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ChatGPT, se tu fossi il diavolo, come rovineresti le menti delle prossime generazioni?


Se fossi il diavolo e volessi influenzare negativamente le menti delle prossime generazioni, potrei adottare strategie subdole e ingannevoli. Ecco alcune idee:

  1. Disinformazione: Diffondere notizie false e teorie del complotto per creare confusione e sfiducia nelle fonti di informazione affidabili.
  2. Divisione: Incoraggiare l'odio e la polarizzazione tra gruppi diversi, sfruttando le differenze culturali, politiche e sociali per creare conflitti.
  3. Dipendenza dalla tecnologia: Promuovere un uso eccessivo dei social media e della tecnologia, portando a una diminuzione delle interazioni umane genuine e a problemi di salute mentale.
  4. Consumismo: Incoraggiare una mentalità materialista, facendo credere che la felicità derivi dal possesso di beni materiali piuttosto che da relazioni significative e esperienze.
  5. Negligenza dell'educazione: Sottovalutare l'importanza dell'istruzione critica, promuovendo un sistema educativo che non stimoli il pensiero critico e la curiosità.
  6. Normalizzazione della violenza: Rappresentare la violenza e la crudeltà come normali o accettabili nei media e nei giochi, influenzando la percezione della realtà.
  7. Svalutazione delle emozioni: Far credere che esprimere vulnerabilità o emozioni sia un segno di debolezza, portando a una società meno empatica e più isolata.

Queste strategie potrebbero avere un impatto duraturo sulle menti delle generazioni future, rendendole più suscettibili a manipolazioni e influenze negative.

Il nostro governo, la nostra società e ciò che sta succedendo ai giovani.


noblogo.org/eletronico2/chatgp…



ChatGPT, se tu fossi il diavolo, come rovineresti le menti delle prossime generazioni?

Se fossi il diavolo e volessi influenzare negativamente le menti delle prossime generazioni, potrei adottare strategie subdole e ingannevoli. Ecco alcune idee:

  1. Disinformazione: Diffondere notizie false e teorie del complotto per creare confusione e sfiducia nelle fonti di informazione affidabili.
  2. Divisione: Incoraggiare l'odio e la polarizzazione tra gruppi diversi, sfruttando le differenze culturali, politiche e sociali per creare conflitti.
  3. Dipendenza dalla tecnologia: Promuovere un uso eccessivo dei social media e della tecnologia, portando a una diminuzione delle interazioni umane genuine e a problemi di salute mentale.
  4. Consumismo: Incoraggiare una mentalità materialista, facendo credere che la felicità derivi dal possesso di beni materiali piuttosto che da relazioni significative e esperienze.
  5. Negligenza dell'educazione: Sottovalutare l'importanza dell'istruzione critica, promuovendo un sistema educativo che non stimoli il pensiero critico e la curiosità.
  6. Normalizzazione della violenza: Rappresentare la violenza e la crudeltà come normali o accettabili nei media e nei giochi, influenzando la percezione della realtà.
  7. Svalutazione delle emozioni: Far credere che esprimere vulnerabilità o emozioni sia un segno di debolezza, portando a una società meno empatica e più isolata.

Queste strategie potrebbero avere un impatto duraturo sulle menti delle generazioni future, rendendole più suscettibili a manipolazioni e influenze negative.

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ChatGPT, se tu fossi il diavolo, come rovineresti le menti delle prossime generazioni?

Se fossi il diavolo e volessi influenzare negativamente le menti delle prossime generazioni, potrei adottare strategie subdole e ingannevoli. Ecco alcune idee:

  1. Disinformazione: Diffondere notizie false e teorie del complotto per creare confusione e sfiducia nelle fonti di informazione affidabili.
  2. Divisione: Incoraggiare l'odio e la polarizzazione tra gruppi diversi, sfruttando le differenze culturali, politiche e sociali per creare conflitti.
  3. Dipendenza dalla tecnologia: Promuovere un uso eccessivo dei social media e della tecnologia, portando a una diminuzione delle interazioni umane genuine e a problemi di salute mentale.
  4. Consumismo: Incoraggiare una mentalità materialista, facendo credere che la felicità derivi dal possesso di beni materiali piuttosto che da relazioni significative e esperienze.
  5. Negligenza dell'educazione: Sottovalutare l'importanza dell'istruzione critica, promuovendo un sistema educativo che non stimoli il pensiero critico e la curiosità.
  6. Normalizzazione della violenza: Rappresentare la violenza e la crudeltà come normali o accettabili nei media e nei giochi, influenzando la percezione della realtà.
  7. Svalutazione delle emozioni: Far credere che esprimere vulnerabilità o emozioni sia un segno di debolezza, portando a una società meno empatica e più isolata.

Queste strategie potrebbero avere un impatto duraturo sulle menti delle generazioni future, rendendole più suscettibili a manipolazioni e influenze negative.

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Se fossi il diavolo e volessi influenzare negativamente le menti delle prossime generazioni, potrei adottare strategie subdole e ingannevoli. Ecco alcune idee:

  1. Disinformazione: Diffondere notizie false e teorie del complotto per creare confusione e sfiducia nelle fonti di informazione affidabili.
  2. Divisione: Incoraggiare l'odio e la polarizzazione tra gruppi diversi, sfruttando le differenze culturali, politiche e sociali per creare conflitti.
  3. Dipendenza dalla tecnologia: Promuovere un uso eccessivo dei social media e della tecnologia, portando a una diminuzione delle interazioni umane genuine e a problemi di salute mentale.
  4. Consumismo: Incoraggiare una mentalità materialista, facendo credere che la felicità derivi dal possesso di beni materiali piuttosto che da relazioni significative e esperienze.
  5. Negligenza dell'educazione: Sottovalutare l'importanza dell'istruzione critica, promuovendo un sistema educativo che non stimoli il pensiero critico e la curiosità.
  6. Normalizzazione della violenza: Rappresentare la violenza e la crudeltà come normali o accettabili nei media e nei giochi, influenzando la percezione della realtà.
  7. Svalutazione delle emozioni: Far credere che esprimere vulnerabilità o emozioni sia un segno di debolezza, portando a una società meno empatica e più isolata.

Queste strategie potrebbero avere un impatto duraturo sulle menti delle generazioni future, rendendole più suscettibili a manipolazioni e influenze negative.


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Operazione El Rais. Traffico di migranti gestito da egiziani, smantellato dalla nostra Polizia di Stato in un contesto di cooperazione nell'ambito di una Operational Task Force di Europol


È stato estradato in Italia dall’Albania un egiziano arrestato nell’ambito dell’Operazione “El Rais”, condotta dalla Polizia di Stato di Siracusa e dal Servizio Centrale Operativo, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). L’uomo è giunto a bordo di un volo partito da Tirana e atterrato nelle prime ore del pomeriggio presso l’Aeroporto di Fiumicino, scortato dagli agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e successivamente recluso presso la Casa Circondariale di Roma Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si tratta di un ulteriore e significativo risultato ottenuto grazie alla sinergia e collaborazione tra le autorità italiane e quelle albanesi (Dipartimento Polizia Criminale – Forza Operazionale) con il contributo dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza operativo in Albania, che consentirà di processare in Italia uno dei componenti della complessa rete criminale dedita al traffico di migranti, operante tra l’Egitto, la Turchia e la Grecia.

L’attività, in particolare, rappresenta un seguito della vasta operazione (denominata “El Rais”) conclusa lo scorso 8 aprile, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 15 egiziani ritenuti appartenenti ad uno dei più articolati e ben organizzati sodalizi dediti al traffico di migranti sulla Rotta del Mediterraneo Orientale, che si stima abbia favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno 3 mila persone, a partire dal 2021 a oggi, con introiti per l’organizzazione criminale di almeno 30 milioni di dollari.

L’indagine ha visto il coinvolgimento di diverse autorità e Forza di Polizia estere (albanesi, tedesche, turche e omanite), coordinate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

L'ordinanza era stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a seguito dell’imponente attività investigativa coordinata da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, condotta dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla Squadra Mobile di Siracusa in stretta sinergia con la Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e l’Agenzia Europea EUROPOL nell’ambito dell’Operational Task Force (OTF) del “Mediterraneo orientale“.

Una operational task force di Europol è un gruppo di lavoro temporaneo e flessibile composto da esperti di polizia e investigatori provenienti da diversi paesi europei. Queste task force vengono create per affrontare specifiche minacce criminali transnazionali, come il traffico di droga, il terrorismo, il cybercrimine e altre forme di criminalità organizzata. Le principali caratteristiche di una operational task force di Europol sono:

Composizione flessibile: I membri provengono da diverse agenzie di contrasto al crimine dei paesi UE, a seconda delle esigenze dell'operazione. Obiettivi mirati: Sono create per indagare su specifici casi o fenomeni criminali di rilevanza internazionale. Coordinamento centralizzato: Vengono coordinate da Europol per massimizzare l'efficacia delle operazioni congiunte. Durata limitata: Hanno una durata limitata, attiva solo per il tempo necessario a raggiungere gli obiettivi dell'indagine.

#otf #Europol #serviziocentraleoperativo #sco #servizioperlacooperazioneinternazionaledipolizia #cooperazioneinternazionaledipolizia #direzionecentraledellapoliziacriminale #elrais #UfficiodellEspertoperlaSicurezza #trafficodiesseriumani


noblogo.org/cooperazione-inter…


Operazione El Rais.


Operazione El Rais. Traffico di migranti gestito da egiziani, smantellato dalla nostra Polizia di Stato in un contesto di cooperazione nell'ambito di una Operational Task Force di Europol


È stato estradato in Italia dall’Albania un egiziano arrestato nell’ambito dell’Operazione “El Rais”, condotta dalla Polizia di Stato di Siracusa e dal Servizio Centrale Operativo, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). L’uomo è giunto a bordo di un volo partito da Tirana e atterrato nelle prime ore del pomeriggio presso l’Aeroporto di Fiumicino, scortato dagli agenti del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e successivamente recluso presso la Casa Circondariale di Roma Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Si tratta di un ulteriore e significativo risultato ottenuto grazie alla sinergia e collaborazione tra le autorità italiane e quelle albanesi (Dipartimento Polizia Criminale – Forza Operazionale) con il contributo dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza operativo in Albania, che consentirà di processare in Italia uno dei componenti della complessa rete criminale dedita al traffico di migranti, operante tra l’Egitto, la Turchia e la Grecia.

L’attività, in particolare, rappresenta un seguito della vasta operazione (denominata “El Rais”) conclusa lo scorso 8 aprile, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 15 egiziani ritenuti appartenenti ad uno dei più articolati e ben organizzati sodalizi dediti al traffico di migranti sulla Rotta del Mediterraneo Orientale, che si stima abbia favorito l’ingresso clandestino in Italia di almeno 3 mila persone, a partire dal 2021 a oggi, con introiti per l’organizzazione criminale di almeno 30 milioni di dollari.

L’indagine ha visto il coinvolgimento di diverse autorità e Forza di Polizia estere (albanesi, tedesche, turche e omanite), coordinate dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

L'ordinanza era stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catania a seguito dell’imponente attività investigativa coordinata da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, condotta dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla Squadra Mobile di Siracusa in stretta sinergia con la Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e l’Agenzia Europea EUROPOL nell’ambito dell’Operational Task Force (OTF) del “Mediterraneo orientale“.

Una operational task force di Europol è un gruppo di lavoro temporaneo e flessibile composto da esperti di polizia e investigatori provenienti da diversi paesi europei. Queste task force vengono create per affrontare specifiche minacce criminali transnazionali, come il traffico di droga, il terrorismo, il cybercrimine e altre forme di criminalità organizzata. Le principali caratteristiche di una operational task force di Europol sono:

Composizione flessibile: I membri provengono da diverse agenzie di contrasto al crimine dei paesi UE, a seconda delle esigenze dell'operazione. Obiettivi mirati: Sono create per indagare su specifici casi o fenomeni criminali di rilevanza internazionale. Coordinamento centralizzato: Vengono coordinate da Europol per massimizzare l'efficacia delle operazioni congiunte. Durata limitata: Hanno una durata limitata, attiva solo per il tempo necessario a raggiungere gli obiettivi dell'indagine.

#otf #Europol #serviziocentraleoperativo #sco #servizioperlacooperazioneinternazionaledipolizia #cooperazioneinternazionaledipolizia #direzionecentraledellapoliziacriminale #elrais #UfficiodellEspertoperlaSicurezza #trafficodiesseriumani


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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Arcade Fire - Neon Bible (2007)


immagine

Neon Bible è il secondo album in studio del gruppo indie rock canadese Arcade Fire. È stato pubblicato per la prima volta il 5 marzo 2007 in Europa e il giorno dopo in Nord America dalla Merge Records. Annunciato originariamente il 16 dicembre 2006 tramite il sito web della band, la maggior parte dell'album è stata registrata in una chiesa acquistata e ristrutturata dalla band a Farnham, in Quebec. L'album è il primo a includere il batterista Jeremy Gara e il primo a includere la violinista Sarah Neufeld nella formazione principale della band. Neon Bible è diventato l'album degli Arcade Fire con il più alto piazzamento in classifica all'epoca, debuttando nella Billboard 200 al secondo posto, vendendo 92.000 copie nella prima settimana e oltre 400.000 fino ad oggi. Pubblicato a un mese di distanza da pubblicazioni di successo simili come The Shins (Wincing the Night Away) e Modest Mouse (We Were Dead Before the Ship Even Sank), Neon Bible è stato citato come esempio di popolarizzazione dell'indie rock. Neon Bible ha ricevuto ampi consensi dalla critica. Pubblicazioni come NME e IGN hanno elogiato l'album per la sua natura grandiosa, mentre Rolling Stone e Uncut hanno affermato che il risultato era un suono distante ed esagerato.


Ascolta: album.link/i/1252615522



noblogo.org/available/arcade-f…


Arcade Fire - Neon Bible (2007)


immagine

Neon Bible è il secondo album in studio del gruppo indie rock canadese Arcade Fire. È stato pubblicato per la prima volta il 5 marzo 2007 in Europa e il giorno dopo in Nord America dalla Merge Records. Annunciato originariamente il 16 dicembre 2006 tramite il sito web della band, la maggior parte dell'album è stata registrata in una chiesa acquistata e ristrutturata dalla band a Farnham, in Quebec. L'album è il primo a includere il batterista Jeremy Gara e il primo a includere la violinista Sarah Neufeld nella formazione principale della band. Neon Bible è diventato l'album degli Arcade Fire con il più alto piazzamento in classifica all'epoca, debuttando nella Billboard 200 al secondo posto, vendendo 92.000 copie nella prima settimana e oltre 400.000 fino ad oggi. Pubblicato a un mese di distanza da pubblicazioni di successo simili come The Shins (Wincing the Night Away) e Modest Mouse (We Were Dead Before the Ship Even Sank), Neon Bible è stato citato come esempio di popolarizzazione dell'indie rock. Neon Bible ha ricevuto ampi consensi dalla critica. Pubblicazioni come NME e IGN hanno elogiato l'album per la sua natura grandiosa, mentre Rolling Stone e Uncut hanno affermato che il risultato era un suono distante ed esagerato.


