Il piano di Trump per una “nuova Gaza”
La Casa bianca ha pubblicato il piano in 20 punti più volte filtrato dai media nei giorni scorsi, per mettere fine all’aggressione israeliana e costruire una “nuova Gaza.” Trump ha presentato lo schema insieme a Netanyahu, che ha dichiarato di sostenerlo. Come volevano i retroscena, il piano resta sul vago sulle speranze che questa “nuova Gaza” possa essere parte di uno stato palestinese — si ferma a garantire che le IDF si ritireranno e che Israele non cercherà di annettere la Striscia. Il penultimo punto del piano si limita di riportare che “quando il programma di riforma dell’Autorità palestinese sarà compiuto in modo completo, potrebbero finalmente esserci le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo stato palestinese.” In uno sviluppo comunque rilevante, il programma “riconosce l’aspirazione” del popolo palestinese ad un proprio stato. Il documento cita anche la necessità di stabilire un “dialogo tra fedi” e tra “Israele e palestinesi,” “per essere in accordo su un orizzonte politico e per una coesistenza pacifica e fruttuosa.” Il testo soddisfa gran parte delle richieste avanzate dalle autorità israeliane — con l’eccezione, ovviamente, delle richieste di annessione formale dei componenti più estremisti del governo — ma è scritto con piena coscienza di come il genocidio a Gaza è percepito da fuori Israele: il documento precisa la che “nuova Gaza” deve essere “una zona deradicalizzata e senza terrorismo,” ma anche che deve essere “riqualificato a beneficio della popolazione di Gaza, che ha già sofferto più che abbastanza.” (X / Reuters)
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Il piano di Trump per una “nuova Gaza”
Il piano di Trump — e Blair — per il futuro di Gaza è ufficiale, ma il futuro della Striscia non potrebbe essere piú incerto.Alessandro Massone (The Submarine)
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Il piano di Tony Blair per mettere le mani sulla Striscia di Gaza
Haaretz ha pubblicato una bozza dell’ormai famigerato piano sostenuto da Tony Blair per il “dopoguerra” nella Striscia di Gaza. Il quotidiano israeliano descrive seccamente la struttura proposta dall’ex Primo ministro britannico come “gerarchica,” “in cui al vertice ci sono diplomatici e uomini d'affari internazionali di alto livello, mentre alla base ci sono i palestinesi che gestiscono le cose sul campo.” Il presidente dell’Autorità “internazionale di transizione” sarà un politico estero, che lavorerà “in consulazione” con l’Autorità palestinese. Il documento prevede obiettivi che dovrebbero essere raggiunti entro 3 anni, ma non si prende nessun impegno per quello che dovrebbe succedere dopo. Nel documento si menzionano anche alcune delle persone che dovrebbero prendere parte al consiglio internazionale che dovrebbe amministrare la nuova autorità — tra cui anche Aryeh Lightstone, il presidente del Abraham Accords Peace Institute, che in precedenza si era già speso per l’organizzazione della Gaza Humanitarian Foundation. Il documento contiene un grafico che dettaglia la struttura immaginata da Tony Blair, e dice tutto: in viola, i rappresentanti palestinesi sono in fondo alla struttura. (Haaretz)
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Il piano di Tony Blair per mettere le mani sulla Striscia di Gaza
Haaretz ha pubblicato una bozza del piano di Blair, umiliante per popolo e politica palestinese. Tra le altre notizie: il Partito di Azione e Solidarietà della presidente Maia Sandu ha vinto le elezioni, Fiat-Stellantis vuole aprire una fabbrica di b…Alessandro Massone (The Submarine)
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Dentro l'era della tecnologia totale
Non so se accada per fretta oppure per fama, ma ho l’impressione che ad alcuni autori vengano concesse libertà che ad altri sarebbero negate.
Tra quelli che ho letto di recente, Tecnopolitica di Asma Mhalla è quello che più mi ha suscitato quest’impressione. Leggendolo mi sono chiesto più volte come certi passaggi involuti, oscuri e inutilmente complessi abbiano potuto superare le forche caudine dell’editing.
Un peccato, perché la politologa francese di origine tunisina affronta temi cruciali che avrebbero meritato un’esposizione più chiara e diretta. Al centro della sua riflessione c’è la relazione tra grandi aziende tecnologiche e Stati, che sta trasformando le prime da semplici entità commerciali in veri e propri attori politici.
Il sempre più accentuato carattere duale - civile e militare allo stesso tempo - di molte tecnologie è una conseguenza diretta di questa trasformazione. Secondo Mhalla, essa rappresenta un pericolo per i sistemi politici democratici, i cui cittadini rischiano di diventare soldati inconsapevoli di conflitti che si svolgono sempre più spesso sotto la soglia del visibile.
Alla base di questo processo c’è la dissoluzione della distinzione tra privato (le piattaforme) e pubblico (lo stato).
È grazie a questa fusione che le aziende tecnologiche sono diventate l’infrastruttura che permette agli stati di esercitare la loro capacità di governo.
L’epoca della tecnologia “totale”, in cui viviamo secondo Mhalla, si fonda una redistribuzione del potere e della potenza che crea un nuovo tipo di stato: il Big State.
Se Big Tech è il complesso di aziende che progetta e costruisce l’infrastruttura attraverso cui esercita il potere, il Big State è il soggetto che la trasforma in uno strumento geopolitico.
Gli sforzi compiuti a metà degli anni ’10 da Facebook e Google connettere aree del mondo non coperte da internet ne sono un esempio: da un lato aumentano la scala dell’estrazione di dati (obiettivo commerciale), dall’altro proiettano globalmente la potenza dello stato, gli USA, in cui queste aziende sono state create.
Questa relazione, però, non è sempre pacifica. Lo mostra il contrasto che, nei primi mesi del 2023, ha opposto l’amministrazione Biden a Elon Musk a proposito dei costi della copertura satellitare Starlink in Ucraina.
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L’episodio rivela il ruolo politico e diplomatico che le piattaforme hanno acquisito, conferendo loro una peculiare influenza geopolitica.
Che a definirla sia il tecnologo che le crea o lo Stato in cui vengono sviluppate, le tecnologie hanno un peso politico, perché intorno al loro controllo ruota parte della competizione internazionale.
Le tecnologie digitali, infatti, non solo trasformano i dati in informazioni, ma ne accelerano l’uso strategico da parte degli Stati.
Chi riesce a ottimizzare la raccolta e l’analisi dei dati agisce più rapidamente dei concorrenti, in un contesto in cui i cicli di azione e reazione sono sempre più rapidi. Da qui nasce, almeno in parte, l’aumento delle tensioni globali degli ultimi anni.
Mhalla definisce questa condizione “iperguerra”: una sorta di stato di guerra permanente in cui anche i pensieri e la capacità di ragionamento delle persone diventano obiettivi militari. La dimensione cognitiva si aggiunge così ai cinque domini tradizionali del campo di battaglia: terrestre, aereo, navale, spaziale e cyber.
La frammentazione dell’opinione pubblica, alimentata dalla logica dell’economia dell’attenzione, accentua la natura “iper” della guerra: divisa in microcluster sempre più specifici, l’opinione pubblica perde coesione e forza politica. Ciò favorisce sorveglianza, manipolazione e propaganda, anche da parte di attori esterni.
Come difendersi, allora, dall’estensione del dominio della guerra resa possibile dall’intreccio tra Big Tech e Big State?
Mhalla propone la figura del Big Citizen: una nuova forma di cittadinanza globale, capace di mediare tra i due poli e di opporre un controllo politico alle loro logiche.
Il Big Citizen deve superare l’idea di democrazia di massa e fondare un nuovo “regime di verità”: non più la ricerca di una verità unica, ormai ridotta a caleidoscopio di opinioni, ma la capacità di decodificare costantemente i discorsi e i modi in cui vengono enunciati. In un mondo sovraccarico di informazioni, è questo l’unico strumento di difesa che può restituire ai cittadini il ruolo politico necessario a garantire la sopravvivenza delle loro democrazie.
Tecnopolitica
Come la tecnologia ci rende soldati
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Facebook's laser drones v Google's net-beaming balloons
Facebook and Google update progress on their efforts to beam the internet from the stratosphere via laser-firing drones and giant balloons.Leo Kelion (BBC News)
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“Cooperate o vi uccidiamo”
Dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Nonostante le prese di posizione anche più marcate e l’allargarsi del fronte degli stati che riconoscono lo stato palestinese, continua a mancare un’azione internazionale per fermare il genocidio a Gaza. E quindi le IDF non hanno motivo di interrompere i crimini di guerra. Il primo di cui scriviamo oggi è denunciato in un nuovo report dell’Euro-Med Human Rights Monitor. Sabato l’esercito israeliano ha assassinato 9 membri di una famiglia nella città di Gaza, nel campo profughi al–Shati. Dopo quasi due anni di aggressione di Gaza gli attacchi in cui vengono uccisi tutti o quasi tutti i membri di una famiglia non fanno più notizia, ma questo è un caso particolarmente allarmante: l’attacco è stato lanciato il giorno dopo che la famiglia aveva rifiutato una richiesta di collaborazione da parte delle IDF. Specificamente, i militari israeliani avevano chiesto di formare una milizia locale, che potesse compiere azioni illegali sul territorio nei pressi del campo profughi. L’accordo avrebbe probabilmente preso forma di una nuova milizia analoga alle Forze popolari di Yasser Abu Shabab, il gruppo miliziano sostenuto da Tel Aviv diventato famigerato per come regolarmente attacca i convogli che trasportano alimenti e aiuti umanitari — quando ci sono. Mentre scriviamo non è ancora chiaro se le persone sono le stesse che avevano ricevuto la proposta, e l’hanno rifiutata, o se sono stati uccisi loro familiari. Euro–Med denuncia quella che è a tutti gli effetti una politica ricattatoria, di coercizione: o si accetta di lavorare con i militari israeliani, o si viene uccisi: “Quella che era iniziata come una forma di estorsione individuale si è trasformata in una pratica sistematica e collettiva volta a smantellare il tessuto sociale palestinese, costringendo le persone a tradire le proprie comunità.” (Euro–Med Human Rights Monitor)
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“Cooperate o vi uccidiamo”
Un report dell’Euro–Med Human Rights Monitor denuncia l’uccisione di una famiglia che si era rifiutata di collaborare con le IDF.Alessandro Massone (The Submarine)
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Molti nemici, nessun onore
Dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Come lo scorso anno, arrivato il momento dell’intervento di Netanyahu all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, molti delegati e rappresentanti degli stati ONU hanno deciso di lasciare il proprio posto in segno di protesta, disertando il discorso del Primo ministro israeliano ricercato a livello internazionale. Come dicevamo, non è la prima volta che i delegati si rifiutano di ascoltare Netanyahu, e non è nemmeno la prima volta che proteste del genere avvengono alle Nazioni Unite — ma si tratta comunque di un segno del crescente isolamento di Tel Aviv sulla scena internazionale, come ha sottolineato anche dai funzionari di Hamas: il gruppo ha accusato Netanyahu di aver negato sfacciatamente “il genocidio, lo sfollamento forzato e la fame sistematica da lui perpetrati.” “Se davvero avesse a cuore i suoi prigionieri, porrebbe fine ai brutali bombardamenti, ai massacri e alla distruzione di Gaza, ma invece mente e continua a mettere in pericolo le loro vite.” Nel proprio discorso Netanyahu non ha solo negato il genocidio in corso, ma ha anche rivendicato diversi degli attacchi degli scorsi mesi, tra cui quelli dei cercapersone di Hezbollah, e ha anche rivendicato la caduta di Assad in Siria, senza menzionare il ruolo dei ribelli siriani. Netanyahu ha poi vantato: “Quindi voglio svelarvi un segreto a porte chiuse: molti dei leader che ci condannano pubblicamente, in privato ci ringraziano.” “Mi dicono quanto apprezzino i superbi servizi segreti israeliani che hanno impedito, più volte, attacchi terroristici nelle loro capitali, salvando innumerevoli vite.” (YouTube / Axios / the New Arab)
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Molti nemici, nessun onore
Il discorso di Netanyahu, ignorato alle Nazioni Unite, trasmesso come arma psicologica a Gaza. Tra le altre notizie: l’Iran richiama gli ambasciatori in Francia, Germania e Regno Unito, la Global Sumud Flotilla continua verso Gaza, e il prezzo di Tik…Alessandro Massone (The Submarine)
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Gestione della Postura di sicurezza in Defender for Cloud (CSPM)
Cos’è il Cloud Security Posture Management (CSPM)
Il CSPM è una funzionalità di Microsoft Defender for Cloud che aiuta le organizzazioni a migliorare la postura di sicurezza complessiva del proprio ambiente cloud che possiamo evidenziare nei seguenti punti:
1. Scopo
- Individuare punti deboli nella configurazione delle risorse cloud.
 - Fornire raccomandazioni prioritarie per correggere errori di configurazione e ridurre i rischi.
 - Offrire una visione centralizzata dello stato di sicurezza tramite il Secure Score, che misura il livello di protezione complessivo.
 
2. Funzionalità
- Inventario delle risorse: visibilità completa su risorse Azure, AWS e GCP.
 - Rilevamento errori di configurazione: identifica configurazioni non sicure.
 - Conformità normativa: monitora la conformità rispetto a standard come ISO 27001, PCI-DSS, NIST.
 - Raccomandazioni automatiche: suggerimenti per migliorare la sicurezza con un semplice clic.
 - Supporto multicloud e ibrido: integrazione con Azure Arc per includere risorse on-premises e di altri cloud provider.
 
3. Integrazione
- Cloud Workload Protection Platform (CWPP): protezione avanzata dei carichi di lavoro con rilevamento basato su AI.
 - Defender for Endpoint: onboarding automatico dei server Windows e Linux per protezione estesa.
 - DevSecOps: integrazione della sicurezza nei processi di sviluppo.
 
4. Benefici
- Onboarding semplificato: agentless per AWS e GCP, Azure Arc per ambienti on-prem.
 - Automazione: provisioning automatico delle nuove risorse.
 - Protezione continua: monitoraggio costante e alert intelligenti basati su AI e Microsoft Threat Intelligence
 
Piani disponibili
Defender for Cloud offre due opzioni di piano CSPM:
- Foundational CSPM - un piano gratuito attivato per impostazione predefinita per le sottoscrizioni e gli account di Defender for Cloud.
 - Defender CSPM : piano a pagamento che offre funzionalità aggiuntive oltre al piano CSPM di base. Questa versione del piano offre funzionalità di sicurezza più avanzate, dalla postura di sicurezza con l'AI, l'analisi del percorso di attacco, la definizione delle priorità dei rischi, Internet exposure analysis, External attack surface, Agentless machine scanning e il Cloud Infrastructure Entitlement Management.
 
Ma cos'è la postura di sicurezza?
La postura di sicurezza rappresenta il livello di protezione e conformità delle risorse cloud rispetto a best practice e policy di sicurezza .
Defender for Cloud valuta continuamente le risorse rispetto agli standard di sicurezza definiti per le sottoscrizioni di Azure, gli account Amazon Web Service (AWS) e i progetti Google Cloud Platform (GCP) in modo tale che possa generare le raccomandazioni di sicurezza necessarie.
Quando si abilita Defender for Cloud in una sottoscrizione di Azure, automaticamente vengono applicate le conformità Microsoft Cloud Security Benchmark (MCSB), le quali forniscono le raccomandazioni per proteggere gli ambienti multicloud. Defender per il cloud genera un punteggio di sicurezza in base ad alcune raccomandazioni di MCSB che si basano su due tipi di valutazione:
Standard di sicurezza: queste raccomandazioni sono generalmente applicabili ai carichi di lavoro cloud. Ogni raccomandazione identifica un elenco di parti interessate che sono tipicamente coinvolte nella pianificazione, nell'approvazione o nell'implementazione del benchmark.
Baseline del servizio: applicano i controlli ai singoli servizi cloud per fornire raccomandazioni sulla configurazione di sicurezza del servizio specifico.
Ma come funziona MCSB? Da dove arrivano tutte le informazioni ?
Qui sotto vi posso aiutare con questa slide per cercare di capire meglio il meccanismo:
- Azure Security Benchmark (ASB)
ASB era lo standard Microsoft per la sicurezza di Azure, con le rispettive aree di controllo (es. Network Security, Identity Management, Privileged Access, Data Protection, ecc.) e service baselines che entrano nel dettaglio dei singoli servizi di Azure. Nel 2022 è stato integrato nel MCSB. - Security benchmark per altri cloud providers (AWS e GCP)
Estende gli stessi controlli e raccomandazioni a AWS e GCP, così da avere un unico framework multi‑cloud .
Microsoft Defender for Cloud può valutare automaticamente le risorse AWS/GCP contro il MCSB nella dashboard di Regulatory compliance; a oggi Microsoft ha aggiunto 180 controlli/check specifici per le risorse presenti in AWS per questa valutazione automatizzata. - Security benchmark per “altri cloud Microsoft”
Applica gli stessi principi del benchmark anche ad altri cloud Microsoft, oltre all’Azure commerciale come ad esempio "Azure Government". 
Come abbiamo visto gli standard di sicurezza provengono da MCSB ma è importante ricordare che questi "standard di sicurezza" possono anche provenire da altre due fonti che Defender for Cloud utilizza :
Standard di conformità alle normative: quando si abilita uno o più piani di Defender per il cloud, è possibile aggiungere standard da vari programmi di conformità alle normative predefinite. vi riporto l'articolo ufficiale Microsoft Conformità alle normative in Defender per il cloud - Microsoft Defender for Cloud | Microsoft Learn
Standard personalizzati: è possibile creare standard di sicurezza personalizzati in Defender per il cloud e aggiungere raccomandazioni predefinite e personalizzate in base alle esigenze.
Attualmente gli standard di Azure sono basati sui Criteri di Azure, mentre gli standard AWS e GCP sono basati su Defender per il cloud.
Azure Policy è integrato con Defender for Cloud ed è grazie a questo componente che è possibile applicare e gestire le policy di sicurezza e conformità sulle diverse risorse.
Compliance in Defender for Cloud
Microsoft Defender for Cloud facilita la conformità normativa, identificando i problemi che impediscono di soddisfare uno standard specifico o una certificazione. Ogni standard di sicurezza include vari controlli di conformità, composti da raccomandazioni correlate che Defender per il cloud valuta costantemente rispetto a questi controlli, identificando le risorse conformi o non conformi.
Di seguito analizzeremo il piano a pagamento di Defender for Cloud evidenziando i servizi e le funzionalità aggiuntive che possono contribuire a migliorare la sicurezza della nostra infrastruttura.
Definizioni delle priorità
Microsoft Defender for Cloud utilizza un proprio algoritmo che valuta proattivamente i rischi di sicurezza nell'ambiente IT, assegnando priorità alle raccomandazioni in base al potenziale di sfruttamento e all'impatto aziendale. In sostanza, analizza i percorsi di attacco possibili e ordina i problemi di sicurezza in base al livello di rischio eseguendo questa attività di controllo ogni 8 ore.
Qui sotto un classico esempio di come Defeneder for Cloud ci aiuta a indentificare e ordinare le problematiche dei nostri workloads:
La scheda Raccomandazioni per il punteggio di sicurezza indica come i controlli di conformità in MCSB influenzano il punteggio di sicurezza globale.
per il calcolo del punteggio l'equazione è la seguente:
e qui è necessario passare all'interfaccia di visualizzazione classica per capire meglio da dove arrivano questi valori
Nel seguente esempio, il punteggio massimo di 6 viene diviso per 78 perché questa è la somma delle risorse integre e non integre. Quindi, 6 / 78 = 0,0769. Moltiplicandolo per il numero di risorse integre (4) , il punteggio corrente sarà: 0,0769 * 4 = 0,31.
si lo so che non è banale ma per fortuna ci pensa Defender for Cloud a fare tutto questo per noi ..... 😊
Quindi per migliorare il punteggio di sicurezza non ci basta far altro che eseguire le procedura consigliate da MCSB nelle rispettive raccomandazioni che è possibile fare in due precisi modi:
- È possibile correggere manualmente ogni raccomandazione per ogni risorsa oppure usare l'opzione Risolvi (se disponibile) per risolvere rapidamente un problema in più risorse.
 - Applicare o negare raccomandazioni per migliorare il punteggio e assicurarsi che gli utenti non creino risorse che influiscono negativamente sul punteggio.
 
