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Il video-render del nuovo ospedale presentato dalla Regione
Il progetto e il punto sull'avanzamento dei lavoriRaiNews
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Navetta verde e rossa.
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Il documentario di Alessandra Celesia vince il Premio Flaiano
La regista valdostana ha ritirato il premio a PescaraTGR Valle d'Aosta (RaiNews)
Giocare dappertutto: giocAosta riempie gli spazi della città
Anche nel 2025 #giocAosta continua a diffondersi in spazi nuovi: i nostri giochi non popolano solo le piazze, ma anche monumenti e luoghi nascosti, spazi insoliti ed edifici storici. Questo cammino si chiama GIOCARE DAPPERTUTTO e prende vita grazie alla collaborazione di tanti enti pubblici e privati, con l’obiettivo di scoprire o riscoprire degli spazi suggestivi della città.
In alcuni casi, i luoghi storici ospitano attività speciali; in altri invece ci sono singole partite, rigorosamente su iscrizione, con un volontario che accompagna il gruppo in luoghi eccezionali. Vista la straordinarietà dei contesti, è chiesto di iscriversi con un gruppo già completo di 3 o 4 persone e di garantire l’impegno a completare le partite iniziate.
Ogni gruppo può prenotare un’unica sessione di gioco, al costo di 5€ per l’intero gruppo. Gli appuntamenti del 2025 sono prenotabili sui singoli eventi giornalieri. Tavoli fissi sono disponibili nel Criptoportico forense, nel Chiostro di Sant’Orso e all’arrivo della Cabinovia di Pila; altri prendono vita per una singola partita nella nuova Università e alla Torre dei Balivi, al Centre Saint-Bénin e a Palazzo Roncas, ma anche nella boutique dell’Artisanà e nell’ipermercato Gros Cidac.
Oltre alle partite dedicate, il progetto si ampia con attività speciali che prendono vita in altri luoghi carichi di fascino, tra i quali:
– il Criptoportico forense, cuore del foro romano dell’antica Augusta Praetoria, dove si svolge il triathlon di parole crociate;
– la biblioteca regionale, con A caccia di cultura;
– il Museo archoelogico regionale con Arte in gioco;
– la Collegiata di Sant’Orso con le visite guidate legate all’Enigma di Sant’Orso;
– la saletta d’arte di via Xavier de Maistre trasformata in escape room;
– Plus Aosta e il Parco Puchoz per tante attività diverse;
– la SFOM per quizzoni e giochi a squadre;
– il Palazzo regionale per il torneo di parole crociate;
– lo Snooker Bistrot per il biliardo e la Bocciofila Quartiere Cogne per la pétanque;
– il Giardino del Seminario per l’osservazione del cielo e le attività per i piccolissimi;
– l’arrivo della cabinovia di Pila per i Lupi di Montagna;
– l’Oratorio San Filippo Neri e la scuola Saint-Roch per le tappe della caccia al tesoro;
– spazi ancora nuovi per le sessioni del Tavolo del Re.
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Questo è un addio
A memoria mia non c'è mai stata una singola volta in cui io sia andato alle urne per non riceverne, poi, una enorme delusione.
I casi erano 2: o vinceva una coalizione/partito così impresentabile da farmi domandare "ma com'è possibile?", oppure chi votavo io si rivelava una tristissima delusione, poco dopo (ma, molto più spesso, si è verificato il primo caso). Non parliamo di referendum; quasi mai le mie speranze hanno prevalso o raggiunto il quorum.
Perché?
Con il tempo, questa domanda è diventata sempre più ingombrante nel mio cuore e nei pensieri.
Perché?
Mi sono convinto, piano piano, di essere diverso: un italiano atipico, le cui speranze non erano condivise quasi da nessuno. E, in effetti, lo sono.
Eppure era così facile capire chi fosse impresentabile! Ci sono stati e ci sono presidenti del Consiglio per cui "il popolo" (o almeno quella parte con cui avevo a che fare) sbavava letteralmente: guai a toccarli! Guai ad accennare che, forse, la tal misura poteva non essere molto azzeccata: chi mi stava intorno mi mangiava la faccia (come diciamo dalle mie parti), fatte salve poche eccezioni.
Dopo pochi mesi tutto questo fervore passava, i disastri che per me sarebbero stati evidenti diventano effettivamente lampanti, ma si dava un colpo di spugna al presidente di turno e si ricominciava con un altro personaggio, con altri disastri.
