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Dopo il primo fine settimana di mobilitazione, la PDL Eutanasia ha superato le 25mila firme


Ne sono necessarie 50mila per il deposito in Parlamento, e l’obiettivo è raggiungerle in due settimane

Il commento di Marco Cappato e Filomena Gallo: “Dobbiamo respingere il tentativo in atto di cancellare i diritti che abbiamo conquistato con le disobbedienze civili”


Sono state raccolte in pochi giorni le firme di oltre 25.000 persone che hanno sottoscritto online tramite SPID e CIE la proposta di legge di iniziativa popolare finalizzata a legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l’eutanasia, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, lanciata lo scorso giovedì 26 giugno. A queste firme vanno aggiunte anche quelle raccolte negli oltre 100 tavoli organizzati dall’Associazione in tutta Italia.

L’obiettivo è di raccogliere le firme di almeno 50.000 persone in due settimane necessarie per poter depositare la proposta in Parlamento prima della ripresa della discussione sul fine vita prevista in Senato il 17 luglio.


La proposta di legge, depositata in Corte di Cassazione, su cui inizia la raccolta firme, prevede la possibilità per ogni persona maggiorenne, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, affetta da una condizione o patologia irreversibile o da una patologia con una prognosi infausta a breve termine, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili, di richiedere, previa verifica delle condizioni, assistenza per porre fine volontariamente alla propria vita mediante autosomministrazione o somministrazione dei farmaci per il fine vita.

La legge prevede la libertà di scelta tra autosomministrazione o somministrazione da parte di un medico; la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale, con conclusione delle verifiche entro 30 giorni dalla richiesta; la possibilità per i medici di partecipare su base volontaria.

Il testo mira a superare le disuguaglianze territoriali e a garantire un diritto esigibile in tutto il Paese, nel rispetto dei principi costituzionali di autodeterminazione, dignità e umanità.

Dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria nazionale e Tesoriere dell’ Associazione Luca Coscioni : Una legge nazionale è fondamentale per garantire l’applicazione del diritto all’aiuto alla morte volontaria, già stabilito dalla Corte costituzionale, e per ampliarne la portata, consentendo l’aiuto anche da parte del medico a persone che non dipendono da trattamenti di sostegno vitale (come i malati terminali di cancro). Bisogna respingere il tentativo di approvare una legge nazionale che cancelli i diritti già esistenti, che abbiamo conquistato negli anni attraverso le azioni di disobbedienza civile”.

➡ Approfondimento: Ecco perché le proposte del Governo cancellano i diritti esistenti sul fine vita


La proposta di legge sull’aiuto medico alla morte volontaria presentata informalmente dal Governo – il cui testo è finora conoscibile solo attraverso anticipazione mediatiche – punta a restringere il più possibile, fino a di fatto a cancellare, le possibilità di ottenere l’aiuto alla morte volontaria.

In particolare:

1. La proposta del Governo riduce drasticamente la platea potenziale degli aventi diritto, in 3 modi:


  • si trasforma il criterio della “dipendenza da trattamenti di sostegno vitale” in “trattamenti sostitutivi di funzioni vitali”: così facendo, si escludono le persone che a seguito di indicazione medica hanno rifiutato trattamenti di sostegno vitale che sono da considerare come in atto e le persone totalmente dipendenti da assistenza e trattamenti forniti da familiari o caregiver, che invece sono finora stati esplicitamente indicati da parte della Corte costituzionale (e in alcuni casi hanno effettivamente già ottenuto l’aiuto alla morte volontaria da parte del Servizio sanitario nazionale);
  • si restringe anche il criterio della “sofferenza intollerabili”, che da “fisica o psichica”, come stabilito dalla Corte costituzionale, diventa “fisica e psichica”, aumentando a dismisura la possibilità di contestare arbitrariamente la condizione di sofferenza del richiedente;
  • si aggiunge il criterio dell’inserimento nel percorso di cure palliative”, trasformando le cure palliative (che sono già un diritto del malato da 15 anni e un dovere per lo Stato) in trattamento sanitario obbligatorio per potere accedere all’aiuto medico alla morte volontaria.


2. La proposta del Governo prevede tempistiche tali da rendere nella pratica impossibile l’aiuto alla morte volontaria di malati terminali o affetti da malattie neurodegenerative, attraverso il combinato disposto di due scadenze capestro:


  • un termine che può arrivare a 120 giorni per la risposta alle persone richiedenti;
  • un termine di 4 anni prima di potere ripresentare la proposta da parte di una persona che abbia ricevuto un diniego, indipendentemente da un eventuale cambiamento delle sue condizioni di salute.


3. La proposta del Governo cancella il ruolo del Servizio sanitario nazionale, politicizzando la procedura e spingendo verso i privati l’attuazione dell’aiuto medico, in 2 modi:


  • cancellando il ruolo dei Comitati etici territoriali (previsto dalla Corte costituzionale, e che erano chiamati a dare un parere solo consultivo, mentre la decisione spettava alle aziende sanitarie locali), sostituendoli con un Comitato etico nazionale di nomina governativa, il quale fornirà parere vincolante;
  • cancellando il ruolo del Servizio sanitario nazionale, non solo nella valutazione dell’esistenza o meno dei criteri per accedere all’aiuto, ma anche nell’attuazione dell’aiuto stesso, per il quale la persona richiedente dovrà rivolgersi ai privati, oppure andare in Svizzera;

di conseguenza, è cancellato anche il ruolo delle Regioni e risulta evidente la discriminazione tra persone malate: chi accede al fine vita tramite sedazione palliativa profonda ha diritto all’assistenza del SSN, mentre la stessa persona viene esclusa se si tratta di aiuto alla morte volontaria.”.

4. L’inserimento della difesa della vita “fin dal concepimento” è uno specchietto per le allodole, che sarà certamente rimosso come finta concessione per potere più agevolmente insistere con gli altri dispositivi di cancellazione del diritto (esistente in Italia da 7 anni) all’aiuto alla morte volontaria.


Un ultima considerazione riguarda il metodo scelto.

In Francia e in Gran Bretagna l’attuale dibattito sull’aiuto alla morte volontaria si sta svolgendo fuori da logiche di partito o di maggioranza vs opposizione. In Gran Bretagna, il testo è passato col voto contrario di due ministri di peso (Salute e Giustizia). In Francia il testo, di iniziativa parlamentare, è stato preceduto da una Assemblea di cittadini estratti a sorte, durata molti mesi, le cui proposte sono state ampiamente riprese nel testo parlamentare.

In Italia, il Governo ha deciso di portare in aula un testo espressione dell’accordo tra i partiti di maggioranza, sul quale non ha condotto alcuna consultazione formale, e le uniche consultazioni informali riportate dai media sono state quelle con la Conferenza episcopale italiana.

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