Controlli del Punteggio di Sicurezza
Defender for Cloud come abbiamo ricordato più volte controlla in modo continuativo le proprio risorse e nella tabella seguente è possibile visualizzare il punteggio di sicurezza che viene aggiunto se si eseguono correttamente le remediation ( ho evidenziato solo le più significative con punteggio superiore a 6) :
| Punteggio di sicurezza | Controllo di sicurezza | 
|---|---|
| 10 | Abilitare MFA: Defender per il cloud attribuisce un valore elevato all'autenticazione a più fattori. Usare queste raccomandazioni per proteggere gli utenti delle sottoscrizioni. Esistono tre modi per abilitare la MFA ed essere conformi alle raccomandazioni: impostazioni predefinite di sicurezza, assegnazione per utente e criteri di accesso condizionale.  | 
| 8 | Porte di gestione sicure: gli attacchi di forza bruta spesso usano porte di gestione. Usare queste raccomandazioni per ridurre l'esposizione con strumenti come l'accesso JIT alle VM e i gruppi di sicurezza di rete. | 
| 6 | Applicazione degli aggiornamenti di sistema: la mancata applicazione degli aggiornamenti lascia vulnerabilità senza patch e produce ambienti vulnerabili ad attacchi. Usare queste raccomandazioni per mantenere l'efficienza operativa, ridurre le vulnerabilità di sicurezza e fornire un ambiente più stabile per gli utenti. Per distribuire gli aggiornamenti di sistema, è possibile usare Gestione aggiornamenti di Azure per gestire patch e aggiornamenti per i computer. | 
| 6 | Correzione delle vulnerabilità: quando lo strumento di valutazione della vulnerabilità segnala le vulnerabilità a Defender per il cloud, Defender per il cloud presenta i risultati e le informazioni correlate come raccomandazioni. Usare queste raccomandazioni per correggere le vulnerabilità identificate. | 
qui il link con la tabella completa Link
Attack Paths
Un percorso di attacco si riferisce alla sequenza di passaggi che un potenziale aggressore utilizza per infiltrarsi nel tuo ambiente e ottenere l'accesso alle tue risorse. Inizia in un punto di ingresso, che può coinvolgere una risorsa vulnerabile. Da lì, l'aggressore sfrutta il movimento laterale disponibile all'interno del tuo ambiente multicloud, spesso sfruttando le identità collegate che dispongono di autorizzazioni per altre risorse. Il percorso di attacco continua finché l'aggressore non raggiunge un obiettivo critico, come i database che contengono informazioni sensibili.
La funzionalità di analisi del percorso di attacco in Microsoft Defender per il cloud è progettata per identificare i punti di ingresso sfruttabili e i potenziali passaggi successivi che un utente malintenzionato potrebbe compiere per raggiungere asset critici in un ambiente multicloud unico. Utilizzando un algoritmo proprietario e il grafico della sicurezza cloud, questa analisi evidenzia i percorsi di attacco e suggerisce raccomandazioni per correggere i problemi più rischiosi, basate su fattori come esposizione a Internet e autorizzazioni, al fine di interrompere i percorsi di attacco e prevenire violazioni.
Giusto per fare un esempio: se un attaccante tenta di accedere a una macchina vulnerabile tramite Internet sfruttando una vulnerabilità specifica (come CVE-5436-4223), l'analisi del percorso di attacco può identificare questo punto di ingresso e suggerire misure correttive per mitigare il rischio.
External attack surface
Un'altra funzionalità gratuita presente in Defender for Cloud molto utile sempre ai fini della sicurezza del nostro ambiente (non solo per Azure) è l'integrazione con un servizio che prende il nome di Microsoft Defender External Attack Surface Management che si occupa di:
- Individuare tutte le risorse cloud con connessione Internet
 - Analisi dell'Attack path che trova tutti i percorsi sfruttabili a partire dagli indirizzi IP esposti da Internet.
 - Query personalizzate che correlano tutti gli indirizzi IP esposti da Internet con il resto dei dati di Defender for Cloud in Cloud Security Explorer.
 
Cloud Infrastructure Entitlement Management (CIEM)
Altra funzionalità fondamentale per la protezione dei nostri ambienti è l'analisi delle permission che viene eseguita da un componente nativo presente sempre in Defender for Cloud che prende il nome di Cloud Infrastructure Entitlement Management (CIEM) che ha nel suo "DNA" quello di ridurre il rischio di uso improprio dei privilegi assegnati.
CIEM supporta i seguenti oggetti:
- Utenti, gruppi ed entità servizio di Microsoft Entra ID
 - Utenti, ruoli, gruppi, funzioni serverless e risorse di calcolo AWS IAM
 - Utenti, gruppi, account di servizio e funzioni serverless di Google Cloud IAM
 
Le funzionalità principali di questo servizio sono essenzialmente 4 :
Multicloud identity discovery: Tiene traccia e analizza le autorizzazioni su Azure, AWS e GCP in un'unica visualizzazione unificata
Effective permission analysis: Comprendere non solo chi ha accesso, ma anche il potenziale rischio di ciò a cui può accedere.
Identity risk insights: Ridurre il rischio legato all’identità ricevendo una guida proattiva tramite specifiche raccomandazioni.
Lateral movement detections: Defender for Cloud correla i rischi di identità con l'analisi del percorso di attacco, evidenziando opportunità di movimento laterale derivanti da identità privilegiate o configurazioni errate.
Agentless machine scanning
Qui passiamo a una delle novità di Defender for Cloud che ci permette di analizzare le VM presenti in Azure, Amazon e Google senza installare nessun agente e senza alterare le performance delle nostre macchine. Un servizio che :
- Analizza la presenza di una soluzione EDR e nel caso fosse Microsoft Defender for Endpoint anche le impostazioni
 - esegue l'inventario software
 - Analizza le vulnerabilità
 - Scansione e identifica la presenza di password o key nei computer
 - Scansione Malware e Virus
 - Analizza le macchine virtuali in esecuzione come nodi Kubernetes
 
qui lo schema di massima del suo funzionamento.
Proviamo a pensare a tutte quelle aziende che non vogliono per tutta una serie di motivi dover installare prodotti di sicurezza, ma al tempo stesso rispondere a tutti i requisiti normativi... un servizio simile a mio avviso diventa indispensabile .
Internet Exposure analysis
Questa funzionalità identifica le risorse multicloud che sono esposte a Internet e grazie a queste informazioni determina il livello di rischio, vulnerabilità e problemi di sicurezza del workload. identificare una risorsa che è esposta su internet potrebbe sembrare un'attività di per sé semplice (ad es. che abbia un ip pubblico assegnato) ma ricordiamoci che in ambienti molto complessi la dinamica cambia . Pensiamo ad esempio al servizio di "load balancer" di Azure... oppure ad una misconfiguration di Azure Firewall o al Network Security Group.
Riassumendo
Uno dei componenti chiave di Microsoft Defender for Cloud è sicuramente Cloud Security Posture Management (CSPM). CSPM offre una guida più rigorosa che ti consente di migliorare le tue misure di sicurezza in modo efficiente ed efficace. Inoltre, ti fornisce visibilità sulla tua attuale posizione di sicurezza da una console completamente centralizzata e multi-cloud.
Conformità alle normative in Defender per il cloud - Microsoft Defender for Cloud
Informazioni sulla conformità alle normative in Microsoft Defender per il cloud e su come consente di garantire la conformità agli standard globali, regionali e del settore.learn.microsoft.com
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La crescente pressione internazionale contro Israele
Dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Donald Trump sembra aver ceduto all’agitazione dei propri alleati europei e arabi: parlando con la stampa nello Studio ovale, il presidente statunitense ha detto che “non permetterà a Israele di annettere la Cisgiordania.” “No no, non lo permetterò, non succederà.” Trump ha aggiunto: “Ne ho abbastanza, adesso è ora di fermarsi.” Trump ha di nuovo detto che un accordo per “la pace” a Gaza sarebbe vicino — una affermazione non sostanziata che il presidente statunitense ha fatto ormai innumerevoli volte nel corso dei mesi scorsi. Scherzando, ha aggiunto che sarebbe stata la prima volta che ci sarebbe stata pace nella regione da “2000 anni.” Nei giorni precedenti gli alleati degli Stati Uniti si sono mobilitati con forza per convincere l’amministrazione Trump a impedire l’annessione della Cisgiordania. Se confermate nei fatti, le dichiarazioni di Trump sarebbero un marcato cambio di direzione per le politiche statunitense: nei mesi scorsi i funzionari statunitensi avevano cansato la domanda, precisando però che stavano “dalla parte di Israele,” tant’è che i coloni israeliani iniziavano a credere che gli Stati Uniti avrebbero silenziosamente permesso l’annessione. (YouTube / the Guardian / Anadolu / the New York Times)
Sembra che la Uefa, intanto, sia pronta finalmente ad escludere Israele dalle competizioni calcistiche internazionali europee. Lo ha rivelato il Times, confermando indiscrezioni che circolavano già da qualche giorno. La Fifa, su pressioni statunitensi, potrebbe non allinearsi alla federazione europea, ma il danno per lo sportwashing israeliano sarebbe enorme: l’esclusione della Uefa causerebbe l’esclusione delle sue squadre dall’Europa League e della sua nazionale dalle qualificazioni ai mondiali 2026, quelle per cui il 26 ottobre è prevista una partita contro l’Italia a Udine. Potrebbe aver giocato un ruolo in questa accelerazione il Qatar, che è molto coinvolto nel calcio europeo e che potrebbe aver trovato un modo non violento di vendicarsi in parte degli attacchi militari israeliani sul suo territorio del mese scorso. (the Times)
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La crescente pressione internazionale contro Israele
Da Donald Trump alla Uefa, passando dal governo italiano — Israele è isolato mentre continua con la propria campagna di genocidio.Stefano Colombo (The Submarine)
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Il governo Meloni scopre la Striscia di Gaza
Scioperare, protestare e fare casino serve: il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha ordinato a una fregata della marina italiana di raggiungere la Global Sumud Flotilla, “Per garantire assistenza ai cittadini italiani presenti.” Crosetto ha dichiarato di aver informato gli addetti diplomatici e militari israeliani competenti. Crosetto dovrebbe anche riferire oggi in Parlamento, mentre ieri alla Camera Avs, Pd e M5S hanno occupato l’aula per chiedere risposte sulla situazione della flottiglia, dei cittadini italiani presenti a bordo e in generale dei rapporti italiani con Israele. Secondo la capogruppo Pd Chiara Braga “quello che è avvenuto è un attacco all’Italia,” una posizione condivisa anche dalla segretaria Schlein, secondo cui “questa notte sono state attaccate in acque internazionali anche imbarcazioni con cittadini e cittadine italiane: è un attacco deliberato al nostro Paese da parte del governo israeliano.” I 5stelle hanno dichiarato che avrebbero bloccato “con ogni mezzo” i lavori nelle commissioni. (ANSA / Today)
La società italiana sembra sempre più determinata a prendere le difese dei diritti umani, a prescindere dall’atteggiamento delle autorità. Il sindacato Usb ha dichiarato di essere pronto a una nuova mobilitazione per la Flotilla, dichiarando di “promuovere uno stato di agitazione permanente”: il sindacato “conferma perciò la decisione di proclamare un nuovo sciopero generale se la situazione dovesse precipitare. La parola d'ordine ‘Blocchiamo tutto’ è sempre più una necessità.” Stavolta anche la Cgil ha deciso di partecipare e non sabotare eventuali iniziative, come ha scandalosamente tentato di fare la scorsa settimana. Il maggiore sindacato italiano ha dichiarato che “in caso di ulteriori attacchi, blocchi o sequestri delle imbarcazioni o dei materiali,” la Cgil “è pronta a proclamare con la necessaria tempestività lo sciopero generale.” Il ministro dei Trasporti, Salvini, a cui è stato recentemente conferito il premio Italia-Israele 2025, ha detto che “non permetteremo che blocchino il paese e lo portino nel caos.” (USB / CGIL / X)
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Il governo Meloni scopre la Striscia di Gaza
Il governo italiano proteggerà, chiaramente controvoglia, la Global Sumud Flotilla. Tra le altre notizie: oggi è il giorno della sentenza per Nicolas Sarkozy, Meloni contro il diritto d’asilo, e le minacce di Apple contro l’Unione europeaAlessandro Massone (The Submarine)
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La diplomazia secondo Donald Trump
Donald Trump un lunghissimo discorso — spesso incoerente, sempre estremamente aggressivo — all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra le molte inesattezze e falsità, ad un certo punto del proprio discorso Trump si è vantato di aver “messo fine a 7 guerre,” una cosa che non solo è nominalmente falsa, ma che copre il fallimento nel mettere fine al conflitto in Ucraina e al genocidio a Gaza — due promesse elettorali andate ormai espressamente disattese. Il presidente statunitense si è anche scagliato contro “il programma migratorio globalista”: “È ora di mettere fine all’esperimento fallito dei confini aperti,” ha detto Trump rivolgendosi ai paesi europei, dove nessuno ha confini aperti, perché “i vostri paesi stanno in rovina.” Oltre che sulle migrazioni, Trump si è sfogato anche contro la — già stentata — risposta politica alla crisi climatica, che ha descritto come “la più grande truffa mai realizzata al mondo.” Trump ha anche criticato i leader che stanno riconoscendo lo stato di Palestina, ripetendo la tesi di Tel Aviv che sia un “premio” per Hamas, e che avrebbe “incoraggiato il continuare del conflitto.” (YouTube / the Guardian)
Trump si è scontrato a distanza con Luiz Inácio Lula da Silva, che, in un discorso molto più incisivo — meno di venti minuti, contro quasi un’ora — ha denunciato che “in tutto il mondo, forze antidemocratiche stanno cercando di soggiogare le istituzioni e soffocare le libertà.” “Adorano la violenza, esaltano l'ignoranza, agiscono come milizie fisiche e digitali e limitano la libertà di stampa.” Trump ha tenuto il discorso subito dopo, e ha rivendicato le forti sanzioni contro il Brasile, “per aver interferito a diritti e libertà dei cittadini statunitensi.” Trump ha incontrato Lula per la prima volta alle Nazioni Unite, e i due si sono incontrati brevemente mentre si avvicendavano. Secondo il presidente degli Stati Uniti in quei pochi secondi tra i due c’è stata una “buona intesa.” (YouTube)
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La diplomazia secondo Donald Trump
Il presidente statunitense ha tenuto un lungo discorso lamentandosi delle migrazioni e del presunto contrasto alla crisi climatica.Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Italia si è fermata per Gaza
Come era nell’aria, lo sciopero generale di ieri a favore di Gaza è stato un grande successo di partecipazione: diverse città si sono fermate grazie a manifestazioni rilevanti, anche in città come Milano che sono state flagellate da un maltempo terribile — di cui parleremo più sotto. In totale si parla di almeno 80 manifestazioni, con circa 300 mila persone in strada a Roma. A Milano si sono registrati scontri con le forze dell’ordine, anche se di non grave entità: sono stati divelti alcuni cartelli e sono state rotte alcune vetrine e porte d’accesso alla stazione. Le forze dell’ordine hanno fermato i manifestanti, che stavano cercando di entrare in metropolitana, con l’uso dei manganelli. Ai margini delle violenze delle fdo, si rileva la controversia di un agente che ha fatto un gesto violento e sessista a una giornalista di Fanpage. (Domani, dietro paywall / Corriere della Sera)
Ovviamente tanto è bastato per far scomodare nientemeno che la presidente del Consiglio, secondo cui si tratta di “immagini indegne” e di “violenze che non cambieranno di una virgola la vita delle persone a Gaza.” È utile ricordare che la violenza è solo quella contro le persone, mentre quanto è avvenuto a Milano è più inquadrabile come atti di sabotaggio e danneggiamento. La vicesegretaria della Lega, Silvia Sardone, ha definito i manifestanti “come terroristi.” Condanne sono arrivate da tutto l’arco politico, con la segretaria del Pd Schlein che si è espressa così: “Noi abbiamo sempre condannato ogni forma di violenza politica perché non la riteniamo mai giustificabile e perché non è il nostro metodo. Non possiamo accettare però di vedere che la violenza di qualche centinaio di manifestanti che hanno colpito la stazione copra quelle decine di migliaia di manifestanti che pacificamente oggi in tutto il paese hanno manifestato per Gaza. Mentre noi la violenza politica la condanniamo sempre, stiamo ancora aspettando che Giorgia Meloni condanni i crimini di Netanyahu, anziché fare e dire solo quello che sta bene a Trump e a Netanyahu stesso.” (X / ANSA)
A Bologna migliaia di manifestanti hanno bloccato la tangenziale e l’A14, con 4 arresti e 5 denunce da parte della polizia, che ha fatto uso di lacrimogeni e idranti per cercare di sedare la protesta. A Roma la manifestazione ha occupato la tangenziale, dove ha incontrato gli applausi degli autisti, che hanno incoraggiato i manifestanti. È stata occupata anche la facoltà di Lettere della Sapienza. Anche a Catania ci sono state tensioni tra manifestanti e forze dell’ordine, che hanno impedito alla manifestazione di raggiungere l’area portuale. (BolognaToday / il Resto del Carlino / Corriere della Sera / il Messaggero / CataniaToday)
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L’Italia si è fermata per Gaza
Lo sciopero generale per Gaza è stato un grande successo, nonostante la repressione delle fdo e le critiche delle forze di governo.Alessandro Massone (The Submarine)
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- Amedeo Novelli
- Pau Buscato
- Ania Klosek
- Collettivo UP Photographer
- Gustavo Minas
Una giornata molto interessante e formativa.
Un ringraziamento agli organizzatori per l'ottimo lavoro svolto, e arrivederci al prossimo anno 👋
Per approfondire: pspifestival.it/
#streetphotography #street #streetphotographer #pisa
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Riconoscere lo stato palestinese è il minimo
Il Regno Unito, l’Australia, il Canada e il Portogallo hanno riconosciuto lo stato di Palestina. In un messaggio video, il Primo ministro britannico Starmer ha dichiarato che la decisione dovrebbe “ridare speranza per la pace tra palestinesi e israeliani e per una soluzione dei due stati.” Il Regno Unito e il Canada sono i primi due paesi del G7 a riconoscere lo stato palestinese — una posizione che è altrimenti largamente maggioritaria nel resto del mondo. Sono solo i primi di una serie di paesi che, nei prossimi giorni, durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, faranno lo stesso. Il Primo ministro canadese Carney ha dichiarato che il Canada “offriva il proprio supporto per costruire la promessa di un futuro pacifico.” Il Primo ministro australiano Albanese ha dichiarato che questo sarebbe “un passo avanti perché israeliani e palestinesi vivano insieme in pace e sicurezza.” Il ministro degli Esteri portoghese Rangel ha spiegato, da New York, che riconoscere lo stato palestinese era “l'attuazione di una politica fondamentale, coerente e ampiamente condivisa.” (the New Arab / X / Primo ministro canadese / X / Middle East Eye)
Le autorità israeliane hanno reagito con toni durissimi — nonostante nessuno leader dei paesi che ieri ha riconosciuto lo stato palestinese abbia detto nemmeno una sillaba contro il governo israeliano. Netanyahu ha dichiarato che si trattava di un “grande premio per il terrorismo,” e ha preso l’impegno che “uno stato palestinese non si formerà mai a ovest del fiume Giordano.” Molti ministri del governo hanno rilanciato, chiedendo l’annessione della Cisgiordania come risposta all’affronto di aver riconosciuto uno stato palestinese. Secondo Smotrich riconoscere lo stato palestinese è addirittura “un atto ostile.” Il ministro degli Esteri Sa'ar ha descritto i riconoscimenti come “sbagliati, provocatori, e immorali.” Va sottolineato che queste reazioni a dir poco estremiste non sono limitate a frange della coalizione di Netanyahu, e nemmeno al solo governo. Dall’opposizione, il leader del Partito di Unità nazionale Eisenkot ha parlato di “follia e premio per il terrorismo,” e Gantz ha dichiarato che l’azione avrebbe “rinforzato Hamas e prolungato la guerra.” Il leader dell’opposizione Lapid dice che è stato un “disastro politico e un passo pericoloso.” Nonostante il genocidio in corso, Lapid sostiene che “un governo israeliano responsabile avrebbe potuto impedirlo attraverso un lavoro diplomatico professionale.” Anche nel centrosinistra israeliano le idee non sono chiarissime: il leader dei Democratici Yair Golan parla di un “fallimento politico pericoloso.” Golan chiede una fine ‘politica’ dell’aggressione di Gaza, ma sostiene comunque che riconoscere lo stato palestinese sia “un passo distruttivo” per Israele. (WAFA)
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Riconoscere lo stato palestinese è il minimo
Regno Unito, Australia, Canada e Portogallo hanno riconosciuto lo stato di Palestina, ma non ci si può fermare qui.Alessandro Massone (The Submarine)
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I segreti di un ristorante efficiente: come automatizzare la gestione del magazzino
Nel mondo della ristorazione moderna, efficienza significa controllo.
Controllo dei costi, dei tempi, delle risorse e delle scorte.
Un magazzino disorganizzato, con prodotti dimenticati o in eccesso, può diventare un vero nemico del margine operativo. Al contrario, una gestione precisa e automatizzata delle scorte aiuta a ridurre gli sprechi, migliorare il servizio e far crescere la redditività.
L’automazione della gestione del magazzino è una leva fondamentale per rendere il ristorante più competitivo.
In questo articolo vedremo come funziona, quali strumenti adottare e perché Cassa in Cloud è uno dei migliori alleati per chi vuole digitalizzare e semplificare il controllo delle scorte.
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Perché automatizzare il magazzino fa crescere il business del tuo ristorante
Nel flusso frenetico della vita in cucina, è facile perdere di vista quante materie prime vengono usate, cosa sta per scadere o quali prodotti sono fermi da settimane.
Senza strumenti adeguati, la gestione del magazzino diventa approssimativa, basata sulla memoria o su file difficili da aggiornare.
I problemi più comuni:
- Scorte in eccesso o insufficienti
 - Sprechi alimentari per mancato utilizzo o scadenze dimenticate
 - Errori negli ordini ai fornitori
 - Difficoltà a calcolare il food cost reale
 
