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LE FRODI ITALIANE NEI CONFRONTI DELL’UNIONE EUROPEA
Abbiamo già parlato dell’attività dell’ #EPPO, la Procura Europea (1), con uffici siti in 22 degli Stati Membri #UE, che sono responsabili delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione) (2). Ricordiamo che nell’Ue irregolarità e frodi segnalate valgono nell’ultimo anno censito 1,66 miliardi.
Il sistema di contrasto a tale tipo di attività illecite è completato dall’ #OLAF (3), Agenzia che indaga sui casi di frode ai danni del bilancio dell'UE e sui casi di corruzione e grave inadempimento degli obblighi professionali all'interno delle istituzioni europee, e dal #Colaf, il Comitato italiano ministeriale per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue, presso il Dipartimento Politiche Europee (4).
Quest’ultimo organismo – che collabora con l’OLAF avendo la qualifica di Servizio di coordinamento antifrode (Anti-fraud coordination service - AFCOS) - ha inviato al Parlamento italiano l’annuale Relazione sulle frodi (italiane) ai danni dell’UE.
Ne parla in un articolo sul sito del quotidiano Il Sole 24 Ore (5) la giornalista Manuela Perrone, che sottolinea come l’Italia sia al nono posto in Europa per frodi attuate (in un anno sono stati chiusi 188 dossier - il 6,86% in più dell’anno precedente – per un importo di 71,76 milioni).
Ad operare contro tale tipo di frodi, in particolare, la Guardia di Finanza con l’apposito nucleo per la repressione delle frodi nei confronti dell'Ue istituito presso il Dipartimento per gli Affari europei.
Tutti i riferimenti citati:
(1) eppo.europa.eu/en
(2) noblogo.org/cooperazione-inter…
(3) noblogo.org/cooperazione-inter…
(4) politicheeuropee.gov.it/it/dip…
(5) ilsole24ore.com/art/frodi-ue-2…
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IL FENOMENO DEGLI OMICIDI IN AMBITO GLOBALE (CON UN FOCUS SUI FEMMINICIDI)
Logo dell’UNODC
Interessante studio dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe ed il crimine (#UNODC, con sede a Vienna) sugli omicidi in ambito globale.
Copertina dello studio
La quarta ed ultima edizione – riferita ai dati del 2022 - del Global Homicide Study (reperibile qui: unodc.org/unodc/data-and-analy…) offre un esame completo delle tendenze e dei modelli di omicidio intenzionale nel mondo, nonché un’analisi delle complesse dinamiche dietro questi numeri. Lo studio approfondisce diversi aspetti dell'omicidio, inclusa l'entità dell'omicidio intenzionale in numeri e tassi assoluti. Evidenzia le tendenze regionali e subregionali, i dati demografici, l’età e i profili di genere delle vittime. Esplora anche l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle tendenze degli omicidi.
Riguardo alle tipologie di omicidio lo studio copre tre categorie: omicidi legati ad attività criminali, omicidi interpersonali e omicidi di matrice socio-politica.
Inoltre, lo studio considera gli impatti dei megatrend come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la disuguaglianza, l’urbanizzazione e i cambiamenti tecnologici, con l’obiettivo di fornire informazioni su come questi sviluppi globali più ampi possano intersecarsi e influenzare i tassi di omicidio
Copertina dello studio sul femminicidio
I FEMMINICIDI
Un'analisi dettagliata dei modelli e delle tendenze negli omicidi di donne e ragazze legati al genere (femminicidio) è fornita in un documento di ricerca separato, pubblicato in tandem. Lo trovi qui: unodc.org/documents/data-and-a… .
A livello globale, quasi 89.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022, il numero annuale più alto registrati negli ultimi due decenni.
Donne e ragazze in tutte le regioni del mondo sono colpite da questo tipo di violenza di genere.
Con circa 20.000 vittime nel 2022, l’Africa – per la prima volta dal 2013, quando l’UNODC ha iniziato a pubblicare stime regionali - ha superato l'Asia come regione con il maggior numero di vittime in termini assoluti. Tra il 2010 e il 2022, l'Europa ha assistito a una riduzione media del numero di intimi femminili omicidi legati al partner o alla famiglia (del 21%), anche se con differenze tra le sotto regioni e con alcune battute d’arresto nell’Europa occidentale e meridionale, soprattutto dopo l’inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020.
I DATI RIFERITI ALL’ITALIA
I dati nazionali sugli omicidi e sulla risposta del sistema di giustizia penale raccolti dall’UNODC sono disponibili sul portale dei dati ( dataunodc.un.org/dp-intentiona… ).
I dati italiani complessivi
Diagramma sull’andamento degli omicidi in Italia negli anni
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Task Force sui Balcani occidentali. Istituzione di un sistema di allerta precoce nella lotta al traffico di esseri umani
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Venti paesi dell'UE hanno firmato a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia una dichiarazione sulla lotta al traffico di esseri umani. A sostegno Europol, Eurojust e FRONTEX
Il 12 dicembre 2023, 20 paesi dell’Unione Europea (#UE) hanno firmato la Dichiarazione congiunta di intenti (JDoI) in una riunione della Task Force sui Balcani occidentali (#TFWB) tenutasi a Roma. Le agenzie #Europol, #Eurojust e #FRONTEX opereranno come partner mentre sarà l' #Austria ad assumere il sostegno delle misure operative agli Stati dei Balcani e agli Stati dell'UE nella lotta contro il traffico illegale di esseri umani.
A tale proposito il ministro dell'Interno Gerhard Karner ha affermato “L’Austria svolge da tempo un ruolo pionieristico nella lotta contro la brutale e disumana mafia del contrabbando. Grazie all'ufficio di coordinamento per la lotta alla tratta di esseri umani, Vienna è diventata un importante centro informativo. Vorrei ringraziare tutti gli investigatori coinvolti per la maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro la mafia del contrabbando”.
La Task Force sui Balcani occidentali
La Task Force sui Balcani occidentali fu lanciata il 7 giugno 2018 dai ministri degli Interni dei paesi europei Austria, Croazia, Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia, Ungheria, Grecia e Kosovo.
Da allora, la cooperazione internazionale nella lotta contro la tratta di esseri umani gode di grande riconoscimento da parte dei soggetti coinvolti. La TFWB ha il mandato dei decisori politici e solide risorse finanziarie. La task force è incardinata nell'ambito dell'Ufficio federale di polizia criminale austriaco.
Attività della Task Force Balcani occidentali
La TFWB si caratterizza in particolare per le reazioni rapide e il lavoro strategico e operativo, volto a prevenire i crimini nel campo della tratta di esseri umani. La tecnologia all’avanguardia abbinata all’elevato livello di conoscenza specialistica da parte di esperti è stato il fattore decisivo perché l’Austria ha registrato una significativa diminuzione degli arresti di trafficanti nel 2023.
Le riunioni periodiche degli Stati membri della TFWB consentono lo scambio bilaterale e lo sviluppo di altre misure importanti nella lotta al traffico di esseri umani.
Dichiarazione congiunta di intenti
Uno dei risultati di una riunione della TFWB tenutasi all’inizio del 2023 in Albania e Montenegro fu la necessità di un impegno dei vertici/leadership delle rispettive unità di polizia e dei decisori politici nei confronti della task force sui Balcani occidentali. Per implementare i contenuti è stata ora redatta una Dichiarazione congiunta di intenti.
Il JDoI è un “progetto faro”, parte del più ampio progetto da 36 milioni di euro dell'Unione Europea titolato “Sostegno al rafforzamento della lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali” (#EU4FAST).
Il 12 dicembre 2023, 20 stati europei, supportati da Europol, Eurojust e dai membri FRONTEX del TFWB, hanno firmato a Roma la dichiarazione congiunta di intenti.
Obiettivi della Dichiarazione congiunta di intenti
Oltre alla creazione di un sistema di allarme rapido che dovrebbe reagire a determinati indicatori, nonché alla creazione di rapporti sulla situazione strategica e operativa, due obiettivi sono particolarmente importanti nell’attuazione del JDoI:
- L'istituzione di un “meccanismo di risposta rapida” è intesa a garantire in futuro che le forze di reazione forniscano il più rapidamente possibile un sostegno attivo nella gestione dei casi di traffico sul posto.
- L'istituzione di un punto di contatto unico (SPOC) che sarà costantemente accessibile per le questioni relative alla TFWB e quindi alla tratta di esseri umani.
Attualmente fanno parte del TFWB 22 paesi europei nonché le agenzie Europol, Eurojust e FRONTEX. I Paesi Bassi si uniranno dal 2024.
Intelligenza artificiale e scuola: facciamo chiarezza
Stiamo osservando una corsa frenetica all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo della scuola, quando essi presentano ancora alcuni aspetti critici che, soprattutto in questo settore in cui gli interventi sono grado di produrre effetti di lungo periodo, andrebbero invece considerati con estrema attenzione e studiati con tempi maggiormente dilatati. Mi sembra importante evitare che accada qualcosa di simile a quanto avvenuto con l’utilizzo dei dispositivi digitali, introdotti a tappeto nel settore dell’istruzione nel corso degli ultimi vent’anni e per i quali solo recentemente si sta facendo attenzione ai problemi che tale uso eccessivo ha creato. Si veda a tal proposito il documento finale, pubblicato nel giugno 2021, dell’indagine conoscitiva “Sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riguardo ai processi di apprendimento” svolta dalla Commissione “Istruzione Pubblica e Beni Culturali” del Senato.
Espongo quindi nel seguito qualche elemento utile ad una riflessione più meditata su questo tema.
Prima di iniziare è necessario ricordare che i vari livelli della formazione (primaria, secondaria inferiore, secondaria superiore, terziaria, professionale) hanno esigenze diverse e richiedono approcci diversi. In questo articolo mi concentro quindi sul settore scolastico. Del mondo universitario ne ho parlato qua. Agli studenti di un corso di laurea magistrale, che hanno già competenze di base in un certo settore e le devono approfondire e raffinare, si può, ad esempio, chiedere che esaminino criticamente elaborati prodotti da strumenti dell’IA, come importante esercizio di verifica del loro livello di preparazione. Questo approccio non mi sembra invece così rilevante nel mondo scolastico, dove i discenti stanno ancora formando le loro competenze di base. Per poter criticare bisogna prima di tutto sapere e saper fare.
Bisogna poi distinguere tra i diversi ruoli per la fruizione dell’IA nella scuola: studenti, docenti, personale amministrativo. Le ultime due categorie possono usare questi strumenti per essere aiutati nello svolgimento di attività ripetitive (facendo attenzione agli aspetti relativi alla privacy dei dati ad essi forniti), laddove per gli studenti l’esercizio, anche ripetuto, delle funzioni cognitive non può essere evitato (mediante l’uso di questi strumenti) pena l’inevitabile carenza che ne conseguirebbe per lo sviluppo delle loro competenze. Questo elemento viene troppo spesso dimenticato, laddove un’esperienza educativa plurisecolare ci ricorda che non solo le capacità fisiche ma anche quelle intellettuali hanno necessità di esercizio costante e ripetuto per poter essere sviluppate.
