La stretta fascista di Trump
Durante la propria visita nel Regno Unito, in piena notte, Donald Trump ha scritto su Truth Social che “era felice di informare i tanti patrioti statunitensi” che designerà “Antifa” come un gruppo terroristico, che il presidente statunitense descrive come “un disastro malato e pericoloso della sinistra radicale.” Trump sostiene inoltre che “suggerirà che chi finanzia ANTIFA sia investigato approfonditamente.” L’annuncio fa parte della crescente repressione innescata dall’omicidio di Charlie Kirk, ma è importante sottolineare che “Antifa,” non solo non è un gruppo terroristico, ma non è proprio un gruppo del tutto — “antifa” è un aggettivo o al massimo termine ombrello che si usa per identificare il collocamento di numerosi gruppi e organizzazioni autonomi antifascisti, i cui membri a volte usano, in modo disparato, rielaborazioni del gruppo tedesco Antifaschistische Aktion. (Truth Social)
Nei giorni scorsi ci sono stati numerosi casi di licenziamenti di persone più o meno in vista per aver fatto commenti sull’omicidio di Charlie Kirk — o anche solo per aver riportato qualcuna delle sue citazioni più espressamente divisive, colme d’odio, o espressamente aderenti al suprematismo bianco. In quello che però è senza dubbio il caso più grave finora, Disney e ABC hanno sospeso “a tempo indeterminato” il talk show late night Jimmy Kimmel Live! dopo che Brendan Carr, il famigerato presidente della FCC, la Commissione federale per le comunicazioni, ha minacciato di cancellare la licenza di qualsiasi canale televisivo che mandasse in onda la trasmissione. Lo avrete già indovinato: Kimmel aveva sottoscritto la teoria l’omicidio di Charlie Kirk fosse un caso di violenza della destra sulla destra, dicendo che “la gang MAGA,” stava “cercando disperatamente di classificare questo ragazzo come qualcosa di diverso da uno di loro.” Non contenta, Sinclair, proprietaria di una grande rete di canali affiliati tra gli altri ad ABC, ha annunciato che la sospensione di Kimmel “non è sufficiente”: le stazioni ABC di Sinclair trasmetteranno “uno speciale in memoria di Charlie Kirk” al posto della trasmissione — effettivamente sostituendo una trasmissione indipendente con uno speciale di propaganda pro-governativa. (Variety)
Se possibile ancora più allarmante, lo stesso tentativo di repulisti contro qualsiasi voce di dissenso è in corso anche al Pentagono: secondo un retroscena di POLITICO un numero imprecisato di soldati sono già stati licenziati o puniti per commenti che hanno fatto sull’omicidio di Kirk sui social media. La stretta allarma ovviamente i dipendenti del Pentagono, sia militari che civili: nonostante il rapporto strettissimo tra Difesa e amministrazione negli Stati Uniti, l’esercito non è ovviamente un’organizzazione politica, e non è chiaro quale possa essere il fondamento di punire persone che fanno commenti percepiti come non leali a Donald Trump. Rachel VanLandingham, un’ex avvocata militare e funzionaria dell’aviazione, lo dice esplicitamente: “Temo che trasformerà l'esercito da istituzione apolitica a istituzione politica.” La situazione è tesissima: l’addetta stampa del Pentagono, Kingsley Wilson, ha scritto su X che “1 americano liberal su 4 supporta la violenza politica,” e che per questo si tratta, tutti, di “terroristi domestici.” (POLITICO / X)
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La stretta fascista di Trump
Antifa come gruppo terroristico, trasmissioni tv cancellate, repulisti al Pentagono: continua la repressione con la scusa dell’omicidio di Charlie Kirk.Alessandro Massone (The Submarine)
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Scegli da che parte stare
Il governo spagnolo ha cancellato un contratto da 700 milioni di euro per l’acquisto di lanciarazzi israeliani. La settimana scorsa Sánchez aveva annunciato che avrebbe “consolidato” una serie di misure che avrebbero dovuto fare pressione su Israele per mettere fine al genocidio su Gaza. La cancellazione dell’ordine era avvenuta immediatamente il giorno successivo, ma arriva sui media solo oggi. Un altro ordine, questo del valore di 287 milioni, era stato cancellato già nei mesi scorsi. Ora il governo intende procedere con ulteriori revisioni per eliminare del tutto le tecnologie e le armi israeliane dall’uso delle forze armate. Nel frattempo, il presidente Sánchez ha difeso la sua posizione, secondo cui gli atleti e le squadre israeliane dovrebbero essere esclusi da tutte le competizioni sportive internazionali, come era stato fatto per la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. La presa di posizione di Sánchez ha fatto inferocire il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, che ha accusato il presidente “e i suoi ministri comunisti” di “incoraggiare la violenza.” Saar si è riferito a Sánchez dicendo che era “un antisemita e un bugiardo.” Il ministro degli Affari esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha chiamato l’ambasciata israeliana in Spagna, per protestare contro le accuse rivolte da Saar. (the Times of Israel / La Moncloa / el País / X / la Vanguardia)
Nel frattempo, il Lussemburgo ha annunciato che intende unirsi alla maggioranza dei paesi che al mondo riconoscono lo stato di Palestina. Il Primo ministro Luc Frieden e il ministro degli Esteri Xavier Bettel lo hanno confermato lunedì a una commissione parlamentare, in vista del riconoscimento ufficiale, che arriverà durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, dove diversi altri paesi europei intendono rompere dalla linea dettata finora dagli Stati Uniti in merito al mancato riconoscimento dello stato palestinese. (RTL Today)
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Scegli da che parte stare
Un’altra indagine attesta che quello a Gaza è un genocidio: alcuni paesi, tra cui Spagna e Lussemburgo in questi giorni, iniziano a fare qualcosa.Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Egitto vuole una NATO contro Israele
I paesi membri della Lega Araba stanno considerando una proposta egiziana per formare un’alleanza militare stile NATO: lo riporta un retroscena del National. L’Egitto aveva già avanzato una proposta analoga nel 2015, ma l’attacco israeliano su Doha ha sottolineato l’urgenza di una forza congiunta. All’epoca, gli stati della Lega araba si erano accordati in linea di principio per formare un’alleanza militare, ma poi non si erano fatti passi avanti per materialmente realizzare il progetto — nel 2015 la fonte della preoccupazione era la conquista di ampie parti dello Yemen da parte degli Houthi. Per rispondere a quel fronte si formò invece una coalizione a guida saudita e sotto l’egida diretta degli Stati Uniti. Ora, secondo le fonti del National, l’Egitto vorrebbe che la sede della forza alleata fosse al Cairo, e propone che il comando sia a rotazione tra i 22 paesi, con un funzionario egiziano come primo incaricato. La forza avrebbe un funzionario civile come segretario generale. I paesi della Lega araba hanno già un accordo di difesa reciproca, e spesso conducono esercitazioni congiunte. Oggi a Doha si tiene un summit di emergenza degli stati arabi, e l’obiettivo è avere una dichiarazione congiunta che condanni in modo netto l’attacco delle IDF a Doha. L’Organizzazione della cooperazione islamica ha indicato che il summit dovrebbe “formulare una posizione unitaria e un'azione congiunta in risposta a questa aggressione.” Lo scopo del summit — e delle azioni dell’Egitto — è duplice: nell’immediato l’obiettivo è cercare di scollare gli Stati Uniti dal supporto ferreo di Tel Aviv, ma sul lungo periodo è evidente che i paesi della regione abbiano necessità di fare a meno della propria dipendenza da Washington. (the National / the New Arab / Haaretz)
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L’Egitto vuole una NATO contro Israele
La Lega araba riflette su un’alleanza militare stabile per ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti.Alessandro Massone (The Submarine)
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La lunga estate dell'overtourism - La turbolenza #5
Galeotto fu un tornello e chi lo ha installato. Se hai seguito le cronache estive probabilmente sai che sto parlando di quello comparso all’inizio dell’estate sul sentiero che porta al monte Seceda, in Val Gardena.
Sospeso a metà tra il gesto dadaista, il grido di protesta e il tentativo di monetizzare, il tornello ha materializzato nel dibattito altoatesino il tema dell’overtourism.
A essere onesti, l’inglesismo circolava ormai da qualche tempo. Ma, complice l’attenzione mediatica, tra luglio e agosto la discussione pubblica sulle esternalità negative del turismo di massa si è infittita e, soprattutto, sembra essere diventata senso comune.
Fino a poco tempo fa, infatti, la narrazione mainstream vedeva nel turismo “il petrolio d’Italia”. Una risorsa dal potenziale economico enorme, benché sfruttata molto al di sotto delle sue reali possibilità.
O così almeno recitava la vulgata. Perché le (poche) voci critiche rispetto alla narrazione dominante venivano isolate e stigmatizzate. A nessuno era permesso mettere in dubbio le meravigliose e progressive sorti dell’industria turistica nazionale.
Quest’estate qualcosa è cambiato.
Non perché ci si sia accorti che il turismo è un’attività scarsamente innovativa, con un basso valore aggiunto e discutibili politiche in materia di diritti dei lavoratori.
A spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’overtourism è stato il carico antropico a cui sottopone i territori, in particolare quelli fragili e delicati come le Alpi.
Chiarisco: il carico antropico è un problema. Un grosso problema. Ma è solo uno dei sintomi dell’overtourism che, se affrontato esclusivamente da questo punto di vista, rischia di restare un fenomeno incompreso e, soprattutto, irrisolto.
Se l’obiettivo è elaborare modelli di fruizione del territorio davvero sostenibili, è importante capire quali sono i processi economici, sociali ed estetici che hanno plasmato quelli attuali.
La “condanna” della montagna-emoji, un editoriale di Fabio Gobbato pubblicato il primo agosto su Salto, evidenzia alcuni elementi chiave del dibatto; allo stesso tempo, mette in luce anche i “limiti” degli asset culturali con cui oggi si guarda all’overtourism e al suo impatto sullo spazio alpino.
Commentando il video di due content creator cinesi, Gobbato scrive:
ciò che accade in quelle immagini è più di un viaggio: è un rito mediatico. Una narrazione digitale perfettamente costruita in cui la montagna non è più luogo di avventura, di conquista, di riposo, non è un posto in cui l’essere umano cerca di ripristinare un contatto con la natura, ma è semplicemente sfondo per i propri selfie, una “quinta” tipo quelle di The Truman Show. È semplicemente lo specchio dei tempi: i social hanno modificato il nostro rapporto con la fruizione di qualunque tipo di esperienza. Documentare di esserci è a volte più importante che esserci.
Sul viaggio come rito mediatico, Gobbato ha ragione.
Con buona pace di chi è convinto che la possibilità di generare immagini con l’intelligenza artificiale abbia turbato per sempre la natura testimoniale dell’immagine, il selfie continua a marcare il ruolo dell’immagine come testimonianza dell’essersi trovati in un determinato luogo in un determinato momento.
La condivisione di immagini nelle reti sociali equivale a documentare il fatto di essere stati presenti nel qui e ora di un luogo.
O, meglio, di una destinazione. Perché il turismo contemporaneo non ragiona più in termini di luoghi, bensì di destinazioni. Aree che si raggiungono perché offrono la più ampia varietà di esperienze a quanti più microsegmenti di pubblico possibile. E, tra queste esperienze, centrale è quella in cui si attesta la propria presenza al cospetto dei landmark della destinazione stessa.
È centrale perché le Alpi sono un artefatto visivo.
Esse diventano rilevanti per la cultura europea, e dunque mondiale, intorno alla metà del Settecento, dopo che Ferdinand De Saussure sale per la prima volta sul Monte Bianco, dando inizio all’esplorazione dello spazio alpino e alla sua conseguente costruzione come oggetto culturale, di cui le arti visive sono sempre state uno dei principali strumenti.
Più o meno un secolo più tardi, nel 1852, il giornalista e impresario londinese Albert Smith mette in scena The Mont Blanc Ascent, uno spettacolo teatrale ispirato all’ascensione della vetta più alta delle Alpi, che Smith aveva compito l’anno precedente.
Il sapiente uso della dimensione visiva attorno a cui aveva costruito la sua messa in scena valsero allo spettacolo di Smith un incredibile successo.
La pièce rimase in cartellone all’Egyptian Hall di Londra per ben sei anni, generando una serie di spin off, tra cui un trattato storico sul Bianco in tre volumi.
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Tra il 1852 e il 1858, The Mont Blanc Ascent venne replicato circa duemila volte, attirando in totale ottocentomila spettatori. Negli anni che rimase in cartellone, l’Inghilterra fu colta da una passione per la montagna così intensa da meritarsi l’appellativo di Mont Blanc Mania.
Quella che fino a pochi anni prima era solo una remota e spaventosa vetta alpina divenne rapidamente una delle mete più ambite da parte della borghesia inglese.
L’attenzione fu tale che il giornalista del Times incaricato di raccontare la moda ai suoi lettori arrivò a chieder loro, tra il serio e il faceto, di smettere d’inviare al giornale resoconti d’ascensioni. La salita alle vette alpine aveva perso a tal punto la sua dimensione eroica ed esclusiva da essere diventata un cliché diffuso e inflazionato.
Questo episodio mostra come la relazione tra immagini e spazio alpino sia tutt’altro che “lo specchio dei tempi”, bensì un fenomeno molto più antico e strettamente legato all’esistenza stessa delle Alpi.
A cambiare oggi sono soprattutto due fattori: la rapidità con cui circolano le immagini, questa sì un effetto dei social, e gli immaginari di riferimento delle persone.
Nel caso del Seceda l’esperanto visivo delle emoji sostituisce la pittura o la letteratura come repertorio di riferimento.
La dinamica per cui le Alpi vengono visitate per documentare la propria presenza attraverso la produzione di un’immagine che ne duplica una “originale” però non cambia.
Proprio come non cambiava quando la borghesia dell’impero britannico si precipitava a scalare il Monte Bianco solo per poter documentare la propria esperienza in decine, centinaia di resoconti tutti uguali.
Se pensiamo a come è stata costruita la fama del lago di Braies, un’altra delle destinazioni più celebri e massificate dell’Alto Adige, è impossibile ignorare il ruolo della fiction RAI Un passo dal cielo, che proprio nell’alta Val Pusteria vede ambientate le sue prime tre stagioni.
Un’operazione simile, ma di minor successo, è stata tentata anche intorno a Curon, in Val Venosta. Qui è stata ambientata l’omonima serie prodotta Netflix che metteva al centro del suo apparato visivo un’altra celebre immagine dell’Alto Adige: il campanile del paese sommerso nel 1950 in seguito alla costruzione della diga che ha formato l’attuale lago di Resia.
Non è un caso che la film commission dell’Alto Adige operi sotto l’egida di IDM. L’azienda di marketing territoriale di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano è infatti responsabile dello sviluppo del marchio “Alto Adige” e tra le sue unità di business ne ha una dedicata allo “sviluppo turistico dell’Alto Adige destinato a durare nel tempo”.
