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La Relazione Europea sulla Droga


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La Relazione Europea sulla Droga 2025: Tendenze e Sviluppi presenta l'ultima analisi dell'EUDA sulla situazione della droga in Europa. L’ #EUDA è l’Agenzia dell’Unione europea sulle droghe (European Union Drugs Agency). È un organismo dell’ #UE con sede a Lisbona, operativo dal 2 luglio 2024, che ha sostituito il precedente Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze.

Concentrandosi sul consumo di droghe illecite, sui danni correlati e sull'offerta di droga, la relazione fornisce una serie completa di dati nazionali su questi temi, nonché sui trattamenti specialistici per la tossicodipendenza e sui principali interventi di riduzione del danno.

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Il report fornisce una panoramica aggiornata sulla situazione delle droghe in Europa fino alla fine del 2024, evidenziando tendenze e sviluppi rilevanti per le politiche e gli operatori del settore.

Offerta, produzione e precursori
La disponibilità di droghe illecite rimane elevata per tutte le sostanze. I dati del 2023 mostrano tendenze stabili nei sequestri e nei reati legati alla droga, con una produzione significativa e sequestri di precursori chimici.

Cannabis
È la droga illecita più consumata in Europa. I dati includono prevalenza d’uso, richieste di trattamento, sequestri, prezzo, purezza e danni associati.

Cocaina
Seconda droga più usata dopo la cannabis, con variazioni significative tra i paesi. Il report analizza uso, trattamento, sequestri, prezzo, purezza e danni.

Stimolanti sintetici
Comprendono amfetamina, metamfetamina e catinoni sintetici. L’analisi copre uso, trattamento, sequestri, prezzo, purezza e impatti sulla salute.

MDMA
Associata principalmente al contesto ricreativo e notturno. Il report esamina uso, sequestri, prezzo e purezza.

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Eroina e altri oppioidi
L’eroina è l’oppioide illecito più usato e causa un notevole carico sanitario. La situazione evolve, influenzando le strategie di intervento.

Nuove sostanze psicoattive
Il mercato è dinamico, con nuove sostanze rilevate ogni anno. Include cannabinoidi sintetici, catinoni, oppioidi sintetici e nitazeni.

Altre droghe
LSD, funghi allucinogeni, ketamina, GHB e protossido di azoto sono usati in Europa. Il report analizza uso, sequestri, trattamento e danni.

Uso di droghe per via iniettiva
In calo negli ultimi dieci anni, ma ancora associato a gravi danni sanitari. Include dati su prevalenza e analisi dei residui nelle siringhe.

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Malattie infettive correlate
Chi si inietta droghe è a rischio di infezioni come HIV ed epatiti B e C. Il report fornisce dati aggiornati su queste infezioni.

Morti indotte da droghe
Fondamentale per valutare l’impatto sulla salute pubblica. Include dati su overdose e sostanze coinvolte.

Trattamento con agonisti degli oppioidi
È il trattamento specialistico più comune per gli utenti di oppioidi. Il report analizza copertura, accesso e percorsi terapeutici.

Riduzione del danno
Comprende interventi per ridurre i danni sanitari, sociali ed economici. Include programmi con naloxone, stanze del consumo e trattamenti sostitutivi.

La pubblicazione è scaricabile qui edr-2025-full-book-6.06.2025-en.pdf

@Notizie dall'Italia e dal mondo



L’attacco alla sede della tv iraniana è un atto gravissimo di terrorismo. Israele continua a bombardare giornalisti come ha già fatto a Gaza. Siamo di fronte a un crimine di guerra che sarebbe esercrato se commesso dalla Russia, ma Israele può tutto perché è il braccio armato dell’Occidente che complice lo copre, arma e giustifica. [...]

Stefano Andaloro reshared this.



Domani, martedì 17 giugno, alle ore 21 la storica Festa della libertà dei popoli di Cassano d’Adda (Mi) ospiterà un dialogo tra Fausto Bertinotti e Maurizio Acerbo. L’ex segretario di Rifondazione Comunista si confronterà con l’attuale in un incontro dal titolo “un altro mondo è ancora possibile?”. Al centro della discussione saranno le principali questioni [...]


Google cannibalizzerà i giornali online?

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Le risposte fornite da AI Overview di Google sono il risultato di informazioni pescate online, spesso provenienti da articoli di giornale, sui quali ormai cliccano sempre meno persone. Gli editori quindi sono messi a dura prova, ma se nessuno producesse



Giu 29
Trekking al Rifugio Vincenzo Sebastiani - "Un Crocevia tra le Nuvole"
Dom 10:15 - 20:00 Rifugio Vincenzo Sebastiani, Rocca di Mezzo - L'Aquila (Abruzzo)
GreenTrek.it

Unisciti a noi per un emozionante itinerario nel cuore del Parco Naturale Regionale del Velino Sirente, nella suggestiva località di Colletto di Pezza.

Inizieremo la nostra avventura dalla piana di Campo Felice e saliremo verso la storica miniera di bauxite, per poi addentrarci nei meravigliosi boschi di faggio della Valle Leona.

Proseguiremo quindi alla volta della spettacolare Valle del Puzzillo: un anfiteatro naturale, contornato da alte formazioni rocciose e scoscesi pendii, al confine tra Lazio e Abruzzo.

Arrivati a destinazione, avrai la possibilità di ristorarti e godere dell’ospitalità del rifugio.

Da questo piccolo angolo di paradiso, a cavallo tra due valli, potrai goderti un panorama fantastico in mezzo alle nuvole.

L’escursione al Rifugio Vincenzo Sebastiani sarà un’esperienza fantastica per tutti, esperto o principiante che tu sia!

Un trekking perfetto per immergersi nella natura e condividere momenti speciali in compagnia.

Iscrizioni aperte fino a Venerdì 27 Giugno 2025 ore 20:00

CLICCA QUI PER INFO COMPLETE ed ISCRIZIONE OBBLIGATORIA



PROSSIMA ESCURSIONE DOMENICA 29 GIUGNO 2025 - Trekking al Rifugio Vincenzo Sebastiani "Un Crocevia tra le Nuvole"


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Perché Renault, Toyota, Hyundai e non solo prendono a bordo robot umanoidi

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Le case automobilistiche sembrano sempre meno interessate a costruire automobili: tra divisioni che sviluppano Intelligenze artificiali e investimenti nel settore degli umanoidi, la



Niente Microsoft, siam danesi

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La Danimarca intende recidere il cordone ombelicale software che la lega agli Usa: il ministro per le Emergenze ha avvisato le industrie di prepararsi a eventuali interruzioni del cloud statunitense mentre la collega degli Affari digitali ha annunciato che la



Chi è Alexandr Wang, scelto da Zuckerberg per il nuovo laboratorio IA di Meta

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Meta punta alla "superintelligenza" con un nuovo laboratorio di ricerca guidato da Alexandr Wang, fondatore di Scale AI, ex coinquilino di Sam Altman e in contatto con Trump.



Perché Apple arranca nell’intelligenza artificiale?

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Apple integra ChatGPT in Siri ma, rispetto ai suoi rivali, nella corsa all'intelligenza artificiale resta indietro. Intanto, tra concorrenza agguerrita, pressioni cinesi e nuove regole Ue, il titolo scende. Estratto dalla rassegna



Trump e TikTok ballano ancora assieme, ma la partita degli Usa si complica

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Le nuove tensioni commerciali tra Washington e Pechino frenano la possibile vendita del social di ByteDance a compratori graditi alla Casa Bianca. Parallelamente, sfuma anche l’ipotesi

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Il consiglio comunale di San Giovanni Rotondo ha approvato ieri la revoca della cittadinanza onoraria che era stata conferita a Benito Mussolini negli anni del regime fascista. Anche la città di Padre Pio ripudia Mussolini. Ringrazio il nostro compagno consigliere comunale Roberto Cappucci e il circolo di Rifondazione Comunista di San Giovanni Rotondo (Fg) per [...]