Inoltre, è necessario differenziare tra uso della tecnologia e formazione sui suoi princìpi scientifici: si tratta di una distinzione troppo spesso ignorata. Gli strumenti dell’IA, pur potendo essere enormemente utili nel lavoro cognitivo razionale, cioè quello che a partire da elementi oggettivi consente di produrre nuovi dati logicamente consistenti con quelli di partenza e conseguenti da essi (qualcosa che – più in generale – fanno tutti i sistemi informatici, le “macchine cognitive” di cui ho parlato nel mio libro “La rivoluzione informatica”), hanno dei meccanismi di funzionamento abbastanza complessi che, per poter essere compresi, richiedono di essere introdotti solo in presenza degli adeguati prerequisiti matematici e scientifici che normalmente la scuola non fornisce.
Infatti, in Italia siamo ancora in ritardo sulle competenze scientifiche di base necessarie per poter affrontare con successo la transizione digitale (su questo tema invito a consultare gli atti del convegno svolto il 19 ottobre u.s. presso l’Accademia dei Lincei in tema di insegnamento dell’informatica nella scuola), come raccomandato ad Aprile 2023 della Commissione Europea di aprile 2023, COM(2023) 206 final, che ha esortato tutti gli stati membri a inserire un’istruzione di alta qualità sull’informatica fin dall’inizio dell’istruzione obbligatoria. Il grande pubblico non ha ancora capito cos’è davvero l’informatica, la disciplina scientifica alla base del mondo digitale. L’IA è un settore molto specialistico dell’informatica e se, come per molti altri settori dell’informatica, gli strumenti che esso produce sono utilizzabili anche dall’uomo comune, una comprensione dei suoi meccanismi di funzionamento deve essere basata su conoscenze di base di informatica che al momento le persone comuni non posseggono. Invece, è come se cercassimo di spiegare il calcolo differenziale e integrale a chi non ha mai studiato matematica nella scuola.
Infine, ma non meno importante, bisogna valutare rischi e benefici dell’inserimento degli strumenti dell’IA nella scuola. Essi possono apportare vantaggi, per alcune tipologie di utenti, riducendo la fatica legata ad attività cognitivo-razionali di tipo ripetitivo, ma i possibili vantaggi vanno valutati alla luce anche dei potenziali effetti negativi: riduzione della privacy, diffusione di disinformazioni, generazione di testi scorretti perché basati esclusivamente sulla statistica (le cosiddette allucinazioni – ne ho parlato qua), consumo energetico e relativo impatto ambientale (una query fatta ad uno strumento basato sull’IA ha un costo decine di volte superiore a quello di una query fatta ad un normale motore di ricerca), disumanizzazione del rapporto docente-studente in cui la componente relazionale è un aspetto essenziale.
Gli strumenti di IA possono infatti portare a una maggiore produttività per i docenti, se attraverso di essi riescono a ridurre il tempo dedicato alle attività ripetitive consentendo quindi loro di dedicarsi maggiormente alla cura degli studenti maggiormente bisognosi. Tra queste attività di routine ricordiamo, ad esempio: generazione di testi di esercizi e di esame, generazione di presentazioni a partire da testi (sommarizzazione), generazione di testi a partire da indici fini, fornire spiegazioni a richieste di chiarimenti semplici, etc. Ovviamente, è fondamentale essere sempre consapevoli che hanno dei margini di errore che richiedono di controllare sempre quanto da essi prodotto (e, quindi, di conoscere bene l’argomento che viene trattato) e che la responsabilità ultima è sempre della persona.
In generale, invece, il loro uso non sorvegliato da parte degli studenti per l’attività scolastica è da evitare. Alcuni, ad esempio, hanno suggerito che essi potrebbero usarli a casa per ottenere una prima valutazione dei loro compiti. Un po’ bizzarra, come idea, visto che a questo punto potrebbero poi anche usarli per produrre i compiti stessi! Ma soprattutto, alla luce delle possibili allucinazioni in cui questi strumenti incorrono, sono proprio gli studenti che più hanno bisogno di questa funzione quelli che meno sono in grado di rendersi conto di eventuali errori da essi commessi. Ovviamente gli studenti avranno comunque accesso ad essi attraverso i loro smartphone, e quindi bisognerà resistere a tentazioni proibizionistiche in favore di un’opera di informazione e diffusione di conoscenza, condotta – ad esempio – attraverso l’uso collettivo e la discussione critica nella classe. D’altro canto, è questa probabilmente è una buona notizia, il fatto che attraverso di essi sia possibile a chiunque produrre un testo scritto di buon livello, implicherà un ritorno e una maggiore presenza di rapporti umani diretti e dialogo orale.
Per alcuni indirizzi di scuola, penso in particolare agli istituti tecnici per l’informatica, andranno adeguati i curricoli (e sviluppato il necessario aggiornamento professionale per i docenti) per inserire un’adeguata formazione scientifica e tecnologica su questo settore, che influenzerà in modo significativo il mondo del lavoro nel prossimo futuro. Dato che chi sceglie questo indirizzo tecnico è generalmente orientato a entrare, al suo completamento, direttamente nel mercato del lavoro, è giusto che la preparazione in quest’ambito divenga parte della loro formazione.
Per concludere, sarà fondamentale che gli strumenti di IA usati nel mondo della scuola siano controllati/vigilati dal settore pubblico, onde evitare i rischi connessi a realizzazioni esclusivamente commerciali, che non hanno controlli indipendenti su come sono stati realizzati, con quali dati sono stati addestrati, a quali verifiche di sicurezza sono stati sottoposti, come usano e manipolano i dati forniti, in quali possibili discriminazioni legate al genere o ad altre diversità possono incorrere. Sono tutti aspetti che hanno un elevato impatto sociale e che per questo motivo richiedono il massimo livello di attenzione. Va anche ricordato che si tratta di una tecnologia ancora in fase sperimentale e che ogni nostra interazione con essa è un contributo al suo sviluppo fornito del tutto gratuitamente. Sarebbe accettabile solo per uno strumento posseduto dalla collettività e i cui miglioramenti vanno comunque a vantaggio di tutti.
Circa vent’anni anni dopo l’arrivo delle consolle di videogiochi e quindici anni dopo la diffusione degli smartphone in Italia, la Commissione Parlamentare citata in apertura concludeva la sua indagine con queste parole: «Ci sono i danni fisici ... E ci sono i danni psicologici ... Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica... Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e video-giochi produce sui più giovani ». Non vorrei che tra altrettanto tempo una nuova Commisione Parlamentare arrivasse alle stesse (forse più) terribili conclusioni in riferimento all’uso degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale.
Il futuro dei nostri figli è troppo importante per sacrificarlo sull’altare della produttività e del progresso tecnologico.
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Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 19 novembre 2023.
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Il successo di ITADINFO: quando la passione e le persone fanno la differenza
È appena finito ITADINFO, il convegno italiano sulla didattica dell'informatica nella scuola, che ha avuto a Bari la sua prima edizione. Ne scrivo a caldo, prima che la memoria di questi tre giorni inizi ad essere ricoperta dai nuovi impegni.
Quando con i colleghi del Laboratorio Informatica e Scuola, che raccoglie chi svolge attività di ricerca in questo ambito, avevamo discusso negli anni passati l'idea di avviare iniziative dedicate in modo specifico agli insegnanti, avvertivamo in qualche modo la loro importanza ma non sapevamo ancora quale avrebbe potuto essere la risposta da parte dei docenti. Insomma, di mestiere facciamo i ricercatori e i didatti, mentre far partire un convegno nazionale è un'attività più imprenditoriale, non esattamente nelle corde di un accademico. Teniamo presente che qui non stiamo parlando di sicurezza informatica o intelligenza artificiale, per le quali ci sono (giustamente) un'estrema attenzione e una grandissima disponibilità di risorse da parte di enti e istituzioni.
Qui si tratta di scuola, settore di cui spesso molti si riempiono la bocca, ma che ha purtroppo conosciuto dagli anni '80 ad ora un continuo definanziamento e degradazione del ruolo sociale, spingendo al contempo per una sua trasformazione da servizio essenziale di formazione di cittadini dotati di conoscenze e pensiero critico a fabbrica che deve sfornare in modo sempre più efficiente "prodotti" pronti ad essere consumati dal mercato. Atteggiamento suicida per una società che, nel secondo dopoguerra, grazie anche alla scuola di quel periodo che non faceva sconti a nessuno, era riuscita nel 1987 a diventare, da Paese semidistrutto da una guerra mondiale che aveva perso, la quinta potenza economica al mondo. Per un’analisi di questa tendenza e delle sue nefaste conseguenze segnalo, ex multis, "Il danno scolastico", il bel volume di Mastrocola e Ricolfi dal significativo sottotitolo “La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”.
Poi, un paio di iniziative pilota (nel 2020 e nel 2022, ottimamente organizzate dai colleghi dell'Università di Milano Statale) ci avevano confortato e, alla fine, anche con l'incoraggiamento degli organi direttivi del CINI, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica di cui il Laboratorio è uno dei bracci operativi, ci siamo lanciati nell'organizzazione.
Abbiamo trovato sponsor che hanno avuto fiducia in noi, mettendo a disposizione quelle risorse economiche senza le quali solo in fantasiosi resoconti giornalistici si riescono a organizzare iniziative serie, e che ritengo quindi doveroso ricordare in segno di ringraziamento. Gli sponsor espositori: Axios Italia, Edizioni Themis, PLD Artech; e gli sponsor: SeeWeb e KnowK. Il Magazine che ospita questo mio articolo ci ha dato una mano sulla diffusione mediatica. Avevamo scelto Bari, come sede di questo primo convegno, anche perché è stato uno dei primi atenei ad attivare in Italia corsi di laurea in informatica (che a quel tempo si chiamava "scienze dell'informazione") e la Puglia è tuttora una delle regioni in cui la comunità dei docenti scolastici interessati dall’informatica è più numerosa e attiva. Città e Regione ci hanno dato subito il patrocinio. L’eccellente lavoro del comitato organizzatore locale, "le magnifiche tre" colleghe del Dipartimento di Informatica (Veronica Rossano, Enrica Gentile e Paola Plantamura), ci ha portato in una sede che è un capolavoro dell’architettura razionalista degli anni ’30 (date un’occhiata a storia e foto) e ha preparato un programma sociale coi fiocchi.
Le nostre aspettative hanno superato ogni più rosea previsione. La città, per chi di noi non ci era mai stato o mancava da parecchio tempo, si è rivelata affascinante e ci ha accolto con un clima semplicemente perfetto.
Anche la sessione iniziale dei saluti istituzionali si è trasformata in una tavola rotonda multidisciplinare e ricca di stimoli. Il rettore dell'Università Di Bari Stefano Bronzini ha sottolineato l’importanza di non trascurare il lato umano e la formazione umanistica quando si parla di innovazione, aspetto sul quale gli informatici sono via via maggiormente attenti, considerando che le tecnologie digitali incidono in modo sempre più profondo sulla vita delle persone e sulle loro relazioni sociali.
Eugenio Di Sciascio, vice sindaco di Bari, ha ricordato che il problema di questo Paese non è mettere computer nelle scuole e nelle aziende, ma creare competenza sulla capacità di capire e governare questi strumenti. Osservazione che purtroppo, nella corsa alla trasformazione digitale, viene spesso dimenticata e che invece spinge a rimettere il ruolo della didattica scolastica e universitaria al centro della riflessione e della pianificazione.
Su questa linea ha continuato Filippo Lanubile, direttore del Dipartimento di informatica dell’ateneo barese, chiedendo di ridare importanza alla valutazione dell’attività didattica nella valutazione della carriera universitaria, pena l’impossibilità di far crescere quelle professionalità che sono necessarie per affrontare le sfide che ci pone una formazione universitaria moderna.