L’automazione permette di sapere cosa serve, quando e in quale quantità, basandosi su dati precisi e aggiornati.
Cosa significa automatizzare la gestione del magazzino
Automatizzare il magazzino non significa solo tenere un inventario digitale, ma gestire in modo integrato ogni aspetto legato a entrate, uscite e consumi delle scorte.
Un sistema completo consente di:
- Tracciare ogni movimento di prodotto
 - Impostare soglie minime per il riordino automatico
 - Ricevere alert per prodotti in scadenza
 - Collegare magazzino e menù per calcolare il food cost reale
 
In pratica, tutto ciò che entra ed esce dal magazzino viene registrato e monitorato. Il risultato è una visione chiara e in tempo reale dello stato delle scorte.
Cassa in Cloud: tecnologia al servizio dell’efficienza
Cassa in Cloud è una piattaforma gestionale pensata per il mondo della ristorazione. Tra le sue funzionalità più apprezzate c’è proprio il modulo dedicato alla gestione del magazzino.
Le principali funzionalità:
- Tracciabilità delle scorte: ogni prodotto è monitorato dal momento dell’ingresso fino all’utilizzo
 - Gestione delle scadenze: avvisi automatici evitano dimenticanze e sprechi
 - Report sulle giacenze: per capire cosa è fermo in magazzino e perché
 - Integrazione con il menù: ogni piatto è collegato agli ingredienti utilizzati, con aggiornamento automatico delle quantità
 - Riordino facilitato: puoi generare ordini ai fornitori partendo dalle soglie minime impostate
 
Questa automazione permette al ristoratore di risparmiare tempo, ridurre gli errori e prendere decisioni più consapevoli.
Ridurre gli sprechi con dati e automazione
Uno dei vantaggi principali dell’automazione del magazzino è la riduzione sistemica degli sprechi.
Il controllo continuo delle scorte permette di:
- Evitare acquisti inutili
 - Sfruttare al meglio gli ingredienti in giacenza
 - Organizzare il menù in base alla disponibilità reale
 - Prevenire errori nella produzione e nella mise en place
 
Inoltre, l’integrazione con piattaforma di Food Cost Management consente di valutare l’impatto economico di ogni singolo ingrediente, aiutando a costruire un’offerta sostenibile e profittevole.
Come impostare un magazzino automatizzato: consigli pratici
1. Digitalizza l’inventario iniziale
Importa tutti i prodotti, ingredienti e materiali nel sistema, associando quantità, unità di misura, fornitore e scadenza.
2. Imposta soglie minime e livelli di allerta
Definisci per ogni articolo una soglia che attivi l’alert per il riordino. Questo ti permette di non restare mai senza i prodotti più usati.
3. Collega il magazzino al menù
Associa le ricette agli ingredienti in modo che, ad ogni vendita, il sistema scarichi automaticamente le quantità corrispondenti.
4. Monitora i report settimanali
Consulta regolarmente i report per capire cosa si muove, cosa resta fermo e come si evolve il food cost.
5. Forma il personale
Assicurati che anche chi lavora in cucina sappia come usare correttamente il sistema per registrare le uscite e segnalare anomalie.
Automatizza giacenze e scorte di magazzino: vantaggi concreti per il ristoratore
Automatizzare la gestione del magazzino porta benefici tangibili:
- Riduzione degli sprechi alimentari
 - Risparmio di tempo nella gestione operativa
 - Miglior controllo dei costi e maggiore marginalità
 - Decisioni basate su dati reali
 - Più ordine, meno errori e maggiore serenità per tutto lo staff
 
Ricorda: in un mercato competitivo, ogni dettaglio può fare la differenza.
Avere il pieno controllo sulle scorte permette di affrontare con maggiore solidità anche i momenti più complessi o stagionali.
Conclusione: l’efficienza parte dal magazzino
Un ristorante efficiente non è solo quello che serve bene: è quello che pensa bene, che organizza, che anticipa.
Automatizzare la gestione del magazzino significa liberare tempo, risorse e attenzione da attività ripetitive, per concentrarsi su ciò che conta davvero: qualità, servizio, relazione con il cliente.
Con strumenti digitali come Cassa in Cloud, anche il magazzino diventa un motore strategico.
Basta carta, fogli di calcolo e appunti sul frigorifero: è ora di passare a una gestione professionale, smart e orientata al futuro.
Aumenta i margini di profitto del tuo locale con l'aiuto della tecnologia e scarica la guida gratuiti in pochi semplici clic. ⬇️
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Che cos’è l’atto di creazione di mondi.
Il testo che stai per leggere è la trascrizione della performative lecutre che ho tenuto a MAST all'inizio di agosto. Si basa sulle Note sulla creazione di mondi, ma introduce alcuni concetti a cui ho avuto modo di pensare solo dopo la loro pubblicazione.
Chiudi gli occhi. Chiudili e immagina di essere in un altro luogo e in un altro tempo rispetto a quelli in cui ti trovi mentre stai leggendo queste righe.
È il primo maggio del 1977. Sei seduto su una poltroncina del Northpoint Theatre di San Francisco, pronto ad assistere alla prima proiezione assoluta di un film di cui non sai nulla.
Le luci della sala si spengono. Alle tue spalle, dalla cabina di proiezione, nella sala inizia a spandersi il brrrrr del proiettore che si avvia. Il fascio di luce attraversa rapidissimo il buio della sala e lo schermo si accende.
Dopo il logo della casa di produzione sullo schermo compare una scritta. Il font è sottile, acuminato, colorato d'un azzurro quasi ceruleo
Quando la scritta scompare, un suono rompe il silenzio della sala. Sembra provenire da un altrove lontanissimo, eppure è forte. Talmente forte da riempire lo spazio in cui ti trovi.
Non te ne sei neppure accorto, ma è bastato quel suono a farti stringere forte i braccioli della poltroncina mentre davanti ai tuoi occhi una scritta dai contorni gialli ha cominciato ad arretrare sullo schermo, sfondandone la superficie come se lo spazio della quarta parete si stesse prolungando verso l'infinito del cosmo.
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La scritta che sprofonda nel buio dice: Star Wars. E mentre si perde sul fondo dello schermo, dalla parte bassa un testo inizia a strisciare verso l'alto.
Le prime parole che leggi dicono: "Episodio IV. A New Hope". Quelle immediatamente seguenti parlano di un periodo di guerre civili, in cui astronavi ribelli, colpendo da una base nascosta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio impero galattico. Durante la battaglia, spie ribelli hanno rubato i piani segreti dell’arma finale dell’impero, una stazione spaziale corazzata chiamata “Morte Nera” ed inseguita dagli agenti dell’Impero la principessa Leia corre verso casa con i piani rubati...
Quello che ti ho appena descritto è l’atto di fondazione di uno dei più vasti e celebri universi narrativi della cultura pop contemporanea. Per farlo partorire nella tua mente sono bastati pochi secondi e poche informazioni.
Quello che sai è che la storia a cui stai per assistere è ambientata nel passato. Sai anche la storia a cui stai per assistere è già cominciata: A new hope, il film che stai guardando seduto sulle poltroncine del Northpoint Theatre di San Francisco il primo maggio del 1977, è il primo film di Guerre Stellari ma è anche il quarto episodio di una saga.
I mondi sono cronologie.
Se ne trova una alla base di ogni universo narrativo. Le cronologie sono le fondamenta di un mondo di finzione. Sono la struttura. Sono l’architrave che ne regge l’intera architettura.
Ma le cronologie sono anche l’espediente che dà profondità a un universo narrativo, facendocelo percepire come un mondo di vivo, a cui possiamo contribuire e di cui possiamo entrare a far parte.
Quando adatta per il grande schermo la trilogia de Il signore degli anelli, anche Peter Jackson fa cominciare il racconto dalla costruzione di una cronologia.
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Il mondo sta cambiando e questo cambiamento è iniziato con la forgiatura dei grandi anelli. Anche in questo caso, la storia a cui stiamo per assistere è già iniziata.
Essa non è altro che l’atto finale di una trama iniziata molto tempo prima, in un epoca di eventi di fronte alla cui grandezza e potenza quelli a cui stiamo per assistere possono solo impallidire.
La storia, diventa leggenda.
Ed è così che, emergendo da una cronologia, dispiegandosi lungo una linea del tempo, prende vita un mondo.
Come si crea una cronologia?
Troviamo la risposta a questa domanda in un piccolo manuale di gioco di ruolo. Si intitola Microscope e lo ha scritto un game designer statunitense di nome Ben Robbins.
La prima volta che me ne hanno parlato, più di dieci anni fa, me lo avevano presentato come il gioco in cui si inventa la storia. Io penso che invece sia più corretto dire che Microscope è il gioco in cui si creano le linee del tempo.
Per crearle Robbins ha scomposto le cronologie nei loro elementi costitutivi, che sono tre:
- i periodi, lunghi intervalli di tempo che possono corrispondere a un’epoca;
 - gli eventi, accadimenti puntuali e localizzati all’interno di un periodo;
 - le scene, avvenimenti che accadono all’intero di un evento e contribuiscono a illuminarne i punti oscuri.
 
La cronologia di Star Wars è composta da tre periodi: il periodo della fine della repubblica (Episodi 1-3), quello dell’apice dell’impero (Episodi 4-6), quello della fine dell’impero (episodi 7-9).
Ogni film o serie racconta un singolo evento o una collezione di eventi.
Rogue One racconta la battaglia di Yavin, l’evento al centro di tutta la cronologia, durante la quale vengono rubati i piani della Morte Nera. La seconda stagione di Anodr racconta il genocidio di Gorm e di come quell’evento porti la ribellione alla conoscenza dell’esistenza della Morte Nera.
Ogni evento è costituito da scene.
La morte di Obi Wan Kenobi è una scena all’interno dell’evento in cui Luke, Leia, Solo e i loro compagni salgono per la prima volta a bordo della stazione orbitante di nome Morte Nera. Questo evento fa a sua volta parte del periodo in cui l’impero galattico è al massimo del suo splendore e della sua potenza.
La natura di una cronologia è frattale ed è proprio questa caratteristica che rende le cronologie uno strumento in grado di generare mondi.
Zenone ci ha insegnato che, per quanto corra veloce, Achille non riuscirà mai a superare la tartaruga perché nello spazio matematico la linea, la figura geometrica che unisce due punti tra di loro, è divisibile all’infinito.
In una cronologia di finzione tra due periodi ci sarà sempre il posto per un terzo periodo, così come tra due eventi ci sarà sempre posto per un terzo e tra due scene posto per una terza.
E così via, all'infinito.
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Come si crea un mondo?
Le cronologie sono potenti strumenti di worldbuilding. Attraverso di loro i mondi costruiscono esplorando i periodi, gli eventi e le scene da cui prendono vita.
Ma per dispiegarsi le cronologie hanno bisogno di una base di partenza. Ma come si crea questa base di partenza che poi è il mondo stesso a cui la cronologia permette di dare vita?
La risposta si trova in un altro gioco di ruolo scritto da Ben Robbins. Si intitola In this world e il suo scopo è la creazione collettiva di mondi immaginari.
Per crearli, i giocatori scelgono di partire da un argomento ben definito: il matrimonio, la religione, le forze dell’ordine. L'argomento funziona come base per creare lista di elementi, da cinque a sette, a partire da cui si scrivono tra dieci e dodici dichiarazioni. Le dichiarazioni sono frasi che descrivono in modo non controverso come l'argomento scelta funziona nel mondo attuale, quello in cui viviamo.
Partendo dalle dichiarazioni, alternandosi a turni, i giocatori possono scegliere di fare tre cose:
- descrivere in che modo una dichiarazione cambia nel mondo che stanno creando;
 - scegliere quali dichiarazioni restano identiche a se stesse;
 - aggiungere un dettaglio a una dichiarazione che è già stata scelta e che contribuisce a definire il mondo che stanno creando collettivamente.
 
