⚠️ Attenzione alle truffe: se qualcuno ti chiede di "cambiare temporaneamente" l'indirizzo email del tuo account Mastodon, NON FARLO.
Il truffatore si spaccia per un amministratore di server e chiede agli utenti di cambiare temporaneamente l'indirizzo email del proprio account Mastodon con un indirizzo fornito dal truffatore stesso. Questa è una truffa, non fatelo.
I veri amministratori NON ti chiederanno MAI di farlo.
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Quante volte hai sentito dire "tanto non ho nulla da nascondere"?
E lo dico da uno che per anni ha ceduto dati senza pensarci.
Ho raccolto in un post il mio punto di vista per chi vuole iniziare a proteggere la propria identità online, senza diventare un esperto.
#privacy #nulladanascondere #notracking
emanuelegori.uno/perche-dovrem…
Perché dovremmo preoccuparci della privacy quando navighiamo, anche se non abbiamo nulla da nascondere
Questo non è un tutorial sulla privacy. È il mio punto di vista, frutto di anni di vita online e di errori che mi hanno insegnato a proteggere i miei dati.Homelab Notes
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Dai, sto andando benino 💪
Durov avverte: “È finita! Addio Internet libero” — L’urlo che sta facendo tremare l’Europa
Il post 462 del canale ufficiale di Durov ha attivato subito la “modalità urlo”: “Fine dell’internet libero. L’internet libero sta diventando uno strumento di controllo”.
Niente auguri per il suo compleanno. Durov spiega di non avere voglia di festeggiare perché, a suo dire, la sua generazione «sta esaurendo il tempo a disposizione per salvare l’Internet libero costruito per noi dai nostri padri».
Quella che fino a poco tempo fa sembrava la promessa di un web aperto e libero, un luogo di condivisione, scambio, informazione, si starebbe trasformando nel “più potente strumento di controllo mai creato”.
Durov non va piano: nomina governi e stati occidentali che, secondo lui, stanno imboccando una strada pericolosa. Identità digitali, scansioni di massa dei messaggi, controlli online preventivi, restrizioni alla libertà d’espressione. Germania, Regno Unito, Unione Europea, Francia: tutti destinatari di accuse pesanti.
Il tono è inequivocabile: secondo lui, stiamo rischiando di portarci dietro il fallimento morale, intellettuale ed esistenziale di una generazione che ha creduto nella promessa della rete.
Dentro l’allarme: cosa c’è di vero, e cosa è retorica
Durov cavalca una percezione, non necessariamente errata, di crescente compressione delle libertà digitali. E molti degli elementi che cita meritano seria attenzione: identità digitale, controllo dell’età, moderazione (o censura) dei contenuti, interferenze normative.
Da quando l’attenzione su privacy, dati, contenuti illegali e sicurezza si è intensificata, l’idea di “internet come spazio incontrollato e libero” è stata messa sotto pressione da regolamentazioni, tecniche di sorveglianza, strumenti di filtraggio, policy anti-terrorismo, e così via. In un contesto del genere, il monito di Durov, anche se estremo, risuona come un campanello d’allarme che molti esperti da tempo suonano.
Eppure, è giusto prenderlo con cautela. Perché la visione di Durov rischia di essere troppo polarizzata: presenta un mondo dipinto in nero o bianco, ignorando le sfumature. Controllo ≠ necessariamente autoritarismo, regolamentazione ≠ sempre censura, moderazione ≠ sempre repressione.
In molti casi le misure che lui critica, regolamenti sull’identità digitale, filtri per la protezione dei minorenni, meccanismi di moderazione, nascono in reazione a rischi reali: criminalità organizzata, abuso di minori, disinformazione, odio online. Insomma: c’è un bisogno concreto di equilibrio tra libertà e sicurezza.
Ipocrisia o coerenza? Il profilo di Durov pesa.
Non si può ignorare che lo stesso Durov, e la sua creatura Telegram, sono da tempo sotto accusa per la scarsa moderazione dei contenuti. Dal caso del suo arresto in Francia (agosto 2024), con accuse pesanti legate al traffico di materiale illecito sulla piattaforma, la questione della responsabilità di un social-messenger è sul tavolo.
Chi oggi invoca “libertà assoluta” nel nome della privacy e della libera circolazione dell’informazione dovrebbe fare i conti con le zone grigie dell’uso (e abuso) reale che Telegram permette.
Cioè: va bene difendere la libertà digitale, ma senza trasformare la rete in un far west dove tutto è permesso.
Qual è davvero il problema e cosa rischia l’Italia
Se accettiamo come data di fatto che via via governi, legislatori, istituzioni — e persino aziende private — spingono per maggiore controllo delle identità, dei dati, dei contenuti, siamo davanti a una sfida culturale: quanta libertà siamo disposti a sacrificare in nome di sicurezza, ordine e “controllo”?
Per l’Italia, con debolezze storiche su privacy, trasparenza, burocrazia, dipendenza normativa da UE, l’allarme di Durov è un utile promemoria: la resilienza digitale va costruita anche sul piano politico e giuridico, non solo tecnico.