Ernesto Damiani, il presidente del CINI, ha riportato questa esigenza generale allo specifico mondo della scuola, dove per governare nel modo migliore un futuro sempre più digitale sarà fondamentale insegnare l’informatica facendo attenzione a far capire gli aspetti concettuali della disciplina, evitando di considerarne solo gli elementi tecnologici.
Nel chiudere questo giro di considerazioni, la cui singolare concordia mi ha fatto immediatamente capire che con questo evento avevamo centrato il bersaglio, ho ripreso lo stimolo del rettore, non a caso un letterato. Ho ricordato come Platone nei suoi immortali Dialoghi, abbia – con estrema pregnanza – evidenziato la componente affettiva della relazione educativa tra didàskalos e mathetés, maestro e allievo, come un aspetto fondamentale della paideia, la crescita etica e spirituale del discepolo. E affinché questa componente eserciti il suo effetto non ci deve essere tecnologia di mezzo, ma compresenza in uno stesso luogo fisico. La tecnologia digitale può arricchire le relazioni umane, se opportunamente utilizzata, ma rischia di impoverirle e distruggerle, se male utilizzata. Di questo aspetto noi informatici dobbiamo essere estremamente consapevoli e assumercene la responsabilità, esattamente allo stesso modo con cui nella seconda metà del secolo scorso i fisici si sono impegnati per evitare che il nucleare conducesse l’umanità all’estinzione.
Il programma scientifico che si è poi sviluppato ha visto docenti scolastici e ricercatori universitari offrire e assistere a resoconti di esperienze e laboratori formativi, in un dialogo stimolante e arricchente. L'uditorio è stato, dal primo all'ultimo momento, sempre presente, attento e numeroso, esperienza non proprio abituale, come ben sa chi per mestiere va a convegni scientifici.
Alla fine, quasi non volevamo più smettere.
I complimenti da parte dei docenti che hanno partecipato (molti visibili sulla pagina social del convegno) ci hanno dato la spinta a continuare, con la voglia di creare una comunità sempre più attiva e collaborativa.
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Versione originale pubblicata su "StartMAG" il 16 ottobre 2023.
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L' AI ACT spiegato bene
Ne abbiamo parlato qui 👉 noblogo.org/cooperazione-inter…
L' #AIACT spiegato bene: la legge-quadro dell' #UE sull' #intelligenzaartificiale , comprese alcune eccezioni per le forze di polizia. La racconta Enrico #Pagliarini nella sua trasmissione #2024 del 15 dicembre su #Radio24.
Ascolta qui dal minuto 48 👉 radio24.ilsole24ore.com/progra…
Radio24 | Il Sole 24 ORE
Ascolta Radio 24, la radio de Il Sole 24 ORE: news, notiziari, borsa e guide in tempo reale. La radio online in formato mp3 e podcast scaricabili.www.radio24.ilsole24ore.com
EPPO, LO STRUMENTO GIUDIZIARIO DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LE TRUFFE AL BILANCIO
L’Unione Europea si è dotata di uno strumento giudiziario per contrastare le truffe al suo bilancio. Si chiama European Public Prosecutor’s Office (in sigla EPPO).
È responsabile delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione). 22 paesi dell'UE hanno deciso di aderire all'EPPO e di partecipare alla cooperazione rafforzata, tra questi l’Italia. 36 uffici decentrati dell'EPPO sono ubicati in tutti i paesi dell'UE partecipanti.
La sede di Palermo ha recentemente delegato la Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) alla esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Enna nei confronti di una donna, legata da rapporti parentali con persone appartenenti alla criminalità organizzata peloritana, ritenuta responsabile del reato di truffa aggravata ai danni dell’U.E.
La stessa donna era stata già raggiunta da analogo sequestro lo scorso ottobre in seguito all’attività di verifica da parte della DIA nei confronti di un elenco di società controindicate all’ottenimento di contributi pubblici, ma che avevano richiesto l’accesso ai finanziamenti del decreto “Cura Italia”. Allora la somma indebitamente percepita e di conseguenza “sottoposta a vincolo” è stata pari ad Euro 245.000,00 circa.
Le successive investigazioni hanno evidenziato come, al fine di ottenere il riconoscimento di benefici economici di cui al Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.), l’indagata avrebbe indicato nelle fraudolente Domande Uniche di Pagamento, relative agli anni 2016-2021, la disponibilità di superfici agrarie di cui non poteva legittimamente disporre, riuscendo ad ottenere dall’Ag.E.A. ulteriori finanziamenti pari a circa 405.000 euro, oggetto della misura cautelare patrimoniale in parola che ha interessato un agriturismo con struttura ricettiva riconducibile all’indagata.
Per saperne di più su EPPO
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In quali modi il Fediverso può reagire all’irruzione di Threads?
Meta anche in Europa ha lanciato Threads, uno spin-off dedicato agli utenti di Instagram che si presnta sotto forma di una piattaforma di microblogging simile a Twitter. Threads è predisposto per far parte del Fediverso, dal momento che può interoperare attraverso il protocollo ActivityPub, lo stesso utilizzato da Mastodon, Friendica o Pixelfed. Al momento solo alcuni utenti…
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RICICLAGGIO ATTRAVERSO FALSI NOLEGGI DI AUTO: AZIONE CONGIUNTA ITALIA - GERMANIA
L’indagine è iniziata nel 2019 e si è sviluppata sull’asse Germania-Italia. Ad operare le Procure della Repubblica di Cagliari e Napoli e i comandi della Guardia di Finanza dei due capoluoghi, mentre sul fronte tedesco è stata impegnata la Procura di Colonia, con il supporto dell'Ufficio investigativo doganale di Stoccarda, della Questura di Colonia e dell'Ufficio investigativo fiscale di Colonia.
In cabina di regia Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.
Nel mirino il riciclaggio di denaro su larga scala, attraverso il falso noleggio a lungo termine di auto, principalmente di lusso.
Sono state arrestate nei due paesi 8 persone (6 in carcere, 2 ai domiciliari), indagate per aver utilizzato un'agenzia di noleggio auto per riciclare i proventi del traffico di droga, dell'estorsione e delle scommesse illegali. Sono stati sequestrati, oltre ad un complesso immobiliare, quasi un centinaio di veicoli.
L’agenzia di autonoleggio era registrata in Germania, diretta da un soggetto campano incensurato, residente stabilmente in Germania col proprio nucleo familiare il quale, attraverso la ditta estera intestata alla consorte e con la collaborazione della figlia, produceva falsi contratti di noleggio a lungo termine (oltre 150 veicoli per periodi da tre a quattro anni), per auto di lusso immatricolate in Germania che venivano consegnate a clienti italiani, che pagavano le loro rate mensili con i proventi di attività criminali.
Eurojust ha favorito tra gli investigatori dei due paesi la creazione di una squadra investigativa comune (JIT) sin dal 2020 ed ha organizzato sei riunioni di coordinamento per preparare la giornata d'azione svoltasi questa settimana.
Oltre agli arresti e al sequestro dei veicoli e dell'agenzia di autonoleggio, sono stati congelati 14 conti bancari tedeschi per un totale di 142.000 euro. Sequestrati anche 25mila euro in contanti, oltre a gioielli e orologi. È stato sequestrato anche un conto bancario italiano
👉Per saperne di più sulle Squadre Investigative Comuni (JIT): europol.europa.eu/partners-col…
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Does social media favor Palestine over Israel?
POLITICO’s weekly transatlantic tech newsletter for global technology elites and political influencers.
By MARK SCOTT
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JUST LIKE A WONKY ADVENT CALENDAR, there are only two Digital Bridge newsletters to go for 2023. I’m Mark Scott, POLITICO’s chief technology correspondent, and I bring you live footage of why my family hates it when I turn my journalism spidey senses toward domestic matters. True story.
We’ve got something for everyone this week:
— Two months into the war, there’s a lot more pro-Palestinian content than pro-Israeli material. What that tells us about social media is unclear.
— The European Union’s Artificial Intelligence Act is (kinda) done. What happens next is a case study in why Brussels isn’t good at enforcing its digital rules.
— Section 702 of the U.S. Foreign Intelligence Surveillance Act is likely to get a four-month reprieve. But will that be enough to keep it alive?
THE FOG OF A DIGITAL WAR
IT HAS BEEN JUST OVER TWO MONTHS SINCE Hamas militants attacked Israel, killing about 1,200 people and taking about 240 hostages, according to Israel. In response, Israel invaded Gaza, leaving at least 15,000 Palestinians dead, based on estimates from local health authorities in Hamas-run Gaza. The suffering, for both sides, is unimaginable — and it looks unlikely to stop anytime soon. Within this cacophony of awfulness, social media has become an an active participant — used by those supportive of Israel and Palestine alike to promote their side of the conflict; raise awareness; and, often, peddle falsehoods.
In that sense, the Gaza conflict is no different from other 21st-century wars where dominating the digital media landscape is now part of combatants’ overall strategy to win hearts and minds, engage with like-minded supporters, and count claims from opponents. But what sets the Middle East war apart — alongside this being the first real test of Elon Musk’s ownership of X, formerly Twitter — is how disproportionate the online messaging has become. It’s hard to generalize because of how unique everyone’s social media experiences have become via algorithms tailored to individual interests. But, on average, there are just much more pro-Palestinian messages on the likes of Instagram, TikTok and YouTube compared with pro-Israeli posts.
Let’s look at the stats. On TikTok, I gathered roughly 50 hashtags that were either pro-Palestinian, pro-Israeli or viewed as used by both sides. This is not a perfect science. But it’s true videos with the #StandWithPalestine hashtag garnered around 4.8 billion views, based on TikTok’s own data. In contrast, the #StandWithIsrael counterpart received just under 600 million views. Similar disparities could be seen with everything from #PrayforPalestine and #PrayforIsrael to #ProPalestine and #ProIsrael. This isn’t just a TikTok phenomenon. On other platforms like Facebook, there’s an equal asymmetry in which there’s more pro-Palestinian content being created compared to pro-Israeli material, based on Digital Bridge’s analysis via CrowdTangle, a social analytics tool owned by Meta.
Yet for me, this “hashtag comparing” doesn’t really tell us much. In response to criticism, tech giants like TikTok argue such analysis doesn’t capture the nuance of how each hashtag is used. I hate to admit it, but that’s correct. But I have different reasons than TikTok for suggesting hashtags aren’t a good proxy for tracking how the Gaza conflict is playing out online. For the companies, it’s all about context. How long someone spends on a video, they argue, is arguably more important than how many overall posts were created. It doesn’t matter if there are 20 times more pro-Palestinian posts, for instance, if pro-Israeli counter-messaging is getting more eyeballs.
And that is where my frustration lies. In the end, the volume of social media content produced is meaningless. What matters is the type of material served up to people via their online feeds. And that almost exclusively comes down to a platform’s so-called recommender systems, complex algorithms that decide what tiny fraction of the billions of pieces of content produced daily will make it in front of people’s eyeballs. Just counting hashtags isn’t going to get under the hood of those systems. What you need to do is look beyond the collective total amount of pro-Palestinian and pro-Israeli content, and figure out exactly how much of that is making it into people’s feeds.
