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[statistiche]la mimica] facciale Togliattigrad tutta la fatica compila] saltare nelle -meno l'appoggio l'incarico con riserva la] sicura fanno cenno doppio cenno la] maiolica ai vapori altro] -meno cenno] sostituire deciso bloccasterzo movimento antiparticolato hoppípolla -la] Milano che scompare


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Incoffessabile


Desidero la morte, non per rabbia o per rancore verso questa svista trascurabile che è la vita – ma solo per amore, immenso amore, per ogni respiro, ogni passo incerto su questa terra dura. Desidero la morte e la fuggo perché amo essere un uomo.

Ci raccolgano mani gentili quando saremo nella notte.

Hermann Nitsch - Senza titolo


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Di tutte le illusioni forse questa è la peggiore - credere che ancora qualcuno può toccarti senza incrinare il ghiaccio che ti regge, e frantumarti.

Munch - The Kiss of Death


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✍️ Pensieri... Tempo fa, in un gioco simpatico e sicuramente importante per il mio spirito e la mente, uno scambio di pensieri, idee e punti di vista , mi fu chiesto di definire e raccontare il coraggio...ovviamente a distanza di un anno il mio pensiero è cambiato, si è evoluto, non credo sia per questo più o meno condivisibile o accettabile! Il coraggio, per definizione, per sentito dire, per esperienza anche personale, è amare senza misura, senza protezioni, senza aspettarsi garanzie, Insomma una sorta di punti interrogativi..Ma dopo gli ultimi eventi, dopo aver scoperto una malattia, ho capito che avere coraggio è sapere che tutto passa, e avere la forza di resistere di aspettare, di credere che l' alba seguirà sempre il tramonto, nonostante ci si ritrovi nel buio più assoluto.

Il coraggio è piangere senza paura di mostrarsi, è sapere che ogni lacrima è un antidoto al dolore, una liberazione da ciò che angoscia e scalfisce pensieri, anima e cuore!

Il coraggio è ascoltare il battito più profondo, lontano e insicuro, riuscire a farsi silenziosi, nonostante intorno ci sia rumore! lasciando che il silenzio parli, che le cose accadano senza necessariamente riempirle di parole, immagini e pensieri!

Il coraggio è saper rimanere piccoli, umili senza voler dominare, primeggiare, ma essere un sottile filo d’erba, un seme pronto a germogliare, dentro la terra arsa e compatta!

Il coraggio è perdonarsi, accettarsi anche con le mani sporche di terra, di colore, di farina , e sorridere nelle proprie imperfezioni! È difficile quando si è provati, delusi, feriti farsi attraversare dalla gioia, dalla speranza e dall’amore, ma più semplice chiudersi e non fare entrare niente e nessuno nel proprio cuore!

Il coraggio è sedersi accanto al proprio dolore, accettarlo, senza fuggire, senza disperarsi, considerarlo quasi un amico stanco. Il coraggio è lasciare andare ciò che pesa, chi non ci accetta , o chi teniamo inutilmente noi incatenati , le attese, i rimpianti, i sogni che non ci appartengono più.

Il coraggio è fare un passo indietro se necessario...

Il coraggio è scegliere ogni giorno, sorridere di una carezza che arriva inaspettata...

Il coraggio è anche solitudine, è abbracciare più forte il buio, la paura, il dolore e ricavarne luce, forza e speranza! Per essere coraggiosi non servono le parole, o libri, o tesori preziosi....basta solo essere liberi di essere sempre stessi, seppur diversi in mezzo a tanti uguali!


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SIRACIDE - Capitolo 34


Cautela verso i sogni1Speranze vane e fallaci sono quelle dello stolto, e i sogni danno le ali a chi è privo di senno.2Come uno che afferra le ombre e insegue il vento, così è per chi si appoggia sui sogni.3Una cosa di fronte all'altra: tale è la visione dei sogni, di fronte a un volto l'immagine di un volto.4Dall'impuro che cosa potrà uscire di puro? E dal falso che cosa potrà uscire di vero?5Oracoli, presagi e sogni sono cose fatue, come vaneggia la mente di una donna che ha le doglie.6Se non sono una visione inviata dall'Altissimo, non permettere che se ne occupi la tua mente.7I sogni hanno indotto molti in errore, e andarono in rovina quelli che vi avevano sperato.8La legge deve compiersi senza inganno, e la sapienza è perfetta sulla bocca di chi è fedele.

Utilità dei viaggi9Chi ha viaggiato conosce molte cose, chi ha molta esperienza parla con intelligenza.10Chi non ha avuto prove, poco conosce;11chi ha viaggiato ha una grande accortezza.12Ho visto molte cose nei miei viaggi, il mio sapere è più che le mie parole.13Spesso ho corso pericoli mortali, ma mi sono salvato grazie alla mia esperienza.14Lo spirito di quelli che temono il Signore vivrà⊥,15perché la loro speranza è posta in colui che li salva⊥.16Chi teme il Signore non ha paura di nulla e non si spaventa perché è lui la sua speranza.17Beato colui che teme il Signore.18A chi si appoggia? Chi è il suo sostegno?19Gli occhi del Signore sono su quelli che lo amano; egli è protezione potente e sostegno vigoroso, riparo dal vento infuocato e dal sole meridiano, difesa contro gli ostacoli, soccorso nella caduta.20Il Signore solleva l'anima e illumina gli occhi, concede guarigione, vita e benedizione.⊥

Il culto che Dio gradisce21Sacrificare il frutto dell'ingiustizia è un'offerta da scherno22e i doni dei malvagi non sono graditi.23L'Altissimo non gradisce le offerte degli empi né perdona i peccati secondo il numero delle vittime.24Sacrifica un figlio davanti al proprio padre chi offre un sacrificio con i beni dei poveri.25Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri, colui che glielo toglie è un sanguinario.26Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento,27versa sangue chi rifiuta il salario all'operaio.28Uno edifica e l'altro abbatte: che vantaggio ne ricavano, oltre la fatica?29Uno prega e l'altro maledice: quale delle due voci ascolterà il Signore?30Chi si purifica per un morto e lo tocca di nuovo, quale vantaggio ha nella sua abluzione?31Così l'uomo che digiuna per i suoi peccati e poi va e li commette di nuovo: chi ascolterà la sua supplica? Quale vantaggio ha nell'essersi umiliato?

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


vv. 1-20. La prima parte del brano condanna il ricorso ai sogni, considerati «ombre e vento» (vv. 1-8): Ben Sira appare più avanti rispetto alle idee correnti in materia. Per il sogno-incubo, cfr. 40,5. La seconda parte del brano esalta le conquiste dell'uomo che fa esperienze arricchenti viaggiando, ma mantenendosi nel timore di Dio (vv. 9-20). Il timbro è marcatamente autobiografico: presenta prima un profilo del saggio che «ha viaggiato» (per alcuni mss.: «è stato istruito») e si è arricchito con le cose viste (vv. 10-11) ed i pericoli scampati grazie al timore di Dio (vv. 12-13); segue, poi, la beatitudine di chi teme Dio (v. 14-20). È un macarismo nell'ottica della retribuzione terrena: Dio difende da rischi naturali noti all'uomo mediterraneo (vento e sole infuocati) e concede sanità, vita e benedizione (vv. 19-20). È il Dio “scudo” di Abramo (Gn 15,1) e del giusto perseguitato (Sal 22,20; Pr 2,7), di Israele (Dt 33,29) e di tutto il monte Sion (Is 4,6).

