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Etiopia, aggiornamenti dalla comunità Irob, Tigray


Le condizioni di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale dell’Etiopia settentrionale, sono precarie per le conseguenze post belliche, conflitto dai risvolti etnici e genocidi sull apopolazione regionale. Oggi aggravate dall’ennesimo scandal

Le condizioni di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale dell’Etiopia settentrionale, sono precarie per le conseguenze post belliche, conflitto dai risvolti etnici e genocidi sull apopolazione regionale. Oggi aggravate dall’ennesimo scandaloso blocco del supporto umanitario da parte del WFP e dell’ USAID.

Come vive oggi la minoranza etnica di Irob


Oggi le condizioni di vita della minoranza etnica della woreda [distretto] di Irob (Erob, in tigrynia: ኢሮብ) posizionato nel Tigray nord orientale, è da considerarsi doppiamente catastrofica. Isolati ed invasi dall’esercito eritreo fin dall’inizio della guerra genocida scoppiata il 3 novembre 2020 e durata 2 anni. In aggiunta da conisderare anche il fattore ambientale di area rurale già normalmente poco accessibile ed in zona di confine con l’Eritrea.

Mercoledì 14 giugno il media Dimtsi Weyane ha condiviso un comunicato segnalando che:

“La diocesi cattolica di Adigrat ha distribuito sementi selezionate e attrezzature agricole a oltre 500 residenti di Irob con l’assistenza finanziaria di EU

Joshua Misgna ha detto che il popolo di Irob sta affrontando seri problemi a causa dell’invasione delle forze eritree.”


Un aiuto doveroso di vitale importanza, ma briciole in confronto alle reali esigenze e bisogni della popolazione, di milioni di persone ancora in attesa di supporto e aiuti per la loro stessa sopravvivenza, per la ricostruzione della comunità.

Sabato 17 giugno mi sono arrivati aggiornamenti su Irob da parte della ONG Chain of Love

La ONG lavora da una decina di anni per la sussistenza della popolazione del Tigray.

L’esercito eritereo ha occupato 4 delle 8 unità amministrative (kebeles).

Ma l’effetto negativo è più di questo.

L’esercito eritreo ha invaso il Tigray e nonostante l’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria il 2 novembre 2022, obblighi il suo ritiro da tutto il territorio, continua ad essere presente in questo distretto in violazione di tale accordo, sta perpetrando ancora abusi sui civili.

  1. ha disperso il centro amministrativo e i servizi base per la comunità;
  2. ha distrutto i centri sanitari paralizzando il sistema sanitario e il servizio di ambulanza. I pazienti muoiono per malattie curabili e la comunità è costretta a caricarsi sulle spalle i pazienti per cercare di raggiungere i pochi ospedali operativi;
  3. ha distrutto la struttura educativa e bloccato, come conseguenza, la riapertura delle scuole. I bambini di Irob rimangono fuori dalla scuola nonostante i distretti limitrofi non occupati erano riusciti a recuperare e riaprire gli edifici scolastici;
  4. ha interrotto la produzione agricola rendendo difficile l’accesso agli input agricoli da parte di agenti governativi e non governativi. I farmaci veterinari e i vaccini forniti da Chain of Love a Irob sono accessibili solo a beneficiari limitati. Coloro che erano sotto occupazione non avevano alcuna possibilità di ricevere questo servizio. Altri sono fuggiti dalle loro case e dai terreni agricoli così da non poter piantare raccolti.
  5. Poiché la strada è bloccata dall’esercito eritreo, gli aiuti non possono mai raggiungere il centro amministrativo. Quindi, i membri della comunità vengono fatti morire di fame.
  6. Le cerimonie sociali vengono interrotte. Le cerimonie nuziali, i funerali e le festività si svolgono tra famiglie separate. Questo è molto doloroso per la comunità Irob il cui legame sociale è forte, valore fondante della comunità.
  7. Il servizio religioso della Chiesa cattolica è limitato nelle parrocchie occupate.
  8. I servizi importanti elettricità e acqua sono interrotti.

Per concludere, il popolo Irob sta sperimentando una sofferenza multidimensionale; religioso, sociale/psicologico, economico, sanitario ed educativo, ambientale e anche cittadinanza.

Venerdì 9 giugno 2023 Goyteom Gebreegziabher ha condiviso foto e commento della sua visita ad Irob indicando che:

  • “Irob al (9 giugno 2023)
  • ~ Ancora strada bloccata dalle truppe
  • ~ Nessun accesso per e
  • ~ Aiuti bloccati da truppe
  • ~ #Endalgeda , #Weraetle , #Agerlokoma e #Alitena invasi dall’esercito eritreo
  • ~ blocco accesso per fertilizzante e sementi
  • ~ blocco accesso per Salute, Istruzione.”


Irob woreda, Tigray Etiopia - giugno 2023Irob woreda, Tigray Etiopia – giugno 2023
Ad ottobre 2022 l’ospedale di Alitena, che nell’agosto 2013 stava per veder inaugurato la sala operatoria, è stato bombardato da artiglieria pesante dell’esercito eritreo.
Alitena – ospedale bombadato dalle forze eritreeAlitena – ospedale bombadato dalle forze eritree
Goyteom Gebreegziabher non ha potuto dare aggiornamenti a riguardo perché ha confermato che durante la sua visita di giugno 2023, dopo quasi 8 mesi dalla firma dell’accordo di cessazione ostilità in Tigray siglato a Pretoria, c’è ancora l’occupazione e la presenza di soldati eritrei che determinano blocco negli spostamenti per civili e operatori umanitari.

Oggi dopo 2 anni di guerra genocida scoppiata in Tigray nel novembre 2020, dopo quasi 8 mesi dall’accordo di Pretoria, la comunità del distretto di Irob, la minoranza etnica che lo abita, è triplicamente martoriata: come crisi umanitaria conseguente alla guerra, isolati dal mondo e senza servizi base, per l’occupazione di forze straniere come gli eritrei in violazione all’accordo di Pretoria e perché WFP – World Food Programme, l’agenzia di supporto alimentare non ha mai avuto a che fare con la zona del Tigray nord occidentale, Irob, come osservato da Duke Burbridge.

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Approfondimenti:


tommasin.org/blog/2023-06-22/e…



State Department debrief — Twitter ‘censorship’ — Brussels’ security pitch


POLITICO’s weekly transatlantic tech newsletter for global technology elites and political influencers. By MARK SCOTT Send tips here | Subscribe for free | View in your browser BUCKLE UP. DIGITAL BRIDGE IS A SPICY ONE THIS WEEK. I’m Mark Scott, POLITICO’s

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By MARK SCOTT

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BUCKLE UP. DIGITAL BRIDGE IS A SPICY ONE THIS WEEK. I’m Mark Scott, POLITICO’s chief technology correspondent, and as the world of politics appears to be going from bad to worse (no matter where you are living), here’s a reminder that what may appear as government overreach one day can quickly become standard practice the next.

Grab your beverage of choice and relax:

Jose Fernandez, a senior U.S. State Department official, talks about transatlantic ties, artificial intelligence and China.

— Twitter took down more pro-Trump accounts than anti-Trump accounts. But does that equate to censorship?

— Brussels’s new economic security plan is a pitch to have a seat at the world’s top geopolitical table. It’s a little messy.

A VIEW FROM WASHINGTON


WHEN IT COMES TO FANCY TITLES, Jose Fernandez‘s is a doozy. Officially, he’s the U.S. State Department’s undersecretary for economic growth, energy and the environment — and is in charge of the agency’s myriad bureaus, including the one recently created for cyberspace and digital policy. The former mergers and acquisitions lawyer also is central to the revamped transatlantic relationship via the EU-U.S. Trade and Technology Council. So when I caught up with him last week, Fernandez wanted me to know that — like almost everyone I talk to within these transatlantic digital policymaking circles — ties between Brussels and Washington are stronger than ever.

“Two years ago, our relations with the (European Union) were mired in irritants,” he conceded. “We’ve been able to get beyond those irritants and we’ve expanded our goals to meet our ambition.” That sounds wonderful. But dig a little below the surface, and it’s easy to find a raft of tricky policy questions that still mire the United States’ relationship with one of its largest trading partners in difficulties. Case in point: the ongoing discussions over a so-called “critical raw materials” deal that would allow European automakers and their suppliers to tap into American subsidies baked via the U.S. Inflation Reduction Act.

Fernandez said those talks were ongoing (he wouldn’t go further than that). But, he added, the very fact senior U.S. and EU officials now sat down, in person, every six months was a sign of how important Joe Biden’s administration took the transatlantic relationship. “We have irritants,” the State Department official said. “You couldn’t have a $1.4 trillion economic relationship without them. But there’s a real commitment to discussing them even when we disagree and to try to work through them.”