Come i criminali informatici commerciano e sfruttano i nostri dati nel Rapporto IOCTA di Europol


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La "Valutazione delle minacce legate alla criminalità organizzata su Internet" (#IOCTA) è l'analisi di #Europol sulle minacce e le tendenze in evoluzione nel panorama della criminalità informatica, con particolare attenzione a come è cambiato negli ultimi 12 mesi.

Nell'ultimo anno, la criminalità organizzata ha continuato a evolversi a un ritmo senza precedenti. La rapida adozione di nuove tecnologie e la continua espansione della nostra infrastruttura digitale hanno ulteriormente spostato le attività criminali verso il dominio online. Questo cambiamento ha fatto sì che l'infrastruttura digitale e i dati in essa contenuti siano diventati obiettivi primari, trasformando i dati in una risorsa chiave, fungendo sia da bersaglio che da facilitatore nel panorama delle minacce informatiche.

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Il rapporto IOCTA del 2025 "Steal, deal and repeat: How cybercriminals trade and exploit your data" (Nota a piè di pagina, scaricabile [en] qui europol.europa.eu/cms/sites/de…) analizza in dettaglio come i criminali informatici commerciano e sfruttano l'accesso illegale ai dati e come mercificano questi beni e servizi.

I dati personali sono una risorsa centrale per il crimine informatico: vengono rubati, venduti e sfruttati per frodi, estorsioni, attacchi informatici e sfruttamento sessuale.
I criminali usano vulnerabilità dei sistemi e tecniche di ingegneria sociale, potenziate da Intelligenza Artificiale generativa (GenAI) e modelli linguistici (LLM).
Broker di accesso e dati vendono credenziali e accessi compromessi su piattaforme criminali, spesso tramite app di messaggistica cifrata (E2EE).
I dati rubati sono venduti su forum del dark web, marketplace automatizzati (AVC), e canali E2EE.
Le minacce emergenti consistono nell'uso di deepfake vocali, attacchi supply-chain tramite AI, e tecniche come il “slopsquatting” per sfruttare errori degli assistenti AI.

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In particolare i criminali ricercano:
Credenziali di accesso (RDP, VPN, cloud)
Informazioni personali (PII), dati finanziari, social media
Dati aziendali e governativi per spionaggio o estorsione
Come vengono sfruttati i dati:


  • Come obiettivo: ransomware, furto di identità, frodi
  • Come mezzo: per profilare vittime, estorcere denaro o informazioni
  • Come merce: venduti su forum, marketplace, canali E2EE
    Come vengono acquisiti dati e accessi
  • Ingegneria sociale: phishing, vishing, deepfake vocali, ClickFix
  • Malware: infostealer, RAT, exploit kit
  • Vulnerabilità di sistema: attacchi brute force, skimming, MitM
    Chi sono gli attori criminali
  • Initial Access Brokers (IABs): vendono accessi iniziali
  • Data Brokers: vendono dati rubati
  • Gruppi APT e minacce ibride: spesso sponsorizzati da stati
  • Criminali specializzati in frodi e CSE: usano i dati direttamente
    Dove avviene la compravendita
  • Dark web: forum, marketplace, canali E2EE
  • Servizi offerti: phishing-kit, infostealer, spoofing, proxy residenziali
    Cultura criminale: reputazione, badge, ruoli da moderatore


Raccomandazioni del Rapporto
La condivisione eccessiva di dati online aumenta la vulnerabilità, soprattutto per i minori.
L’uso di E2EE ostacola le indagini; servono regole armonizzate per la conservazione dei metadati.
Abuso dell’AI: deepfake, fingerprint digitali falsi, attacchi supply-chain tramite suggerimenti errati degli assistenti AI.
Disgregazione dell’intelligence: doxxing e hacktivismo complicano le indagini e la validazione delle prove.

Conclusioni
Il rapporto sottolinea la necessità di:


  • Accesso legale ai canali E2EE ((End-to-End Encrypted)
  • Standard UE armonizzati per la conservazione dei metadati
  • Educazione digitale e consapevolezza dei rischi online
  • Collaborazione tra forze dell’ordine, aziende e cittadini


Nota: Europol, Steal, deal and repeat - How cybercriminals trade and exploit your data – Internet Organised Crime Threat Assessment, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione Europea, Lussemburgo, 2025.

@Informatica (Italy e non Italy 😁)



L’AI di Google ammazzerà i quotidiani?

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Il New York Times ha visto crollare negli ultimi tre anni la sua quota di traffico proveniente dalla ricerca organica verso i siti desktop e mobile del giornale dal 44% al 36,5% registrato nell'aprile 2025: tutta colpa, dice il Wall Street

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in reply to Informa Pirata

😆 vista l'etica giornalistica della stragrandissima maggioranza dei casi,potrei azzardare un eviv 🤔 eviv...no no ci riesco è davvero un azzardo! 😑


Google mette una pietra sopra le custom ROM: sviluppare GrapheneOS per i Pixel sarà sempre più difficile

Per la prima volta dopo l’annuncio di tornare a sviluppare internamente Android Google non pubblica i "device tree" per i dispositivi Pixel, i nuovi driver binari e la cronologia completa delle modifiche del kernel. Lavorare alle custom ROM diventa incredibilmente difficile.

dday.it/redazione/53338/google…

@Le Alternative

Grazie a Marco @marco acorte per la segnalazione

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in reply to Informa Pirata

speriamo uniscano un po tutti le forze per passare definitamente ad un linux phone veramente open (sullo stile di mobian, PMOS o ubuntu touch x intenderci)
Questa voce è stata modificata (5 mesi fa)

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in reply to Informa Pirata

Spero solo come ho già detto altrove che tutti uniscano le forze e nasca una vera alternativa competitiva hardware/software inutile avere progetti come #murena #graphene #lineageos #microg che devono tutti fare i conti con le limitazioni come il #playintegrtyapi #playservice ... Mi ricorda un po la situazione che si stava creando con i drm su linux. Ci vuole una mossa della comunità europea e delle big dell' #opensource non tanto per chiedere a google che può fare quello che vuole, più che altro per lo store, ci vuole uno storie alternativo libero, in modo da avere versioni di app che non hanno bisogno del integrità o che hanno bisogno ma che sia un controllo svincolato da google cosa fattibilissima!! Chissà come finirà, io al momento mi devo tenere stretta la crdroid ferma ad a13 altrimenti poi non posso più usare l'app della mia banca, e per assurdo via web non posso fare praticamente niente, quindi neppure una webapp posso fare! Non posso mettere i miei documenti nel #wallet di #io 🤷🏻‍♂️🤷🏻‍♂️🤷🏻‍♂️ non posso fare nulla!


Rifondazione Comunista sarà anche quest’anno al Roma Pride per esprimere solidarietà alla comunità LGBTQIA+ che in questo ultimo anno è il bersaglio di un’escalation di odio e violenza, quella di strada tanto quanto quella istituzionale. Ricordiamo che Rifondazione Comunista rimane l’unico partito in Italia a far eleggere una persona trans in parlamento, un fatto che a distanza di quasi vent’anni continuiamo a rivendicare con orgoglio – ancor più oggi quando le persone trans* in particolare sono nel mirino delle destre di tutto il mondo, Italia compresa.

Rifondazione proprio per questo è solidale con le le istanze delle persone trans, queer e non binary che si sentono sovradeterminatә dalle stesse circostanze che hanno portato alla nascita del Priot, pur non condividendo la scelta quest’anno di renderlo antagonista al Pride istituzionale e le pratiche che ne sono conseguite. Ma questo non ci esenta dal riconoscere anche le criticità della gestione di un momento e di uno spazio fondamentali nella vita delle persone LGBTQIA+.