**vv. 34,21-35,13. I legami tra culto e morale, personale e sociale, fanno da filo conduttore del brano. Ben Sira cerca di unire osservanza fedele sia dei riti che della giustizia richiesta dalla legge: perciò condanna l'offerta di sacrifici che sono frutto di ingiustizia (vv. 21-27), e l'ipocrisia di abluzioni e digiuni che non segnano la conversione dal peccato (vv. 28-31). Insegna che l'osservanza della legge è la forma migliore di sacrificio e di adorazione (35, 1-5). Fornisce, quindi, indicazioni sul modo più pertinente di offrire sacrifici all'Altissimo (vv. 6-13), che non fa preferenze di persone e presta l'orecchio ai poveri (vv. 14-26). Il bersaglio critico di tutto il brano compare all'inizio: sono i «senza legge» (34,22: anomoi) e i «senza religiosità» (34,23: asebeis). Essi si comportano da assassini (cfr. Lv 19,13; Dt 24,14-15), quando offrono ciò che è stato sottratto o negato al povero (vv. 24-27; cfr. 2Re 25,6-7; Sal 5,7; Gc 5,4); da stolti, quando pensano che nei conflitti Dio possa schierarsi con altri se non col povero (vv. 28-29; cfr. 4,4.5.6); da ipocriti, quando fanno riti di purificazione (v. 30) e digiuni (v. 31) senza allontanarsi dal peccato(cfr. Nm 19,11; Is 58,3-7; 2Pt 2,20-22). Passando al positivo, Ben Sira indica le offerte gradite a Dio: l'osservanza della legge (35,1-2), la gratitudine e l'elemosina come espressione di carità (vv. 3-4) e il tenersi lontano dall'ingiustizia (v. 5: due volte apostēnai apo; Gb 28,28). Nel brano seguente (vv. 6-13) Ben Sira traccia un profilo completo di pio Ebreo, capace di integrare gli atti del culto nella vita morale e sociale: non si presenta “vuoto” davanti al Signore (v. 6), ma con offerte da giusto che arricchiscono l'altare (vv. 8-9), con occhio buono, generoso (vv. 10.12; cfr. 14,10a) e volto ilare (v. 11; cfr. 2Cor 9,7). La misura del suo donare è stabilita da quello che ha ricevuto dal Signore, il quale ripaga sette volte tanto (vv. 12-13). In questo modo Ben Sira richiama la lezione profetica sul legame culto-morale e prepara la novità di Gesù, per il quale non è più solo problema di coerenza morale. È problema teologico: lui, re e pastore universale, posto sul trono del Signore-Giudice, si rivela sorprendentemente unito ai piccoli e poveri della storia. Soccorrere loro è soccorrere-glorificare lui: «...l'avete fatto a me» (cfr. Mt 25,40s.).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Dawes - All Your Favorite Bands (2015)


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La difficoltà di raccontare questo disco è che ogni cosa possa dire sui Dawes in parte è vera e in parte non lo è. A esempio, si potrebbe affermare con una certa sicumera che i Dawes non hanno fatto altro in tutta la vita che ascoltare i dischi di Jackson Browne (che peraltro ha suonato nel loro secondo disco in studio, Nothing Is Wrong) e che Late For The Sky sia il mantra salvifico che determina l'esistenza in vita della loro musica. Poi, dopo due o tre ascolti, ti rendi conto invece che il citazionismo avviene senza forzature, ma con la naturalezza di chi, da un lato, è riconoscente verso le proprie fonti di ispirazione, e, nel contempo, è anche consapevole di aver creato ormai un proprio, e ben definito, stile... artesuono.blogspot.com/2015/06…


Ascolta il disco: album.link/s/4lv4CsM3M3t0KwmqC…



noblogo.org/available/dawes-al…


Dawes - All Your Favorite Bands (2015)


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La difficoltà di raccontare questo disco è che ogni cosa possa dire sui Dawes in parte è vera e in parte non lo è. A esempio, si potrebbe affermare con una certa sicumera che i Dawes non hanno fatto altro in tutta la vita che ascoltare i dischi di Jackson Browne (che peraltro ha suonato nel loro secondo disco in studio, Nothing Is Wrong) e che Late For The Sky sia il mantra salvifico che determina l'esistenza in vita della loro musica. Poi, dopo due o tre ascolti, ti rendi conto invece che il citazionismo avviene senza forzature, ma con la naturalezza di chi, da un lato, è riconoscente verso le proprie fonti di ispirazione, e, nel contempo, è anche consapevole di aver creato ormai un proprio, e ben definito, stile... artesuono.blogspot.com/2015/06…


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HomeIdentità DigitaleSono su: Mastodon.uno - Pixelfed - Feddit




Il riso veniva dall'Uruguay, ma era etichettato italiano. I carabinieri ne sequestrano oltre tre tonnellate e mezzo


Oltre 3,5 tonnellate di riso sfuso etichettato come italiano, nonostante provenisse dall’Uruguay, sono state sequestrate presso un deposito alimentare in Campagnola Emilia (RE) dai Carabinieri per la tutela Agroalimentare di Parma, coadiuvati dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia, . L’operazione è stata condotta nell’ambito di controlli mirati, pianificati dalla Cabina di regia organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, ed era volta alla tutela del “Made in Italy”.

Il prodotto, privo di documentazione giustificativa circa la rintracciabilità, era in procinto di essere commercializzato. I locali, adibiti dalla società a deposito alimentare, versavano inoltre in carenti condizioni igienico- sanitarie, tanto che sono state disposte talune prescrizioni e comminate sanzioni amministrative. Un’attività che si inserisce nell’ambito di specifici e mirati controlli svolti nell’ambito delle linee operative concordate in seno alla Cabina di Regia, organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste.

Si tratta di un caso significativo di frode alimentare e contraffazione, che riguarda la falsificazione dell’origine di un prodotto agroalimentare, in questo caso il riso. Il sequestro di oltre 3,5 tonnellate di riso etichettato come italiano ma proveniente dall’Uruguay evidenzia un tentativo di ingannare i consumatori sull’origine e, potenzialmente, sulla qualità del prodotto.

Ciò significa per i consumatori: Frode sull’origine, poiché i consumatori acquistano il prodotto credendo che sia italiano, magari pagando un prezzo più alto per la presunta qualità e origine locale; rischi per la salute (anche se il riso uruguaiano non è necessariamente pericoloso, la frode sull’etichetta solleva dubbi sulla trasparenza e sulla tracciabilità del prodotto); danno all’economia locale, giacché i produttori italiani onesti subiscono la concorrenza sleale di chi vende prodotti stranieri spacciandoli per italiani.

Cosa prevede la legge?


In Italia, la contraffazione alimentare è un reato punito dal Codice Penale e da normative specifiche come il Regolamento UE 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Le sanzioni possono essere pesanti, sia dal punto di vista penale che amministrativo, includendo sequestro dei prodotti (come avvenuto in questo caso), multe salate per l’azienda responsabile e denuncia penale per frode in commercio.


Gli strumenti e le iniziative di cooperazione internazionale


La cooperazione internazionale tra forze di polizia nel contrasto alle frodi alimentari è diventata una necessità imprescindibile, soprattutto in un contesto globale dove le filiere agroalimentari si estendono oltre i confini nazionali e le organizzazioni criminali sfruttano le lacune normative tra Paesi. Nel caso specifico delle frodi sull’origine dei prodotti, come il riso uruguaiano spacciato per italiano, la collaborazione tra autorità di diversi Stati è fondamentale per tracciare, prevenire e reprimere questi illeciti.

L’Italia, attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, è membro fondatore della rete OPSON, coordinata da Europol e Interpol. Questa rete riunisce forze di polizia, agenzie di controllo e altri attori internazionali per contrastare le frodi alimentari transnazionali, attraverso operazioni congiunte, scambio di informazioni e formazione specializzata.

Il nostro Paese ha inoltre stretto accordi strategici con diversi Paesi, come il Regno Unito, per rafforzare la cooperazione tecnica e operativa. Questi accordi prevedono la condivisione di informazioni, la formazione congiunta e l’esecuzione di controlli coordinati lungo le filiere agroalimentari.

Iniziative come il progetto BACCUS promuovono la condivisione di buone pratiche e lo sviluppo di linee guida comuni tra le forze dell’ordine dei Paesi UE, migliorando la capacità di risposta alle frodi alimentari e la tutela dei consumatori.

L’Italia collabora anche con Paesi extraeuropei, come quelli dell’America Latina (tra cui l’Uruguay), per formare le forze di polizia locali sulle tecniche di contrasto ai crimini agroalimentari, con particolare attenzione alle frodi sull’origine e alla tracciabilità dei prodotti.

Nonostante i progressi, permangono alcune difficoltà:

Differenze normative: Non tutti i Paesi dispongono di reparti di polizia specializzati nelle frodi alimentari o di poteri investigativi adeguati, il che può limitare l’efficacia delle indagini transnazionali.

