#RoadToWPC - Community Day
Una mattinata interamente dedicata all’innovazione tecnologica e al confronto con le community IT italiane: questo è#RoadToWPC: Community Day, webinar gratuito in programma martedì 15 ottobre 2025, dalle 9:30 alle 13:00.
Organizzato insieme alle principali community italiane - WindowServer.it, BeConnected Day, DotNetCode, Azure Meetup Torino, Azure Meetup Veneto, ICT Power e 1nn0va – l’evento rappresenta una tappa di avvicinamento a WPC, la più importante conferenza italiana dedicata alle tecnologie Microsoft, che dal 1994 riunisce ogni anno centinaia di professionisti, oltre 100 speaker di livello internazionale e 1.000 partecipanti per tre giornate di formazione, innovazione e networking ad Assago (MI).
Il format di RoadToWPC sarà agile ed efficace: 7 sessioni da 30 minuti, un concentrato di contenuti tecnici, best practice e casi reali, pensati per professionisti IT, sviluppatori, architects, consulenti e decision maker aziendali che desiderano aggiornarsi sulle ultime novità e prepararsi al meglio alle sfide del futuro digitale.
Agenda
Windows Server 2025 + Azure Arc: tiu is mej che oan - Silvio Di Benedetto, WindowServer.it
Windows Server 2025 ha rafforzato la sua integrazione “nativa” con Azure Arc, per rendere sempre più ibridi i propri server e beneficiare delle funzionalità del cloud in modo facile e rapido.
In questa sessione vedremo alcune delle opzioni disponibili, come Azure Update Manager, License Pay-as-you-Go e Performance Monitor.
Be Connected to… Modern Work & AI - Roberto Ferazzi e Luca Vitali, BeConnected Day
Il modern work ai tempi dell’AI ha un nome: Microsoft 365 Copilot. A circa 2 anni dal lancio ci troviamo davanti a un prodotto in continua evoluzione, nuovi modelli, nuovi skill, nuovi agenti, nuovi strumenti per creare agenti, nuovi strumenti di reporting, monitoring e governance.
Facciamo insieme un punto della situazione e vediamo dove ci ha portato la potenza dell’AI nel mondo Microsoft 365.
Advanced VS Code: Come sfruttare l'AI oltre ogni limite - Luca Congiu, DotNetCode
Visual Studio Code non è solo un editor: è una piattaforma flessibile che consente agli sviluppatori di modellare l’esperienza di sviluppo sfruttando l'AI in base alle proprie esigenze.
In questa sessione esploreremo come personalizzare VS Code per sfruttare al massimo le potenzialità dell'AI di GitHub Copilot, personalizzandone il comportamento e adattandolo alle esigenze delle nostre organizzazioni.
Il focus della sessione sarà su:
- Custom Instructions: definizione di preferenze specifiche per stile, linguaggio e tipo di suggerimenti.
- Prompt Files: utilizzo di file di prompt per fornire contesto persistente e mirato al progetto.
- Chat Modes: configurazione delle modalità di interazione con Copilot Chat per scenari avanzati.
- Model Context Protocol (MCP): integrazione di strumenti esterni tramite server MCP.
Al termine della sessione avremo tutti gli strumenti utili per personalizzare e standardizzare lo sviluppo delle nostre applicazioni utilizzando gli strumenti AI che abbiamo a disposizione.
AKS, Container Apps, Container Instance, App Service for Containers: scegliere la soluzione migliore per i tuoi container - Antonio Buonaiuto, Azure Meetup Torino
Il mondo dei container offre molte possibilità su Azure, ma capire quale servizio adottare può non essere immediato. Azure Kubernetes Service (AKS), Azure Container Apps, Azure Container Instances e App Service for Containers offrono approcci diversi in termini di complessità, scalabilità, gestione e costi.
In questa sessione scopriremo le principali caratteristiche di ciascuna opzione, analizzeremo i casi d’uso tipici e metteremo a confronto vantaggi e limiti di ogni servizio. L’obiettivo è fornire una guida pratica per orientarsi tra le alternative disponibili e aiutarti a scegliere la soluzione più adatta alle tue esigenze applicative, dal prototipo leggero al workload mission-critical.
Non è magia, è FinOps! Come tenere a bada i costi in Azure senza perdere il sonno - Luigi Pandolfino e Andrea Marchi, Azure Meetup Veneto
Il cloud è bello perché è flessibile… ma il conto a fine mese può diventare un incubo se non lo si governa. In questo talk vedremo come sfruttare gli strumenti di Azure Cost Management & Billing e i principi del FinOps per trasformare i costi in insight utili al business.
Con esempi pratici e best practice, scopriremo come monitorare, ottimizzare e prevedere la spesa in Azure, senza rinunciare all’agilità.
Dall’identità ai dati: un viaggio verso la sicurezza senza compromessi - Guido Imperatore, ICT Power
La tecnologia avanza in modo veloce e rispondere in ottica Zero Trust a volte può risultare poco semplice e intuitivo. Per le organizzazioni è fondamentale salvaguardare e proteggere ogni livello, dall’identità ai dati, passando per server e dispositivi senza nessuna eccezione.
In questa sessione esploreremo come poter sfruttare il potenziale di strumenti come Microsoft Entra, Intune, Defender Suite e Purview, portando casi d’uso reali che vi permetteranno di proteggere e governare infrastrutture in costante evoluzione con strumenti all’avanguardia, gestendo in modo preciso e puntuale ogni singolo aspetto della sicurezza e della compliance della vostra organizzazione.
Dai dati all’AI, un percorso continuo nell’ecosistema Microsoft Fabric - Marco Pozzan, 1nn0va
Con Microsoft Fabric i dati diventano parte di un ecosistema continuo che unisce analisi, sicurezza e intelligenza artificiale in un’unica piattaforma.
OneLake Security garantisce un controllo centralizzato e granulare, mentre gli agenti AI conversazionali e Copilot rendono l’interazione con i dati semplice e naturale. Le nuove funzionalità di replica in tempo reale, la migrazione semplificata da Synapse e l’intelligence real-time permettono alle organizzazioni di innovare senza interruzioni, trasformando le informazioni in valore immediato.
A completare questo ecosistema, strumenti già consolidati come Power BI e Microsoft Purview trovano in Fabric la piattaforma che li integra e li potenzia, offrendo un’esperienza davvero unificata. Facciamo il punto in questa sessione.
WPC - A Milano l'evento OverNet sulle tecnologie Microsoft!
L'attesissima conferenza di OverNet sulle tecnologie Microsoft. Formazione, networking e innovazione con i leader del settore. Unisciti a noi!WPC
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Le garanzie fragili della fine del genocidio
Il gabinetto del governo Netanyahu VI ha ratificato l’accordo per il cessate il fuoco con Hamas. L’approvazione è arrivata nonostante il voto contrario di gran parte della componente più estremista del governo: hanno votato contro Itamar Ben–Gvir, Yitzhak Wasserlauf, Yitzhak Wasserlauf, Yitzhak Wasserlauf e Yitzhak Wasserlauf. L’iter è stato piuttosto umiliante per Netanyahu, che ha tenuto il discorso al proprio gabinetto seduto tra Steve Witkoff e Jared Kushner, più o meno esplicitamente presenti per evitare che durante la riunione succedesse qualcosa che minasse l’accordo. Sia Kushner che Witkoff sono intervenuti per complimentarsi con Israele. Kushner ha dichiarato che Netanyahu “ha fatto davvero un lavoro incredibile e ha gestito egregiamente le trattative,” mentre Witkoff si è complimentato perché Netanyahu ha saputo prendere “decisioni molto difficili,” dicendo che nei mesi scorsi avrebbe preferito che certe volte fosse “più flessibile.” “La verità è che ora, guardando indietro, penso che non saremmo arrivati a questo punto se il primo ministro Netanyahu non avesse agito come ha fatto.” Ben-Gvir ha assicurato che per ora non lascerà la coalizione, ma che “farà cadere il governo” se al termine del percorso del cessate il fuoco Hamas non sarà stato sciolto. “Non si può fare la pace con Hamas!,” ha esclamato il ministro a un certo punto: “Vogliono assassinarci.” Kushner ha risposto minimizzando: “Hamas è isolato e ostacolato in tutto il mondo.” Ben–Gvir ha risposto: “Faresti la pace con Hitler? Hamas è Hitler.” Il capo dello staff delle IDF Eyal Zamir ha liquidato le lamentele dei ministri di estrema destra: “Siamo campioni del mondo dell’essere amareggiati. Questo è un ottimo accordo.” (the Times of Israel / X)
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Le garanzie fragili della fine del genocidio
Il governo Netanyahu VI ha approvato il cessate il fuoco, nonostante l’opposizione dei ministri piú estremisti.Alessandro Massone (The Submarine)
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L’armistizio
Donald Trump ha annunciato su Truth Social che Israele e Hamas “hanno entrambi firmato” l’approvazione di una “prima fase del nostro piano di pace.” Trump ha ringraziato “i mediatori del Qatar, dell'Egitto e della Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti.” La notizia è stata data a Trump da Marco Rubio mentre il presidente stava parlando con la stampa. Il fotografo di Associated Press Evan Vucci, lo stesso della foto emblematica del tentato omicidio di Trump, ha rubato uno scatto in cui si legge la nota che Rubio ha dato a Trump: “Siamo molto vicini.” “Abbiamo bisogno che approvi presto un post di Truth Social, così puoi essere il primo ad annunciare” l’accordo. (Truth Social / the Guardian / X)
La versione di Trump è stata confermata dal Qatar: il consigliere del Primo ministro e portavoce del ministero degli Esteri Majed Al-Ansari ha scritto su X che l’accordo prevede “tutte le disposizioni e i meccanismi di attuazione per la prima fase,” “che porterà a finire la guerra, il rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, e l’ingresso degli aiuti.” Il presidente dell’Autorità palestinese Abbas ha accolto positivamente l’accordo, ma ha sottolineato che la sovranità della Striscia di Gaza deve rimanere allo stato palestinese, e che il collegamento tra Striscia e Cisgiordania deve arrivare attraverso leggi e istituzioni palestinesi, e attraverso un comitato amministrativo palestinese e forze di sicurezza unificate palestinesi. (X / WAFA)
I Comitati della resistenza palestinese hanno dichiarato che l’accordo è frutto “della fermezza di Gaza, del suo leggendario popolo resistente e dei suoi immensi sacrifici”: “La posizione unitaria e la risposta delle fazioni della resistenza – rifiutandosi di cedere all'equazione genocidio o resa – hanno sventato tutti i piani del nemico sionista. Nonostante l'enormità dei crimini, la portata della distruzione e la catastrofe umanitaria, il nemico e i suoi sostenitori non sono riusciti a sradicare il nostro popolo o a cacciarlo dalla sua terra.” Il funzionario di Hamas Abdul Rahman Shadid ha ricordato i molti caduti: “Rendiamo omaggio ai figli del nostro grande popolo e agli eroi della nostra resistenza a Gaza, che hanno scritto con i loro sacrifici, la loro fermezza e il loro eroismo una gloria che ha riempito gli orizzonti e sconfitto gli invasori che, dopo due anni di guerra di sterminio, non sono riusciti a spezzare la volontà del nostro popolo e la nostra resistenza.” “Il nostro popolo non dimenticherà i crimini di genocidio commessi dall'occupazione contro bambini, donne e anziani, e la resistenza e le sue armi rimarranno la sua via verso la liberazione dall'occupazione.” (X)
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L’armistizio
C’è un accordo per una “prima fase” dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Tra le altre notizie: la Francia è sempre senza governo, la procura di Milano ha richiesto il commissariamento per Tod’s, e un gioco di Assassin’s Creed cancellato per motiv…Alessandro Massone (The Submarine)
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Libera!
Il Parlamento europeo ha votato per confermare l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, con un voto sul filo del rasoio: 305 parlamentari hanno votato per la revoca, e 306 per mantenerla — un solo voto di scarto: bastava la parità per condannarla. La diretta interessata ha commentato così: “Questo voto è una vittoria per la democrazia, lo Stato di diritto e l'antifascismo. Questa decisione dimostra che la resistenza funziona. Dimostra che, quando rappresentanti eletti, attivisti e cittadini difendono insieme i valori democratici, le forze autoritarie possono essere affrontate e sconfitte. La lotta è tutt'altro che finita. Le minacce permangono e continuare a lottare è essenziale. Tutti gli attivisti antifascisti presi di mira per aver sfidato l'autoritarismo e le forze fasciste devono essere difesi. Maja deve essere immediatamente riportata a casa e processata in Germania.” Salis ha anche chiesto di essere processata in Italia. (il Post)
L’esito della votazione è stato possibile dalla defezione di alcuni membri del Ppe che hanno votato in senso contrario alle indicazioni del partito. Se tutti i parlamentari popolari avessero votato come avevano chiesto Tajani e il capo delegazione Manfred Weber, infatti, Salis sarebbe stata riconsegnata all’Ungheria, dove l’aspettava un processo farsa per presunte “lesioni gravissime” a danni di due neonazisti. I più estremisti di destra della politica italiana ed europea, in particolare la Lega, si sono lamentati del fatto che il Ppe ha scelto di non mostrarsi completamente fascistizzato, con vari livorosi che hanno commentato con diverse sfumature di “vergogna!” È importante notare che la commissione giustizia aveva ravvisato “prove concrete” che il processo ungherese volesse “compromettere l’attività politica di Ilaria Salis nella sua qualità di deputata al Parlamento europeo” e avesse caratteri persecutori. La richiesta di revoca era arrivata il giorno dopo un attacco durissimo di Salis a Viktor Orban durante una sua visita all’europarlamento e non si contano le minacce politiche — non da ultimo il post su X del ministro ungherese Kovacs con le coordinate del carcere di massima sicurezza dove avrebbe dovuto essere rinchiusa. L’intera macchina messa in moto dalla destra europea per rinchiudere Salis è sorprendente: il relatore della mozione, lo spagnolo del Ppe Vazquez Lazara, aveva detto che “l’Ungheria non rispetta lo stato di diritto,” ma “quando dobbiamo occuparci dell'immunità dei membri, la Commissione giuridica non può valutare lo stato di diritto del Paese membro che chiede la revoca dell'immunità.” A suo dire, “si deve contrastare Orban solo con il rispetto delle regole, non violandole come fa lui.” (Corriere della Sera)
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Libera!
Ilaria Salis è libera, ma la votazione segna comunque un momento bassissimo nella storia del Parlamento europeo.Stefano Colombo (The Submarine)
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Fango e ostilità contro la Flotilla
Nonostante la crescente pressione internazionale contro Israele, molti governi in tutto il mondo hanno fatto niente o il minimo indispensabile per proteggere i propri cittadini che erano a bordo della Flotilla dalle violenze delle autorità israeliane. Arrivata ad Atene dopo la propria prigionia in Israele, Greta Thunberg ha sottolineato: “Potrei parlare a lungo dei maltrattamenti e degli abusi subiti durante la nostra prigionia. Credetemi, ma non è questa la storia.” Thunberg ha di nuovo chiesto un’azione internazionale per fermare il genocidio a Gaza, dicendo ai governi che era il momento di interrompere la “complicità” con Israele e l’invio di armi usate nella Striscia di Gaza. L’incapacità dei paesi occidentali di rompere il fronte con Washington e Tel Aviv, purtroppo, non è una novità — ma è importante sottolineare come i governi alleati più stretti degli Stati Uniti siano arrivati a mettere il proprio rapporto con la Casa bianca anche davanti all’incolumità dei propri concittadini. Middle East Eye ha raccolto le testimonianze di familiari di membri della Flotilla di nazionalità britannica e statunitense, che sono stati funzionalmente abbandonati dai rispettivi governi. Clare Azzougarh, la figlia di Malcolm Ducker, un veterano dell'aeronautica britannica di 72 anni che era capitano di una nave della GSF, ancora detenuto nelle carceri israeliane, ha detto che è “immensamente delusa dal governo britannico.” Laura Adler, la sorella di David Adler, ha commentato in modo più tagliente, dicendo che agli occhi di Washington “non tutti sono considerati ugualmente americani.” Ospiti del Rumore Festival di Fanpage, Arturo Scotto e Annalisa Corrado (PD) hanno denunciato il comportamento delle FdO israeliane: “Mi aspetto da parte del governo italiano e dai governi occidentali delle prese di posizione forti e degli atti conseguenti, perché in questo momento, con quel sistema carcerario, con quel tipo di polizia – che definire fascista è dire poco – occorre che ci sia una presa di distanza molto più forte, delle scelte che vadano nella direzione di un isolamento rispetto a chi viola i diritti umani e più elementari delle persone. Quello che hanno fatto agli attivisti è un decimo di quello che fanno tutti i giorni in Palestina,” ha commentato Corrado. Scotto ha sottolineato che il governo italiano non va ringraziato per la liberazione dei prigionieri connazionali: “Tirare fuori degli attivisti italiani che sono entrati pacificamente in Israele secondo il diritto internazionale non è una concessione.” “È un diritto di quegli attivisti essere assistiti dal governo. Quello che noi chiediamo al governo è un’altra cosa: portati a casa gli altri 15, dica una parola chiara sulle condizioni carcerarie nelle quali sono finite persone innocenti, che meritano rispetto e che non possono essere dileggiati perché hanno fatto il loro dovere di esseri umani.” (eKathimerini / YouTube / Middle East Eye / Fanpage)
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Fango e ostilità contro la Flotilla
I governi degli alleati di Washington hanno fatto poco e niente per aiutare i propri connazionali rapiti da Israele.Alessandro Massone (The Submarine)
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Trattativa mortale
Oggi si apre la trattativa tra Israele ed Hamas per arrivare a un accordo per mettere fine all’aggressione di Gaza. La sessione si apre carica di speranze, dopo la reazione positiva di Trump alla risposta di Hamas al proprio piano di “pace.” Le premesse per arrivare a un accordo non sono facili — dipende tutto dal possibile ostruzionismo dei mediatori israeliani — ma nonostante la trattativa indiretta gli Stati Uniti vogliono risultati in fretta. Su Truth Social Donald Trump è tornato a fare la sua diplomazia con le minacce, dicendo che “IL TEMPO STRINGE,” “ALTRIMENTI CI SARÀ UN GRANDISSIMO SPARGIMENTO DI SANGUE, QUALCOSA CHE NESSUNO VUOLE VEDERE.” Il focus della mediazione dovrebbe essere la liberazione dei prigionieri israeliani ancora a Gaza — per la quale non si è mai arrivati a un accordo perché Hamas chiede, comprensibilmente, dopo la rottura dell’accordo di inizio anno, garanzie che il governo israeliano non riprenda la campagna genocidaria non appena messi in sicurezza i propri prigionieri. Il piano di “pace” di Trump, in questo momento, non presenta nessun meccanismo di garanzia di questo tipo — se non sotto forma della promessa di un ritiro delle IDF, che ovviamente il governo israeliano potrebbe non rispettare. (Associated Press / the New York Times / Truth Social)
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Trattativa mortale
La trattativa in Egitto per la “pace” a Gaza si apre sotto le pressioni degli Stati Uniti. Tra le altre notizie: il nuovo governo francese finisce prima di iniziare, un’aggressione fascista a Roma dopo la manifestazione per Gaza, e il ritorno delle r…Alessandro Massone (The Submarine)
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Un ricordo non è realistico
Premessa: non ho tempo e modo di vedere molti film.