Troviamo problematica la scelta di ridurre progressivamente la partecipazione di tutte le diverse realtà che compongono la comunità dopo averle ignorate anche quando partecipavano al comitato organizzativo perché il Pride e di tuttә; è simbolicamente molto problematico un nuovo percorso – inaugurato l’anno scorso – che prevede un corteo che va a chiudersi dentro un recinto nascosto al pubblico perché il Pride è rivolta di strada; è estremamente problematico un manifesto politico che pur apprezzabile per molti versi, si rifiuta di chiamare le cose col proprio nome perché quello che sta avvenendo in Palestina è un genocidio anche di nome e non solo di fatto; troviamo problematica la scelta della stesse forze che si arrogano il timone del movimento di ignorare selettivamente i risultati dei tavoli di lavoro a cui abbiamo partecipato (invitatә) soprattutto quando ignorano il nodo centrale che lega in modo inestricabile diritti civili e diritti sociali.

Per le stesse ragioni continuiamo a trovare problematica (se non tragicamente sbagliata nel caso di marchi apertamente sostenitori del genocidio palestinese) la scelta di perseguire la logica delle sponsorizzazioni private, perché ci rende tuttә fragilә e ricattabilә e soggettә all’aria politica che tira al momento – come dimostra il fuggi fuggi degli sponsor: se tanti servizi per la comunità dipendono dal privato, forse compito di chi è al timone del movimento dovrebbe essere quello di lottare contro la dismissione generale dello stato sociale, affinché si prenda carico in maniera specifica delle esigenze di una comunità che non deve dipendere dalle fluttuanti elemosine del capitalismo. E crediamo che sia profondamente problematica la scelta di interloquire e cercare punti di convergenze con le stesse forze che adesso hanno anche il potere istituzionale per negare, reprimere e distruggere concretamente le nostre identità e le nostre vite.

Lә compagnә di Rifondazione e Giovanә Comunistә però, nonostante tutte queste contraddizioni, anche quest’anno al Roma Pride ci saranno, perché gli spazi conquistati col sacrificio e anche col sangue di tantә non si abbandonano a nessun costo e saremo lì a portare anche le istanze di chi ha scelto di non esserci e di chi non può e per non smettere mai di denunciare tutte queste criticità nello spirito più unitario possibile. Le alleanze politiche e sociali perseguite in questi anni stanno mostrando tutta la loro volatilità e la realtà con cui dobbiamo continuare a fare i conti è sempre la stessa: da una parte ci sono i sistemi di dominio, dall’altra le soggettività oppresse. È il momento di schierarsi e restare unitә, prima che ci travolgano.
Buon Roma Pride a tuttә

Federazione Roma Castelli Litoranea del Partito della Rifondazione Comunista

Giovanә Comunistә Roma



Chip, perché la Cina ostacola l’affare (americano) tra Synopys e Ansys

L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Come ritorsione per le limitazione americane sui software per i microchip, la Cina ha deciso di posticipare l'approvazione della fusione tra due aziende americane, Synopsys e Ansys: l'esito di un affare da 35 miliardi è ora incerto.



Inizia con un commosso saluto alla delegazione palestinese il 5° congresso di Syriza. “Insieme noi creiamo il futuro” lo slogan del congresso, in un momento di difficoltà per tutta la sinistra in Europa, a cui la Grecia non sfugge. Oggi – ricordiamo tutti e tutte come sia stata strangolata la Grecia 11 anni fa, laboratorio [...]


Israele è uno stato terrorista che viola sistematicamente il diritto internazionale. Non bastano il genocidio a Gaza, l’apartheid in Cisgiordania, gli omicidi extragiudiziali in ogni angolo del pianeta, i bombardamenti e le uccisioni preventive in Libano, questa notte il governo fascista di Netanyahu ha scelto di attaccare direttamente l’Iran, in una spirale sempre più senza [...]


Days Gone per gli sviluppatori Sony

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Nel 2024 Sony è inciampata sul videogame Concord, costato oltre 400 milioni e chiuso dopo la vendita di appena 25mila copie. Col biennio di tagli draconiani i bilanci sono tornati a sorridere al gigante nipponico che però resta molto cauto a causa dei dazi di



Perché il governo rottamerà Spid

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Butti ringrazia e congeda gli identity provider, partner privati dello Stato nell'avventura della Spid e suggerisce a tutti di passare a Cie: "è gratuita e più sicura". Ma la partita non sembra di così facile risoluzione dato che circolano ancora 40 milioni di

in reply to Informa Pirata

Carta d'identità e gestore accessi. In un soffio due strumenti compromessi in un colpo solo.

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La recente conferma della condanna a sei anni di reclusione per l’ex presidente dell’Argentina Cristina Fernández de Kirchner, sancita oggi dalla Corte Suprema, rappresenta un ennesimo attacco alla democrazia in America Latina e una minaccia all’autonomia della politica rispetto ai poteri economici e giudiziari. Il processo noto come “Vialidad”, già ampiamente contestato per le sue [...]


Mr Coinbase scippa talenti a Neuralink e punta a un’alternativa ai chip cerebrali

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Neuralink ha un altro rivale. Il co-fondatore di Coinbase sta lavorando a un progetto per realizzare un dispositivo per trattare malattie neurologiche ma anche "per



Cosa c’è dietro le strette francesi a porno e social?

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Emmanuel Macron sembra aver intrapreso una crociata contro le principali piattaforme Internet, per lo più statunitensi, minacciando di togliere il traffico generato dai minorenni su social e perfino e-commerce. Un colpo ai



di Laura Tussi e Antonio Mazzeo

Il 28 aprile 2025, tre organizzazioni insignite del Premio Nobel per la Pace – Nihon Hidankyo (2024), ICAN (2017) e IPPNW (1985) – hanno inviato una lettera congiunta ai presidenti Donald Trump e Vladimir Putin, esortandoli a intraprendere azioni decisive per la de-escalation nucleare e a impegnarsi in negoziati significativi per il disarmo.

Nella lettera, i firmatari sottolineano che Stati Uniti e Russia detengono insieme circa il 90% degli arsenali nucleari mondiali, attribuendo a entrambi una responsabilità speciale nel prevenire una catastrofe globale. Rievocando il vertice del 1986 tra Reagan e Gorbaciov a Reykjavík, che segnò un momento storico per il disarmo, gli autori dell’appello invitano i leader attuali a riprendere quello spirito di cooperazione e a compiere passi concreti verso l’eliminazione totale delle armi nucleari.

Terumi Tanaka, sopravvissuto al bombardamento atomico di Nagasaki e rappresentante di Nihon Hidankyo, ha dichiarato: “Le armi nucleari non devono mai essere usate. Il loro impiego sarebbe un crimine contro l’umanità”. Tanaka ha criticato le minacce nucleari di Putin nel contesto del conflitto in Ucraina, sottolineando la mancanza di comprensione delle devastanti conseguenze umane delle armi nucleari.

Melissa Parke, direttrice esecutiva di ICAN, ha ribadito l’urgenza dell’azione: “Ascoltare Tanaka descrivere gli effetti orribili del bombardamento dovrebbe convincere i leader mondiali a fare di più che semplicemente congratularsi con i hibakusha per questo premio. Devono onorarli eliminando urgentemente le armi nucleari”.

Michael Christ, a nome di IPPNW, ha aggiunto: “Le armi nucleari non sono una forza naturale inevitabile. Sono state costruite da mani umane e possono essere smantellate da mani umane. Tutto ciò che è necessario è la volontà politica”.

