Well, no apology. Turns out we should be the ones apologising for... Lacking creativity?
Brb, vomiting. 🤮
Ecco, ho appena donato 25 $ (x2) a una ragazza Giordana per aiutarla a completare gli studi. Se qualcun altro vuole aiutarla, questo è il link (manca poco!).
C'è tempo fino a mezzanotte di oggi (mezzanotte di San Francisco? Boh) per fare donazioni raddoppiate aggratis.
#kiva #donazioni #solidarietà #Giordania
It's early morning and I wish I were still in bed.
Got confused scrolling because that's exactly what I see right now.
Bump per dire che adesso secondo @raccoon il problema sembra essere un caricamento infinito (no, il problema non è mai rientrato, nonostante un iniziale barlume di speranza).
Intanto mi sono scoraggiata. 😭
Ieri avevo in programma un giro per negozi di biciclette per vedere e provare un po' di bici elettriche. Uno di questi si trova a Spandau, che rispetto a casa mia è inculatissima (un'ora di viaggio minimo) per cui ho unito l'utile al dilettevole e con l'occasione sono stata anche a visitare la Cittadella.
Vista dalla Juiliusturm (1230), dicono il più antico edificio preservato di Berlino.
Questa scelta mi ha innanzitutto regalato la conoscenza degli Heilung, band che pesta tantissimo e che suonava la sera stessa proprio nella Cittadella. I tecnici che ne facevano il soundcheck mentre io gironzolavo me li hanno fatti apprezzare. Se amate la musica che pesta tantissimo date loro un orecchio, secondo me possono messere d'accordo gente dai gusti diversi (purché pestino! L'ho detto che pestanopestanopestano?).
Poi va detto che il biglietto di ingresso a 4,50 € stracciati dà accesso a tutti e sei i musei presenti nel complesso, piccoli, diversi, ma tutti meritevoli. Ho saltato solo il Centro d'Arte Contemporanea perché chiuso per allestimento di una mostra.
Prima fermata: la "finestra archeologica"
Qui sono conservati gli scavi archeologici che hanno portato alla luce le tre fasi costruttive della fortificazione. Dal XIII al XVI secolo si vede l'evoluzione dalla prima palizzata in legno, alle mura in pietra medievali, al castello in stile rinascimentale e mattoni rossi oggi visibile. Vengono spiegati anche dettagli ingegneristici, tipo che per costruire i bastionazzi così come sono oggi hanno "sbrodolato" fuori dai confini dell'isoletta su cui era sorto il nucleo originario. Per costruire in acqua hanno praticamente fatto una fitta base di "denti" di legno su cui poi è stata costruita la struttura attuale. Che non sia sprofondato tutto per me ha del miracoloso.
Seconda fermata: il museo civico di Spandau
Qui sono esposti reperti della storia di Spandau: dalle repliche dei documenti ufficiali, agli oggetti di uso comune, al prodotto dell'industria qui storicamente stanziata, al (ovviamente) nazionalsocialismo, alla divisione.
Questi sono giocattoli, che già di per sé mi fa rabbrividire. Alle stuatuine di Hitler e Göring si può alzare il braccino per fargli fare il saluto nazista. Ha un sapore distopico, invece è successo davvero: dei bambini hanno giocato con 'sta roba.
Gironzolando qui ho scoperto che parte di Metropolis è stata girata a Spandau (pensavo solo ai Babelstudios, e invece) e c'è un memoriale di una persona che ha partecipato alla produzione che vorrò leggere per intero. Amo Metropolis!
Terza fermata: la sala d'armi (o come diavolo vogliamo tradurre Exerzierhalle)
Qui sono conservati cannoni. Decine e decine di cannoni. Il più vecchio è del primo '400, il più giovane risale alla Prima Guerra Mondiale.
Immaginate di stare accovacciati qui dietro a sparare al "nemico".
La sala è chiusa e, con il caldo, dentro ristagna un odore che ricorda un'officina meccanica, ma con un "twist" tutto suo. Il mio cervello lo ha etichettato come "odore di guerra", ma non penso che sul campo la puzza fosse quella (o almeno non soltanto quella).
Toccacciando in giro (perché qui è concesso mettere le mani sugli artefatti) ho poi constato come ci sia stata un'epoca, tra '600 e '700, in cui usava mettere motti vari sui cannoni. Questo qua mi ha colpita di più:
Dice:"Saturnus frist (!) die Kind allein ich fress sie aller gros (!) und klein" (grossomodo: "Saturno mangia solo i bambini, io mangio tutti, grandi e piccini". Che detto da un cannone ci sta).
Quarta tappa: il deposito provvigioni
Questo è un edificio del periodo rinascimentale, in parte ricostruito, oggi adibito a galleria che preserva una serie di monumenti scultorei precedentemente sparsi per Berlino dal XVIII al XX secolo. Praticamente un consesso di figure rilevanti per la storia della città (e non solo). Alla fine c'è anche lui: il capoccione di Lenin!
Avete presente il megaprogetto di Hitler per la trasformazione di Berlino nella "Welthauptstadt Germania"? Come doveva diventare una città monumentale, con al centro un ipermega edificio celebrativo? Ecco. Questo plastico rende l'idea di quanto megalomane fosse il progetto di quell'edificio: quella cosina a destra è la porta di Brandeburgo, in scala.
Quinta tappa: la casa del comandante
L'ho vista per ultima, ma, essendo sopra la biglietteria, in realtà si potrebbe vedere anche come prima cosa. Qui sono conservati reperti e documenti della storia della Cittadella, altri dettagli sulle fasi costruttive, ma anche flora e fauna del luogo.
Che dire alla fine di tutto questo? Ma niente, solo che ogni volta che sfioro la storia di questa città il brivido lungo la schiena è assicurato. Qua sono successe cose folli.
(Oh, le bici in tutto questo le ho provate eh. Ho due candidate tra cui decidere).
Mi trova d'accordo.
(Update: abbiamo constatato che la scritta è fosforescente!)
#fuckAldo #cazzoDiCaldo
Metto qui la descrizione perché non mi ricordo come metterla in Friendica. 😅
Foto di un ventaglio aperto su un lettino da spiaggia. È colorato con un gradiente da viola a pesca e attraversato dalla scritta in stampatello bianco: "Cazzo di caldo".
Va bene (quasi) tutto, ma a "Blue collar" mi è traboccato il latte dalle ginocchia.
Lavorare in magazzino (perché quello vuol dire "logistica") è un lavoro dignitoso, se il tuo datore di lavoro è dignitoso.
Se c'è bisogno di edulcorare, vuol dire che qualcosa non va e ci si vergogna di chiamarlo "magazziniere".