Complessità delle filiere: Le organizzazioni criminali sfruttano la complessità delle catene di approvvigionamento globale per nascondere le frodi, rendendo indispensabile una collaborazione costante e strutturata tra le autorità.

La cooperazione internazionale è ormai un pilastro fondamentale per contrastare le frodi alimentari, soprattutto quando coinvolgono prodotti che attraversano più Paesi. L’Italia, grazie alla sua esperienza e alla partecipazione attiva in reti come OPSON, si conferma tra i Paesi più attivi in questo ambito, ma il successo dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare insieme in modo coordinato e trasparente.

#CarabinieriperlatutelaAgroalimentare


noblogo.org/cooperazione-inter…


Il riso veniva dall'Uruguay, ma era etichettato italiano.


Il riso veniva dall'Uruguay, ma era etichettato italiano. I carabinieri ne sequestrano oltre tre tonnellate e mezzo


Oltre 3,5 tonnellate di riso sfuso etichettato come italiano, nonostante provenisse dall’Uruguay, sono state sequestrate presso un deposito alimentare in Campagnola Emilia (RE) dai Carabinieri per la tutela Agroalimentare di Parma, coadiuvati dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia, . L’operazione è stata condotta nell’ambito di controlli mirati, pianificati dalla Cabina di regia organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, ed era volta alla tutela del “Made in Italy”.

Il prodotto, privo di documentazione giustificativa circa la rintracciabilità, era in procinto di essere commercializzato. I locali, adibiti dalla società a deposito alimentare, versavano inoltre in carenti condizioni igienico- sanitarie, tanto che sono state disposte talune prescrizioni e comminate sanzioni amministrative. Un’attività che si inserisce nell’ambito di specifici e mirati controlli svolti nell’ambito delle linee operative concordate in seno alla Cabina di Regia, organo di coordinamento operativo costituito in seno al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste.

Si tratta di un caso significativo di frode alimentare e contraffazione, che riguarda la falsificazione dell’origine di un prodotto agroalimentare, in questo caso il riso. Il sequestro di oltre 3,5 tonnellate di riso etichettato come italiano ma proveniente dall’Uruguay evidenzia un tentativo di ingannare i consumatori sull’origine e, potenzialmente, sulla qualità del prodotto.

Ciò significa per i consumatori: Frode sull’origine, poiché i consumatori acquistano il prodotto credendo che sia italiano, magari pagando un prezzo più alto per la presunta qualità e origine locale; rischi per la salute (anche se il riso uruguaiano non è necessariamente pericoloso, la frode sull’etichetta solleva dubbi sulla trasparenza e sulla tracciabilità del prodotto); danno all’economia locale, giacché i produttori italiani onesti subiscono la concorrenza sleale di chi vende prodotti stranieri spacciandoli per italiani.

Cosa prevede la legge?


In Italia, la contraffazione alimentare è un reato punito dal Codice Penale e da normative specifiche come il Regolamento UE 1169/2011 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Le sanzioni possono essere pesanti, sia dal punto di vista penale che amministrativo, includendo sequestro dei prodotti (come avvenuto in questo caso), multe salate per l’azienda responsabile e denuncia penale per frode in commercio.


Gli strumenti e le iniziative di cooperazione internazionale


La cooperazione internazionale tra forze di polizia nel contrasto alle frodi alimentari è diventata una necessità imprescindibile, soprattutto in un contesto globale dove le filiere agroalimentari si estendono oltre i confini nazionali e le organizzazioni criminali sfruttano le lacune normative tra Paesi. Nel caso specifico delle frodi sull’origine dei prodotti, come il riso uruguaiano spacciato per italiano, la collaborazione tra autorità di diversi Stati è fondamentale per tracciare, prevenire e reprimere questi illeciti.

L’Italia, attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, è membro fondatore della rete OPSON, coordinata da Europol e Interpol. Questa rete riunisce forze di polizia, agenzie di controllo e altri attori internazionali per contrastare le frodi alimentari transnazionali, attraverso operazioni congiunte, scambio di informazioni e formazione specializzata.

Il nostro Paese ha inoltre stretto accordi strategici con diversi Paesi, come il Regno Unito, per rafforzare la cooperazione tecnica e operativa. Questi accordi prevedono la condivisione di informazioni, la formazione congiunta e l’esecuzione di controlli coordinati lungo le filiere agroalimentari.

Iniziative come il progetto BACCUS promuovono la condivisione di buone pratiche e lo sviluppo di linee guida comuni tra le forze dell’ordine dei Paesi UE, migliorando la capacità di risposta alle frodi alimentari e la tutela dei consumatori.

L’Italia collabora anche con Paesi extraeuropei, come quelli dell’America Latina (tra cui l’Uruguay), per formare le forze di polizia locali sulle tecniche di contrasto ai crimini agroalimentari, con particolare attenzione alle frodi sull’origine e alla tracciabilità dei prodotti.

Nonostante i progressi, permangono alcune difficoltà:

Differenze normative: Non tutti i Paesi dispongono di reparti di polizia specializzati nelle frodi alimentari o di poteri investigativi adeguati, il che può limitare l’efficacia delle indagini transnazionali.

Complessità delle filiere: Le organizzazioni criminali sfruttano la complessità delle catene di approvvigionamento globale per nascondere le frodi, rendendo indispensabile una collaborazione costante e strutturata tra le autorità.

La cooperazione internazionale è ormai un pilastro fondamentale per contrastare le frodi alimentari, soprattutto quando coinvolgono prodotti che attraversano più Paesi. L’Italia, grazie alla sua esperienza e alla partecipazione attiva in reti come OPSON, si conferma tra i Paesi più attivi in questo ambito, ma il successo dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di lavorare insieme in modo coordinato e trasparente.

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[escursioni]le misure esplosive anche a] si celebra l'infrarosso a bandiera lo] sporanox quanto [basta] una cottura in acqua con la resistenza una] dove retrocede il pianoro la scala mercalli un] tetto piano passano per il trepercento -avvisano


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due cose recenti: (1) una bella mail circolare da 'ultima generazione', sul boicottaggio dei consumi dell'11 ottobre, che continuerà anche nei prossimi sabati; e (2) quel che ho trovato a proposito di bper e di un celebre premio di poesia italiana contemporanea:

(1) differx.noblogs.org/2025/10/15…

(2) differx.noblogs.org/2025/10/15…


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LADRO DI PAROLE

[l'ispirazione della poesia]

la farfalla immagine-pensiero sotto la volta del bicchiere -della cattura l'ebbrezza ma d'un solo attimo e poi il volo...- la destrezza nel carpirne la luce frangente nei colori - l'inavvertito suono

(2011)

Riflessione iniziale


Questa poesia ha un tono delicato e nervoso insieme: la farfalla come immagine-pensiero cattura un istante di luce, bellezza e perdita, e il linguaggio frammentato aumenta la sensazione di sorpresa e rarefazione.

Traduzione in inglese


the butterfly image-thought
under the dome of the glass
—of capture the intoxication but of a single
moment and then the flight…—
the skill in seizing its fractured
light in the colours —
the unobtrusive sound

Interpretazione breve


  • Tema: la fragilità dell’istante creativo e il confronto tra prigionia effimera e libertà del volo.
  • Immagine centrale: la farfalla come pensiero visivo che si può “catturare” solo per un lampo; il bicchiere funziona da microcosmo che concentra luce, colore e suono.
  • Struttura e tono: versi spezzati e punteggiatura minimale creano sospensione e ritmi frammentari che rispecchiano il soggetto. L’uso di parole come “ebbrezza”, “destrezza”, “frangente” e “inavvertito” dona intensità sensoriale.


Piccoli suggerimenti di revisione


  • Valutare se uniformare la punteggiatura per guidare il respiro del lettore (più pause o più sospensioni).
  • Considerare la sostituzione di qualche trattino con versi liberi per chiarire se i segni sono pause emotive o tecniche.
  • Se si vuole enfatizzare la perdita, aggiungere un ultimo verso che chiuda il circuito immagine → esperienza → assenza.