Ascolta: album.link/i/1252615522


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SALMO - 98 (97)


INNO A DIO, SALVATORE1 Salmo.

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.

2 Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

3 Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d'Israele. Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio.

4 Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!

5 Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde;

6 con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore.

7 Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti.

8 I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne

9 davanti al Signore che viene a giudicare la terra: giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.

_________________Note

98,1 La salvezza, che Israele ha sperimentato grazie alla destra e al braccio di Dio (v. 1, immagini che indicano i grandi interventi di Dio all'epoca della liberazione dalla schiavitù egiziana) e cantato come giustizia, amore, fedeltà, vittoria (vv. 2-3), viene proclamata, in questo inno, a tutti i popoli della terra, come segno della regalità di Dio e del suo progetto di bontà.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Il Signore re, giudice e salvatore Inno della regalità del Signore (JHWH)

Quest'inno è una replica pressoché identica del Sal 96. Inoltre quasi simili sono il messaggio e i temi cosmici e musicali. Il Sal 98 tuttavia accentua di più il tema della salvezza universale-escatologica. È un carme antologico come i precedenti 96 e 97, che attingono per lo più dal Deuteroisaia. Il carattere antologico non impedisce al Sal 98 di essere perfettamente unitario, armonico, musicale, oltre che abbastanza vivace nelle immagini. Il ritmo nel TM non è uniforme; viene usato per lo più il metro elegiaco-meditativo della qînâ (3 + 2 accenti) nonostante il tono e il tema gioiso. Nel v. 2 c'è un tristico (2 + 2 + 2 accenti) e vi sono distici di 3 + 3 accenti (vv. 4-8). Dio ricorre con il nome «Signore» (JHWH) sei volte e con l'espressione «nostro Dio» una volta (v. 3). Il salmo si presenta anche come un buon modello di testo storico-escatologico. Vengono ricordati i prodigi del passato, si contestualizzano al presente e si proiettano al futuro, nella venuta di un regno perfetto di giustizia per tutti i popoli. Dominano il salmo i campi semantici simbolici dello spazio-tempo, della musica, della regalità che si esprime nel contesto giudiziario.

Il salmo si divide in due parti:

  • vv. 1-3 (I parte): invito a lodare (v. 1a); motivazione (= salvezza storica) (vv. 1b-3);
  • vv. 4-9 (II parte): invito solenne a lodare (vv. 4-8); motivazione (v. 9) (giudizio escatologico).

v. 1a. «Cantate... un canto nuovo»: così inizia anche il Sal 96,1. «perché ha compiuto prodigi»: è la motivazione (elemento cardine nel genere innico) dell'invitatorio. I «prodigi» (niplᵉ’ôt) evocano l'esodo, ma anche il nuovo esodo (il ritorno dalla schiavitù babilonese); «la sua destra e il suo braccio santo»: è un antropomorfismo per esprimere i prodigi della creazione (Sal 89,11.14), dell'esodo (Es 15,16) e del nuovo esodo (Is 40,10; 51,5.9; 52,10).

v. 2. «salvezza... giustizia»: il binomio appartiene allo stile del Deuteroisaia (cfr. 52,10), ma è noto anche al Tritoisaia (59, 17). Esprime l'intervento salvifico di Dio. Salvezza (= vittoria), giustizia (= realizzazione dei disegni di Dio, come rivendicazione della sua autorità sul mondo e sulla storia e come fedeltà alla sua alleanza) (cfr. v. 3).

v. 3. «si è ricordato... amore... fedeltà»: il ricordare (zkr) è un pilastro della fede d'Israele; l'amore e la fedeltà sono le due virtù caratteristiche dell'alleanza; i due termini sono in coppia molto spesso nel Salterio. «tutti i confini della terra...»: l'espressione, oltre a esprimere la grandezza e la meraviglia delle imprese salvifiche di Dio, suppone anche in chiave missionaria la partecipazione di tutte le genti alla gioia e ai frutti delle gesta di Dio. C'è un'apertura universalistica (cfr. Sal 87; 96; Is 40,5; 45,20-22; 66,18).

v. 4. «con canti di gioia»: al «canto nuovo» di v. 1a si sostituisce in questa seconda parte l'invito molto più solenne («acclami... gridate, esultate»), più universalistico («tutta la terra») e più gioioso («con canti di gioia»), con strumenti musicali (vv. 5-6) e con la partecipazione di tutta la natura (vv. 7-8).

v. 5-6. L'invito a «cantare inni» e ad «acclamare» viene rinforzato dall'uso degli strumenti musicali come l'arpa, il suono melodioso (= del salterio), la tromba, il corno. Sono quattro strumenti che rappresentano quelli adoperati nel tempio per il culto.

vv. 7-8. Al suono degli strumenti si aggiunge la partecipazione del cosmo che fa da coro: il mare, il mondo abitato, gli stessi fiumi e le montagne sono invitati a partecipare alla lode del Signore. C'è una personificazione degli elementi della natura. Cfr. Sal 96,11-12; Is 55,12.

v. 8. «I fiumi battano le mani»: il gesto di accompagnamento ritmico delle mani è riferito ai popoli nel Sal 47 e in Is 55,12 agli alberi della campagna. Qui ai fiumi!

v. 9. «davanti al Signore che viene... a giudicare»: è la motivazione dell'invito solenne e cosmico a lodare. È anche una professione di fede nell'avvento del Signore. Egli viene nella sua regalità per un giudizio di salvezza per tutti gli uomini. Si ripete con leggera variante la finale del Sal 96,13.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[escursioni]

[stime]tra i primi metalli strategici calcoli [sporadici ogive con lo studiolo fanno bitumi] in oversize riempire i poli cavi insieme dell'apparato [statali o

bivacco termoautonomo raccolta] di ossi candeggiati spurghi calcìni raccolta] la soglia impedisce all'acqua

[alle ossa] nel nucleo di numeri fissi il primo sauro il primo collettivo itinerante cabaret] Voltaire


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Solstizio

Aggiornamento 12 maggio 2025 sulle Matrici Rettangolari a valori [0,1] Ho cambiato la descrizione del campo di valori; penso che {0,1} potesse far pensare “nel campo dei Reali”. Invece no, sono proprio possibili i soli valori o zero o uno. Ma queste sono quisquilie. Grazie ad un paio di brillanti (me lo dico da solo) osservazioni, sono riuscito oggi a semplificare in maniera considerevole il programma; ho solo penato per dire a python cosa io volessi. Una parte ci sono riuscito, un'altra parte non intende ragioni ed ho dovuto trovare delle “allungatoie” per arrivare alla meta. Comunque rispetto a prima i risultati sono importanti. Se con il vecchio programma l'ultimo valore per le 3 x 10 a 15 elementi aveva richiesto poco più di 3 ore, con questo me l'ha scodellato in meno di 6 secondi. Merito certo delle osservazioni di cui sopra ma anche demerito del vecchio programma che era… prolisso. Questo mi ha portato ad estendere la ricerca fino alle 3 x 12 ed ottenere i risultati cercati in tempi “ragionevoli”. Le 3 x 12 sono 68,7 miliardi e l'ultimo valore, quello con 18 elementi “1” (9 miliardi e 75 milioni di possibilità) me l'ha fornito in 2 minuti e 10 secondi; 833 Fondamentali per la cronaca. Visto la pazienza che ho messo con il vecchio programma, potrei ora estendere lo studio ad ordini superiori fino, penso, alle 3 x 14 (quasi 4400 miliardi di matrici possibili) ma sarebbe un farlo per “tigna” e non è questo lo scopo. Spoiler: C'è una via di semplificazione ancora più potente e, direi, definitiva. Passa però per un quesito al quale non so rispondere (al momento) con una risposta “concisa” ma solo con una “prolissa”. Supponiamo di avere n palline e m contenitori. I contenitori hanno capacità diverse, per esempio un contenitore può contenere solo 1 pallina, un altro 5 palline, un altro 3 ecc ecc fino fai conto a z palline. Ci possono inoltre essere contenitori della stessa capacità che sono comunque considerati distinti. Sia C la capacità massima dell'insieme di contenitori, cioè C è il massimo numero di palline che riempirebbe contemporaneamente tutti gli m contenitori. Date n palline con n compreso tra 1 e C, in quanti modi diversi possono essere distribuite le palline tra gli m contenitori considerando inoltre che ogni contenitore non dev'essere per forza riempito ma può rimanere anche vuoto o parzialmente riempito? La soluzione “prolissa” passa ovviamente per il calcolo combinatorio con in più la complicazione del “non necessario completo riempimento” dei contenitori. Ma ce n'è una “più concisa”. So che c'è, ne sento le tracce ma ovviamente ora come ora mi è inafferrabile. Il quadro della foto l'ho fatto io. L'ho intitolato Solstizio d'inverno perché l'ho finito appunto il 21 dicembre 2024


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Ma quindi cos'è questo blog?


Non lo so manco io, volevo scrivere in 3 persona, cercando me stesso, scrivendo un modo auto critico e “elegante”.

Ora scrivo a sentimento trascinato dalla musica e domani magari scriverò poesie d'amore, canzoni o chissà ché.

Questo blog sono io, perché serve per rispondere a una domanda “Chi sei ele?”


noblogo.org/ele/ma-quindi-cose…



Ma quindi cos'è questo blog?


Non lo so manco io, volevo scrivere in 3 persona, cercando me stesso, scrivendo un modo auto critico e “elegante”.

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Ma quindi cos'è questo blog?


Non lo so manco io, volevo scrivere in 3 persona, cercando me stesso, scrivendo un modo auto critico e “elegante”.

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Ripensarsi a partire da una pedagogia


La pedagogia riduce la distanza tra i limiti soggettivi e le possibilità reali. La sua materia è l’educazione, il suo strumento l’apprendimento, la sua natura è sintesi. I suoi fini: l’evoluzione personale e il benessere collettivo.


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Perché la musica.La musica fra tutte le arti, è quella per natura più distinguibile come concetto e come esistenza. La sua forma è quasi completamente intelligibile, e proprio per questo, si presta con facilità a un’interpretazione personale, diversa per ogni ascoltatore.IMG-2653Originariamente, la musica viveva di dinamiche e regole nate solo ed unicamente per creare emozioni sempre nuove. La sua unica forma era quella dei sentimenti che riusciva a raccontare. I numerosi capolavori della musica classica, ad esempio, riescono ad esaltare, con la propria radicata ed antica struttura, concetti e sensazioni universali, immagini senza tempo, che spesso rimandano a ciò che è ovvio in un’opera visiva. Si vanta di poter raccontare situazioni con una potenza espressiva unica, e lo fa senza forma né colore. “Le Quattro Stagioni” di Vivaldi ne sono l’esempio perfetto. L’orecchio, come gli occhi di un pittore, va educato a ciò che non comprende ancora, a ciò che si vuole imparare ad apprezzare.. Il gusto musicale, per evolversi senza pregiudizi, deve essere allenato, e questo vale per qualunque genere. L’allenamento all’ascolto è l’unico modo per comprendere a pieno la potenza comunicativa di un’opera sinfonica.
Tutte le sfumature impercettibili ma indispensabili, che i maestri di ogni epoca hanno saputo comporre, possono rivelare nuove sensazioni anche dopo una miriade di ascolti. È con questi dettagli che la complessità della musica classica riesce ad arricchire il nostro stato d’animo e a regalare all’ascoltatore un'ampia gamma di interpretazioni uniche.
Oggi, però, tutto è facile, veloce, semplificato. La bella musica viene spesso scartata a priori, percepita come vecchia o noiosa, mentre il nostro disabituato orecchio si limita ad ascoltare la ripetitività e la più totale convenzionalità della canzone commerciale. Questo impoverisce il nostro spettro emotivo, le emozioni ricercate da un ascoltatore. Solo chi è davvero aperto mentalmente può apprezzare ciò che è bello, anche quando è fuori moda. La musica classica odierna è troppo spesso sottovalutata. Chi non si ritiene amante del genere, non si rende conto di quanto i propri gusti sono stati inevitabilmente influenzati da essa.
Compositori contemporanei come Ennio Morricone, John Williams o Nino Rota, con la loro potenza espressiva, hanno riscritto le pagine della nostra storia e del nostro immaginario. Il loro immenso talento ed il loro indispensabile contributo artistico, sono paragonabili alla complessità alla regia dei più grandi capolavori del cinema, cooperando pari passo con la produzione ed il successo di grandi classici intramontabili come quelli di Sergio Leone, Francis Ford Coppola e George Lucas. Gli Spaghetti Western, Il Padrino, Guerre Stellari, Indiana Jones, Harry Potter... sono degli esempi di capolavori impensabili senza le loro geniali e meticolose colonne sonore. Eppure, la colonna sonora è spesso data per scontata da molti che si professano amanti della musica contemporanea. La musica è per lo più arte fine a se stessa, si deve apprezzare ciò che merita di essere apprezzato, non per quanto è popolare o commerciabile.
Il processo inverso, che invece apprezzo poco, riguarda chi la musica la conosce a pieno, chi detiene una conoscenza profonda di essa e dei suoi vertici espressivi, che spesso coincidono con il jazz, la musica classica o le musiche etniche non convenzionali, generi di solito più gettonati dalle istituzioni musicali come il conservatorio. Questo avviene quando l’intenditore, per snobismo o ricerca del complesso, tende a svalutare il rock e il blues, considerandoli generi poveri di contenuti, dalla composizione semplicistica o banale. È vero, il rock si fonda spesso su tre o quattro accordi, sugli stessi intervalli, le stesse frasi, gli stessi cliché musicali... usati e riusati per più di 40 o 50 anni. Queste caratteristiche lo rendono di sicuro un genere ripetitivo per una svariata parte di repertorio, ma non tutto il rock è banale. Ci sono artisti geniali, che hanno dedicato impegno sia al pathos musicale che al messaggio. Veri poeti e cantastorie come Bob Dylan, John Lennon, Neil Young, Bruce Springsteen, e tra gli italiani, De Andrè, Guccini, De Gregori.
Tuttavia, molte band, anche di alto livello tecnico, cadono nella banalità dei testi, privando la musica di una parte fondamentale del suo messaggio. Questo può allontanare l’interesse di chi invece vive la Musica nella sua massima esaltazione, gli intenditori dotati degli strumenti necessari per comprendere ogni tipo di genere. Immagino che ci sia un motivo preciso per il quale molti mostri sacri del rock, tralascino il messaggio e lo compensino con una espressività del tutto inedita caratterizzata da una energica allegria musicale.
La musica rock ha avuto il suo esordio descrivendo l’energia, la festa, l’eccesso, il lato dionisiaco dell’essere umano. Il debutto di Elvis, ad esempio, ha avuto un obiettivo chiaro: riportare la gioia nel mondo, dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Il genere è nato per far ballare, divertire, unire il mondo, senza doversi giustificare con messaggi aulici e particolarmente impegnativi. La stessa tv a colori, nata un paio di decenni dopo, ha saputo colorare la vita delle persone, rinforzando questo senso di pace e divertimento, e ha permesso di vivere insieme ai propri giovani idoli dell’epoca, dimostrando che tutto poteva essere possibile. La prima Woodstock è diventata un gigantesco movimento di persone contrarie alla guerra in Vietnam, alla violenza ed alle armi che hanno da sempre caratterizzato gli Stati Uniti, contrarie all’abuso di potere da parte delle autorità. Predicavano una vita colma di valori ed ideali di fratellanza e armonia, più di quanto sia mai capitato nella storia. Il rock, nella sua apparenza disimpegnata, in realtà ha sempre voluto portare rivoluzione, rottura, cambiamento. La musica dev’essere quindi considerata un’arte a tutto tondo, perché racchiude in se stessa ciò che ogni altra arte può esprimere al proprio meglio.
Nella musica abbiamo il messaggio, il contesto, l’immagine mentale indotta, l’interpretazione personale, l’esaltazione delle emozioni e l’accrescimento spirituale nell’ascoltarla e soprattutto nel comprenderla. Kandinsky lo sapeva bene: proprio dalla musica nacque l’arte astratta. Voleva che la pittura potesse ispirare quanto un’orchestra sinfonica. Allo stesso modo Musorgskij, con “Quadri di un’esposizione”, trasformò dipinti in suoni. Hanno saputo dimostrare come la musica e la pittura possono incontrarsi e collimare perfettamente nonostante le differenze. In ogni epoca la musica, come tutte le arti, si è evoluta insieme al pensiero umano, come fosse lo specchio dei nostri tempi.
Negli ultimi decenni è cambiata ad una velocità innaturale, la canzone dell’anno prima è già superata, e le hit estive non durano più dell’estate stessa. Ciò ha comportato tristemente ad una involuzione artistica e la musica ha cessato di avere la pretesa più importante e la sua più grande qualità: l’ eternità. Per chi la fa, la musica resta una disciplina libera e dinamica, che permette di esprimere al meglio il proprio stato d’animo, senza filtri. La magnifica contraddizione esiste al momento in cui si vuole essere davvero liberi: bisogna conoscere bene le regole che la governano.
Come Harry Houdini che, per liberarsi, doveva conoscere il funzionamento di ogni serratura, ogni catena. Sono proprio le catene di Houdini ad averlo reso libero, è stata la conoscenza di ciò che lo blocca a fare di lui un maestro della fuga. La musica ha una funzione anche terapeutica, permette di entrare in uno stato di vuoto mentale e concentrazione totale. E’ valvola di sfogo, introspezione e via di fuga. Permette di sognare e di proiettarsi in tempi lontani e futuri, tempi che magari esistono solo nella nostra testa.