OK, sure. But what about China? Despite broad consensus between the White House and the European Commission — the executive branches of each region/country’s political structure — the U.S. is more willing to push back against China compared with its European allies, according to multiple conversations with U.S. and EU officials. Not true, said Fernandez. “Both Secretary Blinken and his counterparts in the EU have said that we’re looking to de-risk from China, not de-couple from China, and on that, we are 100 percent aligned,” he told me. “I would not agree with that. I think you’re seeing very close alignment,” he added when pushed on the differences over China.

Turning to the next iteration of the Trade and Technology Council, which will be held somewhere in the U.S. at the end of 2023, what will likely be on the agenda? For Fernandez (who also declined to say where it would be held later this year), the focus will be on artificial intelligence; so-called export controls, or bans on certain goods from being shipped to countries like Russia; and additional U.S.-EU funding for developing economies as they roll out 5G telecommunications networks and upgrade their digital cybersecurity capabilities.

“There’s a desire to continue to work with third countries on 5G development,” he said. During the last transatlantic summit in May, both sides announced funding for Costa Rica and the Philippines, respectively, on such digital infrastructure projects. “AI, and in particular generative AI, presents unlimited opportunities. But at the same time, some of the consequences have to be managed.” Like almost all Western officials in recent months, those attached to the Trade and Technology Council are falling over themselves to be seen to be doing something (anything!) to corral the growth of services like OpenAI’s ChatGPT. That includes plans to create a voluntary code of practice, designed by Washington and Brussels, which companies can agree to follow to uphold basic principles like fairness, transparency and impartiality.

Yet what that code of practice — which is expected to be presented to other G7 leaders in the fall — will actually look like is still a work in progress. As of early June, it was merely a two-page policy memo, shared haphazardly between EU and U.S. policymakers. Fernandez, too, had little detail to give — and wouldn’t be drawn on the regulatory differences between Brussels and Washington on how to deal with artificial intelligence. “We are now in the process of starting, so I can’t really give you much info on that because there is not much,” he acknowledged when asked about what the voluntary code of conduct would actually entail.

ACCOUNTABILITY VS. CENSORSHIP, PART TWO


AS A LAPSED BUSINESS REPORTER, I LIKE NUMBERS. Figures — unlike, ahem, politicians, lobbyists and officials — don’t lie. So when I came across a research paper from Georgetown and Yale academics on how anti- and pro-Trump bots on Twitter performed (in terms of spreading partisan messages across the social network) in the build-up to the former U.S. president’s first impeachment trial in late 2019 and early 2020, my ears pricked up. It provides a snapshot of how such political social media users disseminate their messages online — and, more important, sheds light on accusations from some Republican politicians that Big Tech is unfairly censoring right-wing voices.

Before we get to the findings, let’s lay out the methodology. The researchers collected almost 68 million posts from 3.6 million Twitter users between December 2019 and March 2020. They broke those accounts down into potential bots, or social media users that posted at significantly higher rates than average people, and then did a content analysis, at scale, to see whether such automated accounts were more in favor or against Donald Trump. Finally, the academics tracked the types of content these partisan bots posted during the impeachment trial, and how those messages were spread more broadly across Twitter.

OK, the results — and, remember, you have to read this in the context of accusations that social media platforms have an unfair bias toward liberal voices. In terms of bots, though, it was an almost even split. Collectively, there were 10,145 anti-Trump bots (posting 9.2 million tweets over that time period) compared with 11,571 pro-Trump bots (with 9.8 million tweets). But even though these accounts represented roughly 1 percent of the overall Twitter users within the study, they posted 31 percent of the total content. Key takeaway: Twitter doesn’t have a significant bot problem, in terms of the number of accounts. But it does when you look at how those automated users dominate the online conversation.

“For the price you pay for them, it’s a good bang for your buck,” Tauhid Zaman, a Yale academic who co-authored the paper, in reference to the effectiveness of bots on Twitter. “Once they are up and running, the marginal cost of a bot is essentially free. So in information warfare, it’s a really efficient tool to use.” Yet the pro- and anti-Trump accounts weren’t uniform. The more liberal bots were more likely to post content from more mainstream media outlets, whereas conservative automated users more regularly circulated material from dubious sites, based on a non-partisan content analysis of the quality of links shared by these bots.

That had an interesting effect on Twitter’s response to these automated accounts at a time when the social media giant (in the pre-Elon Musk era and after he took over) has tried to clamp down (mostly, unsuccessfully) on bot activity. When Zaman went back, earlier this year, to see how many of the anti- and pro-Trump bots were still active on the Blue Bird, he found a marked difference. Since early 2020, Twitter had removed 40 percent of the conservative-leaning automated accounts versus just 12 percent of the liberal bots. For human partisan Twitter accounts, the same held true: 12 percent of Republican users had been removed by March 2023 compared with just 5 percent of Democratic accounts.

For some in the U.S. House of Representatives (looking at you, Representative Jim Jordan), that could be a smoking gun in the alleged censorship of conservative voters online. Right-wing Twitter accounts were four times more likely to be removed compared with left-wing Twitter accounts. But where this gets incredibly tricky is figuring out why Twitter removed the bots. Is it because the company hates conservatives? Almost certainly not (that’s how not companies work). Or is it because these accounts were statistically more likely to share either false or dubious information, which therefore put them at odds with Twitter’s terms of service that prohibit (or, at least, down-rank) the spread of such questionable material?

“How much you are a Republican correlates almost exactly to how much disinformation you share. It’s almost one-to-one mapping,” Zaman told me. “I can’t say Twitter is suspending you because you’re a Republican. They could be trying to enforce some general policy on disinformation. But the effect is that it looks like they are suspending Republicans more, in a biased way, versus Democrats.” Unpicking that relationship — between how much false content a partisan social media user shares, and how that puts an account in breach of platforms’ terms of service — is crucial to understanding why more right-wing users have been suspended versus their leftwing counterparts.

Immagine/foto

BY THE NUMBERS

infographic

EUROPE (KINDA) FLEXES ITS MUSCLES


THE EUROPEAN COMMISSION WANTS YOU TO KNOW it’s getting tough. In economic security proposals published this week, Brussels outlined how it would protect local companies from having their technology stolen by others; limit the ability of third-party countries (read: China) from using their economic muscle to strong-arm the 27-country bloc; and work collectively to stop authoritarian regimes from buying stakes (or the entirety) of European companies, particularly in high-growth areas like quantum computing and cybersecurity. “We also have to be clear-eyed about a world that has become more contested and geopolitical,” said Ursula von der Leyen, the Commission president.

You could already hear the cheers from Washington as Brussels began to follow its lead on these topics. But don’t count your chickens just yet. First, the word “China” — key to all of these geopolitical maneuvers — didn’t get a mention. That may sound childish to point out, but appearances matter. And the failure of the Commission to call a spade a spade on China’s economic global ambitions doesn’t bode well for the negotiations to come. (These are just proposals that must be hammered out with the EU’s other political institutions.) Second, let’s be clear: The EU is still divided on how robustly to push back against Beijing. Until those divisions are figured out, which is key as Brussels will have to work with national capitals to implement its economic security agenda, I wouldn’t count on the 27-country bloc to pull its weight on the global stage.

WONK OF THE WEEK


WE’RE STAYING WITH THE WORLD OF AI this week to focus on Anna Makanju, head of public policy for OpenAI. It’s not her first Big Tech job (if OpenAI now makes it into that elite club?). The New York-based executive previously worked as a senior policy manager at Meta, specializing in content regulation.

The former Biden aide also has a background that would make most of the United Nations look on with envy. Born in Russia to a Nigerian father and a Ukrainian mother, she moved to the U.S. in the early 1990s and studied linguistics at Western Washington University, from which she graduated at 16 years old. She later graduated from Stanford University’s law school.

I’ve argued countless times that Putin excels at neither strategy nor tactics despite so much odd insistence to the contrary in the West,” she wrote on Twitter last year (her career includes a stint at the U.S. Department of Defense). “Unless the willingness to kill an unlimited number of people inside or outside your country to achieve a goal is strategic or tactical brilliance.”

THEY SAID WHAT, NOW?


“We need an all-hands-on-deck approach — because that’s what AI’s complexities and speed demands,” Chuck Schumer, the Democratic leader of the U.S. Senate, said when announcing his “SAFE Innovation Framework for Artificial Intelligence,” proposals to set guardrails, but not actual legislation, around this emerging technology. “Innovation must be our North Star. And it is SAFE innovation that we must seek.”

WHAT I’M READING


— Risks and harms from the online world will increase at an exponential rate, but the knowledge needed to combat those threats has been increasing within tech companies and across civil society, according to conclusions from a task force looking at trust and safety issues on the internet, overseen by the Atlantic Council.