Leaked documents and corporate whistleblowers suggest those decisions are geared toward displaying posts that people will engage with the most and, therefore, stay on each respective platform longer — generating more ad revenue. It’s an agnostic process, though one that — at least for Meta’s platforms — led to more polarizing content being served up because internal research confirmed such material was more likely to engage people than less divisive posts. It’s also an ecosystem that we have almost no information about because tech giants jealously guard these algorithms because they are the secret sauce for how, in the end, they make money.
But we can make educated guesses on how this is shaking out. Based on the volume of pro-Palestinian content compared with pro-Israeli material (itself, an imperfect science), we can surmise more people, globally, are engaging collectively with those posts — just given the sheer amount of content produced. If that’s true, we can also argue platforms’ algorithms will likely favor that content — though we have no evidence for that yet. That’s because these algorithms are geared toward displaying material that will likely engage users. If the volume of pro-Palestinian content is greater, and social media algorithms are focused on meeting people’s digital interests, then — hypothetically — it’s likely that companies’ recommender systems are over-indexing on pro-Palestinian messages to fill that need.
Yet, for now, that is just a working theory — one that companies often refute and that currently lacks quantifiable data to stand up. But compared to the “hashtag hunting” that currently dominates the debate, it’s a hypothesis based on how social media actually works.
AI ACT: SHOW ME, DON’T TELL ME
THAT AURA OF SMUGNESS THAT YOU CAN FEEL is politicians and officials in Brussels congratulating themselves for getting a political deal done on the bloc’s Artificial Intelligence Act. To be clear, no final text is yet complete, though I’m told the outstanding details are merely minor tweaks — nothing substantial. Here’s the expected timeline: The final document will be approved in the second quarter of 2024; all-out bans on certain AI uses (more on that below) take effect in early 2025; and by the summer of 2026, the entire piece of legislation is fully enforceable. In short: We’re still at least a year away from seeing any bite to what has been agreed.
First, let’s give the Europeans their due. This year has seen multiple voluntary commitments on AI governance, most notably what the White House published in July. But the EU has gone further than others by making its rulemaking mandatory. Here’s an overview (also here) of what was decided. But, in short, controversial AI-based systems like social scoring will be banned; high-risk use cases like those associated with health care will be highly regulated; almost all mundane AI systems will have minimal to no oversight; and fines range between 7 percent of a company’s yearly turnover (not revenue) for the worst abuses to 1.5 percent of annual turnover for more minor misdemeanors.
Like almost all of the bloc’s new digital legislation, officials and lawmakers have focused almost exclusively on transparency and accountability to ward off wrongdoing. Companies developing high-risk AI use cases, for example, will have to document their activities, conduct outside audits and demonstrate human oversight of how these systems are developed. When it comes to the latest so-called general-purpose AI models (those requiring computer power greater than 10ˆ25 so-called floating point operations, or, basically, only those currently developed by Alphabet and OpenAI), these systems will also have to be tested by outside groups dedicated to finding potential vulnerabilities.
So far, this all sounds pretty familiar to existing voluntary commitments that every large Western AI developer has agreed to. What’s different with the European approach is that it’s all mandatory — and comes with significant fines for wrongdoing. And that, for me, is where I turn from optimist to pessimist on what Brussels announced at the weekend. The EU’s strategy is based on a false promise that, via countries’ existing agencies and a new AI Office to be created within the European Commission, there’s enough technical skill, financial resources and regulatory capacity to both keep track of existing models and keep ahead of what is to come.
If recent history has taught us anything, that is wishful thinking. The ongoing problems of enforcing Europe’s privacy regime, known as the General Data Protection Regulation, has come down to a lack of money and expertise — coupled with intra-EU regulatory in-fighting — that has left the bloc’s data protection legislation less than the sum of its parts. Europe’s social media rules, known as the Digital Services Act, are equally heading toward similar issues. That’s even after the bloc included an ongoing company levy (estimated to be $37 million a year) to pay for oversight that, like the AI Act, is predicated on transparency and accountability as key drivers for enforcement.
For me, what has been missing from the AI Act’s victory lap are details of how this is all going to work in practice. I want budget numbers. I want figures on new regulatory hires. I want an explanation of how these agencies will push back against companies’ transparency reports that may, or may not, be accurate. Recent research shows firms are pretty opaque about how their AI models work. So far, only Spain has announced the creation of a dedicated AI regulator. Other EU countries could follow, though will likely rely on already-stretched existing agencies to do the heavy-lifting on enforcing the bloc’s new AI legislation.
The same questions swirl around how the Commission’s new AI Office will function. Nominally, this yet-to-be created body will coordinate pan-EU oversight; enforce the rules specified for general-purpose AI; and oversee an outside group of AI experts to help with its work. So far, no budget for this work has been set — at a time when Europe’s finances are already stretched. Rumors abound that funding for the AI Office may come from the bloc’s Digital Europe Program, or $8 billion fund to help digitize the Continent. Still, until that happens, I fall back to the old journalistic cliche: Show me (how this is going to work), don’t tell me.
BY THE NUMBERS
SECTION 702 EXTENSION DOESN’T SOLVE THE PROBLEM
SECTION 702 OF THE US FOREIGN INTELLIGENCE ACT SPLITS OPINION. The rules allow American security agencies to surveil foreign nationals (and, controversially, some U.S. citizens) anywhere in the world. The provisions, though, will expire on December 31 — something that both Congress and the White House don’t want to happen. Still, there are currently two competing bills to overhaul Section 702, which has become a lightning rod for privacy campaigners over claims it is used to unfairly collect reams of data on primarily non-Americans. One, via the House of Representative’s Judiciary Committee, would make it harder for data to be collected on U.S. citizens. The other, via the House Permanent Select Committee on Intelligence, would expand some of Section 702’s overall remit.
In a last-minute move, Section 702 is expected to be given a four-month extension under the U.S. National Defense Authorization Act, or must-pass legislation before the end of 2023. That would give U.S. lawmakers until April 19 to find a compromise. A lot of the controversy around Section 702 comes from some in the Republican party who believe the provisions allow for surveillance of U.S. citizens with little oversight. They cite the invalidation of two of four FISA-based warrants against Carter Page, a former Donald Trump aide, as evidence of such overreach. Importantly, no one in Washington really mentions how non-U.S. citizens — some, arguably, innocent — have similarly been caught up in such bulk surveillance.
WONK OF THE WEEK
WE’RE GOING SLIGHTLY OUT OF MY TYPICAL COMFORT ZONE this week to focus on Tim Sweeney, founder of Epic Games, the studio behind the blockbuster Fortnite. His company won a landmark competition case Monday against Google after a judge ruled the search giant had used anti-competitive practices via its Android operating system and app store to harm rivals and consumers. Google said it would appeal the decision.
Sweeney is an unlikely antitrust champion. A graduate of the University of Maryland, he stumbled into gaming while working as a software consultant in the early 1990s, before rebranding his company to Epic Games. Fortnite was created in 2017, but Sweeney has been fighting battles with both Apple (in a case that he lost on nine out of 10 charges) and Google over how these tech giants pocketed a share of revenue when users accessed the game via the firms’ dominant app stores.
“This is an example of the greatness of the American justice system,” Sweeney wrote on X, formerly Twitter. “A [billion-dollar] company challenges a [trillion-dollar] company over complex antitrust practices, and a jury of 9 citizens hears the testimony and renders a verdict.”
THEY SAID WHAT, NOW?
“If the United Kingdom is to avoid being held hostage to fortune, it is vital that ransomware becomes a more pressing political priority, and that more resources are devoted to tackling this pernicious threat to the U.K.’s national security,” Margaret Becket, chairwoman of the U.K. parliament’s joint committee on national security strategy, in response to a report highlighting the country’s vulnerabilities to such cyberattacks.
WHAT I’M READING
— The U.K. government accused groups with ties to the Kremlin of trying to interfere in the country’s democratic institutions by targeting local politicians, journalists and officials with cyberattacks. More here.
— Stanford University published its inaugural Emerging Technology Review, a deep-dive into 10 emerging technologies (and not just artificial intelligence) and their policy implications. Take a look here.
— Hausfeld, a law firm known for filing lawsuits against Big Tech firms, filed a class-action case against Google’s alleged misuse of copyrighted material from publishers, including for the company’s generative AI products. More here.
— To combat widespread misinformation, society must move away from trying to have better facts about contentious issues and focus on how these problems can be framed, often online, to portray legitimate topics in false ways, argues Kate Starbird from the University of Washington.
— A group of liberal U.S. politicians called on Joe Biden to support the EU’s digital competition overhaul and reject claims it represented an illegal barrier to trade. More here.
— More than half of Brits, 44 percent of French people, and 33 percent of Germans said they viewed social media as hurting democracy, according to a poll commissioned by Luminate, an advocacy group.
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Operazione Thunder. INTERPOL contrasta i reati contro la fauna selvatica e le foreste. Criminalità organizzata transnazionale e seria minaccia alla sicurezza globale
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Del ruolo dei carabinieri forestali per la tutela della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (#CITES), abbiamo parlato nel nostro blog (leggi qui)
Ora #INTERPOL ha reso noti i risultati di una attività che ha coinvolto, dal 2 al 27 ottobre, funzionari doganali (coordinati dalla Organizzazione Mondiale delle Dogane #OMD) e di polizia e che ha consentito circa 500 arresti in tutto il mondo e più di 2.000 confische di animali e piante protetti (elefanti, rinoceronti e pangolini, legni duri tropicali).
L'operazione globale, denominata Thunder, alla sua settima edizione, è coordinata annualmente dall'INTERPOL e dall'OMD con il sostegno della CITES e del Consorzio internazionale per la lotta ai crimini contro la fauna selvatica. Quest'anno ha coinvolto ben 133 paesi. Si tratta del più alto tasso di partecipazione a tale tipo di attività, da quando la campagna annuale delle forze dell'ordine fu lanciata nel 2017.
Tra i 2.114 sequestri più di 300 kg di avorio, migliaia di uova di tartaruga, 30 tonnellate di piante, dozzine di parti del corpo di grandi felini e corni di rinoceronte, oltre a primati, uccelli e specie marine. Inoltre confiscati 2.624 metri cubi di legname, che equivalgono a 440 container.
Sono stati esaminati centinaia di pacchi, valigie, veicoli, barche e trasportatori di merci in quanto spesso utilizzati per nascondere specie selvatiche come questa tartaruga sequestrata in Thailandia
Durante l'operazione Thunder 2023 sono stati sequestrati un totale di 1.370 uccelli vivi, come questi psittacini elencati dalla CITES, intercettati dalle autorità indiane
Controlli mirati in Brasile: decine di impianti di legname sono stati ispezionati durante l'Operazione Tuono 2023
Le tendenze del traffico
I dati iniziali hanno permesso alla polizia e alle dogane di identificare alcune tendenze chiare:
- Il 60% dei casi di traffico di specie selvatiche è risultato legato a gruppi criminali organizzati transnazionali, operanti lungo rotte note anche per il contrabbando di altri prodotti illegali;
- I rettili protetti e la vita marina vengono sfruttati per la moda dei marchi di lusso;
- Le piattaforme di vendita online vengono ancora utilizzate per vendere fauna selvatica, legname e prodotti marini;
- Il legname illegale e legale viene miscelato per il trasporto in modo da rendere difficile l'individuazione del legname tagliato illegalmente;
- I gruppi della criminalità organizzata transnazionale ricorrono ad alti livelli di frode documentale, in particolare l'uso di certificazioni contraffatte e permessi CITES e il riutilizzo dei permessi.