Ma è un dato di fatto che nella maggior parte dei film che mi sono piaciuti negli ultimi 24 mesi c’era lo zampino di mio padre Alex Garland.
28 anni dopo è una rinfrescante variazione sul tema “apocalisse zombie”. Sì, la trovata degli alfa è un po’ loffia. Ma vogliamo paragonare quelli di Boyle-Garland a quelli di Snyder?
Facciamo il piacere, eh.
Di Civil War ho già parlato al tempo. E anche se ai creator multipolaristi non piace - perché i liberali, il centro radicalizzato e altro brignao assortito sul fastidio per la democrazia - per me resta un buon film.
Perché un film, con buona pace degli studi culturali, che hanno fatto tante cose buone e molte altre pessime, è una forma d’arte che si esprime creando immagini. E le immagini, diceva Deleuze, sono concetti. E i concetti sono ciò che la filosofia produce.
In Civil War di immagini ce ne sono parecchie. Quindi anche concetti.
Limitarsi a leggerlo solo a livello della sceneggiatura significa sfiorarne la superficie. Non dico che sia peccato mortale, ma nemmeno che sia la sola e unica chiave di lettura di un prodotto culturale.
Altrimenti dovremmo limitarci a dire che Nascita di una nazione è un orrendo film razzista. Lo è. Ma è anche un capolavoro della storia del mezzo, nel quale Griffith elabora elementi di linguaggio che sono alla base della grammatica cinematografica. Tutta.
Può far piacere oppure no; è un fatto incontrovertibile.
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Questo pippotto mi serve per dire che non intendo farmi sanguinare gli occhi leggendo cosa hanno da dire, se lo hanno, i creator multipolaristi a proposito di Warfare. Tempo di guerra, l’ultimo film di Alex Garland.
Qui il nostro è in compagnia di Ray Mendoza, ex Navy Seal e consulente militare per il cinema, con l’obiettivo di raccontare un episodio dell’invasione americana dell’Iraq.
Chiariamo subito il punto politico: gli americani avevano torto. L’invasione dell’Iraq è stata un casino. Saddam non ha mai avuto armi di distruzione di massa.
Di questo nel film non c’è traccia. Non ce n’è nemmeno di condanna della “follia della gueeeeeerra”. Quindi non piacerà ai creator multipolaristi.
Loro sono pacifisti se la guerra la fanno gli americani. Il durello gli viene se la fa il compagno Xi, ma lui continua a non dar loro soddisfazione come la Cina continua a essere il principale e più importante partner commerciale di Israele, più di Stati Uniti, Germania e Italia messe insieme.
Bello il mondo multipolare, non trovi?
Ma torniamo a Warfare. In Warfare i soldati fanno cose da soldati: sparano, ammazzano ma, soprattutto, dispongono della proprietà e delle vite dei civili come più gli è utile. Danni collaterali, questa è la formula, ipocrita, sotto cui di solito viene rubricato tutto questo.
Vuol dire che il film fa schifo? No. Almeno non se non lo vuoi ridurre solo a una valutazione politica di un evento della storia contemporanea.
E non è nemmeno un film di brutale realismo, come ho sentito dire da diversi youtuber. O meglio, lo è in parte. Sono brutalmente realistici alcuni aspetti della storia messa in scena.
youtube.com/embed/JER0Fkyy3tw?…
Il sound design prima di tutto. Iperdettagliato e capace, da solo, di reggere l’intero impianto emotivo del film, trasformandolo quasi in una simulazione.
Poi la coreografia dei movimenti dei soldati, che ricostruisce, anche in questo caso fin nei minimi dettagli, i movimenti coordinati di un’unità militare.
Infine il gergo militare, usato come già fece David Simon in quello che per me è il suo capolavoro: Generation Kill. Riportate con la massima fedeltà, sigle e abbreviazioni militari trasformano i dialoghi in semplici scambi di informazioni prive di ogni abbellimento letterario.
Il brutaaaaaale realismo del film non va oltre questi elementi.
A spazzarlo via basta la frase che apre il film. Garland e Mendoza dichiarano da subito che la vicenda si basa sui ricordi dei militari presenti, tra cui Mendoza stesso.
Ci sono poche cose più inaffidabili e fittizie del ricordo.
Figuriamoci di quello ricostruito da un gruppo di maschi inchiodati in una situazione al limite come l’imboscata di un gruppo di insorti.
Scariche di neurotrasmettitori, principi attivi di farmaci, stimolanti e sovrastiamoli sensoriali deformano l’esperienza vissuta. È in base a questa cacofonia di sensazioni che viene ricostruita la vicenda raccontata in Warfare.
Perciò sì, se stai cercando un’esperienza estetica che sappia raccontare che cos’è la guerra senza alcun giudizio questo è il film di cui hai bisogno. Un film a suo modo minimalista, diretto, squassante come il sorvolo di un jet a bassa quota.
Se sei un creator multipolarista, invece, resti a bocca asciutta. Perché il soft power del compagno Xi se ne sbatte il cazzo che la cinematografia sia l’arma più forte.
🌈 Ho un sogno 🌈
Mi piacerebbe che scrivere questo blog fosse la cosa a cui dedico la maggior parte del mio tempo e delle mie energie. Se ti piace quello che scrivo puoi donarmi 1€ e aiutarmi a realizzarlo. Per farlo non devi far altro che cliccare il pulsante e seguire le istruzioni.
Aiutami a realizzarlo!
Tuffi/97
Fabrizio Corona Galli Della Loggia, suprematisti vs. noborderisti, Civil War, tutti e tutteIl Tuffatore
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Roma per Gaza
La manifestazione nazionale per la causa palestinese a Roma, promossa dal Movimento degli studenti palestinesi con la partecipazioni di USB, CGIL, ANPI, ARCI e di tantissimi collettivi universitari e studenteschi ha visto una grandissima partecipazione: secondo gli organizzatori sono scese in strada almeno un milione di persone — come sempre la Questura ha pubblicato le proprie stime comicamente al ribasso, sostenendo che nelle strade della capitale fossero presenti circa 250 mila persone. La partecipazione poteva essere ancora più grande, perché nelle ore precedenti alla manifestazione le forze dell’ordine hanno lavorato alacremente per ostacolare o almeno rallentare l’arrivo dei partecipanti, con controlli a tappeto attorno alla città e anche nelle stazioni ferroviarie. Il caso è stato denunciato anche dai deputati del Partito democratico, che hanno rilasciato una nota: “In queste ore ci arrivano diverse segnalazioni di pullman diretti alla manifestazione nazionale di Roma contro il genocidio a Gaza che sono stati fermati alle porte della Capitale. Le persone a bordo sono state fatte scendere dai pullman e identificate. Altre segnalazioni arrivano anche dalla zona sud di Roma e dalle stazioni ferroviarie da dove giungono testimonianze di perquisizioni a tappeto e capillari.” (RomaToday / Polizia di Stato / il Fatto Quotidiano / Agenparl)
Nonostante la manifestazione si sia svolta in modo completamente pacifico, la cronaca della giornata è stata monopolizzata da alcuni momenti di tensione e repressione da parte delle forze dell’ordine a fine corteo. Secondo i media sono state fermate 262 persone per i disordini causati. Meloni ha commentato la grande manifestazione ringraziando le fdo e denunciando i graffiti su una statua dedicata a Giovanni Paolo II, su cui qualcuno ha scritto “fascista di merda,” in riferimento al forte sostegno da parte dell’allora papa alle dittature di estrema destra, in particolare in America latina. Sulla stessa falsariga il ministro dei Trasporti Salvini, secondo cui “questi non sono manifestanti o pacifisti, sono criminali.” (RaiNews / Sky TG24 / X / Avvenire / X)
Parlando di criminali veri, invece, con la liberazione dei primi attivisti rapidi dalla marina israeliana in acque internazionali, arrivano testimonianze di gravi violazioni subite dalle persone che erano a bordo delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla. Il manifesto pubblica la testimonianza di Lorenzo D’Agostino, il Fatto Quotidiano quella di Alessandro Mantovani, e Fanpage cita il racconto di Saverio Tommasi. Tutti descrivono soprusi, violenze, maltrattamenti, atti umilianti. Un caso specifico sembra essere quello delle crudeltà contro Greta Thunberg, che è stata prima avvolta in una bandiera israeliana, per essere fotografata insieme ai soldati come una sorta di trofeo di guerra, e che ora è in condizioni durissime nelle carceri israeliane. (il manifesto / il Fatto Quotidiano / Fanpage / the Guardian)
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Roma per Gaza
Un milione di persone protesta a Roma mentre le IDF ignorano l’ordine di sospendere l’aggressione di Gaza.Alessandro Massone (The Submarine)
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Uno spiraglio per la fine del genocidio
Venerdì Trump ha dato ad Hamas una specie di ultimatum: dare una risposta alla sua proposta di “pace” entro le 18 di domenica, ora di Washington. In realtà, il gruppo palestinese aveva una risposta pronta: Trump ha pubblicato su Truth Social una nota in cui il gruppo si impegna al rilascio di tutti i prigionieri e a cedere il governo di Gaza a una amministrazione tecnica palestinese. Il gruppo ripete però che può cedere le armi solo a un governo palestinese, e non prima del ritiro delle truppe israeliane. In un esercizio di frustrazione, potete confermare che questa è la posizione dal gruppo almeno da fine aprile 2024 — è almeno da allora che Tel Aviv e Washington ostacolano una conclusione diplomatica dell’aggressione di Gaza. Trump ha pubblicato un video celebrativo in cui ha ringraziato i partner internazionali, e un post in cui ordinava a Israele di “smettere immediatamente di bombardare Gaza.” L’avviso di Trump è stato inizialmente ignorato — le IDF hanno continuato a bombardare per diverse ore — ma poi i militari hanno effettivamente fermato le operazioni, riducendo l’attività “al minimo”: “L'implicazione pratica: l'operazione per conquistare la città di Gaza è stata bloccata e per ora sospesa.” La notizia è stata accolta positivamente dal segretario generale ONU Guterres, che ha garantito che le Nazioni Unite daranno supporto per “prevenire ulteriore sofferenza” a Gaza. (Truth Social / Sky News / CNN / Truth Social / X)
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Uno spiraglio per la fine del genocidio
Trump ha accolto con entusiasmo la risposta di Hamas al suo piano di pace. Tra le altre notizie: altri droni all’aeroporto di Monaco, Salvini piange per il grande sciopero per Gaza, e fare le coccole alle volpi nei videogiochi è pericolosoAlessandro Massone (The Submarine)
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Il governo rende le proteste per Gaza proteste contro il governo
La mobilitazione in supporto alla Global Sumud Flotilla è internazionale e di numerosissima: giovedì si sono tenute manifestazioni in tutti i grandi centri europei, e le proteste continueranno anche oggi, con lo sciopero generale previsto per la giornata di oggi in Italia — qui trovate un liveblog di Rai News per seguire gli ultimi sviluppi. I cittadini dei paesi europei sono migliori di chi lo governa: quando le proteste non sono apertamente criticate, come in Italia, le azioni criminali delle forze israeliane sono accolte dai leader europei con silenzio imbarazzato. A distanza di ore non c’è ancora una dichiarazione in merito dall’Alta rappresentante EU agli Affari esteri Kaja Kallas — l’ultima in materia è una dichiarazione di sostegno al piano per la “pace” di Trump. Allo stesso modo, von der Leyen in questi giorni è stata molto attiva, ma non ha avuto un minuto per condannare il rapimento di decine di cittadini europei in acque internazionali. Stessa cosa per Emmanuel Macron e Friedrich Merz. Fa eccezione Pedro Sánchez, che ha dichiarato che la Spagna garantirà la protezione diplomatica e i diritti dei propri membri della Flotilla. Nelle ore precedenti, i ministeri degli Esteri europei — spesso attraverso portavoce e senza nemmeno scomodare i titolari del dicastero — hanno rilasciato dichiarazioni telegrafate in cui ringraziavano che le autorità israeliane per non aver usato la forza, e auspicavano il ritorno rapido dei propri connazionali. (le Monde / RaiNews / EUnews / X)
In Italia, nelle scorse ore le forze di governo si sono schiacciate su posizioni sioniste e anti-manifestazioni, nel tentativo di politicizzare il sostegno alla causa palestinese come parte del repertorio contro “le sinistre” del paese — probabilmente per cercare di limitare la diffusione dell’idea che i manifestanti abbiano ragione tra i propri sostenitori Va notato che l’atteggiamento del governo è stato più nervoso e controproducente del solito. Giorgia Meloni si è lasciata andare alla solita retorica dello scioperano-solo-i-fannulloni dichiarando che “dallo sciopero disagi agli italiani e nessun vantaggio per i palestinesi,” e “Uno sciopero di venerdì… il weekend lungo e la rivoluzione non vanno insieme.” Il ministro Salvini si è prodotto in varie minacce agli scioperanti, dicendo che in caso di disordini “sapremo come reagire.” Più concretamente, l’azione del governo e dei media allineati si è prodotta in una vera e propria campagna di disinformazione sullo sciopero: varie testate hanno riportato il fatto che lo sciopero fosse stato dichiarato “illegittimo” dal garante degli scioperi — ma questo non significa che non sia possibile scioperare: per molti settori infatti era stato già dichiarato uno sciopero dal sindacato Cobas nelle scorse settimane, perfettamente legittimo e che rende possibile scioperare a quasi tutti. (la Gazzetta del Mezzogiorno / La7 / ANSA / Cgil)
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Il governo rende le proteste per Gaza proteste contro il governo
La destra cerca di politicizzare anche il contrasto al genocidio di Gaza. Tra le altre notizie: altri due tentativi per sfiduciare von der Leyen, il Documento programmatico di finanza pubblica, e tantissime persone hanno relazioni sentimentali con pe…Alessandro Massone (The Submarine)
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Sumud vuol dire Resistenza
Le forze navali israeliane hanno lanciato un attacco contro la Global Sumud Flotilla, intercettando illegalmente diverse imbarcazioni che erano dirette verso le coste della Striscia di Gaza. Mentre scriviamo la situazione non è chiarissima: sicuramente sono state abbordate le imbarcazioni Adara, All In, Alma, Aurora, Captain Nikos, Dir yassine, Florida, Free Willy, Grande Blu, Hip, Huga, Jeannot III, Karma, Mohammad Bhar, Morgana, Otaria, Oxygono, Seulle, Sirius, Spectre e Yulara — ma mentre scriviamo la GSF ha perso i contatti con un altro numero imprecisato di imbarcazioni, il cui stato non è chiaro. Un video pubblicato sui social dalla GSF mostra che i militari israeliani hanno usato cannoni ad acqua contaminata contro le imbarcazioni. Sulle imbarcazioni erano presenti 201 persone, tra cui 30 provenienti dalla Spagna, 22 dall’Italia, 21 dalla Turchia, e 12 dalla Malesia — tutti sono stati rapiti dal personale militare israliano. In questo caso, “rapire” è un termine tecnico, come sottolinea Craig Murray, perché l’attacco si è svolto in alto mare, fuori dalle acque territoriali di Israele, dove i militari non hanno alcuna giurisdizione. Murray fa notare che le autorità britanniche — ma ovviamente, di tutti gli stati che hanno persone sequestrate che erano a bordo delle navi intercettate — dovrebbero essere obbligate ad aprire indagini. Seguendo il tracker sul sito dell’operazione, però, si vede che diverse imbarcazioni — almeno 26! — sono riuscite a sfuggire dall’attacco israeliano, e alcune sono ormai vicinissime alle coste: a prescindere dall’attacco israeliano, il blocco agli aiuti umanitari è stato ufficialmente sfondato. (the New Arab / Instragram / Global Sumud Flotilla)
IN THE NEXT 6 HOURS THE #GlobalSumudFlotilla MOVEMENT WILL DELIVER A RESOUNDING MESSAGE TO THE ENTIRE WORLD AS ITS SHIPS DOCK IN GAZA:BREAKING THE SIEGE WAS ALWAYS POSSIBLE. THE WHOLE WORLD IS COMPLICIT IN WITNESSING #GazaGenocide AND NOT DOING ANYTHING ABOUT IT!!!
— Global Sumud Flotilla ✨ (@GSMFlotilla) October 2, 2025
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Sumud vuol dire Resistenza
Le forze israeliane hanno intercettato molte navi della Flotilla, ma alcune imbarcazioni rimanenti sono riuscite a infrangere il blocco navale.Alessandro Massone (The Submarine)
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Shutdown e guerra
In assenza di un accordo tra democratici e repubblicani sul budget per il prossimo anno — e non avendo approvato una misura che potesse last minute allungare il tempo necessario per la trattativa — il governo statunitense è andato in shutdown, e si ferma quasi completamente: saranno messi in aspettativa, senza paga, circa 750 mila dipendenti pubblici. Tra loro, chi svolge servizi di stretta necessità, dal personale militare a chi controlla i bagagli in aeroporto, dovrà continuare a lavorare, gratis. Parlamentari e senatori, invece, continueranno a essere pagati con regolarità. Molti uffici saranno chiusi e i servizi che normalmente vengono offerti dal governo federale verranno sospesi. Questo, in realtà, nella migliore delle ipotesi: parlando con la stampa, Trump ha commentato malignamente che “si possono fare un sacco di cose buone” durante uno shutdown, perché “ci si può liberare di un sacco di cose che non volevamo, e saranno cose democratiche.” Insomma: la minaccia è che alla fine dello shutdown alcuni uffici e servizi cari alle politiche democratiche. Un gruppo di sindacati di dipendenti pubblici federali hanno fatto causa all’amministrazione Trump, denunciando che fare licenziamenti durante uno shutdown è illegale: “Annunciare l'intenzione di licenziare potenzialmente decine di migliaia di dipendenti federali semplicemente perché il Congresso e l'amministrazione sono in disaccordo sul finanziamento del governo oltre la fine dell'anno fiscale non solo è illegale, ma è anche immorale e irragionevole.” (Reuters / Instagram / the New York Times)
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Shutdown e guerra
Il governo statunitense è in shutdown: centinaia di migliaia di dipendenti pubblici sono in aspettativa, ma la crisi politica non sembra vicina a una soluzione.Alessandro Massone (The Submarine)
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Perché il personale di sala è importante quanto lo chef: oltre il piatto
Quando si parla di ristorazione, l’immaginario collettivo va subito agli chef stellati, ai piatti creativi e alle cucine frenetiche.