L’appello congiunto delle tre organizzazioni Nobel rappresenta un richiamo potente alla responsabilità e alla leadership necessarie per prevenire un conflitto nucleare. In un momento in cui la minaccia nucleare è più alta che mai, la loro voce si leva a favore della pace e della sicurezza globale. E ovviamente non si può che condividerlo pienamente, anche alla luce delle sempre più numerose minacce provenienti dagli stati maggiori di Stati uniti d’America, Russia, paesi NATO, Israele, Cina, India e Pakistan di impiegare le armi nucleari per “chiudere” i conflitti in atto.

Crediamo tuttavia che l’appello alla denuclearizzazione totale debba essere fatto anche a Francia e Regno Unito, due partner NATO dotati di armi di distruzione di massa, anch’essi in piena corsa al riarmo nucleare e all’adozione di strategie sempre più aggressive in ambito militare.

Allo stesso modo non possiamo dimenticare Israele, India e Pakistan, tutti paesi che non hanno firmato il trattato di non proliferazione e che purtroppo, si caratterizzano per la spregiudicatezza, direi meglio la follia, nel considerare l’uso di testate come un’opzione praticabile e “sostenibile” in caso di conflitto.

L’appello dei premi Nobel per la pace incita i movimenti No War a rafforzare il proprio impegno contro ogni sistema nucleare e rilanciare – così come fu negli anni ’80 – grandi campagne internazionali per il disarmo nucleare e la denuclearizzazione, anche attraverso atti concreti di “primo passo” di disarmo unilaterale nel cuore del vecchio continente , a partire dal nostro paese, che ha consentito l’US Air Force a dislocare le famigerate bombe “tattiche” B-61-12 nelle basi di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone), testate che in caso di conflitto o escalation bellica potranno essere montate a bordo dei cacciabombardieri di quarta e quinta generazione nella disponibilità dell’Aeronautica Militare italiana.

“Vi scriviamo come vincitori del Premio Nobel per la Pace impegnati nell’eliminazione delle armi nucleari. In questo momento di estremo pericolo nucleare, vi invitiamo a prendere misure urgenti per la de-escalation delle tensioni e impegnarvi in negoziati significativi per il disarmo nucleare”, si legge nella lettera congiunta delle Organizzazione Premi Nobel per la pace indirizzata a Putin e a Trump.

E’ un messaggio importante questo documento a firma di tre Premi Nobel per la Pace rappresentanti rispettivamente le Organizzazioni Nihon Hidankyo, ICAN e IPPNW. Perché “come leader di stati armati nucleari che possiedono il 90% degli arsenali mondiali, i presidenti Putin e Trump hanno l’obbligo speciale di agire con l’urgenza che questo momento di immenso pericolo richiede.”

Ancora una volta, e questa volta direttamente ai leader di Russia e Stati Uniti, viene rammentato il rischio sempre più alto di una escalation nucleare e di un conflitto atomico; oltretutto accentuato dai voluti processi di modernizzazione degli arsenali e dall’abbandono di storici trattati che, pur insufficienti per assicurare un disarmo concreto, erano comunque segno di seppur tiepida intenzione di accordo tra le superpotenze.

“Come hanno dichiarato gli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) al loro recente incontro a New York: “L’architettura di lunga data del disarmo e della non proliferazione viene erosa, gli accordi sul controllo degli armamenti abbandonati e le posizioni militari si sono indurite, indebolendo ulteriormente l’architettura di sicurezza globale esistente. Un ambiente di sicurezza internazionale teso e sempre più polarizzato, combinato con una mancanza di fiducia e comunicazione, esacerba i pericoli esistenti dell’uso di armi nucleari.”

“Ricostruire il dialogo, ripristinare la fiducia, impegnarsi nuovamente nel disarmo nucleare.” L’invito dei Nobel aggiunge nuovamente l’esperienza degli Hibakusha, testimoni concreti dell’orrore di quanto l’atomica genera. Perché: “Sanno, per esperienza diretta, che nessuno dovrebbe mai sopportare la sofferenza che queste armi causano. Questo 21 giugno un gruppo di hibakusha arriverà a Reykjavík a bordo della Peace Boat dove visiteranno Höfði House, il sito di uno dei momenti più promettenti nella storia del disarmo nucleare.”

Ricordando infatti che “il vertice del 1986 tra i presidenti Reagan e Gorbaciov a Reykjavík ha aperto la strada a significative riduzioni di armi” e al quasi totale smantellamento dei missili nucleari. “Hanno quasi raggiunto una svolta storica per l’eliminazione di tutte le armi nucleari. Quel momento ha dimostrato che la volontà politica può superare divisioni apparentemente insormontabili.”

“Ora avete l’opportunità di riconquistare quello spirito e di andare oltre e ottenere ciò che i presidenti Reagan e Gorbaciov non sono riusciti a fare: l’eliminazione totale delle armi nucleari. Come premi Nobel per la pace, vi invitiamo a incontrarvi l’un l’altro per raggiungere un accordo sul disarmo nucleare totale.”

Ma, “nessuno dei nove paesi che possiedono armi nucleari – Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord – sembra attualmente interessato al disarmo nucleare e al controllo degli armamenti.”

“Questo è il momento di mostrare al mondo la leadership coraggiosa e visionaria necessaria. Le armi nucleari non sono una forza naturale inevitabile che deve essere sopportata. Sono stati costruiti da mani umane e possono essere smantellati da mani umane. Tutto ciò che è necessario è la volontà politica. È nel vostro potere, come presidenti dei paesi nucleari più potenti del mondo, porre fine alle armi nucleari prima che finiscano noi”, afferma infine il documento a firma di Terumi Tanaka, Shigemitsu Tanaka, and Toshiyuki Mimaki, on behalf of Nihon Hidankyo, Nobel Peace Prize 2024, Melissa Parke and Akira Kawasaki, on behalf of ICAN, Nobel Peace Prize 2017, Michael Christ, on behalf of International Physicians for the Prevention of Nuclear War, Nobel Peace Prize 1985.