Il segretario generale dell'INTERPOL Jürgen Stock ha dichiarato:
"Animali, uccelli e piante importanti e in via di estinzione sono messi a rischio di estinzione dai trafficanti di fauna selvatica e legname. Questi crimini spaventosi non solo privano il mondo di animali e piante unici, ma anche i paesi dei loro beni e risorse naturali.
"I costi per le comunità sono ancora maggiori, perché, come dimostra questa operazione, quasi tutti i crimini ambientali hanno legami con altre forme di criminalità, tra cui la violenza, la corruzione e la criminalità finanziaria, ma hanno anche forti legami con i gruppi della criminalità organizzata transnazionale.
"Mentre il mondo è alle prese con le conseguenze devastanti del degrado ambientale e dell'estinzione delle specie, l'INTERPOL e l'OMD stanno emergendo come leader nella salvaguardia della biodiversità e della sicurezza mondiale".
Le autorità portoghesi ispezionano un negozio di animali il cui proprietario è sospettato di essere coinvolto nella vendita illegale di specie protette
L'INTERPOL e l'OMD hanno condiviso intelligence, coordinato le indagini e messo in comune le loro risorse per consentire alla polizia e ai funzionari doganali in prima linea di individuare, identificare e arrestare i trafficanti, compresi quelli che operano online, mentre cercavano di contrabbandare animali o legname attraverso le frontiere.
I trafficanti noti ricercati attraverso il sistema di allerta Red Notice dell'INTERPOL sono stati identificati prima delle operazioni e sono stati successivamente presi di mira quando hanno attraversato le frontiere.
Centinaia di veicoli, tra cui automobili, camion e navi da carico, sono stati perquisiti ai posti di blocco in tutte le regioni. Cani da fiuto specializzati e scanner a raggi X sono stati impiegati per rilevare la fauna selvatica nascosta e le spedizioni di legname mimetizzato. Sono stati esaminati centinaia di pacchi, valigie, veicoli, barche e trasportatori di merci in quanto spesso utilizzati per nascondere le specie selvatiche trasportate.
Il Segretario Generale della CITES, Ivonne Higuero, ha dichiarato:
"I risultati dell'Operazione dimostrano ancora una volta che risposte forti e coordinate tra le parti sono fondamentali per affrontare le reti criminali transnazionali coinvolte nei crimini contro la fauna selvatica.
"Sforzi ben mirati, unificati e coordinati come quelli mobilitati attraverso questa operazione globale sono esattamente ciò di cui c'è bisogno per superare la minaccia rappresentata dai crimini contro la fauna selvatica".
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European Health Data Space: EU Parliament opposes mandatory electronic patient records for all citizens, but supports granting access to sensitive health data without asking patients
Members of the European Parliament today voted in plenary by a large majority in favour of the creation of a “European Health Data Space”, which would bring together information on all medical treatment received by citizens in a remotely accessible and interconnected electronic health records system. Thanks to an amendment tabled by digital freedom fighter Patrick Breyer (Pirate Party), together with MEPs from S&D, Greens and the Left, a parliamentary majority voted at the last minute to allow Member States to give their citizens a right to object to the collection of their health records in a remotely accessible and interconnected system. Such right to opt-out exists in Germany and Austria already. The final wording of the law will need to be negotiated with the EU governments, whose mandate does not so far allow for a right to object to the collection of health data. Other amendments initiated by Breyer, according to which patients should be asked before their patient data is made available to doctors or researchers, were not supported by a majority.
”A compulsory electronic patient file with Europe-wide access entails irresponsible risks of theft, hacking or loss of the most personal treatment data and threatens to deprive patients of any control over the collection of their illnesses and disorders,” emphasises Breyer, co-lead negotiator for the Greens/European Free Alliance group in the EU Parliament’s Civil Liberties Committee. “This is nothing other than the end of medical confidentiality. Have we learnt nothing from the international hacker attacks on hospitals and other health data?
If every mental illness, addiction therapy, every potency weakness and all abortions are forcibly networked, worried patients risk being deterred from urgent medical treatment – this can make people ill and put a strain on their families! In the trilogue negotiations, I will fight to ensure that national opt-out schemes are clearly allowed for in the legislation.”
In the final vote, Breyer opposed the bill. There was no majority for amendments to the rule that patients will need to actively object to disclosing their health data to healthcare providers and researchers (opt-out). Citizens will not be asked for consent or asked verbally whether they wish to opt out.
Breyer explains: “For many patients who have little time or limited language skills, or who are older, it is too complicated to have to object in writing to a specific authority or to use digital tools to object. International standards such as the International Code of Medical Ethics of the World Medical Association or the Helsinki Declaration on the Ethical Principles of Medical Research have so far required that the patient’s consent be obtained before medical information is disclosed. An opinion poll we commissioned confirms that citizens expect to be asked for their consent before their health data is shared. Every website asks us for permission before setting a cookie, but we are not to be asked before our health data is shared? This system takes away patients’ control over their data and is unacceptable.”
According to a survey by the European Consumer Organisations (BEUC), 44% of citizens are concerned about the theft of their health data, and 40% fear unauthorised data access.
The first round of trilogue negotiations between the EU Council, EU Parliament and EU Commission is due to take place tomorrow. The Parliament‘s rapporteur wants to finalise the negotiations by 2024.
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Sul sito tuttostoria.net un ricordo del medico e criminologo astigiano Salvatore Ottolenghi, padre della polizia scientifica italiana attraverso la sua direzione della Scuola di polizia scientifica, da lui fondata nel 1902-1903 nell’ambito della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.
Come si legge “di rilievo segnalare anche il respiro internazionale che Ottolenghi seppe dare alla #poliziascientifica made in Italy: la Scuola ebbe scambi con quelle di diversi paesi, non mancando di partecipare al primo congresso internazionale di polizia giudiziaria che si tenne nel Principato di Monaco nel 1914 ed al terzo congresso internazionale di polizia di Anversa del 1930”.
L’articolo su #Ottolenghi (in pdf, credito tuttostoria.net) qui: bit.ly/3RDiKX1
E qui la nostra storia sulle “dodici volontà” del Congresso di Monaco del 1914 : noblogo.org/cooperazione-inter…
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European Health Data Space: My health is my business, respect that!
In the run-up to tomorrow’s vote in the European Parliament on the creation of a European Health Data Space and on amendments to prevent a mandatory European patient file, Pirate Party MEP Patrick Breyer the following speech in today’s plenary debate:
“Madam President, Commissioner, honourable colleagues.
We are representatives of the people. Surveys tell us: Citizens do not want all treatment, all of our physical and mental disorders to be collected in a Europe-wide networked electronic patient file without being asked, exposing them to security risks, as you are planning. Mandatory electronic patient records are unacceptable!
The majority of citizens also do not want our doctors to be able to view our entire medical history, from mental disorders to abortions and potency problems, without being asked. Interconnected electronic health records can have advantages, but as a Pirate, my conviction is: Nobody other than myself has the right to decide what is good for me and my health.
More than 2/3 of Europeans are opposed to industry being able to access our non-anonymised health data, such as psychotherapy records, without our consent e.g. for product development, as you propose. Why don’t you ask patients what they want?
In the interest of industry profits, you intend to undermine medical confidentiality, which is essential for not being deterred from agreeing to marital therapy or drug abuse therapy, for example, which may constitute a risk to our reputation. Do you realise what you are doing to families?
Stop trying to tell us that good care or research would only be possible by disempowering patients in this way. Our amendments show how progress and respect for the patients’ will can go hand in hand.
I insist: My physical and mental health is my business. My health data belongs to me. Respect that!”
Background: For tomorrow’s vote, MEPs are proposing amendments to prevent a mandatory Europe-wide interconnected health data space and to keep patients in control of their health data. The proposed EU Health Data Space regulation would oblige doctors to enter a summary of each patient’s treatment in the Europe-wide interconnected, remotely accessible system. The text does not provide for exceptions or a right to object even for particularly sensitive diseases and therapies such as mental disorders, sexual diseases and disorders such as erectile dysfunction or infertility, HIV or addiction therapies. Patients would only be able to object to access to their electronic patient file. How this right to object could be exercised is not specified. A survey by the European Consumer Organisation (BEUC) has shown that 44% of citizens are concerned about theft of their health data; 40% fear unauthorised access to data.
The plenary of the European Parliament is due to vote tomorrow and can approve final changes. The first round of trilogue negotiations between the EU Council, EU Parliament and EU Commission is due to take place on Thursday.
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Commercio illegale di legname, attività internazionale coinvolge anche i carabinieri italiani
#UE, #Brasile, #CostaRica e #Panama uniti contro la criminalità ambientale
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Nello scorso mese di novembre #Europol ha fornito sostegno operativo (attraverso un posto di comando virtuale) ed ha coordinato un'operazione internazionale che ha coinvolto pr la parte europea #Francia, #Germania, #Italia (con la partecipazione dell' #Armadeicarabinieri), #PaesiBassi, #Portogallo e #Spagna, ma anche le autorità brasiliane, e le forze dell'ordine di Costa Rica e Panama. Le attività hanno mirato a contrastare la criminalità ambientale, il disboscamento illegale, il contrabbando, la frode documentale, il riciclaggio di denaro e l'evasione fiscale.
Una fase dell'operazione
Una fase dell'operazione
L'operazione si è sviluppata attraverso 226 ispezioni e sequestri, che hanno riguardato legname proveniente dal Myanmar (valore stimato di 12.000 euro), e brasiliano - equivalente a 2 container marittimi - per un valore stimato di 67.000 euro.
E' stato calcolato che il commercio illegale di legname corrisponde al disboscamento di un'area di foresta equivalente a un campo da calcio ogni due secondi in tutto il mondo. Impoverisce inoltre le risorse naturali dei paesi di origine e ha un impatto diretto sulla deforestazione e, di conseguenza, sul cambiamento climatico.
Allo stesso tempo, è una delle attività criminali transnazionali più redditizie dal punto di vista finanziario, generando circa 7 miliardi di dollari. I gruppi criminali organizzati camuffano l'origine del legname attraverso la falsificazione di documenti e la corruzione per superare i controlli doganali e raggiungere la loro destinazione.
Il teak, il palissandro, l'ipé e il pernambuco sono molto richiesti nei paesi europei, dove possono essere utilizzati per molteplici scopi, tra cui la creazione di ornamenti e l'edilizia.
Prima dell'operazione, le autorità impegnate si sono riunite in un seminario informativo, dedicato a condividere le conoscenze e le migliori pratiche per combattere il commercio illegale di legname.
Le Autorità e le polizie partecipanti:
- Brasile: Polizia Federale (Polícia Federal);
- Francia: Gendarmeria nazionale francese (Gendarmerie Nationale) – Ufficio centrale per la lotta contro gli attentati all'ambiente e alla salute pubblica (Office central de lutte contre les atteintes à l'environnement et à la santé publique OCLAESP);
- Costa Rica: Dipartimento di Investigazione Criminale (Departamento de Investigaciones Criminales) e Procuratore;
- Germania: polizia criminale federale (Bundeskriminalamt);
- Italia: Carabinieri (Arma dei Carabinieri);
- Paesi Bassi: Autorità olandese per la sicurezza alimentare e dei prodotti di consumo (Nederlandse Voedsel- en Warenautoriteit);
- Panama: Polizia Nazionale (Policía Nacional) e Procuratore;
- Portogallo: Guardia Nazionale Repubblicana - SEPNA (Guarda Nacional Republicana – SEPNA).