Ma chiunque abbia vissuto un’esperienza davvero memorabile in un ristorante sa che la magia non si ferma ai fornelli.
Un sorriso all’ingresso, la capacità di consigliare il vino giusto, la prontezza nel cogliere le esigenze del cliente: sono tutti aspetti che appartengono al lavoro del personale di sala.
Eppure, troppo spesso, questo settore rimane nell’ombra.
In realtà, la sala è la parte più visibile e “umana” della ristorazione: quella che traduce il lavoro della cucina in esperienza e relazione.
In questo articolo vedremo perché il personale di sala è importante quanto lo chef, quali sono i ruoli chiave, come la formazione fa la differenza e quali opportunità esistono oggi per chi vuole intraprendere o valorizzare una carriera in questo ambito.
L’importanza del personale di sala nella ristorazione
Un ristorante non è solo un luogo dove si mangia: è uno spazio in cui il cliente cerca accoglienza, attenzione, cura.
Il lavoro dello chef è indispensabile, ma senza una sala efficiente e competente il risultato rischia di essere incompleto.
Molti professionisti sostengono che la sala pesi anche più della cucina nel determinare la soddisfazione finale: il cliente vive il 100% del tempo dell’esperienza proprio a contatto con chi lo accoglie e lo accompagna.
Una pietanza eccellente può perdere valore se servita in ritardo, senza cortesia o con spiegazioni imprecise; al contrario, un servizio impeccabile può esaltare un piatto semplice.
Il personale di sala è la voce narrante del ristorante: racconta la filosofia della cucina, guida le scelte, trasmette emozione.
In un mercato competitivo come quello Horeca, in cui l’esperienza conta quanto la qualità del cibo, investire sulla sala diventa una scelta strategica.
Personale di sala: ruoli, responsabilità e valore aggiunto
La sala non è un ruolo unico ma una vera e propria comunità, con competenze diversificate.
Ogni figura ha responsabilità precise, tutte orientate a creare armonia e fluidità nel servizio.
- Il Maitre o Direttore di sala: è il coordinatore e volto del locale. Gestisce i rapporti con lo chef, supervisiona il personale e si assicura che tutto funzioni alla perfezione. Accoglie i clienti, li accompagna al tavolo e spesso è il primo responsabile della loro impressione sul ristorante.
- Il Sommelier: figura sempre più ricercata, unisce conoscenze tecniche e capacità di comunicazione. Non si limita a consigliare un vino: crea abbinamenti, valorizza i piatti e contribuisce a costruire l’identità del locale.
- Chef de rang e Commis de rang: sono i camerieri professionisti che gestiscono i tavoli e le ordinazioni. Il loro ruolo va ben oltre il “portare piatti”; devono avere memoria, organizzazione, empatia e attenzione ai dettagli.
- Runner e commis: spesso figure più giovani o in formazione, si occupano della mise en place, del supporto operativo, della pulizia del tavolo. È qui che molti iniziano la carriera, apprendendo ritmo e disciplina.
Questi ruoli, coordinati tra loro, danno vita a una macchina perfettamente sincronizzata.
Ogni gesto, dal cambio di posate alla descrizione di un piatto, contribuisce a costruire l’esperienza.
È la somma di tante piccole attenzioni che trasformano un pasto in un ricordo positivo.
Sala e cucina: un binomio inseparabile
Un altro aspetto spesso sottovalutato è la collaborazione tra sala e cucina.
Non sono mondi separati, ma due facce della stessa medaglia.
Lo chef crea, ma è la sala che racconta.
Un cameriere preparato è in grado di spiegare gli ingredienti, di sottolineare una scelta sostenibile, di far percepire al cliente il valore del lavoro in cucina.
Al contrario, un’incomprensione tra sala e cucina può generare ritardi, errori o frustrazione.
La comunicazione costante, il rispetto reciproco e la conoscenza reciproca delle difficoltà dell’altro reparto sono elementi chiave per il successo di un ristorante.
Guardando al futuro della ristorazione, è chiaro che la sala sarà sempre più centrale.
Il cliente non vuole solo mangiare bene, ma vivere un’esperienza completa.
In un contesto in cui il digitale avanza e molte attività si automatizzano, il contatto umano rimane il vero valore differenziante.
Il personale di sala sarà quindi sempre più chiamato a interpretare il ruolo di ambasciatore del locale: accogliente, competente, capace di creare relazione.
Una figura che unisce professionalità e umanità, e che merita di essere riconosciuta al pari dello chef.
Perché la formazione è la chiave per valorizzare il settore di sala
Nonostante la sua importanza, la sala è stata per anni considerata un settore “di ripiego”, mentre la cucina veniva esaltata dai media.
Oggi però la tendenza sta cambiando: i clienti sono sempre più esigenti, cercano esperienze personalizzate e riconoscono il valore dell’accoglienza.
Il problema è che manca personale qualificato.
Molti ragazzi che entrano in sala lo fanno senza formazione specifica, considerandolo un lavoro temporaneo. Ma la verità è che le competenze richieste sono molteplici: comunicazione, conoscenza delle lingue, capacità di gestione del tempo, empatia, cultura enogastronomica.
Una formazione di qualità è quindi la strada per trasformare la sala da lavoro precario a professione riconosciuta.
Investire in corsi specifici significa acquisire strumenti per crescere, avere più opportunità e garantire al cliente un servizio superiore.
La formazione Horeca alla portata di tutti
Proprio per rispondere a questa esigenza, Restworld ha stretto una partnership con Academia.TV, la piattaforma di e-learning dedicata al settore Horeca.
L’obiettivo è valorizzare i lavoratori e rendere la formazione accessibile a chiunque.
Grazie alla gift card riservata agli utenti Restworld è possibile frequentare gratuitamente una masterclass su Academia.TV e trovare il lavoro giusto per te grazie a Resworld.
Un’occasione concreta per camerieri, sommelier, maître o giovani che si affacciano al settore di acquisire competenze spendibili da subito.
Academia.TV offre corsi pratici, on-demand, tenuti da professionisti e grandi maestri, con certificati che valorizzano il curriculum.
Per chi lavora in sala, significa poter approfondire tecniche di servizio, comunicazione con il cliente, gestione delle ordinazioni o abbinamenti cibo-vino.
Conclusione: il lavoro di sala è il futuro
La cucina crea i sapori, ma la sala crea i ricordi.
Senza il lavoro del personale di sala, nessun ristorante potrebbe garantire quell’esperienza completa che fidelizza il cliente e lo porta a tornare.
È tempo di superare il pregiudizio e riconoscere che, nella ristorazione, sala e cucina sono due pilastri ugualmente fondamentali.
Grazie alla formazione, il settore di sala può finalmente ricevere la valorizzazione che merita.
Perché dietro ogni grande chef c’è sempre una grande brigata di sala, pronta a trasformare un piatto in emozione.
Corsi di cucina online
Scopri ora i migliori corsi di cucina online con chef stellati, sia per professionisti che per principianti. Ottieni il tuo attestato su Acadèmia TV!Acadèmia.tv
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Memory Updated... 5
Anthropic.
Partiamo con Anthropic, l'azienda di AI più lontana dai giochi di potere, ma non per questo meno performante
Anthropic ha annunciato il rilascio del suo modello di intelligenza artificiale più avanzato, Claude Sonnet 4.5, stabilendo un nuovo punto di riferimento nella programmazione autonoma e nello sviluppo di applicazioni. L’azienda ha rivelato che il modello è in grado di lavorare ininterrottamente per 30 ore, creando applicazioni pienamente funzionanti con oltre 11.000 righe di codice scritte in autonomia.
Questo rappresenta un significativo salto in avanti rispetto al suo predecessore, Claude Opus 4.1, che riusciva a sostenere lavoro autonomo solo per circa sette ore. Secondo Anthropic, il nuovo modello ha realizzato con successo una piattaforma di chat simile a Slack e Microsoft Teams—da zero—senza interruzioni fino al completamento del progetto.
Claude Sonnet 4.5
promosso come il miglior sistema per l'utilizzo di Agenti (cosa probabile dato il focus di Anthropic in questo campo) e con capacità matematiche e di pensiero migliorate.
Claude Code
Ovviamente anche Claude Code ha benefici a ricaduta dopo il rilascio di Sonnet 4.5
Imagine with Claude
non ancora disponibile, ma uscirà a breve è Imagine with Claude. Generazione di codice al volo, in cui si vede visualmente quello che stai facendo. Non l ho provato e l'interfaccia mi sembra molto meno pulita di Vercel, ma se la qualità del codice è migliore credo che in molti faranno il salto.
Tutte le info su questi rilasci le trovi qui.
Open AI
OpenAI Academy
Finalmente anche OpenAI apre una sezione per imparare a usare i propri strumenti. Link: Academy.openai.com
OpenAI pubblica dei Prompt
OpenAi con mossa a sorpresa Pubblica una pagina con 100 prompt per studenti, Educatori e presi tra i migliori. Link Chatgpt.com/use-cases/students
GPT-5 Codex
OpenAI released GPT-5-Codex, an AI model optimized for coding tasks like software engineering, code reviews, and debugging, designed to work interactively and independently within developer tools like IDEs, CLI, and GitHub.
OpenAi & Shopify: Agentic Commerce Protocol
Di questa partership ne avevamo già parlato un semestre, cosi come l'idea di avere una comunicazione Agente <-> ecommerce che fosse diversa da quella dell'utente è apparsa chiara prima con Manus e poi ovviamente con gli Agenti di ChatGPT un mesetto fa.
Avevo anche postato delle mie preoccupazioni su una subreddit dedicata Wordpress, ma non mi aspettavo che uscisse qualcosa cosi in fretta. Link è qui.
Alphabet / Google
Google rilascia un sito con le linee guida per insegnanti e AI:
Advancing Education Using Google AI - Google for Education
Discover how AI technology and tools can be used for education to create personalized and enriched learning experiences.Google for Education
Nano Banana
Sto provando Nano Banana e devo dire che è esagerato: non tanto per la qualità dell'output quanto per la comprensione del mondo. Considerando quanto Alphabet sia avanti nei World Model con Genie 3 non escluderei che qualche funzione sia stata integrata anche li. Se non stai capendo quello che dico, segnati questa parola: World Model.
Come gli LLM sfruttano le parole per comunicare, i World Model permettono alle AI di capire come funziona il mondo intorno a loro, ne ho parlato lo scorso Memory Updated, con dei video esplicativi.
Google presenta "Fonti preferite"
In Google Search, quando viene rilevata una query di ricerca orientata alle notizie, può comparire la sezione Top Stories.
I sistemi di Google associano la ricerca a contenuti pertinenti da mostrare, c'è la possibilità di disattivare i risultati personalizzati.
A breve si potrà invece istruire l'algoritmo su cosa piace e cosa no Direttamente
Nuova frontiera del SEO?
Ok niente di trascendentale, ma chiedere ai lettori di aggiornare le propria Google Search page potrebbe essere un altro modo per migliorare qualità e quantità del traffico.
Youtube
Titolo in Split Test
Molte delle cose annunciate iniziano ad apparire: oltre alle 3 immagini di anteprima adesso sono disponibili anche due titoli per il test A/B. Non ti dico nemmeno quanto può essere utile per i creators ma anche per google che può istruire i propri modelli con risultati live.
Marketplace per Creator
Google sta cercando di trovare il modo di tagliare fuori le agenzie e di mettere in contatto Brand e Creator.
Le altre novità in arrivo sono qui.
Agent Payments Protocol (AP2)
Ultimo ma non ultimo Google ha appena prestato il protocollo open source Agent Payments Protocol (AP2). L'obiettivo è di abilitare pagamenti da parte di AI ed Agenti. E' un passo importantissimo: sul perchè, ti rimando a un prossimo Mak's File. Non ho letto ancora le specifiche di questo e di ACP
xAI / X
Uscito anche Grok 4 Fast, è il "miglior modello Costo / performance", 2 Milioni di finestra di contesto.
Collegato a questo, Dustin Tran, research scientist, prima in OpenAI e poi in DeepMind è entrato da poco in xAi ma già twitta di bestia, con alcune interessanti potenziali indiscrezioni.
Elon Musk dal suo profilo X ha detto che da Novembre l'algoritmo di X sarà totalmente AI e che gli si potrà chiedere cosa vedere o nascondere (non diversamente da preferred source).
Eleven Labs
youtube.com/embed/ZZSROGCVg9M?…
ElevenLabs Studio 3.0.: Si possono importare i video e fare voice over col labbiale, generare sottotitoli, correggere errori del parlato, isolare le voci e integrare effetti sonori.
TikTok / ByteDance
L'azienda è quasi ufficialmente passata in mano a una cordata facente capo a Oracle. Questo non ha impedito una serie di rilasci.
ByteDance ha rilasciato Seedream 4.0, un sistema di intelligenza artificiale che unisce la generazione di immagini da testo anche l’editing.
Il sistema consente l’uso di immagini di riferimento, segnali di controllo nativi, flussi di lavoro multi-immagine e può produrre immagini fino a risoluzione 4K. Offre inoltre una resa chiara di testi, tabelle e diagrammi, e permette modifiche come la rimozione di oggetti o la regolazione dell’illuminazione tramite comandi testuali.
Seedream 4.0 è accessibile sulla piattaforma cloud Volcano Engine - Ark di ByteDance, sul chatbot Doubao, e tramite partner come FAL.ai, Freepik e Wavespeed.ai. I prezzi dipendono dal provider e dalla risoluzione, con un esempio di costo pari a 30 dollari per 1.000 immagini oppure 0,03 dollari per immagine tramite i partner.
Meta
Ti ho parlato il mese scorso del World Model di Google, a settembre Meta ha lanciato V-JEPA 2: il suo modello da 1,2 miliardi di parametri addestrato quasi solo su video per aiutare robot e agenti AI a capire il mondo e muoversi dentro di esso. Su quali tipologie di video magari ne parliamo a breve dato che la cosa sarebbe buffa se non ci fossero le mani di Zuckerberg dentro.
Vibe Coding
Durante i miei corsi ho sempre consigliato V0.dev di Vercel per creare APP & Utlities: la capacità di vedere graficamente i risultato, di fare deploy su un sito live è stata a lungo tempo impareggiabile.
Per i progetti con bisogno di Database proponeva siti terzi a cui agganciarsi e per le AI chiedeva API. Quindi tutto molto utile e comodo, anche se a volte l'esperienza utente si interrompeva in questi punti. A me è capitato di lasciare a metà progetti per questo motivo
Lovable
Lovable è un altro concorrente di Vercel e ha appena risolto il problema: non solo vedi graficamente il risultato, ma si connette direttamente a Database e LLM.
Elena Verna, growth & partnership di Lovabel ha condiviso sul suo profilo questo video. E' ottimo anche nella sua esecuzione.
youtube.com/embed/kcOrTOT7Kko?…
Replit
Replit ha lanciato Agent 3. Pensato per supportare sviluppatori e team tecnici che cercano un'automazione avanzata nello sviluppo e nel testing delle applicazioni.
Agent 3 introduce una serie di funzionalità, tra cui:
- Test delle applicazioni in tempo reale in un vero browser
- Test periodici auto-determinati
- Correzione automatica dei problemi rilevati
La beta “Max Autonomy” consente sessioni di 200 minuti o più, durante le quali Agent 3 gestisce i compiti e monitora i propri progressi con un intervento minimo da parte dell’utente.
La bolla delle AI si sta confermando non essere proprio una bolla, con tutte le Applicazioni che stanno nascendo.
Io vi terrò aggiornati, voi spargete la parola con una bella condivisione.
Abrazo, Manolo
Memory Updated... 4 (Agosto 2025)
OpenAI ha davvero sbragato queste due settimane con le novità. Ma oltre a questo sono uscite cose incredibili anche da DeepMind, Qwen, e anche in Europa con Mistral e Fastweb.Manolo Macchetta
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Il piano di Trump per una “nuova Gaza”
La Casa bianca ha pubblicato il piano in 20 punti più volte filtrato dai media nei giorni scorsi, per mettere fine all’aggressione israeliana e costruire una “nuova Gaza.” Trump ha presentato lo schema insieme a Netanyahu, che ha dichiarato di sostenerlo. Come volevano i retroscena, il piano resta sul vago sulle speranze che questa “nuova Gaza” possa essere parte di uno stato palestinese — si ferma a garantire che le IDF si ritireranno e che Israele non cercherà di annettere la Striscia. Il penultimo punto del piano si limita di riportare che “quando il programma di riforma dell’Autorità palestinese sarà compiuto in modo completo, potrebbero finalmente esserci le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo stato palestinese.” In uno sviluppo comunque rilevante, il programma “riconosce l’aspirazione” del popolo palestinese ad un proprio stato. Il documento cita anche la necessità di stabilire un “dialogo tra fedi” e tra “Israele e palestinesi,” “per essere in accordo su un orizzonte politico e per una coesistenza pacifica e fruttuosa.” Il testo soddisfa gran parte delle richieste avanzate dalle autorità israeliane — con l’eccezione, ovviamente, delle richieste di annessione formale dei componenti più estremisti del governo — ma è scritto con piena coscienza di come il genocidio a Gaza è percepito da fuori Israele: il documento precisa la che “nuova Gaza” deve essere “una zona deradicalizzata e senza terrorismo,” ma anche che deve essere “riqualificato a beneficio della popolazione di Gaza, che ha già sofferto più che abbastanza.” (X / Reuters)
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Il piano di Trump per una “nuova Gaza”
Il piano di Trump — e Blair — per il futuro di Gaza è ufficiale, ma il futuro della Striscia non potrebbe essere piú incerto.Alessandro Massone (The Submarine)
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Il piano di Tony Blair per mettere le mani sulla Striscia di Gaza
Haaretz ha pubblicato una bozza dell’ormai famigerato piano sostenuto da Tony Blair per il “dopoguerra” nella Striscia di Gaza. Il quotidiano israeliano descrive seccamente la struttura proposta dall’ex Primo ministro britannico come “gerarchica,” “in cui al vertice ci sono diplomatici e uomini d'affari internazionali di alto livello, mentre alla base ci sono i palestinesi che gestiscono le cose sul campo.” Il presidente dell’Autorità “internazionale di transizione” sarà un politico estero, che lavorerà “in consulazione” con l’Autorità palestinese. Il documento prevede obiettivi che dovrebbero essere raggiunti entro 3 anni, ma non si prende nessun impegno per quello che dovrebbe succedere dopo. Nel documento si menzionano anche alcune delle persone che dovrebbero prendere parte al consiglio internazionale che dovrebbe amministrare la nuova autorità — tra cui anche Aryeh Lightstone, il presidente del Abraham Accords Peace Institute, che in precedenza si era già speso per l’organizzazione della Gaza Humanitarian Foundation. Il documento contiene un grafico che dettaglia la struttura immaginata da Tony Blair, e dice tutto: in viola, i rappresentanti palestinesi sono in fondo alla struttura. (Haaretz)
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Il piano di Tony Blair per mettere le mani sulla Striscia di Gaza
Haaretz ha pubblicato una bozza del piano di Blair, umiliante per popolo e politica palestinese. Tra le altre notizie: il Partito di Azione e Solidarietà della presidente Maia Sandu ha vinto le elezioni, Fiat-Stellantis vuole aprire una fabbrica di b…Alessandro Massone (The Submarine)
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Dentro l'era della tecnologia totale
Non so se accada per fretta oppure per fama, ma ho l’impressione che ad alcuni autori vengano concesse libertà che ad altri sarebbero negate.
