Topolini in cerca di calore, galline in cerca di coccole
L'altro giorno ho catturato un topolino che mi era entrato in cucina. Ho comprato una di quelle scatoline trasparenti coi buchi che intrappolano e trattengono l'animale senza ucciderlo, così che lo puoi portare fuori in un prato, liberarlo, e lasciare che madre natura faccia il proprio corso. Mi è sembrato un buon compromesso. Nel mentre lo stavo portando fuori, l'ho visto avvicinarsi più volte alla mia mano, annusarla attraverso i buchi e, dopo una prima sensazione di fastidio da parte mia visto che ho sempre avuto una particolare avversione per i topi, ho "scoperto" il suo musetto e ho iniziato ad apprezzarlo, a provare un moto di tenerezza. In quel momento secondo me i miei neuroni specchio si sono attivati nei confronti di quella creaturina, provando i tre passi dell'empatia di cui parlava Edith Stein (meravigliosa fenomenologa allieva di Husserl morta ad Auschwitz). Dopo averlo liberato l'ho guardato allontanarsi senza particolare fretta, come se non gli avessi incusso alcun timore.
Dopo essere tornato sui miei passi, ha colpito la mia attenzione un piccolo cartello sulla derattizzazione a cui fino a quel momento non avevo mai fatto caso, e lì mi sono partite parecchie riflessioni. Una mia dissonanza cognitiva per esempio risiede certamente nel considerare quell'animaletto meritevole di simpatia e di essere lasciato libero di vivere in pace, ma allo stesso tempo nel comprendere le ragioni della derattizzazione, e soprattutto della sperimentazione animale, senza la quale arrivare a capire importanti meccanismi salvavita sarebbe molto più complicato, se non addirittura impossibile.
Penso anche a mia mamma, e alle nostre tre galline con le quali ha instaurato un rapporto incredibile, per certi versi simile a quello che si potrebbe osservare tra un umano e un cane: la seguono per il cortile, la chiamano, si avvicinano per farsi accarezzare e coccolare. Non nascondo che, da quando ho conosciuto quelle tre creature, se vedo un pollo arrosto lo guardo in modo molto diverso da prima.
Ad oggi (premessa necessaria , visto che i miei giudizi mutano con l'aumento della conoscenza su un determinato argomento) penso che molti antispecisti ragionino identificandosi con un loro animale domestico più o meno ideale, non necessariamente reale, e in quel caso li capisco al mille per cento, e sono totalmente dalla loro parte. Quello che ti può dare un cane o un gatto ha un che di miracoloso, pensiamo soltanto alla pet therapy per esempio, ma non solo.
Un altro paio di maniche è allargare il campo di appartenenza di questa sorta di "cerchia protetta", il cui confine è per forza di cosa sfumato, mai esente da aporie a mio modo di vedere insanabili.
Prima o poi leggerò il famoso libro di Singer di cui al momento mi sfugge il titolo, è lì tra i testi che mi sono segnato di affrontare per comprenderne le argomentazioni e riflettere. Sicuramente contribuirà ad ampliare il mio punto di vista su questa questione.
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Andrea Millozzi
in reply to Denis Bizzotto • •