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Gianluigi Pegolo*

Il risultato ottenuto dai cinque quesiti referendari è stato deludente. Ci si aspettava quantomeno un livello di partecipazione superiore, anche se il raggiungimento del quorum non era un traguardo facile da superare. Questo esito ovviamente non fa venire meno la validità dei quesiti posti e l’importanza delle tematiche affrontate. Interrogarsi sulle ragioni di tali risultati non è però vano. E anzi è una condizione essenziale per decidere il che fare. Da tale punto di vista, l’appello reiterato delle destre all’astensione era prevedibile, com’era prevedibile che avrebbe condizionato non poco il risultato, specie per il fatto che oramai i livelli di partecipazione nel paese, almeno a livello elettorale, sono drammaticamente scesi al di sotto del 50%. E tuttavia, questo spiega totalmente il risultato? Quantomeno due interrogativi debbano essere posti. L’uno riguarda l’efficacia dei quesiti presentati e l’altro il grado di mobilitazione messo in atto per sostenere il si. In una società in cui i soggetti si disgregano e le organizzazioni di massa e i partiti perdono la capacità di orientare i comportamenti dei cittadini e di rappresentarne appieno le istanze, l’adesione di carattere politico in senso stretto – che un tempo era il collante nei comportamenti politici e sociali – tende a sfumare. Ciò che resta in campo è l’interesse specifico del singolo. La conseguente settorializzazione degli interessi diventa l’esito del disgregarsi della solidarietà collettiva e delle culture politiche. Nel caso del referendum c’è da chiedersi se questa scelta, tutta centrata sul tema della precarietà del lavoro e sui diritti di cittadinanza non abbia in qualche modo limitato il consenso possibile. E’ una questione della fondamentale importanza perché se fosse vero, ciò significherebbe che sempre di più la battaglia nel mondo del lavoro per esprimere un’egemonia dovrebbe intrecciarsi con problematiche più vaste come per esempio la condizione del welfare. La seconda considerazione è che nonostante il meritorio impegno della CGIL e di alcuni soggetti politici e sociali, la sensazione è che non si sia fatto tutto il possibile. Molte volte si è percepito una sorta di obbligo politico o morale all’impegno. Ciò vale per molti dei soggetti coinvolti. E in ogni caso l’impegno dell’opposizione politica è stato altalenante, riflettendo divisioni presenti nel PD, o differenziazioni e scarsa capacità di mobilitazione, come nel caso dei Cinque stelle. Non vi è stata insomma quella convinzione e determinazione necessari. Certamente ha influito in questo la scarsa fiducia nel successo del referendum, dopo la non ammissione del quesito referendario sull’autonomia differenziata che sicuramente avrebbe fatto la differenza. Queste considerazioni pongono numerosi problemi nella prospettiva di una continuazione dell’iniziativa sociale e politica. Molto giustamente il segretario generale della CGIL Maurizio Landini ha centrato l’attenzione sulla necessità di partire da quei quattordici milioni di cittadini che si sono recati a votare e, in particolare, su quanti hanno votato si. Essi costituiscono la base sociale dalla quale ripartire. Il problema è come fare per dare rappresentanza a questi elettori e anzi per estendere ulteriormente il consenso. E’ probabile che senza una proposta precisa tale realtà sia destinata, com’è successo più volte in passato, a dispendersi. Ciò che sarebbe invece necessario è offrire a quei milioni di si una sponda politico /organizzativa cui aderire o in cui riconoscersi. Qualcuno potrebbe pensare che tale compito ricada sui partiti o su alcune organizzazioni di massa e in primis la CGIL. A me pare che si dovrebbe fare un passo in più è porsi il problema della costruzione di un’”alleanza sociale”, strutturata a partire dall’esperienza dei comitati referendari che raccolga tutte le forze disponibili. Non quindi un generico appello, ma una proposta politico/organizzativa che consenta ai molti che credono in certi valori e che vogliono battersi per determinati contenuti di mobilitarsi anche nei livelli locali. In poche parole occorre dare alla prospettiva della Via maestra, cioè quella della valorizzazione del dettato costituzionale, un orizzonte più ampio e concreto. In tal senso i temi del lavoro, del welfare e della democrazia sono i pilastri di una piattaforma per la mobilitazione sociale; l’organizzazione locale è la condizione per un intervento capillare efficace e per la raccolta di nuove forze; il carattere specificamente sociale di tale alleanza è il mezzo per costruire l’unita sui contenuti consentendo a tutti di partecipare, senza annullare le proprie specificità. Si consideri inoltre che strumenti di partecipazione come il referendum diventano sempre più difficili da utilizzare e che esiste nel paese un livello di spoliticizzazione e anche di resistenza culturale (come dimostra il risultato del referendum sulla cittadinanza) che necessitano di un’azione pervasiva. Chi può oggi avanzare una proposta che vada in questa direzione, ma soprattutto avere l’autorevolezza e la forza per promuoverla? In primis il soggetto che ha promesso fin qui l’iniziativa e cioè la CGIL. E questo per varie ragioni, ma in primo luogo per l’essere il principale soggetto sociale organizzato in grado di superare le divisioni politiche, oltre che quello dotato di un supporto organizzativo necessario per attivare un processo. D’altronde solo andando in questa direzione si può mettere a valore il risultato del referendum.

*Direzione nazionale PRC-S.E.



La Cechia punta in alto per ospitare una “gigafactory dell’IA” dell’UE

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La Cechia è in corsa per ospitare una delle “gigafactory dell’intelligenza artificiale” dell’Unione europea – enormi centri di calcolo pensati per potenziare le capacità dell’Europa nel

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Stefano Galieni*

Si parta dal fatto che il bicchiere referendario va visto come “mezzo pieno”. Che nell’afoso silenzio elettorale, nella melassa della distrazione di massa, nell’assenza quanto nell’indicazione da parte di alte cariche dello Stato a disertare le urne, che quasi 15 milioni di aventi diritto si rechino a votare su quesiti complessi, sovente spiegati male – a volte anche dagli stessi proponenti – è un risultato da cui partire e da non dimenticare, per innescare dinamiche più articolate attorno al rapporto fra democrazia e partecipazione. Dalle prime dichiarazioni del segretario nazionale della Cgil questo dato pare acquisito, così come sembra aver preso piede la necessità di riaprire un lavoro di inchiesta sul campo nel mondo articolato, variegato e complesso del mondo del lavoro, fatto di ascolto, di ricerca, di analisi, tanto nei singoli territori, con le loro complessità, quanto nei diversi comparti produttivi. Un impegno che non si può esaurire nei luoghi di lavoro – troppo spesso effimeri, frammentati, fondati sull’isolamento – ma che deve riconnettere l’intero tessuto sociale del Paese. Non si tratta di utilizzare termini idealisti quali “ottimismo” quanto di una verifica incontrovertibile dei risultati ottenuti laddove insieme ai referendum si votava per il primo turno delle elezioni amministrative (cfr Nuoro) o al ballottaggio (Taranto o Matera). In queste città il quorum referendario si è quasi sempre raggiunto o superato e i risultati hanno dato una netta prevalenza del si. Ogni dato ipotetico, legato ad un superamento generale del quorum va preso con le molle. Se è vero che la destra tende ad appropriarsi del blocco astensionista, questa non va imitata. Non bisogna credere o far credere a proiezioni arbitrarie dei risultati anche se, va detto, laddove nei ballottaggi hanno prevalso coalizioni di centro destra, sui referendum hanno vinto le posizioni dei promotori dei quesiti. C’è però un vulnus, profondo e dalla forte natura politica che va analizzato nelle sue diverse e complesse sfaccettature. I referendum che direttamente impattavano sul mondo del lavoro sono quelli che hanno ricevuto i maggiori consensi con i 12.249.649 voti, in percentuale l’89.6% dei votanti (contro il jobs act) e i 12.220.430, pari all’ 89,04 % sul terzo quesito, quello riguardante le maggior tutele per chi lavora nelle piccole imprese. Questo perché nel mondo produttivo nazionale, questo tessuto è divenuto prevalente. Il problema forte è nel divario fra i si ottenuti ai 4 referendum e quello erroneamente presentato come quesito su immigrazione e cittadinanza.