Tra quelli che ho letto di recente, Tecnopolitica di Asma Mhalla è quello che più mi ha suscitato quest’impressione. Leggendolo mi sono chiesto più volte come certi passaggi involuti, oscuri e inutilmente complessi abbiano potuto superare le forche caudine dell’editing.
Un peccato, perché la politologa francese di origine tunisina affronta temi cruciali che avrebbero meritato un’esposizione più chiara e diretta. Al centro della sua riflessione c’è la relazione tra grandi aziende tecnologiche e Stati, che sta trasformando le prime da semplici entità commerciali in veri e propri attori politici.
Il sempre più accentuato carattere duale - civile e militare allo stesso tempo - di molte tecnologie è una conseguenza diretta di questa trasformazione. Secondo Mhalla, essa rappresenta un pericolo per i sistemi politici democratici, i cui cittadini rischiano di diventare soldati inconsapevoli di conflitti che si svolgono sempre più spesso sotto la soglia del visibile.
Alla base di questo processo c’è la dissoluzione della distinzione tra privato (le piattaforme) e pubblico (lo stato).
È grazie a questa fusione che le aziende tecnologiche sono diventate l’infrastruttura che permette agli stati di esercitare la loro capacità di governo.
L’epoca della tecnologia “totale”, in cui viviamo secondo Mhalla, si fonda una redistribuzione del potere e della potenza che crea un nuovo tipo di stato: il Big State.
Se Big Tech è il complesso di aziende che progetta e costruisce l’infrastruttura attraverso cui esercita il potere, il Big State è il soggetto che la trasforma in uno strumento geopolitico.
Gli sforzi compiuti a metà degli anni ’10 da Facebook e Google connettere aree del mondo non coperte da internet ne sono un esempio: da un lato aumentano la scala dell’estrazione di dati (obiettivo commerciale), dall’altro proiettano globalmente la potenza dello stato, gli USA, in cui queste aziende sono state create.
Questa relazione, però, non è sempre pacifica. Lo mostra il contrasto che, nei primi mesi del 2023, ha opposto l’amministrazione Biden a Elon Musk a proposito dei costi della copertura satellitare Starlink in Ucraina.
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L’episodio rivela il ruolo politico e diplomatico che le piattaforme hanno acquisito, conferendo loro una peculiare influenza geopolitica.
Che a definirla sia il tecnologo che le crea o lo Stato in cui vengono sviluppate, le tecnologie hanno un peso politico, perché intorno al loro controllo ruota parte della competizione internazionale.
Le tecnologie digitali, infatti, non solo trasformano i dati in informazioni, ma ne accelerano l’uso strategico da parte degli Stati.
Chi riesce a ottimizzare la raccolta e l’analisi dei dati agisce più rapidamente dei concorrenti, in un contesto in cui i cicli di azione e reazione sono sempre più rapidi. Da qui nasce, almeno in parte, l’aumento delle tensioni globali degli ultimi anni.
Mhalla definisce questa condizione “iperguerra”: una sorta di stato di guerra permanente in cui anche i pensieri e la capacità di ragionamento delle persone diventano obiettivi militari. La dimensione cognitiva si aggiunge così ai cinque domini tradizionali del campo di battaglia: terrestre, aereo, navale, spaziale e cyber.
La frammentazione dell’opinione pubblica, alimentata dalla logica dell’economia dell’attenzione, accentua la natura “iper” della guerra: divisa in microcluster sempre più specifici, l’opinione pubblica perde coesione e forza politica. Ciò favorisce sorveglianza, manipolazione e propaganda, anche da parte di attori esterni.
Come difendersi, allora, dall’estensione del dominio della guerra resa possibile dall’intreccio tra Big Tech e Big State?
Mhalla propone la figura del Big Citizen: una nuova forma di cittadinanza globale, capace di mediare tra i due poli e di opporre un controllo politico alle loro logiche.
Il Big Citizen deve superare l’idea di democrazia di massa e fondare un nuovo “regime di verità”: non più la ricerca di una verità unica, ormai ridotta a caleidoscopio di opinioni, ma la capacità di decodificare costantemente i discorsi e i modi in cui vengono enunciati. In un mondo sovraccarico di informazioni, è questo l’unico strumento di difesa che può restituire ai cittadini il ruolo politico necessario a garantire la sopravvivenza delle loro democrazie.
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Come la tecnologia ci rende soldati
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Facebook's laser drones v Google's net-beaming balloons
Facebook and Google update progress on their efforts to beam the internet from the stratosphere via laser-firing drones and giant balloons.Leo Kelion (BBC News)
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“Cooperate o vi uccidiamo”
Dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Nonostante le prese di posizione anche più marcate e l’allargarsi del fronte degli stati che riconoscono lo stato palestinese, continua a mancare un’azione internazionale per fermare il genocidio a Gaza. E quindi le IDF non hanno motivo di interrompere i crimini di guerra. Il primo di cui scriviamo oggi è denunciato in un nuovo report dell’Euro-Med Human Rights Monitor. Sabato l’esercito israeliano ha assassinato 9 membri di una famiglia nella città di Gaza, nel campo profughi al–Shati. Dopo quasi due anni di aggressione di Gaza gli attacchi in cui vengono uccisi tutti o quasi tutti i membri di una famiglia non fanno più notizia, ma questo è un caso particolarmente allarmante: l’attacco è stato lanciato il giorno dopo che la famiglia aveva rifiutato una richiesta di collaborazione da parte delle IDF. Specificamente, i militari israeliani avevano chiesto di formare una milizia locale, che potesse compiere azioni illegali sul territorio nei pressi del campo profughi. L’accordo avrebbe probabilmente preso forma di una nuova milizia analoga alle Forze popolari di Yasser Abu Shabab, il gruppo miliziano sostenuto da Tel Aviv diventato famigerato per come regolarmente attacca i convogli che trasportano alimenti e aiuti umanitari — quando ci sono. Mentre scriviamo non è ancora chiaro se le persone sono le stesse che avevano ricevuto la proposta, e l’hanno rifiutata, o se sono stati uccisi loro familiari. Euro–Med denuncia quella che è a tutti gli effetti una politica ricattatoria, di coercizione: o si accetta di lavorare con i militari israeliani, o si viene uccisi: “Quella che era iniziata come una forma di estorsione individuale si è trasformata in una pratica sistematica e collettiva volta a smantellare il tessuto sociale palestinese, costringendo le persone a tradire le proprie comunità.” (Euro–Med Human Rights Monitor)
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“Cooperate o vi uccidiamo”
Un report dell’Euro–Med Human Rights Monitor denuncia l’uccisione di una famiglia che si era rifiutata di collaborare con le IDF.Alessandro Massone (The Submarine)
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Molti nemici, nessun onore
Dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Come lo scorso anno, arrivato il momento dell’intervento di Netanyahu all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, molti delegati e rappresentanti degli stati ONU hanno deciso di lasciare il proprio posto in segno di protesta, disertando il discorso del Primo ministro israeliano ricercato a livello internazionale. Come dicevamo, non è la prima volta che i delegati si rifiutano di ascoltare Netanyahu, e non è nemmeno la prima volta che proteste del genere avvengono alle Nazioni Unite — ma si tratta comunque di un segno del crescente isolamento di Tel Aviv sulla scena internazionale, come ha sottolineato anche dai funzionari di Hamas: il gruppo ha accusato Netanyahu di aver negato sfacciatamente “il genocidio, lo sfollamento forzato e la fame sistematica da lui perpetrati.” “Se davvero avesse a cuore i suoi prigionieri, porrebbe fine ai brutali bombardamenti, ai massacri e alla distruzione di Gaza, ma invece mente e continua a mettere in pericolo le loro vite.” Nel proprio discorso Netanyahu non ha solo negato il genocidio in corso, ma ha anche rivendicato diversi degli attacchi degli scorsi mesi, tra cui quelli dei cercapersone di Hezbollah, e ha anche rivendicato la caduta di Assad in Siria, senza menzionare il ruolo dei ribelli siriani. Netanyahu ha poi vantato: “Quindi voglio svelarvi un segreto a porte chiuse: molti dei leader che ci condannano pubblicamente, in privato ci ringraziano.” “Mi dicono quanto apprezzino i superbi servizi segreti israeliani che hanno impedito, più volte, attacchi terroristici nelle loro capitali, salvando innumerevoli vite.” (YouTube / Axios / the New Arab)
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Molti nemici, nessun onore
Il discorso di Netanyahu, ignorato alle Nazioni Unite, trasmesso come arma psicologica a Gaza. Tra le altre notizie: l’Iran richiama gli ambasciatori in Francia, Germania e Regno Unito, la Global Sumud Flotilla continua verso Gaza, e il prezzo di Tik…Alessandro Massone (The Submarine)
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Gestione della Postura di sicurezza in Defender for Cloud (CSPM)
Cos’è il Cloud Security Posture Management (CSPM)
Il CSPM è una funzionalità di Microsoft Defender for Cloud che aiuta le organizzazioni a migliorare la postura di sicurezza complessiva del proprio ambiente cloud che possiamo evidenziare nei seguenti punti:
1. Scopo
- Individuare punti deboli nella configurazione delle risorse cloud.
- Fornire raccomandazioni prioritarie per correggere errori di configurazione e ridurre i rischi.
- Offrire una visione centralizzata dello stato di sicurezza tramite il Secure Score, che misura il livello di protezione complessivo.
2. Funzionalità
- Inventario delle risorse: visibilità completa su risorse Azure, AWS e GCP.
- Rilevamento errori di configurazione: identifica configurazioni non sicure.
- Conformità normativa: monitora la conformità rispetto a standard come ISO 27001, PCI-DSS, NIST.
- Raccomandazioni automatiche: suggerimenti per migliorare la sicurezza con un semplice clic.
- Supporto multicloud e ibrido: integrazione con Azure Arc per includere risorse on-premises e di altri cloud provider.
3. Integrazione
- Cloud Workload Protection Platform (CWPP): protezione avanzata dei carichi di lavoro con rilevamento basato su AI.
- Defender for Endpoint: onboarding automatico dei server Windows e Linux per protezione estesa.
- DevSecOps: integrazione della sicurezza nei processi di sviluppo.
4. Benefici
- Onboarding semplificato: agentless per AWS e GCP, Azure Arc per ambienti on-prem.
- Automazione: provisioning automatico delle nuove risorse.
- Protezione continua: monitoraggio costante e alert intelligenti basati su AI e Microsoft Threat Intelligence
Piani disponibili
Defender for Cloud offre due opzioni di piano CSPM:
- Foundational CSPM - un piano gratuito attivato per impostazione predefinita per le sottoscrizioni e gli account di Defender for Cloud.
- Defender CSPM : piano a pagamento che offre funzionalità aggiuntive oltre al piano CSPM di base. Questa versione del piano offre funzionalità di sicurezza più avanzate, dalla postura di sicurezza con l'AI, l'analisi del percorso di attacco, la definizione delle priorità dei rischi, Internet exposure analysis, External attack surface, Agentless machine scanning e il Cloud Infrastructure Entitlement Management.
Ma cos'è la postura di sicurezza?
La postura di sicurezza rappresenta il livello di protezione e conformità delle risorse cloud rispetto a best practice e policy di sicurezza .
Defender for Cloud valuta continuamente le risorse rispetto agli standard di sicurezza definiti per le sottoscrizioni di Azure, gli account Amazon Web Service (AWS) e i progetti Google Cloud Platform (GCP) in modo tale che possa generare le raccomandazioni di sicurezza necessarie.
Quando si abilita Defender for Cloud in una sottoscrizione di Azure, automaticamente vengono applicate le conformità Microsoft Cloud Security Benchmark (MCSB), le quali forniscono le raccomandazioni per proteggere gli ambienti multicloud. Defender per il cloud genera un punteggio di sicurezza in base ad alcune raccomandazioni di MCSB che si basano su due tipi di valutazione:
Standard di sicurezza: queste raccomandazioni sono generalmente applicabili ai carichi di lavoro cloud. Ogni raccomandazione identifica un elenco di parti interessate che sono tipicamente coinvolte nella pianificazione, nell'approvazione o nell'implementazione del benchmark.
Baseline del servizio: applicano i controlli ai singoli servizi cloud per fornire raccomandazioni sulla configurazione di sicurezza del servizio specifico.
Ma come funziona MCSB? Da dove arrivano tutte le informazioni ?
Qui sotto vi posso aiutare con questa slide per cercare di capire meglio il meccanismo:
- Azure Security Benchmark (ASB)
ASB era lo standard Microsoft per la sicurezza di Azure, con le rispettive aree di controllo (es. Network Security, Identity Management, Privileged Access, Data Protection, ecc.) e service baselines che entrano nel dettaglio dei singoli servizi di Azure. Nel 2022 è stato integrato nel MCSB. - Security benchmark per altri cloud providers (AWS e GCP)
Estende gli stessi controlli e raccomandazioni a AWS e GCP, così da avere un unico framework multi‑cloud .
Microsoft Defender for Cloud può valutare automaticamente le risorse AWS/GCP contro il MCSB nella dashboard di Regulatory compliance; a oggi Microsoft ha aggiunto 180 controlli/check specifici per le risorse presenti in AWS per questa valutazione automatizzata. - Security benchmark per “altri cloud Microsoft”
Applica gli stessi principi del benchmark anche ad altri cloud Microsoft, oltre all’Azure commerciale come ad esempio "Azure Government".
Come abbiamo visto gli standard di sicurezza provengono da MCSB ma è importante ricordare che questi "standard di sicurezza" possono anche provenire da altre due fonti che Defender for Cloud utilizza :
Standard di conformità alle normative: quando si abilita uno o più piani di Defender per il cloud, è possibile aggiungere standard da vari programmi di conformità alle normative predefinite. vi riporto l'articolo ufficiale Microsoft Conformità alle normative in Defender per il cloud - Microsoft Defender for Cloud | Microsoft Learn
Standard personalizzati: è possibile creare standard di sicurezza personalizzati in Defender per il cloud e aggiungere raccomandazioni predefinite e personalizzate in base alle esigenze.
Attualmente gli standard di Azure sono basati sui Criteri di Azure, mentre gli standard AWS e GCP sono basati su Defender per il cloud.
Azure Policy è integrato con Defender for Cloud ed è grazie a questo componente che è possibile applicare e gestire le policy di sicurezza e conformità sulle diverse risorse.
Compliance in Defender for Cloud
Microsoft Defender for Cloud facilita la conformità normativa, identificando i problemi che impediscono di soddisfare uno standard specifico o una certificazione. Ogni standard di sicurezza include vari controlli di conformità, composti da raccomandazioni correlate che Defender per il cloud valuta costantemente rispetto a questi controlli, identificando le risorse conformi o non conformi.
Di seguito analizzeremo il piano a pagamento di Defender for Cloud evidenziando i servizi e le funzionalità aggiuntive che possono contribuire a migliorare la sicurezza della nostra infrastruttura.
Definizioni delle priorità
Microsoft Defender for Cloud utilizza un proprio algoritmo che valuta proattivamente i rischi di sicurezza nell'ambiente IT, assegnando priorità alle raccomandazioni in base al potenziale di sfruttamento e all'impatto aziendale. In sostanza, analizza i percorsi di attacco possibili e ordina i problemi di sicurezza in base al livello di rischio eseguendo questa attività di controllo ogni 8 ore.
Qui sotto un classico esempio di come Defeneder for Cloud ci aiuta a indentificare e ordinare le problematiche dei nostri workloads:
La scheda Raccomandazioni per il punteggio di sicurezza indica come i controlli di conformità in MCSB influenzano il punteggio di sicurezza globale.
per il calcolo del punteggio l'equazione è la seguente:
e qui è necessario passare all'interfaccia di visualizzazione classica per capire meglio da dove arrivano questi valori
Nel seguente esempio, il punteggio massimo di 6 viene diviso per 78 perché questa è la somma delle risorse integre e non integre. Quindi, 6 / 78 = 0,0769. Moltiplicandolo per il numero di risorse integre (4) , il punteggio corrente sarà: 0,0769 * 4 = 0,31.
si lo so che non è banale ma per fortuna ci pensa Defender for Cloud a fare tutto questo per noi ..... 😊
Quindi per migliorare il punteggio di sicurezza non ci basta far altro che eseguire le procedura consigliate da MCSB nelle rispettive raccomandazioni che è possibile fare in due precisi modi:
- È possibile correggere manualmente ogni raccomandazione per ogni risorsa oppure usare l'opzione Risolvi (se disponibile) per risolvere rapidamente un problema in più risorse.
- Applicare o negare raccomandazioni per migliorare il punteggio e assicurarsi che gli utenti non creino risorse che influiscono negativamente sul punteggio.