— Google’s licenses for its “infotainment” services for automakers are not compatible with Germany’s revised antitrust rules that impose stricter obligations on dominant companies like the search giant, based on a decision from the country’s competition authority.

— A comprehensive review of popular messaging apps found a wide variety of security practices, as well as wholesale public misunderstanding about what was considered “encrypted,” argue Justin Hendrix, Cooper Quintin, Caroline Sinders, Leila Wylie Wagner, Tim Bernard, and Ami Mehta for Tech Policy Press. (Full report here.)

— Recent cyberattacks on government agencies and IT providers within Ukraine were directly tied to operatives, known as Cadet Blizzard, associated with Russia’s military intelligence, claims Microsoft in a threat intelligence report.

— A new generation of cross-border data transfer initiatives, and not merely those between the U.S. and the EU, could mark a new era of data sharing that upholds privacy standards while facilitating global trade, suggests Kenneth Propp for the Atlantic Council.

— The use of human subjects to train AI-generated responses led to a significantly improved service (in terms of a chatbot) and allowed for faster tweaks in the underlying model to weed out potential harmful/inappropriate interactions, according to research from a group of AI engineers at Meta.

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PRIVACYDAILY


N. 146/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Il 21 giugno 2023 Human Rights Watch si è unita ad altre 26 organizzazioni per sollecitare i legislatori dell’Unione Europea a stabilire regole severe per la pubblicità politica, mantenendo una chiara attenzione alla pubblicità a pagamento che non interferisca con il diritto alla libera espressione, alla protezione dei... Continue reading →


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N. 145/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Tra le continue preoccupazioni per le informazioni personali raccolte negli ultimi anni attraverso la raccolta di dati online, due legislatori texani affermano che la loro nuova legge offrirà ai texani la protezione dei dati personali migliore del Paese . La legge House Bill (HB) 4 del rappresentante Giovanni... Continue reading →


Le iniziative delle altre Autorità


L’Autorità svedese sanziona Spotify per 5 milioni di euro L’Autorità per la protezione dei dati personali (IMY) ha sanzionato Spotify per 58 milioni di corone svedesi (circa 5 milioni di euro) per una carente gestione del diritto di accesso ai dati personali degli utenti della piattaforma. Il caso ha avuto origine da tre reclami (di... Continue reading →


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N. 144/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: I gruppi di discussione dell’estrema destra proliferano su Telegram. Secondo i deputati di France Insoumise, che porteranno la questione in tribunale, alcuni diffondono “discorsi d’odio. Secondo i deputati di LFI, “sono stati appena creati nuovi gruppi di discussione” che “diffondono centinaia di foto di attivisti e, per alcuni,... Continue reading →


“LAW AND ETHICS OF POST PANDEMIC HEALTH DATA SHARING – FONDAZIONE BROCHER”


È quello che ho detto oggi a Ginevra nell’incontro “LAW AND ETHICS OF POST PANDEMIC HEALTH DATA SHARING organizzato dalla Fondazione Brocher


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“EuroDig2023 – AI and trust”


Domani 20 giugno dalle ore 14.00 parteciperò al workshop “AI and Trust” nella sessione “AI: large language models for children and education” nell’ambito dell’agenda EuroDIG 2023 Per maggiori info qui Consolidated programme 2023 – EuroDIG Wiki


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PRIVACYDAILY


N. 143/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: La legge sulla privacy del Montana aveva tutte le carte in regola per essere un’altra punto di una serie di vittorie dell’industria tecnologica negli Stati “rossi” contro le regole severe sul modo in cui i dati personali degli americani vengono “estratti “e condivisi. Tuttavia, il mese scorso il... Continue reading →


“Law and ethics of post pandemic health data sharing – Fondation Brocher”


Domani sarò a Ginevra nella sede della Fondazione Brocher per confrontarmi con colleghi e ricercatori provenienti da tutto il mondo su privacy e ricerca medica. Grazie per l’ invito. Tomorrow I will be in Geneva at the Fondation Brocher headquarters to discuss with colleagues and researchers from around the world on privacy and medical research.... Continue reading →


Creare una cornice per consentire una regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale, cercando allo stesso tempo di sviluppare il settore in Europa per ridurre la dipendenza da Stati Uniti e Cina su un tema con forti implicazioni su democrazia e...


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N. 143/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: L’app di incontri LGBTQ+ Grindr ha ripetutamente violato le leggi statali e globali sulla privacy raccogliendo e conservando dati altamente sensibili, tra cui foto di nudo, senza un chiaro consenso, secondo quanto affermato dall’ex responsabile della privacy dell’azienda in una causa per licenziamento illegittimo. Ron De Jesus sostiene... Continue reading →


“WE MAKE FUTURE -Neuroverso”


Domani dalle ore 15.20 alle 15.40 nello Stage Book presentation presenterò il mio libro “Neuroverso” (Mondadori editore) con Angela Deganis e Americo Bazzoffia Qui il link al programma wemakefuture.it/offerte/?gclid…


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Etiopia, il comitato del Tigray condivide il report preliminare sulla deviazione del cibo umanitario


Il comitato istituito dall’amministrazione regionale ad interim del Tigray – IRA – per indagare sulla deviazione di cibo umanitario nella regione settentrionale dell’ Etiopia ha rilasciato le sue analisi. Il comitato investigativo ha rivelato che le entit

Il comitato istituito dall’amministrazione regionale ad interim del Tigray – IRA – per indagare sulla deviazione di cibo umanitario nella regione settentrionale dell’ Etiopia ha rilasciato le sue analisi.

Il comitato investigativo ha rivelato che le entità del governo federale etiope e le forze eritree avevano ruoli più importanti nella deviazione degli aiuti alimentari su larga scala.

Secondo il generale Fiseha Kidane, coordinatore del comitato investigativo che è anche capo ad interim dell’ufficio regionale per la pace e la sicurezza, funzionari del governo federale etiope hanno dirottato:

  • oltre 4300 tonnellate di grano,
  • quasi 130.000 litri di olio da cucina
  • 4.187 quintali di piselli

le forze eritree hanno dirottato:

  • circa 2900 tonnellate di grano
  • oltre 43mila litri di olio
  • 1.440 quintali di piselli destinati ai bisognosi

le autorità regionali del Tigray hanno dirottato

  • quasi 1500 tonnellate di grano
  • 42.759 litri di olio
  • 1.424 quintali di piselli

Il capo del comitato ha dichiarato che sono stati identificati 186 sospettati di avere ruoli nella deviazione degli aiuti alimentari, di cui 7 sono già stati arrestati.

Il funzionario non ha specificato quando è avvenuta la deviazione degli aiuti, né ha specificato gli enti governativi federali e regionali coinvolti.

Sia il governo federale etiopico che l’Eritrea non hanno reagito immediatamente alle accuse, come riporta Addis Standard.

Una fonte informata sui fatti, ma che manterrò anonima per mantenere la sua sicurezza, ha rilasciato una dichiarazione personale, ma che è degna di nota perché mette in luce dettagli del contesto in cui vivono oggi milioni di persone bisognose di supporto alimentare e sanitario in Tigray.

“E vergogno sapere che vi erano dei tigrini coinvolti nel sottrarre aiuti destinati alle madri e figli di uomini e donne che hanno dato la propria vita combattendo contro gli invasori [forze eritree, amhara e milizie fano] protagonisti del genocidio in Tigray. Questi saccheggiatori di aiuti umanitari non sono altro che parte della scacchiera della macchina genocida che ha colpito i civili in Tigray. Le vite delle 270 persone morte dopo il blocco degli aiuti umanitari devono pesare sulle loro coscienze e ricevere punizioni esemplari perché sia di monito agli altri così che in futuro non si ripetano simili atti criminali.”


Lo scandalo del blocco del supporto alimentare deciso per scelta politicizzata da WFP – World Food Programme e USAID è avvenuto dopo la scoperta che parte di quel materiale veniva deviato: le due agenzie umanitarie hanno avviato indagini per garantire alla giustizia i responsabili criminali, ma nel contempo lasciando a morire di stenti milioni di persone in Tigray che si trovano da diversi mesi senza la sicurezza alimentare per la loro sopravvivenza.

Il governo etiope rigetta le accuse


Il governo etiope ha smentito e rimandato al mittente, presa di posizione comune a tutte le denunce in cui si vede coinvolto dall’inizio della guerra genocida iniziata in Tigray il 3 novembre 2020.

Sabato 10 giugno 2023 infatti sono arrivate le dichiarazioni di Legesse Tulu (PhD), ministro del servizio di comunicazione del governo che ha affermato che l’USAID ha compiuto continui sforzi per diffamare il governo etiope, la sua forza di difesa nazionale e i governi regionali nelle sue frequenti dichiarazioni e rapporti.