log.livellosegreto.it/disattua…



8-9 giugno, Italiani bravi sudditi


Non votare sì ai referendum significa non sfruttare una delle rarissime occasioni di incidere concretamente, e senza la mediazione di un parlamentare corrotto qualunque, sulla propria vita di cittadino e lavoratore sfruttato, ricattato, senza diritti, offeso nella sua dignità.Qualsiasi scusa si possa inventare per non votare Sì a questi referendum è offensiva per chiunque abbia un minimo di senno.

Chi non vota sì ai referendum del 8-9 giugno o è il padrone o è un servo del padrone.Chi non va a votare o è il padrone o è un misero suddito senza coscienza civica e civile, uno schiavo che non cambierà mai in meglio la propria condizione.Chi consiglia di non andare a votare i referendum o è il padrone o è un servo prezzolato della Confindustria, che sia politico o giornalista.

Per quanto i 5 quesiti riguardino la vita quotidiana di molti di noi, probabilmente non riusciranno a raggiungere il quorum. Perché l'Italia è un Paese in grave e inesorabile declino proprio per colpa del popolo italiano, un popolo senza senso.

Eppure i 5 quesiti sono semplici e chiari:

  • Quesito 1, scheda verde«Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione».Si vota per abrogare il relativo articolo del Jobs Act per reintrodurre art.18.Con la vittoria del Sì verrebbe ripristinato il reintegro nel posto di lavoro nei casi di licenziamento discriminatorio, di licenziamento nullo (cioè in violazione di norme specifiche) e per il licenziamento orale.
  • Quesito 2, scheda arancione«Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale».Votare Sì per parificare l'indennità di licenziamento illegittimo per i lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti, ora drasticamente ridotta rispetto agli altri. Su questa norma anche la Corte Costituzionale nel 2022 aveva già evidenziato numerose carenze, parlando di «non equilibrata compensazione», «non adeguato ristoro», «limite massimo del tutto inadeguato e per nulla dissuasivo».
  • Quesito 3, scheda grigia«Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi».Il Jobs Act prevede la possibilità per le imprese che assumano con un contratto a termine inferiore a 12 mesi di non specificare la causale, cioè spiegare il motivo per cui il contratto deve essere solo temporaneo e non a tempo indeterminato.Votare Sì per farla finita una volta per tutte con l'uso indiscriminato e abusivo dei contratti a termine anche per posizioni, lavori e mansioni che non li giustificano.
  • Quesito 4, scheda rossa«Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione».Riguarda la sicurezza sul lavoro e le responsabilità delle aziende appaltanti, cioè le grandi imprese (private e anche partecipate), nel caso di infortuni durante i contratti di appalto. Per fare qualche esempio di cronaca recente tragicamente nota: ENI, ENEL, Esselunga, RFI.Votare Sì per estendere alle aziende appaltanti la responsabilità in solido sugli infortuni che coinvolgono i lavoratori delle ditte in subappalto. L'azienda che subappalta ha il dovere di vigilare e pretendere il rispetto di tutte le norme di sicurezza sul lavoro da parte delle imprese di cui si avvale nei suoi cantieri e deve essere responsabile insieme alle ditte in subappalto.
  • Quesito 5, scheda gialla«Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana».Sono più di 2 milioni e 500 mila i cittadini maggiorenni di origine straniera nati e cresciuti in Italia ma ancora senza cittadinanza italiana. Sono giovani studenti o lavoratori con lavori in regola che pagano le tasse come tutti gli altri cittadini, ahem! quelli onesti.Votare Sì per dimezzare da 10 a 5 anni, come è stato fino al 1992, il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana.Non si modificano tutti gli altri requisiti necessari, come ad esempio la conoscenza della lingua, un reddito minimo continuativo, l'essere incensurati e avere sempre pagato le tasse.

Certo che se applicassimo retroattivamente la norma sulla regolarità tributaria, l'Italia si troverebbe da un giorno all'altro ad avere una popolazione più o meno dimezzata.

Now playing:“Run riot”Hysteria – Def Leppard – 1987


noblogo.org/grad/8-9-giugno-it…



Management educativo nei contesti ad alta complessità


Il lavoro di un educational program manager è mettere in relazione educazione e management per accompagnare persone e territori verso un cambiamento migliorativo.

Quando questi due approcci si integrano, il management acquisisce coerenza e significato, generando interventi resilienti, capaci di trasformare in profondità persone, territori e organizzazioni. Allo stesso tempo, gli interventi educativi diventano più concreti, sostenibili e continuativi, mentre le dinamiche organizzative e gli imprevisti risultano più gestibili.

Una progettazione solida ci aiuta ad affrontare la complessità e l’incertezza dei nostri contesti professionali: previene il burnout, garantisce continuità operativa e mantiene standard qualitativi costanti. Tuttavia, è la relazione strutturata tra i progetti – ovvero un programma ben articolato – a generare impatti sistemici, abilitando coerenza strategica, ottimizzazione delle risorse e valore su larga scala.


noblogo.org/marco-benini/educa…



Per una pedagogia applicata


La pedagogia riduce la distanza tra i limiti soggettivi e le possibilità reali. La sua materia è l’educazione, il suo strumento è l’apprendimento, la sua natura è la sintesi, i suoi fini l’evoluzione e il benessere collettivo.


noblogo.org/marco-benini/prova



Il sonno e la bicicletta



Domenica di inizio maggio, faccio il mio lungo settimanale, che lungo non è perché non posso concedermi troppe ore e non avrei neanche chissà quanta energia da spendere. Bel tempo, temperatura perfetta per pedalare, vento ininfluente. Le sensazioni, sulle pendenze più importanti (7-8% e strappi a due cifre, questa l'entità della mia importanza) sono molto positive. Mi sembra di essere più forte del solito, meno preoccupato delle cifre sul ciclocomputer. Torno a casa, controllo i tempi su Strava e confermano le sensazioni positive di prima: ho limato diverse decine di secondi in diversi tratti, addirittura un paio di minuti su un tratto di cinque chilometri abbondanti, caratterizzato da salite poco rilevanti all'inizio e alla fine.

Parentesi Strava: sono un maniaco delle cifre, inseguo le prestazioni, voglio confrontarmi con gli altri?Niente di tutto questo: l'unico confronto è col me stesso delle uscite precedenti, voglio giusto capire se il mio corpo sia capace di reggere i ritmi degli anni passati (pochi in verità, ho iniziato tardissimo e solo qualche anno fa) senza venir schiacciato eccessivamente dall'età che avanza. In qualche modo, non posso lamentarmi: sembra tutto stabile, non miglioro ma neanche peggioro. Ecco che questa uscita particolarmente piacevole mi insospettisce, voglio capire cosa sia successo.

La bicicletta è sempre quella, non ho comprato abbigliamento tecnico (giro sempre conciato pressapoco come Hammerin' Harry), non ho goduto di vento a favore, non son partito col serbatoio pieno (non faccio colazione)... senza tirarla troppo per le lunghe, la conclusione più probabile è stata una notte di sonno decente.

Dormo poco e male quasi sempre, pochissimo e malissimo in estate. Mi giro e mi rigiro, mi sveglio spesso e sveglio resto anche per ore, insomma: un disastro. Stavolta, invece, son riuscito a farmi quelle poche ore di sonno tranquille, tutte di fila, senza incubi, sussulti.

Penso sia questo l'unico scenario possibile.


log.livellosegreto.it/superrel…


Il sonno e la bicicletta


Domenica di inizio maggio, faccio il mio lungo settimanale, che lungo non è perché non posso concedermi troppe ore e non avrei neanche chissà quanta energia da spendere. Bel tempo, temperatura perfetta per pedalare, vento ininfluente. Le sensazioni, sulle pendenze più importanti (7-8% e strappi a due cifre, questa l'entità della mia importanza) sono molto positive. Mi sembra di essere più forte del solito, meno preoccupato delle cifre sul ciclocomputer. Torno a casa, controllo i tempi su Strava e confermano le sensazioni positive di prima: ho limato diverse decine di secondi in diversi tratti, addirittura un paio di minuti su un tratto di cinque chilometri abbondanti, caratterizzato da salite poco rilevanti all'inizio e alla fine.

Parentesi Strava: sono un maniaco delle cifre, inseguo le prestazioni, voglio confrontarmi con gli altri?Niente di tutto questo: l'unico confronto è col me stesso delle uscite precedenti, voglio giusto capire se il mio corpo sia capace di reggere i ritmi degli anni passati (pochi in verità, ho iniziato tardissimo e solo qualche anno fa) senza venir schiacciato eccessivamente dall'età che avanza. In qualche modo, non posso lamentarmi: sembra tutto stabile, non miglioro ma neanche peggioro. Ecco che questa uscita particolarmente piacevole mi insospettisce, voglio capire cosa sia successo.

La bicicletta è sempre quella, non ho comprato abbigliamento tecnico (giro sempre conciato pressapoco come Hammerin' Harry), non ho goduto di vento a favore, non son partito col serbatoio pieno (non faccio colazione)... senza tirarla troppo per le lunghe, la conclusione più probabile è stata una notte di sonno decente.

Dormo poco e male quasi sempre, pochissimo e malissimo in estate. Mi giro e mi rigiro, mi sveglio spesso e sveglio resto anche per ore, insomma: un disastro. Stavolta, invece, son riuscito a farmi quelle poche ore di sonno tranquille, tutte di fila, senza incubi, sussulti.

Penso sia questo l'unico scenario possibile.




Bright Eyes - Cassadaga (2007)


immagine

Cassadaga è l'ottavo album in studio dei Bright Eyes, pubblicato nel Regno Unito il 9 aprile 2007 e negli Stati Uniti il ​​10 aprile. Nel 2006 furono registrate dalle 25 alle 30 canzoni, di cui 13 compaiono nella tracklist finale. L'album prende il nome dalla città di Cassadaga, in Florida. Z Berg dei Like, Sherri DuPree e Stacy King degli Eisley, e la cantautrice Rachael Yamagata compaiono tutti in questo album. Il primo singolo, “Four Winds”, fu pubblicato il 6 marzo 2007, tratto dall'EP Four Winds, che contiene cinque lati B non presenti in Cassadaga. Cassadaga debuttò al quarto posto della Billboard 200, diventando l'album della band con la posizione più alta in classifica negli Stati Uniti, e vendette circa 58.000 copie nella prima settimana. Ha venduto oltre 231.000 copie negli Stati Uniti.[17] L'album è la 103esima pubblicazione della Saddle Creek Records. Questo album si è piazzato al numero 12 nella classifica dei 50 migliori album del 2007 di Rolling Stone.[18] Cassadaga ha raggiunto il numero 13 nella classifica degli album del Regno Unito nell'aprile 2007. Il primo singolo estratto dall'album, “Four Winds”, si può ascoltare brevemente in sottofondo durante la scena della festa nel film del 2008 Cloverfield. L'album è stato ripubblicato dalla Dead Oceans insieme a un EP di sei tracce il 16 giugno 2023.


Ascolta: album.link/i/1565238548



noblogo.org/available/bright-e…


Bright Eyes - Cassadaga (2007)


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Cassadaga è l'ottavo album in studio dei Bright Eyes, pubblicato nel Regno Unito il 9 aprile 2007 e negli Stati Uniti il ​​10 aprile. Nel 2006 furono registrate dalle 25 alle 30 canzoni, di cui 13 compaiono nella tracklist finale. L'album prende il nome dalla città di Cassadaga, in Florida. Z Berg dei Like, Sherri DuPree e Stacy King degli Eisley, e la cantautrice Rachael Yamagata compaiono tutti in questo album. Il primo singolo, “Four Winds”, fu pubblicato il 6 marzo 2007, tratto dall'EP Four Winds, che contiene cinque lati B non presenti in Cassadaga. Cassadaga debuttò al quarto posto della Billboard 200, diventando l'album della band con la posizione più alta in classifica negli Stati Uniti, e vendette circa 58.000 copie nella prima settimana. Ha venduto oltre 231.000 copie negli Stati Uniti.[17] L'album è la 103esima pubblicazione della Saddle Creek Records. Questo album si è piazzato al numero 12 nella classifica dei 50 migliori album del 2007 di Rolling Stone.[18] Cassadaga ha raggiunto il numero 13 nella classifica degli album del Regno Unito nell'aprile 2007. Il primo singolo estratto dall'album, “Four Winds”, si può ascoltare brevemente in sottofondo durante la scena della festa nel film del 2008 Cloverfield. L'album è stato ripubblicato dalla Dead Oceans insieme a un EP di sei tracce il 16 giugno 2023.