- Spagna: Guardia Civil spagnola (Guardia Civil – SEPRONA) e SVA della dogana spagnola (Servicio de Vigilancia Aduanera).
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Anche la Polizia Postale italiana nell'attività internazionale contro i Money Mules
Li chiamano Money mules e cosa fanno ce lo spiega la Banca d'Italia nella sua campagna di sensibilizzazione dedicata "io pensavo fosse un lavoro"(bancaditalia.it/media/notizia/…): un trasferimento di fondi di denaro per finalità illecite, quali il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. Una pratica, nella quale le organizzazioni criminali riescono a coinvolgere persone talvolta inconsapevoli, "i muli", è spesso connessa anche con i crimini cyber.
Recentemente Europol ha coordinato una attività (convenzionalmente denominata EMMA) svoltasi contemporaneamente in 28 nazioni, che è stata la risposta internazionale ad un fenomeno sempre più diffuso, che permette ai cyber criminali di monetizzare i proventi ottenuti con il financial cybercrime, costituito da attacchi informatici e finanziari ai danni di società o cittadini.
L'attività complessiva di Europol
Il Money mule è colui/colei che offre la propria identità per l’apertura di conti correnti, carte di credito e altri strumenti di pagamento, sui quali i criminali accreditano, in cambio di un piccolo profitto, somme di denaro ottenute grazie alla loro attività fraudolenta sul web. Da lì poi i soldi ripartono per essere trasferiti ad altri conti o convertiti in criptovalute.
Il dispositivo ha previsto due periodi di intervento. Nei mesi di giugno, ottobre e novembre di quest’anno polizie di 18 Paesi dell’Unione europea (Polizia postale e delle comunicazioni in Italia, Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Spagna, Ungheria) oltre a Moldavia, Regno Unito, Svizzera, Ucraina, Australia, Singapore, Hong Kong, Colombia e Stati Uniti, hanno eseguito una molteplicità di operazioni di polizia giudiziaria nei confronti di gruppi criminali di diverse nazionalità, resisi responsabili di cyber crimini finanziari ai danni di singoli cittadini, piccole e medie imprese, nonché importanti gruppi bancari e di intermediazione finanziaria.
Il secondo periodo prevede campagne di sensibilizzazione e prevenzione nei Paesi che hanno preso parte all’iniziativa, finalizzate a creare consapevolezza in chi favorisce, con la propria opera, il riciclaggio del denaro provento di frodi e truffe online.
Per l’attività svolta in Italia, la Polizia postale e delle comunicazioni ha individuato 2.729 transazioni fraudolente, indagando sulle quali sono stati identificati, su tutto il territorio nazionale, 879 money mule, prevenendo frodi per oltre 6 milioni di euro.
Scarica qui il file .pdf di sensibilizzazione messo a disposizione da Bankitalia
bancaditalia.it/media/notizie/…
#Moneymule #Poliziapostaleedellecomunicazioni #UE #Bankitalia
Anche le Forze speciali italiane nel Centro Antiterrorismo europeo
Quest’anno si è svolta a Komárom ai confini tra Slovacchia ed Ungheria l’annuale esercitazione delle forze speciali europee anti-terrorismo “Atlas common challenge 2023”. L'esercitazione è stata organizzata dalla polizia slovacca. Tra le altre, simulazioni la liberazione di ostaggi da un edificio (vedi immagine).
All'attività hanno preso parte ben 150 membri delle unità speciali “Atlas” provenienti da Belgio, Grecia, Irlanda, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Malta, Portogallo, Austria, Romania, Irlanda del Nord, Slovenia e Italia. Ricordiamo che le Forze Speciali italiane si riconoscono nel #GIS dell’ #Armadeicarabinieri e nel #NOCS della #PoliziadiStato.
GIS in azione
il capo della #polizianazionaleslovacca István Hamran ha dichiarato:” Tali unità speciali devono incontrarsi e addestrarsi insieme, perché in molti casi rappresentano l'ultima linea che può aiutare a proteggere le persone quando si trovano in situazioni di vita difficili, ad esempio in una situazione causata da terroristi”.
ECTC, il Centro europeo antiterrorismo
È dal gennaio 2016 che #Europol ha creato il Centro europeo #antiterrorismo (#ECTC), un centro operativo e un polo di competenze che riflette la crescente necessità dell’UE di rafforzare la sua risposta al terrorismo e di garantire una risposta efficace a queste sfide.
L’ECTC è stato istituito sulla scia della serie di attacchi terroristici che hanno scosso l’Europa nel 2015. Questi attacchi hanno dato un impulso senza precedenti alla cooperazione tra gli Stati membri e i partner dell’UE e rappresenta una pietra miliare nella cooperazione a livello dell’UE negli sforzi nazionali di lotta al terrorismo.
Negli ultimi anni l’ECTC ha esteso il suo sostegno agli Stati membri dell’UE e ai partner esterni nella lotta contro l’estremismo violento di sinistra e di destra, nonché contro il terrorismo di matrice religiosa.
L’ECTC facilita inoltre il collegamento delle autorità competenti negli Stati membri dell’UE attraverso le piattaforme antiterrorismo di Europol, un contributo inestimabile alla lotta al terrorismo.
L’ECTC funziona come centro informativo di #Europol per la lotta al terrorismo, con capacità uniche di condivisione di informazioni e intelligence per le autorità di contrasto. L'ECTC effettua controlli incrociati dei dati operativi in tempo reale con quelli già in possesso di Europol, portando rapidamente alla luce le piste e analizza tutti i dettagli investigativi disponibili per contribuire a compilare un quadro strutturato della rete terroristica.
Il compito principale dell’ECTC è fornire supporto operativo su misura alle autorità antiterrorismo degli Stati membri dell’UE. Per adempiere a questo compito, l’ECTC ha sviluppato un approccio basato su quattro pilastri:
Facilitazione dello scambio di informazioni e della cooperazione transfrontaliera;
Supporto operativo, coordinamento e competenze efficaci per le indagini degli Stati membri dell’UE;
Mitigazione proattiva dell’uso dei social media a fini di radicalizzazione e supporto all’analisi operativa nelle indagini
online;
Capacità di supporto strategico centrale.
I servizi chiave forniti dall'ECTC includono:
sostegno in loco – dispiegamento di squadre operative;
supporto analitico operativo;
individuazione del finanziamento del terrorismo;
sostegno alle indagini online degli Stati membri dell’UE;
fornire competenze CBRN-E;
risposta alle crisi attraverso la squadra di collegamento congiunta antiterrorismo;
dispiegamento di agenti ospiti negli hotspot migratori;
accesso alle tecnologie e alle competenze dei centri europei per la criminalità informatica.
la copertina del TESAT 2023
Ogni anno, l’ECTC pubblica il Rapporto sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo nell’UE (TESAT), il suo rapporto completo sulla situazione, che descrive in dettaglio la situazione del terrorismo, compresi i dati relativi agli attacchi terroristici e agli arresti nell’UE.
La sintesi del TESAT in lingua italiana è reperibile qui europol.europa.eu/cms/sites/de…
#ATLAS #TESAT #Belgio #Grecia #Irlanda #RepubblicaCeca #Croazia #Ungheria #Malta #Portogallo #Austria #Romania #IrlandadelNord #Slovenia #Italia
Etiopia, morti per fame e controllo dei danni nel Tigray
I rapporti che emergono da Tigray nelle ultime settimane dipingono un quadro cupo. Dopo aver sofferto per due anni di operazioni militari e occupazioni di terra bruciata, che coinvolgono atrocità diffuse e guerre d’assedio, le famiglie in tutta la regione del Tigray stanno lottando per sopravvivere. Questo dovrebbe essere un momento di guarigione, recupero e ricostruzione. Invece, è un momento di incertezza, disperazione e fame.
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Per mesi, la leadership senior di USAID e WFP hanno ignorato pubblicamente la ben documentata discesa del Tigray nella fame di massa, che è stata innescata dalla loro controversa decisione di sospendere l’assistenza alimentare a marzo. Oggi, le notizie di decessi legati alla fame provengono da tutta la regione, con più hotspot scoperti in ogni area accessibile del Tigray, comprese le zone nord-occidentali, centrali, orientali, sudorientali e meridionali.
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Sorprendentemente, non sembra esserci alcun monitoraggio sistemico e continuo delle morti per fame in tutto il Tigray. L’unico rigoroso studio sulla mortalità in Tigray condotto da quando è iniziata la sospensione degli aiuti, si è concluso a luglio. In questa valutazione, i medici del Tigray’s Health Bureau, del Tigray Health Research Institute e dell’Università di Mekelle hanno indagato sui decessi di circa il 10% della regione. Hanno determinato che più di 1.300 persone erano morte per cause legate alla fame dopo l’accordo sulla cessazione delle ostilità. Secondo i risultati preliminari, il tasso di mortalità mensile è aumentato bruscamente dopo l’inizio della sospensione di marzo ed è stato più alto nell’ultimo mese di copertura. Nei mesi che seguirono, il Tigray entrò nella sua tradizionale stagione magra e poi sperimentò un significativo fallimento delle colture a novembre a causa della mancanza di forniture agricole e siccità.
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Cosa viene detto al Congresso USA?
Lo studio è stato citato dal rappresentante Brad Sherman nell’audizione della scorsa settimana, “Etiopia: Promise o Perils, Lo stato degli Stati Uniti. Politica”, che è stata tenuta dalla sottocommissione per gli affari esteri della Camera degli Stati Uniti sull’Africa. Questa udienza è stata la prima tenuta in Etiopia sotto la presidenza del repubblicano John James del Colorado, che ha preso l’amministrazione Abiy Ahmed per svolgere la lunga e crescente lista di atrocità e crimini commessi sotto la sua guida. Il presidente James ha concluso senza mezzi termini:
“Se devo essere onesto, è sempre più difficile vedere dove si trova la promessa”.
Il deputato Sherman tecnicamente non fa parte della sottocommissione, ma alla fine dell’udienza gli è stato permesso di interrogare l’inviato speciale Mike Hammer e il vice amministratore aggiunto dell’USAID, Tyler Beckelman, davanti a una camera in gran parte vuota. In risposta ad una domanda sull’impatto e sulla ripresa dell’assistenza alimentare, Beckelman ha cercato di rassicurare il deputato che la sua agenzia stava ancora salvando vite in Etiopia, sostenendo che:
“Molta attenzione è stata posta sulla pausa negli aiuti alimentari… Gli aiuti alimentari sono solo una componente dell’insieme complessivo di attività umanitarie che forniamo alla popolazione etiope e cose come l’alimentazione nutrizionale per i bambini malnutriti e le cure per i bambini sotto i cinque anni continuato per tutto il periodo della pausa”. [Udienza della Camera degli Esteri, 30/11/23, 1:17 ]
Beckelman ha ragione nel dire che il supporto nutrizionale salvavita viene ancora fornito ai bambini in Etiopia. Nei sei mesi successivi alla sospensione degli aiuti alimentari nel Tigray alla fine di marzo, il numero di bambini sotto i cinque anni ricoverati per malnutrizione acuta grave (SAM) in Etiopia è diminuito solo leggermente. Tuttavia, per i bambini del Tigray, menzionati espressamente dal rappresentante Sherman, l’accesso a questo aiuto nutrizionale è quasi del tutto evaporato.