Controlli del Punteggio di Sicurezza
Defender for Cloud come abbiamo ricordato più volte controlla in modo continuativo le proprio risorse e nella tabella seguente è possibile visualizzare il punteggio di sicurezza che viene aggiunto se si eseguono correttamente le remediation ( ho evidenziato solo le più significative con punteggio superiore a 6) :
Punteggio di sicurezza | Controllo di sicurezza |
---|---|
10 | Abilitare MFA: Defender per il cloud attribuisce un valore elevato all'autenticazione a più fattori. Usare queste raccomandazioni per proteggere gli utenti delle sottoscrizioni. Esistono tre modi per abilitare la MFA ed essere conformi alle raccomandazioni: impostazioni predefinite di sicurezza, assegnazione per utente e criteri di accesso condizionale. |
8 | Porte di gestione sicure: gli attacchi di forza bruta spesso usano porte di gestione. Usare queste raccomandazioni per ridurre l'esposizione con strumenti come l'accesso JIT alle VM e i gruppi di sicurezza di rete. |
6 | Applicazione degli aggiornamenti di sistema: la mancata applicazione degli aggiornamenti lascia vulnerabilità senza patch e produce ambienti vulnerabili ad attacchi. Usare queste raccomandazioni per mantenere l'efficienza operativa, ridurre le vulnerabilità di sicurezza e fornire un ambiente più stabile per gli utenti. Per distribuire gli aggiornamenti di sistema, è possibile usare Gestione aggiornamenti di Azure per gestire patch e aggiornamenti per i computer. |
6 | Correzione delle vulnerabilità: quando lo strumento di valutazione della vulnerabilità segnala le vulnerabilità a Defender per il cloud, Defender per il cloud presenta i risultati e le informazioni correlate come raccomandazioni. Usare queste raccomandazioni per correggere le vulnerabilità identificate. |
qui il link con la tabella completa Link
Attack Paths
Un percorso di attacco si riferisce alla sequenza di passaggi che un potenziale aggressore utilizza per infiltrarsi nel tuo ambiente e ottenere l'accesso alle tue risorse. Inizia in un punto di ingresso, che può coinvolgere una risorsa vulnerabile. Da lì, l'aggressore sfrutta il movimento laterale disponibile all'interno del tuo ambiente multicloud, spesso sfruttando le identità collegate che dispongono di autorizzazioni per altre risorse. Il percorso di attacco continua finché l'aggressore non raggiunge un obiettivo critico, come i database che contengono informazioni sensibili.
La funzionalità di analisi del percorso di attacco in Microsoft Defender per il cloud è progettata per identificare i punti di ingresso sfruttabili e i potenziali passaggi successivi che un utente malintenzionato potrebbe compiere per raggiungere asset critici in un ambiente multicloud unico. Utilizzando un algoritmo proprietario e il grafico della sicurezza cloud, questa analisi evidenzia i percorsi di attacco e suggerisce raccomandazioni per correggere i problemi più rischiosi, basate su fattori come esposizione a Internet e autorizzazioni, al fine di interrompere i percorsi di attacco e prevenire violazioni.
Giusto per fare un esempio: se un attaccante tenta di accedere a una macchina vulnerabile tramite Internet sfruttando una vulnerabilità specifica (come CVE-5436-4223), l'analisi del percorso di attacco può identificare questo punto di ingresso e suggerire misure correttive per mitigare il rischio.
External attack surface
Un'altra funzionalità gratuita presente in Defender for Cloud molto utile sempre ai fini della sicurezza del nostro ambiente (non solo per Azure) è l'integrazione con un servizio che prende il nome di Microsoft Defender External Attack Surface Management che si occupa di:
- Individuare tutte le risorse cloud con connessione Internet
- Analisi dell'Attack path che trova tutti i percorsi sfruttabili a partire dagli indirizzi IP esposti da Internet.
- Query personalizzate che correlano tutti gli indirizzi IP esposti da Internet con il resto dei dati di Defender for Cloud in Cloud Security Explorer.
Cloud Infrastructure Entitlement Management (CIEM)
Altra funzionalità fondamentale per la protezione dei nostri ambienti è l'analisi delle permission che viene eseguita da un componente nativo presente sempre in Defender for Cloud che prende il nome di Cloud Infrastructure Entitlement Management (CIEM) che ha nel suo "DNA" quello di ridurre il rischio di uso improprio dei privilegi assegnati.
CIEM supporta i seguenti oggetti:
- Utenti, gruppi ed entità servizio di Microsoft Entra ID
- Utenti, ruoli, gruppi, funzioni serverless e risorse di calcolo AWS IAM
- Utenti, gruppi, account di servizio e funzioni serverless di Google Cloud IAM
Le funzionalità principali di questo servizio sono essenzialmente 4 :
Multicloud identity discovery: Tiene traccia e analizza le autorizzazioni su Azure, AWS e GCP in un'unica visualizzazione unificata
Effective permission analysis: Comprendere non solo chi ha accesso, ma anche il potenziale rischio di ciò a cui può accedere.
Identity risk insights: Ridurre il rischio legato all’identità ricevendo una guida proattiva tramite specifiche raccomandazioni.
Lateral movement detections: Defender for Cloud correla i rischi di identità con l'analisi del percorso di attacco, evidenziando opportunità di movimento laterale derivanti da identità privilegiate o configurazioni errate.
Agentless machine scanning
Qui passiamo a una delle novità di Defender for Cloud che ci permette di analizzare le VM presenti in Azure, Amazon e Google senza installare nessun agente e senza alterare le performance delle nostre macchine. Un servizio che :
- Analizza la presenza di una soluzione EDR e nel caso fosse Microsoft Defender for Endpoint anche le impostazioni
- esegue l'inventario software
- Analizza le vulnerabilità
- Scansione e identifica la presenza di password o key nei computer
- Scansione Malware e Virus
- Analizza le macchine virtuali in esecuzione come nodi Kubernetes
qui lo schema di massima del suo funzionamento.
Proviamo a pensare a tutte quelle aziende che non vogliono per tutta una serie di motivi dover installare prodotti di sicurezza, ma al tempo stesso rispondere a tutti i requisiti normativi... un servizio simile a mio avviso diventa indispensabile .
Internet Exposure analysis
Questa funzionalità identifica le risorse multicloud che sono esposte a Internet e grazie a queste informazioni determina il livello di rischio, vulnerabilità e problemi di sicurezza del workload. identificare una risorsa che è esposta su internet potrebbe sembrare un'attività di per sé semplice (ad es. che abbia un ip pubblico assegnato) ma ricordiamoci che in ambienti molto complessi la dinamica cambia . Pensiamo ad esempio al servizio di "load balancer" di Azure... oppure ad una misconfiguration di Azure Firewall o al Network Security Group.
Riassumendo
Uno dei componenti chiave di Microsoft Defender for Cloud è sicuramente Cloud Security Posture Management (CSPM). CSPM offre una guida più rigorosa che ti consente di migliorare le tue misure di sicurezza in modo efficiente ed efficace. Inoltre, ti fornisce visibilità sulla tua attuale posizione di sicurezza da una console completamente centralizzata e multi-cloud.
Conformità alle normative in Defender per il cloud - Microsoft Defender for Cloud
Informazioni sulla conformità alle normative in Microsoft Defender per il cloud e su come consente di garantire la conformità agli standard globali, regionali e del settore.learn.microsoft.com
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La crescente pressione internazionale contro Israele
Dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Donald Trump sembra aver ceduto all’agitazione dei propri alleati europei e arabi: parlando con la stampa nello Studio ovale, il presidente statunitense ha detto che “non permetterà a Israele di annettere la Cisgiordania.” “No no, non lo permetterò, non succederà.” Trump ha aggiunto: “Ne ho abbastanza, adesso è ora di fermarsi.” Trump ha di nuovo detto che un accordo per “la pace” a Gaza sarebbe vicino — una affermazione non sostanziata che il presidente statunitense ha fatto ormai innumerevoli volte nel corso dei mesi scorsi. Scherzando, ha aggiunto che sarebbe stata la prima volta che ci sarebbe stata pace nella regione da “2000 anni.” Nei giorni precedenti gli alleati degli Stati Uniti si sono mobilitati con forza per convincere l’amministrazione Trump a impedire l’annessione della Cisgiordania. Se confermate nei fatti, le dichiarazioni di Trump sarebbero un marcato cambio di direzione per le politiche statunitense: nei mesi scorsi i funzionari statunitensi avevano cansato la domanda, precisando però che stavano “dalla parte di Israele,” tant’è che i coloni israeliani iniziavano a credere che gli Stati Uniti avrebbero silenziosamente permesso l’annessione. (YouTube / the Guardian / Anadolu / the New York Times)
Sembra che la Uefa, intanto, sia pronta finalmente ad escludere Israele dalle competizioni calcistiche internazionali europee. Lo ha rivelato il Times, confermando indiscrezioni che circolavano già da qualche giorno. La Fifa, su pressioni statunitensi, potrebbe non allinearsi alla federazione europea, ma il danno per lo sportwashing israeliano sarebbe enorme: l’esclusione della Uefa causerebbe l’esclusione delle sue squadre dall’Europa League e della sua nazionale dalle qualificazioni ai mondiali 2026, quelle per cui il 26 ottobre è prevista una partita contro l’Italia a Udine. Potrebbe aver giocato un ruolo in questa accelerazione il Qatar, che è molto coinvolto nel calcio europeo e che potrebbe aver trovato un modo non violento di vendicarsi in parte degli attacchi militari israeliani sul suo territorio del mese scorso. (the Times)
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La crescente pressione internazionale contro Israele
Da Donald Trump alla Uefa, passando dal governo italiano — Israele è isolato mentre continua con la propria campagna di genocidio.Stefano Colombo (The Submarine)
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Il governo Meloni scopre la Striscia di Gaza
Scioperare, protestare e fare casino serve: il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha ordinato a una fregata della marina italiana di raggiungere la Global Sumud Flotilla, “Per garantire assistenza ai cittadini italiani presenti.” Crosetto ha dichiarato di aver informato gli addetti diplomatici e militari israeliani competenti. Crosetto dovrebbe anche riferire oggi in Parlamento, mentre ieri alla Camera Avs, Pd e M5S hanno occupato l’aula per chiedere risposte sulla situazione della flottiglia, dei cittadini italiani presenti a bordo e in generale dei rapporti italiani con Israele. Secondo la capogruppo Pd Chiara Braga “quello che è avvenuto è un attacco all’Italia,” una posizione condivisa anche dalla segretaria Schlein, secondo cui “questa notte sono state attaccate in acque internazionali anche imbarcazioni con cittadini e cittadine italiane: è un attacco deliberato al nostro Paese da parte del governo israeliano.” I 5stelle hanno dichiarato che avrebbero bloccato “con ogni mezzo” i lavori nelle commissioni. (ANSA / Today)
La società italiana sembra sempre più determinata a prendere le difese dei diritti umani, a prescindere dall’atteggiamento delle autorità. Il sindacato Usb ha dichiarato di essere pronto a una nuova mobilitazione per la Flotilla, dichiarando di “promuovere uno stato di agitazione permanente”: il sindacato “conferma perciò la decisione di proclamare un nuovo sciopero generale se la situazione dovesse precipitare. La parola d'ordine ‘Blocchiamo tutto’ è sempre più una necessità.” Stavolta anche la Cgil ha deciso di partecipare e non sabotare eventuali iniziative, come ha scandalosamente tentato di fare la scorsa settimana. Il maggiore sindacato italiano ha dichiarato che “in caso di ulteriori attacchi, blocchi o sequestri delle imbarcazioni o dei materiali,” la Cgil “è pronta a proclamare con la necessaria tempestività lo sciopero generale.” Il ministro dei Trasporti, Salvini, a cui è stato recentemente conferito il premio Italia-Israele 2025, ha detto che “non permetteremo che blocchino il paese e lo portino nel caos.” (USB / CGIL / X)
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Il governo Meloni scopre la Striscia di Gaza
Il governo italiano proteggerà, chiaramente controvoglia, la Global Sumud Flotilla. Tra le altre notizie: oggi è il giorno della sentenza per Nicolas Sarkozy, Meloni contro il diritto d’asilo, e le minacce di Apple contro l’Unione europeaAlessandro Massone (The Submarine)
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La diplomazia secondo Donald Trump
Donald Trump un lunghissimo discorso — spesso incoerente, sempre estremamente aggressivo — all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra le molte inesattezze e falsità, ad un certo punto del proprio discorso Trump si è vantato di aver “messo fine a 7 guerre,” una cosa che non solo è nominalmente falsa, ma che copre il fallimento nel mettere fine al conflitto in Ucraina e al genocidio a Gaza — due promesse elettorali andate ormai espressamente disattese. Il presidente statunitense si è anche scagliato contro “il programma migratorio globalista”: “È ora di mettere fine all’esperimento fallito dei confini aperti,” ha detto Trump rivolgendosi ai paesi europei, dove nessuno ha confini aperti, perché “i vostri paesi stanno in rovina.” Oltre che sulle migrazioni, Trump si è sfogato anche contro la — già stentata — risposta politica alla crisi climatica, che ha descritto come “la più grande truffa mai realizzata al mondo.” Trump ha anche criticato i leader che stanno riconoscendo lo stato di Palestina, ripetendo la tesi di Tel Aviv che sia un “premio” per Hamas, e che avrebbe “incoraggiato il continuare del conflitto.” (YouTube / the Guardian)
Trump si è scontrato a distanza con Luiz Inácio Lula da Silva, che, in un discorso molto più incisivo — meno di venti minuti, contro quasi un’ora — ha denunciato che “in tutto il mondo, forze antidemocratiche stanno cercando di soggiogare le istituzioni e soffocare le libertà.” “Adorano la violenza, esaltano l'ignoranza, agiscono come milizie fisiche e digitali e limitano la libertà di stampa.” Trump ha tenuto il discorso subito dopo, e ha rivendicato le forti sanzioni contro il Brasile, “per aver interferito a diritti e libertà dei cittadini statunitensi.” Trump ha incontrato Lula per la prima volta alle Nazioni Unite, e i due si sono incontrati brevemente mentre si avvicendavano. Secondo il presidente degli Stati Uniti in quei pochi secondi tra i due c’è stata una “buona intesa.” (YouTube)
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La diplomazia secondo Donald Trump
Il presidente statunitense ha tenuto un lungo discorso lamentandosi delle migrazioni e del presunto contrasto alla crisi climatica.Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Italia si è fermata per Gaza
Come era nell’aria, lo sciopero generale di ieri a favore di Gaza è stato un grande successo di partecipazione: diverse città si sono fermate grazie a manifestazioni rilevanti, anche in città come Milano che sono state flagellate da un maltempo terribile — di cui parleremo più sotto. In totale si parla di almeno 80 manifestazioni, con circa 300 mila persone in strada a Roma. A Milano si sono registrati scontri con le forze dell’ordine, anche se di non grave entità: sono stati divelti alcuni cartelli e sono state rotte alcune vetrine e porte d’accesso alla stazione. Le forze dell’ordine hanno fermato i manifestanti, che stavano cercando di entrare in metropolitana, con l’uso dei manganelli. Ai margini delle violenze delle fdo, si rileva la controversia di un agente che ha fatto un gesto violento e sessista a una giornalista di Fanpage. (Domani, dietro paywall / Corriere della Sera)
Ovviamente tanto è bastato per far scomodare nientemeno che la presidente del Consiglio, secondo cui si tratta di “immagini indegne” e di “violenze che non cambieranno di una virgola la vita delle persone a Gaza.” È utile ricordare che la violenza è solo quella contro le persone, mentre quanto è avvenuto a Milano è più inquadrabile come atti di sabotaggio e danneggiamento. La vicesegretaria della Lega, Silvia Sardone, ha definito i manifestanti “come terroristi.” Condanne sono arrivate da tutto l’arco politico, con la segretaria del Pd Schlein che si è espressa così: “Noi abbiamo sempre condannato ogni forma di violenza politica perché non la riteniamo mai giustificabile e perché non è il nostro metodo. Non possiamo accettare però di vedere che la violenza di qualche centinaio di manifestanti che hanno colpito la stazione copra quelle decine di migliaia di manifestanti che pacificamente oggi in tutto il paese hanno manifestato per Gaza. Mentre noi la violenza politica la condanniamo sempre, stiamo ancora aspettando che Giorgia Meloni condanni i crimini di Netanyahu, anziché fare e dire solo quello che sta bene a Trump e a Netanyahu stesso.” (X / ANSA)
A Bologna migliaia di manifestanti hanno bloccato la tangenziale e l’A14, con 4 arresti e 5 denunce da parte della polizia, che ha fatto uso di lacrimogeni e idranti per cercare di sedare la protesta. A Roma la manifestazione ha occupato la tangenziale, dove ha incontrato gli applausi degli autisti, che hanno incoraggiato i manifestanti. È stata occupata anche la facoltà di Lettere della Sapienza. Anche a Catania ci sono state tensioni tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno impedito alla manifestazione di raggiungere l’area portuale. (BolognaToday / il Resto del Carlino / Corriere della Sera / il Messaggero / CataniaToday)
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L’Italia si è fermata per Gaza
Lo sciopero generale per Gaza è stato un grande successo, nonostante la repressione delle fdo e le critiche delle forze di governo.Alessandro Massone (The Submarine)
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- Amedeo Novelli
- Pau Buscato
- Ania Klosek
- Collettivo UP Photographer
- Gustavo Minas
Una giornata molto interessante e formativa.