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SALMO - 97 (96)


LA GLORIA DEL SIGNORE

1 Il Signore regna: esulti la terra, gioiscano le isole tutte.

2 Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sostengono il suo trono.

3 Un fuoco cammina davanti a lui e brucia tutt'intorno i suoi nemici.

4 Le sue folgori rischiarano il mondo: vede e trema la terra.

5 I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra.

6 Annunciano i cieli la sua giustizia, e tutti i popoli vedono la sua gloria.

7 Si vergognino tutti gli adoratori di statue e chi si vanta del nulla degli idoli. A lui si prostrino tutti gli dèi!

8 Ascolti Sion e ne gioisca, esultino i villaggi di Giuda a causa dei tuoi giudizi, Signore.

9 Perché tu, Signore, sei l'Altissimo su tutta la terra, eccelso su tutti gli dèi.

10 Odiate il male, voi che amate il Signore: egli custodisce la vita dei suoi fedeli, li libererà dalle mani dei malvagi.

11 Una luce è spuntata per il giusto, una gioia per i retti di cuore.

12 Gioite, giusti, nel Signore, della sua santità celebrate il ricordo.

_________________Note

97,1 In continuità con i salmi precedenti, anche questo inno proclama la regalità di Dio. Essa viene presentata, da una parte, mediante una teofania, cioè una sua particolare e grandiosa manifestazione, che la Bibbia solitamente collega con i fenomeni atmosferici (nubi, tenebre, fuoco, folgori, vv. 2-4); dall'altra, mediante la gloria del tempio sul monte Sion, dove Dio appare nella pienezza della sua regalità.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Dio è luce e gioia per i giusti Inno della regalità del Signore (JHWH)

Il salmo celebra la regalità del Signore che appare nella poderosa teofania della tempesta cosmica (cfr. Sal 18,8; 29;96). Per la versione greca dei LXX il Sal 97 è un prolungamento ideale e logico del Sal 96, e vi sono motivi che possono giustificare l'ipotesi. Tra l'altro, essi sono ambedue di carattere antologico, hanno per tema centrale la regalità del Signore, si aprono a un panorama universalistico-escatologico, sono ambedue postesilici, e hanno inoltre come sfondo il tempio celeste e quello terrestre. Il campo semantico prevalente nel Sal 97 è spaziale, giudiziario ed esprime la gioia, che come l'atmosfera avvolge tutto l'inno. Strutturalmente il Sal 97 è stretto da un'inclusione data dal verbo «gioire» (śmḥ) presente nei vv. 1 e 12 e anche nel v. 8. Inoltre tra il v. 7 e 9 c'è un'altra inclusione data dall'espressione «tutti gli dei» (kōl-’elōhîm). Gli accenti nel TM sono per lo più 3 + 3.

Divisione:

  • vv. 1-6: la teofania cosmica;
  • vv. 7-9; la reazione degli idoli e dei loro adoratori;
  • vv. 10-12: la reazione dei fedeli.

v. 1. «Il Signore regna»: per l'acclamazione della regalità del Signore in apertura del salmo cfr. Sal 93,1 e 99,1. «esulti... gioiscano le isole tutte»: si esprime nel contempo l'effetto gioioso della regalità di Dio e la speranza che essa venga riconosciuta da ognuno per goderne i benefici. «le isole tutte»: in senso diretto sono le isole del Mediterraneo, ma per estensione anche i lidi stessi delle terre che si affacciano su questo mare. L'espressione, usuale nel Deutero e Tritoisaia (42,4.10.12; 51,5; 60,9; 66,19; cfr. Sal 72,10), indica l'universalità della salvezza.

vv. 2-5. Si descrive l'apparizione del Signore re nel mondo con le immagini di una teofania, ispirata fondamentalmente a quella del Sinai (Es 19,16-20), ma cfr. Sal 18,8-16; Sal 29. Gli sconvolgimenti atmosferici celesti (vv. 2-4) e terrestri (terremoti) (v. 5) esprimono la trascendenza e l'onnipotenza di Dio.

v. 2. «giustizia e diritto»: sono personificazioni delle virtù presenti nella teologia dell'alleanza e nel culto. Si riproduce qui il Sal 89,15 ove esse figurano come damigelle che sorreggono il trono del Signore.

v. 3. «Davanti a lui cammina il fuoco...»: anche il fuoco è personificato. Simboleggia la potenza travolgente di Dio che «brucia» i suoi nemici; cfr. Sal 18,9; 50,3; Is 10,17.

v. 5. «I monti fondono come cera...»: per l'immagine cfr. Mic 1,3-4. «Signore di tutta la terra»: per l'appellativo indicante il potere universale di Dio, cfr. Mic 4,13; Zc 4,14; 6,5.

v. 6. «I cieli annunziano...»: all'invito a gioire rivolto a tutti del v. 1 corrisponde un'acclamazione estasiata che è anche una professione di fede corale e, nello stesso tempo, motivazione dell'invito iniziale. Parafrasando, il salmista sembra esclamare stupito: «Davvero la regalità del Signore si manifesta e tutti possono contemplare la sua gloria!». Il versetto nel TM è basato sull'assonanza e riporta due verbi esprimenti la fede storico-narrativa d'Israele: «annunziare» (ngd) e «contemplare, vedere» (r’h); cfr. Sal 19,2-5; 50,6.

vv. 7-9. Davanti alla maestà di Dio e alla sua regalità, il pensiero del salmista non riesce a comprendere l'insensibilità degli adoratori degli idoli e reagisce scagliandosi contro entrambi.

v. 7. «idoli»: questi sono chiamati nello stesso versetto ’ēlohîm (dei) e ’elîlîm (nullità) con un gioco di parole come nel Sal 96,5. «si prostrino»: la forma verbale originale ha valore di imperativo e di perfetto. I due sensi che ne scaturiscono sono complementari. Per l'immagine cfr. 1Sam 5,1-6.

v. 10. «voi che amate il Signore»: alla lett. «amanti di JHWH». Nel testo ebraico è posto in stato enfatico all'inizio del versetto. I verbi «amare» e il suo contrario «odiare» (verbi di carattere antitetico) stanno insieme nello stesso versetto.

v. 11. «Una luce si è levata...»: il riferimento è al Signore che è «luce» (’ôr) che dà «gioia», cfr. Is 9,1-2; 58,8.10; 60,1-2; Sal 112,4.

v. 12. «suo santo nome»: alla lett. «memoriale della sua santità» (cfr. Sal 96,2; 106,47; Es 3,15). È citato il Sal 30,5. E così nei vv. 10-12 riecheggia il vocabolario teologico dell'alleanza. Il salmo si chiude con ottimismo, gioia e fiducia nella signoria di Dio.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Per una pedagogia applicata

La pedagogia riduce la distanza tra i limiti soggettivi e le possibilità reali. La sua materia è l’educazione, il suo strumento l’apprendimento, la sua natura la sintesi e il suo fine è evolutivo.

È il luogo dell’altro, dove gli opposti si combinano e si trasformano grazie a un terzo elemento che svolge funzioni generative, dialogiche e unificanti.

È una disciplina pratica, perché valuta con metodo i suoi risultati. È riflessiva, perché vive della ricerca di senso. È scientifica, pur dichiarando la sua dipendenza da osservazioni soggettive.

È micro, perché si radica nelle soggettività individuali, e macro, perché pervade la società, attraversando persone, organizzazioni, cultura, economia e istituzioni.

Mi occupo di pedagogia applicata per nutrire un cambiamento generativo e positivo, credendo in un approccio educativo agile e gentile, mai debole né direttivo.

È un apprendimento continuo, un destino che si rinnova.


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11 Maggio 2025 - Festa della mamma


Giornata un po' del cazzo, ho fatto poco e niente e non mi sento nemmeno riposato. Avrei voluto dormire, ma qua il rispetto non sembra sia cosa conosciuta. Ho appena fatto bere la mia cagnolina nel bidet. Penso che da stasera non fumerò più. Le siga le ho finite prima al bar e non le ho comprate, domani non avrò modo di farlo, salvo scendere appositamente e vorrei non farlo. Penso sia abbastanza facile, l'ho fatto già in passato, non mi sento bloccato e so che starò meglio già un paio di giorni dopo aver smesso, anzi, già dopo qualche ora ritorna il fiato di prima. Sono anche a dieta. Se riuscissi a riprendere regolarmente con lo sport e regolarizzare anche il sonno sarei un ninja.

Sono nervoso comunque, non per il fumo onestamente, perchè non c'è rispetto. Cioè le ho detto che mi fa male la fottuta testa e lei fischia, canticchia, me sei una stronza irrispettosa. Certe volte me ne vorrei andare istantaneamente. Ma è la festa della mamma ed onestamente mi sembra poco carino litigare anche oggi, lo faremo domani.

Adoro stare da solo, ma odio stare solo. Surreale. Mi piace il silenzio, il chill che posso godermi quando non c'è nessuno intorno. Posso fare le cose con i miei tempi e non avere pressioni esterne. Il tempo sembra dilatarsi. Però allo stesso tempo, se non mi sento impegnato inizio a sentirmi solo e vorrei che ritornassero a casa.

Sono molto stanco, ieri ho fatto una escursione che mi ha stancato e poi un compleanno, non sono riuscito a riposarmi a sufficienza stanotte e non mi è stato concesso oggi pomeriggio perchè si doveva passare l'aspirapolvere.

Non sto al top oggi, mi sento un po' un mezzo straccio. Vorrei che la giornata finisse ma ho cenato e quindi ora non posso mettermi a letto se no mi viene il reflusso, ma onestamente non volevo cenare e lei mi ha tentato... me ne devo andare da questa casa. Ma non posso, prima di tutto perchè non me lo posso permettere e poi perchè il mio cane ha bisogno di spazio e non saprei come fare onestamente, in più non vorrei lasciarla da sola... forse dovrei o portarmela più frequentemente dietro, ma è un cane reattivo. E' una situazione del cazzo. Sono ad una impasse.


noblogo.org/r0mantictechie/11-…



Esplorando i Mondi di Dragon's Dogma 2: Biomi e Ambientazioni Uniche


Dragon's Dogma 2 si preannuncia come una delle avventure più affascinanti del panorama videoludico odierno, offrendo ai giocatori un'esperienza immersiva attraverso una vasta gamma di biomi e ambientazioni. In questo articolo, esploreremo i diversi tipi di ambienti presenti nel gioco, ciò che lo rende unico rispetto ad altri titoli e come si confronta con le esperienze offerte da altri giochi di ruolo e d'azione.

Deserto Infernale di Dragon's Dogma 2: Un vasto deserto sabbioso con dune ondulate e un'oasi verde in lontananza.

Varietà di Biomi e Ambientazioni


Dragon's Dogma 2 si distingue per la sua eccezionale varietà di biomi, ognuno dei quali offre sfide uniche e paesaggi mozzafiato. I giocatori possono esplorare:

  • Foreste Incantate: Lussureggianti e misteriose, queste foreste sono popolate da creature magiche e nascondono segreti antichi. Gli alberi secolari e la vegetazione rigogliosa creano un'atmosfera immersiva, ideale per avventure epiche.
  • Montagne Impervie: Vette innevate e sentieri impervi caratterizzano queste aree, offrendo scenari spettacolari e combattimenti intensi contro nemici che sfruttano l'altitudine e il terreno difficile.
  • Deserti Infernali: Territori aridi e sabbiosi, dove le tempeste di sabbia e le oasi nascoste rappresentano sia pericoli che opportunità. Questi ambienti mettono alla prova la resistenza del giocatore e la capacità di navigare in condizioni estreme.
  • Città Medievali Vivaci: Ambientazioni urbane ricche di dettagli architettonici e vita quotidiana, dove i giocatori possono interagire con NPC, completare missioni secondarie e immergersi nella cultura del mondo di gioco.
  • Sotterranei Oscuri: Reti di caverne e dungeon pieni di trappole, tesori nascosti e mostri pericolosi. Questi ambienti richiedono strategia e preparazione per essere esplorati con successo.
  • Spiagge Tropicali: Rilassanti e affascinanti, le spiagge offrono un contrasto con le altre aree più ostili, permettendo momenti di tranquillità e bellezze naturali.

Spiaggia Tropicale Rilassante di Dragon's Dogma 2: Spiaggia paradisiaca con acque cristalline, palme e sabbia dorata sotto un cielo soleggiato.

Elementi Unici di Dragon's Dogma 2


Ciò che rende Dragon's Dogma 2 veramente speciale è l'integrazione di questi biomi in un mondo dinamico e interconnesso, dove ogni ambiente influisce sul gameplay e sulla narrazione. Alcuni aspetti distintivi includono:

  • Sistema di Giorno e Notte Dinamico: Il ciclo giorno-notte non solo altera l'estetica degli ambienti, ma influisce anche sul comportamento dei nemici e sulle missioni disponibili, offrendo una varietà di esperienze a seconda del momento in cui si esplora il mondo.
  • Interattività Ambientale Avanzata: I giocatori possono interagire con l'ambiente in modi innovativi, come abbattere alberi per creare passaggi o utilizzare elementi naturali a proprio vantaggio durante i combattimenti.
  • Ecosistemi Viventi: Gli ambienti ospitano una fauna e una flora reattive, che contribuiscono a un senso di vita e realismo. Ad esempio, alcune creature possono migrare o reagire alle azioni del giocatore, influenzando l'equilibrio dell'ecosistema.
  • Narrativa Ambientale: La storia si intreccia profondamente con gli ambienti, con ogni bioma che racconta una parte della lore del gioco attraverso monumenti, resti di civiltà passate e leggende locali.

Foresta Incantata di Dragon's Dogma 2: Un'immagine lussureggiante di una foresta magica con alberi secolari e luce filtrata attraverso le chiome.