Dunque, quello che oggi Kompatscher stigmatizza come “turismo del selfie” non è solo un meccanismo legato alla natura dello spazio alpino come oggetto culturale portata al suo massimo grado di accumulazione dalle piattaforme, ma è anche il risultato di politiche precise che la Provincia Autonoma di Bolzano, e la SVP che l’ha governata e la continua a governare, ha portato avanti attraverso il lavoro di IDM.
In questa dinamica è possibile leggere i segni della mutazione che ha portato la SVP a trasformarsi da partito di massa di stampo novecentesco a un’entità tecnocratica.
Come tale, il suo compito è quello di recepire e applicare i dispositivi egemonici di governo delle persone e dei territori.
È proprio la natura tecnocratica del partito che permette a Kompatscher di scaricare la responsabilità della situazione sulle piattaforme e, allo stesso tempo, di cominciare a delineare il prossimo dispositivo di governo.
Un dispositivo fatto di “registrazione via app, prenotazione del parcheggio, presenze contingentate e a numero chiuso, accesso a pagamento” che avrà come conseguenza quella di creare nuove enclosures, sottraendo agli altoatesini il proprio territorio senza intaccare minimamente gli interessi del settore turistico, aumentandone invece le opportunità di monetizzare la presenza di massa.
Dopo tutto i turisti sono felici di poter vedere la montagna emoji anche se la funivia costa tanto, come dice un turista di Taiwan in un’intervista raccolta dalla trasmissione RAI Tagesschau e citata da Gobbato nel suo editoriale.
Se queste sono le premesse, quella intorno all’overtourism si preannuncia come una delle questioni politiche più rilevanti del prossimo decennio.
Una battaglia in cui la destra locale di lingua tedesca si sta già posizionando in modo efficace, mentre la sinistra sembra continuare a soffrire della sindrome di Cassandra.
Profetica nell’intercettare le tendenze economiche, politiche e sociali più rilevanti del tempo ma incapace di trovare una forma di organizzazione dell’agire politico in grado di permetterle di incidere sulle loro traiettorie.
🌪️ Che cos'è la turbolenza?
La turbolenza è il diario di lavoro di un libro su come la cultura globale si riflette nella politica altoatesina. Un modo per pensare in pubblico e condividere con te leggi gli appunti che prendo durante la strada.
Leggi anche le altre puntate della serie.
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Il velo - romanzo di Flavio Pintarelli.
Il velo è il romanzo di esordio dello scrittore Flavio Pintarelli. È pubblicato dall'editore Alpha e Beta di Bolzano.Flavio Pintarelli (Flavio Pintarelli | Writer & Strategist)
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Salpati verso Gaza
Dopo molte difficoltà, le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla stanno partendo per dirigersi verso la Striscia di Gaza, dove proveranno a forzare il blocco delle IDF all’ingresso di aiuti umanitari. Sabato le prime imbarcazioni della flotta sono partite dalla Sicilia e dalla Tunisia, e oggi ne partiranno altre dalla Grecia — per poi incontrarsi in mare con quelle partite nei giorni scorsi da Barcellona la settimana prossima. Il gruppo ha annunciato la partenza con un post, scrivendo che “il mondo si sta sollevando” contro il genocidio a Gaza. “Continueremo a mobilitarci finché la Palestina non sarà libera.” La partenza è stata molto faticosa, tra condizioni meteorologiche impossibili prima, e ben due attacchi drone, negati dalle autorità, in Tunisia. Nonostante gli attacchi e i ritardi, tutte le navi sono state pronte al viaggio, e hanno ricevuto ispezioni di esperti per verificarne l’effettiva capacità di navigabilità. Le imbarcazioni sono in regola con la manutenzione e sono state tenute sotto controlli rigorosi, e il personale a bordo ha intenzione di portare la missione a termine, sottolinea il membro del comitato della GSF Ghassan Al-Hanshiri. Si tratterà di una missione difficilissima: le operazioni analoghe dei mesi scorsi sono state respinte, e le persone a bordo arrestate, ma si trattava di operazioni condotte con navi che viaggiavano solitarie — questa volta in mare ci saranno 44 imbarcazioni. (Anadolu / Instagram / the New Arab)
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Salpati verso Gaza
Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono finalmente partite per dirigersi insieme verso Gaza. Tra le altre notizie: il governo italiano strumentalizza l’uccisione di Charlie Kirk, la grande manifestazione dell’estrema destra a Londra, e foto …Alessandro Massone (The Submarine)
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Il mondo intero dalla parte della Palestina
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione di New York, una risoluzione in sostegno di una “soluzione pacifica alla questione palestinese” e per l’“implementazione di una soluzione dei due stati.” Il documento è stato approvato con una maggioranza schiacciante, con 142 voti a favore, 10 contrari e 12 astenuti. I paesi contrari sono quelli che potete immaginare: Israele, Stati Uniti, e alcuni dei loro alleati più stretti: Argentina, Ungheria, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Paraguay e Tonga. L’ambasciatore francese Jérôme Bonnafont ha sottolineato che la Dichiarazione di New York “descrive un percorso specifico per realizzare la soluzione dei due Stati,” che parte dal cessate il fuoco immediato a Gaza e la formazione di uno stato palestinese che sia sostenibile e sovrano. Il documento chiede il disarmo di Hamas e che il gruppo sia escluso dal governo di Gaza, la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i paesi arabi, e una serie di garanzie per la sicurezza. L’ambasciatore israeliano Danny Danon ha risposto duramente al voto, dicendo che si trattava di “teatro” invece che di “diplomazia.” “Questa dichiarazione unilaterale non sarà ricordata come un passo verso la pace, ma solo come un altro gesto vuoto che indebolisce la credibilità di questa assemblea.” Danon ha accusato l’Assemblea generale di “cercare di imporre con la forza ciò che non è possibile ottenere al tavolo delle trattative.” All’apertura del segmento, il segretario generale ONU Guterres ha dichiarato che “la questione centrale per la pace in Medio Oriente è l’implementazione della soluzione dei due stati, dove due stati democratici, sovrani e indipendenti — Israele e Palestina — vivono fianco a fianco in pace e sicurezza.” (Nazioni Unite / X / JNS / UN News)
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Il mondo intero dalla parte della Palestina
Una maggioranza schiacciante all’Assemblea generale ONU ha approvato un documento in supporto alla soluzione dei due stati.Alessandro Massone (The Submarine)
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La colonizzazione della Cisgiordania è legge
Netanyahu ha firmato l’accordo per avviare il piano di espansione “E1” in Cisgiordania, che, una volta portato a termine, renderà effettivamente impossibile la costruzione di uno stato palestinese — il piano prevede l’effettiva annessione del 60% dei territori della Cisgiordania, tagliando il territorio in due, e separandolo in modo irreversibile da Gerusalemme Est. In visita alla colonia Ma’ale Adumim, dove dovrebbero essere costruite migliaia di nuove abitazioni, il Primo ministro israeliano ha dichiarato che “manterremo la promessa che non ci sarà nessuno stato palestinese;” perché “questo posto ci appartiene.” Netanyahu ha promesso che il suo governo “raddoppierà la popolazione di questa città,” perché bisogna “difendere la nostra tradizione, la nostra terra e la nostra sicurezza.” La critica sollevata dai sostenitori della soluzione dei due stati, ovvero che l’espansione del progetto “E1” avrebbe danneggiato in modo gravissimo la fattibilità di uno stato palestinese è stata giosamente abbracciata dalla politica israeliana, che ormai ammette apertamente che sia così, e che l’obiettivo fosse questo fin dall’inizio. Alla cerimonia per la firma, il ministro delle Finanze Smotrich ha dichiarato che “presto tutti noi ti ringrazieremo, e celebreremo insieme l'applicazione della sovranità” israeliana “su tutta la Giudea e la Samaria.” ‘Giudea e Samaria’ è un’espressione biblica usata dai fondamentalisti sionisti per riferirsi alla Cisgiordania. Smotrich è tra i ministri del governo che sostengono che in risposta ai piani di riconoscere lo stato di Palestina da parte di alcuni stati occidentali sia necessario rispondere con l’annessione formale di parti, o di tutta, la Cisgiordania. (the Times of Israel)
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La colonizzazione della Cisgiordania è legge
Netanyahu ha firmato l’espansione drastica delle colonie israeliane in Cisgiordania. Tra le altre notizie: chi potrebbe acquistare Acciaierie d’Italia, l’incontro segreto tra i paesi UE piú ricchi, e la censura di chi non santifica Charie KirkAlessandro Massone (The Submarine)
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IP Address Management (IPAM) nativo con Virtual Network Manager
Microsoft ha annunciato la disponibilità di un servizio molto atteso: Azure IP Address Management (IPAM).
Questo è ora integrato nativamente in Azure Virtual Network Manager.
La nuova funzionalità fornisce un approccio centralizzato, scalabile e sicuro per gestire la pianificazione e l’allocazione degli indirizzi IP privati negli ambienti Azure.
Ma, in generale, cosa vuol dire IPAM?
Parliamo della pratica di pianificare, tracciare e gestire gli indirizzi IP in una rete.
Storicamente è sempre stato gestito tramite soluzioni on-premises o strumenti di terze parti.
Con la crescita degli ambienti Cloud, spesso distribuiti su più Region, Subscription e Tenant, la gestione degli spazi di indirizzi è diventata ancora più critica e complessa.
Nella pratica, cosa possiamo fare con la gestione IP nativa in AVNM?
Pianificare e pre-allocare blocchi di indirizzi IP:
- Definire IP Address Prefixes (es. /16, /24) che rappresentano range di indirizzi IP privati riservati.
- Pre-allocare blocchi IP per team o workload futuri senza bisogno di creare subito le subnet.
- Standardizzare la suddivisione degli spazi IP in ambienti multi-team o multi-progetto.
Possiamo, per esempio, riservare un /20 per il dipartimento di sviluppo e suddividerlo in blocchi più piccoli in seguito.
Evitare sovrapposizioni e conflitti
- IPAM tiene traccia degli indirizzi assegnati e disponibili, riducendo il rischio di assegnazioni duplicate.
- Previene errori di configurazione che causano conflitti di indirizzi IP, un problema frequente negli scenari con decine o centinaia di reti virtuali distribuite.
- Consistenza globale anche tra più regioni e subscription.
Gestire la crescita su larga scala
- IPAM è progettato per ambienti Enterprise, dove la crescita delle VNet e delle Subnet è costante.
- Permette di gestire decine o centinaia di reti virtuali in modo centralizzato.
- Si integra nativamente con Azure Virtual Network Manager, che già offre funzionalità di gestione di topologie di rete e regole di sicurezza a livello globale.
Visibilità e monitoraggio centralizzato
- Ottiene Report sull’utilizzo degli indirizzi IP.
- Visualizzare quali blocchi IP sono allocati, disponibili o in uso.
- Facilitare il capacity planning: sapendo subito quando e dove lo spazio IP si sta esaurendo.
Migliorare la governance e la sicurezza
- Definire policy centralizzate per la gestione degli indirizzi IP.
- Evitare configurazioni ad hoc non autorizzate o fuori standard.
- Supporta la compliance aziendale, riducendo i rischi legati alla mancanza di controllo sugli spazi di indirizzi.
Vediamo ora come IPAM funziona in Azure Virtual Network Manager. Il servizio si basa su alcuni concetti chiave:
IP Address Prefix
- È il blocco di indirizzi IP (ad es. 10.1.0.0/16) dichiarato in AVNM.
- È gestito come risorsa di Azure e può essere assegnato, suddiviso o tracciato.
IPAM Group
- È un insieme logico di indirizzi IP (e regole) gestito a livello di Virtual Network Manager.
- Permette di organizzare i blocchi IP per team, regioni o workload.
Allocazione
- È possibile allocare un blocco IP da un IP Address Prefix a una subnet in una VNet.
- L’allocazione viene tracciata centralmente: chi ha preso quale blocco e quando.
Automazione
- Possiamo gestire tutto via Azure Portal, Azure CLI, ARM Templates o Terraform.
- Si integra con pipeline di deployment per assegnare automaticamente spazi IP in fase di provisioning delle reti.
Possiamo riassumere così quelli che potrebbero essere gli scenari di utilizzo:
- Organizzazioni con più team DevOps che creano subnet in autonomia.
- Ambienti multi-subscription e multi-region che devono mantenere coerenza.
- Provider di servizi che gestiscono ambienti di clienti diversi in Azure.
- Migrazioni on-premises to cloud: puoi riservare spazi IP per workload migrati.
- Cloud Governance in aziende che vogliono centralizzare la pianificazione degli IP.
Quali sono i principali vantaggi?
- Nativo e integrato: non serve un tool esterno o on-premises.
- Visibilità completa: un unico punto per vedere tutta la pianificazione IP.
- Governance forte: riduce errori e velocizza i processi di approvazione.
- Scalabilità: funziona bene anche con centinaia di reti.
- Facile da usare: Azure Portal, CLI, IaC.
Pricing
Al momento (secondo la documentazione Microsoft), l’IP Address Management è incluso nelle funzionalità di Azure Virtual Network Manager.
Eventuali costi aggiuntivi dipendono dalla modalità di utilizzo di AVNM (ad esempio se usi la modalità “Connected” per gestire regole di sicurezza cross-region).
Conclusioni
Azure IP Address Management è una novità importante per chi deve gestire ambienti complessi su larga scala. Offre un modo nativo, sicuro e scalabile per pianificare, allocare e monitorare gli indirizzi IP, semplificando la vita ai team di rete, sicurezza e governance.
È uno strumento essenziale per chi vuole portare ordine e controllo nella crescita del proprio ambiente Azure.
Link alla documentazione ufficiale: https://learn.microsoft.com/en-us/azure/virtual-network-manager/concept-ip-address-management
What is IP address management (IPAM) in Azure Virtual Network Manager?