Un ringraziamento agli organizzatori per l'ottimo lavoro svolto, e arrivederci al prossimo anno 👋
Per approfondire: pspifestival.it/
#streetphotography #street #streetphotographer #pisa
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Riconoscere lo stato palestinese è il minimo
Il Regno Unito, l’Australia, il Canada e il Portogallo hanno riconosciuto lo stato di Palestina. In un messaggio video, il Primo ministro britannico Starmer ha dichiarato che la decisione dovrebbe “ridare speranza per la pace tra palestinesi e israeliani e per una soluzione dei due stati.” Il Regno Unito e il Canada sono i primi due paesi del G7 a riconoscere lo stato palestinese — una posizione che è altrimenti largamente maggioritaria nel resto del mondo. Sono solo i primi di una serie di paesi che, nei prossimi giorni, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, faranno lo stesso. Il Primo ministro canadese Carney ha dichiarato che il Canada “offriva il proprio supporto per costruire la promessa di un futuro pacifico.” Il Primo ministro australiano Albanese ha dichiarato che questo sarebbe “un passo avanti perché israeliani e palestinesi vivano insieme in pace e sicurezza.” Il ministro degli Esteri portoghese Rangel ha spiegato, da New York, che riconoscere lo stato palestinese era “l'attuazione di una politica fondamentale, coerente e ampiamente condivisa.” (the New Arab / X / Primo ministro canadese / X / Middle East Eye)
Le autorità israeliane hanno reagito con toni durissimi — nonostante nessuno leader dei paesi che ieri ha riconosciuto lo stato palestinese abbia detto nemmeno una sillaba contro il governo israeliano. Netanyahu ha dichiarato che si trattava di un “grande premio per il terrorismo,” e ha preso l’impegno che “uno stato palestinese non si formerà mai a ovest del fiume Giordano.” Molti ministri del governo hanno rilanciato, chiedendo l’annessione della Cisgiordania come risposta all’affronto di aver riconosciuto uno stato palestinese. Secondo Smotrich riconoscere lo stato palestinese è addirittura “un atto ostile.” Il ministro degli Esteri Sa'ar ha descritto i riconoscimenti come “sbagliati, provocatori, e immorali.” Va sottolineato che queste reazioni a dir poco estremiste non sono limitate a frange della coalizione di Netanyahu, e nemmeno al solo governo. Dall’opposizione, il leader del Partito di Unità nazionale Eisenkot ha parlato di “follia e premio per il terrorismo,” e Gantz ha dichiarato che l’azione avrebbe “rinforzato Hamas e prolungato la guerra.” Il leader dell’opposizione Lapid dice che è stato un “disastro politico e un passo pericoloso.” Nonostante il genocidio in corso, Lapid sostiene che “un governo israeliano responsabile avrebbe potuto impedirlo attraverso un lavoro diplomatico professionale.” Anche nel centrosinistra israeliano le idee non sono chiarissime: il leader dei Democratici Yair Golan parla di un “fallimento politico pericoloso.” Golan chiede una fine ‘politica’ dell’aggressione di Gaza, ma sostiene comunque che riconoscere lo stato palestinese sia “un passo distruttivo” per Israele. (WAFA)
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Riconoscere lo stato palestinese è il minimo
Regno Unito, Australia, Canada e Portogallo hanno riconosciuto lo stato di Palestina, ma non ci si può fermare qui.Alessandro Massone (The Submarine)
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I segreti di un ristorante efficiente: come automatizzare la gestione del magazzino
Nel mondo della ristorazione moderna, efficienza significa controllo.
Controllo dei costi, dei tempi, delle risorse e delle scorte.
Un magazzino disorganizzato, con prodotti dimenticati o in eccesso, può diventare un vero nemico del margine operativo. Al contrario, una gestione precisa e automatizzata delle scorte aiuta a ridurre gli sprechi, migliorare il servizio e far crescere la redditività.
L’automazione della gestione del magazzino è una leva fondamentale per rendere il ristorante più competitivo.
In questo articolo vedremo come funziona, quali strumenti adottare e perché Cassa in Cloud è uno dei migliori alleati per chi vuole digitalizzare e semplificare il controllo delle scorte.
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Perché automatizzare il magazzino fa crescere il business del tuo ristorante
Nel flusso frenetico della vita in cucina, è facile perdere di vista quante materie prime vengono usate, cosa sta per scadere o quali prodotti sono fermi da settimane.
Senza strumenti adeguati, la gestione del magazzino diventa approssimativa, basata sulla memoria o su file difficili da aggiornare.
I problemi più comuni:
- Scorte in eccesso o insufficienti
- Sprechi alimentari per mancato utilizzo o scadenze dimenticate
- Errori negli ordini ai fornitori
- Difficoltà a calcolare il food cost reale
L’automazione permette di sapere cosa serve, quando e in quale quantità, basandosi su dati precisi e aggiornati.
Cosa significa automatizzare la gestione del magazzino
Automatizzare il magazzino non significa solo tenere un inventario digitale, ma gestire in modo integrato ogni aspetto legato a entrate, uscite e consumi delle scorte.
Un sistema completo consente di:
- Tracciare ogni movimento di prodotto
- Impostare soglie minime per il riordino automatico
- Ricevere alert per prodotti in scadenza
- Collegare magazzino e menù per calcolare il food cost reale
In pratica, tutto ciò che entra ed esce dal magazzino viene registrato e monitorato. Il risultato è una visione chiara e in tempo reale dello stato delle scorte.
Cassa in Cloud: tecnologia al servizio dell’efficienza
Cassa in Cloud è una piattaforma gestionale pensata per il mondo della ristorazione. Tra le sue funzionalità più apprezzate c’è proprio il modulo dedicato alla gestione del magazzino.
Le principali funzionalità:
- Tracciabilità delle scorte: ogni prodotto è monitorato dal momento dell’ingresso fino all’utilizzo
- Gestione delle scadenze: avvisi automatici evitano dimenticanze e sprechi
- Report sulle giacenze: per capire cosa è fermo in magazzino e perché
- Integrazione con il menù: ogni piatto è collegato agli ingredienti utilizzati, con aggiornamento automatico delle quantità
- Riordino facilitato: puoi generare ordini ai fornitori partendo dalle soglie minime impostate
Questa automazione permette al ristoratore di risparmiare tempo, ridurre gli errori e prendere decisioni più consapevoli.
Ridurre gli sprechi con dati e automazione
Uno dei vantaggi principali dell’automazione del magazzino è la riduzione sistemica degli sprechi.
Il controllo continuo delle scorte permette di:
- Evitare acquisti inutili
- Sfruttare al meglio gli ingredienti in giacenza
- Organizzare il menù in base alla disponibilità reale
- Prevenire errori nella produzione e nella mise en place
Inoltre, l’integrazione con piattaforma di Food Cost Management consente di valutare l’impatto economico di ogni singolo ingrediente, aiutando a costruire un’offerta sostenibile e profittevole.
Come impostare un magazzino automatizzato: consigli pratici
1. Digitalizza l’inventario iniziale
Importa tutti i prodotti, ingredienti e materiali nel sistema, associando quantità, unità di misura, fornitore e scadenza.
2. Imposta soglie minime e livelli di allerta
Definisci per ogni articolo una soglia che attivi l’alert per il riordino. Questo ti permette di non restare mai senza i prodotti più usati.
3. Collega il magazzino al menù
Associa le ricette agli ingredienti in modo che, ad ogni vendita, il sistema scarichi automaticamente le quantità corrispondenti.
4. Monitora i report settimanali
Consulta regolarmente i report per capire cosa si muove, cosa resta fermo e come si evolve il food cost.
5. Forma il personale
Assicurati che anche chi lavora in cucina sappia come usare correttamente il sistema per registrare le uscite e segnalare anomalie.
Automatizza giacenze e scorte di magazzino: vantaggi concreti per il ristoratore
Automatizzare la gestione del magazzino porta benefici tangibili:
- Riduzione degli sprechi alimentari
- Risparmio di tempo nella gestione operativa
- Miglior controllo dei costi e maggiore marginalità
- Decisioni basate su dati reali
- Più ordine, meno errori e maggiore serenità per tutto lo staff
Ricorda: in un mercato competitivo, ogni dettaglio può fare la differenza.
Avere il pieno controllo sulle scorte permette di affrontare con maggiore solidità anche i momenti più complessi o stagionali.
Conclusione: l’efficienza parte dal magazzino
Un ristorante efficiente non è solo quello che serve bene: è quello che pensa bene, che organizza, che anticipa.
Automatizzare la gestione del magazzino significa liberare tempo, risorse e attenzione da attività ripetitive, per concentrarsi su ciò che conta davvero: qualità, servizio, relazione con il cliente.
Con strumenti digitali come Cassa in Cloud, anche il magazzino diventa un motore strategico.
Basta carta, fogli di calcolo e appunti sul frigorifero: è ora di passare a una gestione professionale, smart e orientata al futuro.
Aumenta i margini di profitto del tuo locale con l'aiuto della tecnologia e scarica la guida gratuiti in pochi semplici clic. ⬇️
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Che cos’è l’atto di creazione di mondi.
Il testo che stai per leggere è la trascrizione della performative lecutre che ho tenuto a MAST all'inizio di agosto. Si basa sulle Note sulla creazione di mondi, ma introduce alcuni concetti a cui ho avuto modo di pensare solo dopo la loro pubblicazione.
Chiudi gli occhi. Chiudili e immagina di essere in un altro luogo e in un altro tempo rispetto a quelli in cui ti trovi mentre stai leggendo queste righe.
È il primo maggio del 1977. Sei seduto su una poltroncina del Northpoint Theatre di San Francisco, pronto ad assistere alla prima proiezione assoluta di un film di cui non sai nulla.
Le luci della sala si spengono. Alle tue spalle, dalla cabina di proiezione, nella sala inizia a spandersi il brrrrr del proiettore che si avvia. Il fascio di luce attraversa rapidissimo il buio della sala e lo schermo si accende.
Dopo il logo della casa di produzione sullo schermo compare una scritta. Il font è sottile, acuminato, colorato d'un azzurro quasi ceruleo
Quando la scritta scompare, un suono rompe il silenzio della sala. Sembra provenire da un altrove lontanissimo, eppure è forte. Talmente forte da riempire lo spazio in cui ti trovi.
Non te ne sei neppure accorto, ma è bastato quel suono a farti stringere forte i braccioli della poltroncina mentre davanti ai tuoi occhi una scritta dai contorni gialli ha cominciato ad arretrare sullo schermo, sfondandone la superficie come se lo spazio della quarta parete si stesse prolungando verso l'infinito del cosmo.
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La scritta che sprofonda nel buio dice: Star Wars. E mentre si perde sul fondo dello schermo, dalla parte bassa un testo inizia a strisciare verso l'alto.
Le prime parole che leggi dicono: "Episodio IV. A New Hope". Quelle immediatamente seguenti parlano di un periodo di guerre civili, in cui astronavi ribelli, colpendo da una base nascosta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio impero galattico. Durante la battaglia, spie ribelli hanno rubato i piani segreti dell’arma finale dell’impero, una stazione spaziale corazzata chiamata “Morte Nera” ed inseguita dagli agenti dell’Impero la principessa Leia corre verso casa con i piani rubati...
Quello che ti ho appena descritto è l’atto di fondazione di uno dei più vasti e celebri universi narrativi della cultura pop contemporanea. Per farlo partorire nella tua mente sono bastati pochi secondi e poche informazioni.
Quello che sai è che la storia a cui stai per assistere è ambientata nel passato. Sai anche la storia a cui stai per assistere è già cominciata: A new hope, il film che stai guardando seduto sulle poltroncine del Northpoint Theatre di San Francisco il primo maggio del 1977, è il primo film di Guerre Stellari ma è anche il quarto episodio di una saga.
I mondi sono cronologie.
Se ne trova una alla base di ogni universo narrativo. Le cronologie sono le fondamenta di un mondo di finzione. Sono la struttura. Sono l’architrave che ne regge l’intera architettura.
Ma le cronologie sono anche l’espediente che dà profondità a un universo narrativo, facendocelo percepire come un mondo di vivo, a cui possiamo contribuire e di cui possiamo entrare a far parte.
Quando adatta per il grande schermo la trilogia de Il signore degli anelli, anche Peter Jackson fa cominciare il racconto dalla costruzione di una cronologia.
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Il mondo sta cambiando e questo cambiamento è iniziato con la forgiatura dei grandi anelli. Anche in questo caso, la storia a cui stiamo per assistere è già iniziata.
Essa non è altro che l’atto finale di una trama iniziata molto tempo prima, in un epoca di eventi di fronte alla cui grandezza e potenza quelli a cui stiamo per assistere possono solo impallidire.
La storia, diventa leggenda.
Ed è così che, emergendo da una cronologia, dispiegandosi lungo una linea del tempo, prende vita un mondo.
Come si crea una cronologia?
Troviamo la risposta a questa domanda in un piccolo manuale di gioco di ruolo. Si intitola Microscope e lo ha scritto un game designer statunitense di nome Ben Robbins.
La prima volta che me ne hanno parlato, più di dieci anni fa, me lo avevano presentato come il gioco in cui si inventa la storia. Io penso che invece sia più corretto dire che Microscope è il gioco in cui si creano le linee del tempo.
Per crearle Robbins ha scomposto le cronologie nei loro elementi costitutivi, che sono tre:
- i periodi, lunghi intervalli di tempo che possono corrispondere a un’epoca;
- gli eventi, accadimenti puntuali e localizzati all’interno di un periodo;
- le scene, avvenimenti che accadono all’intero di un evento e contribuiscono a illuminarne i punti oscuri.
La cronologia di Star Wars è composta da tre periodi: il periodo della fine della repubblica (Episodi 1-3), quello dell’apice dell’impero (Episodi 4-6), quello della fine dell’impero (episodi 7-9).
Ogni film o serie racconta un singolo evento o una collezione di eventi.
Rogue One racconta la battaglia di Yavin, l’evento al centro di tutta la cronologia, durante la quale vengono rubati i piani della Morte Nera. La seconda stagione di Anodr racconta il genocidio di Gorm e di come quell’evento porti la ribellione alla conoscenza dell’esistenza della Morte Nera.
Ogni evento è costituito da scene.
La morte di Obi Wan Kenobi è una scena all’interno dell’evento in cui Luke, Leia, Solo e i loro compagni salgono per la prima volta a bordo della stazione orbitante di nome Morte Nera. Questo evento fa a sua volta parte del periodo in cui l’impero galattico è al massimo del suo splendore e della sua potenza.
La natura di una cronologia è frattale ed è proprio questa caratteristica che rende le cronologie uno strumento in grado di generare mondi.
Zenone ci ha insegnato che, per quanto corra veloce, Achille non riuscirà mai a superare la tartaruga perché nello spazio matematico la linea, la figura geometrica che unisce due punti tra di loro, è divisibile all’infinito.
In una cronologia di finzione tra due periodi ci sarà sempre il posto per un terzo periodo, così come tra due eventi ci sarà sempre posto per un terzo e tra due scene posto per una terza.
E così via, all'infinito.
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Come si crea un mondo?
Le cronologie sono potenti strumenti di worldbuilding. Attraverso di loro i mondi costruiscono esplorando i periodi, gli eventi e le scene da cui prendono vita.
Ma per dispiegarsi le cronologie hanno bisogno di una base di partenza. Ma come si crea questa base di partenza che poi è il mondo stesso a cui la cronologia permette di dare vita?
La risposta si trova in un altro gioco di ruolo scritto da Ben Robbins. Si intitola In this world e il suo scopo è la creazione collettiva di mondi immaginari.
Per crearli, i giocatori scelgono di partire da un argomento ben definito: il matrimonio, la religione, le forze dell’ordine. L'argomento funziona come base per creare lista di elementi, da cinque a sette, a partire da cui si scrivono tra dieci e dodici dichiarazioni. Le dichiarazioni sono frasi che descrivono in modo non controverso come l'argomento scelta funziona nel mondo attuale, quello in cui viviamo.
Partendo dalle dichiarazioni, alternandosi a turni, i giocatori possono scegliere di fare tre cose:
- descrivere in che modo una dichiarazione cambia nel mondo che stanno creando;
- scegliere quali dichiarazioni restano identiche a se stesse;
- aggiungere un dettaglio a una dichiarazione che è già stata scelta e che contribuisce a definire il mondo che stanno creando collettivamente.
Se la cronologia è uno strumento che permette di costruire un mondo esplorandone la linea del tempo storico, le meccaniche di In this world permettono di costruire un mondo modificando per distorsione il modo in cui funziona quello in cui viviamo.
Così, di distorsione in distorsione, dal mondo attuale ne viene generato uno diverso, virtuale. Un mondo che è in parte simile al nostro ma allo stesso tempo è molto diverso da esso.
Un mondo che nasce in modo molto simile a quello in cui, attraverso un processo chiamato meiosi, da una cellula ne nasce un’altra che è al tempo stesso simile e diversa da quella di partenza.
Scenario e conflitto.
Le meccaniche che ho descritto nei paragrafi precedenti sono alla base di un format per il workshop di worldbuilding a cui ho lavoro fin dall'estate del 2024.
Da allora l'ho proposto in tre diverse occasioni: a Il potere dell'immaginazione. La montagna che (ancora) non c'è; a Common Ground; a MAST. Ognuna di esse mi ha permesso di approfondire, migliorare e imparare a gestire diversi aspetti del format.
In particolare, in questo periodo, la scommessa più grande è stata quella di integrare l’approccio cronologico e quello meiotico alla costruzione di mondo.
Il secondo, che costruisce i mondi per divisione cellulare, è stimolante ma rischia di risultare superficiale. Il primo invece è più profondo, ma rischia di perdere contatto con la realtà.
Integrandoli l'uno con l'altro è possibile conferire maggior profondità al metodo cellulare e, allo stesso tempo, ancorare quello cronologico alla realtà attraverso un'istanza curatoriale forte e definita.
Per congiungere i risultati dei due approcci serve uno scenario.
Lo scenario la cornice narrativa entro cui vengono definiti i punti di appoggio da cui partire per esplorare il mondo e costruirne la cronologia.
La scrittura dello scenario è l'unico momento del formato in cui, per scelta, si rinuncia alla dimensione collettiva della narrazione per avventurarsi nel regime dispotico dell’autore.
Lo scenario è, infine, l'elemento che introduce nel format il motore di ogni racconto: il conflitto. Perché il conflitto, ce lo ha insegnato Marx, non è solo il motore della narrazione ma è anche il motore che muove la Storia.
Non c'è Storia senza conflitto, così come non c'è racconto.
Note conclusive.
Nella lenta agonia della modernità, ci siamo abituati a vivere in un presente perpetrato all'infinito dalla rapidità della comunicazione elettronica.
Immersi in questo flusso tumultuoso abbiamo smarrito la capacità di pensare a un futuro alternativo al tempo (quasi) reale in cui viviamo. Così ci hanno insegnato intellettuali straordinari come Svetlana Boym, Mark Fisher e Simon Reynolds.
Confrontandomi con le loro impietose diagnosi del contemporaneo, mi sono convinto che sia utile esercitare collettivamente l'immaginazione e imparare a costruire mondi.
Farlo permette di rompere il ritmo della noia quotidiana e liberare lo spazio che serve per tornare a raccontarci l'aspetto che vorremmo avesse il mondo di domani.
In un presente in cui il potere rappresenta se stesso costruendo mastodontici apparati effimeri per giustificare il proprio progetto egemonico, lavorare per sottrazione, mettendo la parola al centro del proprio agire, è un gesto carico di valenze umane e politiche.