L’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria il novembre 2022 implica che si sia dovuto instaurare un sistema di giustizia di transizione, ma per molti osservatori c’è un cortocircuito visto che cellule delle parti firmatarie, governo federale e TPLF – Tigray People’s Liberation Front, denunciate per dirottamento degli aiuti alimentari fanno parte degli attori che si dicono promotori ed creatori delle task forces investigative.

Il media governativo Ethiopian Press Agency scrive:

“Notare che portare i trasgressori della legge alla giustizia giudiziaria è uno dei pilastri della riforma in corso; Largesse ha indicato che il governo ha assegnato una squadra investigativa che sta valutando l’accusa di deviazione degli aiuti alimentari. Le due agenzie [riferendosi a WFP e USAID] hanno condotto le indagini senza il coinvolgimento di funzionari governativi a nessun livello.”


Aggiungendo le dichiarazioni del ministro Legesse Tulu:

“Le aree in cui si dice che siano condotte le indagini sono sotto la piena supervisione delle organizzazioni di beneficenza. Anche se ci fossero autori, ritenerli insieme responsabili è la cosa giusta da fare”.


L’esercito etiope rigetta le accuse


Come segnalato nel precedente aggiornamento, il Ministro della difesa ha smentito con veemenza le accuse per cui le forze di difesa etiopi si vedrebbero coinvolte nel adeviazione di parte del supporto alimentare.

Le forze eritree? Non pervenute!


Le forze eritree, nonostante l’accordo di Pretoria indichi che tutte le forze esterne in Tigray debbano ritirarsi, sono ancora presenti in diverse aree, come per esempio nel distretto di Irob (Erob woreda), estremo nord est regionale. Sono ancora oggi accusate di perpetrare abusi e violenze sui civili di origine tigrina ed occupare diversi edifici scolastici, se non occupati dalle decine di migliaia di IDP, sfollati interni.

Da considerare che nei giorni di negoziazione in Sud Africa, dove a Pretoria è stato firmato l’accordo di tregua mediato dall’ Unione Africana, non è stata coinvolta ai tavoli l’attore e principale alleato del governo etiope e del Premier Abiy Amhed Ali, ovvero l’Eritrea.

Con questa premessa si può ben capire che il dittatore eritreo Isaias Afwerki, mandante delle sue truppe ad invadere il Tigray e dei crimini di guerra perpetrati sul popolo tigrino, si senta così legittimato a farsi scorrere come acqua le accuse di dirottamento del cibo umanitario per milioni di persone.


Approfondimenti:


tommasin.org/blog/2023-06-16/e…



“WE MAKE FUTURE – Impatto della AI sul lavoro e sfide etiche, diritti dei lavoratori e implicazioni sul mercato del lavoro”


Domani dalle ore 14.20 alle 15.00 nella Sala Open Stage parteciperò al dibattito “ Impatto della AI sul lavoro e sfide etiche, diritti dei lavoratori e implicazioni sul mercato del lavoro” con la moderazione di Luca Barbieri Qui il link al programma wemakefuture.it/offerte/?gclid…


guidoscorza.it/we-make-future-…



“WE MAKE FUTURE – Data protection e AI”


Domani dalle ore 12.20 alle 12.30 sul Mainstage parteciperò al panel “Data protection e AI” con la moderazione di Cosmano Lombardo Qui il link al programma wemakefuture.it/offerte/?gclid…


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“WE MAKE FUTURE – La complessità dei trasferimenti dei dati negli USA”


Dalle ore 11.20 alle ore 12.00 nello STAND 31 PAD C1 parteciperò al Talk dello Studio Polimeni “La complessità dei trasferimenti dei dati negli USA” Qui il link al programma wemakefuture.it/offerte/?gclid…


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“Il Futuro della sicurezza”


È quello che ho appena ricordato intervenendo a Napoli al convegno “Il futuro della sicurezza” organizzato dall’Unione Polizia Locale Italiana ed Ethica Societas.


guidoscorza.it/il-futuro-della…



Dopo la recente approvazione del Regolamento sull’Intelligenza Artificiale da parte dell’Assemblea di Bruxelles, si è aperto un ampio e acceso dibattito sui diversi aspetti legati alla questione, dalle potenzialità di espressione e diffusione alle opportunità di sviluppo e lavoro che...


“RomArchè 12. Parla l’archeologia”


Una sintesi del mio intervento a “Persona, cultura e intelligenza artificiale”, all’evento “RomArchè 12. Parla l’archeologia” organizzato oggi da RomArchè e Museo nazionale Etrusco di Villa Giulia all’Ara Pacis. Grazie al Direttore Valentino Nizzo per l’invito e continuiamo a discuterne.


guidoscorza.it/romarche-12-par…



“L’AI Act europeo, cosa soddisfa e cosa no”


Nuovo appuntamento con la rubrica Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie della settimana su privacy e dintorni.


guidoscorza.it/lai-act-europeo…



“We Make Future – Fiera Internazionale e Festival sull’Innovazione Tecnologica e Digitale”


Domani 17 giugno a partire dalle 11.20 avrò il piacere di essere a Rimini all’evento “We Make Future – Fiera Internazionale e Festival sull’Innovazione Tecnologica e Digitale”. Per parlare di AI, privacy e neuroverso. Qui trovate tutte le informazioni wemakefuture.it/


guidoscorza.it/we-make-future-…



PRIVACYDAILY


N. 142/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Quattro persone che hanno familiarità con l’argomento hanno dichiarato a Reuters che Alphabet Inc. sta mettendo in guardia i dipendenti sull’uso dei chatbot, compreso il proprio Bard. La casa madre di Google ha consigliato ai dipendenti di non inserire materiali riservati nei chatbot di intelligenza artificiale, così hanno... Continue reading →

in reply to Informa Pirata

Voglio vedere se, quando non avrà più le entrate e lo stipendio di prima, dirà lo stesso.
in reply to Informa Pirata

bene per lemmy, riceverà un buon afflusso di nuovi utenti che renderà la comunità molto più vibrante di quanto lo fosse prima di queste uscite del CEO.
Di sicuro accadrà quanto successo a mastodon l'anno scorso, unimmenso numero di persone arriverà e si stuferà presto ma molti rimarranno per far crescere lemmy contribuendo come contenuti e anche finanziariamente , quindi tutto di guadagnato per il fediverso anche se reddit risentirà molto poco di questa diaspora.
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“Il futuro della sicurezza”


Domani a partire dalle 12.30 interverrò al Palazzo Borsa di Napoli al Convegno “Il futuro della sicurezza”, organizzato dall’Unione Polizia Locale Italiana per parlare della sicurezza dei dati personali nella repressione dei crimini. Per info unionepolizialocaleitaliana.it…


guidoscorza.it/il-futuro-della…



“RomArché 12. Parla l’ archeologia”


Domani a partire dalle 10.00 parteciperò nell’Auditorium dell’Ara Pacis di Roma al Convegno RomArché 12. Parla l’archeologia organizzato dal Museo Etrusco di Villa Giulia e Diacultura per parlare di cultura e Intelligenza Artificiale. Per il programma completo static1.squarespace.com/static…


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Pegasus spyware: Pirates call for urgent action after parliamentary Committee concludes


Today, the PEGA Committee of the European Parliament, tasked with investigating the use of spyware against journalists, activists, and politicians, concludes its mandate with the adoption of its recommendations by MEPs. …

Today, the PEGA Committee of the European Parliament, tasked with investigating the use of spyware against journalists, activists, and politicians, concludes its mandate with the adoption of its recommendations by MEPs. The Committee has faced persistent political pressure, particularly from accused Member States, who have been uncooperative throughout the inquiry.

With these guidelines, Parliament demands a complete cease of spyware usage by the end of the year unless specific conditions are met. Moreover, it calls for the establishment of an “EU Tech Lab” to provide victims with phone screening and technical support. Pirate Party MEPs were able to incorporate demands for safeguards into the text, which would make it effectively impossible to deploy spyware, and are calling for urgent action.

Patrick Breyer, German Pirate Party Member of the European Parliament and digital freedom fighter, comments:

“The phone hacking attacks and the ransomware crimes have a common cause: security vulnerabilities nowadays endanger human lives. In the age of the digital revolution, commercial manufacturers bear a responsibility and should be liable for damages if security bugs are their fault. Unfortunately, today’s resolution stops short of calling for this accountability.

In the face of the Pegasus scandal, the Commission is seriously proposing we introduce chat control mass surveillance and fundamental security vulnerabilities by mandating encryption backdoors. The safety of our mobile phones and personal information must have priority over government appetite for surveillance and over corporate interests!”


patrick-breyer.de/en/pegasus-s…



“Intelligenza artificiale (AI) nella comunità accademica e della ricerca – Quali opportunità e quali rischi?”