Versione alternativa proposta (leggibile come testo unico)


la farfalla immagine-pensiero
sotto la volta del bicchiere:
della cattura l'ebbrezza, ma d'un solo attimo — e poi il volo.
la destrezza nel carpirne la luce frangente nei colori,
l'inavvertito suono.


noblogo.org/norise-3-letture-a…



Natalie Merchant - Paradise Is There (2015)


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Tigerlily (1995) è il primo disco da solista di Natalie Merchant. Dopo avere passato diversi anni, almeno dodici, come leader e voce solista dei 10.000 Maniacs, andando contro il parere di molti, compresa la sua casa discografica (Elektra), Natalie se ne va da sola, lascia la band proprio all’apice del successo. Tigerlily è un disco complesso che la Merchant incide a sue spese (infatti rifiuta il denaro della casa discografica, vuole essere libera da ogni tipo di pressione) e con dei musicisti giovani, ancora poco conosciuti. Un nucleo di entusiasti, che danno calore e anche colore al suono dell’album che, contro ogni aspettativa, si rivela un bestseller, arrivando a vendere più di cinque milioni di copie. E ancora oggi è uno dei più venduti del suo catalogo, assieme al quasi capolavoro Motherland (2001)... artesuono.blogspot.com/2015/11…


Ascolta il disco: album.link/s/0GPx0c2qZraYEbSrq…


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Natalie Merchant - Paradise Is There (2015)


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Tigerlily (1995) è il primo disco da solista di Natalie Merchant. Dopo avere passato diversi anni, almeno dodici, come leader e voce solista dei 10.000 Maniacs, andando contro il parere di molti, compresa la sua casa discografica (Elektra), Natalie se ne va da sola, lascia la band proprio all’apice del successo. Tigerlily è un disco complesso che la Merchant incide a sue spese (infatti rifiuta il denaro della casa discografica, vuole essere libera da ogni tipo di pressione) e con dei musicisti giovani, ancora poco conosciuti. Un nucleo di entusiasti, che danno calore e anche colore al suono dell’album che, contro ogni aspettativa, si rivela un bestseller, arrivando a vendere più di cinque milioni di copie. E ancora oggi è uno dei più venduti del suo catalogo, assieme al quasi capolavoro Motherland (2001)... artesuono.blogspot.com/2015/11…


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SIRACIDE - Capitolo 33


Il saggio e lo stolto1Chi teme il Signore non incorre in alcun male, ma nella prova sarà ancora liberato.2Un uomo saggio non detesta la legge, ma chi finge con essa è come nave in tempesta.3L'uomo assennato ha fiducia nella legge, per lui è degna di fede come un oracolo.4Prepara il tuo discorso e così sarai ascoltato, raccogli il tuo insegnamento e poi rispondi.5Ruota di carro è il sentimento dello stolto, il suo ragionamento è come l'asse che gira.6Un amico beffardo è come uno stallone, nitrisce sotto chiunque lo cavalca.

Dio dispone ogni cosa con sapienza7Perché un giorno è più importante d'un altro, se tutta la luce dell'anno viene dal sole?8È perché sono stati distinti nel pensiero del Signore, che ha diversificato le stagioni e le feste.9Ha esaltato e santificato alcuni, altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari.10Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere e dalla terra fu creato Adamo.11Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha diversificato le loro vie.12Ha benedetto ed esaltato alcuni, altri ha santificato e avvicinato a sé; altri ha maledetto e umiliato e ha rovesciato dalle loro posizioni.13Come argilla nelle mani del vasaio che la modella a suo piacimento, così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati e li ricompensa secondo il suo giudizio.14Di fronte al male c'è il bene, di fronte alla morte c'è la vita; così di fronte all'uomo pio c'è il peccatore.15Considera perciò tutte le opere dell'Altissimo: a due a due, una di fronte all'altra.

16Anch'io, venuto per ultimo, mi sono tenuto desto, come uno che racimola dietro i vendemmiatori:17con la benedizione del Signore sono giunto per primo, come un vendemmiatore ho riempito il tino.18Badate che non ho faticato solo per me, ma per tutti quelli che ricercano l'istruzione.19Ascoltatemi, o grandi del popolo, e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.

Come amministrare i propri beni20Al figlio e alla moglie, al fratello e all'amico non dare un potere su di te finché sei in vita. Non dare ad altri le tue ricchezze, perché poi non ti penta e debba richiederle.21Finché vivi e in te c'è respiro, non abbandonarti al potere di nessuno.22È meglio che i figli chiedano a te, piuttosto che tu debba volgere lo sguardo alle loro mani.23In tutte le tue opere mantieni la tua autorità e non macchiare la tua dignità.24Quando finiranno i giorni della tua vita, al momento della morte, assegna la tua eredità.

Disposizioni per gli schiavi25Foraggio, bastone e pesi per l'asino; pane, disciplina e lavoro per lo schiavo.26Fa' lavorare il tuo servo e starai in pace, lasciagli libere le mani e cercherà la libertà.27Giogo e redini piegano il collo⊥, per lo schiavo malvagio torture e castighi.28Mettilo a lavorare perché non stia in ozio,29perché l'ozio insegna molte cose cattive.30Mettilo all'opera come gli conviene, e se non obbedisce, stringigli i ceppi. Ma non esagerare con nessuno e non fare nulla contro la giustizia.31Se hai uno schiavo, sia come te stesso, perché l'hai acquistato a prezzo di sangue. Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello, perché ne avrai bisogno come di te stesso.32Se tu lo maltratti ed egli fuggirà,33in quale strada andrai a ricercarlo?

_________________Note

33,25-33 Queste rigide norme per gli schiavi, comprensibili in una società che legittimava socialmente e religiosamente la schiavitù, sembrano mitigate dalle raccomandazioni finali (vv. 30-33).

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Approfondimenti


vv. 7-18. All'insegnamento sulla teodicea (vv. 7-15), fa seguito una breve nota autobiografica (vv. 16-18). Dopo avere caratterizzato – da 32,14 in avanti – il pio e il saggio in contrasto con il cattivo e lo stolto, Ben Sira invita a considerare come Dio abbia fatto tutte le sue opere in coppia (v. 15). C'è polarità tra bene e male, morte e vita, pio e peccatore (v. 14). Nell'ebraico e nel siriaco figura anche il contrasto tra luce e tenebre, ben noto anche a Qumran e negli apocrifi. Ben Sira fa risalire a Dio non solo la comune provenienza degli uomini («tutti dalla polve-re»: v. 10), ma anche la diversità di elezione e missione tra loro («alcuni li ha benedetti ed esaltati, altri li ha maledetti ed umiliati... scacciati», v. 12). Allusione agli Ebrei da un lato, a Greci e Cananei dall'altro. È Dio che ha agito sovranamente, come il vasaio con la creta (v. 13; cfr. Is 45,9; 64,7; Ger 18,1-6; 19,1-13; Sap 12,12). In questo Ben Sira vede l'armonia del creato e la propone in un contesto pluralistico, con intenti apologetici: difendere l'elezione divina di Israele contro gli Ebrei ellenizzati che la mettevano in discussione. Per far questo parte da un argomento dell'esperienza quotidiana: l'uguaglianza ed insieme la diversità dei giorni nel calendario religioso (vv. 7-9). Nella nota autobiografica (vv. 16-18; cfr. 39,12-13; 51,13-28 ed anche il Prologo) si fondono umiltà e fierezza: partito come colui che raccoglie i racemi dopo la vendemmia (cfr. Dt 24,21), Ben Sira è riuscito ugualmente a riempire il tino come un vero vendemmiatore (v. 17). Ne è fiero: la sua fatica sarà utile per quanti cercano la disciplina (v. 18; cfr. 24,34). Un monito polemico contro chi si è allontanato dal giudaismo.

vv. 19-24. Il brano difende il ruolo dell'adulto maschio in famiglia. Sembra escludere la pratica del testamento (v. 24). Dopo un invito all'ascolto, rivolto ai capi del popolo e delle sinagoghe, ed articolato con un andamento chiastico (v. 19), Ben Sira dà consigli su come comportarsi in casa con la moglie ed il figlio, con il fratello e l'amico. Non deve cedere il potere personale, sociale ed economico prima del giorno della morte (vv. 21.24). Sono escluse concessioni di ogni tipo, per non doversi pentire dopo e per rimanere superiore a tutto e non offuscare la propria fama (v. 23b).