Learn about IP address management (IPAM) in Azure Virtual Network Manager to efficiently manage IP addresses in your virtual networks.learn.microsoft.com
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pca.st/episode/dfafb8b0-dcf9-4…
Fotografia e Propaganda, con Alessandro Perna
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L’OMS non lascerà Gaza
Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato che l’organizzazione e i suoi partner attivi nella Striscia di Gaza non lasceranno Gaza città. Tedros scrive che “questa catastrofe è causata dall'uomo e la responsabilità ricade su tutti noi.” Nella dichiarazione allegata, l’OMS scrive che “anche se gli ultimi ordini di evacuazione non hanno ancora incluso gli ospedali, incidenti precedenti mostrano quanto rapidamente diventano non funzionanti quando i combattimenti bloccano l’accesso per i pazienti, impediscono alle ambulanze di raggiungerli, e interrompono i rifornimenti all’OMS e ai suoi partner.” “Alla comunità internazionale: bisogna agire. Chiedete un cessate il fuoco immediato. Chiedete che la legge umanitaria internazionale sia rispettata, compresa la liberazione degli ostaggi e di chi è imprigionato in detenzione arbitraria.” “Questa catastrofe è artificiale, e la responsabilità ricade su tutti noi.” (X)
La presa di posizione di Tedros arriva sull’onda di una dichiarazione della squadra dell’OCHA che si occupa dei territori palestinesi, che denuncia come non ci sia “nessuna opzione sicura o praticabile” per i residenti di Gaza città — non ci sono posti sicuri dove scappare per cercare di sopravvivere. La squadra dell’ufficio Affari umanitari dell’ONU racconta che in seguito alla distruzione di alcuni degli edifici più alti della città di Gaza tantissime famiglie si sono trovate costrette ad accamparsi in strada, all’aperto, senza sapere dove andare. (OCHA)
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L’OMS non lascerà Gaza
Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato che l’OMS intende rimanere a Gaza, per fornire assistenza a chi non lascia la città.Alessandro Massone (The Submarine)
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La puntata è disponibile qui: pca.st/ujo6byfv
Il fediverso e il futuro dei social
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La puntata è disponibile qui: pca.st/ujo6byfv
Il fediverso e il futuro dei social
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La guerra di Israele contro la diplomazia
L’esercito israeliano ha colpito la capitale del Qatar, Doha, con una serie di attacchi missilistici lanciati, secondo le autorità di Tel Aviv, contro alcuni dei leader di Hamas presenti nel paese. Gli attacchi, su diversi quartieri della città, sono avvenuti alle 15 ora locale. Poco dopo, le IDF hanno rivendicato l’attacco: è la prima volta che i militari israeliani attaccano il Qatar — il paese è attivamente coinvolto nella trattativa per il cessate il fuoco a Gaza, e suoi funzionari hanno fatto regolarmente visita in Israele negli scorsi mesi per cercare di mettere fine all’aggressione israeliana. L’attacco è arrivato mentre i funzionari di Hamas stavano discutendo dell’ultima proposta avanzata dagli Stati Uniti — il gruppo ha indicato che nessuno dei propri funzionari più in vista è stato ucciso, ma tra nell’attacco è stato ucciso il figlio Khalil al-Hayya, uno dei membri del comitato temporaneo del gruppo, e 3 guardie del corpo. Separatamente, il Qatar ha confermato che nell’attacco è stato ucciso anche un proprio funzionario, e che diversi membri della sicurezza locale erano stati feriti. In totale, secondo dichiarazioni di Hamas, sono state uccise almeno 6 persone, per cui c’è almeno un’altra persona uccisa non ancora riportata dalle notizie. (Associated Press / X / BBC News)
Hanna Alshaikh, la coordinatrice per la Palestina dell’Arab Center di Washington, ha pubblicato una nota durissima per condannare l’attacco, scrivendo: “L’obiettivo dichiarato dell’attacco di Israele al Qatar oggi era l’assassinio della squadra di negoziazione del cessate il fuoco di Hamas, ma l’obiettivo non dichiarato era l’annientamento della diplomazia stessa.” “Per essere precisi, il messaggio è che nessuna potenza mondiale, nemmeno gli Stati Uniti, può costringere Israele a ridurre la tensione.” “Mentre i precedenti attacchi di Israele nella regione hanno suscitato solo critiche limitate, questo attacco contro un importante alleato degli Stati Uniti, seppur non appartenente alla NATO, è diverso. Il Qatar è riconosciuto per la propria leadership nella risoluzione dei conflitti internazionali. L’attacco è un monito urgente a prendere sul serio le provocazioni di Israele e a riconoscere che Israele nutre un totale disprezzo per la cooperazione internazionale, il processo di pace, e la diplomazia.” (Arab Center)
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La guerra di Israele contro la diplomazia
Il governo israeliano vuole dimostrare che nessuno, nemmeno gli Stati Uniti, possono costringerlo a fermare il genocidio.Alessandro Massone (The Submarine)
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Mi è arrivato il codice d’invito per accedere all’app Irys!!! 😊
E l’ho subito installata, ora non mi rimane che testarla!
Cerca e segui il mio profilo <giovannibertagna> su Irys.
Qui l’articolo che ho scritto per la nuova app Irys in attesa di ricevere l’invito
bertagna.it/blog/irys-una-nuov…
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Bye-rou
Si sapeva che sarebbe successo, ma è stato un fallimento ancora più grave di quanto pronosticato: il governo Bayrou è stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale in un voto che non poteva essere più netto, con 194 a favore e 364 per la sfiducia — il Primo ministro non ha preso il voto nemmeno di tutti i componenti della sua coalizione, con un pugno di parlamentari — repubblicani, ma anche qualche macronista — che hanno votato con le opposizioni, di centrosinistra ed estrema destra. Libération ha pubblicato un’analisi del voto e BFM TV ha un motore di ricerca per vedere esattamente chi ha votato e come. Bayrou aveva chiesto la fiducia non sulla finanziaria — dove sarebbe andato incontro a un voto di censura — ma sul “dato di fatto” che il paese dovesse confrontarsi con il proprio grande debito pubblico. Parlando ai parlamentari Bayrou si è sfogato, dicendo che avevano “il potere di far cadere il governo,” ma non quello di “cancellare la realtà.” Il risultato, alla fine, non poteva essere più umiliante. Le dimissioni di Bayrou sono attese in giornata, e poi toccherà a Macron cercare di formare un nuovo governo. (Reuters / Libération / BFM TV)
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Bye-rou
Il governo Bayrou è arrivato a una fine umiliante per il Primo ministro e per Macron stesso. Tra le altre notizie: l’attacco drone contro la Global Sumud Flotilla, Vannacci tenta la conquista della Lega, e un’altra storia distopica su Pokémon GoAlessandro Massone (The Submarine)
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La scenetta della proposta statunitense per il cessate il fuoco
Su Truth Social Donald Trump è tornato a sostenere che un accordo per il cessate il fuoco a Gaza potrebbe essere vicino, e che addirittura Tel Aviv avrebbe già accettato. Come sempre, Trump parla di cessate il fuoco con il linguaggio della guerra: “Questo è il mio ultimo avvertimento,” si conclude il post in cui si chiede ad Hamas di accettare l’accordo. Da fine maggio e per tutto luglio il presidente statunitense ha dichiarato settimanalmente che il cessate il fuoco sarebbe stato siglato la settimana successiva, ma senza mai che si arrivasse a risultati. Secondo un retroscena di Axios la settimana scorsa sarebbe stata inviata una nuova proposta “statunitense” per il cessate il fuoco ai rappresentanti di Hamas — il gruppo da mesi risponde positivamente alla trattativa, ma non appena arrivano ulteriori concessioni da parte loro, le richieste di Tel Aviv cambiano. Nei mesi il gruppo ha avanzato numerose concessioni: liberare tutti i prigionieri in un’unica tranche, la formazione di un governo tecnico per Gaza dopo il ritiro delle IDF — come sottolinea Jeremy Scahill, non si è arrivati a un accordo perché in seguito a ogni concessione Tel Aviv ha sabotato o direttamente rifiutato le offerte. Da marzo, la trattativa per il cessate il fuoco è servita solo “per distrarre il pubblico mentre Israele procede con il proprio programma genocida.” In realtà, il gruppo ha già accettato, dal 18 agosto, l’ultima proposta congiunta di Washington e Tel Aviv — “lo schema Witkoff” — per arrivare al cessate il fuoco, ma da allora il governo Netanyahu VI ha smesso di parlare di cessate il fuoco, anche con i funzionari di massimo rango delle IDF. (Truth Social / Axios / X / the Times of Israel, 01/09/25)
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La scenetta della proposta statunitense per il cessate il fuoco
Trump manda il proprio ultimatum ad Hamas, ma non è chiaro quale sia la proposta che il gruppo dovrebbe accettare.Alessandro Massone (The Submarine)
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Scicli non è reale
“Il mondo dell’arte, dopo tutto, non è altro che una gigantesca agenzia di viaggio”. Alessandro e io ridiamo di gusto alla battuta.
La provinciale 42 scivola sotto le ruote dell’auto, una Fiat 600 ibrida nuova di zecca.
Bassi, bianchi e intervallati di tanto in tanto dai cancelli delle proprietà che si aprono su di essa, un’infilata di muretti a secco cinge la carreggiata.
Oltre quell’esile linea di demarcazione si stende il paesaggio della fascia trasformata della provincia di Ragusa: una distesa dai toni color terra, punteggiata dal verde della macchia mediterranea.
È il primo pomeriggio di un lunedì d’inizio agosto. Sono in viaggio da quella mattina, quando ho ritirato la macchina dal noleggio di fronte all’aeroporto di Lamezia Terme.
Da allora ho fatto solo due soste: la prima per attraversare lo stretto di Messina a bordo del traghetto che unisce la Sicilia al continente; la seconda all’aeroporto di Catania, dove ho recuperato Alessandro, in arrivo da Berlino.
La nostra meta è Scicli, dove quella sera, ospiti di MAST, saremo entrambi impegnati in un talk.
Al termine di un lungo rettilineo, che percorriamo quasi senza accorgercene, persi nelle nostre chiacchiere, la strada curva decisa verso destra.
Intorno a noi, il paesaggio sprofonda verso il basso, aprendo l’orizzonte. Improvvisa, Scicli appare, miracolosa come la visione di un santo.
Il borgo è adagiato sul fianco della valle lungo cui scivoliamo assecondando le spire dei tornanti. Lontano, sul fondo di quell’imbuto, il mare, luccicante sotto il sole delle tre, prolunga lo sguardo in direzione del suo infinito.
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Pochi minuti dopo parcheggio l’auto sotto la Chiesa di San Bartolomeo, l’edificio barocco che dà nome al quartiere in cui si trova il mio alloggio. Poco dopo arriva anche Giovanni, il tempo di un abbraccio e la porta dell’appartamento mi si chiude alle spalle.
Fuori, Scicli pulsa di una luce dorata che sembra fermare il tempo. Dentro, mi sorprendo a sentirmi leggero, come se il viaggio avesse sciolto qualcosa. È una sensazione sospesa, un misto di attesa e spaesamento. Forse è questo lo stato d’animo giusto per entrare in un festival: non avere ancora risposte, solo la voglia di farsi attraversare.
I miei tre giorni da professionista del mondo dell’arte nel cuore della Sicilia iniziano così; arrivati a questo punto ha senso spendere qualche parola su MAST.
Acronimo che sta per musica, arte, sostenibilità e territorio, MAST è un festival culturale fondato da Francesco (architetto) e Anastasia (imprenditrice con un passato nell’industria musicale, o almeno così mi raccontano).
Nel corso delle cinque edizioni che hanno curato fino a oggi sono riusciti a portare in questo piccolo borgo artiste e artisti di livello internazionale, tra cui Deena Abdelwahed (che è una delle mie producer preferite); laboratori e workshop, tra cui il format di worldbuilding a cui lavoro da un anno; ma, soprattutto, a creare una rete di volontarie e volontari.
“Probabilmente è questa la cosa di cui vado più orgogliosa,” mi dice Anastasia quando riesco a scambiare con lei due parole per complimentarmi e ringraziarla di avermi dato la possibilità di essere lì.
“Senza il loro aiuto sarebbe impossibile organizzare MAST e, organizzandolo insieme a noi, queste ragazze e questi ragazzi imparano. Imparano a chiedere al comune le autorizzazioni, a gestire logistica e sicurezza, a confrontarsi con burocrazia e accoglienza.”
A chi non ha ancora raggiunto l’età per studiare all’università, MAST offre l’occasione di entrare in contatto con forme di espressione culturale all’avanguardia e di acquisire un know how che altrimenti sarebbe difficile ottenere.
“Se penso all’impatto che siamo riusciti a produrre” conclude Anastasia prima di venir risucchiata di nuovo nel vortice organizzativo dell’evento “la prima cosa a cui penso è proprio questa forma di “empowerment”.
A quelle parole non posso che annuire perché, guardandomi intorno, vedo il risultato di un lavoro, un impegno e una passione che in quel momento sembrano essere la regola e non l’eccezione.
Sì, perché nei momenti in cui ho modo di socializzare e parlare mi sembra che chiunque, in Sicilia, partecipi a un’iniziativa culturale, organizzi un festival o animi uno spazio dedicato a modelli sostenibili di lavoro creativo.
“Le cose brutte però le vedi se frequenti il territorio ogni giorno, tutto l’anno” mi dice una ragazza di Ragusa che ha partecipato a una delle sessioni del mio workshop.
Ascoltandola parlare delle difficoltà di chi prova a fare cultura in quel contesto le sue parole mi lasciano addosso un retrogusto amaro.
Per quanto essere ospite del festival mi garantisca un contatto privilegiato con la realtà locale, il ruolo che mi trovo a recitare resta quello del turista che arriva, prende e se ne va.
Perché, in fondo, io resto un visitatore passeggero: resterà qualcosa di questo mio breve passaggio?
E mentre mi faccio questa domanda sento la cassa dritta di un beat tekno venirmi incontro nel vicolo che ho appena imboccato.
Il sole è tramontato da poco più di un’ora e il cielo è screziato di riflessi color petrolio che fendono il blu scuro della notte d’estate che avanza.
Strano, penso, incongruo, perfino, che un bar della piazza da cui sbuca il vicolo suoni quella musica, sempre più forte e nitida man mano che avanzo.
Poi capisco o, meglio, la vedo. La sala prove è in un fondo che si affaccia sul vicolo. Dentro ci sono tre persone, due uomini e una donna. Uno di loro è seduto alla batteria, gli altri trafficano davanti a un portatile. Lancio un’occhiata veloce all’interno, tiro dritto ed esco dal vicolo.
Per l’ultima volta davanti ai miei occhi appare il profilo barocco della facciata della chiesa di San Bartolomeo. Le luci gialle dell’illuminazione pubblica ne accentuano l’effetto drammatico.
“Questo posto non è reale”, dico ad alta voce. Poi, timoroso che qualcuno possa avermi sentito, mi giro verso la piazza. Dietro di me non c’è nessuno e io sento di essere nient’altro che un puntino nel cuore della Sicilia, sopraffatto dalla bellezza senza fine di una qualsiasi sera d’agosto.
🌈 Ho un sogno 🌈
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Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
Sono uno scrittore e stratega di marketing e comunicazione.Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
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Episodio 60: Il re è nudo!
In questo episodio dei Mak's file, parlo di politica più di quanto vorrei e dovrei: non è il mio campo e siamo anche OT rispetto ai temi del blog.
Però però però...
Ma mi sono chiesto: se è vero che parliamo di business e digital transformation, ha senso non badare a chi ci fornisce gli strumenti per attuarla? Anche se non abbiamo il potere di cambiare la direzione in cui va il mondo, abbiamo il dovere di conoscere l'ecosistema in cui navighiamo per minimizzare le scelte errate.
In questa puntata parliamo del siparietto delle Big Tech alla corte di Trump, di come Intel sia stata aiutata dagli Usa, ancora Microchip, multa ad Anthropic, Mistral AI che raggiunge valutazione da 14 Miliardi e molto altro.
Ciao, il mio nome è Manolo Macchetta e ogni settimana leggo e studio una quantità insana di contenuti riguardanti Digital Trasformation, Marketing, Tecnologia e Pop Culture e ti ripropongo il meglio, commentato, sul mio blog / newsletter manolo.macchetta.com -
"Il re è nudo!" grida il bambino - nel frattempo i cortigiani fanno i complimenti al tiranno.