Se la cronologia è uno strumento che permette di costruire un mondo esplorandone la linea del tempo storico, le meccaniche di In this world permettono di costruire un mondo modificando per distorsione il modo in cui funziona quello in cui viviamo.
Così, di distorsione in distorsione, dal mondo attuale ne viene generato uno diverso, virtuale. Un mondo che è in parte simile al nostro ma allo stesso tempo è molto diverso da esso.
Un mondo che nasce in modo molto simile a quello in cui, attraverso un processo chiamato meiosi, da una cellula ne nasce un’altra che è al tempo stesso simile e diversa da quella di partenza.
Scenario e conflitto.
Le meccaniche che ho descritto nei paragrafi precedenti sono alla base di un format per il workshop di worldbuilding a cui ho lavoro fin dall'estate del 2024.
Da allora l'ho proposto in tre diverse occasioni: a Il potere dell'immaginazione. La montagna che (ancora) non c'è; a Common Ground; a MAST. Ognuna di esse mi ha permesso di approfondire, migliorare e imparare a gestire diversi aspetti del format.
In particolare, in questo periodo, la scommessa più grande è stata quella di integrare l’approccio cronologico e quello meiotico alla costruzione di mondo.
Il secondo, che costruisce i mondi per divisione cellulare, è stimolante ma rischia di risultare superficiale. Il primo invece è più profondo, ma rischia di perdere contatto con la realtà.
Integrandoli l'uno con l'altro è possibile conferire maggior profondità al metodo cellulare e, allo stesso tempo, ancorare quello cronologico alla realtà attraverso un'istanza curatoriale forte e definita.
Per congiungere i risultati dei due approcci serve uno scenario.
Lo scenario la cornice narrativa entro cui vengono definiti i punti di appoggio da cui partire per esplorare il mondo e costruirne la cronologia.
La scrittura dello scenario è l'unico momento del formato in cui, per scelta, si rinuncia alla dimensione collettiva della narrazione per avventurarsi nel regime dispotico dell’autore.
Lo scenario è, infine, l'elemento che introduce nel format il motore di ogni racconto: il conflitto. Perché il conflitto, ce lo ha insegnato Marx, non è solo il motore della narrazione ma è anche il motore che muove la Storia.
Non c'è Storia senza conflitto, così come non c'è racconto.
Note conclusive.
Nella lenta agonia della modernità, ci siamo abituati a vivere in un presente perpetrato all'infinito dalla rapidità della comunicazione elettronica.
Immersi in questo flusso tumultuoso abbiamo smarrito la capacità di pensare a un futuro alternativo al tempo (quasi) reale in cui viviamo. Così ci hanno insegnato intellettuali straordinari come Svetlana Boym, Mark Fisher e Simon Reynolds.
Confrontandomi con le loro impietose diagnosi del contemporaneo, mi sono convinto che sia utile esercitare collettivamente l'immaginazione e imparare a costruire mondi.
Farlo permette di rompere il ritmo della noia quotidiana e liberare lo spazio che serve per tornare a raccontarci l'aspetto che vorremmo avesse il mondo di domani.
In un presente in cui il potere rappresenta se stesso costruendo mastodontici apparati effimeri per giustificare il proprio progetto egemonico, lavorare per sottrazione, mettendo la parola al centro del proprio agire, è un gesto carico di valenze umane e politiche.
L'atto di raccontare storie nasce come evoluzione del linguaggio. Esse sono il più potente strumento che abbiamo a disposizione per costruire una realtà condivisa: dopotutto è il potere della parola che genera mondi ma è l'organizzazione che li trasforma in realtà.
Questa, però, è un'altra storia e non è qui che possiamo raccontarla...
Vorrei lavorare con te, come faccio?
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Drop #33. The Madness of Vision
From trompe-l'oeil to machinic vision: deception, omniscience, and the war on terrorREINCANTAMENTO (REINCANTAMENTO Drops)
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Le IDF uccidono i civili in fuga da Gaza
Dal 20 al 22 settembre e dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Milano e Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Le IDF hanno intensificato ulteriormente la propria aggressione della Striscia di Gaza: secondo fonti mediche locali sabato sono state uccise 91 persone — e solo nelle ultime ore, da mezzanotte, ne sono state uccise 31. Tra gli attacchi di sabato se ne contano di particolarmente efferati: l’aviazione israeliana ha bombardato edifici residenziali, scuole convertite in rifugi per gli sfollati, e tende. Un attacco ha colpito un furgone che stava trasportando persone che stavano lasciando la città di Gaza, seguendo gli ordini dati dai militari stessi — nell’attacco sono state uccise 4 persone, i cui corpi esanimi sono stati sbalzati in strada. In un altro attacco, le IDF hanno colpito la casa dove viveva la famiglia di Mohammed Abu Salmiya, il direttore dell’ospedale al–Shifa, il più grande della città. Nell’attacco hanno perso la vita 4 persone, tra cui suo fratello e sua cognata. Hamas ha rilasciato un comunicato per condannare l’attacco, descrivendolo come “bersagliamento deliberato”: “Un messaggio terroristico sanguinario rivolto ai medici,” “per costringerli a lasciare la città.” Il portavoce in lingua araba delle IDF, Avichay Adraee ha cercato di giustificare gli attacchi indiscriminati, dicendo che le IDF “hanno rinvenuto equipaggiamento da combattimento, tra cui mitragliatrici e munizioni, all'interno di edifici civili, ” e “hanno inoltre rinvenuto aperture di tunnel, passaggi sotterranei e telecamere.” Il portavoce ha condiviso un video e tre foto insieme al proprio comunicato, ma nessuno prova le sue affermazioni, che non sono state sostanziate in nessun modo. (Al Jazeera / WAFA / Middle East Eye / Mehr News Agency / X)
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Le IDF uccidono i civili in fuga da Gaza
Nelle scorse ore le IDF hanno lanciato una serie di attacchi efferati su Gaza città. Tra le altre notizie: iniziano i riconoscimenti europei dello stato di Palestina, un bombardamento delle forze siriane sulla provincia di Aleppo, e giocare a badmint…Alessandro Massone (The Submarine)
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Agosto
E agosto è arrivato e con gran piacere ho partecipato a una oneshot di un mio gioco derivato da Messerspiel e ispirato pesantemente a quella serie TV (e di libri...) in cui ci si scanna per il controllo di un trono fatto di spade fuse.
¡Muy divertido!
Che altro dire: mi godo un po' di sano relax.
Buon gioco!
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Israele, armato fino ai denti
Dal 20 al 22 settembre e dal 26 al 29 settembre la newsletter esce in edizione ridotta — se siete a Milano e Roma, passate a salutarci al festival di Iconografie!
Nonostante le crescenti condanne internazionali, l’amministrazione Trump ha informato il Congresso che intende vendere altre armi a Israele, per un valore di 5,7 miliardi di dollari. La vendita comprende, secondo fonti di Associated Press, 30 elicotteri Apache AH-64, che effettivamente raddoppieranno lo schieramento israeliano, e 3.200 veicoli d’assalto per le IDF. Le consegne non dovrebbero arrivare prima di due o tre anni — forse anche dopo: un segnale che Israele e gli Stati Uniti credono che le violenze nella regione continueranno con grande intensità ancora per un lungo periodo. Solo quest’anno l’amministrazione Trump ha approvato assistenza militare per Israele per 12 miliardi di dollari, ed è anche stata cancellata la sospensione alle consegne delle bombe da 2.000 libbre, una delle singole misure introdotte dall’allora amministrazione Biden per cercare di prendere le distanze, senza successo, dalla distruzione della Striscia di Gaza. (the Wall Street Journal / Associated Press)
In un video pubblicato da Translating Falasteen, una donna palestinese anziana si sfoga: “Non vogliamo nulla, né dai paesi arabi né da quelli stranieri. Vogliamo solo una cosa: che la guerra finisca. Cosa ci guadagnano a ucciderci?” Ovviamente ci sono enormi interessi economici nel mettere le mani sulla Striscia di Gaza — da Trump ai ministri di Netanyahu ormai lo dicono tutti senza farsi problemi — ma nuovi modi per lucrare sul genocidio si trovano tutti i giorni: una nuova regolamentazione del governo israeliano obbiga la GHF a distribuire solo prodotti “acquistati e confezionati dentro Israele.” In precedenza la GHF acquistava sia alimenti prodotti in Israele che in Cisgiordania. (X / JNS)
Nel frattempo, Emmanuel Macron ha confermato che la Francia lunedì riconoscerà lo stato di Palestina: “Questo riconoscimento fa parte di un piano di pace globale per la regione, volto a soddisfare le aspirazioni di sicurezza e pace sia degli israeliani che dei palestinesi.” Macron ha parlato con il presidente dell’Autorità palestinese Abbas, che si sarebbe impegnato a portare a termine le riforme che molti alleati della Francia pretendono per procedere anche loro con il riconoscimento dello stato palestinese. (X)
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Israele, armato fino ai denti
L’amministrazione Trump si prepara alla vendita di altri 6 miliardi di armi per Israele. Tra le altre notizie: il “trattato dell’alto mare” è legge internazionale, continuano le mobilitazioni in tutta Italia per Gaza, e la società immobiliare dietro …Alessandro Massone (The Submarine)
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La stretta fascista di Trump
Durante la propria visita nel Regno Unito, in piena notte, Donald Trump ha scritto su Truth Social che “era felice di informare i tanti patrioti statunitensi” che designerà “Antifa” come un gruppo terroristico, che il presidente statunitense descrive come “un disastro malato e pericoloso della sinistra radicale.” Trump sostiene inoltre che “suggerirà che chi finanzia ANTIFA sia investigato approfonditamente.” L’annuncio fa parte della crescente repressione innescata dall’omicidio di Charlie Kirk, ma è importante sottolineare che “Antifa,” non solo non è un gruppo terroristico, ma non è proprio un gruppo del tutto — “antifa” è un aggettivo o al massimo termine ombrello che si usa per identificare il collocamento di numerosi gruppi e organizzazioni autonomi antifascisti, i cui membri a volte usano, in modo disparato, rielaborazioni del gruppo tedesco Antifaschistische Aktion. (Truth Social)
Nei giorni scorsi ci sono stati numerosi casi di licenziamenti di persone più o meno in vista per aver fatto commenti sull’omicidio di Charlie Kirk — o anche solo per aver riportato qualcuna delle sue citazioni più espressamente divisive, colme d’odio, o espressamente aderenti al suprematismo bianco. In quello che però è senza dubbio il caso più grave finora, Disney e ABC hanno sospeso “a tempo indeterminato” il talk show late night Jimmy Kimmel Live! dopo che Brendan Carr, il famigerato presidente della FCC, la Commissione federale per le comunicazioni, ha minacciato di cancellare la licenza di qualsiasi canale televisivo che mandasse in onda la trasmissione. Lo avrete già indovinato: Kimmel aveva sottoscritto la teoria l’omicidio di Charlie Kirk fosse un caso di violenza della destra sulla destra, dicendo che “la gang MAGA,” stava “cercando disperatamente di classificare questo ragazzo come qualcosa di diverso da uno di loro.” Non contenta, Sinclair, proprietaria di una grande rete di canali affiliati tra gli altri ad ABC, ha annunciato che la sospensione di Kimmel “non è sufficiente”: le stazioni ABC di Sinclair trasmetteranno “uno speciale in memoria di Charlie Kirk” al posto della trasmissione — effettivamente sostituendo una trasmissione indipendente con uno speciale di propaganda pro-governativa. (Variety)
Se possibile ancora più allarmante, lo stesso tentativo di repulisti contro qualsiasi voce di dissenso è in corso anche al Pentagono: secondo un retroscena di POLITICO un numero imprecisato di soldati sono già stati licenziati o puniti per commenti che hanno fatto sull’omicidio di Kirk sui social media. La stretta allarma ovviamente i dipendenti del Pentagono, sia militari che civili: nonostante il rapporto strettissimo tra Difesa e amministrazione negli Stati Uniti, l’esercito non è ovviamente un’organizzazione politica, e non è chiaro quale possa essere il fondamento di punire persone che fanno commenti percepiti come non leali a Donald Trump. Rachel VanLandingham, un’ex avvocata militare e funzionaria dell’aviazione, lo dice esplicitamente: “Temo che trasformerà l'esercito da istituzione apolitica a istituzione politica.” La situazione è tesissima: l’addetta stampa del Pentagono, Kingsley Wilson, ha scritto su X che “1 americano liberal su 4 supporta la violenza politica,” e che per questo si tratta, tutti, di “terroristi domestici.” (POLITICO / X)
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La stretta fascista di Trump
Antifa come gruppo terroristico, trasmissioni tv cancellate, repulisti al Pentagono: continua la repressione con la scusa dell’omicidio di Charlie Kirk.Alessandro Massone (The Submarine)
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Scegli da che parte stare
Il governo spagnolo ha cancellato un contratto da 700 milioni di euro per l’acquisto di lanciarazzi israeliani. La settimana scorsa Sánchez aveva annunciato che avrebbe “consolidato” una serie di misure che avrebbero dovuto fare pressione su Israele per mettere fine al genocidio su Gaza. La cancellazione dell’ordine era avvenuta immediatamente il giorno successivo, ma arriva sui media solo oggi. Un altro ordine, questo del valore di 287 milioni, era stato cancellato già nei mesi scorsi. Ora il governo intende procedere con ulteriori revisioni per eliminare del tutto le tecnologie e le armi israeliane dall’uso delle forze armate. Nel frattempo, il presidente Sánchez ha difeso la sua posizione, secondo cui gli atleti e le squadre israeliane dovrebbero essere esclusi da tutte le competizioni sportive internazionali, come era stato fatto per la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. La presa di posizione di Sánchez ha fatto inferocire il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar, che ha accusato il presidente “e i suoi ministri comunisti” di “incoraggiare la violenza.” Saar si è riferito a Sánchez dicendo che era “un antisemita e un bugiardo.” Il ministro degli Affari esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha chiamato l’ambasciata israeliana in Spagna, per protestare contro le accuse rivolte da Saar. (the Times of Israel / La Moncloa / el País / X / la Vanguardia)
Nel frattempo, il Lussemburgo ha annunciato che intende unirsi alla maggioranza dei paesi che al mondo riconoscono lo stato di Palestina. Il Primo ministro Luc Frieden e il ministro degli Esteri Xavier Bettel lo hanno confermato lunedì a una commissione parlamentare, in vista del riconoscimento ufficiale, che arriverà durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, dove diversi altri paesi europei intendono rompere dalla linea dettata finora dagli Stati Uniti in merito al mancato riconoscimento dello stato palestinese. (RTL Today)
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Scegli da che parte stare
Un’altra indagine attesta che quello a Gaza è un genocidio: alcuni paesi, tra cui Spagna e Lussemburgo in questi giorni, iniziano a fare qualcosa.Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Egitto vuole una NATO contro Israele
I paesi membri della Lega Araba stanno considerando una proposta egiziana per formare un’alleanza militare stile NATO: lo riporta un retroscena del National. L’Egitto aveva già avanzato una proposta analoga nel 2015, ma l’attacco israeliano su Doha ha sottolineato l’urgenza di una forza congiunta. All’epoca, gli stati della Lega araba si erano accordati in linea di principio per formare un’alleanza militare, ma poi non si erano fatti passi avanti per materialmente realizzare il progetto — nel 2015 la fonte della preoccupazione era la conquista di ampie parti dello Yemen da parte degli Houthi. Per rispondere a quel fronte si formò invece una coalizione a guida saudita e sotto l’egida diretta degli Stati Uniti. Ora, secondo le fonti del National, l’Egitto vorrebbe che la sede della forza alleata fosse al Cairo, e propone che il comando sia a rotazione tra i 22 paesi, con un funzionario egiziano come primo incaricato. La forza avrebbe un funzionario civile come segretario generale. I paesi della Lega araba hanno già un accordo di difesa reciproca, e spesso conducono esercitazioni congiunte. Oggi a Doha si tiene un summit di emergenza degli stati arabi, e l’obiettivo è avere una dichiarazione congiunta che condanni in modo netto l’attacco delle IDF a Doha. L’Organizzazione della cooperazione islamica ha indicato che il summit dovrebbe “formulare una posizione unitaria e un'azione congiunta in risposta a questa aggressione.” Lo scopo del summit — e delle azioni dell’Egitto — è duplice: nell’immediato l’obiettivo è cercare di scollare gli Stati Uniti dal supporto ferreo di Tel Aviv, ma sul lungo periodo è evidente che i paesi della regione abbiano necessità di fare a meno della propria dipendenza da Washington. (the National / the New Arab / Haaretz)
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L’Egitto vuole una NATO contro Israele
La Lega araba riflette su un’alleanza militare stabile per ridurre la propria dipendenza dagli Stati Uniti.Alessandro Massone (The Submarine)
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La lunga estate dell'overtourism - La turbolenza #5