Ho avuto il piacere di partecipare a Firenze alla Conferenza GARR 2023 nel panel “Intelligenza artificiale (AI) nella comunità accademica e della ricerca – Quali opportunità e quali rischi?”.


guidoscorza.it/intelligenza-ar…



Etiopia, lo scandalo del dirottamento e blocco alimentare umanitario per milioni di persone in Tigray


Sono milioni nello stato regionale del Tigray, in Etiopia, a subire le conseguenze di 2 anni di guerra genocida dopo i più 7 mesi dall’ accordo di cessazione ostilitià – ChOA – firmato a Pretoria da governo centrale e TPLF – Tigray People’s Liberation Fro

Sono milioni nello stato regionale del Tigray, in Etiopia, a subire le conseguenze di 2 anni di guerra genocida dopo i più 7 mesi dall’ accordo di cessazione ostilitià – ChOA – firmato a Pretoria da governo centrale e TPLF – Tigray People’s Liberation Front il 2 novembre 2022.

Diversi punti fondamentali iscritti nell’accordo di Pretoria oggi sono ancora disattesi. Ad intensificare la catastrofe umanitaria in atto è il blocco da parte di agenzie umanitarie come il WFP e USAID che hanno bloccato il sostegno di supporto alimentare facendo aumentare come conseguenza diretta il numero di morti per fame. Morti silenziose atroci e nel silenzio del resto del mondo.

Il blocco è conseguenza dell’avvio di indagini investigative avviate da parte delle agenzie umanitarie, causa del dirottamento del materiale alimentare destinato a milioni di persone.

Allo scandalo del dirottamento del supporto alimentare in cui sono stati denunciati anche i militari etiopi come parte dei criminali dirottatori del cibo è seguita la risposta giunta il 12 giugno: infatti il ministero della Difesa etiope ha smentito con veemenza le recenti accuse secondo cui le forze di difesa del paese, insieme ad altri organi governativi, sarebbero stati coinvolti in quello che l’USAID ha descritto come:

“uno schema di diversione a livello nazionale” di aiuti alimentari.


Venerdì 9 giugno 2023, Jim Risch, il senatore degli Stati Uniti ha accusato i “leader al vertice” delle organizzazioni umanitarie dopo le rivelazioni sui furti di aiuti alimentari in Etiopia.

“Le agenzie statunitensi sono state impegnate a mettere in luce i loro progressi autoproclamati nel fornire cibo ai bisognosi e porre fine a una guerra che ha distrutto milioni di vite innocenti. Tuttavia, ora sappiamo che i leader al vertice di queste organizzazioni a Washington, New York e Roma erano consapevoli che gli esecutori sul campo non potevano garantire che gli aiuti finissero nelle mani giuste. Aggiunge la beffa al danno che ciò si sia verificato mentre il mondo sperimenta una carenza globale di cibo. Questo è inaccettabile”


Aggiungendo:

“La questione della diversione alimentare è solo una parte di un modello di comportamento con il governo etiope. È sciocco pensare che il governo etiope stia lavorando con noi in buona fede e non possiamo essere ingannati di nuovo. La mancanza di controllo e di guardrail dell’assistenza umanitaria degli Stati Uniti non dovrebbe reggere”.


Lo scandalo del dirottamento alimentare umanitario è stato perpetrato in 8 regioni dell’ Etiopia.

Ci sono milioni di persone che hanno un disperato bisogno di aiuti alimentari nel Tigray. La sospensione dell’assistenza alimentare da parte di USAID e WFP sta già avendo gravi conseguenze per i gruppi vulnerabili, i bambini, gli agricoltori e la pace. Teklehaymanot G. Weldemichel (ተኽላይ) per Devex ne ha fatto un’ analisi.

Nel contempo le morti silenziose in Tigray sono accomunate dal silenzio e mutismo totale dei media in Italia sulla catastrofe umanitaria prodotta dall’uomo e dalla guerra. Ci sono casi di informazione più unici che rari che con la ripubblicazioni di contenuti di articoli anglofoni cavalcano l’onda online del tag e delle parole chiavi per restare ai primi risultati su Google notizie per fini di visibilità, ma non per reale denuncia informativa in tutela del diritto umanitario e degli individui.

La firma dell’accordo di cessazione ostilità ha legittimato i media italiani a non considerare più importante il tema Tigray (non che fosse mediaticamente differente il periodo di 2 anni di pre accordo) che comunque continuano a perpetrare una certa propaganda strumentale e politicizzata, condividendo rumore di fondo chiamato per alcuni anche gossip, break news su migranti, barconi, invasione degli uomini neri dall’Africa in Italia, o di “dirottatori” e “clandestini” (recente caso Crosetto con la nave turca direzionata verso la Francia) senza considerare oggettivamente dati, numeri: l’informazione è tutt’altra cosa di articoli di “procurato allarme”.

Quasi nessuno che si fosse degnato di segnalare l’attività di pulizia etnica denunciata da HRW – Human Rights Watch: 3 media dopo 5 giorni, 5 media nell’arco di 10 giorni

Pulizia etnica perpetrata dalle forze amhara e milizie fano sul popolo del Tigray anche dopo l’accordo di Pretoria.


Approfondimento: Etiopia, la pulizia etnica persiste nonostante la tregua in Tigray


Risultati di ricerca su "Pulizia etnica Etiopia" del 6/6/2023 (5 giorni dopo la pubblicazione del report di HRWRisultati di ricerca su “Pulizia etnica Etiopia” del 6/6/2023 (5 giorni dopo la pubblicazione del report di HRW
Tigrai TV ha segnalato lunedì 12 giugno 2023, che dalla firma dell’accordo ChOA avvenuta il 2 novembre 2022, oggi si contano (registrati formalmente) 327 sfollati interni morti per fame.

Nel contempo non sapremo mai il numero reale di quante altre persone in disparte e isolate dal resto del mondo in due anni di guerra genocida in Tigray sono morte e stanno morendo di stenti e per mancanza di cibo e cure mediche.

Nel contesto del supporto umanitario in cui dovrebbero essere principalmente le istituzioni governative interne ed internazionali a muoversi per salvare quante più vite possibili dalla fame, dalle malattie ed epidemie per mancanza di acqua o farmaci, sono invece molte più le realtà dietro le quinte, gruppi e collettivi silenziosi sia in loco che nella diaspora che stanno lavorando per salvare e salvarsi come popolo tigrino e come singoli individui.

Ethiopian Reporter mercoledì 14 giugno 2023 segnala che il numero di persone che muoiono a causa della prolungata mancanza di cibo nella regione del Tigray è in aumento e la fame sta peggiorando.

Nel distretto di Samar, che si trova 40 chilometri a sud di Mekelle, negli ultimi 4 mesi sono morte 25 persone e si segnala che 670 bambini sono attualmente in condizioni critiche.

Un giornalista era presente recentemente nella zona e ha osservato che molte madri e bambini dormivano nelle loro case senza cibo e senza potersi muovere.

Un altro giornalista ha dichiarato che c’è un problema peggiore nella città di Tenben (Abi Adi), che si trova a 80 chilometri a nord di Mekele. Soprattutto nella città di Tenben, ci sono circa 50.000 sfollati, il che ha aggravato il problema.

19 dei 10.000 sfollati che si sono rifugiati nei pressi di una scuola della città di Tenben sono morti di fame, e gli sfollati che hanno parlato con il giornalista hanno detto che sono rimasti per mesi senza alcun aiuto.

Tadese Yilma, il coordinatore degli sfollati a Tenbene ha dichiarato:

“Una persona che sta morendo di fame ha sicuramente 19 anni. Diabete, ipertensione e altre malattie non vengono curate. Non c’è alcuna disposizione”.


Il capo del centro sanitario di Tenben (Abi Adi) ha denunciato che sebbene arrivassero più di 50 pazienti ogni giorno, non era possibile fornire alcun trattamento e che non ci sono ambulanze da inviare a Mekelle.

Continua dicendo che in varie aree, soprattutto nei dintorni di Mekelle, il numero di persone che stanno morendo di fame è in aumento e sta andando fuori controllo. Aggiunge che l’amministrazione ad interim del Tigray, IRA, costituita come obblighi dell’accordo di Pretoria, non sta rispondendo alle necessità e ai bisogni delle persone. Ha anche affermato che le autorità del TPLF a Mekelle e nella woreda [distretto] sta cercando di impedire ai media di denunciare e dare visibilità al problema.

Oggi si contano più di 1 milione di sfollati nello stato regionale del Tigray. A rischiare di morire di fame però non sono solo gli IDPs ma anche i civili, le persone che hanno ancora una casa.