C’è un dettaglio che mi inquieta più dei 1500 miliardi promessi: il plauso unanime.
Quando abbiamo un governante che si nutre di complimenti ed ego, non sopporta il contraddittorio ed è pronto a premiare in maniera spregiudicata i suoi adulatori… cosa faranno i cortigiani?
Ma se i cortigiani non fossero nobili di provincia, ma dei CEO senza scrupoli che hanno in mano le sorti del mondo digitale e finanziario?
Facciamo un passo indietro.
Giovedì 4 settembre 2025, Casa Bianca, State Dining Room.
Donald Trump al centro, Melania al suo fianco, e una tavolata che sembra l’indice del Nasdaq: Zuckerberg, Cook, Nadella, Pichai, Altman, Gates, Brin.
33 commensali in tutto, contorno di piatti dorati e microfoni pronti per catturare ogni parola di gratitudine nei confronti del Re.
Gli assenti
Jensen Huang, CEO di NVIDIA è famoso per non frequentare i ritrovi pubblici, e per preferire quelli privati.
Elon Musk, (probabilmente) non invitato e comunque assente, è l’unico grande escluso. Il suo posto rimane un’ombra, simbolico contrappunto a una serata di applausi sincronizzati.
Non mi soffermo su queste due assenze, ma in futuro sono sicuro che questa cosa farà da catalizzatore di qualche movimento...
Lista completa invitati alla cena alla Casa Bianca con Donald Trump.
Per i curiosoni erano presenti.
- Alphabet, Inc., - Google CEO Sundar Pichai
- OpenAI CEO Sam Altman
- Microsoft CEO Satya Nadella
- Apple CEO Tim Cook
- Oracle CEO Safra Catz
- Meta CEO Mark Zuckerberg
- AMD President / CEO Lisa Su
- Open AI President Greg Brockman
- Google co-founder Sergey Brin
- Microsoft founder Bill Gates
Il rituale degli elogi
Mark Zuckerberg, seduto accanto al presidente, apre le danze: “stiamo investendo centinaia di miliardi negli Stati Uniti, per alimentare la prossima ondata di innovazione”. Meta da sola promette almeno 600 miliardi entro il 2028.
Tim Cook ribadisce: anche Apple 600 miliardi. Sundar Pichai di Google/Alphabet aggiunge 250 miliardi. Satya Nadella di Microsoft porta una cifra più sobria (75-80 miliardi), ma il coro resta lo stesso: grazie presidente, grazie per la leadership, grazie per il tono pro-innovazione.
Sam Altman, con la franchezza da nuovo power broker dell’AI, arriva al punto: “questo non starebbe accadendo senza la sua leadership”. Una frase che, fuori contesto, suona come iperbole da fan club.
Bill Gates, più cauto ma non meno complice, parla di vaccini, Africa e “incredibile leadership”. Tutto intorno, annuire e applaudire.
Sostanza o coreografia?
Sul tavolo c’è la promessa di riportare la manifattura hi-tech in America, di alimentare data center e ricerca AI. Numeri colossali, certo. Ma anche scenografie collaudate: chi governa esige riconoscimento, chi investe sa che un complimento ben piazzato è un asset politico.
Il punto non è se i 1000+ miliardi arriveranno davvero o se siano più fumo che arrosto. Il punto è che la serata ha funzionato come un rituale di fedeltà.
Il messaggio è lapalissiano: se vuoi continuare a sedere qui, meglio applaudire.
Il paradosso dei cortigiani tecnologici
La domanda che resta sospesa è semplice: se i cortigiani sono gli stessi che progettano l’infrastruttura dell’AI, la logistica dei chip, la gestione dei dati di miliardi di persone, cosa succede quando scelgono la strada del consenso anziché quella del confronto?
Il rischio non è solo politico. È sistemico. Perché in questo gioco di specchi, la capacità critica evapora, e ciò che rimane è una platea di “yes men” con potere di definire il futuro.
My two cents
Il re, per ora, indossa ancora il suo mantello dorato e riceve inchini.
Ma la vera domanda non è quante promesse di investimento siano state fatte quella sera.
La vera domanda è:
Chi avrà il coraggio di non inginocchiarsi?
Chi sarà il bambino che grida “il re è nudo”?
La guerra dei microprocessori: Intel partecipata dal Governo degli Stati Uniti.
Mentre l'influencer medio si esalta in ogni video con espressioni sempre più acchiappa-click, il vostro umile Manolo da anni ormai vi parla di MicroChip e di come questi diventeranno importanti quanto il petrolio.
Orbene: il governo degli Stati Uniti acquista il 10% delle Azioni di Intel. La cosa non è inaspettata ed era da un paio di settimane che girava voce dell'accordo (anche SoftBank ha espresso interesse per Intel)
L'acquisto porta una bella boccata di ossigeno a un'azienda che ha un po' perso il passo negli ultimi anni. Con questo infatti si aggiudica anche un bel po' di commesse future.
Ricordiamo che recentemente anche NVIDIA e ARM hanno promesso di portare una parte della produzione dei propri chip su suolo americano.
My two cents
L'azione ha lasciato di stucco molte persone, ritenendola un'azione "comunista". Ovviamente basta pensarci un attimo ( adesso che non potete più selezionare il reasoning mode di ChatGPT è complesso, i know, i know) per vedere varie letture.
Ragioniamoci un attimo quindi
Ogni Nazione cerca di salvare le proprie aziende in momento di crisi, anche sotto Obama gli USA avevano comprato la maggioranza di GM.
Trump con questa azione può spingere la narrazione del riportare in casa la produzione manifatturiera. Un po' di PR positive gli fanno bene in questo momento.
Il fatto che il Ceo di Intel non sia nemmeno stato invitato alla cena sopra descritta indica quanto peso il presidente dà all'azienda.
Questa azione mette anche in discussione il Chips Act, in vigore dal 2020.
Possiamo anche vedere questa azione come l'ennesimo pezzo sulla scacchiera dello scontro prossimo futuro con la Cina.
E parlando di Cina e di "comunismo"...
Un altro spunto, che è in direzione opposta del comunismo, e che anche gli Stati Uniti si sono accorti che il modello di controllo sociale Cinese funziona e hanno deciso di correre ai ripari e implementarlo ancora più velocemente: non serve repressione diretta quando puoi esternalizzare il controllo a terze parti.
Trump ha già nel taschino 3 dei 5 social più importanti (FB, IG, per ora anche X), e può fare pressione sugli altri 2 (Tik Tok non doveva essere venduto? Ne parliamo il 17 settembre. Alphabet al primo passo falso viene scorporata).
Le Aziende IT & Telco sono ubbidienti da anni e anche lato Device non cambia molto: Apple si è calata le braghe...
Se aggiungiamo 3 dei maggiori produttori di Chip al mondo hanno già acconsentito a costruire negli USA, vediamo che la catena del valore del controllo si sta facendo più solida. Non ci sarà più bisogno dell'ICE o dell'intervento diretto del governo quando saranno le aziende a spegnere la tua vita (vedi la recentissima notizia di Francesca Albanese che non può nemmeno aprire un conto in banca)
E questo è Corporativismo allo stato puro, esattamente come scritto nei romanzi cyberpunk negli anni 80. Here we come Robocop!
Scusate se mi è salita la Seconda Internazionale, ma ci sono davvero troppi indizi.
Abbiamo parlato di Chip anche in questi articoli:
Midjourney fornirà i propri modelli a Meta
Altra notizia passata sotto traccia, ma che reputo interessante: Meta annuncia una partnership con Midjouney per prendere una licenza della loro tecnologia.
Un modello di Image generation degno di questo nome finalmente arriverà presto anche su Facebook.
My two cents
E' ancora troppo presto per avere sicurezze, ma ecco qualche pensiero sparso:
- Meta sempre di più vuole sostituire le Agenzie e andare direttamente sul consumatore quando si parla di pubblicità: il selezionatore del pubblico/target è realtà (mannaja a loro), quello di testi è quasi decente (lo usate già su WhatsApp) e adesso abbiamo anche generatore di immagini /video brevi top della gamma.
- Midjourney con un'iniezione di capitale importante potrà correre ancora di più.
- Se Midjourney ha dei dataset diciamo di origine incerta non oso immaginare cosa si permetterà di far uscire Meta, che notoriamente non ha un gran rispetto delle IP altrui.
- Anche se siamo ancora alla corsa all'oro è interessante vedere che i primi movimenti di aggregazione tra aziende stanno avvenendo (non so cosa aspettano Anthropic / OpenAi a integrare un Suno / ElevenLabs)
- Ricolegandoci al punto sopra anche le grandi aziende di Gen Ai vivono di Gimmick: OpenAi ha fatto il botto con le immagini ghibli, non col modello O3, Gemini sta avendo una rinascita grazie a Nano-Banana e non all'ecosistema integrato: le persone si spostano in massa quando c'è qualcosa di luccicante.
La Gragnuola
Anthropic condannata a pagare 1.5$ Miliardi in diritti d'autore.
In un bizzarro cambio di rotta, Anthropic si è trovata a dover pagare 1.5$ Miliardi di multa per aver utilizzato materiale coperto da copyright.
Questa multa non riguarda l’addestramento su materiali protetti da copyright — quello è già stato considerato (almeno preliminarmente) accettabile.
Il problema è che li hanno beccati a scaricare copie piratate di quei materiali.
Se avessero semplicemente pagato le opere, sarebbe costato una frazione della sanzione. Oppure bastava coprire le tracce dei download, come sembra abbiano fatto i loro compari che lavorano in Meta che sembra abbiano rubato milioni di libri.
Mistral AI, azienda europea di AI ha una valutazione da 14 Miliardi
Mistral AI, il colosso francese dell’IA, sta chiudendo un round da 2 miliardi di euro che la porterà a una valutazione di 14 miliardi.
Fondata da ex-ricercatori di DeepMind e Meta, sviluppa modelli linguistici open source e il chatbot europeo Le Chat. Ha anche molte API interessanti e un'ottima documentazione tanto che sono riuscito a creare un motore di ricerca semantico in vibe coding.
È il primo grande aumento di capitale dalla nascita, nel giugno 2024.
ByteDance /Tik Tok supera Meta per la prima volta
ByteDance vale ora oltre 330 miliardi grazie a un nuovo buyback interno, con ricavi Q2 da 48 miliardi (+25%), superando Meta nel trimestre.
TikTok USA resta in perdita e sotto pressione politica: Congresso impone la vendita entro il 19 gennaio 2025, scadenza prorogata al 17 settembre da Trump: Gli investitori americani (KKR, Andreessen Horowitz, General Atlantic) sono pronti a entrare, ma il processo si trascina ed è probabile che TikTok Venga oscurato ancora.
Chi - come me - si aspettava un’acquisizione forzata è rimasto perplesso. L’epopea di TikTok procede senza scossoni, e resta tutta da vedere la prossima mossa.
Facebook oggetto di una class action.
Qualche tempo fa ero sul mio bel Ads Manager di Facebook per una campagna e mi appare questo bel banner: potrei diventare parte lesa in una class action per le stime non proprio precise di Meta.
Non credo di dare seguito alla cosa, né so se posso farlo dall’Italia.... ma interessante vedere che il link appare sulle pagine di Facebook, tipicamente moooooolto restia as eseguire ordini dei giudici. Link: facebookpotentialreachlawsuit.…
Wordpress più democratico?
Ti parlo di WordPress perchè è la pietra angolare su cui il web come lo conosciamo adesso è basato. Se il futuro non sarà tutto dietro gated content dovremo ringraziare questo progetto OpenSource che da 20 anni regge l'internet.
Ma non sono tutte rose e fiori.
Della mancanza di direzione al progetto Wordpress ne ho già parlato. Qualche aggiornamento: Joost DeValk, creatore del famigerato Yoast SEO plugin e investor ormai a tempo pieno dopo l'exit milionaria, non ha apprezzato molto il ban che Automattic gli ha dato e sta usando la sua influenza per liberare Wordpress dal giogo del fondatore, il dittatore benevolo è diventato.... un po' meno benevolo diciamo.
Anche se il nome di Joost non compare molto in giro egli sta spingendo molto il progetto FAIR, che intende decentralizzare la distribuzione di Plugin e Temi.
Questo permetterebbe una maggior aderenza al GDPR oltre ad aggiungere altri layer di ridondanza.
Sulla questione metriche e sicurezza dei plugin la questione è ancora aperta, ma è un passo nella giusta direzione. Link al Progetto.
La BlockChain di Stripe
Stripe, gigante del FinTech, e Paradigm, fondo d’investimento crypto, hanno annunciato Tempo: una nuova infrastruttura blockchain pensata per i pagamenti reali.
Si tratta di una Layer-1 che rompe con l’impostazione classica delle reti crypto: niente focus sul trading speculativo che domina ancora il settore, ma priorità alle transazioni in stablecoin. Un cambio di rotta strategico, con ambizioni enormi. Siamo ancora nella zona degli annunci ma progetto da seguire: vediamo cosa succede.
Spero che questi Mak's File ti siano piaciuti: 2300 parole, fatica, e discussioni familiari e geopolitica.
Come al solito apprezzo un bel commento o una condivisione. Non essere timido
Abrazo!