L'atto di raccontare storie nasce come evoluzione del linguaggio. Esse sono il più potente strumento che abbiamo a disposizione per costruire una realtà condivisa: dopotutto è il potere della parola che genera mondi ma è l'organizzazione che li trasforma in realtà.
Questa, però, è un'altra storia e non è qui che possiamo raccontarla...
Vorrei lavorare con te, come faccio?
Ogni progetto in cui mi impegno nasce chiacchierando, dal vivo o in call. Se vuoi fissare un appuntamento scrivimi un’email e troviamo insieme il momento migliore per farlo.
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Drop #33. The Madness of Vision
From trompe-l'oeil to machinic vision: deception, omniscience, and the war on terrorREINCANTAMENTO (REINCANTAMENTO Drops)
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Le IDF uccidono i civili in fuga da Gaza
Dal 20 al 22 settembre e dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Milano e Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Le IDF hanno intensificato ulteriormente la propria aggressione della Striscia di Gaza: secondo fonti mediche locali sabato sono state uccise 91 persone — e solo nelle ultime ore, da mezzanotte, ne sono state uccise 31. Tra gli attacchi di sabato se ne contano di particolarmente efferati: l’aviazione israeliana ha bombardato edifici residenziali, scuole convertite in rifugi per gli sfollati, e tende. Un attacco ha colpito un furgone che stava trasportando persone che stavano lasciando la città di Gaza, seguendo gli ordini dati dai militari stessi — nell’attacco sono state uccise 4 persone, i cui corpi esanimi sono stati sbalzati in strada. In un altro attacco, le IDF hanno colpito la casa dove viveva la famiglia di Mohammed Abu Salmiya, il direttore dell’ospedale al–Shifa, il più grande della città. Nell’attacco hanno perso la vita 4 persone, tra cui suo fratello e sua cognata. Hamas ha rilasciato un comunicato per condannare l’attacco, descrivendolo come “bersagliamento deliberato”: “Un messaggio terroristico sanguinario rivolto ai medici,” “per costringerli a lasciare la città.” Il portavoce in lingua araba delle IDF, Avichay Adraee ha cercato di giustificare gli attacchi indiscriminati, dicendo che le IDF “hanno rinvenuto equipaggiamento da combattimento, tra cui mitragliatrici e munizioni, all'interno di edifici civili, ” e “hanno inoltre rinvenuto aperture di tunnel, passaggi sotterranei e telecamere.” Il portavoce ha condiviso un video e tre foto insieme al proprio comunicato, ma nessuno prova le sue affermazioni, che non sono state sostanziate in nessun modo. (Al Jazeera / WAFA / Middle East Eye / Mehr News Agency / X)
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Le IDF uccidono i civili in fuga da Gaza
Nelle scorse ore le IDF hanno lanciato una serie di attacchi efferati su Gaza città. Tra le altre notizie: iniziano i riconoscimenti europei dello stato di Palestina, un bombardamento delle forze siriane sulla provincia di Aleppo, e giocare a badmint…Alessandro Massone (The Submarine)
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Agosto
E agosto è arrivato e con gran piacere ho partecipato a una oneshot di un mio gioco derivato da Messerspiel e ispirato pesantemente a quella serie TV (e di libri...) in cui ci si scanna per il controllo di un trono fatto di spade fuse.
¡Muy divertido!
Che altro dire: mi godo un po' di sano relax.
Buon gioco!
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Israele, armato fino ai denti
Dal 20 al 22 settembre e dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Milano e Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Nonostante le crescenti condanne internazionali, l’amministrazione Trump ha informato il Congresso che intende vendere altre armi a Israele, per un valore di 5,7 miliardi di dollari. La vendita comprende, secondo fonti di Associated Press, 30 elicotteri Apache AH-64, che effettivamente raddoppieranno lo schieramento israeliano, e 3.200 veicoli d’assalto per le IDF. Le consegne non dovrebbero arrivare prima di due o tre anni — forse anche dopo: un segnale che Israele e gli Stati Uniti credono che le violenze nella regione continueranno con grande intensità ancora per un lungo periodo. Solo quest’anno l’amministrazione Trump ha approvato assistenza militare per Israele per 12 miliardi di dollari, ed è anche stata cancellata la sospensione alle consegne delle bombe da 2.000 libbre, una delle singole misure introdotte dall’allora amministrazione Biden per cercare di prendere le distanze, senza successo, dalla distruzione della Striscia di Gaza. (the Wall Street Journal / Associated Press)
In un video pubblicato da Translating Falasteen, una donna palestinese anziana si sfoga: “Non vogliamo nulla, né dai paesi arabi né da quelli stranieri. Vogliamo solo una cosa: che la guerra finisca. Cosa ci guadagnano a ucciderci?” Ovviamente ci sono enormi interessi economici nel mettere le mani sulla Striscia di Gaza — da Trump ai ministri di Netanyahu ormai lo dicono tutti senza farsi problemi — ma nuovi modi per lucrare sul genocidio si trovano tutti i giorni: una nuova regolamentazione del governo israeliano obbiga la GHF a distribuire solo prodotti “acquistati e confezionati dentro Israele.” In precedenza la GHF acquistava sia alimenti prodotti in Israele che in Cisgiordania. (X / JNS)
Nel frattempo, Emmanuel Macron ha confermato che la Francia lunedì riconoscerà lo stato di Palestina: “Questo riconoscimento fa parte di un piano di pace globale per la regione, volto a soddisfare le aspirazioni di sicurezza e pace sia degli israeliani che dei palestinesi.” Macron ha parlato con il presidente dell’Autorità palestinese Abbas, che si sarebbe impegnato a portare a termine le riforme che molti alleati della Francia pretendono per procedere anche loro con il riconoscimento dello stato palestinese. (X)
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Israele, armato fino ai denti
L’amministrazione Trump si prepara alla vendita di altri 6 miliardi di armi per Israele. Tra le altre notizie: il “trattato dell’alto mare” è legge internazionale, continuano le mobilitazioni in tutta Italia per Gaza, e la società immobiliare dietro …Alessandro Massone (The Submarine)
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La stretta fascista di Trump
Durante la propria visita nel Regno Unito, in piena notte, Donald Trump ha scritto su Truth Social che “era felice di informare i tanti patrioti statunitensi” che designerà “Antifa” come un gruppo terroristico, che il presidente statunitense descrive come “un disastro malato e pericoloso della sinistra radicale.” Trump sostiene inoltre che “suggerirà che chi finanzia ANTIFA sia investigato approfonditamente.” L’annuncio fa parte della crescente repressione innescata dall’omicidio di Charlie Kirk, ma è importante sottolineare che “Antifa,” non solo non è un gruppo terroristico, ma non è proprio un gruppo del tutto — “antifa” è un aggettivo o al massimo termine ombrello che si usa per identificare il collocamento di numerosi gruppi e organizzazioni autonomi antifascisti, i cui membri a volte usano, in modo disparato, rielaborazioni del gruppo tedesco Antifaschistische Aktion. (Truth Social)
Nei giorni scorsi ci sono stati numerosi casi di licenziamenti di persone più o meno in vista per aver fatto commenti sull’omicidio di Charlie Kirk — o anche solo per aver riportato qualcuna delle sue citazioni più espressamente divisive, colme d’odio, o espressamente aderenti al suprematismo bianco. In quello che però è senza dubbio il caso più grave finora, Disney e ABC hanno sospeso “a tempo indeterminato” il talk show late night Jimmy Kimmel Live! dopo che Brendan Carr, il famigerato presidente della FCC, la Commissione federale per le comunicazioni, ha minacciato di cancellare la licenza di qualsiasi canale televisivo che mandasse in onda la trasmissione. Lo avrete già indovinato: Kimmel aveva sottoscritto la teoria l’omicidio di Charlie Kirk fosse un caso di violenza della destra sulla destra, dicendo che “la gang MAGA,” stava “cercando disperatamente di classificare questo ragazzo come qualcosa di diverso da uno di loro.” Non contenta, Sinclair, proprietaria di una grande rete di canali affiliati tra gli altri ad ABC, ha annunciato che la sospensione di Kimmel “non è sufficiente”: le stazioni ABC di Sinclair trasmetteranno “uno speciale in memoria di Charlie Kirk” al posto della trasmissione — effettivamente sostituendo una trasmissione indipendente con uno speciale di propaganda pro-governativa. (Variety)
Se possibile ancora più allarmante, lo stesso tentativo di repulisti contro qualsiasi voce di dissenso è in corso anche al Pentagono: secondo un retroscena di POLITICO un numero imprecisato di soldati sono già stati licenziati o puniti per commenti che hanno fatto sull’omicidio di Kirk sui social media. La stretta allarma ovviamente i dipendenti del Pentagono, sia militari che civili: nonostante il rapporto strettissimo tra Difesa e amministrazione negli Stati Uniti, l’esercito non è ovviamente un’organizzazione politica, e non è chiaro quale possa essere il fondamento di punire persone che fanno commenti percepiti come non leali a Donald Trump. Rachel VanLandingham, un’ex avvocata militare e funzionaria dell’aviazione, lo dice esplicitamente: “Temo che trasformerà l'esercito da istituzione apolitica a istituzione politica.” La situazione è tesissima: l’addetta stampa del Pentagono, Kingsley Wilson, ha scritto su X che “1 americano liberal su 4 supporta la violenza politica,” e che per questo si tratta, tutti, di “terroristi domestici.” (POLITICO / X)
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La stretta fascista di Trump
Antifa come gruppo terroristico, trasmissioni tv cancellate, repulisti al Pentagono: continua la repressione con la scusa dell’omicidio di Charlie Kirk.Alessandro Massone (The Submarine)
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Scegli da che parte stare
Il governo spagnolo ha cancellato un contratto da 700 milioni di euro per l’acquisto di lanciarazzi israeliani. La settimana scorsa Sánchez aveva annunciato che avrebbe “consolidato” una serie di misure che avrebbero dovuto fare pressione su Israele per mettere fine al genocidio su Gaza. La cancellazione dell’ordine era avvenuta immediatamente il giorno successivo, ma arriva sui media solo oggi. Un altro ordine, questo del valore di 287 milioni, era stato cancellato già nei mesi scorsi. Ora il governo intende procedere con ulteriori revisioni per eliminare del tutto le tecnologie e le armi israeliane dall’uso delle forze armate. Nel frattempo, il presidente Sánchez ha difeso la sua posizione, secondo cui gli atleti e le squadre israeliane dovrebbero essere esclusi da tutte le competizioni sportive internazionali, come era stato fatto per la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. La presa di posizione di Sánchez ha fatto inferocire il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, che ha accusato il presidente “e i suoi ministri comunisti” di “incoraggiare la violenza.” Saar si è riferito a Sánchez dicendo che era “un antisemita e un bugiardo.” Il ministro degli Affari esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha chiamato l’ambasciata israeliana in Spagna, per protestare contro le accuse rivolte da Saar. (the Times of Israel / La Moncloa / el País / X / la Vanguardia)
Nel frattempo, il Lussemburgo ha annunciato che intende unirsi alla maggioranza dei paesi che al mondo riconoscono lo stato di Palestina. Il Primo ministro Luc Frieden e il ministro degli Esteri Xavier Bettel lo hanno confermato lunedì a una commissione parlamentare, in vista del riconoscimento ufficiale, che arriverà durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, dove diversi altri paesi europei intendono rompere dalla linea dettata finora dagli Stati Uniti in merito al mancato riconoscimento dello stato palestinese. (RTL Today)
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Scegli da che parte stare
Un’altra indagine attesta che quello a Gaza è un genocidio: alcuni paesi, tra cui Spagna e Lussemburgo in questi giorni, iniziano a fare qualcosa.Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Egitto vuole una NATO contro Israele
I paesi membri della Lega Araba stanno considerando una proposta egiziana per formare un’alleanza militare stile NATO: lo riporta un retroscena del National. L’Egitto aveva già avanzato una proposta analoga nel 2015, ma l’attacco israeliano su Doha ha sottolineato l’urgenza di una forza congiunta. All’epoca, gli stati della Lega araba si erano accordati in linea di principio per formare un’alleanza militare, ma poi non si erano fatti passi avanti per materialmente realizzare il progetto — nel 2015 la fonte della preoccupazione era la conquista di ampie parti dello Yemen da parte degli Houthi. Per rispondere a quel fronte si formò invece una coalizione a guida saudita e sotto l’egida diretta degli Stati Uniti. Ora, secondo le fonti del National, l’Egitto vorrebbe che la sede della forza alleata fosse al Cairo, e propone che il comando sia a rotazione tra i 22 paesi, con un funzionario egiziano come primo incaricato. La forza avrebbe un funzionario civile come segretario generale. I paesi della Lega araba hanno già un accordo di difesa reciproca, e spesso conducono esercitazioni congiunte. Oggi a Doha si tiene un summit di emergenza degli stati arabi, e l’obiettivo è avere una dichiarazione congiunta che condanni in modo netto l’attacco delle IDF a Doha. L’Organizzazione della cooperazione islamica ha indicato che il summit dovrebbe “formulare una posizione unitaria e un'azione congiunta in risposta a questa aggressione.” Lo scopo del summit — e delle azioni dell’Egitto — è duplice: nell’immediato l’obiettivo è cercare di scollare gli Stati Uniti dal supporto ferreo di Tel Aviv, ma sul lungo periodo è evidente che i paesi della regione abbiano necessità di fare a meno della propria dipendenza da Washington. (the National / the New Arab / Haaretz)
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L’Egitto vuole una NATO contro Israele
La Lega araba riflette su un’alleanza militare stabile per ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti.Alessandro Massone (The Submarine)
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La lunga estate dell'overtourism - La turbolenza #5
Galeotto fu un tornello e chi lo ha installato. Se hai seguito le cronache estive probabilmente sai che sto parlando di quello comparso all’inizio dell’estate sul sentiero che porta al monte Seceda, in Val Gardena.
Sospeso a metà tra il gesto dadaista, il grido di protesta e il tentativo di monetizzare, il tornello ha materializzato nel dibattito altoatesino il tema dell’overtourism.
A essere onesti, l’inglesismo circolava ormai da qualche tempo. Ma, complice l’attenzione mediatica, tra luglio e agosto la discussione pubblica sulle esternalità negative del turismo di massa si è infittita e, soprattutto, sembra essere diventata senso comune.
Fino a poco tempo fa, infatti, la narrazione mainstream vedeva nel turismo “il petrolio d’Italia”. Una risorsa dal potenziale economico enorme, benché sfruttata molto al di sotto delle sue reali possibilità.
O così almeno recitava la vulgata. Perché le (poche) voci critiche rispetto alla narrazione dominante venivano isolate e stigmatizzate. A nessuno era permesso mettere in dubbio le meravigliose e progressive sorti dell’industria turistica nazionale.
Quest’estate qualcosa è cambiato.
Non perché ci si sia accorti che il turismo è un’attività scarsamente innovativa, con un basso valore aggiunto e discutibili politiche in materia di diritti dei lavoratori.
A spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’overtourism è stato il carico antropico a cui sottopone i territori, in particolare quelli fragili e delicati come le Alpi.
Chiarisco: il carico antropico è un problema. Un grosso problema. Ma è solo uno dei sintomi dell’overtourism che, se affrontato esclusivamente da questo punto di vista, rischia di restare un fenomeno incompreso e, soprattutto, irrisolto.
Se l’obiettivo è elaborare modelli di fruizione del territorio davvero sostenibili, è importante capire quali sono i processi economici, sociali ed estetici che hanno plasmato quelli attuali.
La “condanna” della montagna-emoji, un editoriale di Fabio Gobbato pubblicato il primo agosto su Salto, evidenzia alcuni elementi chiave del dibatto; allo stesso tempo, mette in luce anche i “limiti” degli asset culturali con cui oggi si guarda all’overtourism e al suo impatto sullo spazio alpino.
Commentando il video di due content creator cinesi, Gobbato scrive:
ciò che accade in quelle immagini è più di un viaggio: è un rito mediatico. Una narrazione digitale perfettamente costruita in cui la montagna non è più luogo di avventura, di conquista, di riposo, non è un posto in cui l’essere umano cerca di ripristinare un contatto con la natura, ma è semplicemente sfondo per i propri selfie, una “quinta” tipo quelle di The Truman Show. È semplicemente lo specchio dei tempi: i social hanno modificato il nostro rapporto con la fruizione di qualunque tipo di esperienza. Documentare di esserci è a volte più importante che esserci.
Sul viaggio come rito mediatico, Gobbato ha ragione.
Con buona pace di chi è convinto che la possibilità di generare immagini con l’intelligenza artificiale abbia turbato per sempre la natura testimoniale dell’immagine, il selfie continua a marcare il ruolo dell’immagine come testimonianza dell’essersi trovati in un determinato luogo in un determinato momento.
La condivisione di immagini nelle reti sociali equivale a documentare il fatto di essere stati presenti nel qui e ora di un luogo.
O, meglio, di una destinazione. Perché il turismo contemporaneo non ragiona più in termini di luoghi, bensì di destinazioni. Aree che si raggiungono perché offrono la più ampia varietà di esperienze a quanti più microsegmenti di pubblico possibile. E, tra queste esperienze, centrale è quella in cui si attesta la propria presenza al cospetto dei landmark della destinazione stessa.
È centrale perché le Alpi sono un artefatto visivo.
Esse diventano rilevanti per la cultura europea, e dunque mondiale, intorno alla metà del Settecento, dopo che Ferdinand De Saussure sale per la prima volta sul Monte Bianco, dando inizio all’esplorazione dello spazio alpino e alla sua conseguente costruzione come oggetto culturale, di cui le arti visive sono sempre state uno dei principali strumenti.
Più o meno un secolo più tardi, nel 1852, il giornalista e impresario londinese Albert Smith mette in scena The Mont Blanc Ascent, uno spettacolo teatrale ispirato all’ascensione della vetta più alta delle Alpi, che Smith aveva compito l’anno precedente.
Il sapiente uso della dimensione visiva attorno a cui aveva costruito la sua messa in scena valsero allo spettacolo di Smith un incredibile successo.
La pièce rimase in cartellone all’Egyptian Hall di Londra per ben sei anni, generando una serie di spin off, tra cui un trattato storico sul Bianco in tre volumi.
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Tra il 1852 e il 1858, The Mont Blanc Ascent venne replicato circa duemila volte, attirando in totale ottocentomila spettatori. Negli anni che rimase in cartellone, l’Inghilterra fu colta da una passione per la montagna così intensa da meritarsi l’appellativo di Mont Blanc Mania.