Ma perché? Perché continuavamo in questo circolo vizioso, sempre più al ribasso, con candidati sempre più impresentabili, sempre più (dati alla mano) incapaci quando non addirittura dannosi?
Non avevo risposte, ma intanto il Paese precipitava sempre più in basso, e mi sentivo impotente: non c'era modo che le cose cambiassero. Anche se la speranza era l'ultima a morire, questo clima di immobilità lo percepivo negli ambienti di lavoro, dove nessuno voleva far sentire le proprie ragioni di dipendente. Lo avvertivo nei vari referendum, dove troppo pochi votavano. Lo leggevo nelle facce delle persone quando mi spiegavano perché "dovremmo smettere tutti di votare" e poi effettivamente non ci andavano (più).
Non è cambiato granché da quegli anni, se non che io sono diventato vecchio. O quasi.
A 48 anni, dopo 30 anni di votazioni, di occasioni sprecate, di Stato civile che vedo sempre più gettare alle ortiche, posso dire di essere diventato vecchio dentro, se non fuori.
Sono tanto, tanto stanco di tutto questo.
Io, che sono un italiano decisamente atipico, non trovo un posto per me, qui.
Io, che sono uno che non usa mai le piste ciclabili contromano, uno che, prima di fermarsi a chiacchierare sul marciapiede, si assicura che ci sia abbastanza spazio per far passare altre persone; uno che paga SEMPRE il biglietto per i mezzi pubblici (e, la volta che si dimentica, ne paga 2 la volta successiva); uno che, se ha tempo, lascia che altre persone passino davanti in una fila (chiedendo prima a chi sta dietro). Uno che, visto che può camminare, non solo lascia libero il posto riservato alle persone con disabilità, ma parcheggia lontano lontano e si fa una passeggiata, che non si sa mai che ci sia qualcuno meno abile di me che può beneficiare di un posto più vicino al tal ufficio.
Io che le tasse le ho sempre pagate senza mai lamentarmi.
Io sono quello che si pone le domande, continuamente. Son quello che si ferma, mentre cammina, per lasciare che i piccioni finiscano di mangiare senza spaventarli. Sono quello che porta il cibo ai gatti randagi.
Io sono quello che, pur lavorando presso un ospedale, non ha mai chiesto, preteso o accettato un trattamento di favore dai colleghi medici della stessa struttura, e ho sempre avuto le prestazioni dopo mesi come tutti gli altri. Io, che per anni ho pagato più IMU del dovuto ma non l'ho mai chiesta indietro al mio Comune. Io, che ho ricevuto quella cartella esattoriale di 1850 euro dall'Agenzia entrate e non mi sono lamentato, perché erano soldi che non avevo pagato prima, e ho pure ringraziato gli impiegati negli uffici per il lavoro che fanno. Io, che ringrazio l'Europa di esistere, pur con tutti i suoi difetti.
Io, che quando vedo una persona che ha la pelle di un colore diverso dal mio, non mi faccio domande. Se parla italiano, per me è uno di noi.
Ecco, io sono questo cittadino.
E ne ho pieni i coglioni. E ho perso qualsiasi speranza: non vedrò mai un'Italia giusta, né sul fronte dei diritti (anche civili), né nella "cultura". L'Italia è diventato un posto dove si mangia bene (e peraltro manco l'unico) e stop.
Sono stufo di essere quello diverso, quello che è lui quello strano. No cari miei, quelli strani sono coloro che non hanno il mio senso civico, sono gli altri. Sono quelli che ieri e l'altro ieri non hanno mosso le chiappe dal divano se non per andare al mare.
Sono quelli che non hanno votato, perché "altrimenti Landini prende 2 milioni" [falso] o perché "anche l'astensione è una forma di espressione". No belli miei, con tutti i miliardi che lo Stato butta per darci la possibilità di esercitare uno dei cardini della democrazia, il minimo che puoi fare per non sprecare SOLDI PUBBLICI è che alzi le chiappe e vai a votare "NO", se proprio non ti piacciono i quesiti, come ho fatto io tante volte.
Gli strani sono quelli che non hanno ancora capito che il problema, in questo Stato, non è il politico Barabba di turno: siamo "noi", è la gente. I politici non vengono da oltremare o da Nettuno, vengono da noi, da questo Paese.