Manolo
Linux Foundation Announces the FAIR Package Manager Project for Open Source Content Management System Stability
Linux Foundation announces FAIR Package Manager project, creating simplicity, security and consistency for the WordPress ecosystemThe Linux Foundation
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Rivendicare un altro “modello Milano”
Circa 50 mila persone sono scese in strada a Milano in una grande mobilitazione per lo sgombero del Leoncavallo, lo storico centro sociale della città. “Questa città ce la riprendiamo, non vogliamo che Milano sia una scatola luccicante per ricchi,” viene annunciato al megafono. “Dal 21 agosto ci hanno privato di uno spazio di libertà. Ce lo riprenderemo.” La mobilitazione era composta di due cortei, uno organizzato dal Cantiere, insieme agli altri centri sociali e alle realtà dell’antagonismo milanese, in cui si è più espressamente criticato l’attuale “modello Milano,” a partire dalla crisi abitativa della città; l’altro più istituzionale, a cui hanno partecipato sigle e esponenti politici nazionali. Il Post ha raccolto alcune foto dalla manifestazione, che si è svolta in modo completamente pacifico — con l’eccezione di un momento di tensione tra un piccolo gruppo di attivisti che si è staccato dalla manifestazione per confrontarsi con le FdO. (Agenzia Dire / il Post / ANSA)
A mezzogiorno, in una manifestazione che ha anticipato il corteo ufficiale, un gruppo di attivisti è entrato nel cantiere del Pirellino, uno dei progetti al centro dell’inchiesta della Procura sull’urbanistica della città. Sul cantiere è stata lanciata vernice rosa. La zona è di proprietà di Coima, il cui ad Manfredi Catella è accusato di falso e corruzione. Catella si è immediatamente sfogato con i media: “Le manifestazioni violente con azioni illegali e le occupazioni abusive da parte dei cortei formati dai centri sociali, con la partecipazione di rappresentanti di espressioni politiche, rappresentano evidentemente la nuova proposta del cosiddetto modello Milano.” “Il dottor Catella farebbe meglio a non chiacchierare su e di Milano, farebbe una figura migliore,” ha risposto il capogruppo Pd in Regione Majorino; mentre Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, consiglieri comunali di Europa Verde sottolineano: “Lo invitiamo alla cautela nell'accusare altri di illegalità, visto che fino a due settimane fa era agli arresti domiciliari e risulta ancora indagato.” Gorini e Cucchiara continuano: “Noi siamo fieramente dalla parte di chi difende gli spazi sociali, luoghi indispensabili di cultura e mutualismo. Il modello di Milano in cui ci riconosciamo è quello che la piazza ha chiesto con forza oggi: una città a misura di persone, solidale, accogliente e antifascista.” (Fanpage / il Giorno / Corriere della Sera Milano / Milano Today)
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Rivendicare un altro “modello Milano”
“Questa città ce la riprendiamo”: la grande protesta contro lo sgombero del Leoncavallo e la crisi abitativa.Alessandro Massone (The Submarine)
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La verità sul massacro dell’ospedale Nasser e la distruzione dei grattacieli di Gaza
Un’inchiesta di Associated Press svela le falsità diffuse dall’esercito israeliano per giustificare il massacro dell’ospedale Nasser, in cui sono state uccise 22 persone, tra cui 5 giornalisti, in un attacco double tap. La versione ufficiale delle IDF era che l’attacco sarebbe stato giustificato dalla presenza di “una telecamera di sicurezza di Hamas” — una tesi sostenuta dai militari sulla base di osservazioni di un appassionato di OSINT di estrema destra, tale Rafael Hayun. Come è emerso nelle ore immediatamente successive, in realtà quella telecamera era operata da un giornalista di Reuters. Lo aveva ammesso in seguito anche Hayun stesso, sostenendo che la telecamera veniva nascosta con un telo bianco, che in realtà non era utilizzato per nascondere la telecamera — che tant’è appunto era visibile — ma per evitare che si surriscaldasse. AP ora mette in dubbio le azioni dei militari israeliani, a partire ovviamente dalla decisione di fare un attacco double tap, ma anche riguardo all’uso di proiettili ad alto potenziale esplosivo di carri armati, invece di altre armi più precise. Le IDF non hanno presentato prove in sostegno della propria versione dei fatti. (Associated Press / X)
La notizia è di nuovo di stretta attualità: ieri le IDF hanno iniziato ad abbattere i palazzi più alti della città di Gaza, anche vicino ai campi di sfollati, e la tesi è di nuovo simile. La teoria, pubblicata dal portavoce in lingua araba delle IDF Avichay Adraee, è che sui palazzi più alti possono essere presenti “telecamere, sale di sorveglianza, postazioni di cecchini, centri di comando e controllo.” Questo vuol dire che le IDF si arrogano il diritto di poter abbattere qualsiasi palazzo ed edificio, perché su di loro potrebbero essere apposte telecamere — e ovviamente, potrebbero essere nei pressi di "infrastrutture sotterranee” di Hamas. Adraee lo dice espressamente nella propria comunicazione: “Nei prossimi giorni, le IDF condurranno attacchi mirati contro infrastrutture terroristiche che rappresentano una minaccia diretta per le sue forze.” (Axios / X)
התחלנו pic.twitter.com/PVrtcVXddr
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) September 5, 2025
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La verità sul massacro dell’ospedale Nasser e la distruzione dei grattacieli di Gaza
Le IDF si arrogano il diritto di abbattere qualsiasi palazzo ed edificio perché potrebbero esserci “telecamere.Alessandro Massone (The Submarine)
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Le IDF annunciano di aver conquistato il 40% della città di Gaza
L’esercito israeliano ha annunciato che ha preso il controllo del 40% dei territori della città di Gaza, dopo giorni di campagna intensificata, tra bombardamenti, attacchi drone e operazioni di terra. La violenza sulla città è senza sosta: nel corso della giornata di giovedì a Gaza città sono state uccise più di 30 persone — parte delle 64 uccise in tutta la Striscia — e solo nelle ultime ore, in piena notte, le IDF hanno ucciso altre 18 persone, colpendo case e tende per sfollati. Tra gli uccisi ci sono anche 7 bambini. Annunciando il risultato dei primi giorni di campagna, il portavoce delle IDF Ephraim Defrin ha dichiarato che l’offensiva “continuerà a espandersi e a intensificarsi nei prossimi giorni,” con l’obiettivo di “aumentare la pressione” su Hamas. (the New Arab / WAFA / JNS)
La conquista di Gaza procede nonostante l’intensificarsi delle condanne internazionali contro Israele — con politica e militari di Tel Aviv forti della mancanza di conseguenze alle dichiarazioni dei leader occidentali. Giovedì la vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera ha dichiarato, parlando all’apertura dell’anno accademico a Sciences Po, a Parigi, che quello in corso a Gaza è un genocidio: “Il genocidio a Gaza mette in luce l'incapacità dell'Europa di agire e parlare con una sola voce, nonostante la diffusione delle proteste nelle città europee e l'appello di 14 membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU per un cessate il fuoco immediato.” Ribera ha dato voce alla frustrazione di molti governi comunitari, ma il dato di fatto è che l’Europa su Gaza resta ferma, grazie all’asse di Germania e Ungheria, che si rifiutano categoricamente di sospendere il trattato commerciale tra il blocco e Israele. Prima di questo intervento la Commissione europea aveva accuratamente evitato di usare il termine “genocidio” per descrivere l’aggressione di Gaza. (YouTube / POLITICO)
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Le IDF annunciano di aver conquistato il 40% della città di Gaza
L’occupazione della città di Gaza si allarga, mentre gli Stati Uniti si schiacciano su posizioni di sionismo sempre piú estremista.Alessandro Massone (The Submarine)
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L'uomo che si è avvelenato con ChatGPT e l'insidia della gratuità
Nel mio ultimo video ho raccontato di un uomo che avendo letto degli effetti negativi del consumo di sale ha ben pensato di chiedere a ChatGPT come eliminarlo.
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L'uomo trovava online solo consigli su come ridurlo –perché infatti non andrebbe eliminato– e dunque si sarebbe rivolto al chatbot che avrebbe consigliato il bromuro di sodio come sostituto.
Ciao! Sono Martino e parlo del rapporto tra intelligenza artificiale e società, e di altre cose. Mi trovi anche sui social come @oradecima (Instagram, Bluesky, YouTube).
Voglio fare un esperimento per essere meno dipendente dai social, quindi proverò ad accompagnare qui i video brevi a qualche riga scritta, in modo che chiunque possa fruirne anceh senza dovermi trovare sui social.
Ditemi se vi piace, vediamo.
⏰
chi ha già visto il video può scorrere fino al prossimo titolo 🌝
Forse non ricordate dove sia il bromuro di sodio nel vostro supermercato di fiducia, se nello scaffale prima o dopo i sughi pronti. c'è un motivo:
il bromuro non è fatto per essere mangiato. Ma anzi, la sua esposizione può portare al bromismo, che nel secolo scorso era causa di circa un ricovero psichiatrico su dieci.
L'uomo di cui parliamo, la cui vicenda è uscita sugli Annals of Internal Medicine, si presenta al pronto soccorso ipotizzando che il vicino lo stia avvelenando. Dopo un ricovero forzato che gli permette di stabilizzarsi confessa ai medici la sua fantasiosa dieta, e si arriva alla diagnosi di bromismo.
Ci sono tre cose che possiamo imparare da questo episodio:
La prima è, ripetiamo insieme, che non ti puoi fidare di ChatGPT. Certamente possiamo fare domande, usarlo per fare ricerche, come faccio io stesso regolarmente. Ma come abbiamo imparato a non fidarci alla cieca di tutto quello che leggiamo online, dobbiamo capire questo strumento con i suoi punti deboli e forti.come era saggio Abramo
ChatGPT risponde in base ai dati che ha ricevuto nel training: è in buona approssimazione un mischione di ciò che è popolare su internet. E siccome non è cosciente del testo che genera può fare collegamenti inadatti al contesto, come quando gli chiediamo una battuta e traduce in italiano un gioco di parole inglese, perché non sa che non funzionerà.
Fa parte del problema delle allucinazioni. La soluzione è semplice: o dobbiamo saper abbastanza sul tema in questione per valutare noi la risposta di ChatGPT, oppure la dobbiamo usare come trampolino per avere conferma da un'altra fonte più stabile. Su questo punto credo ottimisticamente che se conosciamo lo strumento lo possiamo usare in modo utile. I hope.
La seconda riflessione è che ci troviamo in un curioso trade-off: quando questi strumenti migliorano diventiamo più vulnerabili. È più o meno il paradosso dell'affidabilità dell'AI:
se un modello AI sbagliasse nel 50% delle risposte sarebbe facile ricordare che non ci possiamo fidare, perché vedremmo continuamente degli errori.
Come dire, ai tempi di GPT-2 era "facile" non fidarsi del testo generato (al netto del fatto che non lo conoscesse nessuno e che non avesse la modalità "chat").
Immaginiamo ora un altro modello, decisamente migliore –ma non perfetto– e ipotizziamo che solo 1 volta su 10 generi una risposta insensata invece delle 5/10 di prima.
Sarebbe naturale in questo secondo caso venire progressivamente portati a fidarci di quello che viene generato senza ricontrollare, perché molto spesso funziona davvero.
Questo è il rischio che viviamo oggi: i modelli migliorano, ed è un bene. Ma le allucinazioni sono una feature strutturale dei modelli di linguaggio, e sono ancora qui, in barba a chi anni fa diceva che entro pochi mesi sarebbero state "risolte".
Le allucinazioni sono date dall'inequivocabile fatto che i modelli di linguaggio non possono conoscere cosa è reale, perché non hanno esperienza fuori dalla distribuzione statistica dei testi che gli diamo. E quindi?
Dobbiamo aggrapparci saldamente, anche quando la corrente sembra trascinarci, e mantenere la lucidità della fragilità di ciò che genera un chatbot. Non si tratta di rifiutarli necessariamente in toto, ma di non cedere a questa pigrizia cognitiva: anche se 90 volte su 100 generano il testo corretto dobbiamo mantenere la consapevolezza che strutturalmente non possono garantirci l'esattezza, e questo vale anche quando vediamo allegati i link, che dobbiamo sempre controllare.
L'altro problema: il potere della gratuità
Benvenute alle persone che arrivano avendo visto il video e hanno skippato fino ad ora! Arriviamo alla terza riflessione.
Come dicevamo, i modelli AI migliorano di versione in versione; certi problemi rimangono, ma le aziende promettono di renderli sempre più sicuri e potenti.
Aneddoticamente, ChatGPT con GPT-5 ora mi risponde correttamente che il bromuro non va bene per sostituire il sale e ne distingue gli usi.
Ma cosa succede allora se certi modelli o certe funzionalità dei modelli sono bloccate dietro al pagamento di un abbonamento?
Al momento con GPT-5 solo gli utenti Plus o Pro possono scegliere deliberatamente se arrivare la modalità Thinking, che in certe situazioni fa generare risposte più elaborate.
Gli utenti free, oltre ad avere un limite all'utilizzo, possono solo assecondare la scelta automatica del sistema di quando attivare la modalità Thinking o meno.
Questo è...ovvio. È totalmente banale che chi paga abbia funzionalità in più e un prodotto migliore, non stupisce nessuno e più o meno tutti i prodotti (tech e non) funzionano in questo modo.
Riproponiamo dunque una dinamica di disuguaglianza, se vogliamo di classe: chi può permetterselo ottiene l'AI migliore, le risposte più accurate e riesce a velocizzare maggiormente il proprio lavoro.
Come dicevo, questa è una ovvietà, ma penso valga la pena evidenziarlo: la narrazione delle aziende AI è spesso che questi strumenti "democratizzino" e rendano più accessibili certi risultati.
In una certa misura questo è vero (pensiamo ai sottotitoli: oggi per me grazie all'AI è facilissimo mettere i sottotitoli ai miei video).
Ma sotto altri punti di vista questo non cancella le dinamiche gerarchiche del nostro mondo capitalistico: chi ha già più risorse continuerà ad avere vantaggi maggiori con l'AI, a patto di usarla adeguatamente.
Questo è vero anche a livello macroscopico: i sistemi AI funzionano meglio per lingue come l'inglese o l'italiano per cui c'è molto materiale per l'addestramento, mentre è più difficile per le lingue a basse risorse, per esempio diverse lingue del continente africano di cui ci sono meno dati.
Ed è vero anche individualmente se certe feature o un numero maggiore di messaggi sono disponibili solo agli utenti paganti.
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Di nuovo, dato il nostro sistema economico è ovvio che questo accada. E anzi, non è male che per esempio ChatGPT offra anche agli utenti free il suo ultimo e migliore modello GPT-5. Non sto insomma dicendo necessariamente che dobbiamo radere tutto al suolo. (unless...)
Il mio spunto, per concludere, è piuttosto quello di ricordare che ad oggi questi sistemi sono comunque privati e chiusi, by design. Teniamolo a mente quando qualcuno ci vende un sogno di elevazione collettiva.
Quanto possiamo collettivamente affidarci a loro senza renderci troppo dipendenti?
Se OpenAI o Google o Microsoft o Anthropic decidessero unilateralmente di cambiare totalmente il costo di accesso ai loro sistemi, quanto potere abbiamo noi? (o che succede se ChatGPT va in down?)
E dunque quanto dovremmo regolamentare tutto ciò? Forse se vogliamo sognare un futuro diverso dobbiamo occuparci anche di come costruire le tecnologie con i valori che vogliamo.
Eventismi
Se siete a Roma, tra l'altro, domenica 7 alle 16 mi trovate a Terra, la festa nazionale di AVS, per "IMMAGINIAMO IL DOMANI, COSTRUIAMO L’OGGI" un panel con l'Unione Giovani di Sinistra e i Giovani Europeisti Verdi a parlare di come rapportarci all'AI a livello lavorativo e sociale, e come immaginare la nostra costruzione della tecnologia per un domani. Qui trovate programma completo della festa!
Linkini interessanti
🍳 Cosa c'è nella cucina di Sam Altman, CEO di OpenAI? Pezzo divertentissimo del Financial Times che analizza la cucina di Sam Altman e le sue molte bottiglie di olio d'oliva.
🚒 Ho scoperto tramite, ovviamente, TikTok, che in USA esiste un programma per le scuole superiori in cui simulano delle morti da incidenti stradali. Fanno questo evento pubblico in cui simulano un incidente, fanno dei finti funerali usando i veri nomi degli studenti "morti" e a volte ci sono degli altri studenti che interpretano il tristo mietitore che va a scegliere le sue vittime e io non ci posso credere e OVVIAMENTE, OVVIAMENTE vi cito il paragrafo Effectiveness da Wikipedia (grassetti miei):
EffectivenessStudies that have tracked students before and after the Every 15 Minutes program have shown that the program may have a favorable short-term effect on students' stated attitudes but no effect on actual behavior.[4]
To date, no study has shown that the Every 15 Minutes program actually leads to a decrease in teen drinking and driving rates.