vv. 25-33. Attento alle istituzioni socialmente rilevanti, Ben Sira si occupa anche di schiavi, con l'ottica propria del suo tempo. Lo schiavo, paragonato a un asino da soma (v. 25), ha bisogno di lavoro e di punizioni (cfr. Pr 26,3; 29,19), perfino di ceppi (v. 30b). Bisogna combattere l'ozio (vv. 28-29), causa di molti mali. Uno schiavo pigro non avrà mai un buon consiglio da dare su un gran lavoro (37,11i). Tuttavia non bisogna esagerare e non far nulla ingiustamente (v. 30cd; cfr. Es 21,1-11; Lv 25,44-45; Dt 15,12-18). Gli ultimi tre versetti presentano consigli per chi ha un solo schiavo: sarà suo interesse trattarlo bene, come se stesso, perché è stato pagato con il proprio sangue (cfr. 7,20-21) e non si può correre il rischio che scappi via (v. 33; cfr. Dt 23,16-17).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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gli anni Ottanta sono stati il seppellimento progressivo dell'antagonismo, delle opposizioni, e l'inizio della retrocessione sul terreno dei diritti acquisiti. non c'è storia. non c'è revisionismo che tenga. per questo mi imbufalisco e me ne esco con irritazioni come questa: slowforward.net/2025/10/14/gli…


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scheletri negli armani


trovo – o meglio trovavo, un mese fa – su fb questa frattaglia tra il servile e l’efferato, che non bisogna essere a sx per giudicare – come minimo – apologetica degli anni più demmerda del Novecento, (in)seminatori dei decenni successivi.

poi io commento, in calce, con Balestrini.
apologia dell'armanismo
“il regno dei sarti” (Nanni Balestrini):

Nel maggio del 1984 si è concluso il processo 7 aprile. Le mie incriminazioni erano state pesantissime: associazione sovversiva, banda armata e 19 omicidi tra cui quelli di Aldo Moro e della sua scorta. L’accusa aveva chiesto per me 10 anni ma la sentenza è stata di assoluzione. Dopo tanti anni sono così potuto rientrare in Italia, ma la mia prima impressione è stata di sgomento. Ritrovavo un paese in piena restaurazione, le vicende del passato più recente erano state ipocritamente rimosse, nessuno parlava più di politica, il consumismo era all’ordine del giorno, Milano da capitale dell’industria e della cultura era diventata il regno dei sarti. La moda dominava, tutti si vestivano di etichette.


(slowforward.net/wp-content/upl… – da slowforward.net/2022/08/23/pos…)


[quello sul giorgio è proprio un trafiletto mortuario: “oggettificazione”? del potere maschile? “fluidificazione della geopolitica”? “capitali liberati”? “La potenza fisica”? “il nuovo Medio Oriente” (!!!) ??? … ma siamo pazzi? ma l’anima de li mejo tatcher vostri…]

[ma quanti morti ci devono essere, di fame, sul lavoro, di perdita del lavoro e della casa, di smantellamento dello stato sociale e della sanità pubblica, per capire da dove viene il presente?]


un addendum:

#111 #anni80 #anniDemmerda #anniNovanta #anniOttanta #anniottanta #Balestrini #etichette #GiorgioArmani #ilRegnoDeiSarti #moda #NanniBalestrini #nuoviPoteri #politica #poteri #processo7Aprile #restaurazione #sarti #scheletriNegliArmadi #scheletriNegliArmani #tatcherismo #unPaeseDiSarti #unPaeseInPienaRestaurazione




Who would have thought? I have come to regard a bright dream As the culmination of my life. Your hands, your lips... Yo! Fleeting though it is, A dream is no more fleeting Than what we call reality, But it is at least satisfying while it lasts.


noblogo.org/chiaramente/who-wo…



Villagers - Darling Arithmetic (2015)


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È difficile non pensare al passo evangelico del figliol prodigo nell’ascoltare il terzo disco di Conor O’Brien, per gli ascoltatori Villagers. Che si creda o no, non perché, dopo la bagarre elettronica e sopra le righe di “{Awayland}”, il cantautore irlandese è tornato a una strumentazione quasi del tutto “organica”, ma perché ha ritrovato quel tocco espressivo che sembrava perso, e in così poco tempo – come se Chris Martin avesse scritto “Mylo Xyloto” subito dopo “Parachutes”... artesuono.blogspot.com/2015/04…


Ascolta il disco: album.link/i/962511257



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Villagers - Darling Arithmetic (2015)


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È difficile non pensare al passo evangelico del figliol prodigo nell’ascoltare il terzo disco di Conor O’Brien, per gli ascoltatori Villagers. Che si creda o no, non perché, dopo la bagarre elettronica e sopra le righe di “{Awayland}”, il cantautore irlandese è tornato a una strumentazione quasi del tutto “organica”, ma perché ha ritrovato quel tocco espressivo che sembrava perso, e in così poco tempo – come se Chris Martin avesse scritto “Mylo Xyloto” subito dopo “Parachutes”... artesuono.blogspot.com/2015/04…


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SIRACIDE - Capitolo 32


Come comportarsi nei banchetti1Se ti hanno fatto capotavola, non esaltarti. Compòrtati con gli altri come uno di loro. Pensa a loro e poi mettiti a tavola;2quando avrai compiuto il tuo dovere, accòmodati per far festa con loro e ricevere complimenti per le tue buone maniere.3Parla, o anziano, poiché ti si addice, ma con saggezza, e non disturbare la musica.4Quando c'è un'esecuzione non effonderti in chiacchiere, e non fare il sapiente fuori tempo.5Sigillo di rubino su ornamento d'oro è un concerto musicale in un banchetto.6Sigillo di smeraldo in una guarnizione d'oro è la melodia dei canti unita alla dolcezza del vino.⊥7Parla, o giovane, se c'è bisogno di te, non più di due volte se sei interrogato.8Compendia il tuo discorso, molte cose in poche parole; compòrtati come uno che sa e che tace a un tempo.9Fra i grandi non mostrarti presuntuoso, e dove vi sono anziani, non ciarlare troppo.10Prima del tuono viene la folgore, prima dell'uomo modesto viene la grazia.11All'ora stabilita àlzati e non restare per ultimo, corri a casa e non indugiare.12Là divèrtiti e fa' quello che ti piace, ma non peccare con parole arroganti.13Per tutto ciò benedici chi ti ha creato, chi ti colma dei suoi benefici.

Il timore di Dio e la fedeltà alla legge14Chi teme il Signore ne accetta l'istruzione, chi lo ricerca di buon mattino trova il suo favore.15Chi scruta la legge viene appagato, ma l'ipocrita vi trova motivo di scandalo.16Quelli che temono il Signore sanno giudicare, i loro giudizi brillano come luce.17Il peccatore non accetta critiche e trova scuse a suo piacere.

18Chi è saggio non trascura la riflessione, l'empio e il superbo non provano alcun timore.19Non fare nulla senza consiglio, non ti pentirai di averlo fatto.20Non camminare in una via piena di ostacoli e non inciamperai in luoghi pietrosi.21Non fidarti di una via senza inciampi⊥,22guàrdati anche dai tuoi figli⊥.23In tutto ciò che fai abbi fiducia in te stesso, perché anche questo è osservare i comandamenti.24Chi crede alla legge è attento ai comandamenti, chi confida nel Signore non subirà alcun danno.