Sono persone che, come l'italiano medio, si lamentano continuamente e danno colpe a questo o a quello, ma non se ne prendono mai una. Continuano a dare le colpe a sinistra, tanto che ormai sembra quasi che la causa di tutti i mali sia la sinistra, ma non fanno un c***o per cambiare le cose, nemmeno quando ne hanno la possibilità. E in questo, purtroppo siamo perfettamente rappresentati dall'attuale Presidente del Consiglio, e molti altri.
C'è e ci sarà sempre "qualcun altro" che deve risolvere i nostri problemi, ma mai noi in prima persona. Noi siamo perfetti, non dipendono da noi i nostri problemi. Anzi. Certo, passiamo col rosso, ma perché abbiamo fretta. Superiamo il limite di velocità, ma solo un pochino. Ci facciamo licenziare apposta a fine luglio per godere di un mese di stipendio senza lavorare, col sussidio di disoccupazione, ma ce lo meritiamo più di altri. Poi a settembre si vedrà.
Mediamente, siamo quelli che si lamentano del traffico, ma poi parcheggiano in doppia fila perché " non c'è più posto".
Come le persone che si lamentano dell'immondizia in giro, ma non la raccolgono e inveiscono contro il Comune che "non pulisce abbastanza", o contro la società dei rifiuti che, come ho sentito dire di recente, "ci costringe fare la differenziata, che dobbiamo fare?". Sicuramente non devi buttarla nel campo. QUELLA non è la soluzione.
E con queste premesse, come volete che siano i nostri politici? Persone uguali a noi, altrimenti non le voteremmo. Ma siccome questi atteggiamenti li abbiamo tutti, non saremo mai rappresentati da nessuno che davvero faccia quello che si deve fare per risollevare il Paese. Anzi: visto che lo sport nazionale pare che sia fregare lo Stato, non vedo molte differenze, non c'è un "noi" e "loro" quando si parla di cittadini e politici.
E' per tutti questi motivi che vi dico addio.
Dopo l'ennesimo schiaffo, dopo la dimostrazione che a nessuno frega più nulla neanche dei diritti dei propri figli/nipoti/coniugi, allora non c'è davvero più speranza. Diventa una lotta contro i mulini a vento da cui mi sfilo non per ignavia, ma perché l'avversario, oltre che troppo grande, è inutile combatterlo.
Continuerò a fare quello che ho sempre fatto perché sono fatto così, ma con questo Paese ho chiuso: non è il mio, non mi ci sento bene. (Aggiungiamoci poi che ci sto male anche fisicamente).
Spero, un giorno, di poter chiudere anche letteralmente, spostandomi altrove e godendo di una pensione (se mai arriverà) che mi sono sudato fino all'ultimo centesimo e oltre.
(l' "oltre" è la parte che non arriverà mai, perché manco questo siamo capaci di fare: offrire un futuro ai cittadini onesti).
Una cosa è certa: a me la cittadinanza è arrivata nascendo qui da gente nata qui, ma se potrò scegliere qui non ci voglio morire.
Dove, ancora non so: ma ovunque tranne qui.
Ora datemi pure del vigliacco se vi va.
#referendum #italia #democrazia #repubblicadellebanane #emigrazione #estero #vivereallestero #referendum2025 #degrado #etica
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Didattica ludica: imparare giocando. Venerdì 8 agosto h.10:30-12:30 a Piazza Chanoux, Aosta
Costruiamo insieme attività didattiche con i giochi. Un momento partecipativo per docenti della scuola primaria e secondaria: si parte da giochi da tavolo esistenti e si progettano insieme attività didattiche pensate per essere portate in aula.
@giochidatavolo@feddit.it
giocaosta.it/eventi/didadttica…
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Pelosetto
in reply to GiocAosta il fan account nel Fediverso • • •GiocAosta il fan account nel Fediverso
in reply to Pelosetto • •@Pelosetto era una navetta che faceva la spola tra Aosta e le valli circostanti. In pratica telefonavi a un centro unico di prenotazione e gli dicevi "Io sono a Squarquaz, nella frazione di Tchagnun Dessous" e la signorina ti rispondeva "Tra un quarto d'ora passa la navetta per Aosta alla fermata di Piazza Gnegnon; che fa la prende?"
Erano i tre euro meglio spesi della giornata
@ilarioq
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Pelosetto
in reply to GiocAosta il fan account nel Fediverso • • •bellissima idea, dovrebbero copiarla in altre città
@ilarioq
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