This has led to charges that the Every 15 Minutes program is similar to the controversial DARE anti-drug program in that it produces the appearance of addressing the problem but does not produce the desired change in behavior.
It has been long known that these types of approaches (i.e. scare tactics, dramatizations) that attempt to increase awareness or improve knowledge are ineffective.
raga ma come si può pensare che abbia senso, wow
🪩 Sarah McCreanor, @smacmccreanor e la sua stupenda performance in cui imita i video in cui vengono messi oggetti di vario tipo sotto le presse, amazing.
🧽 Barbero racconta Spongebob, tipo, di @andreamillais
🧑⚕️ In USA, RFK Jr, capo del dipartimento della salute del governo Trump, vuole focalizzarsi sulla nutrizione e sul far mangiare meglio le persone americane. Allo stesso tempo, vengono fatti ampi tagli ai programmi che aiutano le persone a mangiare meglio. Per ricordare le contraddizioni di certe narrazioni politiche.
Allora; non sono riuscito a farla uscire sabato, quindi questa lettera esce mezza settimana in ritardo. Per me è comunque un successo (gif umoristica di persona che suda). Prossima settimana ci riprovo, ci vediamo giovedì e parliamo di un casino che è successo in USA tra giornalismo e politica, mi sa.
E come sempre, grazie per la lettura 👋
RFK Jr’s plan to improve America’s diet is missing the point
A focus on doctors’ training will do little if federal funding is stripped from healthcare, nutrition and education.Jessica Hamzelou (MIT Technology Review)
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Israele paga 38 milioni a Google per negare il genocidio
Un’inchiesta di Lee Fang e Jack Pulson, di Drop Site, documenta come le autorità israeliane hanno lanciato una costosissima campagna di propaganda online per cercare di soffocare la realtà dei fatti sul genocidio a Gaza. Se in questi giorni avete usato YouTube è probabile abbiate visto almeno un video di questa campagna, che sostiene che a Gaza ci sia abbondanza di cibo: grazie alle sponsorizzazioni il video ha raggiunto 6 milioni di visualizzazioni in 13 giorni. Il video è pubblicato sul canale del ministero degli Affari esteri israeliano. La campagna è gestita da una “Agenzia pubblicitaria del governo israeliano,” e fa parte di un investimento di 150 milioni di nuovi shekel, 38 milioni di euro, che Tel Aviv sta facendo in pubblicità di Google. Il governo israeliano parla espressamente di hasbara, una parola intraducibile che si colloca tra le pubbliche relazioni e la propaganda. Oltre ai 38 milioni su Google, il governo israeliano ha speso 10 milioni di nuovi shekel, 2,5 milioni di euro, in campagne pubblicitarie su X, e 7 milioni di nuovi shekel, 1,8 milioni di euro, sulla piattaforma Outbrain/Teads, che serve pubblicità per siti internet di terze parti. Non è la prima volta che il governo israeliano lancia una campagna del genere: quest’estate WIRED aveva denunciato la presenza di ads su Google che volevano screditare l’UNRWA, e lo stesso Google nel proprio ultimo bollettino sulle operazioni di influenza estera aveva riportato di aver interrotto 4 campagne d’influenza israeliane che promuovevano contenuto in inglese, francese, tedesco, italiano e greco. (Lee Fang / Drop Site / YouTube / Google Ads Transparency Center / Governo israeliano / WIRED / Google Thread Analysis Group)
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Israele paga 38 milioni a Google per negare il genocidio
Il governo israeliano spende milioni di diffondere pubblicità che negano il genocidio. Tra le altre notizie: la manifestazione apartitica “Blocchiamo tutto” contro il governo francese, continua la crisi del centrosinistra per le elezioni in Puglia, e…Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Europa resta a guardare
L’esercito israeliano ha iniziato la mobilitazione di circa 60 mila riservisti, che dovranno prendere parte all’occupazione della città di Gaza. I riservisti riceveranno nuovo addestramento — per la durata di 3 o 4 giorni — per il combattimento in contesti urbani, così come in spazi aperti, e saranno pienamente armati. Secondo retroscena di Kan e Haaretz ci sarebbero non pochi riservisti che avrebbero intenzione di non rispondere alla chiamata dell’esercito, anche se difficilmente si tratterà di numeri che faranno la differenza nell’ambito della mobilitazione. Un riservista, rimasto anonimo, che ha parlato con AL-Monitor riporta che parte dei propri dubbi vengono proprio dalla contrarietà della leadership militare all’operazione. È una prospettiva che emerge più volte dai retroscena, soprattutto sulla stampa israeliana: un retroscena di Haaretz oggi parla di come Eyal Zamir, il capo di stato maggiore delle IDF avrebbe dovuto “battere i pugni sul tavolo” per parlare con il gabinetto di sicurezza di possibili accordi per liberare i prigionieri israeliani. Nelle dichiarazioni pubbliche — in altre parole, nella realtà dei fatti — le cose vanno un po’ diversamente: Zamir ha dichiarato che le operazioni per occupare Gaza sono già incominciate, e che l’aggressione di Gaza non si fermerà “finché non avremo sconfitto il nemico.” “Hamas non avrà nessun posto dove nascondersi. Li troveremo ovunque, che siano figure di alto livello o di basso livello” — in altre parole, qualsiasi persona — “li colpiremo tutti, sempre.” (Anadolu / AL-Monitor / Haaretz / the Times of Israel)
Mentre procedono i piani per occupare la città di Gaza, continua anche l’obiettivo di smembrare la Cisgiordania: le IDF hanno “arrestato” Tayseer Abu Sneineh, il sindaco di Hebron, accusandolo di “attività terroristiche,” per il suo presunto supporto per Hamas e per il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina. Il suo è parte di una vera e propria “campagna di arresti” attraverso diverse città della Cisgiordania. L’obiettivo delle autorità israeliane è quello di smembrare le attuali amministrazioni per creare una rete di “emirati palestinesi” che riconoscano lo stato israeliano, sul modello dei bantustan presenti in Sudafrica durante l’apartheid. (the Jerusalem Post / Middle East Monitor / th Wall Street Journal / the Jerusalem Post)
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L’Europa resta a guardare
Mentre Tel Aviv organizza l’occupazione della città di Gaza e lavora per smembrare la Cisgiordania, l’Europa è completamente paralizzata.Alessandro Massone (The Submarine)
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Nessuno può più dire che non sia genocidio
Che quello in corso a Gaza sia un genocidio è evidente da mesi, ma ora c’è, in qualche modo, la certificazione: l’Associazione internazionale degli studiosi del genocidio ha approvato una risoluzione secondo cui le azioni del governo Netanyahu VI rispondono ai criteri legali per essere descritte come genocidio. La risoluzione è passata con una netta maggioranza — l’86% dei votanti. Il documento si apre in modo politico, riconoscendo l’attacco di Hamas di due anni fa, e scrivendo che anch’esso “costituisce crimini internazionali,” ma procede riconoscendo una lunga lista di crimini da parte delle autorità israeliane e sottolineando che l’Associazione non è la prima ad esprimersi in questo senso. Il documento si conclude chiedendo al governo israeliano di sospendere “tutti gli atti che costituiscono genocido, crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro i palestinesi a Gaza,” e chiede agli stati firmatari di “rispettare i propri obblighi” di fronte alla Corte penale internazionale consegnando le persone per cui è stato rilasciato mandato d’arresto. Il testo conclude chiedendo “al governo israeliano e agli altri membri delle Nazioni Unite di supportare un processo di riparazioni e di transitional justice che garantirà democrazia, libertà, dignità e sicurezza per tutte le persone a Gaza.” Da quando è stata formata, nel 1994, l’Associazione ha certificato 9 episodi — storici o contemporanei — come genocidio. (Associazione internazionale degli studiosi del genocidio)
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Nessuno può più dire che non sia genocidio
L’Associazione internazionale degli studiosi del genocidio ha certificato il genocidio a Gaza. Tra le altre notizie: anche il governo belga riconoscerà lo stato di Palestina, la destra continua a non avere candidati per le regionali, e uno studio sug…Alessandro Massone (The Submarine)
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🏖️ Finita la pausa estiva, ritorna il blog!
📡 Fuori da ieri il teaser della seconda stagione del 2025. Qui tre spoiler in esclusiva. Leggi il testo per scoprire il resto!
👉 flaviopintarelli.it/2025/08/31…
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Il governo Netanyahu progetta l’annessione del 60% della Cisgiordania
Un retroscena del Times of Israel riporta che durante l’ultima riunione del gabinetto di sicurezza del governo Netanyahu VI si è discusso dell’escalation contro la città di Gaza, e della possibilità di annettere parti della Cisgiordania. Il governo non ha discusso invece, eventuali accordi o soluzioni che avrebbero potuto portare al rilascio dei prigionieri israeliani ancora a Gaza, tant’è che alla riunione non è stato invitato il maggior generale Nitzan Alon, che è responsabile per le IDF dei negoziati sui prigionieri. Della possibilità di annettere formalmente parti della Cisgiordania si parlava da qualche giorno — i ministri della destra più estrema del governo vorrebbero che il processo di annessione fosse almeno avviato prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la cui sessione durerà dal 9 al 29 settembre. Axios ne ha parlato con tre funzionari israeliani, statunitensi e comunitari, che hanno confermato che la conversazione nel governo Netanyahu è seria. La variabile principale è la posizione di Trump: durante la propria prima amministrazione Trump aveva fermato due volte le aspirazioni coloniali di Tel Aviv sulla Cisgiordania, ma i funzionari israeliani ora scommettono che gli si possa far cambiare idea, giocando sulla collera del presidente contro gli alleati che hanno deciso di rompere con gli Stati Uniti per riconoscere lo stato palestinese. La minaccia possibilità di annettere parti della Cisgiordania è stata espressa anche direttamente agli stati europei che hanno intenzione di riconoscere lo stato palestinese: un funzionari europeo ha rivelato che il ministro degli Affari strategici Dermer avrebbe indicato che Tel Aviv potrebbe decidere di annettere tutta l’“Area C” della Cisgiordania — l’equivalente del 60% del territorio totale. (the Times of Israel / Axios)
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Il governo Netanyahu progetta l’annessione del 60% della Cisgiordania
Il governo israeliano sta usando l’annessione della Cisgiordania come minaccia contro gli stati che intendono riconoscere lo stato palestinese.Alessandro Massone (The Submarine)
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Blog teaser - season #2 - 2025
Dal punto di vista della produttività, il 2025 può essere definito un anno "benedetto" per questo blog. Da gennaio alla fine di luglio sono riuscito a pubblicare con regolarità almeno un contenuto a settimana.
La striscia si è interrotta nel mese di agosto, durante il quale mi sono preso una pausa dalla scrittura per godermi qualche settimana di ferie.
Nel salutare te e gli altri lettori mi ero chiesto se e quando sarei riuscito a riprendere le pubblicazioni ma, soprattutto, se sarei riuscito a tenere la stessa regolarità anche durante la seconda parte dell'anno.
Così, al rientro dalle ferie, ho iniziato a lavorare alla nuova stagione del blog che, al momento, conta già tre post scritti, caricati e programmati e almeno altri due sono in fase di progettazione.
Questo significa che nelle prossime settimane potrò contare su un buffer tale da farmi ben sperare di poter tornare a pubblicare con regolarità un post a settimana.
Come accaduto nel resto dell'anno, i post usciranno ogni domenica sera (a proposito, che ne pensi di questa modalità di uscita? È comoda o fa schifo, fammelo sapere nei commenti) e verranno condivisi sui social nei giorni successivi.
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Prossimamente su questi schermi.
Come detto sopra, tre sono i post già pronti che usciranno nelle prossime settimane.
Due hanno a che fare con il workshop di worldbuilding che ho tenuto a Scicli all'inizio di agosto: uno è un reportage molto personale dei tre giorni passati in Sicilia, l'altro la trascrizione della performative lecture che ho tenuto il giorno prima del workshop.
Quest'ultima riprende, chiarisce e approfondisce le note che avevo pubblicato qualche mese fa. Vista la risposta incoraggiante che sta avendo il format a cui ho lavorato nell'ultimo anno ho deciso di approfondire i temi legati al worldbuilding, quindi aspettati altri contenuti su questo tema.
Il terzo post in scaletta è il quinto episodio di La turbolenza, il diario di lavorazione di un libro sulla politica altoatesina che forse non uscirà mai. È dedicato a uno dei temi che più ha tenuto banco nelle cronache locali durante l'estate: l'overtourism.
Idee ancora da sviluppare
Tra queste ci sono almeno due recensioni: quella di Tecnopolitica, il saggio di Asma Mhalla dedicato alla militarizzazione delle tecnologie digitali e quella di Warfare, il film diretto da Ray Mendoza e Alex Garland.
Inoltre è da qualche tempo che sto pensando a un saggio dedicato al rapporto tra immagini e realtà al tempo delle intelligenze artificiali generative.
Mi piacerebbe scriverlo, ma ho qualche remora perché per farlo potrei dover tirare in balle le immagini provenienti da Gaza e ho qualche remora a mettere un genocidio in mezzo a un pezzo di theory (anche in questo caso, se ti va di dirmi la tua nei commenti mi fa piacere).
Questi, al momento, sono i contenuti che ho in programma o in mente di realizzare per questo blog. Se ti interessano e ancora non lo hai fatto, ti invito a usare il modulo qui sopra per iscriverti alla newsletter e ricevere gli aggiornamenti nella tua casella di posta.
È un modo comodo e facile per non perderti neanche un post e non dover delegare le tue letture agli algoritmi del capitale. Da parte mia posso dirti che tratterò i tuoi dati sempre con il massimo rispetto.
A presto!
🌈 Ho un sogno 🌈
Mi piacerebbe che scrivere questo blog fosse la cosa a cui dedico la maggior parte del mio tempo e delle mie energie. Se ti piace quello che scrivo puoi donarmi 1€ e aiutarmi a realizzarlo. Per farlo non devi far altro che cliccare il pulsante e seguire le istruzioni.
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🪐 Note sulla creazione di mondi.