Galeotto fu un tornello e chi lo ha installato. Se hai seguito le cronache estive probabilmente sai che sto parlando di quello comparso all’inizio dell’estate sul sentiero che porta al monte Seceda, in Val Gardena.
Sospeso a metà tra il gesto dadaista, il grido di protesta e il tentativo di monetizzare, il tornello ha materializzato nel dibattito altoatesino il tema dell’overtourism.
A essere onesti, l’inglesismo circolava ormai da qualche tempo. Ma, complice l’attenzione mediatica, tra luglio e agosto la discussione pubblica sulle esternalità negative del turismo di massa si è infittita e, soprattutto, sembra essere diventata senso comune.
Fino a poco tempo fa, infatti, la narrazione mainstream vedeva nel turismo “il petrolio d’Italia”. Una risorsa dal potenziale economico enorme, benché sfruttata molto al di sotto delle sue reali possibilità.
O così almeno recitava la vulgata. Perché le (poche) voci critiche rispetto alla narrazione dominante venivano isolate e stigmatizzate. A nessuno era permesso mettere in dubbio le meravigliose e progressive sorti dell’industria turistica nazionale.
Quest’estate qualcosa è cambiato.
Non perché ci si sia accorti che il turismo è un’attività scarsamente innovativa, con un basso valore aggiunto e discutibili politiche in materia di diritti dei lavoratori.
A spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’overtourism è stato il carico antropico a cui sottopone i territori, in particolare quelli fragili e delicati come le Alpi.
Chiarisco: il carico antropico è un problema. Un grosso problema. Ma è solo uno dei sintomi dell’overtourism che, se affrontato esclusivamente da questo punto di vista, rischia di restare un fenomeno incompreso e, soprattutto, irrisolto.
Se l’obiettivo è elaborare modelli di fruizione del territorio davvero sostenibili, è importante capire quali sono i processi economici, sociali ed estetici che hanno plasmato quelli attuali.
La “condanna” della montagna-emoji, un editoriale di Fabio Gobbato pubblicato il primo agosto su Salto, evidenzia alcuni elementi chiave del dibatto; allo stesso tempo, mette in luce anche i “limiti” degli asset culturali con cui oggi si guarda all’overtourism e al suo impatto sullo spazio alpino.
Commentando il video di due content creator cinesi, Gobbato scrive:
ciò che accade in quelle immagini è più di un viaggio: è un rito mediatico. Una narrazione digitale perfettamente costruita in cui la montagna non è più luogo di avventura, di conquista, di riposo, non è un posto in cui l’essere umano cerca di ripristinare un contatto con la natura, ma è semplicemente sfondo per i propri selfie, una “quinta” tipo quelle di The Truman Show. È semplicemente lo specchio dei tempi: i social hanno modificato il nostro rapporto con la fruizione di qualunque tipo di esperienza. Documentare di esserci è a volte più importante che esserci.
Sul viaggio come rito mediatico, Gobbato ha ragione.
Con buona pace di chi è convinto che la possibilità di generare immagini con l’intelligenza artificiale abbia turbato per sempre la natura testimoniale dell’immagine, il selfie continua a marcare il ruolo dell’immagine come testimonianza dell’essersi trovati in un determinato luogo in un determinato momento.
La condivisione di immagini nelle reti sociali equivale a documentare il fatto di essere stati presenti nel qui e ora di un luogo.
O, meglio, di una destinazione. Perché il turismo contemporaneo non ragiona più in termini di luoghi, bensì di destinazioni. Aree che si raggiungono perché offrono la più ampia varietà di esperienze a quanti più microsegmenti di pubblico possibile. E, tra queste esperienze, centrale è quella in cui si attesta la propria presenza al cospetto dei landmark della destinazione stessa.
È centrale perché le Alpi sono un artefatto visivo.
Esse diventano rilevanti per la cultura europea, e dunque mondiale, intorno alla metà del Settecento, dopo che Ferdinand De Saussure sale per la prima volta sul Monte Bianco, dando inizio all’esplorazione dello spazio alpino e alla sua conseguente costruzione come oggetto culturale, di cui le arti visive sono sempre state uno dei principali strumenti.
Più o meno un secolo più tardi, nel 1852, il giornalista e impresario londinese Albert Smith mette in scena The Mont Blanc Ascent, uno spettacolo teatrale ispirato all’ascensione della vetta più alta delle Alpi, che Smith aveva compito l’anno precedente.
Il sapiente uso della dimensione visiva attorno a cui aveva costruito la sua messa in scena valsero allo spettacolo di Smith un incredibile successo.
La pièce rimase in cartellone all’Egyptian Hall di Londra per ben sei anni, generando una serie di spin off, tra cui un trattato storico sul Bianco in tre volumi.
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Tra il 1852 e il 1858, The Mont Blanc Ascent venne replicato circa duemila volte, attirando in totale ottocentomila spettatori. Negli anni che rimase in cartellone, l’Inghilterra fu colta da una passione per la montagna così intensa da meritarsi l’appellativo di Mont Blanc Mania.
Quella che fino a pochi anni prima era solo una remota e spaventosa vetta alpina divenne rapidamente una delle mete più ambite da parte della borghesia inglese.
L’attenzione fu tale che il giornalista del Times incaricato di raccontare la moda ai suoi lettori arrivò a chieder loro, tra il serio e il faceto, di smettere d’inviare al giornale resoconti d’ascensioni. La salita alle vette alpine aveva perso a tal punto la sua dimensione eroica ed esclusiva da essere diventata un cliché diffuso e inflazionato.
Questo episodio mostra come la relazione tra immagini e spazio alpino sia tutt’altro che “lo specchio dei tempi”, bensì un fenomeno molto più antico e strettamente legato all’esistenza stessa delle Alpi.
A cambiare oggi sono soprattutto due fattori: la rapidità con cui circolano le immagini, questa sì un effetto dei social, e gli immaginari di riferimento delle persone.
Nel caso del Seceda l’esperanto visivo delle emoji sostituisce la pittura o la letteratura come repertorio di riferimento.
La dinamica per cui le Alpi vengono visitate per documentare la propria presenza attraverso la produzione di un’immagine che ne duplica una “originale” però non cambia.
Proprio come non cambiava quando la borghesia dell’impero britannico si precipitava a scalare il Monte Bianco solo per poter documentare la propria esperienza in decine, centinaia di resoconti tutti uguali.
Se pensiamo a come è stata costruita la fama del lago di Braies, un’altra delle destinazioni più celebri e massificate dell’Alto Adige, è impossibile ignorare il ruolo della fiction RAI Un passo dal cielo, che proprio nell’alta Val Pusteria vede ambientate le sue prime tre stagioni.
Un’operazione simile, ma di minor successo, è stata tentata anche intorno a Curon, in Val Venosta. Qui è stata ambientata l’omonima serie prodotta Netflix che metteva al centro del suo apparato visivo un’altra celebre immagine dell’Alto Adige: il campanile del paese sommerso nel 1950 in seguito alla costruzione della diga che ha formato l’attuale lago di Resia.
Non è un caso che la film commission dell’Alto Adige operi sotto l’egida di IDM. L’azienda di marketing territoriale di proprietà della Provincia Autonoma di Bolzano è infatti responsabile dello sviluppo del marchio “Alto Adige” e tra le sue unità di business ne ha una dedicata allo “sviluppo turistico dell’Alto Adige destinato a durare nel tempo”.
Dunque, quello che oggi Kompatscher stigmatizza come “turismo del selfie” non è solo un meccanismo legato alla natura dello spazio alpino come oggetto culturale portata al suo massimo grado di accumulazione dalle piattaforme, ma è anche il risultato di politiche precise che la Provincia Autonoma di Bolzano, e la SVP che l’ha governata e la continua a governare, ha portato avanti attraverso il lavoro di IDM.
In questa dinamica è possibile leggere i segni della mutazione che ha portato la SVP a trasformarsi da partito di massa di stampo novecentesco a un’entità tecnocratica.
Come tale, il suo compito è quello di recepire e applicare i dispositivi egemonici di governo delle persone e dei territori.
È proprio la natura tecnocratica del partito che permette a Kompatscher di scaricare la responsabilità della situazione sulle piattaforme e, allo stesso tempo, di cominciare a delineare il prossimo dispositivo di governo.
Un dispositivo fatto di “registrazione via app, prenotazione del parcheggio, presenze contingentate e a numero chiuso, accesso a pagamento” che avrà come conseguenza quella di creare nuove enclosures, sottraendo agli altoatesini il proprio territorio senza intaccare minimamente gli interessi del settore turistico, aumentandone invece le opportunità di monetizzare la presenza di massa.
Dopo tutto i turisti sono felici di poter vedere la montagna emoji anche se la funivia costa tanto, come dice un turista di Taiwan in un’intervista raccolta dalla trasmissione RAI Tagesschau e citata da Gobbato nel suo editoriale.
Se queste sono le premesse, quella intorno all’overtourism si preannuncia come una delle questioni politiche più rilevanti del prossimo decennio.
Una battaglia in cui la destra locale di lingua tedesca si sta già posizionando in modo efficace, mentre la sinistra sembra continuare a soffrire della sindrome di Cassandra.
Profetica nell’intercettare le tendenze economiche, politiche e sociali più rilevanti del tempo ma incapace di trovare una forma di organizzazione dell’agire politico in grado di permetterle di incidere sulle loro traiettorie.
🌪️ Che cos'è la turbolenza?
La turbolenza è il diario di lavoro di un libro su come la cultura globale si riflette nella politica altoatesina. Un modo per pensare in pubblico e condividere con te leggi gli appunti che prendo durante la strada.
 Leggi anche le altre puntate della serie.
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Il velo - romanzo di Flavio Pintarelli.
Il velo è il romanzo di esordio dello scrittore Flavio Pintarelli. È pubblicato dall'editore Alpha e Beta di Bolzano.Flavio Pintarelli (Flavio Pintarelli | Writer & Strategist)
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Salpati verso Gaza
Dopo molte difficoltà, le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla stanno partendo per dirigersi verso la Striscia di Gaza, dove proveranno a forzare il blocco delle IDF all’ingresso di aiuti umanitari. Sabato le prime imbarcazioni della flotta sono partite dalla Sicilia e dalla Tunisia, e oggi ne partiranno altre dalla Grecia — per poi incontrarsi in mare con quelle partite nei giorni scorsi da Barcellona la settimana prossima. Il gruppo ha annunciato la partenza con un post, scrivendo che “il mondo si sta sollevando” contro il genocidio a Gaza. “Continueremo a mobilitarci finché la Palestina non sarà libera.” La partenza è stata molto faticosa, tra condizioni meteorologiche impossibili prima, e ben due attacchi drone, negati dalle autorità, in Tunisia. Nonostante gli attacchi e i ritardi, tutte le navi sono state pronte al viaggio, e hanno ricevuto ispezioni di esperti per verificarne l’effettiva capacità di navigabilità. Le imbarcazioni sono in regola con la manutenzione e sono state tenute sotto controlli rigorosi, e il personale a bordo ha intenzione di portare la missione a termine, sottolinea il membro del comitato della GSF Ghassan Al-Hanshiri. Si tratterà di una missione difficilissima: le operazioni analoghe dei mesi scorsi sono state respinte, e le persone a bordo arrestate, ma si trattava di operazioni condotte con navi che viaggiavano solitarie — questa volta in mare ci saranno 44 imbarcazioni. (Anadolu / Instagram / the New Arab)
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Salpati verso Gaza
Le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla sono finalmente partite per dirigersi insieme verso Gaza. Tra le altre notizie: il governo italiano strumentalizza l’uccisione di Charlie Kirk, la grande manifestazione dell’estrema destra a Londra, e foto …Alessandro Massone (The Submarine)
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Il mondo intero dalla parte della Palestina
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione di New York, una risoluzione in sostegno di una “soluzione pacifica alla questione palestinese” e per l’“implementazione di una soluzione dei due stati.” Il documento è stato approvato con una maggioranza schiacciante, con 142 voti a favore, 10 contrari e 12 astenuti. I paesi contrari sono quelli che potete immaginare: Israele, Stati Uniti, e alcuni dei loro alleati più stretti: Argentina, Ungheria, Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Paraguay e Tonga. L’ambasciatore francese Jérôme Bonnafont ha sottolineato che la Dichiarazione di New York “descrive un percorso specifico per realizzare la soluzione dei due Stati,” che parte dal cessate il fuoco immediato a Gaza e la formazione di uno stato palestinese che sia sostenibile e sovrano. Il documento chiede il disarmo di Hamas e che il gruppo sia escluso dal governo di Gaza, la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i paesi arabi, e una serie di garanzie per la sicurezza. L’ambasciatore israeliano Danny Danon ha risposto duramente al voto, dicendo che si trattava di “teatro” invece che di “diplomazia.” “Questa dichiarazione unilaterale non sarà ricordata come un passo verso la pace, ma solo come un altro gesto vuoto che indebolisce la credibilità di questa assemblea.” Danon ha accusato l’Assemblea generale di “cercare di imporre con la forza ciò che non è possibile ottenere al tavolo delle trattative.” All’apertura del segmento, il segretario generale ONU Guterres ha dichiarato che “la questione centrale per la pace in Medio Oriente è l’implementazione della soluzione dei due stati, dove due stati democratici, sovrani e indipendenti — Israele e Palestina — vivono fianco a fianco in pace e sicurezza.” (Nazioni Unite / X / JNS / UN News)
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Il mondo intero dalla parte della Palestina
Una maggioranza schiacciante all’Assemblea generale ONU ha approvato un documento in supporto alla soluzione dei due stati.Alessandro Massone (The Submarine)
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La colonizzazione della Cisgiordania è legge
Netanyahu ha firmato l’accordo per avviare il piano di espansione “E1” in Cisgiordania, che, una volta portato a termine, renderà effettivamente impossibile la costruzione di uno stato palestinese — il piano prevede l’effettiva annessione del 60% dei territori della Cisgiordania, tagliando il territorio in due, e separandolo in modo irreversibile da Gerusalemme Est. In visita alla colonia Ma’ale Adumim, dove dovrebbero essere costruite migliaia di nuove abitazioni, il Primo ministro israeliano ha dichiarato che “manterremo la promessa che non ci sarà nessuno stato palestinese;” perché “questo posto ci appartiene.” Netanyahu ha promesso che il suo governo “raddoppierà la popolazione di questa città,” perché bisogna “difendere la nostra tradizione, la nostra terra e la nostra sicurezza.” La critica sollevata dai sostenitori della soluzione dei due stati, ovvero che l’espansione del progetto “E1” avrebbe danneggiato in modo gravissimo la fattibilità di uno stato palestinese è stata giosamente abbracciata dalla politica israeliana, che ormai ammette apertamente che sia così, e che l’obiettivo fosse questo fin dall’inizio. Alla cerimonia per la firma, il ministro delle Finanze Smotrich ha dichiarato che “presto tutti noi ti ringrazieremo, e celebreremo insieme l'applicazione della sovranità” israeliana “su tutta la Giudea e la Samaria.” ‘Giudea e Samaria’ è un’espressione biblica usata dai fondamentalisti sionisti per riferirsi alla Cisgiordania. Smotrich è tra i ministri del governo che sostengono che in risposta ai piani di riconoscere lo stato di Palestina da parte di alcuni stati occidentali sia necessario rispondere con l’annessione formale di parti, o di tutta, la Cisgiordania. (the Times of Israel)
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La colonizzazione della Cisgiordania è legge
Netanyahu ha firmato l’espansione drastica delle colonie israeliane in Cisgiordania. Tra le altre notizie: chi potrebbe acquistare Acciaierie d’Italia, l’incontro segreto tra i paesi UE piú ricchi, e la censura di chi non santifica Charie KirkAlessandro Massone (The Submarine)
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IP Address Management (IPAM) nativo con Virtual Network Manager
Microsoft ha annunciato la disponibilità di un servizio molto atteso: Azure IP Address Management (IPAM).
Questo è ora integrato nativamente in Azure Virtual Network Manager.
La nuova funzionalità fornisce un approccio centralizzato, scalabile e sicuro per gestire la pianificazione e l’allocazione degli indirizzi IP privati negli ambienti Azure.
Ma, in generale, cosa vuol dire IPAM?
Parliamo della pratica di pianificare, tracciare e gestire gli indirizzi IP in una rete.
Storicamente è sempre stato gestito tramite soluzioni on-premises o strumenti di terze parti.
Con la crescita degli ambienti Cloud, spesso distribuiti su più Region, Subscription e Tenant, la gestione degli spazi di indirizzi è diventata ancora più critica e complessa.
Nella pratica, cosa possiamo fare con la gestione IP nativa in AVNM?
Pianificare e pre-allocare blocchi di indirizzi IP:
- Definire IP Address Prefixes (es. /16, /24) che rappresentano range di indirizzi IP privati riservati.
 - Pre-allocare blocchi IP per team o workload futuri senza bisogno di creare subito le subnet.
 - Standardizzare la suddivisione degli spazi IP in ambienti multi-team o multi-progetto.
 
