L'articolo di Viola Stefanello sulla disperata crisi di identità di Instagram è estremamente interessante rispetto a quanto il successo delle piattaforme non sia dovuto alla loro capacità di "adattarsi" (secondo una comune e sbagliatissima interpretazione del pensiero di Darwin), ma semplicemente al fatto che queste piattaforme siano state allevate in un contesto artificiale e drogato (il capitalismo egemonico USA, con le spalle protette dalle bombe atomiche).

La giornalista de Il Post richiama l'attenzione sulla chimerizzazione di Instagram, che da bisturi in grado di sezionare, foto per foto, la vita online del pubblico giovanile e di quello meno giovanile, si è trasformato in una sorta di coltellino multifunzione con troppe lame e troppi avvessori, così poco maneggevole e così poco ergonomico da sembrare ormai più un oggetto da collezione che uno strumento.

Il commento di Paolo Attivissimo a questo articolo è altrettanto interessante, perché tende a generalizzare il fenomeno di chimerizzazione di Instagram

E questo è assolutamente vero:

• Linkedin che diviene piattaforma di pubblicazione come Medium e che più che sul "link", punta sempre più sul "follow"
• Twitter che crea le chat audio (a proposito, qualcuno si ricorda ancora di Clubhouse?)
• Telegram che diventa sempre più social e introduce le "reazioni"
• Facebook che spinge i video e le dirette come Youtube
• Youtube che pubblica le "stories" come Instagram
• Instagram che indossa la pancera e vuole diventare TikTok

Ma il fenomeno lo abbiamo visto in passato anche negli applicativi: wordprocessor che sono anche programmi di impaginazione, fogli di calcolo che incorporano sistemi di business intelligence, programmi di disegno che aggiungono funzionalità di editing testuale e fotografico, chat testuali divenute sistemi di audio e videoconferenza e sistemi di videoconferenza divenute piattaforme di didattica a distanza.

Si tratta di un fenomeno comune alle piattaforme tech: un fenomeno che possiamo chiamare "convergenza evolutiva" dei predatori: le grandi piattaforme tecnologiche, una volta postesi al vertice della catena alimentare del proprio ecosistema, sviluppano nuove funzionalità.
Allo stesso modo, i predatori di tutte le specie e di tutte le dimensioni, sviluppano caratteristiche analoghe:

• avranno parti aguzze per trattenere o divorare le prede (becchi, denti, artigli o rostri di qualche tipo),
• strutture fisiche che li rendono iper veloci per poco tempo,
• metabolismo accelerato,
• eccellenti capacità visive o uditive per individuare le prede.

Le grandi piattaforme predatorie non sviluppano denti o muscoli, ma:
- sviluppano nuove funzionalità per trattenere le vittime DENTRO la piattaforma
- elaborano algoritmi per rispondere velocissimamente alle esigenze dei loro "ospiti"
- macinano quantità ingenti di dati personali per renderli appetibili agli inserzionisti
- profilano gli utenti per apprendere sempre meglio come selezionare gli utenti per renderli ingredienti adatti delle proprie pietanze.

Allora perché, malgrado non stia facendo niente di diverso da quello che ha sempre fatto e da quello che fanno tutti, Instagram sembra così patetico?

Beh, forse perché è la prima volta che un'azienda USA si ritrova un vero concorrente. Un concorrente che non può comprare, che non può sovrastare grazie alla copertura geopolitica del proprio governo, ma soprattutto un concorrente che gli sta rubando le prede in casa.

E quella criniera, quelle zampe poderose e anche quella coda con la testa di serpente non sono affatto patetiche in sé e anzi, quando le usi per squartare i bufali, hanno anche un ché di terrificante. Ma se ormai le utilizzi solo per staccare le code alle lucertole, sono patetiche solo perché quello patetico sei tu!