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Approfondimenti


vv. 1-13. Il brano contiene alcune raccomandazioni per la riuscita dei banchetti profani, propriamente detti simposi, in uso presso Greci e Romani, poi imitati dagli Ebrei facoltosi. I rabbini li guarderanno con sospetto. Ben Sira si rivolge al capotavola (vv. 1-2), agli ospiti anziani (vv. 3-6) e giovani (vv. 7-10), a tutti gli invitati (11-13). Al «maestro di tavola» (hēgoumenos: v. la; cfr. l'architriklinos di Gv 2,8) o responsabile per la festa – l'usanza è ellenistica (cfr. Est 1,8; 2Mac 2,27) – si raccomanda accogliente spirito di servizio verso gli invitati per poter conseguire la corona (cfr. Is 28,1-4; Sap 2,8). Agli ospiti anziani si riconosce il diritto di parlare, ma a tempo debito e con misura, per permettere a tutti di apprezzare il valore del concerto unito al vino (cfr. Is 5,12; 24,7-9; Qo 2,8; per le immagini di pietre preziose, cfr. Prv 25,11; Es 28,17-20). Ai giovani si suggerisce di parlare solo su richiesta, con interventi brevi e densi (cfr. Gb 32,6-7), evitando la confidenza con i grandi e gli anziani (cfr. 13,9-13). Solo così la modestia giovanile viene rapidamente riconosciuta ed apprezzata (cfr. Gb 29,7-10). Tutti gli invitati devono andare via al momento giusto. Solo nella propria casa si può fare quello che si desidera. L'ultimo versetto invita a lodare il creatore per i suoi benefici. In un contesto profano, questo riferimento richiama l'antica pratica di ringraziare il Signore, fonte di ogni bene (cfr. Dt 8,10). Lo stesso termine – «colui che ti ha fatto» – ricorre più avanti associato all'immagine del vasaio (33,13c).

vv. 14-33,6. Il brano può essere articolato in quattro unità: la prima e la terza riguardano il timore del Signore e l'ipocrisia (vv. 14-17; 33,1-4); la seconda mette a confronto riflessione e impulso (vv. 18-24); la quarta descrive in modo colorito l'inaffidabilità dello stolto e dell'amico beffardo (vv. 5-6). La parola chiave è mûsār/paideia: disciplina, sapere, istruzione (32,14; 33,4.18; cfr. 6,22; 21,19.21; 22,6; 23,7; 42,5.8; 50,27). Chi cerca Dio con disciplina, troverà il suo favore (v. 14b) e diverrà luce per gli altri (v. 16b; cfr. Prv 6,23). Timore, legge e parola di Dio vanno insieme: il male viene allontanato e le promesse del Signore si compiono (33,1.3). L'ipocrita, invece, fallisce (32,15b), perché è come una barca nella tempesta (v. 2; cfr. Gc 1,6). Ben Sira forse allude alle insidie provenienti dall'ellenismo. Perciò raccomanda fiducia nella parola, oracolo che non viene meno (v. 3), e sollecita l'impegno a prepararsi argomenti (apologetici?) convincenti (v. 4). Il profilo dell'uomo pieno di senno (32,18-24) emerge da alcuni caratteri: accoglie gli avvertimenti e riflette (vv. 18-19), non va a cercarsi gli ostacoli, ma è vigile anche su percorsi ritenuti sicuri, che possono essere insidiati da banditi o debolezze (vv. 20-21; cfr. Is 8,14-15; Lc 10,30-35). La vigilanza è estesa anche ai figli (v. 22). Verso se stessi, in nome dei comandamenti, bisogna saper unire fiducia e vigilanza (vv. 23a-24).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[vortex]la distillazione frazionata la pittura] è stato un tentativo cose generiche materia tossica veleno per la freccia [messe a] riposo si] verifica sono] avvisati due tentativi la pittura] è insapore ogni tre partecipa alla conversazione] precipita


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En español, el participio es una forma adjetiva de un verbo. Es una forma de transformar un verbo en una palabra que describe la cualidad de algo*. De “amar” viene el participio “amado”, que describe a algo o alguien que suscita amor.

En latín un participio es lo mismo. Pero a diferencia del español, en latín el participo puede tener cuatro formas.

Y de ellas hablaremos en este #LunesDeLenguas.

*A veces es una palabra usada en verbos compuestos (“había amado”), pero eso se sale del tema.

En latín existe el participio perfecto pasivo, que es de donde viene nuestro participio, aunque no significa exactamente lo mismo.

Este participio se forma con la raíz del perfecto (por ejemplo, la del verbo “amo” sería “amat-”) a la que se le suma el sufijo “-us” para masculino, “-a” para femenino, o “-um” para neutro, todos estos en nominativo singular. (No se preocupen, no los cargaré con una lección de gramática latina).

Es decir, este participio sería: “amatus”, “amata”, o “amatum”.

“Perfecto” implica pasado, pero un pasado en el que una acción ya se cumplió.

“Pasivo” implica que a quien o a lo que se refiere este participio está recibiendo la acción del verbo.

Entonces, “amatus” se podría traducir como “el que fue amado”, “el que ha sido amado”, “después de ser amado” o, menos frecuentemente, como nuestro ya conocido “amado”.

Ese es fácil y está muy bien, pero vamos a los otros.

En latín también existe el participio presente activo que, como les dije, no existe en español, pero sí nos dejó una serie de palabras reconocibles.

Este se forma con la raíz del presente (la de “amo” es “ama-”), a la que se le juntan la partícula “-nt-” y los sufijos de género, número y caso (que se llaman “desinencias”).

Pero, a diferencia del caso anterior, aquí las desinencias no son -us/-a/-um (que se llaman de primera y segunda declinación), sino que son de la tercera declinación.

En la tercera declinación (en singular, nominativo y para efectos de este participio) masculino, femenino y neutro son iguales: terminan en “-ns”.

En los demás casos y números, el masculino y el femenino son exactamente iguales entre sí. El neutro es diferente en varios casos.

Además, “activo” quiere decir que en este participio estamos hablando de alguien o algo que realiza la acción.

Entonces, el participio “amans” (en nominativo” o “amantis” en genitivo) significa “el/la/lo que ama”.

Aquí hay que hacer una pausa, porque les dije que este participio se formaba con “-nt-” y, como ven, “amans” no tiene esa partícula.

Ok, está bien, tengo que cargarlos un poco de gramática latina. El latín es una lengua flexiva, en la que las palabras cambian su forma según su función gramatical.

En latín les pasa esto a sustantivos y adjetivos (y participios, que son adjetivos). Cada una de estas formas se llama “caso”.

El caso más común es el nominativo, que es la forma de una palabra cuando es el sujeto de una oración.

En la tercera declinación, el nominativo puede tomar casi cualquier forma. En el caso de los participios, esa forma siempre es “-ns”. (Pero ese no es el caso de los sustantivos. Por ejemplo “rex” es un sustantivo de la tercera declinación).

Lo de “-nt-” aplica para otros casos. Como el genitivo, que es cuando una palabra cumple el rol de complemento de posesión u origen. “Amantis” = “del que ama”.

Por eso, los sustantivos en el diccionario latín se suelen listar con las desinencias nominativas y genitivas, para saber de qué estamos hablando.

“Rex” (que significa “rey” va a aparecer como “rex, regis”. Así sabemos cuál es la raíz con la que se forman el genitivo y otros casos.

dizionario-latino.com/dizionar…

Pero los adjetivos (y participios) se listan según sus tres géneros. “Amatus” aparece como “amatus, -a, -um”. Y “amans” aparece como “amans, amans, amans”. Porque ya sabemos que el genitivo en los tres casos es “amantis” dizionario-latino.com/dizionar…

Y ya que saben esto, volvamos al punto: del participio presente activo latín nos vienen muchos sustantivos que significan “el/la/lo que realiza tal acción”.

Una serpiente es un animal que se arrastra (“serpo” en latín). Un/a “adolescente” es “quien está creciendo” (del verbo latín “adolesco”, que significa “crecer”). Un/a presidente es alguien que preside.

Es de aquí, de esta identificación entre masculino y femenino gramatical, que surge un argumento a favor de decir “la presidente” o “la gerente” en español contemporáneo. Aunque la misma RAE recomienda decir “la presidenta” para subrayar el género femenino. rae.es/noticia/es-la-president…

Pero ahora vamos a los dos participios que más me hacen falta en español. Comenzando por el futuro activo.

Este se forma con la raíz del perfecto, la partícula “-ur-” y las desinencias de las declinaciones primera y segunda (-us, -a., -um).

“Amaturus” quiere decir “el que amará”.

Este es el participio usado en la famosa frase “ave Imperator, morituri te salutant” (“saludos, Emperador, los que moriremos te saludan”) dicha, según Suetonio, por presos obligados a morir en un ejercicio naval para el entretenimiento de las masas, en saludo al emperador Claudio.

Una frase que luego fue apócrifamente atribuida a gladiadores en el Coliseo. Que es como la mayoría, incorrectamente, la recordamos (comúnmente como “Ave, Caesar, morituri te salutant”).

en.wikipedia.org/wiki/Ave_Impe…

El participio que nos queda es el futuro pasivo, que se forma con la raíz del presente, la partícula “-nd-” y las desinencias de primera y segunda declinación.