Alcune cose che ho imparato progettando un workshop di worldbuilding.Flavio Pintarelli (Flavio Pintarelli | Writer & Strategist)
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A Gaza, un bambino viene ucciso o ferito ogni 10 minuti
Parlando con Al Jazeera, la portavoce dell’UNICEF Tess Ingram è tornata a denunciare quanto sia grave l’emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza. Ingram descrive la Striscia come “il posto più pericoloso al mondo per i bambini,” e sottolinea che l’unica soluzione per mettere fine alle uccisioni e alle mutilazioni è arrivare a un cessate il fuoco. In media, nella Striscia di Gaza un bambino viene ferito o ucciso ogni 10 minuti, senza sosta. “Tutti i bambini di Gaza hanno provato livelli indicibili di paura e sofferenza, e l’UNICEF stima che quasi un milione di bambini abbia bisogno di sostegno psicosociale,” ha dichiarato Ingram. La denuncia dell’UNICEF arriva mentre un retroscena di Associated Press rivela che le IDF si stanno preparando a fermare o ulteriormente rallentare i già pochissimi aiuti umanitari che riescono a entrare nella Striscia. Un funzionario, rimasto anonimo, ha spiegato all’agenzia che le autorità israeliane si stanno preparando a fermare i lanci aerei di aiuti, e ridurre ulteriormente il numero di camion che possono entrare nei territori sotto assedio. L’interruzione dei pochissimi aiuti umanitari fa esplicitamente parte della strategia delle autorità di Tel Aviv per costringere i residenti ad abbandonare la città di Gaza, dove la situazione sta sprofondando nel caos: tanti palestinesi stanno lasciando la città, e le IDF stanno intensificando i propri attacchi. Sabato i militari hanno ucciso 77 persone, tra cui 47 nel nord della città di Gaza, e 11 assassinati mentre erano in fila per ricevere aiuti umanitari. Nelle scorse ore l’aviazione israeliana è tornata a lanciare volantini di guerra psicologica, indicando ai residenti della città di darsi alla fuga, minacciando ulteriori uccisioni. (Middle East Eye / Associated Press / Al Jazeera)
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A Gaza, un bambino viene ucciso o ferito ogni 10 minuti
Le IDF assediano Gaza e si preparano a bloccare di nuovo completamente gli aiuti umanitari. Tra le altre notizie: i ministri degli Esteri EU restano divisi su Gaza, la grande manifestazione per la partenza della Global Sumud Flotilla a Genova, e il c…Alessandro Massone (The Submarine)
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Il dipartimento di stato di quale stato
Il dipartimento di Stato statunitense ha annunciato che la revoca del visto per Mahmud Abbas e il blocco all’emissione di visti per altri 80 funzionari dell’Autorità nazionale palestinese per permettergli di essere presenti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. La decisione arriva in modo trasparente come risposta all’iniziativa di numerosi paesi occidentali di unirsi alla maggioranza globale di stati che riconoscono l’esistenza di uno stato palestinese, in rotta con la posizione minoritaria tenuta da Washington. La messa al bando di Abbas è un’azione molto grave, che ha solo un precedente: l’accordo tra ONU e il suo paese ospitante, gli Stati Uniti, obbliga il governo statunitense a permettere alle delegazioni di tutti gli stati membri di visitare New York per partecipare all’Assemblea generale. Già ora le Nazioni Unite riconoscono la Palestina come uno stato osservatore, e 147 stati — il 75% degli stati ONU — riconoscono l’esistenza dello stato palestinese. Il genocidio israeliano a Gaza ha reso il riconoscimento dello stato palestinese ancora più urgente: negli ultimi 10 anni hanno riconosciuto lo stato palestinese 14 stati — tra questi, 9 hanno annunciato l’intenzione di farlo solo da aprile a questa parte. Secondo la Casa bianca la decisione è giustificata dalla mancata condanna da parte di ANP degli attacchi del 7 ottobre — cosa falsa — e per le campagne condotte dall’Autorità palestinese per ottenere la persecuzione dei crimini contro l’umanità di Netanyahu, che l’amministrazione statunitense descrive come “lawfare,” una guerra legale — un termine che Trump ha usato molto anche in campagna elettorale per screditare i processi contro di lui. (Casa bianca / Nazioni Unite / Al Jazeera / the Times of Israel)
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Il dipartimento di stato di quale stato
Gli Stati Uniti impediranno a Mahmud Abbas e ai membri dell’ANP di partecipare all’Assemblea generale ONU.Alessandro Massone (The Submarine)
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Le IDF hanno raso al suolo un intero quartiere della città di Gaza
Nella notte di mercoledì le IDF hanno intensificato l’aggressione della città di Gaza, facendo avanzare ulteriormente i propri carri armati e lanciando ulteriori bombardamenti. Per ora le operazioni riguardano la periferia della città, ma il portavoce in lingua araba dell’esercito Avichay Adraee ha scritto su X che “l’evacuazione di Gaza è inevitabile,” e che i residenti devono muoversi al sud, dove “riceveranno la migliore assistenza umanitaria,” perché le IDF hanno “iniziato a lavorare per portare tende e preprarare aree per l’istituzione di complessi di distribuzione degli aiuti umanitari.” Dall’inizio delle operazioni nella città di Gaza, denuncia la Protezione civile palestinese, è stato completamente distrutto il quartiere di Zeitoun: sono state distrutte più di 1.500 case, e ora nella zona non resta in piedi più una singola struttura. Il quartiere è sotto bombardamenti incessanti da giorni, anche con l’uso di droni e altre bombe automatizzate. Secondo il portavoce della Protezione civile Mahmoud Bassal, l’80% della popolazione del quartiere si è spostata in altre zone della città. (the New Arab / X / Anadolu)
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Le IDF hanno raso al suolo un intero quartiere della città di Gaza
I militari israeliani hanno distrutto il quartiere di Zeitoun, mentre continua lo scandalo dell’attacco all‘ospedale Nasser.Alessandro Massone (The Submarine)
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50 sfumature di hospitality
«Il servizio è in bianco e nero, l’ospitalità è a colori» scrive Will Guidara nel suo celebre "Un servizio pazzesco". Una frase semplice, ma che racchiude una verità profonda per chi lavora nella ristorazione: servire e ospitare non sono la stessa cosa. Mentre il servizio si fonda su procedure e automatismi, l’ospitalità richiede attenzione autentica, ascolto ed empatia. In questo articolo vedremo cosa significa passare da “fare bene il proprio lavoro” a creare esperienze memorabili per i propri ospiti, capaci di fidelizzarli e di motivare i propri collaboratori.
Servizio vs. ospitalità
«Il servizio è in bianco e nero, l'ospitalità è a colori» («Service is black and white, hospitality is colorful»). Con questa semplice quanto potente frase ad effetto, Will Guidara – autore del libro Un servizio pazzesco. Il potere incredibile di offrire una hospitality al di sopra delle aspettative, ed ex general manager dell'Eleven Madison Park – mette in chiaro una distinzione che (quasi) tutti conoscono, ma che difficelmente si riesce a spiegare. Il servizio è fatto da una serie di procedure standardizzare e ripetitive: salutare, accompagnare al tavolo, prendere l'ordinazione e così via. L'ospitalità, invece, è un'altra cosa. Significa entrare in relazione, anticipare bisogni e desideri e, in definitiva, creare un'esperienza memorabile.
Una differenza che si riflette direttamente nella brand reputation di un locale. Nell'HoReCa, infatti, moltissime sono le attività che funzionano, nel senso che lavorano bene, ma quante – invece – quelle che lasciano il segno? Il servizio, va da sé, non può mancare, è necessario in quanto costituisce la base di ciò che gli ospiti si aspettano. Altra cosa è l'ospitalità, quella vera, che è ciò che si costruisce nel tempo con impegno e passione, fidelizza i clienti e motiva lo staff a dare il massimo.
Il servizio è una procedura, l'ospitalità un'intenzione
Portare a termine un buon servizio significa seguire una procedura standard: sorridere, avere un tono cordiale e rispettare certe tempistiche e modalità. Pratiche che, ben presto, diventano automatismi per chi lavora nella ristorazione (nonostante possano avere differenze consistenti fra locale e locale). Elementi, come si diceva, importanti, ma che ben poco hanno a che fare con l'ospitalità. Un servizio, benché impeccabile, può comunque risultare freddo senza ascolto, empatia né connessione.
L'ospitalità, d'altra parte, nasce dall'intenzione di voler far sentire l'ospite realmente visto e riconosciuto nella propria individualità – in una parola: importante. Non si tratta necessariamente di "aggiungere" qualcosa a quel che normalmente si offre, ma di personalizzare l'accoglienza. Ricordarsi le chiacchierate passate con i clienti così da avere degli spunti conversazionali, offrire un bicchiere d'acqua prima che venga chiesto, o apportare modifiche ad hoc per soddisfare un gusto particolare. Gesti piccoli, certo, che non si possono tuttavia improvvisare, ma che – anzi – richiedono una forte empatia e la flessibilità di agire al di fuori degli schemi.
Come si costruisce un servizio “a colori”
Se si vuole passare dalla monotonia del bianco e nero alla vivacità dei colori serve, come prima cosa, un radicale cambio di mentalità, piuttosto che di strumenti. Fondamentale, in primo luogo, il coinvolgimento dello staffin un percorso atto a comprendere che i clienti reali non sono targettizzabili, che ciascuno è diverso e che ogni interazione è un'occasione per lasciare un segno. Ciò, oltre a gettare le basi per un'ospitalità autentica, significa anche dare autonomia a chi lavora in sala e valorizzare chi riesce a creare connessioni autentiche.
Corollario a questo vi è la formazione. Non tanto quella tecnica (già fondamentale e indipendente da quel che ci interessa), quanto quella relazionale. Infatti, chiunque si interfacci con il pubblico dovrebbe avere uno spiccato spirito d'osservazione, saper decifrare il linguaggio del corpo e riuscire al volo a cogliere ogni più piccolo bisogno degli ospiti. Al giorno d'oggi, il cliente medio è generalmente più preparato e si aspetta un certo standard nel servizio, che una buona parte dei locali soddisfa. In tale contesto, l’unica vera differenza la fa il fattore umano. E, su questo, non si può barare: o c'è o non c'è.
Perché l’ospitalità ripaga
Fare ospitalità richiede impegno, vero, ma non pensiate sia solo una questione formale o di stile: è una vera e propria scelta strategica. I clienti, infatti, sono più propensi a ricordare come si sono sentiti nel tuo locale, l'esperienza che hanno vissuto, piuttosto di che cosa hanno mangiato. E, dove ci si trova bene, si ritorna. Un’esperienza positiva, inoltre, crea passaparola, aumenta il punteggio medio delle recensioni e fidelizza.
Inoltre, elemento da non sottovalutare, un servizio centrato sull’ospitalità è capace di motivare anche lo staff. Lavorare in un ambiente dove si valorizza il lato umano del mestiere rende il tutto più gratificante e i risultati a medio-lungo termine lo confermano: riduzione del turnover, creazione di senso di appartenenza e miglioramento della qualità complessiva del servizio. In definitiva, riprendendo la metafora cromatica: il bianco e nero funziona, ma, per restare impresso, devi pensare a colori.
Un servizio pazzesco – 5 lezioni
Dal libro di Will Guidara, Un servizio pazzesco, molti sono gli insegnamenti che se ne possono trarre.Nicolò Pistone (Restworld Blog)
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Uccidere 21 persone per distruggere una telecamera “di Hamas”
L’esercito israeliano ha dichiarato che il proprio doppio attacco sull’ospedale Nasser di Khan Yunis aveva come obiettivo una “telecamera di Hamas.” Nell’attacco hanno perso la vita 21 persone, tra cui 5 giornalisti: ora le IDF sostengono che tra loro ci sarebbero stati 6 militanti di Hamas. Due delle persone indicate come obiettivi militari erano già state identificate come operatori sanitari. L’attacco su un ospedale era stato autorizzato (!) perché i militari ritenevano che questa “telecamera di Hamas” fosse stata utilizzata per riprendere personale delle IDF. L’esercito non ha fornito nessuna prova a sostegno della teoria che l’obiettivo di un attacco così importante fosse un oggetto, non ha fornito nessuna prova sui presunti contenuti della telecamera, e — come sempre — non ha fornito prove che le persone uccise fossero effettivamente militanti. Dichiarando l’ovvio, il funzionario politico di Hamas Bassem Naim ha fatto notare che anche “se questa affermazione fosse vera,” “ci sono molti modi per neutralizzare una telecamera senza colpire una struttura sanitaria con un proiettile di carro armato” — due volte. Il capo dello stato maggiore delle IDF ha ammesso che ci sono ancora diverse “lacune” nella ricostruzione fornita, compreso il motivo per cui si è usato un carro armato per distruggere una telecamera. (Associated Press)
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Uccidere 21 persone per distruggere una telecamera “di Hamas”
Prendendosi gioco della comunità internazionale, le IDF hanno dichiarato che l’obiettivo dell’attacco all’ospedale Nasser era una telecamera.Alessandro Massone (The Submarine)
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I crimini di guerra in diretta televisiva
Le IDF hanno colpito due volte consecutivamente l’ospedale Nasser, nella città di Khan Yunis. Nell’attacco sono state uccise 21 persone, tra cui 5 giornalisti, oltre che medici e soccorritori della Protezione civile che quotidianamente assistono i tantissimi feriti causati dagli attacchi israeliani. I giornalisti uccisi, Mohammad Slama, Hussam al-Masri, Mariam Abu Daqqa, Moaz Abu taha, Ahmed Abu Aziz, lavoravano per Al Jazeera, Reuters, Associated Press e per altre testate e agenzie. Si tratta di uno degli attacchi con più morti tra quelli che hanno colpito giornalisti e personale sanitario, e la natura “double tap” — in cui a un attacco fa seguito immediatamente un altro attacco — rende evidente si sia trattato di un’aggressione deliberata. Il secondo attacco, quello che ha causato la strage, è avvenuto nel pieno di una diretta televisiva su al–Ghad TV. L’attacco è stato condannato da organizzazioni internazionali, leader politici di tutto il mondo — perfino Donald Trump, che non sapeva l’attacco avesse avuto luogo, ha dichiarato che “non ne era contento.” Macron ha dichiarato che l’attacco era “intollerabile,” e il portavoce delle Nazioni Unite Dujarric li ha descritti come “uccisioni orripilanti.” Su X, Francesca Albanese ha ricordato che “scene come questa si verificano ogni istante a Gaza, spesso invisibili, in gran parte non documentate.” (Al Jazeera / X / Reuters / X)
Rispondendo alle critiche da tutto il mondo per l’attacco all’ospedale Nasser, Netanyahu ha dichiarato che si è trattato di un “errore tragico” — evidentemente ripetuto due volte in rapida sequenza. Il Primo ministro ha aggiunto che “Israele apprezza il lavoro dei giornalisti, del personale medico e di tutti i civili. Le autorità militari stanno conducendo un'indagine approfondita.” Reuters e Associated Press, nelle ore successive, hanno rilasciato una lettera congiunta, sottolineando: “Purtroppo, abbiamo riscontrato che la volontà e la capacità delle IDF di indagare in merito a incidenti passati raramente porta a chiarimenti e azioni concrete, sollevando seri interrogativi, tra cui quello che Israele stia deliberatamente prendendo di mira le dirette televisive per sopprimere le informazioni.” Il “tragico errore” non ha rallentato in nessun modo le operazioni delle IDF, che nelle ore successive ha continuato i propri attacchi su tutta la Striscia di Gaza uccidendo un numero ancora imprecisato di persone. (Governo israeliano / Reuters / WAFA)
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I crimini di guerra in diretta televisiva
L’ennesimo attacco contro i civili questa volta è avvenuto durante un servizio in diretta tv. Tra le altre notizie: l‘opposizione francese si prepara a sfiduciare il governo, il fermo amministrativo per Mediterranea, e i video nostalgia IA sugli anni…Alessandro Massone (The Submarine)
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Le minacce da fondamentalisti religiosi contro lo Yemen
Domenica l’aviazione israeliana ha lanciato un nuovo attacco contro Sana’a, la capitale dello Yemen, causando secondo le autorità locali 2 morti e 35 feriti. Tra gli obiettivi colpiti c’è anche il palazzo presidenziale della città, oltre a due centrali elettriche e un impianto di stoccaggio del combustibile. È più di un anno che periodicamente l’IAF bombarda lo Yemen, in uno spillover dell’aggressione di Gaza. Venerdì gli Houthi avevano annunciato che avevano lanciato un missile balistico contro Israele — il primo di questo tipo a essere lanciato dal paese. Commentando l’attacco, il ministro della Difesa israeliano Katz è tornato a minacciare gli Houthi usando immaginario da fondamentalista religioso, citando la nona e decima piaga d’Egitto: secondo il ministro, Israele aveva scatenato “la piaga dell’oscurità,” — come i tre giorni di tenebre sull’Egitto — e si stava preparando a lanciare una “piaga dei primogeniti,” l’ultima piaga, nel mito dell’Antico testamento, è quella della morte dei primogeniti maschi. Il funzionario degli Houthi Abdul Qader al-Murtada ha risposto agli attacchi scrivendo che “queste colonne di fumo vengono create per terrorizzare i civili e dipingere l'immagine di una vittoria immaginaria.” “Ma” Israele “deve sapere che non abbandoneremo i nostri fratelli a Gaza, nonostante i sacrifici.” (the New Arab / X)
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Le minacce da fondamentalisti religiosi contro lo Yemen
Il ministro della Difesa Katz ha minacciato di scatenare due “piaghe d’Egitto” contro gli Houthi. Tra le altre notizie: dove si potrebbe fare il bilaterale Zelenskyj / Putin, il fotovolatico flottante in Italia, e nuove informazioni sulla cometa inte…Alessandro Massone (The Submarine)
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“Lasciateli morire di fame”
Un retroscena del canale israeliano Keshet 12, ripreso qui in inglese dal Times of Israel, riporta di una riunione tenuta giovedì tra Netanyahu il capo di stato maggiore, e i leader della coalizione di governo. Durante l’incontro ci sono stati di nuovo forti attriti da politica e militari: il generale capo delle IDF, Eyal Zamir, avrebbe spiegato ai leader del governo Netanyahu VI che le attività militari a Gaza avrebbero richiesto una quantità di tempo impossibile da calcolare: “Non sappiamo quale sarà il grado di cooperazione,” dei civili che Tel Aviv vuole deportare nel sud della Striscia, “e quali mezzi dovremo utilizzare.” Il ministro delle Finanze Smotrich ha sbottato duramente: “Vi abbiamo ordinato di eseguire un’operazione rapida. Metteteli sotto assedio, e chiunque non si lasci evacuare — tagliate acqua ed elettricità, lasciateli morire di fame se non vogliono arrendersi.” “È quello che vi stiamo chiedendo, e siete capaci di farlo.” Smotrich avrebbe accusato Zamir di “non voler vincere,” e Zamir gli avrebbe risposto che “non capisce niente.” Il ministro alla Sicurezza nazionale Ben–Gvir avrebbe dato manforte a Smotrich, prendendo in giro il Zamir: “Cosa c’è, sei spaventato del Procuratore generale militare?,” riferendosi all’unità che si occupa di garantire il rispetto della legge da parte di comandanti e soldati delle IDF, che ha una lunga storia di indagini inefficaci, il cui unico obiettivo sembra essere formale. Netanyahu non avrebbe sostenuto i due colleghi nell’attacco contro Zamir, ma ha ammonito anche lui il generale: “Il presidente Trump ci sta dando pieno sostegno, ma non abbiamo tempo illimitato. Un’operazione di sei mesi non è realistica. Trump vuole un’azione rapida e un risultato netto, non vuole che la guerra si protragga.” (Keshet 12 / the Times of Israel / B’Tselem)
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“Lasciateli morire di fame”
Un retroscena rivela che il governo Netanyahu vuole un’operazione rapida e violentissima contro la città di Gaza.Alessandro Massone (The Submarine)
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Abbiamo bisogno di più spazi pubblici...per i balletti K-pop
ciao! come va? com'è andato ferragosto?