Quella che fino a pochi anni prima era solo una remota e spaventosa vetta alpina divenne rapidamente una delle mete più ambite da parte della borghesia inglese.
L’attenzione fu tale che il giornalista del Times incaricato di raccontare la moda ai suoi lettori arrivò a chieder loro, tra il serio e il faceto, di smettere d’inviare al giornale resoconti d’ascensioni. La salita alle vette alpine aveva perso a tal punto la sua dimensione eroica ed esclusiva da essere diventata un cliché diffuso e inflazionato.
Questo episodio mostra come la relazione tra immagini e spazio alpino sia tutt’altro che “lo specchio dei tempi”, bensì un fenomeno molto più antico e strettamente legato all’esistenza stessa delle Alpi.
A cambiare oggi sono soprattutto due fattori: la rapidità con cui circolano le immagini, questa sì un effetto dei social, e gli immaginari di riferimento delle persone.
Nel caso del Seceda l’esperanto visivo delle emoji sostituisce la pittura o la letteratura come repertorio di riferimento.
La dinamica per cui le Alpi vengono visitate per documentare la propria presenza attraverso la produzione di un’immagine che ne duplica una “originale” però non cambia.
Proprio come non cambiava quando la borghesia dell’impero britannico si precipitava a scalare il Monte Bianco solo per poter documentare la propria esperienza in decine, centinaia di resoconti tutti uguali.
Se pensiamo a come è stata costruita la fama del lago di Braies, un’altra delle destinazioni più celebri e massificate dell’Alto Adige, è impossibile ignorare il ruolo della fiction RAI Un passo dal cielo, che proprio nell’alta Val Pusteria vede ambientate le sue prime tre stagioni.
Un’operazione simile, ma di minor successo, è stata tentata anche intorno a Curon, in Val Venosta. Qui è stata ambientata l’omonima serie prodotta Netflix che metteva al centro del suo apparato visivo un’altra celebre immagine dell’Alto Adige: il campanile del paese sommerso nel 1950 in seguito alla costruzione della diga che ha formato l’attuale lago di Resia.
Non è un caso che la film commission dell’Alto Adige operi sotto l’egida di IDM. L’azienda di marketing territoriale di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano è infatti responsabile dello sviluppo del marchio “Alto Adige” e tra le sue unità di business ne ha una dedicata allo “sviluppo turistico dell’Alto Adige destinato a durare nel tempo”.
Dunque, quello che oggi Kompatscher stigmatizza come “turismo del selfie” non è solo un meccanismo legato alla natura dello spazio alpino come oggetto culturale portata al suo massimo grado di accumulazione dalle piattaforme, ma è anche il risultato di politiche precise che la Provincia Autonoma di Bolzano, e la SVP che l’ha governata e la continua a governare, ha portato avanti attraverso il lavoro di IDM.
In questa dinamica è possibile leggere i segni della mutazione che ha portato la SVP a trasformarsi da partito di massa di stampo novecentesco a un’entità tecnocratica.
Come tale, il suo compito è quello di recepire e applicare i dispositivi egemonici di governo delle persone e dei territori.
È proprio la natura tecnocratica del partito che permette a Kompatscher di scaricare la responsabilità della situazione sulle piattaforme e, allo stesso tempo, di cominciare a delineare il prossimo dispositivo di governo.
Un dispositivo fatto di “registrazione via app, prenotazione del parcheggio, presenze contingentate e a numero chiuso, accesso a pagamento” che avrà come conseguenza quella di creare nuove enclosures, sottraendo agli altoatesini il proprio territorio senza intaccare minimamente gli interessi del settore turistico, aumentandone invece le opportunità di monetizzare la presenza di massa.
Dopo tutto i turisti sono felici di poter vedere la montagna emoji anche se la funivia costa tanto, come dice un turista di Taiwan in un’intervista raccolta dalla trasmissione RAI Tagesschau e citata da Gobbato nel suo editoriale.
Se queste sono le premesse, quella intorno all’overtourism si preannuncia come una delle questioni politiche più rilevanti del prossimo decennio.
Una battaglia in cui la destra locale di lingua tedesca si sta già posizionando in modo efficace, mentre la sinistra sembra continuare a soffrire della sindrome di Cassandra.
Profetica nell’intercettare le tendenze economiche, politiche e sociali più rilevanti del tempo ma incapace di trovare una forma di organizzazione dell’agire politico in grado di permetterle di incidere sulle loro traiettorie.
🌪️ Che cos'è la turbolenza?
La turbolenza è il diario di lavoro di un libro su come la cultura globale si riflette nella politica altoatesina. Un modo per pensare in pubblico e condividere con te leggi gli appunti che prendo durante la strada.
Leggi anche le altre puntate della serie.
💃 Il velo è il mio primo romanzo. È uscito nel 2023 per le edizioni alphabeta. Lo trovi in libreria e in tutti gli store digitali. Vuoi saperne di più?
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Il velo - romanzo di Flavio Pintarelli.
Il velo è il romanzo di esordio dello scrittore Flavio Pintarelli. È pubblicato dall'editore Alpha e Beta di Bolzano.Flavio Pintarelli (Flavio Pintarelli | Writer & Strategist)
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Salpati verso Gaza
Dopo molte difficoltà, le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla stanno partendo per dirigersi verso la Striscia di Gaza, dove proveranno a forzare il blocco delle IDF all’ingresso di aiuti umanitari. Sabato le prime imbarcazioni della flotta sono partite dalla Sicilia e dalla Tunisia, e oggi ne partiranno altre dalla Grecia — per poi incontrarsi in mare con quelle partite nei giorni scorsi da Barcellona la settimana prossima. Il gruppo ha annunciato la partenza con un post, scrivendo che “il mondo si sta sollevando” contro il genocidio a Gaza. “Continueremo a mobilitarci finché la Palestina non sarà libera.” La partenza è stata molto faticosa, tra condizioni meteorologiche impossibili prima, e ben due attacchi drone, negati dalle autorità, in Tunisia. Nonostante gli attacchi e i ritardi, tutte le navi sono state pronte al viaggio, e hanno ricevuto ispezioni di esperti per verificarne l’effettiva capacità di navigabilità. Le imbarcazioni sono in regola con la manutenzione e sono state tenute sotto controlli rigorosi, e il personale a bordo ha intenzione di portare la missione a termine, sottolinea il membro del comitato della GSF Ghassan Al-Hanshiri. Si tratterà di una missione difficilissima: le operazioni analoghe dei mesi scorsi sono state respinte, e le persone a bordo arrestate, ma si trattava di operazioni condotte con navi che viaggiavano solitarie — questa volta in mare ci saranno 44 imbarcazioni. (Anadolu / Instagram / the New Arab)
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Salpati verso Gaza
Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono finalmente partite per dirigersi insieme verso Gaza. Tra le altre notizie: il governo italiano strumentalizza l’uccisione di Charlie Kirk, la grande manifestazione dell’estrema destra a Londra, e foto …Alessandro Massone (The Submarine)
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Il mondo intero dalla parte della Palestina
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione di New York, una risoluzione in sostegno di una “soluzione pacifica alla questione palestinese” e per l’“implementazione di una soluzione dei due stati.” Il documento è stato approvato con una maggioranza schiacciante, con 142 voti a favore, 10 contrari e 12 astenuti. I paesi contrari sono quelli che potete immaginare: Israele, Stati Uniti, e alcuni dei loro alleati più stretti: Argentina, Ungheria, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Paraguay e Tonga. L’ambasciatore francese Jérôme Bonnafont ha sottolineato che la Dichiarazione di New York “descrive un percorso specifico per realizzare la soluzione dei due Stati,” che parte dal cessate il fuoco immediato a Gaza e la formazione di uno stato palestinese che sia sostenibile e sovrano. Il documento chiede il disarmo di Hamas e che il gruppo sia escluso dal governo di Gaza, la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i paesi arabi, e una serie di garanzie per la sicurezza. L’ambasciatore israeliano Danny Danon ha risposto duramente al voto, dicendo che si trattava di “teatro” invece che di “diplomazia.” “Questa dichiarazione unilaterale non sarà ricordata come un passo verso la pace, ma solo come un altro gesto vuoto che indebolisce la credibilità di questa assemblea.” Danon ha accusato l’Assemblea generale di “cercare di imporre con la forza ciò che non è possibile ottenere al tavolo delle trattative.” All’apertura del segmento, il segretario generale ONU Guterres ha dichiarato che “la questione centrale per la pace in Medio Oriente è l’implementazione della soluzione dei due stati, dove due stati democratici, sovrani e indipendenti — Israele e Palestina — vivono fianco a fianco in pace e sicurezza.” (Nazioni Unite / X / JNS / UN News)
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Il mondo intero dalla parte della Palestina
Una maggioranza schiacciante all’Assemblea generale ONU ha approvato un documento in supporto alla soluzione dei due stati.Alessandro Massone (The Submarine)
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La colonizzazione della Cisgiordania è legge
Netanyahu ha firmato l’accordo per avviare il piano di espansione “E1” in Cisgiordania, che, una volta portato a termine, renderà effettivamente impossibile la costruzione di uno stato palestinese — il piano prevede l’effettiva annessione del 60% dei territori della Cisgiordania, tagliando il territorio in due, e separandolo in modo irreversibile da Gerusalemme Est. In visita alla colonia Ma’ale Adumim, dove dovrebbero essere costruite migliaia di nuove abitazioni, il Primo ministro israeliano ha dichiarato che “manterremo la promessa che non ci sarà nessuno stato palestinese;” perché “questo posto ci appartiene.” Netanyahu ha promesso che il suo governo “raddoppierà la popolazione di questa città,” perché bisogna “difendere la nostra tradizione, la nostra terra e la nostra sicurezza.” La critica sollevata dai sostenitori della soluzione dei due stati, ovvero che l’espansione del progetto “E1” avrebbe danneggiato in modo gravissimo la fattibilità di uno stato palestinese è stata giosamente abbracciata dalla politica israeliana, che ormai ammette apertamente che sia così, e che l’obiettivo fosse questo fin dall’inizio. Alla cerimonia per la firma, il ministro delle Finanze Smotrich ha dichiarato che “presto tutti noi ti ringrazieremo, e celebreremo insieme l'applicazione della sovranità” israeliana “su tutta la Giudea e la Samaria.” ‘Giudea e Samaria’ è un’espressione biblica usata dai fondamentalisti sionisti per riferirsi alla Cisgiordania. Smotrich è tra i ministri del governo che sostengono che in risposta ai piani di riconoscere lo stato di Palestina da parte di alcuni stati occidentali sia necessario rispondere con l’annessione formale di parti, o di tutta, la Cisgiordania. (the Times of Israel)
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La colonizzazione della Cisgiordania è legge
Netanyahu ha firmato l’espansione drastica delle colonie israeliane in Cisgiordania. Tra le altre notizie: chi potrebbe acquistare Acciaierie d’Italia, l’incontro segreto tra i paesi UE piú ricchi, e la censura di chi non santifica Charie KirkAlessandro Massone (The Submarine)
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IP Address Management (IPAM) nativo con Virtual Network Manager
Microsoft ha annunciato la disponibilità di un servizio molto atteso: Azure IP Address Management (IPAM).
Questo è ora integrato nativamente in Azure Virtual Network Manager.
La nuova funzionalità fornisce un approccio centralizzato, scalabile e sicuro per gestire la pianificazione e l’allocazione degli indirizzi IP privati negli ambienti Azure.
Ma, in generale, cosa vuol dire IPAM?
Parliamo della pratica di pianificare, tracciare e gestire gli indirizzi IP in una rete.
Storicamente è sempre stato gestito tramite soluzioni on-premises o strumenti di terze parti.
Con la crescita degli ambienti Cloud, spesso distribuiti su più Region, Subscription e Tenant, la gestione degli spazi di indirizzi è diventata ancora più critica e complessa.
Nella pratica, cosa possiamo fare con la gestione IP nativa in AVNM?
Pianificare e pre-allocare blocchi di indirizzi IP:
- Definire IP Address Prefixes (es. /16, /24) che rappresentano range di indirizzi IP privati riservati.
- Pre-allocare blocchi IP per team o workload futuri senza bisogno di creare subito le subnet.
- Standardizzare la suddivisione degli spazi IP in ambienti multi-team o multi-progetto.
Possiamo, per esempio, riservare un /20 per il dipartimento di sviluppo e suddividerlo in blocchi più piccoli in seguito.
Evitare sovrapposizioni e conflitti
- IPAM tiene traccia degli indirizzi assegnati e disponibili, riducendo il rischio di assegnazioni duplicate.
- Previene errori di configurazione che causano conflitti di indirizzi IP, un problema frequente negli scenari con decine o centinaia di reti virtuali distribuite.
- Consistenza globale anche tra più regioni e subscription.
Gestire la crescita su larga scala
- IPAM è progettato per ambienti Enterprise, dove la crescita delle VNet e delle Subnet è costante.
- Permette di gestire decine o centinaia di reti virtuali in modo centralizzato.
- Si integra nativamente con Azure Virtual Network Manager, che già offre funzionalità di gestione di topologie di rete e regole di sicurezza a livello globale.
Visibilità e monitoraggio centralizzato
- Ottiene Report sull’utilizzo degli indirizzi IP.
- Visualizzare quali blocchi IP sono allocati, disponibili o in uso.
- Facilitare il capacity planning: sapendo subito quando e dove lo spazio IP si sta esaurendo.
Migliorare la governance e la sicurezza
- Definire policy centralizzate per la gestione degli indirizzi IP.
- Evitare configurazioni ad hoc non autorizzate o fuori standard.
- Supporta la compliance aziendale, riducendo i rischi legati alla mancanza di controllo sugli spazi di indirizzi.
Vediamo ora come IPAM funziona in Azure Virtual Network Manager. Il servizio si basa su alcuni concetti chiave:
IP Address Prefix
- È il blocco di indirizzi IP (ad es. 10.1.0.0/16) dichiarato in AVNM.
- È gestito come risorsa di Azure e può essere assegnato, suddiviso o tracciato.
IPAM Group
- È un insieme logico di indirizzi IP (e regole) gestito a livello di Virtual Network Manager.
- Permette di organizzare i blocchi IP per team, regioni o workload.
Allocazione
- È possibile allocare un blocco IP da un IP Address Prefix a una subnet in una VNet.
- L’allocazione viene tracciata centralmente: chi ha preso quale blocco e quando.
Automazione
- Possiamo gestire tutto via Azure Portal, Azure CLI, ARM Templates o Terraform.
- Si integra con pipeline di deployment per assegnare automaticamente spazi IP in fase di provisioning delle reti.
Possiamo riassumere così quelli che potrebbero essere gli scenari di utilizzo:
- Organizzazioni con più team DevOps che creano subnet in autonomia.
- Ambienti multi-subscription e multi-region che devono mantenere coerenza.
- Provider di servizi che gestiscono ambienti di clienti diversi in Azure.
- Migrazioni on-premises to cloud: puoi riservare spazi IP per workload migrati.
- Cloud Governance in aziende che vogliono centralizzare la pianificazione degli IP.
Quali sono i principali vantaggi?
- Nativo e integrato: non serve un tool esterno o on-premises.
- Visibilità completa: un unico punto per vedere tutta la pianificazione IP.
- Governance forte: riduce errori e velocizza i processi di approvazione.
- Scalabilità: funziona bene anche con centinaia di reti.
- Facile da usare: Azure Portal, CLI, IaC.
Pricing
Al momento (secondo la documentazione Microsoft), l’IP Address Management è incluso nelle funzionalità di Azure Virtual Network Manager.
Eventuali costi aggiuntivi dipendono dalla modalità di utilizzo di AVNM (ad esempio se usi la modalità “Connected” per gestire regole di sicurezza cross-region).
Conclusioni
Azure IP Address Management è una novità importante per chi deve gestire ambienti complessi su larga scala. Offre un modo nativo, sicuro e scalabile per pianificare, allocare e monitorare gli indirizzi IP, semplificando la vita ai team di rete, sicurezza e governance.
È uno strumento essenziale per chi vuole portare ordine e controllo nella crescita del proprio ambiente Azure.
Link alla documentazione ufficiale: https://learn.microsoft.com/en-us/azure/virtual-network-manager/concept-ip-address-management
What is IP address management (IPAM) in Azure Virtual Network Manager?
Learn about IP address management (IPAM) in Azure Virtual Network Manager to efficiently manage IP addresses in your virtual networks.learn.microsoft.com
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pca.st/episode/dfafb8b0-dcf9-4…
Fotografia e Propaganda, con Alessandro Perna
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Dopo tanto lavoro, Ghost ha finalmente attivato la federazione Activitypub (e non solo). Ma quali sono le newsletter e i blog italiani basati su #Ghost?
@Discussioni sul Fediverso italiano
Al momento questi sono quelli che abbiamo censito e che ricondividiamo per tutti gli interessati:
1) oradecima by Martino Wong: @oradecima by Martino Wong
2) Dungeonauta: @Dungeonauta
3) Monryse: @MonRyse
4) Mindthechart Intelligence: @MindTheChart Intelligence
5) Restworld: @Restworld Blog
6) Il Blog di Davide Benesso: @Davide Benesso: curiosità e automiglioramento
7) Gaming Review: @GamingReview.it
8) WPC Tech: @WPC Tech
9) The Submarine: @The Submarine
10) Manolo Macchetta: @Manolo Macchetta
11) Flavio Pintarelli: @Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
12) Giovanni Bertagna: @Giovanni Bertagna - Blog
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oradecima by Martino Wong
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in reply to oradecima by Martino Wong • •skariko
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Unknown parent • •Discussioni sul Fediverso italiano reshared this.
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in reply to Ghost: blog e newsletter italiane • •Aggiungiamo il 13 sito ghost italiano federato:
13) Funghi: il blog di 3BMeteo @Passione Funghi - Il portale 3BMeteo dedicato ai Funghi
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lgsp
in reply to Ghost: blog e newsletter italiane • • •@index
Ma con 3bmeteo qui iniziano ad arrivare i VIPs sul fediverso!
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in reply to lgsp • •@lgsp i cosiddetti VIP che decideranno di aprirsi alla federazione saranno benvenuti e starà a loro portare con sé un progetto comunicativo compatibile con le dinamiche del fediverso libero. In questo senso gli strumenti federati di Wordpress e Ghost sono perfetti per gli account professionali che vogliono affacciarsi alla federazione
@Passione Funghi - Il portale 3BMeteo dedicato ai Funghi
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Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
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Restworld Blog
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Giovanni Bertagna - Blog personale di Fotografia
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