In realtà il quesito, che mirava a dimezzare i tempi necessari per poter chiedere (non per ottenere come erroneamente, a volte anche in buona fede ha sintetizzato qualcuno), ha ottenuto oltre 3.200 mila voti in meno rispetto agli altri e questo apre ad una necessaria e urgente riflessione politica che si dirama verso diverse direzioni. I 3 milioni e 200 mila che hanno votato no ad una proposta minimale di estensione dei diritti a loro colleghe e colleghi di lavoro, a studentesse e studenti, vanno cercati in ambiti diversi, tanto in base alle appartenenze politiche, quanto alla disinformazione dilagante, quanto ai territori in cui tale dissenso si è manifestato. Con questo approccio non si intende certo fare proposte per affrontare un tema vasto e complesso, ma si propone semplicemente di analizzarlo in maniera laica e basata su dati certi, non su ipotesi. Togliamo, almeno in parte, le elettrici e gli elettori del M5S a cui il movimento aveva lasciato “libertà di coscienza” pronunciandosi compiutamente solo sui primi quattro si. Non si può dimenticare la composizione di questa forza politica che unisce ad una posizione altamente progressista su tematiche come il lavoro e l’opposizione al riarmo, crepe significative rispetto ai diritti, in particolare sul tema dell’immigrazione. Hanno governato con Salvini, una parte di loro considera ancora le Ong come “taxi del mare” ed è difficile far comprendere ad un elettorato poco politicizzato, anzi dall’origine orientato all’antipolitica, la differenza che passa fra i richiedenti asilo e chi vive e lavora magari da decenni in questo assurdo Paese. In alcuni, non tutti, i casi, i vertici – al contrario di altre forze politiche – sono più avanzati della base e questo è un problema di cui tenere conto. C’è poi una piccola area, forse ancora poco rilevante in termini numerici ma capace di proporre forti argomentazioni di contrarietà all’estensione dei diritti e che, per necessità di sintesi, proviamo a definire come i sostenitori italiani dell’approccio BSW di Sahra Wagenknecht. Si tratta di un’area di “sinistra nazionalista” secondo cui le forze comuniste (per loro neoliberiste) hanno da troppo tempo dimenticato il proletariato nazionale in nome di valori e di una società cosmopolita. Lavoratori (non è il caso che utilizzino spesso il termine al maschile), che, sentendosi abbandonati e vedendo i colleghi immigrati come concorrenti al ribasso nei salari, li percepiscono come “nemici”. Un approccio da sinistra conservatrice che però, in un contesto come quello italiano, più impoverito di quello tedesco, può trovare spazio e costituire cultura di se. Peccato che l’impoverimento del Paese non sia certo dovuto alla presenza, peraltro non competitiva di lavoratrici e lavoratori stranieri quanto all’assenza di una sana conflittualità per il miglioramento delle condizioni salariali, per un welfare da ricostruire, per servizi da estendere e non da considerare privilegi per chi, magari individualmente, li ha ottenuti.

Un’altra componente in cui ha prevalso la diffidenza vede insieme problemi di classe e generazionali. Ci si riferisce ad una marea di persone, sovente pensionate, con basso reddito e la cui informazione è basata sul livello infimo dei canali televisivi. Per questi il cambiamento sociale epocale dovuto all’immigrazione è da decenni – anche grazie a politiche di governo di diverso orientamento, complici o vigliacche – sinonimo di sconvolgimento, di paura, di insicurezza perché i volti che si incontrano sono considerati ancora sconosciuti e minacciosi. Tale paura, che secondo la narrazione tossica televisiva modello Rete 4 è generalizzante, nell’esperienza personale è rivolta principalmente contro quelle e quelli che vengono percepiti come poveri e, in quanto tali, concorrenti alla spartizione delle poche briciole lasciate da un welfare a pezzi. L’impressione, ancora da misurare con rilevazioni più accurate, è che laddove prevale un elettorato giovane e colto, spesso universitario, il divario delle opinioni sui diversi quesiti, si assottiglia molto. Resta, sia ben chiaro, ma c’è un segnale che contrasta invece con una ricerca basata su quanto accade nei territori. Nelle grandi città il si alla riforma della legge sulla cittadinanza ha avuto risultati migliori rispetto alle piccole province, significativo il divario fra un Nord più restio – pesa ancora l’influenza leghista – e un sud, in cui si è votato di meno ma dove la percentuale dei favorevoli al quinto referendum è stata maggiore. Non da ultimo, ad una prima analisi, si conferma anche un altro forte divario fra i risultati nei seggi ubicati nelle periferie e quelli in zone più borghesi.

Ad una lettura che si fermi alla fotografia del presente, i risultati sembrano confermare le tesi del BSW, che colgono la contraddizione fra un ceto medio progressista, più teso a difendere i “diritti civili” di chi non ha il problema di mettere insieme il pranzo con la cena, ed un proletariato / sottoproletariato, privo di strumenti di tutela e privo persino di quella consapevolezza di diritto alla rivolta verso le classi dominanti. E ci siamo infine arrivati, questi risultati si dimostrano questione politica da affrontare. O le soggettività politiche e sindacali si assumono la responsabilità di operare per una concreta ricomposizione di classe che passi attraverso lotte comuni, formazione, ricostruzione di una egemonia culturale in grado di ridare una spiegazione materiale e ideologica al presente o si è condannati a subire quella dell’avversario di classe.

Secondo alcune / i, questo referendum non andava fatto, secondo il parere di altre / i è stato impostato su valori di carattere liberale – come spesso capita sulle questioni inerenti diritti civili – non comunicandone la sua specificità all’interno di una complessità di classe. Chi scrive pensa che entrambe le reazioni siano inadeguate. Il referendum era necessario a seguito di totale inadempienza delle forze politiche presenti in parlamento che, o per opposizione ad ogni miglioramento di una legge razzista come la 91/1992 o per il timore di perdere consensi, non è mai stata seriamente messa in discussione. Solo una partecipazione popolare poteva riproporre meglio tale tema nell’agenda politica del Paese e questo in parte, certamente insufficiente, è avvenuto. Sulla seconda critica il ragionamento che va fatto è più articolato, spettava ai settori di classe organizzati e più avanzati, presentarlo nei luoghi critici come elemento di ricomposizione di classe ma spettava anche al ceto medio “illuminato” valorizzare il fatto che questo non era un “referendum sull’immigrazione” ma un primo tentativo per fare i conti con un Paese che è cambiato nel profondo nella propria composizione sociale.

Ora diventa necessario non disperdere quel consenso che comunque si è accumulato per farlo crescere, magari con un percorso più visibile, per ottenere non piccoli miglioramenti legislativi o accettare le proposte al ribasso come lo “ius scholae” già rilanciato da Forza Italia, ma modifiche molto più sostanziali. Bisogna puntare in alto partendo da alcuni elementi, questi si profondamente di classe. In Italia le questioni sociali sono divenute divisive quando scientemente si è scelto di separarle. Si pensi alle cd politiche inclusive per i rom, per i rifugiati, per i senza fissa dimora, per le persone con disagio psichico. Va invece reimposto di affrontare i problemi che attanagliano la vita di chi ha meno diritti o meno opportunità, riportandoli ad un carattere di universalismo. Serve edilizia popolare? Il solo modo per evitare che un quartiere di una periferia si mobiliti in maniera aggressiva perché legittimamente è stato dato un alloggio pubblico ad una famiglia “straniera” è quello di aumentare il numero di alloggi per edilizia pubblica, facendo conoscere bene i criteri di graduatoria. Lo stesso ragionamento va fatto per i presidi sanitari, per i posti negli asili nido, per tutti quei bisogni primari in cui la concorrenza fra ultimi e penultimi è determinata in realtà dal fatto che entrambi non sono garantiti dai poteri dominanti. Questo tipo di intervento che è sociale, economico, ma persino pedagogico, non va lasciato all’improvvisazione ma deve vedere come protagonisti tanto lo Stato, le regioni, i Comuni e gli enti pubblici di prossimità, quanto i corpi intermedi di cui questo Paese ha estremo bisogno, partiti, sindacati, mondo associativo eccetera. E riguardando un cambiamento sociale in atto da decenni ed irrefrenabile, deve vedere come protagoniste/i anche quelle forze vive, nate e/o cresciute in Italia che potrebbero svolgere un ruolo propulsivo.

Si tratta di coesione sociale che deve poter comprendere quante più persone possibili e attraverso cui va declinato, da “sinistra” il termine sicurezza, alibi attraverso cui da decenni si consumano le peggiori nefandezze.

Dovremmo insomma produrre un programma più ambizioso per il futuro, capace di modificare radicalmente le gerarchie dell’agenda politica e di quella, conseguente, dei media mainstream. Fino a quando si continuerà unicamente a difendersi con termini compassionevoli, che si richiamano ad un’etica che risulta inutile nella giungla della competizione individuale, saremo – molto probabilmente e quando va bene – in grado di ottenere soltanto la riduzione del danno. Invece dobbiamo volere “il pane e le rose” ad esempio costruendo quelle relazioni per cui la parola “cittadinanza”, da concessione individuale per alcune/i, riassuma il suo significato originale di appartenenza ad una comunità aperta e capace di guardare in avanti. Occorre un lavoro lungo, di tutte e di tutti, in cui il passaggio referendario va visto, con le sue contraddizioni, come un primo risultato da non rinnegare.