io personalmente l'ho passato al lavoro (più o meno); in realtà anche ora starei su un luogo di lavoro, ma vi scrivo nei lunghi tempi di attesa. ma poi questa newsletter vale come lavoro?
Se non mi conosci, ciao! Sono Martino e parlo del rapporto tra internet e società, e di altre cose. Mi trovi anche sui social come @oradecima (Instagram, Bluesky, YouTube).
vorrei dare più regolarità alla newsletter per renderla settimanale e quindi proviamo così: delle newsletter corte e più leggere alternate a delle feature più lunghe. Che ne dite? fatemi sapere, anche i feedback negativi mi sono utili.
I'm going up up up come il K-pop
Qualche settimana fa sono stato malato e ne ho approfittato per guardare K-pop Demon Hunters su Netflix, film di animazione in cui un gruppo K-pop deve anche –come da titolo– sconfiggere demoni. Il film è molto godibile, ben animato e con canzoni molto orecchiabili.
youtube.com/embed/ztkSahuuAPE?…
È uscito il 20 giugno e la scorsa settimana era ancora il primo film su Netflix globalmente e il secondo in Italia.
L'11 luglio invece è uscito Jump, l'ultimo singolo delle Blackpink, che il 6 agosto sono state a Milano per il loro tour mondiale. A cui a quanto pare è andata anche la presidente Meloni con la figlia but I digress.
Risultato è che il mio feed di TikTok è da settimane dominato dal K-pop, tra coreografie di Golden da K-pop Demon Hunters e coreografie di Jump delle Blackpink. Lungi da me voler categorizzare TikTok come il social dei balletti, perché non lo è, però non posso negare che i balletti ci siano.
Avere una scenografia pubblica
A parte ammirare le performance coreografiche, c'è una cosa che noto in molti video: sono girati in ampie piazze o viali pedonali, con tanto di pubblico di passanti che si fermano ad osservare.
youtube.com/embed/M1HV4L0-HnM?…
E diamine quanto è bello avere degli spazi pubblici da usare!
Lo so, professionalmente mi occupo di spazi digitali, ma lo spazio digitale del TikTok con il balletto ha bisogno dello spazio offline per girarlo, no?
Per una performance di ballo di questo tipo serve uno spazio non indifferente e idealmente una buona illuminazione, tipo... una grande bella piazza europea soleggiata.
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Quand'è l'ultima volta che hai usato un luogo pubblico? Una piazza, un parco? Qual è l'ultima volta in cui lo hai sentito tuo?
Se ci rifletto, mi vengono due esempi da romano:
il primo è Fontana di Trevi, un luogo in cui non vorrei letteralmente mai andare.
Nella mia vita da romano adulto non c'è stato nemmeno un istante in cui ho pensato "oggi voglio vedere la Fontana di Trevi". Perché? Perché è invivibile. È assolutamente impossibile godersi da cittadino quel luogo incessantemente pieno di turisti ammassati per vedere la fontana. Qualcosa qualcosa overtourism.
Il secondo invece è una piazza nella mia zona. Per tutta la mia infanzia e adolescenza è stata nominalmente una piazza, ma di fatto era solo un enorme parcheggio. Da un po' di anni il parcheggio è stato tolto (con non pochi attriti con la comunità locale), e la piazza è stata pavimentata, creando un'area pedonale. Ora è una piazza decisamente K-pop ready.
Non ho ancora visto coreografie lì, ma almeno sorrido quando vedo la gente in piazza o i bambini che ci scorrazzano.
Penso che negli scorsi decenni abbiamo perso tanti spazi di condivisione e di discussione collettiva, sia in termini fisici che concettuali, e penso che abbiamo tanto bisogno di riappropriarci di dialoghi e di sogni collettivi anche nella forma degli spazi che abitiamo. In questo, i social ci sono di grande opportunità: usiamoli come luogo per condividere sogni e prospettive di speranza, per vedere cose che ci piacciono e imitarle!
Perché quanto è più bello invece di un parcheggio o di uno stradone un luogo in cui si possa fare questo:
@buqicrew_official
When it comes to PSY, which song do you think is the most catchy and addictive?#不齐舞团 #信仰 #PSY #DADDY
♬ DADDY ft. CL of 2NE1 - 싸이 (PSY)
Va da sé che se non vi piace il K-pop potete immaginarvi di usare una piazza per qualsiasi altra cosa, un torneo di scacchi, una gara di corsa nei sacchi, non lo so inventatevelo. L'importante è non soccombere all'infinita atomizzazione che ci spinge a essere individui che curano solo il proprio perimetro, ma contaminarci positivamente.
Quindi niente, non so se questa riflessione è un esercizio di gratitudine nel notare che i video di K-pop sono dimostrazione che certi spazi ci sono, o se è un esercizio di sogno di voler vivere di più i nostri spazi e le loro comunità. È quello che volete voi, come una bella piazza pubblica a disposizione delle persone.
Se il tema degli spazi pubblici vi interessa, tra l'altro, non posso che invitarvi a seguire la campagna di Italia Impossibile #facciamocispazio
dai dai dai 😀
se questa lettera ti è piaciuta, ti andrebbe di condividerla con qualcuno o sui social? mi aiuta molto 🐎
Linkini interessanti
Ok la verità è che avere delle newsletter regolari mi serve perché sennò non riesco a smaltire abbastanza dei link che vi vorrei mandare, quindi here we go:
🐊 Ok autocelebrativo: il Post mi ha interpellato su uno dei mie argomenti preferiti...l'italian brainrot. Grazie a Sofia Calvo!
🚗 "Rifacciamo Disneyland per le auto", un video bellissimo che si immagina come sarebbe Disneyland se fosse costruita come le città americane autocentriche: se ci pensiamo, noi già lo sappiamo come sarebbe un bel quartiere "da 15 minuti", ma magari non lo riconosciamo.
🐴 Questo bellissimo pony che "risveglia i pazienti dall'anestesia". Non c'è da dire altro dovete vederlo.
🧍Cosa è la "resistenza" nell'immaginario Disney? Accoppiamo i link sulla Disney con questo video di Irene dice cose che riflette su come nei media le rivoluzioni o le forme di resistenza che vediamo sono sempre individuali più che collettive. Pensiero mio: qui credo rientri anche il fatto che le storie sono più raccontabili quando ci sono dei protagonisti specifici. Ma credo sia una riflessione molto interessante su quali sono i modelli che ci vengono proposti
👹 Qualcuno ha messo un Labubu sulla tomba di Marx. Sono molto contento che più di una persona mi abbia mandato questa notizia. Per i miei pensieri sui Labubu c'è naturalmente il pezzo mio e di Beatrice Petrella per siamomine!
🪿 Il tema musicale di Albanova (Pokemon rubino ve lo ricordate?) fatto con una piccola ocarina. enjoy
🕺 infine una dance cover maschile di Jump, per par condicio e come thirst trap per chi gradisce
Ci vediamo settimana prossima, e come sempre, grazie per lettura. 👋
Labubu mania: cosa cerca una generazione? | Siamomine Mag
Da Hong Kong a Milano, i mostriciattoli colorati di Pop Mart stanno conquistando l'occidente con un meccanismo che ricorda il gioco d'azzardo. File infinite, mercato nero e prezzi alle stelle.Beatrice Petrella e Martino Wong (Siamomine Mag)
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La “crisi di sopravvivenza” dei bambini a Gaza
Gli esperti ONU dell’IPC, addetti alla Classificazione integrata della sicurezza alimentare, hanno formalizzato quello che si temeva da mesi ed era ormai ammesso da stampa e politica internazionale: a Gaza è in corso una carestia — "artificiale, che può essere fermata” in qualsiasi momento, che colpisce più di metà della popolazione della Striscia. “Il tempo dei dibattiti e delle esitazioni è finito, la fame è presente e si sta rapidamente diffondendo. Non ci dovrebbero essere dubbi nella mente di nessuno sul fatto che sia necessaria una risposta immediata e su larga scala. Qualsiasi ulteriore ritardo, anche solo di pochi giorni, comporterà un aumento del tutto inaccettabile della mortalità legata alla carestia.” L’IPC nei mesi scorsi aveva avvertito due volte che la situazione a Gaza stava precipitando, ma i dati aggregati dagli esperti sono stati respinti da Tel Aviv e dai suoi alleati più stretti, e largamente ignorati dalla comunità internazionale. La “certificazione” arriva solo ora — dopo settimane di immagini e video di corpi scheletrici, video di persone che accettano il rischio di essere crivellate di colpi per recuperare qualche sacco di farina — perché la definizione formale di carestia è molto rigida: vuol dire che almeno il 20% delle famiglie è in condizione di estrema mancanza di cibo, e che almeno il 30% dei bambini soffrono di malnutrizione acuta. In uno scenario di carestia muoiono fino a 2 persone ogni 10 mila di fame al giorno. Il ministro degli Affari esteri israeliano ha risposto come potete immaginare, dicendo che “l’intero documento si basa su menzogne di Hamas, ripulire attraverso organizzazioni con interessi acquisiti,” e negando che a Gaza sia in corso una carestia. Come sempre, ricordiamo che a porte chiuse esercito e politica israeliana ammettono che i numeri rilasciati dal ministro della Salute di Gaza sono affidabili — non solo, vengono utilizzati come metro per valutare l’efficacia delle operazioni a Gaza. (IPC / ministero degli Esteri israeliano / Local Call)
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La “crisi di sopravvivenza” dei bambini a Gaza
L’ONU certifica che a Gaza è in corso una carestia artificiale — che le autorità israeliane continuano a negare.Alessandro Massone (The Submarine)
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Dopo tanto lavoro, Ghost ha finalmente attivato la federazione Activitypub (e non solo). Ma quali sono le newsletter e i blog italiani basati su #Ghost?
@Discussioni sul Fediverso italiano
Al momento questi sono quelli che abbiamo censito e che ricondividiamo per tutti gli interessati:
1) oradecima by Martino Wong: @oradecima by Martino Wong
2) Dungeonauta: @Dungeonauta
3) Monryse: @MonRyse
4) Mindthechart Intelligence: @MindTheChart Intelligence
5) Restworld: @Restworld Blog
6) Il Blog di Davide Benesso: @Davide Benesso: curiosità e automiglioramento
7) Gaming Review: @GamingReview.it
8) WPC Tech: @WPC Tech
9) The Submarine: @The Submarine
10) Manolo Macchetta: @Manolo Macchetta
11) Flavio Pintarelli: @Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
12) Giovanni Bertagna: @Giovanni Bertagna - Blog
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Giovanni Bertagna - Blog
in reply to Giovanni Bertagna - Blog • • •Mi prendo qualche giorno per provarla e poi ci scrivo un articolo!!!
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