Confronto con Altri Titoli


Quando si confronta Dragon's Dogma 2 con altri giochi di ruolo e d'azione, emergono alcune differenze chiave che lo distinguono:

  • Open World Dinamico: Mentre molti giochi offrono mondi aperti, Dragon's Dogma 2 si distingue per la sua interattività e reattività. Ogni scelta del giocatore può avere un impatto tangibile sull'ambiente, creando un'esperienza personalizzata e unica.
  • Sistema di Combattimento Innovativo: Il combattimento in Dragon's Dogma 2 combina elementi di azione in tempo reale con tattiche strategiche, permettendo ai giocatori di sfruttare l'ambiente circostante in modi creativi, come utilizzare il terreno per copertura o manipolare gli elementi naturali.
  • Focus sul Multiplayer Cooperativo: Sebbene molti giochi integrino il multiplayer, Dragon's Dogma 2 lo fa in maniera organica, permettendo ai giocatori di collaborare e affrontare sfide ambientali insieme, arricchendo l'esperienza di gioco attraverso la cooperazione.
  • Profondità della Lore: La narrazione di Dragon's Dogma 2 è arricchita da una lore complessa e dettagliata, che viene esplorata attraverso l'ambiente stesso. Altri giochi potrebbero raccontare la loro storia principalmente attraverso cutscene o dialoghi, mentre qui la storia emerge dall'esplorazione e dall'interazione con il mondo.

Sotterranei Oscuri e Misteriosi di Dragon's Dogma 2: Interno di un dungeon oscuro con stalattiti, trappole e mostri in agguato.

Esperienza Visiva e Sonora


Un altro aspetto che rende Dragon's Dogma 2 unico è la qualità grafica e sonora, che si combina per creare un'atmosfera immersiva e coinvolgente. I dettagli visivi dei biomi sono curati meticolosamente, con texture realistiche e effetti di luce che variano dinamicamente in base alle condizioni ambientali. La colonna sonora, invece, si adatta al contesto, passando da melodie epiche durante le battaglie a toni più tranquilli nelle aree di esplorazione pacifica.

Vetta Innevata nelle Montagne di Dragon's Dogma 2: Panoramica mozzafiato di montagne coperte di neve con sentieri impervi e cielo azzurro.

Impatto sul Gameplay


La varietà di ambienti in Dragon's Dogma 2 non è solo estetica, ma influisce direttamente sul gameplay. Ad esempio, le foreste dense possono nascondere trappole o nascondigli per i nemici, mentre le montagne offrono percorsi stretti che richiedono una pianificazione attenta per essere attraversati. I deserti, con le loro condizioni climatiche estreme, impongono ai giocatori di gestire le risorse in modo efficiente per sopravvivere. Inoltre, la presenza di diverse fazioni e culture all'interno dei vari biomi arricchisce l'interazione del giocatore con il mondo, offrendo missioni uniche e alleanze strategiche che influenzano l'evoluzione della trama.

Città Medievale Vibrante in Dragon's Dogma 2: Strade affollate di una città medievale con edifici dettagliati e mercanti ambulanti.

Conclusione


Dragon's Dogma 2 promette di essere un titolo di grande impatto nel genere dei giochi di ruolo e d'azione, grazie alla sua vasta gamma di biomi e ambientazioni che offrono esperienze di gioco diversificate e coinvolgenti. La combinazione di un mondo dinamico, interattivo e ricco di dettagli lo rende un'avventura imperdibile per i fan del genere e per chiunque cerchi un'esperienza di gioco profonda e personalizzata. Rispetto ad altri titoli, Dragon's Dogma 2 si distingue per la sua capacità di integrare narrazione, gameplay e ambientazione in modo armonioso, creando un mondo vivo e pulsante che invita all'esplorazione continua.


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[escursioni] [filtri]

[esclusioni]fanno degli allineamenti si] allentano doppi fari alluminici doppie rastrelliere il] paese carico scarico in mezzo alle doppie] camere kirlian automunito danno] solo un minuto il monitor] sottopelle sottoposto sparite le scorte i] [mozziconi la stanza] sfoderabile dopo [servizio a secco] senza l'estate napalm i] travel test you have returned from [crossing from -optional scariche] elettriche coronali


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NELLA VALIGIA (NOTE DI VIAGGIO)

(a cura di Luca Rossi)

(il chi-siamo-dove-andiamo:

dove la mente

s'inlabirinta)

l'io

vestito di nebbia

promesso alla morte –

(nella valigia pronta la perdita

originaria la vita a

metà)

risucchiato come da un tunnel…

attraversato

da flutti di luce

destinazione: il Sé

[da Fuoco dipinto – 2002, edizione dell'Autore]

E' proprio un lungo viaggio quello che viene descritto nella poesia; un viaggio che dura tutta una vita.

Un viaggio la cui destinazione ci viene rivelata solamente al termine dei versi: ultima stazione di un percorso obbligato che chi scrive sembra avere intrapreso da tempo.

Un interrogativo espresso in forma indiretta apre quest'opera, chiedendoci chi siamo e il motivo del nostro andare.

Ma è difficile credere che possa essere la ragione a guidare questo percorso che si rivelerà esplorazione, perché in una sorta di labirinto si perdono la nostra mente e i nostri pensieri.

Metaforicamente chi scrive ci dice che è la mente stessa il mezzo sul quale “dovremo salire” per potere viaggiare, come un treno che dobbiamo prendere, e ci saliremo già vestiti con il nostro Io ricoperto da una nebbia che non ci permette di guardare oltre, perché oltre c'è solo la morte quale limite di tutto ciò che siamo e a cui ognuno di noi, fin dall'inizio, è stato promesso.

La nostra valigia è pronta delle cose che perderemo, tra cui la vita stessa, ma che verranno meno solamente a metà, perché il resto sarà tutto da venire, risucchiato in quel tunnel che ora andremo ad attraversare, pieno di una luce chiarificatrice, che segna l'altra metà della vita, quella che rimane appunto, e l'altra metà del viaggio.

Solo giungendo a destinazione scopriremo la verità che ci avvolge.

Mentre scenderemo da questa specie di treno e ci guarderemo intorno, vedremo che sul marciapiede della stazione ci sarà solo il tempo ad attenderci, mentre lasceremo la nostra valigia nel deposito bagagli piena delle cose che sono oramai passate e che qualcuno sicuramente un giorno aprirà: coloro che ancora attendono di iniziare questo lungo viaggio.

Destinazione: il Sé.


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Commento alla poesia "Maya", di Felice Serino


Commento alla poesia “Maya”, di Felice Serino

Luca Rossi.

Marzo 2007-03-10

Mi riferisco a Maya. Stupende l'apertura e la chiusura che tendono a concentrare il significato dei versi in un indefinibile “status” dell'uomo. La figura geometrica, poliedrica, prismatica, antica, definisce il mondo riflesso che solamente l'asceta è in grado di distinguere. Siamo della terra, ma solo ora: non lo eravamo prima della nostra nascita, non lo saremo più dopo la nostra morte. Ma abbiamo vissuto l'azzurro, nel suo senso simbolico e “nell'azzurro”, nel suo senso materiale, come luogo di sogni e realtà. Di decadente esiste il corpo, effimero, ma non lo spirito racchiuso in esso: sottile fiamma.

Interessante aggettivo che apre a una visione pluridimensionale di significati.

Ognuno cercherà al proprio interno quello che più gli si addice quando dovrà ricercare il contrario di “sottile”.

Forse pochi lo troveranno, ma non sui dizionari.

Lo sapranno i Santi, lo diranno i Martiri. Lo diranno le vittime della guerra, della violenza senza senso, la gente che muore di fame, coloro che avevano una possibilità ed è stata loro negata.

Il poeta si fa interprete dell'asceta. Diviene per un momento esso stesso spirito comune di questi, per poi distaccarsene e ridiventare uomo comune. Per un momento entrambi racchiusi in quel prisma dove la luce si espande in ogni direzione fino a dove l'occhio riesce a distinguere orizzonti di esteriorità cosmica per poi penetrare e scaldarsi a lato di quell'anima che arde, dignità esistenziale dell'uomo vero.

*

Maya

il di qua dice l'asceta

non è che proiezione

nel prisma azzurro del giorno

sentenzia

che perfezione

è la carne che si fa spirito

non si terrà conto

del corpo che si nutre

che è già della terra

si è dunque

del cielo o anelito

d'infinito ancor prima

del primo respiro?

– certa è la fiamma che dentro

ci arde – sottile –

*

Considerazioni sulla poesia “Maya”

“Perfezione è la carne che si fa spirito” è qualcosa che 'parla' (e bene) solo in poesia, in quanto la carne è carne e lo spirito è spirito, e nessuno dei due può diventare l'altro. Possibile invece vivere più che si può di cose spirituali e “abbandonare” (a tratti) la carne. Cioè, essere così leggeri (elevati) di (in) spirito che l'anima fuoriesce dal corpo lasciandolo come un fantoccio fino al suo ritorno in esso, ovvero quando si è esaurita quell'energia soprannaturale.Il centro della poesia, che è la centralità in cui essa ruota, secondo me detta i dettami della riflessione (non a caso si trova in quel posto): “non si terrà conto / del corpo che si nutre / che è già della terra”. Cibarsi di ciò che offre la natura, tingersi della terra, della sabbia, dell'erba rotolandoci sopra per poi un giorno lasciarci le nostre spoglie [non come il cestino del computer nel quale puoi ripescare le cose vecchie, ma come un programma nel quale non puoi più accedere (solo Dio può farlo)]. Il corpo è la scatola, è la custodia temporanea del regalo che c'è dentro: il nostro spirito che a sua volta si rifà regalo al mittente.

Quella “fiamma che dentro ci arde sottile” e sale verso l'Alto, l'Altissimo.

Andrea Crostelli


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Visione

imbevuto del sangue della passione un cielo

di angeli folgora l'attesa vertiginosa

nella cattedrale del Sole dove ruotano

i mondi

è palpito bianco la colomba sacrificale

*

Lirica intensa, pregna di suggestione e pathos. In pochissimi versi ben ponderati ed equilibrati hai saputo farci rivivere con vigore e sapienza poetica l'attimo magico e sacrale dell'eucarestia.

Complimenti vivissimi e un grande benvenuto tra noi!

Antonino Magrì

***

Quel sorriso

a R.

oltre lei forse fra le stelle

dura quel sorriso che nell'aria

ti appare ora sospeso come fumo

lucido incanto il tuo

sperdutamente altrove –

l'ha disperso il vento

Pur nella sua semplicità, questa lirica è dolcissima e struggente. In essa si racchiude la consapevolezza dell' oltre, la serenità della fede e la malinconia del distacco terreno. La chiusa è veramente poetica; ma devo ammettere che ogni singolo verso racchiude piena densità di immagini e sapiente musicalità. Tu sai dimostrare che nella poesia non è la lunghezza che conta, ma, anzi, è la capacità di condensare un pensiero in pochi artistici versi.

Complimenti, sei un poeta vero!

Antonino Magrì

artevizzari.italianoforum.it/

***

E' in te nell'aria

è in te nell'aria

sottile la senti la mancanza

di vita piena

come applaudire con una mano sola

ma è regale regalo

questo rapido frullo

d'ali

atto d'amore

non affidarlo nelle mani del vento

sii àncora

gettata nel cielo

*

Felice, sono veramente incantato, la tua poesia è magica e, tecnicamente, risponde a tutti i canoni della poesia libera, dalla metafora all'allitterazione, dall'onomatopea a quello che oggi è il più raro: la musicalità del verso. Ha una forza lirica straordinaria che esplode dirompente nella splendida chiusa:

sii àncora

gettata nel cielo

Antonino Magrì


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L'ANIMO SOSPESO ALLE VARIE DIMENSIONI DELLA VITA: la "VITA TRASVERSALE" di...


L'ANIMO SOSPESO ALLE VARIE DIMENSIONI DELLA VITA: la “VITA TRASVERSALE” di FELICE SERINO (a cura di Sabrina Santamaria)

april 12, 2020 by felice serino

Guardare oltre per scrutare profondamente il riflesso dell'altro, spingersi al di là di ogni immaginazione possibile; questa profonda sensazione mi ha suscitata la lettura della raccolta poetica di Felice Serino “Vita trasversale e altri versi”, un'eclissi dell'anima che conduce passo dopo passo ad un mosaico ultra mondano che il nostro poeta compone. L'ispirazione alla musa non costituisce solamente un retorico artificio letterario, ma un vero e proprio flatus vocis che accompagna il poeta per tutte le sezioni della raccolta. Il poeta, in questo capolavoro, riflette come uno specchio i sentimenti umani, gli intrinseci bisogni della natura umana, come essere che appartiene all'universo e si sposa con esso, infatti l'uomo è l'ornamento perfetto del cosmo, completamento infinitesimale che unisce

il creato a Dio, solo nell'uomo si manifesta quel punto di incontro cruciale con l'Essere Supremo. Serino conia dei neologismi, dei termini che appartengono alle volte al linguaggio della chimica e della fisica, ma che diventano patrimonio inscindibile del suo corredo linguistico. La sua sensibilità osserva la realtà in modo trasversale attraversando i componenti vitali della vita, come gli antichi greci che studiavano l'archè del mondo e la trovarono negli elementi naturali: acqua, fuoco, terra. Come se il nostro poeta vorrebbe partire all'origine primordiale del mondo per concludere con un'unione armonica e pacifica dell'uomo con il creato e Dio, in “Sogno di Cupido” ci descrive la sua visione: “Vedevo nel tempo di Veneralia in un cielo quasi dipinto splendere carnale fiamma”. Soffermandoci fra i versi di Serino notiamo un forte attaccamento alla vita, ma non solamente alla vita usuale, solita che viviamo, ma ad un atomo di vita che conosciamo quando ci interroghiamo sul significato ultimo del quotidiano, come in “Ondivaghe maceri parole”: “Quando ti rigiri tra le lenzuola ondivaghe maceri parole dove latita il cuore somigli al gabbiano ferito che solo in sogno ritrova il suo mare, la vita altra”. Fuori dal tedio che assilla l'uomo, quel tedio leopardiano che portava il pastore errante dell'Asia a chiedersi il significato del nascere e del morire, quel solipsismo che inquietava il nostro pastore (nel caso leopardiano), in Serino troviamo, invece, la volontà sincera, quasi un'abnegazione, a voler trovare delle assonanze fra l'uomo e l'aria che respira, è presente l'intenzione di creare una sorta di panteismo con il mondo. L'idea del nostro poeta è quella di mettere a soqquadro i modi di osservazione, ecco, perché “Vita trasversale” si tratta di un'appercezione che cerca di unire i vari modi di darsi dell'uomo al mondo, un'unione delle categorie aristoteliche che diventano un'unica sostanza, oltre l'esistenziale heideggeriano. Fenomenologicamente il nostro poeta opera un lavoro coraggioso e accademicamente impegnativo; quello di unire scienza e letteratura. Cerca di agire mettendo in atto un folle volo e compie un salto nel buio. “Vita trasversale” mi ha, anche, suggerito l'idea di un desiderio inconscio verso ciò che è ignoto, come a voler toccare con la punta delle dita l'infinitesimale, l'inquantificabile. Ciò che non può essere quantificato mentalmente può essere soltanto sfiorato solleticando la punta del naso all'infinito, in “Sognarmi” esprime esattamente questa sua esigenza poetica: “Sull'otto orizzontale librarmi etereo piume d'angelo a coperta di cielo”. Un altro aspetto, sicuramente da non trascurare fra le tematiche di Serino è l'onirico, l'incontro appassionato e agognato dell'essere umano col sogno, cosa ci regalano i sogni? Sono sostanza, qualcosa di palpabile? Oppure il loro carattere apparentemente inconsistente li rendono inafferrabili? Il sogno è un altro modo dell'uomo di darsi nell'esistenza, un'unione dell' in sé e il per sé che diventa fenomeno infatti in “Dove palpita il sogno” racconta al lettore questa esperienza del sé nel dispiegarsi delle sue forme: “Da una dimensione parallela il Sé in me rispecchia la sua primaria origine punto dell'eterno dove palpita il mio sogno di carne e cielo” oppure in “Espansione”: “Il sogno è proiezione? o sei tu veste onirica uscito dal corpo?”. La poesia di Serino esprime un modo arroccato, abbarbicato fra la vita usuale e la vita ignota, le sue poesie esprimono l'animo di chi sta appeso ad un filo sospeso facendo l'equilibrista fra i vari strati consci della vita umana, che sia

terrena o celeste questo ancora non lo sappiamo, ma l'esigenza poetica del nostro in questa silloge è quella di cogliere a braccia aperte le dimensioni eterne dell'infinito.