P.S. i referendum hanno risentito sicuramente anche, come già detto, di una scarsa quando non distorta informazione. A chi scrive è capitato, almeno un paio di volte, di partecipare in orari improbabili, a tribune referendarie televisive. Nel backstage, prima della diretta, gli esponenti della maggioranza dialogavano mostrando di comprendere quanto la presenza soprattutto di giovani immigrate/i non fosse stata mai seriamente affrontata, parlavano di urgenza di dialogo. Ma non appena le telecamere si accendevano, gli stessi si scatenavano affermando che i promotori volevano regalare la cittadinanza a clandestini, delinquenti, stupratori e, chi più ne ha più ne metta, seguendo un trito copione di esaltazione del braccio forte e autorevole dell’attuale compagine governativa. Un triste show che va in onda ogni giorno a reti pressoché unificate e in cui il contraddittorio è spesso debole se non timido. Anche questo è un intervento da perseguire perché sul pensiero televisivo si formano ancora le opinioni delle persone. Ed anche questo è un terreno di scontro di classe.

*Transform Italia



Con Scale AI Meta supererà OpenAI, Anthropic e Google nell’IA?

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Mark Zuckerberg sarebbe frustrato dal fatto che concorrenti come OpenAI, Anthropic e Google sembrano essere più avanti nei modelli di intelligenza artificiale e per tentare la rimonta investirà circa 15 miliardi



Tutti i piani di Nvidia per la Germania e il Regno Unito

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Nvidia costruirà un supercomputer ad alte prestazioni in Germania; intanto, l'amministratore delegato Jensen Huang loda l'investimento del Regno Unito per aumentare le capacità di calcolo per l'intelligenza artificiale. L'azienda americana si è



Apple Intelligence ci riprova alla Wwdc 2025. Sarà la volta buona?

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Attesa al varco della Worldwide Developer Conference 2025 Apple concentra l'attenzione sul maquillage grafico del proprio sistema operativo con novità che la pongono in scia al rivale Android di Google.



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Attesa al varco della Worldwide Developer Conference 2025 Apple concentra l'attenzione sul maquillage grafico del proprio sistema operativo con novità che la pongono in scia al rivale Android di Google.



Cosa faranno Nokia e Leonardo sulle reti wireless per le infrastrutture critiche (e non solo)

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Il gigante finlandese delle telecomunicazioni collabora con il colosso della difesa aerospazio italiano per fornire reti wireless private

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LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO MARITTIMO. L’ESPERIENZA DEL PROGRAMMA SEACOP


La cooperazione internazionale è fondamentale nel contrasto ai traffici illeciti marittimi per diversi motivi: la natura transnazionale dei traffici: le rotte del traffico illecito (droga, armi, esseri umani, legname, ecc.) attraversano più giurisdizioni. Nessun Paese può affrontare efficacemente il problema da solo.La condivisione di informazioni e intelligence: la cooperazione consente lo scambio tempestivo di dati tra forze dell’ordine, dogane e autorità marittime. La standardizzazione delle procedure: operare con protocolli comuni facilita le operazioni congiunte e migliora l’efficacia dei controlli. La formazione e rafforzamento delle capacità: i Paesi con meno risorse possono beneficiare del supporto tecnico e formativo di partner più esperti. La risposta coordinata: le operazioni congiunte permettono di colpire simultaneamente più nodi della rete criminale.

### Il progetto SEACOP dell’Unione Europea

Il SEACOP (Seaport Cooperation Project) è un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea, giunta alla sua sesta fase (SEACOP VI), che mira a rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta contro il traffico illecito via mare.
Obiettivo principale è contrastare il traffico di droga e altri traffici illeciti (come il legname) attraverso il rafforzamento delle capacità operative e di intelligence nei porti di Africa, America Latina e Caraibi.
Le attività principali consistono nella creazione e supporto di Unità di Intelligence Marittima (MIUs) e Unità di Controllo Marittimo Congiunto (JMCUs); nella formazione di agenti locali su tecniche di ispezione, profilazione dei rischi e cooperazione internazionale; nella promozione della condivisione in tempo reale delle informazioni tra Paesi partner e agenzie europee come FRONTEX, MAOC-N, e le forze dell’ordine nazionali.

In sintesi, SEACOP rappresenta un esempio concreto di come la cooperazione internazionale possa tradursi in azioni operative efficaci contro le reti criminali transnazionali, contribuendo alla sicurezza globale e allo sviluppo sostenibile delle regioni coinvolte.

### SEACOP ed i Paesi del Caribe

Grazie a SEACOP, 13 paesi del Caribe hanno potuto aumentare la loro capacità di risposta ai pericoli marittimi, con oltre 120 sequestri di merci illecite e miglioramento della coordinazione nazionale e regionale.

Il progetto si basa su un approccio decentralizzato e rispondente alle esigenze della regione, formando “equipaggiamenti virtuali”, inter-agenzie che possono rispondere ai pericoli in modo rapido e efficace. In 10 anni, SEACOP ha formato oltre 750 ufficiali e ha migliorato la capacità di risposta dei paesi del Caribe ai pericoli marittimi.

### SEACOP VI


Il progetto SEACOP VI mira a combattere il traffico di stupefacenti e le reti criminali associate in America Latina, Caraibi e Africa Occidentale. L’obiettivo principale è interrompere i flussi illeciti e rafforzare la cooperazione tra le autorità responsabili della sicurezza dei confini e della lotta al crimine organizzato. Il progetto si concentra su tre obiettivi principali: rafforzare le capacità di analisi e identificazione di navi sospette, rinforzare le capacità di ricerca e intercettazione di merci illecite e migliorare la cooperazione e la condivisione di informazioni a livello regionale e transregionale.

Il progetto SEACOP VI è il sesto fase del progetto Seaport Cooperation e si concentra su una gamma più ampia di attività illecite, compresa la criminalità ambientale e i flussi illeciti transatlantici. Il progetto si avvale dell’esperienza di diverse agenzie europee e lavora in stretta collaborazione con le autorità locali per combattere il crimine organizzato e garantire la sicurezza dei confini.

### I principali successi di SEACOP

Operazione GRES-Atlantico-SUR (giugno-luglio 2024)
Questa iniziativa, nata nell’ambito di SEACOP, ha coinvolto Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Senegal e ha ottenuto risultati straordinari in appena un mese: oltre 5 tonnellate di cocaina sequestrate (4 tonnellate in Paraguay, 800 kg in Argentina, 380 kg in Brasile, 1 tonnellata di marijuana sequestrata in Paraguay, più di 10 arresti in operazioni coordinate, controlli su oltre 15 navi e container marittimi, numerosi controlli aerei e nei porti strategici come Santos (Brasile), Montevideo (Uruguay), Dakar (Senegal) e Asunción (Paraguay).
L’operazione ha dimostrato l’efficacia della condivisione di intelligence marittima e fluviale. Ha portato alla creazione di centri di coordinamento operativo in Argentina e Senegal. È in fase di espansione con il progetto GRES-Ports, che mira a rafforzare i controlli nei principali porti del Pacifico e dei Caraibi.
Il successo è stato possibile grazie alla collaborazione con: EMPACT (piattaforma europea contro le minacce criminali), MAOC-N (Centro di analisi e operazioni marittime), Progetto COLIBRI, EUROFRONT, e la Rete Iberoamericana dei Procuratori Antidroga (RFAI).
Questi risultati mostrano come SEACOP stia evolvendo da un progetto di formazione e capacity building a una rete operativa internazionale capace di colpire duramente le reti criminali transnazionali.