“Amandus” es “el que será amado, pero más comúnente “el que merece ser amado” o “el que debe ser amado”.

Este participio está en otra famosa frase latina: “Carthago delenda est” (“Cartago debe ser destruida”).

Esta frase fue popularizada por Catón El Viejo, un político romano que pronunciaba una versión de ella al final de todos sus discursos en el Senado antes de la Tercera Guerra Púnica, a manera de expresar su opinión de que los enemigos púnicos (más de ellos en este Lunes de Lenguas: noblogo.org/lunes-de-lenguas/e…) deberían ser eliminados por completo.

en.wikipedia.org/wiki/Carthago…

¿No les gustaría tener una sola palabra en español para decir que alguien será [verbo] o debería ser [verbo]?

Bueno, para terminar, si pusieron atención, se habrán dado cuenta de que en latín los participios presente y perfecto activos son posibles, pero no existen. ¿Por qué? Pues porque no, las lenguas no siguen lógicas fáciles de escrutar.

Pero sí hay maneras para suplir estas ausencias con otras maneras de decir las cosas: dcc.dickinson.edu/grammar/lati…


noblogo.org/lunes-de-lenguas/e…



Avignon-1Avignon-2Il Ponte di Avignone e l'orologio da polso elettronico

L'altro giorno ho ascoltato alla radio il ritornello de “Sur le Pont d'Avignon”, la famosa canzoncina dei bambini francesi. È scattato il ricordo di quell'orologio da polso che m'ero comprato al mercatino americano di Livorno penso nell'estate inoltrata dell'82. Erano i primi aggeggi di quel tipo e tra l'altro, pur essendo una sottomarca di un'altra sottomarca, costicchiava il suo. Ma ero militare, servizio di leva, e mi serviva avere quei 10 minuti di anticipo sulla sveglia militare ed avere il bagno libero per farmi la barba in grazia di Dio prima della calca. Ed infatti il giorno dopo, alle H 05:50 precise, il ritornello musicale del “Sur le Pont d'Avignon” mi svegliò, mi alzai tutto orgoglioso, presi tutta la robina necessaria e mi fiondai nei bagni. C'era una lunga vasca lavandino con tanti rubinetti aggettanti (va be', bastava “c'erano tanti rubinetti” ma m'andava di fare un po' il fanatico) ed una stretta mensola che correva per la lunghezza della vasca lavandino e sopra a questa una serie di specchi debitamente macchiati dalla ruggine. Posai le cose sulla mensola, mi tolsi l'orologio e lo misi accanto alla busta che conteneva la schiuma da barba ed il bilama e cominciai a lavarmi. Mi asciugai poi con l'asciugamano che tenevo stretto tra le gambe e feci per prendere la busta. La busta urtò l'orologio che cadde nel lavandino. C'erano ancora due buone dita d'acqua nel fondo perché il lavandino era sì lungo ma aveva un unico buco di scarico, probabilmente anche intasicchiato e stava ancora smaltendo l'acqua della mattina precedente. E quindi, fine del “Sur le Pont d'Avignon”… A quel tempo non c'erano i cinesi che aggiustavano con il riso.

Ho visitato Avignone nel giugno 2018. Molto interessante il Palazzo dei Papi. Ho anche, ed ovviamente, camminato sul famoso ponte Saint-Bénézet al quale si riferisce la canzoncina, ponte che ormai non attraversa più il Rodano ma si ferma un bel po' prima di raggiungere l'altra sponda. Canticchiavo tra me e me il ritornello alternando ad un sommesso moccolo al ricordo della triste histoire de ma montre.

youtube.com/watch?v=Ut6S5EK5_g…


noblogo.org/54rv36u/a-href-pos…



grande aggiornamento di link a siti & spazi di ricerca letteraria, circa un mese fa. ora si può trovare la barra laterale di slowforward.net e di differx.noblogs.org (la bottom line, nel caso si guardi da cellulare) ricca di ulteriori – non pochi – rinvii.

stessa cosa per la raggiera di link, ora 'updated': slowforward.net/2025/09/03/una…

e il network delle sperimentazioni: slowforward.net/2012/09/24/net…

e, neanche a dirlo, il bulimicissimo signor ELIRIO (che registra attualmente oltre 400 siti di letteratura – anche se quelli di sperimentazione letteraria sono assai di meno): slowforward.net/2023/08/14/alc…


noblogo.org/differx/grande-agg…


una raggiera di link – per la ricerca, la sperimentazione, la scrittura complessa (aggiorn. 2025)


(sor)ridendo & celiando, ma pure seriamente, sono passati circa 36 anni dalle mie prime collaborazioni a riviste letterarie (“Babele”, per esempio, 1989-90), praticamente 22 dalla nascita di slowforward (marzo 2003), 20 esatti dal primo differx (differx.blogspot.com, agosto 2005), e 19 dalla fondazione di gammm.org (fine giugno 2006)… e in tutto questo tempo credo di aver attraversato – come ospite o lettore – parecchi dei blog e siti linkati qui.

nel post ora citato si trovano spazi web solo italiani. ce ne sono tuttavia dozzine – in lingua inglese e (in misura minore) francese – con cui sono stato in dialogo soprattutto negli anni tra 2005 e 2013.

oggi, ri-riflettendo su alcuni di questi, ho pensato di aggiungerne pochi (ma per me personalmente significativi) – da inserire nel network possibile delle sperimentazioni che avevo ipotizzato nel 2012 e che pian piano si accresce.

​più o meno sovrapponibili, sono poi i link rintracciabili in questa pagina, oppure nella sidebar di slowforward (scrollare verso la fine).

e voglio anche citare con un tot di energia, stando ai materiali messi in rete, ai siti e blog inventati e realizzati, tre sodali italiani con cui è stata architettata la gran parte dei malestri sperimentali mandati a segno nei decenni: Luca Zanini, Michele Zaffarano e Roberto Cavallera. (e il lavoro continua).

infine, mescolando siti, blog e social, mi sono accorto di quanto lunga è la firma che da qualche tempo chiude le mail che spedisco, e allora la replico qui (proprio come firma, non prima di aver annotato che tutti i miei / non-miei link sono sintetizzati su linktree):

slowforward
differx noblogs (gemello eterozigote di slowforward)
mastodon e friendica
slow telegram
slow instagram
slow whatsapp
slow tumblr
slow @ archive.org
+
GAMMM (con Mariangela Guatteri, Andrea Raos, Michele Zaffarano)
ESISTE LA RICERCA (con Antonio Syxty e Michele Zaffarano)
COMPOSTXT (di Roberto Cavallera)
PONTE BIANCO (con Roberto Cavallera)
AHIDA (rubrica ‘post-poetica’, con A.Syxty, R.Cavallera, F.Pelli, F.Scapecchi, J.Scialpi, M.Zaffarano))
CENTROSCRITTURE(di Valerio Massaroni)
NEUTOPIA
PUNTOCRITICO2 (con vari collaboratori)
SCRIPT (di Quimby Melton)

+
marco / instagram
marco / threads
marco / twitter
un diario @ ko-fi (per sostenere il lavoro)
un diario @ wp
un diario @ noblogo
mg @ academia
mg @ archive.org
+
differx / tumblr
differx / blogspot (il primo blog di esperimenti, flarf & googlism)
differx / instagram
differx / bluesky
pod al popolo
differx / soundcloud
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Daniel Lanois - Flesh And Machine (2014)


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Carne e macchina, fisico e astratto, analogico e digitale: queste le coppie di opposti entro cui si muove questo sesto disco in solo di Daniel Lanois. Per il producer e sound engineer reso celebre per le collaborazioni degli anni Ottanta con Peter Gabriel e U2, la forma canzone non è mai stata una casa, per cui in questo Flesh and Machine ha puntato tutto sull’atmosfera e il suono... artesuono.blogspot.com/2014/11…


Ascolta il disco: album.link/i/1844714374



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Daniel Lanois - Flesh And Machine (2014)


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Carne e macchina, fisico e astratto, analogico e digitale: queste le coppie di opposti entro cui si muove questo sesto disco in solo di Daniel Lanois. Per il producer e sound engineer reso celebre per le collaborazioni degli anni Ottanta con Peter Gabriel e U2, la forma canzone non è mai stata una casa, per cui in questo Flesh and Machine ha puntato tutto sull’atmosfera e il suono... artesuono.blogspot.com/2014/11…


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ALEPH

nell'oltre non c'è ombra -lo sai- ombra che ti possa nascondere allo sguardo

è una chiarità che t'attraversa non come qui che guardi per speculum in aenigmate

lì non si consultano dizionari né atlanti: sei tu la biblioteca il motore di ricerca

-alfabeto voce conoscenza- : nel Tutto tu sei e tutto è te – (l'aleph del poeta cieco)*

è dove ti si svela ogni contrario – la vita non è prima della morte

*Jorge Luis Borges

(2011)

Accolgo il testo come una meditazione lucida sul vedere totale e sulla lingua come luogo di essere.