Possiamo, per esempio, riservare un /20 per il dipartimento di sviluppo e suddividerlo in blocchi più piccoli in seguito.
Evitare sovrapposizioni e conflitti
- IPAM tiene traccia degli indirizzi assegnati e disponibili, riducendo il rischio di assegnazioni duplicate.
 - Previene errori di configurazione che causano conflitti di indirizzi IP, un problema frequente negli scenari con decine o centinaia di reti virtuali distribuite.
 - Consistenza globale anche tra più regioni e subscription.
 
Gestire la crescita su larga scala
- IPAM è progettato per ambienti Enterprise, dove la crescita delle VNet e delle Subnet è costante.
 - Permette di gestire decine o centinaia di reti virtuali in modo centralizzato.
 - Si integra nativamente con Azure Virtual Network Manager, che già offre funzionalità di gestione di topologie di rete e regole di sicurezza a livello globale.
 
Visibilità e monitoraggio centralizzato
- Ottiene Report sull’utilizzo degli indirizzi IP.
 - Visualizzare quali blocchi IP sono allocati, disponibili o in uso.
 - Facilitare il capacity planning: sapendo subito quando e dove lo spazio IP si sta esaurendo.
 
Migliorare la governance e la sicurezza
- Definire policy centralizzate per la gestione degli indirizzi IP.
 - Evitare configurazioni ad hoc non autorizzate o fuori standard.
 - Supporta la compliance aziendale, riducendo i rischi legati alla mancanza di controllo sugli spazi di indirizzi.
 
Vediamo ora come IPAM funziona in Azure Virtual Network Manager. Il servizio si basa su alcuni concetti chiave:
IP Address Prefix
- È il blocco di indirizzi IP (ad es. 10.1.0.0/16) dichiarato in AVNM.
 - È gestito come risorsa di Azure e può essere assegnato, suddiviso o tracciato.
 
IPAM Group
- È un insieme logico di indirizzi IP (e regole) gestito a livello di Virtual Network Manager.
 - Permette di organizzare i blocchi IP per team, regioni o workload.
 
Allocazione
- È possibile allocare un blocco IP da un IP Address Prefix a una subnet in una VNet.
 - L’allocazione viene tracciata centralmente: chi ha preso quale blocco e quando.
 
Automazione
- Possiamo gestire tutto via Azure Portal, Azure CLI, ARM Templates o Terraform.
 - Si integra con pipeline di deployment per assegnare automaticamente spazi IP in fase di provisioning delle reti.
 
Possiamo riassumere così quelli che potrebbero essere gli scenari di utilizzo:
- Organizzazioni con più team DevOps che creano subnet in autonomia.
 - Ambienti multi-subscription e multi-region che devono mantenere coerenza.
 - Provider di servizi che gestiscono ambienti di clienti diversi in Azure.
 - Migrazioni on-premises to cloud: puoi riservare spazi IP per workload migrati.
 - Cloud Governance in aziende che vogliono centralizzare la pianificazione degli IP.
 
Quali sono i principali vantaggi?
- Nativo e integrato: non serve un tool esterno o on-premises.
 - Visibilità completa: un unico punto per vedere tutta la pianificazione IP.
 - Governance forte: riduce errori e velocizza i processi di approvazione.
 - Scalabilità: funziona bene anche con centinaia di reti.
 - Facile da usare: Azure Portal, CLI, IaC.
 
Pricing
Al momento (secondo la documentazione Microsoft), l’IP Address Management è incluso nelle funzionalità di Azure Virtual Network Manager.
Eventuali costi aggiuntivi dipendono dalla modalità di utilizzo di AVNM (ad esempio se usi la modalità “Connected” per gestire regole di sicurezza cross-region).
Conclusioni
Azure IP Address Management è una novità importante per chi deve gestire ambienti complessi su larga scala. Offre un modo nativo, sicuro e scalabile per pianificare, allocare e monitorare gli indirizzi IP, semplificando la vita ai team di rete, sicurezza e governance.
È uno strumento essenziale per chi vuole portare ordine e controllo nella crescita del proprio ambiente Azure.
Link alla documentazione ufficiale: https://learn.microsoft.com/en-us/azure/virtual-network-manager/concept-ip-address-management
What is IP address management (IPAM) in Azure Virtual Network Manager?
Learn about IP address management (IPAM) in Azure Virtual Network Manager to efficiently manage IP addresses in your virtual networks.learn.microsoft.com
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pca.st/episode/dfafb8b0-dcf9-4…
Fotografia e Propaganda, con Alessandro Perna
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L’OMS non lascerà Gaza
Il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato che l’organizzazione e i suoi partner attivi nella Striscia di Gaza non lasceranno Gaza città. Tedros scrive che “questa catastrofe è causata dall'uomo e la responsabilità ricade su tutti noi.” Nella dichiarazione allegata, l’OMS scrive che “anche se gli ultimi ordini di evacuazione non hanno ancora incluso gli ospedali, incidenti precedenti mostrano quanto rapidamente diventano non funzionanti quando i combattimenti bloccano l’accesso per i pazienti, impediscono alle ambulanze di raggiungerli, e interrompono i rifornimenti all’OMS e ai suoi partner.” “Alla comunità internazionale: bisogna agire. Chiedete un cessate il fuoco immediato. Chiedete che la legge umanitaria internazionale sia rispettata, compresa la liberazione degli ostaggi e di chi è imprigionato in detenzione arbitraria.” “Questa catastrofe è artificiale, e la responsabilità ricade su tutti noi.” (X)
La presa di posizione di Tedros arriva sull’onda di una dichiarazione della squadra dell’OCHA che si occupa dei territori palestinesi, che denuncia come non ci sia “nessuna opzione sicura o praticabile” per i residenti di Gaza città — non ci sono posti sicuri dove scappare per cercare di sopravvivere. La squadra dell’ufficio Affari umanitari dell’ONU racconta che in seguito alla distruzione di alcuni degli edifici più alti della città di Gaza tantissime famiglie si sono trovate costrette ad accamparsi in strada, all’aperto, senza sapere dove andare. (OCHA)
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L’OMS non lascerà Gaza
Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato che l’OMS intende rimanere a Gaza, per fornire assistenza a chi non lascia la città.Alessandro Massone (The Submarine)
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La puntata è disponibile qui: pca.st/ujo6byfv
Il fediverso e il futuro dei social
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La puntata è disponibile qui: pca.st/ujo6byfv
Il fediverso e il futuro dei social
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La guerra di Israele contro la diplomazia
L’esercito israeliano ha colpito la capitale del Qatar, Doha, con una serie di attacchi missilistici lanciati, secondo le autorità di Tel Aviv, contro alcuni dei leader di Hamas presenti nel paese. Gli attacchi, su diversi quartieri della città, sono avvenuti alle 15 ora locale. Poco dopo, le IDF hanno rivendicato l’attacco: è la prima volta che i militari israeliani attaccano il Qatar — il paese è attivamente coinvolto nella trattativa per il cessate il fuoco a Gaza, e suoi funzionari hanno fatto regolarmente visita in Israele negli scorsi mesi per cercare di mettere fine all’aggressione israeliana. L’attacco è arrivato mentre i funzionari di Hamas stavano discutendo dell’ultima proposta avanzata dagli Stati Uniti — il gruppo ha indicato che nessuno dei propri funzionari più in vista è stato ucciso, ma tra nell’attacco è stato ucciso il figlio Khalil al-Hayya, uno dei membri del comitato temporaneo del gruppo, e 3 guardie del corpo. Separatamente, il Qatar ha confermato che nell’attacco è stato ucciso anche un proprio funzionario, e che diversi membri della sicurezza locale erano stati feriti. In totale, secondo dichiarazioni di Hamas, sono state uccise almeno 6 persone, per cui c’è almeno un’altra persona uccisa non ancora riportata dalle notizie. (Associated Press / X / BBC News)
Hanna Alshaikh, la coordinatrice per la Palestina dell’Arab Center di Washington, ha pubblicato una nota durissima per condannare l’attacco, scrivendo: “L’obiettivo dichiarato dell’attacco di Israele al Qatar oggi era l’assassinio della squadra di negoziazione del cessate il fuoco di Hamas, ma l’obiettivo non dichiarato era l’annientamento della diplomazia stessa.” “Per essere precisi, il messaggio è che nessuna potenza mondiale, nemmeno gli Stati Uniti, può costringere Israele a ridurre la tensione.” “Mentre i precedenti attacchi di Israele nella regione hanno suscitato solo critiche limitate, questo attacco contro un importante alleato degli Stati Uniti, seppur non appartenente alla NATO, è diverso. Il Qatar è riconosciuto per la propria leadership nella risoluzione dei conflitti internazionali. L’attacco è un monito urgente a prendere sul serio le provocazioni di Israele e a riconoscere che Israele nutre un totale disprezzo per la cooperazione internazionale, il processo di pace, e la diplomazia.” (Arab Center)
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La guerra di Israele contro la diplomazia
Il governo israeliano vuole dimostrare che nessuno, nemmeno gli Stati Uniti, possono costringerlo a fermare il genocidio.Alessandro Massone (The Submarine)
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Mi è arrivato il codice d’invito per accedere all’app Irys!!! 😊
E l’ho subito installata, ora non mi rimane che testarla!
Cerca e segui il mio profilo <giovannibertagna> su Irys.
Qui l’articolo che ho scritto per la nuova app Irys in attesa di ricevere l’invito
bertagna.it/blog/irys-una-nuov…
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Bye-rou
Si sapeva che sarebbe successo, ma è stato un fallimento ancora più grave di quanto pronosticato: il governo Bayrou è stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale in un voto che non poteva essere più netto, con 194 a favore e 364 per la sfiducia — il Primo ministro non ha preso il voto nemmeno di tutti i componenti della sua coalizione, con un pugno di parlamentari — repubblicani, ma anche qualche macronista — che hanno votato con le opposizioni, di centrosinistra ed estrema destra. Libération ha pubblicato un’analisi del voto e BFM TV ha un motore di ricerca per vedere esattamente chi ha votato e come. Bayrou aveva chiesto la fiducia non sulla finanziaria — dove sarebbe andato incontro a un voto di censura — ma sul “dato di fatto” che il paese dovesse confrontarsi con il proprio grande debito pubblico. Parlando ai parlamentari Bayrou si è sfogato, dicendo che avevano “il potere di far cadere il governo,” ma non quello di “cancellare la realtà.” Il risultato, alla fine, non poteva essere più umiliante. Le dimissioni di Bayrou sono attese in giornata, e poi toccherà a Macron cercare di formare un nuovo governo. (Reuters / Libération / BFM TV)
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Bye-rou
Il governo Bayrou è arrivato a una fine umiliante per il Primo ministro e per Macron stesso. Tra le altre notizie: l’attacco drone contro la Global Sumud Flotilla, Vannacci tenta la conquista della Lega, e un’altra storia distopica su Pokémon GoAlessandro Massone (The Submarine)
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La scenetta della proposta statunitense per il cessate il fuoco
Su Truth Social Donald Trump è tornato a sostenere che un accordo per il cessate il fuoco a Gaza potrebbe essere vicino, e che addirittura Tel Aviv avrebbe già accettato. Come sempre, Trump parla di cessate il fuoco con il linguaggio della guerra: “Questo è il mio ultimo avvertimento,” si conclude il post in cui si chiede ad Hamas di accettare l’accordo. Da fine maggio e per tutto luglio il presidente statunitense ha dichiarato settimanalmente che il cessate il fuoco sarebbe stato siglato la settimana successiva, ma senza mai che si arrivasse a risultati. Secondo un retroscena di Axios la settimana scorsa sarebbe stata inviata una nuova proposta “statunitense” per il cessate il fuoco ai rappresentanti di Hamas — il gruppo da mesi risponde positivamente alla trattativa, ma non appena arrivano ulteriori concessioni da parte loro, le richieste di Tel Aviv cambiano. Nei mesi il gruppo ha avanzato numerose concessioni: liberare tutti i prigionieri in un’unica tranche, la formazione di un governo tecnico per Gaza dopo il ritiro delle IDF — come sottolinea Jeremy Scahill, non si è arrivati a un accordo perché in seguito a ogni concessione Tel Aviv ha sabotato o direttamente rifiutato le offerte. Da marzo, la trattativa per il cessate il fuoco è servita solo “per distrarre il pubblico mentre Israele procede con il proprio programma genocida.” In realtà, il gruppo ha già accettato, dal 18 agosto, l’ultima proposta congiunta di Washington e Tel Aviv — “lo schema Witkoff” — per arrivare al cessate il fuoco, ma da allora il governo Netanyahu VI ha smesso di parlare di cessate il fuoco, anche con i funzionari di massimo rango delle IDF. (Truth Social / Axios / X / the Times of Israel, 01/09/25)
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La scenetta della proposta statunitense per il cessate il fuoco
Trump manda il proprio ultimatum ad Hamas, ma non è chiaro quale sia la proposta che il gruppo dovrebbe accettare.Alessandro Massone (The Submarine)
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Scicli non è reale
“Il mondo dell’arte, dopo tutto, non è altro che una gigantesca agenzia di viaggio”. Alessandro e io ridiamo di gusto alla battuta.
La provinciale 42 scivola sotto le ruote dell’auto, una Fiat 600 ibrida nuova di zecca.
Bassi, bianchi e intervallati di tanto in tanto dai cancelli delle proprietà che si aprono su di essa, un’infilata di muretti a secco cinge la carreggiata.
Oltre quell’esile linea di demarcazione si stende il paesaggio della fascia trasformata della provincia di Ragusa: una distesa dai toni color terra, punteggiata dal verde della macchia mediterranea.
È il primo pomeriggio di un lunedì d’inizio agosto. Sono in viaggio da quella mattina, quando ho ritirato la macchina dal noleggio di fronte all’aeroporto di Lamezia Terme.
Da allora ho fatto solo due soste: la prima per attraversare lo stretto di Messina a bordo del traghetto che unisce la Sicilia al continente; la seconda all’aeroporto di Catania, dove ho recuperato Alessandro, in arrivo da Berlino.
La nostra meta è Scicli, dove quella sera, ospiti di MAST, saremo entrambi impegnati in un talk.
Al termine di un lungo rettilineo, che percorriamo quasi senza accorgercene, persi nelle nostre chiacchiere, la strada curva decisa verso destra.
Intorno a noi, il paesaggio sprofonda verso il basso, aprendo l’orizzonte. Improvvisa, Scicli appare, miracolosa come la visione di un santo.
Il borgo è adagiato sul fianco della valle lungo cui scivoliamo assecondando le spire dei tornanti. Lontano, sul fondo di quell’imbuto, il mare, luccicante sotto il sole delle tre, prolunga lo sguardo in direzione del suo infinito.
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Pochi minuti dopo parcheggio l’auto sotto la Chiesa di San Bartolomeo, l’edificio barocco che dà nome al quartiere in cui si trova il mio alloggio. Poco dopo arriva anche Giovanni, il tempo di un abbraccio e la porta dell’appartamento mi si chiude alle spalle.
Fuori, Scicli pulsa di una luce dorata che sembra fermare il tempo. Dentro, mi sorprendo a sentirmi leggero, come se il viaggio avesse sciolto qualcosa. È una sensazione sospesa, un misto di attesa e spaesamento. Forse è questo lo stato d’animo giusto per entrare in un festival: non avere ancora risposte, solo la voglia di farsi attraversare.
I miei tre giorni da professionista del mondo dell’arte nel cuore della Sicilia iniziano così; arrivati a questo punto ha senso spendere qualche parola su MAST.
Acronimo che sta per musica, arte, sostenibilità e territorio, MAST è un festival culturale fondato da Francesco (architetto) e Anastasia (imprenditrice con un passato nell’industria musicale, o almeno così mi raccontano).
Nel corso delle cinque edizioni che hanno curato fino a oggi sono riusciti a portare in questo piccolo borgo artiste e artisti di livello internazionale, tra cui Deena Abdelwahed (che è una delle mie producer preferite); laboratori e workshop, tra cui il format di worldbuilding a cui lavoro da un anno; ma, soprattutto, a creare una rete di volontarie e volontari.
“Probabilmente è questa la cosa di cui vado più orgogliosa,” mi dice Anastasia quando riesco a scambiare con lei due parole per complimentarmi e ringraziarla di avermi dato la possibilità di essere lì.
“Senza il loro aiuto sarebbe impossibile organizzare MAST e, organizzandolo insieme a noi, queste ragazze e questi ragazzi imparano. Imparano a chiedere al comune le autorizzazioni, a gestire logistica e sicurezza, a confrontarsi con burocrazia e accoglienza.”
A chi non ha ancora raggiunto l’età per studiare all’università, MAST offre l’occasione di entrare in contatto con forme di espressione culturale all’avanguardia e di acquisire un know how che altrimenti sarebbe difficile ottenere.
“Se penso all’impatto che siamo riusciti a produrre” conclude Anastasia prima di venir risucchiata di nuovo nel vortice organizzativo dell’evento “la prima cosa a cui penso è proprio questa forma di “empowerment”.
A quelle parole non posso che annuire perché, guardandomi intorno, vedo il risultato di un lavoro, un impegno e una passione che in quel momento sembrano essere la regola e non l’eccezione.
Sì, perché nei momenti in cui ho modo di socializzare e parlare mi sembra che chiunque, in Sicilia, partecipi a un’iniziativa culturale, organizzi un festival o animi uno spazio dedicato a modelli sostenibili di lavoro creativo.
“Le cose brutte però le vedi se frequenti il territorio ogni giorno, tutto l’anno” mi dice una ragazza di Ragusa che ha partecipato a una delle sessioni del mio workshop.
Ascoltandola parlare delle difficoltà di chi prova a fare cultura in quel contesto le sue parole mi lasciano addosso un retrogusto amaro.
Per quanto essere ospite del festival mi garantisca un contatto privilegiato con la realtà locale, il ruolo che mi trovo a recitare resta quello del turista che arriva, prende e se ne va.
Perché, in fondo, io resto un visitatore passeggero: resterà qualcosa di questo mio breve passaggio?
E mentre mi faccio questa domanda sento la cassa dritta di un beat tekno venirmi incontro nel vicolo che ho appena imboccato.
Il sole è tramontato da poco più di un’ora e il cielo è screziato di riflessi color petrolio che fendono il blu scuro della notte d’estate che avanza.
Strano, penso, incongruo, perfino, che un bar della piazza da cui sbuca il vicolo suoni quella musica, sempre più forte e nitida man mano che avanzo.
Poi capisco o, meglio, la vedo. La sala prove è in un fondo che si affaccia sul vicolo. Dentro ci sono tre persone, due uomini e una donna. Uno di loro è seduto alla batteria, gli altri trafficano davanti a un portatile. Lancio un’occhiata veloce all’interno, tiro dritto ed esco dal vicolo.
Per l’ultima volta davanti ai miei occhi appare il profilo barocco della facciata della chiesa di San Bartolomeo. Le luci gialle dell’illuminazione pubblica ne accentuano l’effetto drammatico.
“Questo posto non è reale”, dico ad alta voce. Poi, timoroso che qualcuno possa avermi sentito, mi giro verso la piazza. Dietro di me non c’è nessuno e io sento di essere nient’altro che un puntino nel cuore della Sicilia, sopraffatto dalla bellezza senza fine di una qualsiasi sera d’agosto.
🌈 Ho un sogno 🌈
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Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
Sono uno scrittore e stratega di marketing e comunicazione.Flavio Pintarelli | Writer & Strategist
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Episodio 60: Il re è nudo!
In questo episodio dei Mak's file, parlo di politica più di quanto vorrei e dovrei: non è il mio campo e siamo anche OT rispetto ai temi del blog.
Però però però...
Ma mi sono chiesto: se è vero che parliamo di business e digital transformation, ha senso non badare a chi ci fornisce gli strumenti per attuarla? Anche se non abbiamo il potere di cambiare la direzione in cui va il mondo, abbiamo il dovere di conoscere l'ecosistema in cui navighiamo per minimizzare le scelte errate.
In questa puntata parliamo del siparietto delle Big Tech alla corte di Trump, di come Intel sia stata aiutata dagli Usa, ancora Microchip, multa ad Anthropic, Mistral AI che raggiunge valutazione da 14 Miliardi e molto altro.
Ciao, il mio nome è Manolo Macchetta e ogni settimana leggo e studio una quantità insana di contenuti riguardanti Digital Trasformation, Marketing, Tecnologia e Pop Culture e ti ripropongo il meglio, commentato, sul mio blog / newsletter manolo.macchetta.com -
"Il re è nudo!" grida il bambino - nel frattempo i cortigiani fanno i complimenti al tiranno.
C’è un dettaglio che mi inquieta più dei 1500 miliardi promessi: il plauso unanime.
Quando abbiamo un governante che si nutre di complimenti ed ego, non sopporta il contraddittorio ed è pronto a premiare in maniera spregiudicata i suoi adulatori… cosa faranno i cortigiani?
Ma se i cortigiani non fossero nobili di provincia, ma dei CEO senza scrupoli che hanno in mano le sorti del mondo digitale e finanziario?
Facciamo un passo indietro.
Giovedì 4 settembre 2025, Casa Bianca, State Dining Room.
Donald Trump al centro, Melania al suo fianco, e una tavolata che sembra l’indice del Nasdaq: Zuckerberg, Cook, Nadella, Pichai, Altman, Gates, Brin.
33 commensali in tutto, contorno di piatti dorati e microfoni pronti per catturare ogni parola di gratitudine nei confronti del Re.
Gli assenti
Jensen Huang, CEO di NVIDIA è famoso per non frequentare i ritrovi pubblici, e per preferire quelli privati.
Elon Musk, (probabilmente) non invitato e comunque assente, è l’unico grande escluso. Il suo posto rimane un’ombra, simbolico contrappunto a una serata di applausi sincronizzati.
Non mi soffermo su queste due assenze, ma in futuro sono sicuro che questa cosa farà da catalizzatore di qualche movimento...
Lista completa invitati alla cena alla Casa Bianca con Donald Trump.
Per i curiosoni erano presenti.
- Alphabet, Inc., - Google CEO Sundar Pichai
 - OpenAI CEO Sam Altman
 - Microsoft CEO Satya Nadella
 - Apple CEO Tim Cook
 - Oracle CEO Safra Catz
 - Meta CEO Mark Zuckerberg
 - AMD President / CEO Lisa Su
 - Open AI President Greg Brockman
 - Google co-founder Sergey Brin
 - Microsoft founder Bill Gates
 