In un contesto globale sempre più teso, la tentazione di misure rapide, identità digitale, profilazione, monitoraggio, rischia di erodere quel poco che resta di uno spazio libero e de-centralizzato.
Il mio verdetto: un grido che va ascoltato, ma bilanciato
Il post 462 di Durov, cupo, provocatorio, apocalittico, ha una funzione utile: scuote le acque, spinge a riflettere. Ma come spesso accade con queste “chiamate alle armi digitali”, il rischio è pensare che tutto ciò che non è libertà totale sia un nemico.
Se abbiamo imparato qualcosa anche nel campo della sicurezza informatica — che mi riguarda personalmente — è che non esistono soluzioni binarie. Privacy e moderazione, sicurezza e libertà, trasparenza e anonimato: sono tensioni da gestire con equilibrio, non guerre da vincere a ogni costo.
In questo senso, l’allarme di Durov va preso sul serio, ma come spinta a costruire un dibattito consapevole, non come manifesto ideologico assoluto.
E in Italia, dove spesso si rincorrono slogan sulla “libertà in rete” senza tradurli in diritti concreti, protezione dati, controlli democratici, trasparenza, questo dibattito serve eccome.
L'articolo Durov avverte: “È finita! Addio Internet libero” — L’urlo che sta facendo tremare l’Europa proviene da Red Hot Cyber.
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informapirata ⁂
in reply to informapirata ⁂ • • •Puoi vedere esempi di questa truffa nel thread su ohai.social/@redsad/1157080301…
(Grazie a @markwyner per l'avvertimento e grazie a @FediTips per la segnalazione! 🙏)
@fediverso
captain acab :antifa: (@redsad@ohai.social)
ohai.socialPoliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ e Che succede nel Fediverso? reshared this.
Meliodas
in reply to informapirata ⁂ • • •Antonio Rotelli likes this.
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informapirata ⁂
in reply to Meliodas • • •@Meliodas no dài, il fediverso è un luogo che presenta diverse novità e quindi è facile non essere preparati a gestire le anomalie
@fediverso
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Elena Brescacin
in reply to informapirata ⁂ • • •reshared this
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informapirata ⁂
in reply to Elena Brescacin • • •@elettrona esattamente. Molte truffe Acquisiscono Maggiore credibilità in un ambiente meno referenziato e conosciuto globalmente come il Fediverso. Se le persone non riescono a gestire adeguatamente la propria sicurezza neanche in contesti consolidati, dobbiamo comprendere che in contesti nuovi sia ancora più difficile farlo
@fediverso @Meliodas
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Elena Brescacin
in reply to informapirata ⁂ • • •Potrei in teoria essere d'accordo col darwin award, sulla faccenda dei sensitivi e delle donnine prosperose che cercano un uomo. Per il solito discorso: ti auguri che coi moderatori umani, uno gestisca meglio le cose! A queste persone manca il dettaglio "grossissima istanza, poca moderazione".
Troppa gente abusante si iscrive a MastodonSocial perché è un'istanza enorme. Ora non è che tutti quelli là dentro sia abusante, anzi. Gli abusanti però trovano più spazio in mezzo alla folla. Si confondono in mezzo.
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IZ5WGA
in reply to Elena Brescacin • • •reshared this
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informapirata ⁂
in reply to IZ5WGA • • •@devnull sì, ma è vero. La moderazione umana però costituisce un argine importante ed è oggi il punto qualificante: nessun social commerciale può permettersi di avere così tanti moderatori per ciascun utente
@elettrona @fediverso @Meliodas
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Elena Brescacin
in reply to informapirata ⁂ • • •Loro (i moderatori) possono anche dirti: per evitare che il tuo user venga scansionato da eventuali crawler malevoli, imposta questo questo e quest'altro. Ma sapendo che in tanti vorrebbero pure andare in giro in macchina guidando col telefono in mano, direi che le regole di sicurezza elementari contro spam e truffe potranno essere rispettatissime...
Noialtri però, tra utilizzatori e moderatori, sapendo i punti forti e quelli deboli delle piattaforme, non possiamo esimerci dall'avvertire anche più volte.
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Elena Brescacin
in reply to IZ5WGA • • •Mi sono espressa effettivamente molto male. Decontestualizzato, sembra che stessi dicendo "questi sistemi aperti sono pieni di buchi"
quello che invece intendevo, è un'altra cosa: il punto di forza del fediverso, è che chiunque può accedere ai post e ai profili come vuole. Per cui, fare un client che becchi tutti i profili con impostazioni privacy visibili, dovrebbe essere facile quanto creare quelli che fanno la scansione degli indirizzi e-mail.
Mi spiace per l'equivoco. Me ne ero già accorta ma poi non ci ho pensato più a spiegarlo direttamente nel post.
PS poi ovvio che uno può prendere e dalle impostazioni privacy della propria istanza disattivare tutte le varie rilevazioni pubbliche, motori di ricerca, apparizioni o meno nei trend, attivare le richieste follower
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