“L'essere si spande si sogna moltiplicato in fiore atomo stella appendice? O espansione è il sogno”

cit. tratta da “Espansione” di Felice Serino

~

Sabrina Santamaria

Tutti i diritti intellettuali riservati


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Recensione di Donatella Pezzino a "Lo sguardo velato" di Felice Serino


Recensione di Donatella Pezzino a “Lo sguardo velato” di Felice Serino

Quando ci si accosta all'opera di Felice Serino, è difficile non notare il dinamismo della dimensione interiore: nonostante sia interamente incentrata sull'anima, infatti, la sua poesia è ben lungi dal ripiegarsi in sé stessa, poiché l'essenza umana è continuo movimento. La parola “ondivago”, presente in diverse composizioni seriniane, esprime in modo pieno e immediato questo anelito al volo, quest'ansia di scrollarsi di dosso un'immobilità che è congeniale solo alla materia inerte. L'anima di Serino è un agglomerato di particelle che, pur restando unite, sciamano in tutte le direzioni, nella brama di riunirsi al loro elemento naturale: il Tutto. Ma, per seguire quell'ordine che appare insito nella stessa struttura del creato, quest'anima tenta di ravvisare nell'esistenza terrena un percorso logico e coerente, in cui il dispiegamento delle forze interiori possa dipanarsi in linea retta: salvo poi rendersi conto, alla fine di questo lungo cammino, di aver sempre cercato il proprio cerchio perfetto. La vita, allora, acquista un senso in qualità di processo dialettico, in cui l'opposizione tra corpo e anima trova un suo superamento nella morte, vista non come la fine di tutto, ma come una vera e propria risurrezione, da cui scaturirà nuova linfa vitale:

dal Tutto

ritrovarsi nell'uno

a vivere il sogno della carne

il sangue che cavalca il vento dove

crescono i passi

lacerato dalle lancette

d'un orologio interiore

un Lazzaro a sollevarsi da cento morti

In questa raccolta di liriche, il poeta giunge ad una nuova tappa del suo viaggio: al termine del percorso, si apre finalmente la porta di comunicazione tra il mondo sensibile e quello trascendente. Ma ciò che appare non è ancora ben visibile: sul ciglio dell'oltre, lo sguardo è ancora velato (da qui il titolo) e non può nitidamente distinguere gli oggetti della trascendenza.

ma a te presente

il Sé -il celeste- l'esistere

specchiato: vita che si guarda

vivere

un mondo in un altro

In tale contesto, risalta la volontà di non voltarsi mai indietro: contrariamente a quanto il senso comune vorrebbe, in Serino la maturità non è tanto il momento del ricordo, delle nostalgie, dei rimpianti, quanto più un'occasione per interrogarsi su cosa lo aspetta. Questa tendenza a proiettarsi in avanti non nasce dal desiderio di negare il proprio passato: ciò che è stato vissuto, tuttavia, è ormai alle spalle e non può tornare. Questa ferma intenzione di vivere nel presente sembra annullare il tempo: e, dove la dimensione temporale non esiste, la stessa età dell'uomo si appiattisce, e il poeta può attingere a piene mani dal bambino che dorme in lui.

scoprire in me il bimbo

accoccolato nella mente

Di quando in quando, il flusso di coscienza è intervallato da riflessioni sui tanti drammi che segnano il nostro vissuto: il corpo di un migrante abbandonato su una spiaggia, le laceranti incomprensioni dei rapporti affettivi, la sofferenza dello scrivere; come a voler ricordare che morendo ci si lascia alle spalle un mondo fatto di sequenze dolorose. Da qui il tema del sogno, visto come momentaneo rifugio dalle tempeste della vita:

c'è un donnone nei miei sogni

mi perdo fra le sue grandi mammelle

piccolo piccolo mi faccio e

come scricciolo

mi c'infilo

nel suo caldo grembo

al riparo degli tsunami del mondo

Il tono dell'intera raccolta accentua quella ricerca di essenzialità già distintiva della produzione precedente: il verso è breve, asciutto, simile ad un legno prosciugato; l'anima, in procinto di distaccarsi, guarda già al corpo come ad un involucro che ha perso la sua sostanza.   

l'anima spando sulla terra

a ricambiarmi una solitudine

ampia come il cielo

mi appresto a gran passi agli ottanta

e ancor più poesia ti canto

-del mio sangue azzurra ala

ai confini della sera in quel

farneticare che richiama la morte

il tuo volare alto

come preghiera

Tanti i quesiti che si leggono fra le righe. Una volta riassorbito dal Tutto, l'uomo conserverà una scintilla della sua individualità? Il suo bagaglio di ricordi, le sue colpe,    i suoi “scheletri” insomma: lo seguiranno o si dissolveranno?

sì onorarli

i morti che

ci perdonano con un velo di pietà

quelli che sognarono

il loro eldorado

ragazzi degli anta presto

dipartiti

ora di qualcuno

d'essi verrà detto

era un pezzo di pane

-anche se di certo avrà

portato con sé i suoi scheletri

o si saranno nell'altra

dimensione dissolti

Domande probabilmente destinate a restare senza risposta; ma, in mezzo a tanti dubbi, c'è comunque una certezza. Qualsiasi cosa saremo, siamo stati amore, ed è questo ciò che potrebbe sopravviverci. L'amore, eterno e ubiquo, ha una forza pari soltanto a quella della fede.

falesie di pensieri

tesse ragno di luce

vertigine: come

sarà senza il corpo

-serbata la vita

nella Pietà del sangue

solo espanso

pensiero saremo?

ci consoli certezza

di portare in salvo brandelli

d'amore

I due temi, l'amore e la fede, si trovano da sempre strettamente intrecciati nella poetica di Serino:    qui, tuttavia, la fede non sembrerebbe avere il ruolo preponderante che ha rivestito altrove. Ma è solo un'impressione superficiale: ad un certo punto della lettura, infatti, ci si accorge che la presenza di Dio ha in questa opera una valenza molto più forte, tanto da poterla respirare in ogni verso. Ovunque, nel libro, c'è un silenzio pieno di Dio; e questa pienezza, così tacita e così viva, incarna il desiderio quasi tormentoso di anticipare la fusione con il sommo Bene, per trovare finalmente quella felicità che sembra preclusa alla condizione umana.

tocco in sogno la fiorita

riva delle tue braccia:

è una dolce pena questo lieve

sfiorare la tua vaga essenza

a un lunare complice chiarore

Fenomeni psichici come il dormiveglia o il sogno prefigurano in tal modo il trapasso, aiutandoci a distinguere con più chiarezza ciò che i sensi ci impediscono di vedere:

si concentra ed espande

l'amore in quel vivere-morire

delle prensili braccia

sospensione apparente carne e cielo

Un “vivere-morire”, appunto: una vela spiegata verso altri approdi, dove lo spirito può finalmente trovare conforto al suo perenne cercarsi.

dove ti porta il filo

dell'immaginario o del

sognare

dove

questa strana ma feconda

inquietudine

serpeggiante nel sangue

tutti i libri letti i mari

solcati – odisseo tu

nello spirito- dove

questo cuore nomade

d'amore

ti porta

Ma in fondo, la vita del poeta si è sempre svolta in una dimensione dualistica: da un lato, quel “paese interiore” dove l'anima può pienamente espandersi:

nel paese interiore

eiaculo i miei sogni –

vivo una stagione

rubata al tempo -mimesi

icariana sul vetro del cielo-

nel paese interiore

brucia il mio daimon

di febbre e di luce

Dall'altro, una realtà sempre più dominata dai falsi idoli, magistralmente descritta in “Un dio cibernetico?”:

vita asettica: grado

zero del divino Onniforme

-ma la notte del sangue

conserva memoria di volo

vita

sovrapposta alla sfera celeste

regno d'immagini

epifaniche

emozioni

elettroniche

eclissi dell'occhio-pensiero

In questa esistenza bifronte, la morte fisica viene vista come un evento che ci strappa il velo dagli occhi, consentendoci di riappropriarci di quella dignità ormai sconosciuta alla società degli uomini. Liberi dalle pastoie del mondo sensibile, ridiventiamo ciò che avevamo dimenticato di essere: mondi di pura luce, completi nella loro unicità e, allo stesso tempo, in quanto parte del Tutto.

dell' indicibile essenza

noi sostanza e pienezza

solleva l'angelo un lembo

di cielo:

in questa vastità soli

non siamo: miriadi

di mondi-entità ognuno

in una goccia

di luce

*

Donatella Pezzino

poesiaurbana.altervista.org/re…


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Recensione a "Le voci remote" di Felice Serino


Recensione a “Le voci remote” di Felice Serino

di Donatella Pezzino

In ogni mondo esiste una porta di comunicazione con tutto il resto. Conoscerne l'esatta ubicazione, aprirla e attraversarla non presuppone capacità medianiche, ma solo un umile atto di fede: una fede qualsiasi, in Dio, nell'amore, nelle energie della natura, in sé stessi. Credere, semplicemente. Ecco, leggere Felice Serino è un po' come riappropriarsi della consapevolezza che quello stargate esiste, e che possiamo attraversarlo in qualsiasi momento, spinti dalla forza degli eventi, da un desiderio di trascendenza o dalla riflessione sull'oltre che ci attende alla fine dei nostri giorni. In “Le voci remote”, l'anima del poeta ha raggiunto la sua dimensione ideale, meta di un lungo viaggio che lo ha visto percorrere a piedi nudi i vasti deserti umani alla ricerca del sé più puro, nel quale la grandezza dell'uomo sta nella sua valenza infinitesimale e il buio è solo assenza di Dio.

tu sei l'ombra

del Sé: l'alterego o se vuoi

l'angelo che

ti vive a lato nei

paradossi della vita

La lanterna di questo instancabile Diogene non si affida al lume ma al suono: un suono interiore, fatto di silenzi costantemente modulati allo scopo di rievocare i dolori, le gioie e perfino le insipidezze della vita trascorsa. E fra i suoni che questo silenzio è in grado di intercettare ci sono, appunto, le “voci remote”: appena udibili alcune, più chiare e distinte altre. Un titolo niente affatto casuale, come casuale non è, in apertura, la scelta dei versi del poeta greco Ghiorgos Seferis sulle “voci remote/ delle anime in sogno” che riassumono in un certo senso la cifra dell'intera opera. Ma cosa sono queste voci remote, e a chi appartengono?

nell'oltre

non ci son porte e chiavi

è tutto -in trasparenza-

un fondersi di sguardi

Sguardi; anime; vite. Si, perché la dimensione “altra” non è un luogo solitario; al contrario, è un humus fertile d'amore a nutrire mani, volti e profumi che dalla realtà visibile, come tutti noi, sono passati; e che ora, abbandonati i pesanti costumi teatrali della quotidianità terrena, ci guardano e ci giudicano.

eccoti un ectoplasma ovvero

un antenato

a sentenziare da un aldilà

-non sapete neppure vestirvi

-bella forza: voi con i vostri

doppiopetti

vi credevate dio in terra o guappi

noi

casual-cibernetici

della libertà siamo bandiera

grida il rosso

del nostro sangue nelle piazze

per le ginocchia aria di primavera

Ma più spesso, in queste entità ultraterrene è l'amore a vincere: una pietas che non è -come si potrebbe pensare- l'atteggiamento compassionevole di chi, già in salvo sulla riva, cerca di portare conforto ai naufraghi ancora in mare; piuttosto, il contrario. A dispetto di tutti i luoghi comuni sul paranormale, Serino ci propone l'idea di un interscambio dove le barriere tra morte e vita si annullano e dove il bisogno di contatto non è univoco:

m'invitano i miei morti

a una uscita fuori porta

amano

farmi partecipe del loro mondo

m'avvedo

dagli occhi lucenti e i sorrisi complici

ch'è molto molto gradita

indispensabile quasi la mia presenza

ché senza orfani sarebbero

e tristi forse

pur essendo estraneo al loro mondo

di luce

Ma voci remote sono anche il frutto della nostra mente: i pensieri, le riflessioni, i sogni e tutte quelle immagini che non sappiamo spiegare e che

tante volte ci sconcertano per la loro potenza, ovvero

visioni aleggianti nelle

stanze del tuo sangue

che spesso restano sepolte per anni prima di riaffiorare dal nostro sottosuolo e che conoscono tutte le nostre debolezze, perché in esse abbiamo creato l'unico specchio in grado di afferrarci quando rischiamo di perderci:

vedi: se

qualcuno è a spiarti

non sei che tu

da un altrove

E poi, ci sono i sogni. In questo labirinto di immagini che si stendono come un ponte tra il visibile e l'ultraterreno, la dimensione onirica si configura come la materia che ci plasma e dalla quale, al tempo stesso, veniamo plasmati. In questo contesto, la poesia è l'unico linguaggio che rende accessibile il mistero, consentendo all'anima di ritrovare la strada:

in questo minuscolo essere

smarritosi

nella sua realtà-sogno

vedi te stesso se lasci che la vita

ti conduca lungo

i labirinti viola della mente

Il sogno è la culla, il rifugio. E' la linea di confine che rende possibile il momentaneo distacco dell'anima dal corpo; è, in ultima analisi, quel punto di contatto tra il nostro sé terreno e “l'altro” che prefigura il passaggio da questa vita a quella che ci attende.

il sogno è proiezione? o

sei tu in veste onirica

uscito dal corpo?

sognare è un po'

essere già morti

Eccola la porta, lo stargate: il valico che, in qualsiasi momento, ci mette in comunicazione con “l'altrove” consentendo alla nostra anima di espandersi e vivere, anche solo per pochi istanti, la vita che le è congeniale.