“Durante la guerra, la nostra zona era assediata dai soldati eritrei. Hanno distrutto i raccolti. Non hanno lasciato proprietà. Non i sono buoi per arare. Sono passati 5 mesi da quando i nostri aiuti sono stati interrotti”


Lunedì 12 giugno 2023 Tim Vanden Bempt condivide la sua analisi via social:

“L’ultima volta che le persone nel Tigray hanno ricevuto assistenza alimentare è stato 2 mesi fa e solo circa 250.000 dei 5,3 milioni bisognosi sono stati raggiunti nel mese precedente.

Sono 2,5 milioni le persone che possono contare sugli altri solo per ricevere cibo (doni, prestiti, elemosina o aiuti alimentari). Non sembra probabile che WFP o USAID riprendano gli aiuti alimentari nelle prossime settimane.

Ciò significa che nei prossimi giorni e settimane le migliaia di bambini e anziani che stanno già bilanciando la linea sottile tra la sopravvivenza e la morte probabilmente soccomberanno alla fame.

Sebbene comprensibile che la deviazione, il furto e la corruzione delle consegne di aiuti debbano essere indagati e che a causa di tale distribuzione sarà temporaneamente sospesa, la durata dell’attuale sospensione crea più vittime del crimine che cerca di prevenire.

E la sospensione degli aiuti alimentari da parte della comunità internazionale rende evidente un altro (e ben peggiore) crimine nel Tigray. Dopo 2 anni di guerra e blocco, il governo etiope non sta ancora fornendo aiuti di emergenza ai milioni di persone che soffrono.

L’IC non ha più scuse per assistere alla campagna di fame del governo etiope. Milioni di persone nel Tigray hanno bisogno di aiuti alimentari e il governo non può più nascondersi dietro ‘ostilità’ per non salvarli. C’è un accordo di pace, ma c’è ancora il genocidi in atto in Tigray [per volontà politiche]”


Tigrai TV martedì 13 giugno 2023 condivide il messaggio e l’ennesimo appello di Abune Tesfaselassie Medhin, vescovo dell’Eparchia di Adigrat, che chiede un’attenzione urgente per gli sfollati interni nel Tigray.

youtube.com/embed/njeNWv_OX0o?…

Ethiopian Reporter riporta la testimonianza di IDP, Tadese Yilma:

“Siamo stati tutti espulsi da Humera e Wolqait. Ci sediamo qui e non c’è aiuto. Se il governo dice che c’è pace, se sgomberiamo [dalle forze esterne Amhara e milizie fano] la nostra terra, vogliamo tornare al nostro villaggio per coltivare e mangiare”


Il ritiro delle forze occupanti (amhara ed eritrei) il Tigray è punto fondamentale del’accordo di tregua però ancora disatteso, diverse truppe eritree sono uscite dalla regione, ma persiste la pesante occupazione amhara nel Tigray occidentale, territorio rivendicato come storico e sotto la sua giurisdizione, zona ancora contesa e in attesa di reale confronto tra le parti (governo centrale, IRA e governo regionale amhara che dovrebbero gestire la situazione secondo ChOA e normativa costituzionale): in questo stato gli IDP e i rifugiati tigrini in Sudan non possono tornare alle loro case.

Tigrai TV domenica 11 giugno 2023 ha indicato che i soldati eritrei stanno occupando ancora 43 scuole nel Tigray orientale.

La catastrofe umanitaria in Tigray per milioni di persone è supportata pesantemente anche dalle conseguenze del cambiamento climatico.

Il campanilismo mediatico politicizzato dello stivale fa sapere al popolo italiano che recentemente le alluvioni hanno attaccato pesantemente l’Emilia Romagna e i suoi residenti, ma si sono dimenticati che anche in altre parti del mondo il cambiamento climatico produce sempre più vittime come in Tigray.

Nell’Africa che l’Italia vede come sinonimo di “migranti”, “barconi”, “l’uomo nero”, “invasori”, e che accostano alla propaganda fascista di Lollobrigida e della “sostituzione etnica”… si muore di sete causa siccità, o perché arriva troppa acqua.


Approfondimento: Report di Amref – Africa per i media italiani è solo guerre, migranti & terrorismo


Tigrai TV segue ed aggiorna costantemente sui problemi sociali ed umanitari di civili e sfollati interni.

Venerdì 9 giugno 2023 denuncia che: “Malnutrizione e strutture mediche inadeguate in Tigray – Donne e madri nel distretto di May-Kinetal muoiono a causa della malnutrizione e di un servizio medico inadeguato.”

youtube.com/embed/TziBp7Ow58k?…

Gli sfollati interni a Shire sono stati colpiti da un’alluvione che ha gettato ancora più in crisi la loro possibilità di sopravvivenza già deteriorata dal quasi nulla che hanno come supporto ed assistenza.

L’ alluvione ha colpito anche il distretto di Asgede, nord est del Tigray: nel campo IDP di Hitsats per sfollati interni si contano 1 morto e 13 feriti.

youtube.com/embed/YP7GEgiJkUs?…

Secondo il giornalista Meles Abadi, l’alluvione, preceduta da forti piogge e tempeste, ha squarciato le tende dove si rifugiano gli sfollati. Il campo degli sfollati interni, un tempo campo profughi per rifugiati eritrei, è stato distrutto dalle forze eritree quando hanno occupato l’area insieme alle forze etiopi nel corso della guerra.

Mercoledì 14 giugno il Gen. della Task Forces dell’ IRA ha denunciato l’implicazione eritrea nel dirottamento di 3000MT (tonnellate metriche) di grano.

Dopo una rapida ricerca confutata da un tweet del WFP Ethiopia si può capire che quelle migliaia di MT di supporto alimentare possono corrispondere approssivativamente a 165 camion: ovviamente dipende da come viene stoccato il materiale

Ogni singolo seme è un aiuto per le persone biognose, ma nel contesto generale 165 camion sono solo una goccia nell’oceano considerando che diversi report parlano di migliaia di camion che non sono mai arrivati a destinazione in Tigray.

Tutte queste evidenze inserite nel contesto che qualcche media definisce post bellico, narrativamente parlando rappresenta una realtà distorta dalle parole utilizzate.

Si può solo formalmente parlare di periodo post bellico perché è stato siglato l’accordo di tregua, obbligato e necessario per poter trovare il tempo necessario per fermare le bombe, ma le tensioni e gli abusi stanno continuando nonostante l’accordo (come evidenziato anche in questo articolo).

Si può solo formalmente parlare di periodo post bellico, ma le persone stanno ancora morendo di fame e stenti, per mancanza di materiale salvavita e supporto sanitario perché è ancora in atto una guerra che dalle bombe e droni si è spostata al livello politico: anche le volontà di indirizzo politico possono essere micidiali per massacrare un popolo, milioni di persone.

L’attenzione per l’attuale catastrofe umanitaria in Tigray per milioni di persone non deve essere dimenticata, nonostante molte realtà anche a livello internazionale stiano cercando di passare oltre per tutelare interessi, nuovi accordi economici e risorse.


tommasin.org/blog/2023-06-15/e…

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PRIVACYDAILY


N. 141/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Il blitz del Partito popolare europeo non è riuscito e alla fine il Parlamento Ue in plenaria a Strasburgo ha approvato la propria posizione negoziale sulla legge Ue che normerà l’intelligenza artificiale (la prima al mondo) vietando il riconoscimento facciale in spazi accessibili al pubblico. Il Ppe aveva... Continue reading →


La fame nel Tigray e lo scandalo della deviazione degli aiuti alimentari tra WFP ed Etiopia


Rimaniamo perplessi sul perché le misure drastiche vengano prese solo per il Tigray, in vista del furto organizzato di aiuti alimentari in tutto il paese… L’aiuto alimentare destinato ai tigrini affamati che è stato sostanzialmente rubato e portato in loc
Rimaniamo perplessi sul perché le misure drastiche vengano prese solo per il Tigray, in vista del furto organizzato di aiuti alimentari in tutto il paese… L’aiuto alimentare destinato ai tigrini affamati che è stato sostanzialmente rubato e portato in località come Gambela e persino in Kenya è il discorso della città di Mekelle.


Fonte: Professor Jan Nyssen

Negli ultimi tre mesi più di 270 persone sono morte di fame solo nella zona nord-occidentale del Tigray. I decessi sono stati segnalati dai centri per sfollati interni (IDP) e dai villaggi della zona. In precedenza, avevamo riferito della terribile situazione della fame nei campi per sfollati a Mekelle. Le cose vanno peggio di prima: le persone muoiono ogni giorno di fame. Inoltre, anche migliaia di sfollati appena arrivati ​​dal Tigray occidentale hanno bisogno di un sostegno alimentare immediato.