Per dirla in altro modo, un membro del Congresso degli Stati Uniti ha chiesto informazioni sulle morti per fame nel Tigray e il vice amministratore delegato dell’Africa Bureau dell’USAID ha risposto con una dichiarazione molto fuorviante che lasciava intendere che la rete di sicurezza per neonati e bambini piccoli che muoiono di fame nel Tigray non era stata tolta loro nel momento peggiore possibile. È importante che l’USAID difenda la decisione di sospendere gli aiuti, ma senza avanzare affermazioni che oscurino la reale portata della sofferenza del popolo tigrino.
Cosa non viene detto al Congresso?
Il grafico seguente illustra il fallimento dello sforzo umanitario internazionale volto a salvare la vita dei bambini del Tigray che stanno morendo di fame dopo otto mesi di sospensione degli aiuti alimentari. Mostra quanti bambini sotto i cinque anni sono stati ammessi ogni mese per malnutrizione grave in regioni selezionate dell’Etiopia rispetto al livello di ammissioni quando è iniziata la sospensione degli aiuti nel Tigray. Il ricovero per il trattamento della SAM è l’ultima linea di difesa contro neonati e bambini piccoli che muoiono di fame. È importante notare che ogni mese avvicina il Tigray alla stagione magra agricola e si allontana dall’ultima volta in cui qualcuno ha ricevuto assistenza alimentare esterna, con conseguente aumento della domanda di trattamento SAM.
In tutte le altre regioni di questo grafico i servizi nutrizionali vengono ancora forniti, ad eccezione del Tigray. Per i bambini del Tigray che sono stati sfollati, il trattamento per la SAM semplicemente non esiste al di fuori di un paio di città nella zona nord occidentale. A giugno, una valutazione dell’OIM ha rilevato che c’erano 140.993 bambini sotto i cinque anni sfollati nel Tigray. Secondo le misurazioni della circonferenza del braccio medio-superiore (MUAC) del più recente sondaggio nutrizionale SMART+ raccolto ad agosto, oltre il 35% dei bambini sfollati soffriva di malnutrizione acuta grave (5,7%) o moderata (30%). Ciò significa che, solo tra la popolazione sfollata, ad agosto circa 50.000 neonati e bambini piccoli morivano di fame.
Secondo il SAM Management Update del Nutrition Cluster, nei due mesi successivi all’indagine SMART+, settembre e ottobre, solo 210 bambini sfollati hanno ricevuto cure per la SAM . Il numero totale di bambini ammessi con SAM è di 207 nella zona nord-ovest e 3 nella capitale di Macallè. Nessuno dei 31.000 bambini nella zona Centrale, nessuno dei 16.000 bambini nella zona Orientale, nessuno degli 11.000 bambini nelle zone Sud e Sud-Est ha avuto accesso al trattamento per la SAM. L’unico tipo di assistenza disponibile per i bambini sfollati era il trattamento ambulatoriale; nessun bambino sfollato ha ricevuto cure speciali (ricovero) per la SAM.
Per fare un confronto, nei due mesi precedenti la sospensione degli aiuti alimentari (febbraio e marzo) quasi 1.300 bambini sfollati hanno ricevuto cure per malnutrizione grave. L’accesso alle cure per i bambini sfollati sotto i cinque anni è diminuito dell’84% a causa del protrarsi della sospensione degli aiuti.
Sarebbe dovuto accadere il contrario. Se l’USAID e il WFP non fossero stati pronti ad aumentare l’assistenza nutrizionale per soddisfare un crescente bisogno, la sospensione degli aiuti alimentari non avrebbe mai dovuto essere presa in considerazione. Non dopo due anni di fame armata. Non con l’avvicinarsi della stagione magra. Non con così tante vite innocenti in gioco.
Controllo del danno o controllo della crisi in atto
Quando le persone parlano di “controllo del danno”, il danno a cui si riferiscono è reputazionale. È qualcosa che fanno le celebrità o le aziende di fronte a uno scandalo. Non è mai coraggioso, ma spesso accettato. Non potrà mai essere una pratica accettabile per le organizzazioni umanitarie o i governi quando le persone che dovrebbero servire muoiono per mancanza dei beni e dei servizi che dovrebbero fornire. Le agenzie umanitarie e i governi devono adottare misure per controllare i danni causati e della crisi, alle persone che dipendono da loro per sopravvivere.
L’impatto della sospensione umanitaria era del tutto prevedibile. Avrebbe dovuto essere evitato, ma ormai è troppo tardi. Ciò di cui il Tigray ha bisogno ora è che le agenzie umanitarie e i funzionari inizino a controllare i danni che hanno causato. I donatori sono troppo disposti ad accettare che le principali agenzie umanitarie che operano nel Tigray dedichino maggiori sforzi alla crisi reputazionale più che al controllo della crisi e dei danni che hanno arrecato per poca trasparenza e la loro sospensione delle attività.
La popolazione del Tigray ha bisogno che i donatori chiedano alle agenzie umanitarie di fornire dati accurati sulle condizioni sul campo; adottare trasparenza su piani, decisioni e operazioni; distribuire assistenza alle persone bisognose. Qualunque cosa di meno costituisce una grave distorsione dei principi umanitari fondamentali che crea le condizioni per una ripetizione del tracollo totale a cui stiamo assistendo proprio ora nel Tigray.
FONTE: tghat.com/2023/12/08/starvatio…
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Pirate party initiative makes the European Court of Justice more transparent than ever before
In future, the European Court of Justice will proactively and systematically publish the letters and arguments submitted by the parties to proceedings on its website after a judgement has been delivered. An exception applies if the author of pleadings objects, but in this case there is a right to access the information via the EU Commission upon request. This is the result of the negotiations on the reform of the CJEU Statute between the EU Parliament and the EU Council, in which Pirate Party MEP Patrick Breyer was involved. The new transparency rule applies to all questions referred to the ECJ by national courts (“preliminary ruling procedures”). Following the initiative of Breyer, who is himself a judge by profession, the European Parliament had called for public access to the pleadings and arguments exchanged in court proceedings.
“With the systematic publication of submissions and arguments, the European Court of Justice is becoming more transparent than ever before. This also sets standards for the national judiciaries. It is a privilege that I, as a member of the Pirate Party, was able to introduce our core value of transparency into the negotiations and successfully implemented it thanks to the support of my colleagues. Pressure from civil society also helped.
After landmark judgements with far-reaching consequences, the public has a right to know and discuss the positions our governments and institutions advocated for. I am sure we will be surprised by some of the positions our own governments take. In a democracy where freedom of the press reigns, it must be possible to hold the powerful accountable for their behaviour in court. At a time when the EU and its Court of Justice are facing a crisis of confidence, transparency creates trust.
Of course, the new transparency rule with its restrictions and reservations does not yet fully meet our expectations. In particular, we will be keeping a close eye on whether member states with deep-rooted secrecy culture will systematically abuse their right to object to publication. Nevertheless, the introduction of the principle of proactive transparency in the EU judiciary is a milestone and a paradigm shift.”
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Olio di oliva contraffatto nel mirino di Guardia Civil spagnola e carabinieri italiani
Vi è stata una prosecuzione dell'operazione #OPSON (leggi noblogo.org/cooperazione-inter…), lo sforzo coordinato di Europol per combattere le frodi e la contraffazione alimentare. L'interesse si è concentrato sull'olio d'oliva contraffatto.
L'attività è stata avviata dalla #GuardiaCivil spagnola, che ha unito le forze con i Carabinieri italiani. L'attività ha portato a 11 arresti e al sequestro di oltre 260 000 litri di olio d'oliva non adatto al consumo.
La contraffazione dell'olio extra vergine di oliva è una pratica comune, motivo per cui la lotta contro di esso è una priorità delle forze dell'ordine, soprattutto nei paesi di produzione. In questa operazione di frode alimentare, gli investigatori hanno scoperto che i criminali utilizzavano il cosiddetto "olio lampante", la variante di qualità inferiore dell'olio d'oliva, per diluire il loro prodotto. L'olio d'oliva lampante è caratterizzato da elevati livelli di acidità, un sapore indesiderato e un odore decisamente sgradevole, che lo rendono inadatto al consumo. Lo stesso termine "lampante" trae origine dal suo uso storico come combustibile nelle lampade ad olio.
L'inflazione dei prezzi, la riduzione della produzione di olio d'oliva e l'aumento della domanda, hanno creato il terreno fertile perfetto per i produttori fraudolenti. La miscelazione dell'olio d'oliva con alternative di qualità inferiore ha permesso ai criminali di offrire prezzi competitivi. Questa pratica illegale può non solo causare un rischio per la salute pubblica, ma anche minare la fiducia dei consumatori e quindi avere ulteriori ripercussioni economiche.
Nel novembre 2023, in un'azione coordinata, le forze dell'ordine spagnole e italiane hanno condotto perquisizioni in varie località. Nei dintorni di Ciudad Real, in Spagna, sono stati arrestati 11 sospetti e sono stati sequestrati 12 barili contenenti 260 000 litri di olio adulterato. Gli agenti hanno inoltre sequestrato quattro veicoli e 91 000 EUR in contanti, oltre a documenti di fatturazione ed e-mail.
In province italiane di Sicilia e Toscana, i carabinieri dei NAS (Nuclei Antisofisticazione e Sanità) hanno ispezionato tre fabbriche di olio sospettate di essere coinvolte nelle pratiche illegali. Sono stati acquisiti diversi documenti fiscali e liste di clienti, sono stati raccolti campioni di olio e una società è stata sanzionata per l'etichettatura irregolare dei suoi prodotti.
#NucleoAntisofisticazioneSanità #NAS #ArmadeiCarabinieri #GuardiaCivil
#oliolampante
Le reti hanno passato anni a dirci che il 5G avrebbe cambiato tutto. Ma i casi d’uso più appariscenti non si trovano da nessuna parte e la corsa per implementare la tecnologia è stata costosa in più di un modo.
theverge.com/23991136/5g-netwo…
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
The race to 5G is over — now it’s time to pay the bill
AT&T, Verizon, and T-Mobile’s race to deploy 5G has failed to realize its flashiest outcomes while saddling carriers with debt and removing a competitor from the market.Allison Johnson (The Verge)
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In casa abbiamo Eolo 100D/20U mbps (se fosse ancora per TIM dovrei usare il telegrafo) e ci troviamo bene così.
Nella vita di tutti i giorni una banda a 100 mbps simmetrica è più che sufficiente per coprire tutte le esigenze domestiche. Voler spingere la gigabit nelle grandi città e lasciare i paesini tagliati fuori, con connessioni ridicole, è pessimo. Poi però vedi i dirigenti delle varie compagnie (TIM in primis) piangere sui media, perché il settore delle telecomunicazioni è quello con la crescita più anomala, con l'abbassamento dei costi e l'aumento della qualità del servizio.
@prealpinux trovo esilarante poter guardare un video in 8k su uno schermo di qualche pollice, ultra HD{highly demented}... Scusate la causticità ma mi manda in bestia.. Come mettere chip nello spazzolino da denti o altri apparecchi saranno tonnellate di RAEE, che verranno riciclate per quanto possibile Nell economia circolare nella migliore delle ipotesi.. Ma sto divagando è vorrei evitare di buttare veleno in questo spazio, indi qualche respiro profondo visualizzo il mare eeeee...... relax..