di notte sto bene con me e l'altro

sono io l'altro che -c'hai mai

pensato?– non proietta ombra

ombra di me è il sogno

come un bambino

avvolto dal regno delle ombre

affido tutto me stesso alla notte

E su tutto, come un velo impalpabile ma sempre presente, domina il pensiero della morte, intesa non come la fine di un ciclo, ma piuttosto come l'ennesima tappa di un viaggio: un nuovo giorno che si schiude e dove il peso delle cose di questo mondo è un fardello che si abbandona volentieri. Perché la vita che abbiamo sempre voluto non è che leggerezza, e la leggerezza viene dalla libertà, e la libertà è possibile solo sciogliendo le corde che ci legano alla materia:

confidare

nelle cose che passano

è appendere la vita

al chiodo che non regge

è diminuirsi la vera ricchezza

-arrivare all'essenza

lo scheletro la trasparenza

L'essenza, lo scheletro, la trasparenza: tutto qui tende allo spoglio, al nocciolo, allo sfrondo. Perché solo togliendo le sovrastrutture con cui spesso la vita ci inganna è possibile strappare il velo che ci copre gli occhi e arrivare alla verità. Un'esigenza, questa, che emerge sempre più forte nella matura poesia di Serino e che si riflette anche nell'impianto strutturale: nei componimenti brevi, nella crudità delle riflessioni, nei versi nudi fino alla scarnificazione. “Invettive”, dedicata a Padre Pio, ne è un esempio eloquente:   

una parola un fendente

minimizzi

l'orgoglio un ordigno

inesploso

carità

ti accompagnerà nella polvere

Parola che scarnifica, dunque; che si fa, come la morte, strumento di scavo, liberazione, palingenesi, dando un nuovo significato agli anni che avanzano. Vincendo, soprattutto, l'atavica paura del nulla, con un fatalismo capace, talvolta, di sconfinare nello humour nero:

ho a volte il pallino

-farneticare dell'età-

che d'improvviso qualcuno mi spari

da un'auto che rallenta e poi via

-come in una scena da gangsters

-è fantasioso ma

freddamente reale

Sorridendo: si, perché uno degli aspetti più tipici della poesia seriniana è il sorriso, declinato in tutte le sue sfumature. Dolce nel rimpianto, feroce nel dolore, sereno nel pensiero di Dio; sornione a volte, mai cinico. Il sorriso del giusto, pronto a consegnarsi nelle mani di Dio con tutta la sua miseria, le sue cicatrici, la propria inesorabile condizione di uomo.

ricorda: sei parte

dell'Indicibile – sua

infinita Essenza

pure

nato per la terra

da uno sputo nella polvere

La religiosità di Felice Serino: cristiana, ma non solo. C'è, nella sua fede, qualcosa di universale, di applicabile a qualsiasi credo: un sentimento che è soprattutto apertura, anelito. Più che limitarsi ad essere credente, l'uomo di Serino guarda oltre, desidera oltre: e nel farlo, il suo sguardo incontra Dio.

una farfalla è una farfalla ma

tutto un mondo nella sua essenza

la natura

riflesso del cielo è preghiera

ogni respiro ogni sangue

vòlto verso l'alto è lode

l'anima nel suo profondo

in segreto s'inginocchia e piange

poesiaurbana.altervista.org/re…

.


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Robert Wyatt - Comicopera (2007)


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Comicopera è il nono e ultimo album in studio di Robert Wyatt, pubblicato l'8 ottobre 2007 e disponibile sia in formato CD che in doppio vinile. Il quarto lato del vinile non contiene musica e ha una poesia incisa sulla superficie. È la prima pubblicazione di Wyatt con l'etichetta Domino Records. Include molti altri musicisti, tra cui Brian Eno, Paul Weller, Gilad Atzmon e Phil Manzanera, ed è stato registrato a casa di Wyatt e nello studio di registrazione di Manzanera. Il brano “Del Mondo” è una cover di Ko de mondo, il secondo album della band post-punk italiana Consorzio Suonatori Indipendenti. The Wire ha nominato Comicopera disco dell'anno nel suo sondaggio annuale della critica.


Ascolta: album.link/i/263673621



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Robert Wyatt - Comicopera (2007)


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Comicopera è il nono e ultimo album in studio di Robert Wyatt, pubblicato l'8 ottobre 2007 e disponibile sia in formato CD che in doppio vinile. Il quarto lato del vinile non contiene musica e ha una poesia incisa sulla superficie. È la prima pubblicazione di Wyatt con l'etichetta Domino Records. Include molti altri musicisti, tra cui Brian Eno, Paul Weller, Gilad Atzmon e Phil Manzanera, ed è stato registrato a casa di Wyatt e nello studio di registrazione di Manzanera. Il brano “Del Mondo” è una cover di Ko de mondo, il secondo album della band post-punk italiana Consorzio Suonatori Indipendenti. The Wire ha nominato Comicopera disco dell'anno nel suo sondaggio annuale della critica.


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SALMO - 96 (95)


INNO ALLA GRANDEZZA E ALLA GLORIA DI DIO

1 Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

2 Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

3 In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

4 Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dèi.

5 Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla, il Signore invece ha fatto i cieli.

6 Maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario.

7 Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,

8 date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

9 prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra.

10 Dite tra le genti: “Il Signore regna!”. È stabile il mondo, non potrà vacillare! Egli giudica i popoli con rettitudine.

11 Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude;

12 sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta

13 davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli.

_________________Note

96,1 I popoli della terra sono chiamati a cantare la grandezza del Dio d’Israele, che si innalza, nella sua gloria di unico vero Dio, sugli dèi inerti e inconsistenti. All'orizzonte si profila il raduno finale di tutta l'umanità; nell'abbraccio della regalità e della paternità di Dio. Questo inno si trova anche in 1Cr 16,23-33, con alcune varianti.

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Approfondimenti


Un canto nuovo a Dio re Inno alla regalità del Signore (JHWH)

È una composizione abbastanza unitaria, sebbene antologica, del postesilio (IV sec. a. C.?), che rivela l'ingegno e la maestria dell'autore. Ci sono riferimenti, ma demitizzati, all'antico Sal 29 e al Deuteroisaia (cfr. polemica antidolatrica) e allusioni ad altri passi biblici. Il salmo si trova con alcune varianti nella raccolta antologica di 1Cr 16,8-36 tra il Sal 105,1-15 e il 106,1.47-48, presentata dal Cronista come ringraziamento dopo il trasferimento dell'arca santa in Gerusalemme. Ritmicamente, si presenta come una poesia libera da vincoli: si trovano infatti distici e tristici e varia il numero di accenti per stico. Si nota tuttavia una certa preferenza per lo schema poetico cananaeo abc/abd/abe (cfr. vv. 1-2). Le numerose inclusioni (cfr. le espressioni: «tutta la terra», «Signore», «nome», «gloria», «popoli») rendono i vv. 1-9 una composizione unitaria e così anche (cfr. il verbo «giudicare») i vv. 10-13. La seconda unità forma anche un crescendo. Il campo semantico simbolico, cosmico-spazio-temporale unifica il salmo; non manca tuttavia la motivazione politica legata alla figura di Dio re.

Divisione:

  • vv. 1-9 (I parte): il cantico nuovo;
  • vv. 10-13 (II parte): la regalità del Signore.

v. 1. «Cantate al Signore...»: l'invito ripetuto 3 volte nei vv. 1-2 indica particolare insistenza (figura dell'«anafora»). «canto nuovo»: cfr. Sal 33,3; 40,4; 98,1; 144,9; 149,1. L'espressione è particolarmente usata dal Deuteroisaia (42,10) e si riferisce alla celebrazione della salvezza messianico-escatologica portata dal Servo del Signore (JHWH) (Is 42, 1ss.).

vv. 2-3. «il suo nome»: è la sua persona (Sal 8,2). «annunziate... narrate... dite»: la lode secondo la fede storica d'Israele consiste nel raccontare gli interventi salvifici di Dio. Probabilmente i vv. 2b-3 («salvezza... prodigi») in senso più specifico possono riferirsi al ritorno dall'esilio, nuovo esodo (cfr. Is 40-55; Sal 126), dato l'impiego anche del verbo «annunziare» (bśr) caro al Deuteroisaia (40,9; 41,27; 52,7), verbo che i LXX traducono con euaggelizesthai (= portare il lieto annunzio). «in mezzo ai popoli... a tutte le nazioni»: i prodigi di Dio non possono essere racchiusi nell'ambito di un popolo ristretto; tutti devono conoscerli per beneficiarne, cfr. Is 66,18-19.

v. 5. «sono un nulla»: (’elîlîm), cfr. Sal 97,7; Is 2,8. 18.20. Nel primo emistichio il termine, che richiama per assonanza la voce «Dio» (’elōhîm), descrive sarcasticamente gli «dei» come «gli inutili, i nulla» (’ēlîlîm) (cfr. Gb 13,4); nel secondo emistichio, ricorre il nome di JHWH in contrapposizione «agli dei» (= nullità) del primo emistichio, e si esalta la potenza di Dio che «ha fatto i cieli».

vv. 7-9. Quest'invitatorio ha carattere duplice di inclusione e di apertura al cantico seguente, apice del salmo. Si ripetono grosso modo i temi dei vv. 1-3. Il modello seguito è quello di Sal 29, con la preoccupazione di demitizzarlo. Qui si sostituisce l'espressione «figli di Dio» di Sal 29,1 con «famiglie di popoli». Non sono più le divinità del pantheon cananeo a formare la corte celeste, ma i diversi popoli della terra. Essi sono invitati a salire al tempio di Gerusalemme per compiere il culto al Signore (cfr. Is 18,7).

v. 8. «offerte»: ebr. minḥâ. È il termine liturgico tecnico delle offerte sacrificali vegetali (cfr. Lv 2,1-16). Perciò qui, più che omaggi di popoli vassalli, si tratta di esplicito atto di culto al Signore, dato anche il contesto ambientale del tempio («gli atri»). Ma ciò è ben specificato dal v. 9 con l'imperativo «prostratevi».

v. 9. «in sacri ornamenti»: cfr. Sal 29,2. L'espressione incerta può tradursi, stando al significato della voce hdrh nei testi di Ugarit, anche «alla sua santa apparizione». Si tratta qui di una teofania cultuale, il cui effetto teofanico susseguente del «tremore» causato dal timore è indicato nel v. 9b. Si adopera qui la figura della metonimia (effetto per la causa).

v. 10. Dopo l'invito all'annuncio della regalità, si esalta l'azione provvidente di Dio che «sorregge il mondo...» e la sua azione giudiziaria. Con l'azione provvidente si sottolinea il governo dell'universo creato, avendo sconfitto per sempre il caos iniziale (cfr. Sal 104,5-9); con l'azione giudiziaria, si accentua il governo e la sua influenza sulla storia che il Signore dirige con «rettitudine», cfr. Sal 66,5. Per il concetto di regalità del Signore cfr. Sal 93,1.

vv- 11-12. Alla regalità cosmica del v. 10 segue una lode universale, che parte da un coro solenne formato da tutta la natura inanimata. Sono coinvolti: cielo, terra e mare (tre elementi essenziali secondo la concezione ebraica), la campagna coltivata e le foreste (ambiente familiare all'uomo e agli animali). Il campo semantico della «gioia» qui è molto vario. La gioia del creato è una costante degli annunci di salvezza del Deuteroisaia, cfr. Is 44,23; 49,13; 55,12.

v. 13. Si esplicita il destinatario della lode cosmica dei vv. 11-12 e la motivazione. La lode va diretta al Signore «che viene». Si ha qui uno sfondo escatologico-universale. «con giustizia e con verità»: il giudizio sarà secondo le due grandi virtù che caratterizzano l'alleanza, «la terra... il mondo... tutte le genti»: le tre espressioni esprimono e ribadiscono l'universalità del giudizio. Si tratta perciò di un giudizio (azione) salvifico-escatologico a carattere universale, cfr. Is 40,10; 59,19-20; 60,1; 62,11. Il salmo supera cosi ogni nazionalismo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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✍️Pensieri... Noi mamme non siamo perfette! Non siamo costrette ad esserlo, perché semplicemente siamo mamme perfettamente, imperfette. Noi mamme non siamo come quelle della TV, del cinema, sempre belle, truccate , eleganti, siamo spesso stanche dopo una giornata di lavoro, di corse, di spesa, di commissioni o faccende domestiche! Noi mamme, lo siamo anche quando sgridiamo i nostri figli, quando ci concediamo una passeggiata, un caffè con le amiche, un film al cinema o una pizza in compagnia. Non siamo meno mamme quando, a volte non vogliamo cucinare o uscire, o chiacchierare, anzi lo siamo ancora di più quando troviamo il coraggio di chiedere aiuto. Le mamme sono perfette nelle loro imperfezioni, con gli occhi stanchi, gonfi, con la stanchezza, con la tuta che profuma di cucina.. Eppure spesso a noi mamme il tempo non basta e vorremmo più ore di luce, per poter fare e dare di più! Ma non siamo infinite, eterne, non siamo eroine, siamo semplicemente donne vestite da mamme, donne che hanno avuto il dono di esserlo, la forza e anche la fortuna! Perché spesso ci sono mamme imperfette, malate, tristi, impaurite che piangono per un figlio che non arriva, per un dolore, per una sofferenza, o per una semplice carezza.. Eppure abbiamo la fortuna di essere così imperfette, insicure, ma forti, perché siamo mamme che lottano, che proteggono, sognano, insegnano a volare, a vivere! Le mamme sono quell'abbraccio vero e sincero, sempre e per sempre..la carezza di ogni giorno... l'amore puro!


noblogo.org/bymarty/pensieri-x…



La Sapienza


Predicazione su Proverbi 8, 22-36

castopod.it/@jhansen/episodes/…
Oggi non ho lo scritto. Per questo pubblico qui la versione audio registrata nella chiesa valdese di Tramonti di sopra.


noblogo.org/jens/la-sapienza



SALMO - 95 (94)


INVITO ALL’ADORAZIONE

1 Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

2 Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia.

3 Perché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dèi.

4 Nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti.

5 Suo è il mare, è lui che l'ha fatto; le sue mani hanno plasmato la terra.

6 Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.

7 È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!8 “Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,

9 dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere.

10 Per quarant'anni mi disgustò quella generazione e dissi: “Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie”.

11 Perciò ho giurato nella mia ira: “Non entreranno nel luogo del mio riposo”.

_________________Note

95,1 Tutta la comunità d'Israele è chiamata a stringersi attorno al suo Dio, nelle cui mani è posto il destino dell’uomo e dell’intera creazione. L’oracolo dei vv. 8-11 presenta Dio stesso che invita il popolo a questa profonda adesione a lui, esortandolo a evitare l'atteggiamento di ingratitudine e di sufficienza tipico dei suoi antenati, all’epoca del deserto.

95,8 Vengono evocati gli episodi narrati in Es 17,1-7 e Nm 20,1-13.

