accettiamo come data di fatto che via via governi, legislatori, istituzioni — e persino aziende private — spingono per maggiore controllo delle identità, dei dati, dei contenuti, siamo davanti a una sfida culturale: quanta libertà siamo disposti a sacrificare in nome di sicurezza, ordine e “controllo”?

Per l’Italia, con debolezze storiche su privacy, trasparenza, burocrazia, dipendenza normativa da UE, l’allarme di Durov è un utile promemoria: la resilienza digitale va costruita anche sul piano politico e giuridico, non solo tecnico.

In un contesto globale sempre più teso, la tentazione di misure rapide, identità digitale, profilazione, monitoraggio, rischia di erodere quel poco che resta di uno spazio libero e de-centralizzato.

Il mio verdetto: un grido che va ascoltato, ma bilanciato


Il post 462 di Durov, cupo, provocatorio, apocalittico, ha una funzione utile: scuote le acque, spinge a riflettere. Ma come spesso accade con queste “chiamate alle armi digitali”, il rischio è pensare che tutto ciò che non è libertà totale sia un nemico.

Se abbiamo imparato qualcosa anche nel campo della sicurezza informatica — che mi riguarda personalmente — è che non esistono soluzioni binarie. Privacy e moderazione, sicurezza e libertà, trasparenza e anonimato: sono tensioni da gestire con equilibrio, non guerre da vincere a ogni costo.

In questo senso, l’allarme di Durov va preso sul serio, ma come spinta a costruire un dibattito consapevole, non come manifesto ideologico assoluto.

E in Italia, dove spesso si rincorrono slogan sulla “libertà in rete” senza tradurli in diritti concreti, protezione dati, controlli democratici, trasparenza, questo dibattito serve eccome.

L'articolo Durov avverte: “È finita! Addio Internet libero” — L’urlo che sta facendo tremare l’Europa proviene da Red Hot Cyber.

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