Il rituale degli elogi
Mark Zuckerberg, seduto accanto al presidente, apre le danze: “stiamo investendo centinaia di miliardi negli Stati Uniti, per alimentare la prossima ondata di innovazione”. Meta da sola promette almeno 600 miliardi entro il 2028.
Tim Cook ribadisce: anche Apple 600 miliardi. Sundar Pichai di Google/Alphabet aggiunge 250 miliardi. Satya Nadella di Microsoft porta una cifra più sobria (75-80 miliardi), ma il coro resta lo stesso: grazie presidente, grazie per la leadership, grazie per il tono pro-innovazione.
Sam Altman, con la franchezza da nuovo power broker dell’AI, arriva al punto: “questo non starebbe accadendo senza la sua leadership”. Una frase che, fuori contesto, suona come iperbole da fan club.
Bill Gates, più cauto ma non meno complice, parla di vaccini, Africa e “incredibile leadership”. Tutto intorno, annuire e applaudire.
Sostanza o coreografia?
Sul tavolo c’è la promessa di riportare la manifattura hi-tech in America, di alimentare data center e ricerca AI. Numeri colossali, certo. Ma anche scenografie collaudate: chi governa esige riconoscimento, chi investe sa che un complimento ben piazzato è un asset politico.
Il punto non è se i 1000+ miliardi arriveranno davvero o se siano più fumo che arrosto. Il punto è che la serata ha funzionato come un rituale di fedeltà.
Il messaggio è lapalissiano: se vuoi continuare a sedere qui, meglio applaudire.
Il paradosso dei cortigiani tecnologici
La domanda che resta sospesa è semplice: se i cortigiani sono gli stessi che progettano l’infrastruttura dell’AI, la logistica dei chip, la gestione dei dati di miliardi di persone, cosa succede quando scelgono la strada del consenso anziché quella del confronto?
Il rischio non è solo politico. È sistemico. Perché in questo gioco di specchi, la capacità critica evapora, e ciò che rimane è una platea di “yes men” con potere di definire il futuro.
My two cents
Il re, per ora, indossa ancora il suo mantello dorato e riceve inchini.
Ma la vera domanda non è quante promesse di investimento siano state fatte quella sera.
La vera domanda è:
Chi avrà il coraggio di non inginocchiarsi?
Chi sarà il bambino che grida “il re è nudo”?
La guerra dei microprocessori: Intel partecipata dal Governo degli Stati Uniti.
Mentre l'influencer medio si esalta in ogni video con espressioni sempre più acchiappa-click, il vostro umile Manolo da anni ormai vi parla di MicroChip e di come questi diventeranno importanti quanto il petrolio.
Orbene: il governo degli Stati Uniti acquista il 10% delle Azioni di Intel. La cosa non è inaspettata ed era da un paio di settimane che girava voce dell'accordo (anche SoftBank ha espresso interesse per Intel)
L'acquisto porta una bella boccata di ossigeno a un'azienda che ha un po' perso il passo negli ultimi anni. Con questo infatti si aggiudica anche un bel po' di commesse future.
Ricordiamo che recentemente anche NVIDIA e ARM hanno promesso di portare una parte della produzione dei propri chip su suolo americano.
My two cents
L'azione ha lasciato di stucco molte persone, ritenendola un'azione "comunista". Ovviamente basta pensarci un attimo ( adesso che non potete più selezionare il reasoning mode di ChatGPT è complesso, i know, i know) per vedere varie letture.
Ragioniamoci un attimo quindi
Ogni Nazione cerca di salvare le proprie aziende in momento di crisi, anche sotto Obama gli USA avevano comprato la maggioranza di GM.
Trump con questa azione può spingere la narrazione del riportare in casa la produzione manifatturiera. Un po' di PR positive gli fanno bene in questo momento.
Il fatto che il Ceo di Intel non sia nemmeno stato invitato alla cena sopra descritta indica quanto peso il presidente dà all'azienda.
Questa azione mette anche in discussione il Chips Act, in vigore dal 2020.
Possiamo anche vedere questa azione come l'ennesimo pezzo sulla scacchiera dello scontro prossimo futuro con la Cina.
E parlando di Cina e di "comunismo"...
Un altro spunto, che è in direzione opposta del comunismo, e che anche gli Stati Uniti si sono accorti che il modello di controllo sociale Cinese funziona e hanno deciso di correre ai ripari e implementarlo ancora più velocemente: non serve repressione diretta quando puoi esternalizzare il controllo a terze parti.
Trump ha già nel taschino 3 dei 5 social più importanti (FB, IG, per ora anche X), e può fare pressione sugli altri 2 (Tik Tok non doveva essere venduto? Ne parliamo il 17 settembre. Alphabet al primo passo falso viene scorporata).
Le Aziende IT & Telco sono ubbidienti da anni e anche lato Device non cambia molto: Apple si è calata le braghe...
Se aggiungiamo 3 dei maggiori produttori di Chip al mondo hanno già acconsentito a costruire negli USA, vediamo che la catena del valore del controllo si sta facendo più solida. Non ci sarà più bisogno dell'ICE o dell'intervento diretto del governo quando saranno le aziende a spegnere la tua vita (vedi la recentissima notizia di Francesca Albanese che non può nemmeno aprire un conto in banca)
E questo è Corporativismo allo stato puro, esattamente come scritto nei romanzi cyberpunk negli anni 80. Here we come Robocop!
Scusate se mi è salita la Seconda Internazionale, ma ci sono davvero troppi indizi.
Abbiamo parlato di Chip anche in questi articoli:
Midjourney fornirà i propri modelli a Meta
Altra notizia passata sotto traccia, ma che reputo interessante: Meta annuncia una partnership con Midjouney per prendere una licenza della loro tecnologia.
Un modello di Image generation degno di questo nome finalmente arriverà presto anche su Facebook.
My two cents
E' ancora troppo presto per avere sicurezze, ma ecco qualche pensiero sparso:
- Meta sempre di più vuole sostituire le Agenzie e andare direttamente sul consumatore quando si parla di pubblicità: il selezionatore del pubblico/target è realtà (mannaja a loro), quello di testi è quasi decente (lo usate già su WhatsApp) e adesso abbiamo anche generatore di immagini /video brevi top della gamma.
 - Midjourney con un'iniezione di capitale importante potrà correre ancora di più.
 - Se Midjourney ha dei dataset diciamo di origine incerta non oso immaginare cosa si permetterà di far uscire Meta, che notoriamente non ha un gran rispetto delle IP altrui.
 - Anche se siamo ancora alla corsa all'oro è interessante vedere che i primi movimenti di aggregazione tra aziende stanno avvenendo (non so cosa aspettano Anthropic / OpenAi a integrare un Suno / ElevenLabs)
 - Ricolegandoci al punto sopra anche le grandi aziende di Gen Ai vivono di Gimmick: OpenAi ha fatto il botto con le immagini ghibli, non col modello O3, Gemini sta avendo una rinascita grazie a Nano-Banana e non all'ecosistema integrato: le persone si spostano in massa quando c'è qualcosa di luccicante.
 