Con tanta banda i DoS saranno meno efficaci?I click day funzioneranno?Scenderà il costo dell' abbonamento? Bha.. Ho già una qualche idea su chi finanzierà le infrastrutture e gli aggiornamenti ... Sa meglio che mi metto a pensare a cose pucciose
E scusate la giornata no
Secure encryption and end of voluntary chat control on Facebook and Instagram protect innocent users and support law enforcement!
Meta, the company behind Facebook, WhatsApp and Instagram, has announced significant security enhancements to its Messenger direct messaging service. In the future all personal calls and messages will be end-to-end encrypted by default. Pirate Party Member of the European Parliament Patrick Breyer, a long-time opponent of blanket chat control scanning of all private messages, comments:
“Zuckerberg’s move is a success also of my lawsuit against Meta’s voluntary chat control mass surveillance: with the gradual introduction of secure end-to-end encryption to direct messaging, Facebook and Instagram are ending their voluntary, error-prone searches in the content of our private messages and begin respecting the confidentiality of our communications.
Voluntary mass surveillance of our private communications makes no significant contribution to saving abused children or to convicting abusers, but criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement and opens the door to arbitrary private justice by big tech industry. Voluntary chat control could never contain the amount of suspected CSAM on Zuckerberg’s platforms. Relieving the police of the flood of largely false reports frees up law enforcement capacity for targeted and undercover investigations into organised child sexual abuse, thereby really protecting children. Even without chat control mass surveillance, user reports and reports resulting of the automated scanning of public posts on Facebook and Instagram will continue to be made.
Regrettably, Zuckerberg‘s Meta continues general monitoring of users by deploying unreliable metadata analysis algorithms. We Pirates managed to force the company by way of the EU‘s Digital Markets Act to allow for cross-platform interoperability with alternative, more secure and privacy-friendly messengers in future. We will thus be able to switch to better messaging services while maintaining our contacts on Instagram and Facebook.
Without any mass surveillance, Meta could make Facebook and Instagram secure by design for children if Zuckerberg was willing to compromise on profits. Why, for example, are young people not asked, regardless of their age, if they want their photos and profiles to be publicly visible to strangers?”
EU Digital Identity Regulation (eIDAS): Pirates don’t support blank cheque for surveillance of citizens online!
The EU Parliament’s Industry Committee today approved a new EU regulation on digital identity (eIDAS 2) against the votes of the Pirates and their group. According to the law, a new digital identity app will enable EU citizens to access public and private digital services such as Facebook or Google and to pay online. The deal was approved despite IT security experts and scientists publicly warning against mass surveillance and recently countering disinformation by the EU.
“This regulation is a blank cheque for surveillance of citizens online, endangering our privacy and security online”, comments Pirate Party lawmaker Patrick Breyer. “Browser security is being undermined, and overidentification will gradually erode our right to use digital services anonymously. Mark Zuckerberg should have no right to see our ID! Entrusting our digital lives to the government instead of Facebook and Google is jumping out of the frying pan and into the fire. This deal sacrifices essential requirements the European Parliament had put forward to make the eID app privacy-friendly and secure. The EU misses the opportunity to establish a trustworthy framework for modernization and digitization. We will watch the implementation very closely.”
Pirates Mikulas Peksa and Patrick Breyer worked until the last minute to try and fix at least some of the numerous risks of the EU digital identity scheme. In a major victory, Member States will not be obliged to assign a single unique ID number to every citizen. Signing up for the eID app will be voluntary, and it will remain possible to access public and private services by other existing identification and authentication means. The app client will be open source.
„Overall though the scheme remains a blank cheque for surveillance of citizens online“, concludes Breyer. „As hundreds of scientists publicly warn and contrary to what the EU claims, web browser manufacturers could be forced to expose our securely encrypted Internet use (including intimate and sensitive activities) to government surveillance. This is an unacceptable attack on secure encryption. The eID apps can also be used to monitor our digital lives because there is no requirement of unobservability and unlinkability. The content of our eID wallets (potentially bringing together personal banking data, medical prescriptions and criminal records) could be monitored via central databases because we have no right to store documents exclusively on our personal devices.
The lure of conveniently signing in to private digital services using a single official eID app is a trap. Overidentification will gradually erode our right to use digital services anonymously which currently keeps us safe from criminal activity, unauthorised disclosure, identity theft, stalking and other forms of abuse of personal data. The eID app will not allow for multiple, truly separate user profiles which vulnerable persons rely on.
The server-side code of the eID wallet will not have to be open source, meaning the public cannot know what the code actually does and if it is safe.
In view of all this, the new EU eID app will not be trustworthy and will fail to sufficiently encourage the development of digital and eGovernment services in Europe – much to the Pirates regret.“
European Health Data Space: Lawmakers want to stop the obligation for everyone to have a remotely accessible electronic patient file
EU governments gave the green light yesterday to the creation of an EU Health Data Space (EHDS) which would interconnect patient data across Europe. In the meantime, lawmakers have yesterday submitted amendments to give patients a right to object to the collection of their personal health data in the new Data Space, and to ensure that patients retain control over their health data.
Firstly, 70 MEPs from S&D, Renew, Greens and Left request the following should be added to the Regulation: “Member States may provide for natural persons to have the right to object to the registration of their personal health data in an EHR system.” “Compulsory electronic health records for every citizen that are accessible across Europe would entail irresponsible risks of data theft, hacking or leaks of the most personal treatment data. It would deprive patients of any control over the collection of their illnesses and disorders,” warns Breyer. “This is nothing less than the end of medical confidentiality. Have we learnt nothing from the international hacker attacks on hospitals and other health data? If every mental illness, addiction therapy, every potency weakness and all abortions are collected in a remotely accessible data space, worried patients risk being deterred from urgent medical treatment – this can make people ill and harm their families! In the European Parliament, I will fight to give patients a choice over the collection of their health data.”
Other amendments tabled yesterday by Breyer and other MEPs concern the plan that patients would need to actively object in future in order to prevent healthcare providers and industry from accessing their treatment records. “Citizens should at least be asked orally whether they wish to object to the lifting of medical confidentiality,” explains Breyer the amendments. “For many patients who have little time or limited language skills, and for the elderly, a complicated written or electronic procedure is too burdensome to give them a real choice. International standards such as the International Code of Medical Ethics of the World Medical Association or the Helsinki Declaration on the Ethical Principles of Medical Research have so far required that the patient’s consent be obtained before their medical data is disclosed. A public opinion poll we commissioned confirms that people expect to be asked for their consent before their health data is shared. Every website asks us for consent before setting a cookie, but we shouldn’t even be asked before our health records are shared? This doesn’t effectively keep patients in control of their data.”
Background:
The EU’s Health Data Space bill is intended to oblige doctors to enter a summary of each patient’s treatment into an interconnected system (Article 7). Exceptions or a right to object are not provided even for particularly sensitive diseases and therapies such as mental disorders, sexual diseases and disorders such as impotence or infertility, HIV or addiction therapies. Patients whould only be able to object to access to their electronic patient file by other healthcare providers or industry. How this right could be exercised would be up to every Member State. According to a survey by the European Consumer Organisation BEUC, 44% of citizens are concerned about the risk of theft of their health data; 40% of citizens fear unauthorised data access.
Next Tuesday, the plenary of the European Parliament is to vote on final amendments to their negotiating mandate. The first round of negotiations between the EU Council, EU Parliament and EU Commission is due to take place as early as next Thursday. The rapporteurs want to finalise the negotiations before the 2024 European elections.
Monete da due euro false pagate ... in bitcoin.
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E' intervenuta a supporto anche Europol nella attività svolta dai Carabinieri, che ha consentito di smantellare un gruppo criminale italiano coinvolto nella produzione e distribuzione di monete in euro contraffatte. L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, ha coinvolto anche il Centro tecnico e scientifico europeo della Commissione europea.
L'indagine è stata avviata sin dall'aprile 2021, quando i Carabinieri hanno sequestrato 668 monete da due euro false e arrestato due persone per detenzione di valuta falsa. Le analisi tecniche delle monete sequestrate, effettuate dal Centro Nazionale di Analisi delle Monete Italiane (CNAC) e dal Centro Tecnico Scientifico Europeo (ETSC) della Commissione Europea, hanno collegato le monete sequestrate ad una nuova e insidiosa classe di monete da due euro contraffatte.
I falsari avevano distribuito le monete false in diversi paesi dell'UE, principalmente Francia, Germania, Lituania, Portogallo e Spagna, nonché in Svizzera. La qualità delle monete contraffatte era buona e aveva caratteristiche molto simili a quelle autentiche.
L'indagine ha rivelato che un fornitore che gestiva un canale su un'applicazione di messaggistica aveva impostato la catena di produzione. Sul suo canale, il venditore ha venduto queste valute contraffatte per il 50% del loro valore, ricevendo i pagamenti in criptovaluta. I membri della rete criminale hanno spedito i pacchi contenenti le monete false ai clienti tramite servizi postali internazionali privati.
Gli inquirenti sono riusciti a identificare i sospetti attraverso la crittoanalisi delle transazioni blockchain. Durante le indagini, i carabinieri hanno rintracciato 60 spedizioni di pacchi contenenti monete contraffatte. Questi pacchi erano destinati, tra l'altro, all'Italia, alla Francia e alla Svizzera. Pesavano quasi 100 000 kg e avevano un valore totale di circa 102 000 euro in monete da due euro contraffatte.
Europol ha agevolato lo scambio di informazioni e ha finanziato e coordinato diverse attività operative. Europol ha inoltre fornito un supporto analitico per individuare il paese in cui sono state distribuite le monete. Durante la giornata di azione, Europol ha inviato un esperto in Italia per fornire supporto tecnico e confrontare le informazioni operative con le banche dati di Europol e i sistemi della Banca centrale europea.
L'attività è consistita in sintesi di:
- 12 perquisizioni in Italia (Taranto, Roma, Matera e Perugia)
- 4 persone arrestate
- Il sequesto di: 107.000 Euro in bitcoin, monete contraffatte e parte della pressa per monete utilizzata per la produzione.
#Armadeicarabinieri #Europol #blockchain #bitcoin #CNAC #ETSC
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Polizia di Stato italiana e United States Marshal Service cooperano
Polizia di Stato italiana e United States Marshal Service hanno recentemente sottoscritto una dichiarazione comune sulla cooperazione.
Le due Forze di Polizia si impegnano nel preservare la giustizia e a promuovere la sicurezza dei rispettivi Paesi.
Hanno firmato il capo della Polizia Vittorio Pisani e dal direttore dello United States Marshal Service Ronald L. Davis (immagine sopra). E' condiviso l’impegno a sostenere lo stato di diritto, attraverso una maggiore cooperazione nel perseguimento della riduzione della criminalità violenta (nel rispetto per i diritti umani) e gli sforzi per affrontare la violenza nelle comunità.
Inoltre le due Forze di Polizia metteranno in comune le competenze professionali e le migliori pratiche, con programmi di formazione incrociata.
Lo United States Marshals Service occupa una posizione centrale nel sistema giudiziario federale. È il braccio esecutivo dei tribunali federali ed è coinvolto praticamente in ogni iniziativa di applicazione della legge federale.
I compiti dell'US Marshals Service (sopra a sinistra il logo) includono la protezione della magistratura federale, l'arresto di fuggitivi federali, la gestione e la vendita dei beni sequestrati acquisiti dai criminali attraverso attività illegali, l'alloggio e il trasporto di prigionieri federali e il funzionamento del Programma di sicurezza dei testimoni.
Maronno Winchester
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