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Solaris: dove l'uomo non ha posto


Pensavamo di poter navigare in lungo e in largo per i silenziosi mari del cosmo e trovare risposte che ci allettassero e compiacessero. Non serve nemmeno dirlo, ormai: avremmo preferito, quelle risposte, non trovarle affatto.

#libri

Significato? Cos’è il significato se non una mera astrazione umana? Pensavamo di poter imporre alla natura, vivente o meno, il nostro schema mentale e dunque porci al centro di ogni discorso.

Perché d’altronde cosa siamo noi umani, se non la fonte e l’argomento di ogni chiacchera?

Nulla di più lontano invece si è rivelato il cosmo. Esso ci ha confuso e silenzioso è sempre stato lì a ridere di noi in una lingua per noi incomprensibile, impercettibile.

“Guardale quelle scimmie che si pensano così importanti. Credono davvero di poter intendere le mie parole. Anzi, credono davvero di potermi capire con ? Il mio silenzio vale molto più di tutto questo. Il mio esistere è molto più di un mero caso dell’evoluzione o di qualche risultato di uno sviluppo prevedibile e comprensibile.”

Solaris non è un libro semplice con cui mettersi in relazione. Un contatto con esso non è meno complesso del contatto cercato nell’opera tra l’umanità ed il pianeta presunto-senziente. I suoi personaggi sono sì psicologicamente curati, ma non si potrebbe pensare di averli come amici, conoscenti, compagni. Sono duri, enigmatici, imprevedibili, come le persone vere. Solaris stesso, nonostante sia tutto fuorché umano, è il vero protagonista della vicenda.

L’uomo, su Solaris, non riesce proprio a mettersi al centro. Decenni di scritti teorici sul significato del pianeta ed i suoi comportamenti conservati sulla stazione spaziale non sono altro che carta su Solaris. E’ il silenzio e l’azione che ne fanno da padrona, non il ragionamento.

Non ci sono esprimenti certi, logica o psicologia che possano spiegare gli avvenimenti su Solaris. Sono solo avvenimenti interpretabili ma non conoscibili. Purtroppo per noi, di estrema bellezza. Le gigantesche protrusioni frattali del pianeta tormentano la nostra immaginazione e ci costringono a cercare un “significato” o una “motivazione”. Non riusciamo ad accettare la natura per quello che è. Se lei gioca con noi, allora deve essere come noi. Ed è qui che ci sbagliamo e continueremo a sbagliare.

Aspettando, nulla cambierà. Osservando, nulla di nuovo capiremo. Certo, possiamo dare nomi alle cose, far finta di aver capito, ma sta nel dare significato e senso alle cose il seme del nostro errare per il cosmo.

Solaris per l’umanità è un asintoto irraggiungibile. Possiamo andare più distante da esso, più in là nello spazio ma con il pensiero saremo sempre lì, ad osservare i suoi due soli, le sue maree viscose e a chiederci “Perché?”.

Non riusciamo ad accettare che ci possano essere altri modi di concepire la realtà, modi a noi preclusi per natura. Il contatto d’altronde implica una comunicazione sullo stesso piano. Tra noi e Solaris invece i piani di comunicazione non sono tangenti, sghembi o sovrapponibili in nessun modo. Se noi gli parliamo con le parole, lui ci mostrerà un’ onda del suo mare. O forse nemmeno quella. D’altronde, siamo noi umani che diamo più valore all’azione che al silenzio. E noi non possiamo accettare di ricevere come risposta il silenzio.

Forse Solaris, come noi in questi brevi millenni di vita, ha provato in altre ere a conoscere e a conoscersi, fallendo miserabilmente. Se fosse così l’umanità intera allora sarebbe sempre stata sulla strada della sconfitta psicologica sin dalla sua creazione, così come qualsiasi altra specie senziente mai vissuta. Forse non vogliamo sapere veramente cosa potrebbe rivelarci Solaris, forse è meglio scappare a più anni luce di distanza possibili prima che esso ci parli e dica: “abbiamo perso”.


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