#SEACOP #UNIONEEUROPEA #UE #EU

@Politica interna, europea e internazionale



Le app Banco Posta e PostePay costeranno a Poste Italiane 4 milioni di euro

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Per continuare a utilizzare le app Banco Posta e PostePay gli utenti hanno dovuto consentire l'accesso a Poste Italiane a una pluralità di dati conservati nei propri device. Per il



Criminalità ambientale: una guida legislativa per combatterla. L'importanza della cooperazione tra Forze di polizia


315375

Il crimine inquinante rappresenta una minaccia significativa e crescente per l'ambiente, la salute umana e lo sviluppo sostenibile, contribuendo alla tripla crisi planetaria dei cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e all'inquinamento.
In questo contesto l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine ( UNODC ) ha pubblicato "Lotta al crimine di inquinamento: una guida alle buone pratiche legislative" (reperibile [en] qui sherloc.unodc.org/cld/uploads/…), per sostenere gli Stati nel rafforzare le risposte legali a questo problema complesso e in rapida evoluzione.

La guida legislativa mira a fungere da strumento per gli Stati al momento di elaborare, rivedere o modificare la legislazione nazionale pertinente per prevenire e combattere la criminalità dell'inquinamento. Pertanto, la guida ha lo scopo di fornire ai legislatori nazionali una panoramica delle questioni chiave da considerare durante lo sviluppo e la modifica della legislazione nazionale pertinente. Inoltre, nella guida vengono forniti esempi legislativi nazionali e regionali, casi studio e altre informazioni supplementari.

315376

La cooperazione tra Forze di polizia

Tra gli altri capitoli, quello dedicato alla cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine, indicata come parte integrante della lotta ai reati di inquinamento e al coinvolgimento di gruppi criminali organizzati transnazionali in tali reati.
La condivisione in tempo reale delle informazioni, le disposizioni per estendere i poteri operativi oltre confine e l'invio di ufficiali di collegamento sono solo alcune delle misure che possono migliorare la risposta a tali reati.
Una cooperazione efficace può essere attuata attraverso canali formali e informali e i funzionari dovrebbero essere adeguatamente formati sull'uso appropriato di tali opzioni. La scarsa consapevolezza dei mezzi e dei metodi di cooperazione rappresenta un ostacolo fondamentale a tale collaborazione.

La cooperazione internazionale tra le forze dell'ordine è disciplinata dall'articolo 27 della Convenzione sulla criminalità organizzata, che prevede che gli Stati parti collaborino strettamente tra loro per migliorare l'efficacia delle azioni di contrasto.
Le misure specifiche richieste dall'articolo 27 includono l'istituzione di canali di comunicazione tra autorità, agenzie e servizi competenti al fine di facilitare lo scambio sicuro e rapido di informazioni relative alla criminalità organizzata. L'articolo prevede inoltre la cooperazione tra gli Stati parte nelle indagini su persone, beni e proventi coinvolti nella criminalità organizzata, la condivisione di beni e sostanze necessari a fini analitici o investigativi e l'invio di ufficiali di collegamento.
Un modello per la legislazione di tali forme di cooperazione internazionale tra forze dell'ordine è fornito nella disposizione legislativa modello 21. La disposizione è rilevante principalmente per gli Stati in cui è richiesto un mandato legale affinché le agenzie investigative cooperino con le controparti internazionali. In altri Stati tale disposizione potrebbe non essere necessaria, ma potrebbe essere auspicabile per chiarire e migliorare i meccanismi esistenti di cooperazione tra forze dell'ordine.

#criminalitàambientale

@Ambiente



I governanti di Tel Aviv lo avevano detto “bloccheremo la nave dei selfie” insultando così la piccola imbarcazione Madleen, della Freedom Flottilla che, con 12 pacifisti disarmati, ha cercato di portare aiuti a Gaza. La nave è stata fermata in acque internazionali, attaccata con gas urticanti, i suoi contatti col mondo sono stati disattivati. Un’operazione [...]


La Danimarca promuoverà la limitazione dell’accesso dei minori ai social media in un vertice con i ministri dell’UE

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La Danimarca, che assumerà la presidenza di turno del Consiglio dell’UE il 1° luglio, intende

Chris reshared this.



Perché c’è casino sullo Spid

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I 40 milioni che l'esecutivo aveva promesso ai gestori per il mantenimento dello Spid, servizio che per le parti private si è rivelato ben poco profittevole, sono rimasti incagliati. Aruba e Infocert hanno iniziato a rivalersi sui propri utenti. Il governo non vuole mantenere

in reply to Informa Pirata

C'è anche da dire che il governo (lungi da me difenderlo) ha da tempo annunciato la dismissione dello spid in favore della CIE


MERGE-it 2025, a Verona la conferenza delle comunità per le libertà digitali in Italia - Ecco il comunicato stampa

@GNU/Linux Italia

La quarta edizione della conferenza @MERGE-it, l'incontro biennale delle comunità italiane per le libertà digitali, che riunisce associazioni, gruppi informali, aziende, professionisti e pubbliche amministrazioni, torna a Verona dal 20 al 22 giugno 2025, nella sede di 311 Verona, presso la Fondazione Edulife.

L'evento è senza scopo di lucro, ad accesso gratuito ed aperto a tutti. Ci sarà un rinfresco sia di venerdì che di sabato da poter prenotare online registrandosi con un apposito biglietto online (sempre gratuito).

Il programma e la registrazione e l'indirizzo sono disponibili sul sito Merge-IT

L’evento prevede oltre 25 speaker, una tavola rotonda, momenti di scambio di idee e dialogo fra le diverse associazioni e organizzazioni che promuovono le libertà e la sovranità digitale. Sarà un'occasione per incontrarsi, discutere, confrontarsi e creare connessioni attorno al software libero, l'open source, gli standard aperti, i dati aperti e, più in generale, una tecnologia etica grazie alle licenze copyright "libere" e alla cultura libera.

“In Italia si parla ancora troppo poco di sovranità digitale, di indipendenza dalle big tech e di come il software libero e gli standard aperti siano uno strumento decisivo per raggiungerla. Per questo ho molto apprezzato la scelta di focalizzare l'edizione 2025 di MERGE-it su questo argomento e sarò lieto di raccontare quello che sta succedendo a Bruxelles e in altri paesi europei”
Ha commentato il relatore sul tema "EuroStack", Vittorio Bertola, Head of Policy & Innovation di Open-Xchange.

Alcune delle presentazioni:

Modelli di sviluppo sostenibili per videogiochi didattici (con Luanti)
L'uso di Wikidata per analizzare dati pubblici, come la lista dei cardinali del conclave
I 20 anni di Open Document Format (ODF), il formato standard aperto ISO/IEC
L'anteprima del sistema operativo italiano Ufficio Zero Linux OS Educational
L'esperienza del Südtirol nel rilascio di dati aperti per il trasporto pubblico
Costruire l'alternativa alle big tech con EuroStack
I 25 anni della conferenza Linux Day in Italia
Si parlerà anche di Mastodon e del "fediverso", la rete di social network più etica, più sostenibile, decentralizzata e senza pubblicità, anche per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni.

L'organizzazione della conferenza MERGE-it nasce dalla collaborazione tra le comunità per le libertà digitali in Italia. L'approccio adottato è quello della "do-ocracy", tipico del mondo open source, dove sono i partecipanti stessi a prendere le decisioni sulla base di ciò che è possibile fare individualmente, con un confronto pubblico, continuo e trasparente sulle attività.

L'evento è finanziato grazie alle donazioni delle organizzazioni partecipanti, fra cui con il contributo di Wikimedia Italia, Italian Linux Society e Fondazione Edulife.

Contatti Stampa
Telefono: +39 348 702 7731 (Valerio Bozzolan - referente - SMS o chiamata)
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