Secondo il Tigray Regional Health Bureau, tra marzo e aprile, c’è stato un aumento del 28% nel numero di bambini sotto i cinque anni che muoiono per malnutrizione acuta. La colpa è principalmente della cessazione degli aiuti al Tigray. In un lungo thread su Twitter, la giornalista spagnola Ximena Borrazas riporta ulteriormente la fame in corso nel Tigray.

Stanno ora emergendo maggiori dettagli sui motivi della sospensione degli aiuti alimentari da parte del WFP e di USAID (di gran lunga il più grande donatore di aiuti alimentari all’Etiopia), e ha a che fare con furti su larga scala che si verificano da diversi anni, ma che ora si stanno intensificando.

Dopo che è stata avviata un’inchiesta interna sulla diversione degli aiuti alimentari, The New Humanitarian ha annunciato che il 2 giugno il direttore e vice del WFP in Etiopia si è dimesso, un’informazione che il WFP ha negato. I risultati dell’indagine devono ancora essere pubblicati.

L’indagine ha esaminato la possibile diversione degli aiuti alimentari, in cui il cibo presumibilmente destinato al Tigray è stato invece venduto sul mercato aperto: i volumi di cereali per aiuti sono stati rintracciati in varie parti dell’Etiopia. Per questo motivo, l’assistenza al Tigray è stata interrotta fino al termine delle indagini.

Ho assistito a una distribuzione di aiuti alimentari (PSNP) nel Tigray intorno al 2016. Villaggio per villaggio, le persone sono venute con i loro asini. Mi hanno detto che avrebbero preferito noleggiare un camioncino Isuzu per caricare tutti i bagagli per il loro villaggio; ma era condizione che venissero con i loro asini. Non dovrebbero esserci camion vicino al centro di distribuzione, per evitare la rivendita all’ingrosso da parte di chi si occupava della distribuzione degli aiuti.

Certo, qualche grosso camion potrebbe essere andato direttamente ai mulini, ma secondo i contadini, a livello di distribuzione nei villaggi, non ci sono stati furti.

L’anno scorso, il commissario della National Disaster Risk Management Commission (NDRMC) Mitiku Kassa era già stato messo da parte per corruzione riguardante la distribuzione di aiuti, il che non ha fermato i furti in corso.

Ad aprile, gli sfollati nella zona di Aba’ala, nella regione di Afar, hanno già lanciato proteste per il ruolo svolto dai funzionari governativi nell’appropriazione indebita dei fondi di soccorso. In quell’occasione, Melese Awoke, responsabile della comunicazione presso il WFP Etiopia, ha affermato che la corruzione degli aiuti è comune.

Nelle prossime settimane sono previste altre dimissioni del WFP poiché si ritiene che anche le scorte di cibo siano state dirottate nella regione somala che già soffre di siccità.

Ora, fonti interne affermano che lo scandalo di corruzione degli aiuti alimentari coinvolge anche l’esercito etiope (ENDF) e otto governi regionali, oltre a figure di alto rango del WFP e dell’USAID. Funziona da anni (prima della guerra) ma si è intensificato durante la guerra. Il grano viene deviato verso i commercianti e le grandi fabbriche di farina. La corruzione sarebbe addirittura collegata a sospetti di inflazione delle statistiche demografiche dell’Etiopia da 100 milioni a 120 milioni, che hanno consentito di gonfiare i volumi degli aiuti alimentari, quindi possibilità di dirottarli.

L’aiuto alimentare destinato agli affamati tigrini che è stato sostanzialmente rubato e portato in località come Gambela e persino in Kenya è oggetto di discussione nella città di Mekelle. Il primo ministro etiope ha recentemente dichiarato con grande orgoglio che il suo paese ora esporta grano.

Fortunatamente per le persone affamate in altre regioni dell’Etiopia, fuori dal Tigray, lì gli aiuti alimentari non sono stati interrotti. Ma rimaniamo perplessi sul perché le misure drastiche vengano prese solo per il Tigray, in vista del furto organizzato di aiuti alimentari a livello nazionale. Pertanto, è fondamentale allentare i vincoli sugli aiuti alimentari al Tigray pur essendo completamente trasparenti sulle strategie di furto che sono state scoperte e sui principali colpevoli.

Sviluppi


Il 9 giugno USAID ha deciso di sospendere gli aiuti alimentari all’intero Paese Etiopia.

Un diplomatico europeo ad Addis Abeba (che è sempre stato affidabile negli ultimi anni) ha confermato che il grano che il premier Abiy si vantava di esportare era in realtà grano prelevato dalle spedizioni di aiuti del WFP/USAID. Quindi, la dichiarazione del primo ministro è stata probabilmente una trovata di pubbliche relazioni per nascondere ciò che stava realmente accadendo.

Il diplomatico ha detto che c’è un crescente consenso sul fatto che i comuni cittadini del Tigray e dell’Etiopia, vittime di questa colossale frode, non debbano essere ancora una volta il bersaglio dell’interruzione degli aiuti. L’assistenza in denaro è un metodo per aiutare i più poveri tra i poveri poiché ci sono meno possibilità di furto e non interferisce con la produzione agricola da parte degli agricoltori locali. In ogni caso, è incoraggiante sentire che c’è almeno il desiderio di riprendere gli aiuti al Tigray. Possiamo solo sperare che possano trovare una soluzione per compensare l’enorme carenza e l’inerzia.

Le misure dovrebbero prendere di mira i colpevoli, non le vittime!


FONTI:


FONTE: martinplaut.com/2023/06/09/sta…


tommasin.org/blog/2023-06-14/l…



Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione negoziale sul regolamento sull’intelligenza artificiale (IA) nella votazione avvenuta mercoledì (14 giugno) nella sessione plenaria a Strasburgo. La posizione è passata a larga maggioranza con 499 voti a favore, 28 contrari e...


Historic vote: EU Parliament to ban biometric mass surveillance


Strasbourg, 14/06/2023 – Today, the European Parliament voted to ban real-time facial surveillance in public spaces in the EU’s new Artificial Intelligence Act (AI Act). Automated behavioural surveillance, on the other hand, is …

Strasbourg, 14/06/2023 – Today, the European Parliament voted to ban real-time facial surveillance in public spaces in the EU’s new Artificial Intelligence Act (AI Act). Automated behavioural surveillance, on the other hand, is not to be banned (277:306:38 votes). With this position, the European Parliament enters trilogue negotiations with EU governments on the final legislation.

EU lawmaker and digital freedom fighter Patrick Breyer (Pirate Party) comments:

“Even if we were not able to secure a majority for a ban on automated behavioural surveillance: The fact that the European Parliament is pushing for a ban on real-time face surveillance in public spaces is a historic success for the civil rights movement and a clear vote against a dystopian future of Chinese-style biometric mass surveillance in Europe. After all, biometric real-time surveillance has never been able to prevent a terrorist attack, as advocates would have us believe. With false alarm rates as high as 99%, these technologies are not nearly reliable enough to be of any use. These technologies systematically discriminate against underrepresented groups and have a chilling effect on a free and diverse society.

„The ‘exceptions’ demanded by EU governments and the Commission would effectively remove the ban, as there are always many people who are wanted by judicial warrant. To look even for a single person, facial surveillance would still have to be applied on everyone – which is exactly what mass surveillance is. Worse, such exceptions are used by governments as ‘instruction manuals’ to legitimise new mass surveillance laws.

„People who feel constantly watched and monitored cannot freely and courageously stand up for their rights and for a just society. In the upcoming negotiations with EU governments, we must fight for a Europe free of dystopian mass surveillance.”

In the run-up, a petition of 250,000 citizens had called for a ban on error-prone and discriminatory facial surveillance.

Plenary speech by Patrick Breyer yesterday: patrick-breyer.de/en/artificia…

Failed motion to ban automated behavioural surveillance:

europarl.europa.eu/doceo/docum…


patrick-breyer.de/en/historic-…

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Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione negoziale sulla legge sull’intelligenza artificiale (IA) nella votazione avvenuta mercoledì (14 giugno) nella sessione a Strasburgo. La posizione è passata a larga maggioranza con 499 voti a favore, 28 contrari e 93...


“Intelligenza artificiale (AI) nella comunità accademica e della ricerca – Quali opportunità e quali rischi?”