La Gragnuola
Anthropic condannata a pagare 1.5$ Miliardi in diritti d'autore.
In un bizzarro cambio di rotta, Anthropic si è trovata a dover pagare 1.5$ Miliardi di multa per aver utilizzato materiale coperto da copyright.
Questa multa non riguarda l’addestramento su materiali protetti da copyright — quello è già stato considerato (almeno preliminarmente) accettabile.
Il problema è che li hanno beccati a scaricare copie piratate di quei materiali.
Se avessero semplicemente pagato le opere, sarebbe costato una frazione della sanzione. Oppure bastava coprire le tracce dei download, come sembra abbiano fatto i loro compari che lavorano in Meta che sembra abbiano rubato milioni di libri.
Mistral AI, azienda europea di AI ha una valutazione da 14 Miliardi
Mistral AI, il colosso francese dell’IA, sta chiudendo un round da 2 miliardi di euro che la porterà a una valutazione di 14 miliardi.
Fondata da ex-ricercatori di DeepMind e Meta, sviluppa modelli linguistici open source e il chatbot europeo Le Chat. Ha anche molte API interessanti e un'ottima documentazione tanto che sono riuscito a creare un motore di ricerca semantico in vibe coding.
È il primo grande aumento di capitale dalla nascita, nel giugno 2024.
ByteDance /Tik Tok supera Meta per la prima volta
ByteDance vale ora oltre 330 miliardi grazie a un nuovo buyback interno, con ricavi Q2 da 48 miliardi (+25%), superando Meta nel trimestre.
TikTok USA resta in perdita e sotto pressione politica: Congresso impone la vendita entro il 19 gennaio 2025, scadenza prorogata al 17 settembre da Trump: Gli investitori americani (KKR, Andreessen Horowitz, General Atlantic) sono pronti a entrare, ma il processo si trascina ed è probabile che TikTok Venga oscurato ancora.
Chi - come me - si aspettava un’acquisizione forzata è rimasto perplesso. L’epopea di TikTok procede senza scossoni, e resta tutta da vedere la prossima mossa.
Facebook oggetto di una class action.
Qualche tempo fa ero sul mio bel Ads Manager di Facebook per una campagna e mi appare questo bel banner: potrei diventare parte lesa in una class action per le stime non proprio precise di Meta.
Non credo di dare seguito alla cosa, né so se posso farlo dall’Italia.... ma interessante vedere che il link appare sulle pagine di Facebook, tipicamente moooooolto restia as eseguire ordini dei giudici. Link: facebookpotentialreachlawsuit.…
Wordpress più democratico?
Ti parlo di WordPress perchè è la pietra angolare su cui il web come lo conosciamo adesso è basato. Se il futuro non sarà tutto dietro gated content dovremo ringraziare questo progetto OpenSource che da 20 anni regge l'internet.
Ma non sono tutte rose e fiori.
Della mancanza di direzione al progetto Wordpress ne ho già parlato. Qualche aggiornamento: Joost DeValk, creatore del famigerato Yoast SEO plugin e investor ormai a tempo pieno dopo l'exit milionaria, non ha apprezzato molto il ban che Automattic gli ha dato e sta usando la sua influenza per liberare Wordpress dal giogo del fondatore, il dittatore benevolo è diventato.... un po' meno benevolo diciamo.
Anche se il nome di Joost non compare molto in giro egli sta spingendo molto il progetto FAIR, che intende decentralizzare la distribuzione di Plugin e Temi.
Questo permetterebbe una maggior aderenza al GDPR oltre ad aggiungere altri layer di ridondanza.
Sulla questione metriche e sicurezza dei plugin la questione è ancora aperta, ma è un passo nella giusta direzione. Link al Progetto.
La BlockChain di Stripe
Stripe, gigante del FinTech, e Paradigm, fondo d’investimento crypto, hanno annunciato Tempo: una nuova infrastruttura blockchain pensata per i pagamenti reali.
Si tratta di una Layer-1 che rompe con l’impostazione classica delle reti crypto: niente focus sul trading speculativo che domina ancora il settore, ma priorità alle transazioni in stablecoin. Un cambio di rotta strategico, con ambizioni enormi. Siamo ancora nella zona degli annunci ma progetto da seguire: vediamo cosa succede.
Spero che questi Mak's File ti siano piaciuti: 2300 parole, fatica, e discussioni familiari e geopolitica.
Come al solito apprezzo un bel commento o una condivisione. Non essere timido
Abrazo!
Manolo
Linux Foundation Announces the FAIR Package Manager Project for Open Source Content Management System Stability
Linux Foundation announces FAIR Package Manager project, creating simplicity, security and consistency for the WordPress ecosystemThe Linux Foundation
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Rivendicare un altro “modello Milano”
Circa 50 mila persone sono scese in strada a Milano in una grande mobilitazione per lo sgombero del Leoncavallo, lo storico centro sociale della città. “Questa città ce la riprendiamo, non vogliamo che Milano sia una scatola luccicante per ricchi,” viene annunciato al megafono. “Dal 21 agosto ci hanno privato di uno spazio di libertà. Ce lo riprenderemo.” La mobilitazione era composta di due cortei, uno organizzato dal Cantiere, insieme agli altri centri sociali e alle realtà dell’antagonismo milanese, in cui si è più espressamente criticato l’attuale “modello Milano,” a partire dalla crisi abitativa della città; l’altro più istituzionale, a cui hanno partecipato sigle e esponenti politici nazionali. Il Post ha raccolto alcune foto dalla manifestazione, che si è svolta in modo completamente pacifico — con l’eccezione di un momento di tensione tra un piccolo gruppo di attivisti che si è staccato dalla manifestazione per confrontarsi con le FdO. (Agenzia Dire / il Post / ANSA)
A mezzogiorno, in una manifestazione che ha anticipato il corteo ufficiale, un gruppo di attivisti è entrato nel cantiere del Pirellino, uno dei progetti al centro dell’inchiesta della Procura sull’urbanistica della città. Sul cantiere è stata lanciata vernice rosa. La zona è di proprietà di Coima, il cui ad Manfredi Catella è accusato di falso e corruzione. Catella si è immediatamente sfogato con i media: “Le manifestazioni violente con azioni illegali e le occupazioni abusive da parte dei cortei formati dai centri sociali, con la partecipazione di rappresentanti di espressioni politiche, rappresentano evidentemente la nuova proposta del cosiddetto modello Milano.” “Il dottor Catella farebbe meglio a non chiacchierare su e di Milano, farebbe una figura migliore,” ha risposto il capogruppo Pd in Regione Majorino; mentre Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, consiglieri comunali di Europa Verde sottolineano: “Lo invitiamo alla cautela nell'accusare altri di illegalità, visto che fino a due settimane fa era agli arresti domiciliari e risulta ancora indagato.” Gorini e Cucchiara continuano: “Noi siamo fieramente dalla parte di chi difende gli spazi sociali, luoghi indispensabili di cultura e mutualismo. Il modello di Milano in cui ci riconosciamo è quello che la piazza ha chiesto con forza oggi: una città a misura di persone, solidale, accogliente e antifascista.” (Fanpage / il Giorno / Corriere della Sera Milano / Milano Today)
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Rivendicare un altro “modello Milano”
“Questa città ce la riprendiamo”: la grande protesta contro lo sgombero del Leoncavallo e la crisi abitativa.Alessandro Massone (The Submarine)
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La verità sul massacro dell’ospedale Nasser e la distruzione dei grattacieli di Gaza
Un’inchiesta di Associated Press svela le falsità diffuse dall’esercito israeliano per giustificare il massacro dell’ospedale Nasser, in cui sono state uccise 22 persone, tra cui 5 giornalisti, in un attacco double tap. La versione ufficiale delle IDF era che l’attacco sarebbe stato giustificato dalla presenza di “una telecamera di sicurezza di Hamas” — una tesi sostenuta dai militari sulla base di osservazioni di un appassionato di OSINT di estrema destra, tale Rafael Hayun. Come è emerso nelle ore immediatamente successive, in realtà quella telecamera era operata da un giornalista di Reuters. Lo aveva ammesso in seguito anche Hayun stesso, sostenendo che la telecamera veniva nascosta con un telo bianco, che in realtà non era utilizzato per nascondere la telecamera — che tant’è appunto era visibile — ma per evitare che si surriscaldasse. AP ora mette in dubbio le azioni dei militari israeliani, a partire ovviamente dalla decisione di fare un attacco double tap, ma anche riguardo all’uso di proiettili ad alto potenziale esplosivo di carri armati, invece di altre armi più precise. Le IDF non hanno presentato prove in sostegno della propria versione dei fatti. (Associated Press / X)
La notizia è di nuovo di stretta attualità: ieri le IDF hanno iniziato ad abbattere i palazzi più alti della città di Gaza, anche vicino ai campi di sfollati, e la tesi è di nuovo simile. La teoria, pubblicata dal portavoce in lingua araba delle IDF Avichay Adraee, è che sui palazzi più alti possono essere presenti “telecamere, sale di sorveglianza, postazioni di cecchini, centri di comando e controllo.” Questo vuol dire che le IDF si arrogano il diritto di poter abbattere qualsiasi palazzo ed edificio, perché su di loro potrebbero essere apposte telecamere — e ovviamente, potrebbero essere nei pressi di "infrastrutture sotterranee” di Hamas. Adraee lo dice espressamente nella propria comunicazione: “Nei prossimi giorni, le IDF condurranno attacchi mirati contro infrastrutture terroristiche che rappresentano una minaccia diretta per le sue forze.” (Axios / X)
התחלנו pic.twitter.com/PVrtcVXddr
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) September 5, 2025
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La verità sul massacro dell’ospedale Nasser e la distruzione dei grattacieli di Gaza
Le IDF si arrogano il diritto di abbattere qualsiasi palazzo ed edificio perché potrebbero esserci “telecamere.Alessandro Massone (The Submarine)
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Le IDF annunciano di aver conquistato il 40% della città di Gaza
L’esercito israeliano ha annunciato che ha preso il controllo del 40% dei territori della città di Gaza, dopo giorni di campagna intensificata, tra bombardamenti, attacchi drone e operazioni di terra. La violenza sulla città è senza sosta: nel corso della giornata di giovedì a Gaza città sono state uccise più di 30 persone — parte delle 64 uccise in tutta la Striscia — e solo nelle ultime ore, in piena notte, le IDF hanno ucciso altre 18 persone, colpendo case e tende per sfollati. Tra gli uccisi ci sono anche 7 bambini. Annunciando il risultato dei primi giorni di campagna, il portavoce delle IDF Ephraim Defrin ha dichiarato che l’offensiva “continuerà a espandersi e a intensificarsi nei prossimi giorni,” con l’obiettivo di “aumentare la pressione” su Hamas. (the New Arab / WAFA / JNS)
La conquista di Gaza procede nonostante l’intensificarsi delle condanne internazionali contro Israele — con politica e militari di Tel Aviv forti della mancanza di conseguenze alle dichiarazioni dei leader occidentali. Giovedì la vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera ha dichiarato, parlando all’apertura dell’anno accademico a Sciences Po, a Parigi, che quello in corso a Gaza è un genocidio: “Il genocidio a Gaza mette in luce l'incapacità dell'Europa di agire e parlare con una sola voce, nonostante la diffusione delle proteste nelle città europee e l'appello di 14 membri del Consiglio di sicurezza dell'ONU per un cessate il fuoco immediato.” Ribera ha dato voce alla frustrazione di molti governi comunitari, ma il dato di fatto è che l’Europa su Gaza resta ferma, grazie all’asse di Germania e Ungheria, che si rifiutano categoricamente di sospendere il trattato commerciale tra il blocco e Israele. Prima di questo intervento la Commissione europea aveva accuratamente evitato di usare il termine “genocidio” per descrivere l’aggressione di Gaza. (YouTube / POLITICO)
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Le IDF annunciano di aver conquistato il 40% della città di Gaza
L’occupazione della città di Gaza si allarga, mentre gli Stati Uniti si schiacciano su posizioni di sionismo sempre piú estremista.Alessandro Massone (The Submarine)
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L'uomo che si è avvelenato con ChatGPT e l'insidia della gratuità
Nel mio ultimo video ho raccontato di un uomo che avendo letto degli effetti negativi del consumo di sale ha ben pensato di chiedere a ChatGPT come eliminarlo. 
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L'uomo trovava online solo consigli su come ridurlo –perché infatti non andrebbe eliminato– e dunque si sarebbe rivolto al chatbot che avrebbe consigliato il bromuro di sodio come sostituto.
Ciao! Sono Martino e parlo del rapporto tra intelligenza artificiale e società, e di altre cose. Mi trovi anche sui social come @oradecima (Instagram, Bluesky, YouTube).
Voglio fare un esperimento per essere meno dipendente dai social, quindi proverò ad accompagnare qui i video brevi a qualche riga scritta, in modo che chiunque possa fruirne anceh senza dovermi trovare sui social.
Ditemi se vi piace, vediamo.
⏰
chi ha già visto il video può scorrere fino al prossimo titolo 🌝
Forse non ricordate dove sia il bromuro di sodio nel vostro supermercato di fiducia, se nello scaffale prima o dopo i sughi pronti. c'è un motivo:
il bromuro non è fatto per essere mangiato. Ma anzi, la sua esposizione può portare al bromismo, che nel secolo scorso era causa di circa un ricovero psichiatrico su dieci.
L'uomo di cui parliamo, la cui vicenda è uscita sugli Annals of Internal Medicine, si presenta al pronto soccorso ipotizzando che il vicino lo stia avvelenando. Dopo un ricovero forzato che gli permette di stabilizzarsi confessa ai medici la sua fantasiosa dieta, e si arriva alla diagnosi di bromismo.
Ci sono tre cose che possiamo imparare da questo episodio:
La prima è, ripetiamo insieme, che non ti puoi fidare di ChatGPT. Certamente possiamo fare domande, usarlo per fare ricerche, come faccio io stesso regolarmente. Ma come abbiamo imparato a non fidarci alla cieca di tutto quello che leggiamo online, dobbiamo capire questo strumento con i suoi punti deboli e forti.come era saggio Abramo
ChatGPT risponde in base ai dati che ha ricevuto nel training: è in buona approssimazione un mischione di ciò che è popolare su internet. E siccome non è cosciente del testo che genera può fare collegamenti inadatti al contesto, come quando gli chiediamo una battuta e traduce in italiano un gioco di parole inglese, perché non sa che non funzionerà.
Fa parte del problema delle allucinazioni. La soluzione è semplice: o dobbiamo saper abbastanza sul tema in questione per valutare noi la risposta di ChatGPT, oppure la dobbiamo usare come trampolino per avere conferma da un'altra fonte più stabile. Su questo punto credo ottimisticamente che se conosciamo lo strumento lo possiamo usare in modo utile. I hope.
La seconda riflessione è che ci troviamo in un curioso trade-off: quando questi strumenti migliorano diventiamo più vulnerabili. È più o meno il paradosso dell'affidabilità dell'AI:
se un modello AI sbagliasse nel 50% delle risposte sarebbe facile ricordare che non ci possiamo fidare, perché vedremmo continuamente degli errori.
Come dire, ai tempi di GPT-2 era "facile" non fidarsi del testo generato (al netto del fatto che non lo conoscesse nessuno e che non avesse la modalità "chat").
Immaginiamo ora un altro modello, decisamente migliore –ma non perfetto– e ipotizziamo che solo 1 volta su 10 generi una risposta insensata invece delle 5/10 di prima.
Sarebbe naturale in questo secondo caso venire progressivamente portati a fidarci di quello che viene generato senza ricontrollare, perché molto spesso funziona davvero.
Questo è il rischio che viviamo oggi: i modelli migliorano, ed è un bene. Ma le allucinazioni sono una feature strutturale dei modelli di linguaggio, e sono ancora qui, in barba a chi anni fa diceva che entro pochi mesi sarebbero state "risolte".
Le allucinazioni sono date dall'inequivocabile fatto che i modelli di linguaggio non possono conoscere cosa è reale, perché non hanno esperienza fuori dalla distribuzione statistica dei testi che gli diamo. E quindi?
Dobbiamo aggrapparci saldamente, anche quando la corrente sembra trascinarci, e mantenere la lucidità della fragilità di ciò che genera un chatbot. Non si tratta di rifiutarli necessariamente in toto, ma di non cedere a questa pigrizia cognitiva: anche se 90 volte su 100 generano il testo corretto dobbiamo mantenere la consapevolezza che strutturalmente non possono garantirci l'esattezza, e questo vale anche quando vediamo allegati i link, che dobbiamo sempre controllare.
L'altro problema: il potere della gratuità
Benvenute alle persone che arrivano avendo visto il video e hanno skippato fino ad ora! Arriviamo alla terza riflessione.
Come dicevamo, i modelli AI migliorano di versione in versione; certi problemi rimangono, ma le aziende promettono di renderli sempre più sicuri e potenti.
Aneddoticamente, ChatGPT con GPT-5 ora mi risponde correttamente che il bromuro non va bene per sostituire il sale e ne distingue gli usi.
Ma cosa succede allora se certi modelli o certe funzionalità dei modelli sono bloccate dietro al pagamento di un abbonamento?
Al momento con GPT-5 solo gli utenti Plus o Pro possono scegliere deliberatamente se arrivare la modalità Thinking, che in certe situazioni fa generare risposte più elaborate.
Gli utenti free, oltre ad avere un limite all'utilizzo, possono solo assecondare la scelta automatica del sistema di quando attivare la modalità Thinking o meno.
Questo è...ovvio. È totalmente banale che chi paga abbia funzionalità in più e un prodotto migliore, non stupisce nessuno e più o meno tutti i prodotti (tech e non) funzionano in questo modo.
Riproponiamo dunque una dinamica di disuguaglianza, se vogliamo di classe: chi può permetterselo ottiene l'AI migliore, le risposte più accurate e riesce a velocizzare maggiormente il proprio lavoro.
Come dicevo, questa è una ovvietà, ma penso valga la pena evidenziarlo: la narrazione delle aziende AI è spesso che questi strumenti "democratizzino" e rendano più accessibili certi risultati.
In una certa misura questo è vero (pensiamo ai sottotitoli: oggi per me grazie all'AI è facilissimo mettere i sottotitoli ai miei video).
Ma sotto altri punti di vista questo non cancella le dinamiche gerarchiche del nostro mondo capitalistico: chi ha già più risorse continuerà ad avere vantaggi maggiori con l'AI, a patto di usarla adeguatamente.
Questo è vero anche a livello macroscopico: i sistemi AI funzionano meglio per lingue come l'inglese o l'italiano per cui c'è molto materiale per l'addestramento, mentre è più difficile per le lingue a basse risorse, per esempio diverse lingue del continente africano di cui ci sono meno dati.
Ed è vero anche individualmente se certe feature o un numero maggiore di messaggi sono disponibili solo agli utenti paganti.
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Di nuovo, dato il nostro sistema economico è ovvio che questo accada. E anzi, non è male che per esempio ChatGPT offra anche agli utenti free il suo ultimo e migliore modello GPT-5. Non sto insomma dicendo necessariamente che dobbiamo radere tutto al suolo. (unless...)
Il mio spunto, per concludere, è piuttosto quello di ricordare che ad oggi questi sistemi sono comunque privati e chiusi, by design. Teniamolo a mente quando qualcuno ci vende un sogno di elevazione collettiva.
Quanto possiamo collettivamente affidarci a loro senza renderci troppo dipendenti?
Se OpenAI o Google o Microsoft o Anthropic decidessero unilateralmente di cambiare totalmente il costo di accesso ai loro sistemi, quanto potere abbiamo noi? (o che succede se ChatGPT va in down?)
E dunque quanto dovremmo regolamentare tutto ciò? Forse se vogliamo sognare un futuro diverso dobbiamo occuparci anche di come costruire le tecnologie con i valori che vogliamo.
Eventismi
Se siete a Roma, tra l'altro, domenica 7 alle 16 mi trovate a Terra, la festa nazionale di AVS, per "IMMAGINIAMO IL DOMANI, COSTRUIAMO L’OGGI" un panel con l'Unione Giovani di Sinistra e i Giovani Europeisti Verdi a parlare di come rapportarci all'AI a livello lavorativo e sociale, e come immaginare la nostra costruzione della tecnologia per un domani. Qui trovate programma completo della festa!
Linkini interessanti
🍳 Cosa c'è nella cucina di Sam Altman, CEO di OpenAI? Pezzo divertentissimo del Financial Times che analizza la cucina di Sam Altman e le sue molte bottiglie di olio d'oliva.
🚒 Ho scoperto tramite, ovviamente, TikTok, che in USA esiste un programma per le scuole superiori in cui simulano delle morti da incidenti stradali. Fanno questo evento pubblico in cui simulano un incidente, fanno dei finti funerali usando i veri nomi degli studenti "morti" e a volte ci sono degli altri studenti che interpretano il tristo mietitore che va a scegliere le sue vittime e io non ci posso credere e OVVIAMENTE, OVVIAMENTE vi cito il paragrafo Effectiveness da Wikipedia (grassetti miei):
EffectivenessStudies that have tracked students before and after the Every 15 Minutes program have shown that the program may have a favorable short-term effect on students' stated attitudes but no effect on actual behavior.[4]
To date, no study has shown that the Every 15 Minutes program actually leads to a decrease in teen drinking and driving rates.
This has led to charges that the Every 15 Minutes program is similar to the controversial DARE anti-drug program in that it produces the appearance of addressing the problem but does not produce the desired change in behavior.
It has been long known that these types of approaches (i.e. scare tactics, dramatizations) that attempt to increase awareness or improve knowledge are ineffective.
raga ma come si può pensare che abbia senso, wow
🪩 Sarah McCreanor, @smacmccreanor e la sua stupenda performance in cui imita i video in cui vengono messi oggetti di vario tipo sotto le presse, amazing.
🧽 Barbero racconta Spongebob, tipo, di @andreamillais
🧑⚕️ In USA, RFK Jr, capo del dipartimento della salute del governo Trump, vuole focalizzarsi sulla nutrizione e sul far mangiare meglio le persone americane. Allo stesso tempo, vengono fatti ampi tagli ai programmi che aiutano le persone a mangiare meglio. Per ricordare le contraddizioni di certe narrazioni politiche.
Allora; non sono riuscito a farla uscire sabato, quindi questa lettera esce mezza settimana in ritardo. Per me è comunque un successo (gif umoristica di persona che suda). Prossima settimana ci riprovo, ci vediamo giovedì e parliamo di un casino che è successo in USA tra giornalismo e politica, mi sa.
E come sempre, grazie per la lettura 👋
RFK Jr’s plan to improve America’s diet is missing the point
A focus on doctors’ training will do little if federal funding is stripped from healthcare, nutrition and education.Jessica Hamzelou (MIT Technology Review)
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Israele paga 38 milioni a Google per negare il genocidio
Un’inchiesta di Lee Fang e Jack Pulson, di Drop Site, documenta come le autorità israeliane hanno lanciato una costosissima campagna di propaganda online per cercare di soffocare la realtà dei fatti sul genocidio a Gaza. Se in questi giorni avete usato YouTube è probabile abbiate visto almeno un video di questa campagna, che sostiene che a Gaza ci sia abbondanza di cibo: grazie alle sponsorizzazioni il video ha raggiunto 6 milioni di visualizzazioni in 13 giorni. Il video è pubblicato sul canale del ministero degli Affari esteri israeliano. La campagna è gestita da una “Agenzia pubblicitaria del governo israeliano,” e fa parte di un investimento di 150 milioni di nuovi shekel, 38 milioni di euro, che Tel Aviv sta facendo in pubblicità di Google. Il governo israeliano parla espressamente di hasbara, una parola intraducibile che si colloca tra le pubbliche relazioni e la propaganda. Oltre ai 38 milioni su Google, il governo israeliano ha speso 10 milioni di nuovi shekel, 2,5 milioni di euro, in campagne pubblicitarie su X, e 7 milioni di nuovi shekel, 1,8 milioni di euro, sulla piattaforma Outbrain/Teads, che serve pubblicità per siti internet di terze parti. Non è la prima volta che il governo israeliano lancia una campagna del genere: quest’estate WIRED aveva denunciato la presenza di ads su Google che volevano screditare l’UNRWA, e lo stesso Google nel proprio ultimo bollettino sulle operazioni di influenza estera aveva riportato di aver interrotto 4 campagne d’influenza israeliane che promuovevano contenuto in inglese, francese, tedesco, italiano e greco. (Lee Fang / Drop Site / YouTube / Google Ads Transparency Center / Governo israeliano / WIRED / Google Thread Analysis Group)
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Israele paga 38 milioni a Google per negare il genocidio
Il governo israeliano spende milioni di diffondere pubblicità che negano il genocidio. Tra le altre notizie: la manifestazione apartitica “Blocchiamo tutto” contro il governo francese, continua la crisi del centrosinistra per le elezioni in Puglia, e…Alessandro Massone (The Submarine)
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Giovanni Bertagna - Blog personale di Fotografia
in reply to Giovanni Bertagna - Blog personale di Fotografia • • •Mi prendo qualche giorno per provarla e poi ci scrivo un articolo!!!
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