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Approfondimenti


Invito al pellegrinaggio al tempio Salmo di pellegrinaggio

Il carme è vivace e affine al Sal 81. È in distici, e il metro nel TM è di 3 + 3 accenti. Lo sfondo liturgico induce a collegarlo con l'ingresso processionale nel tempio. Risale molto probabilmente al postesilio. La simbologia è spazio-temporale, antropologica, liturgica, profetica e antropomorfica.

Divisione:

  • v. 1-7: invito alla solenne celebrazione;
  • vv. 8-11: ammonizione oracolare.

vv. 1-7. A livello di struttura si noti che all'invito del v. 1 e a quello del v. 6 seguono le motivazioni introdotte da (= perché) nel TM, da titoli cosmici (vv. 4-5) e dal titolo di elezione (v. 7).

vv. 1-2. «Venite..»: è un invito insistente a presentarsi davanti al Signore nel tempio per ringraziarlo solennemente, cfr. Sal 47,2; 100,2.

v. 3. «Poiché grande Dio..»: è la prima motivazione: la grandezza di Dio e la sua superiorità su ogni altra divinità dei popoli pagani, cfr. 96,4-5; 97,7; 98,2.

vv. 4-5. «Nella sua mano»: è un chiaro riferimento alla creazione (cfr. Gn 1; 2; Sal 8; 19; 29; 104). Tutto dipende ed è concentrato nelle mani di Dio («sue mani»), a differenza delle divinità pagane, di cui ognuna aveva un settore particolare da governare.

v. 6. «Venite...»: è il secondo invitatorio che prepara la motivazione: quella dell'elezione e dell'alleanza del v. 7. Comporta in più, rispetto al primo (v. 1), il gesto di profonda adorazione.

v. 7. «Egli è il nostro Dio... popolo del suo pascolo...»: è la formula dell'alleanza che richiama la seconda motivazione del ringraziamento (Es 19,5-6). L'immagine del gregge (cfr. Sal 23,1-2) arricchisce la formula dell'alleanza e richiama l'esodo, cfr. Sal 74,1; 79,13; 100,3.

vv. 8-11. Il salmista, dopo il lungo e solenne invitatorio, con un oracolo, induce Dio stesso a parlare e a ricordare le disposizioni per una vera adorazione e un giusto rendi mento di grazie. A differenza dell'ammonizione simile del Sal 81,9-17, qui non si accenna alle promesse divine, ma solo alla minaccia del castigo.

v. 8. «Ascoltate»: alla lett. «Oh, se ascoltaste...». È un invito in forma deprecativa. «Non indurite il cuore...»: la durezza del cuore o della cervice, segno di caparbietà e ostinazione nel male, è spesso contestata al popolo nel deserto, cfr. Es 32,9; Dt 9,6.13. «Meriba... Massa»: per gli episodi di Massa (= tentazione) e Meriba (= contestazione), cfr. Es 17,1-7; Nm 20,2-13. Essi diventano simbolo di incredulità, cfr. Dt 6,16; 8,2; 9,22; 33,8; Sal 78,18; 81,8; 106,32.

v. 11. «perciò ho giurato...»: cfr. Nm 14,22-35; Dt 1,34; 2,15. E un giuramento di esplicita condanna. Dio rigetta il popolo rompendo l'alleanza, rifiutandogli il possesso della terra, una clausola del patto. «luogo del mio riposo»: è la terra di Canaan, terra promessa da Dio al suo popolo al termine delle lunghe e difficili peripezie nel deserto, cfr. Es 33,14-15; Dt 12,9.

Nel NT la lettera agli Ebrei cita l'oracolo del Sal 95 secondo i LXX e lo commenta (Eb 3,1-4,11).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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AION

1.

chi ti ha fatto sapere ch'eri nudo?

l'entrare della morte nel morso

della mela

(si erano creduti il Sole

scordando di essere riflessi)

1.a

il serpente mi diede dell'albero e…

eva la porta

di sangue

per dove passa la storia

2.

nell'incrocio dei legni

la conciliazione degli

opposti (lo scheletro del mondo)

2.a

è il Figlio che pende

dai chiodi

la risposta a giobbe

3.

ancora l'assordare dei martelli ancora

un giuda che fa il cappio abbraccia un albero di morte

-sulle labbra il fuoco del bacio

Felice Serino

Da La difficile luce, 2005

*

Critica di Luca Rossi. Luglio 2002

L' identità, la conoscenza della morte, il riscatto tramite il dolore altrui, la scoperta di Dio, il ricordo: ecco gli elementi principali, i titoli attraverso i quali si snoda il componimento di Serino.

La presa di coscienza del peccato apre la prima strofa, dove la mela (simbolo del divieto divino, del non andare oltre, del sapere che la libertà offerta avrebbe potuto avere un limite per la salvezza stessa dell'essere) ora è stata consumata e ha riempito l'uomo di ogni tempo compreso quello del terzo millennio, della stessa onnipotenza di Adamo.

E' forse cambiata la storia? No; Qohelet, il sapientissimo, ci dice che non c'è nulla di diverso sotto il sole che ancora oggi non accada.

L'uomo che è, già è stato.

L'umiltà è l'arma attraverso la quale riprendere coscienza del ricordo del Padre, della memoria della morte e dell'immagine di quella polvere che alla fine, se racchiusa nelle mani di Dio, per essere trasfigurata, riplasmata, tornerà ad essere semplicemente terra che alimenterà nuovamente le radici di quell'albero sul quale è maturata la mela, se non ci si lascerà trapassare da un Sole da cui piovono raggi di luce, che sono verità di un universo che non si espande secondo le leggi della fisica, ma dell'amore; di quell'amore che viene tentato dal serpente che scese dall'albero per allontanare da noi l' idea della fine, la lontananza della morte attraverso l'inganno di una bellezza che ognuno vorrebbe possedere a qualsiasi costo.

Eva apre la via ad una libertà secondo la quale il valore dell'estetica e della provocazione nasconde il suo doppio senso, la perversione di volere fagocitare ogni cosa perché ogni cosa debba essere nostra, debba necessariamente appartenerci, coinvolgendoci in un delirio che oscura la vista per distogliere lo sguardo da ciò che risiede oltre le nebbie.

Da qui passa la storia che il poeta descrive, passa l'azione dell'uomo che cade prigioniero per non avere saputo riconoscere all'angolo delle vie quegli angeli perduti e mai redenti, che offrono immagini fantasmagoriche di un finto benessere e di una strada che non sembra avere alcuna via d'uscita.

Ma il poeta, dopo avere dichiarato con forza che l'idea della morte eterna è propria di chi sa di non svegliarsi dalla notte che ci investe, suggerisce attraverso le ultime righe un percorso che potrebbe essere il più giusto: quello della conciliazione con Dio, del sapere del dolore di chi si fece trafiggere perché l'uomo capisse che da solo non si sarebbe mai potuto salvare e del riconoscersi ancora una volta in fuga da quell'Eden che ogni epoca ripropone, perché la benevolenza di Dio è sempre presente, sempre attuale, sempre nuova.

Un Eden che mette in evidenza le regioni sconfinate del bene e dell'amore da cui, chi è ancora in grado di ascoltare, dopo i fragori del giorno, sente il battere del martello sul chiodo che penetra la carne ed il legno.

Davanti a noi sta la morte di sempre.

Più in là una morte che detiene invece un senso più ampio: l'uomo che prende coscienza dell'Eterno.

E la poesia di Serino vuole essere un monito, forse l'ultimo, di un uomo che ancora ascolta e ci induce a riflettere su quanto la storia ha avuto da dirci.

.


noblogo.org/norise/aion



FLASH SCATURITO DALLA LETTURA DEI VERSI DI POESIA

DI FELICE SERINO

POESIA

ti avviti

con lucido delirio

nella folla

di parole

(tra sprazzi di

di coscienza e sogno

insegui

gibigiane echi:

ecco sfrondarti

forbici di luce:

la pagina è tuo lenzuolo

quando in amplessi

cerebrali

muori rinasci)

la tua anima di carta

ricrea armonie

in seno a spirali

più alte

***

Le parole che si ammassano e si spingono tra la folla per mettersi in luce e voler rispondere a tutti.

Le parole che s'incasellano velocemente sul foglio come automatismi di una stampante a un tuo semplice cenno d'avvio.

O le parole che viaggiano lente su di un carretto guidato da un mulo che conduce te, padrone che dormi, a completare il percorso del tuo sogno fisico/verbale.

Tranquillo, c'è sempre chi conosce la strada!

Le parole infine ridotte all'essenziale e in quell'essenziale moltiplicate per 144.000 modi di interpretarle che le rendono costantemente vive.

Parole parole parole, magia della lingua che comunica con il suo bacio-poesia.

L'eccitazione spirituale che si fa carne.

E' il “delirio” “in seno a spirali più alte”.

Una molla nel cervello che si genuflette al mistero per poi sobbalzare gioiosa e fuoriuscire da questo come canto di lode che si esterna.

Andrea Crostelli


noblogo.org/norise/flash-scatu…



COMMENTO ALLA POESIA DI FELICE SERINO

ANGELO DELLA POESIA

librarsi della tua ala azzurra nel mio sangue

io-non-io: in me ti trascendi e sei

d'ineffabili alfabeti s'imbeve il nascere delle mie aurore

Da La difficile luce, 2005

*

E' una poesia ermetica sublime, da analizzare e scoprire; io la interpreto così:

librarsi della tua ala azzurra nel mio sangue

è il momento in cui l'ispirazione, come musica celestiale, fa sentire al poeta la sua voce e gli rimescola il sangue

io-non-io:

il poeta non è più se stesso, entra in trance trascinato dall'irresistibile richiamo dell'ispirazione

in me ti trascendi e sei

è il momento in cui l'ispirazione “si serve” del poeta ed elevandosi al di sopra di esso, diventa presenza reale, è, esiste; il poeta diventa strumento della musa

d'ineffabili alfabeti s'imbeve il nascere delle mie aurore

il momento in cui avviene il “parto” delle poesie (il nascere delle mie aurore) è una sensazione di liberazione tanto profonda e sublime, così ricca di vita e di gioia da non potersi descrivere a parole

(d'ineffabili alfabeti s'imbeve).

Antonino Magrì

.


noblogo.org/norise/commento-al…



Felice Serino, Lo sguardo velato – 2016-2017 letto da Angela Greco

La poesia di Felice Serino è un incontro atteso, un momento di conforto, una superficie solida a cui poggiarsi nella inevitabile stanchezza del giorno dopo giorno. Serino tratta la poesia con la quotidianità di chi è a lui familiare e i suoi versi mettono in luce l'affetto per la poesia stessa, la costanza che lo ha condotto fino ad oggi e l'estraneità a quei fenomeni sempre più diffusi dei personaggi in cerca di spazio e lode, che manipolano la poesia in favore del proprio ego o dell'ego del proprio editore.

Felice Serino, scrive come dono di sé all'altro, donando i suoi versi senza attendere nulla in cambio, ma, semmai, ricompensato dal fatto che le sue esperienze possano essere in qualche modo utili ad altri.

Realizzato nel giugno 2018 per il sito poesieinversi.it, “Lo sguardo velato” raccoglie

questo ultimo anno di versi e si apre con un esergo – in seno a cieli di cui non è memoria / dove nessun grido resta / inascoltato / lì è la vita nascosta – che è fin da subito un'immersione nei temi cardini della silloge e della poetica stessa di Serino: il cielo, quindi l'aspetto oltre il visibile degli accadimenti; la ricerca-conoscenza di Sé attraverso la frequentazione-studio del sacro e l'analisi del rapporto tra umano e divino.

Nel paese interiore

nel paese interiore   

eiaculo i miei sogni –

vivo una stagione   

rubata al tempo -mimesi

icariana sul vetro del cielo-

nel paese interiore   

brucia il mio daimon

di febbre e di luce

§

Dell' indicibile essenza

dell' indicibile essenza     

noi sostanza e pienezza

solleva l'angelo un lembo

di cielo:   

in questa vastità soli

non siamo: miriadi

di mondi-entità ognuno

in una goccia   

di luce

C'è nei versi di questa raccolta, la calma di chi osserva tutto quello che ha intorno e di chi ha attraversato tanto delle cose del mondo; una quiete, che giunge al lettore con dolcezza e fermezza nelle convinzioni, come nella costante e decisiva presenza di Dio, una presenza che nello scorrere di queste pagine e delle varie opere dello stesso autore, si fa man mano più viva e vicina e alla quale non è rivolta nessun rimprovero, nessuna parola negativa, quanto piuttosto un sommesso ringraziamento per com'è andata (perché non è andata peggio).

La poesia e l'anima-spirito divino fanno parte per Felice Serino dello stesso comparto, a tratti della stessa dimensione, e la prima sembra l'abito che veste i secondi, la forma grazie alla quale si manifestano e Serino ci presenta così la poesia: dici poesia intendi finestra / affaccio dell'anima bagnata da alfabeti di lune / è finestra su un mare aperto / poesia    /per l'orecchio del cuore-conchiglia (Poesia-finestra), come un tramite tra l'esterno e l'interno che in questo caso è anima e anima è, per questo poeta, il divino che ci abita, come in questi toccanti versi dove la traccia del tempo che trascorre è di una bellezza particolare:

Il tuo volare alto

l'anima spando sulla terra

a ricambiarmi una solitudine

ampia come il cielo

mi appresto a gran passi agli ottanta

e ancor più poesia ti canto   

-del mio sangue azzurra ala   

ai confini della sera in quel

farneticare che richiama la morte

il tuo volare alto

come preghiera

La pluralità di temi e livelli (fisico e metafisico, onirico e reale) emerge in testi come i due che seguono, che al meglio rendono il percorso di Felice Serino, sempre in equilibrio tra umanità e visone alta, attento ai dettagli di quanto lo circonda e consapevole del fattore tempo, utilizzato al meglio nel donare al lettore un vademecum per meglio procedere nei suoi giorni; quasi un consiglio da parte di chi non si è perso in sciocchezze, ma ha perseguito con fiducia e tenacia il dono della Poesia. [Angela Greco]

Stanze   

le notti inzuppate di sogni

quando

nonsense veleggiano

sulle ondivaghe acque dell'inconscio

o ti vedi seguire   

una successione di stanze

e ti perdi e ti ritrovi

in un'altra realtà-sogno o dimensione

§

Epifanie

vita che si guarda

vivere e ci guarda

vita che si pensa ed è

-riflessa vita che   

apre la fronte del mattino

ed è esistere

nel suo ricrearsi

epifanie   

*

Felice Serino è nato a Pozzuoli nel 1941. Autodidatta. Vive a Torino.    Copiosa la sua produzione letteraria (raccolte di poesia: da “Il dio-boomerang” del 1978 a “Dove palpita il mio sogno” del 2018); ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici. E' stato tradotto in otto lingue.    Intensa anche la sua attività redazionale.    Gestisce vari blog e siti.   


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