Domani 15 giugno dalle ore 11.30 parteciperò a Firenze alla Conferenza GARR 2023 nel panel “Intelligenza artificiale (AI) nella comunità accademica e della ricerca – Quali opportunità e quali rischi?”. Per informazioni eventi.garr.it/it/conf23/progr… Qui il link al live streaming eventi.garr.it/it/conf23


guidoscorza.it/intelligenza-ar…



PRIVACYDAILY


N. 140/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Spotify ha ricevuto una multa da 5 milioni di euro per violazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea (Gdpr). La multa è arrivata dopo quattro anni di contenzioso portato avanti da Noyb, organizzazione no profit per i diritti digitali, dopo che l’azienda di streaming musicale... Continue reading →


“Quali sono i rischi che una azienda deve affrontare per una mancata armonizzazione al quadro regolatorio con particolare attenzione alla protezione dei dati e ai rischi connessi”


Domani dalle 18.45, interverrò al Global Risk Forum nel panel “Quali sono i rischi che una azienda deve affrontare per una mancata armonizzazione al quadro regolatorio con particolare attenzione alla protezione dei dati e ai rischi connessi”, organizzato da Business International, gruppo Fiera Milano. Per info qui businessinternational.it/Event…


guidoscorza.it/quali-sono-i-ri…



Artificial intelligence: We are no longer free under constant surveillance!


On the day before the crucial vote on the European Parliament‘s negotiating mandate on artificial intelligence, Pirate Party MEP Patrick Breyer levelled serious accusations against EU governments, the EU Commission and …

On the day before the crucial vote on the European Parliament‘s negotiating mandate on artificial intelligence, Pirate Party MEP Patrick Breyer levelled serious accusations against EU governments, the EU Commission and conservative MEPs who want to allow automated facial recognition in public spaces. At the same time, Breyer justified the cross-party motion to add automated behavioural surveillance to the list of prohibited technologies.

His speech in full:

“Governments in France and elsewhere dream that machines could rid the world of all evil if only they could whisper to us who is going where with whom and when, or who is behaving ‘abnormally’.

In reality, not a single terrorist has been found with biometric mass surveillance, not a single attack has been prevented, instead countless arrests of innocent citizens have been made, up to 99% of citizens have been falsely reported as suspects.

Your supposed exceptions are window dressing – thousands are wanted by judge’s order at any time.

You open a Pandora’s box and lead us into a dystopian future of a distrustful high-tech surveillance state based on the Chinese model. You are willing to hand authoritarian governments of the present and the future an unprecedented weapon of oppression.

Under constant surveillance we are no longer free!

Automatic behavioural surveillance destroys freedom, diversity, protest. We don’t want to live in a dead, conformist consumer society of yes-sayers.

Let’s secure a future free of biometric mass surveillance for Europe, and a future of freedom and diversity for our children!”


patrick-breyer.de/en/artificia…

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Leak: Data retention and encryption: EU Government’s “Going Dark” program to attack citizen’s rights with PR


A German diplomatic correspondence that was leaked by netzpolitik.org on Friday and other documents reveal the insistence by EU member state governments in blanket mass surveillance in the form of … https://netzpolitik.org/2023/going-dark-eu-gruendet-arb

A German diplomatic correspondence that was leaked by netzpolitik.org on Friday and other documents reveal the insistence by EU member state governments in blanket mass surveillance in the form of data retention and ideas to make secure encryption illegal. The fundamental rights jurisdiction of the highest EU Court is seen as a problem, while Governments are wishing for a new narrative that would change the way we look at privacy and surveillance.

The documents talk about the Swedish Presidency’s “Going Dark” program that aims to extend law enforcement capabilities with a focus on over-the-top (OTT) media services, End-to-end encryption (E2EE), the Electronic Evidence Regulation, the ePrivacy Regulation, the Media Freedom Act, the retention of citizen’s communications meta data and access to Whois data. According to the German diplomatic correspondence member state governments share a “a largely homogeneous opinion” about that program.

Data retention: Insisting in illegal mass surveillance

The Swedish Presidency complains that “the impact of limitations to data retention requires to be aware of the loss of data” (PDF). This interpretation is in line with the overall debate in the Council but ignores the actual situation: The ECJ has constantly expanded the exceptions to the general rejection of blanket retention of citizen’s communication data over the years. Nevertheless, governments repeatedly violated the Court’s rulings causing a crisis of the Rule of Law in the EU. As a consequence, too much rather than too little of citizens’ communications data is being stored for no reason. Addressing a “loss of data” in this situation ultimately refers to the Government’s actual desire: a nation- and EU-wide, round-the-clock retention of everybody’s communications meta data, which has consistently been ruled illegal. The Belgian government that has again passed a law that provides for illegal mass surveillance only recently, declares in a Council document: “we need to strike the right balances (…) but also with regard to commercial interests and business models that guide the industry”. Likewise, the Czech Republic proposes a new argument as an attempt to justify the retention of citizen’s communication meta data to “distinguish legitimate calls from fakes using combination of contact number spoofing with AI voice manipulation.” Member state governments appear to have no other idea of how to design police work on the Internet but by means of mass surveillance.

The German correspondence notes: “Currently, an “outcry” from law enforcement agencies is clearly perceptible.” In March this “Outcry” became publicly visible when the European Police Chiefs released a Joint Declaration that likewise blames jurisprudence: “The case law of the CJEU (…) presents a significant hurdle to Law Enforcement Agencies” (PDF). Seen from a fundamental rights perspective the opposite is true.
Case law allows for extensive retention of citizen’s communication data and provides law enforcement agencies a legal frame for their work. Neither the CJEU’s jurisdiction nor citizen’s rights present a hurdle but Governments that repetitively passed illegal laws on data retention that foreseeable failed in courts created that hurdle over a course of 15 years. The representative of the Estonian government for example completely rejects the Court’s jurisdiction: “it is not possible to implement the solutions proposed by the ECJ.” The ignorant will to mass surveillance has prevented reliable solutions as digital rights experts have explained.

Unsubstantiated claims in the loop

The Joint Declaration of the European Police Chiefs keeps following a downward spiral by repeating unsubstantiated claims: “Unclear and insufficient retention periods in the case of storage of data for commercial purposes. This is particularly problematic in countries that do not (in accordance with the rulings of the CJEU) have any legal obligation for service providers to retain non-content data (…).” Fact is, that data retention laws have no measurable effect on the crime rate or the crime clearance rate in any EU country as a study by the European Parliament’s Research Service (EPRS) finds.

Public relations against fundamental rights

Because there is a great deal of resistance from civil society and from constitutional courts when it comes to data retention, the Presidency wants to develop “a better and more complete narrative” (PDF) to achieve its goals.

Responding to that, the Austrian Government suggest to add rules of criminal procedure to Single Market Dossiers and emphasises that it is of importance to not only take legislative action but also to do “Public Relations” work, for example to raise awareness accordingly in the European Parliament. The representative of the Lithuanian government welcomes that PR approach as “it offers the opportunity to change the narrative (…) turn around the wrong impression that law enforcement is the main source of risk to the fundamental rights.” (PDF)

Is the door weaker if someone has the key?

Referring to the Member States debate of the “Going Dark” program, the German diplomatic correspondence reads: “The question arises whether legal adjustments might be necessary in view of the fact that encryption technologies such as Encrochat could be legally distributed up to now. (…) With end-to-end encryption, it is impossible to intercept information, which is why, for example, there are discussions about the Media Freedom Act. (…) There is therefore a need for good instruments that are in line with EU values and do not prevent encryption altogether.” Adding to the ongoing debate, the representative of Estonia is asking: “is the door weaker if someone has the key?”

A Crisis of the Rule of Law

The documents show a considerable distrust of fundamental rights and the Rule of Law on the part of the member state governments. The German diplomatic correspondence refers to the view of the Swedish government: “It was astonishing how much the ECJ prioritized privacy over other legal rights and principles. The IRL und LVA also commented accordingly on the ECJ decision.” The representative of Estonia is of the opinion that the CJEU is “forced to always refer to the Charter of Fundamental Rights (…) until the EU comes up with a solution that would allow them to reassess the principles and approach to this”.

“Going Dark” is a myth

The notion of “Going Dark” refers to the phenomena that “criminals can commit crimes in ways that law enforcement cannot detect and intercept.” This is a myth created by US intelligence agencies. In truth authorities have never had access to information on our private lives as comprehensive and all-encompassing as in today’s digital era.

Instead of concentrating on repeatedly successful means of targeted investigations that focus on suspects and perpetrators, the EU member state governments try to interfere with the foundation of the Internet and the Rule of Law in a way that affects everybody’s privacy and fundamental rights. Alternatives, amongst others, a democratic improvement of policing through better trained and equipped personnel and better child protection through more competent and better equipped authorities are not considered. This gap is all the more problematic as there is no evidence that there is a legal lack of law enforcement capabilities in the European Union. Laws were much more tightened and expanded and with the new Electronic evidence regulation yet another tool for law enforcement will help to improve investigations which are in general already highly successful, if governments provide sufficient personal and technical resources.


patrick-breyer.de/en/leak-data…



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