Apprezzamento


  • Immagine centrale forte: la chiarità che attraversa sostituisce perfettamente l'ombra come tema principale.
  • Risonanza intellettuale: l'uso di riferimenti a biblioteca e motore di ricerca rende antico e moderno contemporanei.
  • Economia espressiva: versi brevi e cesure nette mantengono tensione e concentrazione.

Lettura


  • Il poema costruisce un percorso dall'assenza di oscurità verso l'identità totale dove il soggetto coincide con il Tutto.
  • La metafora della biblioteca trasferisce responsabilità conoscitiva sul singolo parlante.
  • La chiusa rovescia il rapporto tempo/contrario stabilendo che la vita e la morte non seguono un ordine gerarchico.

Suggerimenti di revisione


  • Semplificare punteggiatura per aumentare il flusso e lasciare che le immagini si dispieghino.
  • Rafforzare la cesura intorno al verso che introduce l'aleph per dargli più rilievo.
  • Valutare l'uso del latino speculum in aenigmate per chiarezza del lettore o mantenere l'arcaismo come scelta intenzionale.
  • Posizionare la citazione di Borges come nota finale separata per non interrompere il tono lirico.

Versione lievemente rivista

ALEPH

nell'oltre non c'è ombra
lo sai ombra che ti possa
nascondere allo sguardo

è una chiarità che t'attraversa
non come qui che guardi
per speculum in aenigmate

lì non si consultano dizionari
né atlanti sei tu la biblioteca
il motore di ricerca

alfabeto voce conoscenza
nel Tutto tu sei e tutto
è te l'aleph del poeta cieco

è dove ti si svela ogni
contrario la vita non è prima
della morte

Jorge Luis Borges

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SIRACIDE - Capitolo 31


Ambiguità della ricchezza1L'insonnia del ricco consuma il corpo, i suoi affanni gli tolgono il sonno.2Le preoccupazioni dell'insonnia non lasciano dormire, come una grave malattia bandiscono il sonno.3Un ricco fatica nell'accumulare ricchezze, e se riposa è per darsi ai piaceri.4Un povero fatica nelle privazioni della vita, ma se si riposa cade in miseria.5Chi ama l'oro non sarà esente da colpa, chi insegue il denaro ne sarà fuorviato.6Molti sono andati in rovina a causa dell'oro, e la loro rovina era davanti a loro.7È una trappola per quanti ne sono infatuati⊥, e ogni insensato vi resta preso.8Beato il ricco che si trova senza macchia e che non corre dietro all'oro⊥.9Chi è costui? Lo proclameremo beato, perché ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo.10Chi ha subìto questa prova ed è risultato perfetto? Sarà per lui un titolo di vanto. Chi poteva trasgredire e non ha trasgredito, fare il male e non lo ha fatto?11Per questo si consolideranno i suoi beni e l'assemblea celebrerà le sue beneficenze.

Moderazione a tavola12Sei seduto davanti a una tavola sontuosa? Non spalancare verso di essa la tua bocca e non dire: “Che abbondanza qua sopra!”.13Ricòrdati che è un male l'occhio cattivo⊥. Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio? Per questo esso lacrima davanti a tutti.14Non tendere la mano dove un altro volge lo sguardo⊥ e non precipitarti sul piatto insieme con lui.15A partire da te intendi i desideri del tuo prossimo e su ogni cosa rifletti.16Mangia da uomo frugale ciò che ti è posto dinanzi, non masticare con voracità per non renderti odioso.17Sii il primo a smettere per educazione, non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.18Se siedi tra molti invitati, non essere il primo a tendere la mano.

19Per un uomo educato il poco è sufficiente; quando si corica non respira con affanno.20Il sonno è salubre se lo stomaco è regolato, al mattino ci si alza e si è padroni di sé. Il tormento dell'insonnia e della nausea e la colica accompagnano l'uomo ingordo.21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi, àlzati, va' a vomitare e ti sentirai sollevato⊥.22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi, alla fine troverai vere le mie parole. In tutte le tue opere sii diligente e nessuna malattia ti coglierà.23Molti lodano chi è sontuoso nei banchetti, e la testimonianza della sua munificenza è degna di fede.24La città mormora di chi è tirchio nel banchetto, e la testimonianza della sua avarizia è esatta.

L’uso del vino25Non fare lo spavaldo con il vino, perché il vino ha mandato molti in rovina.26La fornace prova il metallo nella tempera, così il vino i cuori, in una sfida di arroganti.27Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella dove manca il vino?⊥ Fin dall'inizio è stato creato per la gioia degli uomini.28Allegria del cuore e gioia dell'anima è il vino bevuto a tempo e a misura.⊥29Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida.30L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina, ne diminuisce le forze e gli procura ferite.31Durante un banchetto non rimproverare il vicino, non deriderlo nella sua allegria. Non dirgli parole di biasimo e non affliggerlo chiedendogli quanto ti deve.

_________________Note

31,25-31 Pur contenendo l’esortazione a fuggire l’ubriachezza (vv. 29-30), questa vivace trattazione non esita a mettere in luce i pregi del vino.

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Approfondimenti


vv. 1-11. Continua la riflessione sulle ricchezze e sull'uso del denaro. In primo piano la diffidenza di Ben Sira per il denaro (vv. 1-7), causa di insonnia e fatica, peccati e rovina. Segue, poi, un profilo lusinghiero del ricco senza macchia, che non corre dietro all'oro. Costui compie meraviglie in mezzo al suo popolo e l'assemblea ne ricorda le beneficenze: allusione, forse, ad apposite iscrizioni per i benefattori delle sinagoghe (vv. 9.11). Può essere proclamato beato, perché ha superato una prova: potendo compiere il male non lo ha fatto (vv. 8-11). È probabile che Ben Sira disapprovi non solo quanti si sono arricchiti con l'inganno e le trasgressioni, ma anche, per contrasto, i loro adulatori.

vv. 12-24. Ecco una sorta di galateo (vv. 12-24), rivolto a chi è invitato (vv. 12-22) e a chi deve invitare (vv. 23-24). Anche la sapienza egiziana conosce esortazioni al dominio di sé in occasione di banchetti. La casistica piuttosto ricca lascia intravedere la stima e la pratica dell'ospitalità nell'Oriente antico. In tutte le situazioni per Ben Sira vale l'invito alla moderazione (v. 22c) e al comportamento educato (vv. 17a.19a), da vero uomo (v. 16a). In caso di forzata smoderatezza, si consiglia il vomito: ma solo per non star male, non per continuare a mangiare, come presso i Romani (v. 21). Chi è moderato in tutte le sue azioni evita le malattie (v. 22d). La città parla, in bene e in male, del munifico e dell'avaro nei banchetti (vv. 23-24).

vv. 25-31. Il brano mette insieme vari insegnamenti sull'uso del vino, quasi a dimostrazione del principio della moderazione (v. 22). Dopo aver richiamato la forza distruttiva della bevanda (vv. 25-26), se ne tesse l'elogio in quanto creatura destinata al bene dell'uomo (vv. 27-28), per poi tornare alle conseguenze negative dell'abuso (vv. 29-30). Il v. 31 è una transizione al brano successivo: consiglia di non approfittare del clima di distensione dei banchetti per chiedere al vicino il saldo dei debiti (18,18; 20,15). I piaceri della vita, vissuti con moderazione, non esauriscono l'orizzonte sapienziale di Ben Sira, per il quale l'amicizia vera è come un vino invecchiato (9,10) e l'amore della sapienza rallegra il cuore, più del vino e della musica (40, 20).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[vortex]tenere il] [necessario oppure di un'abitazione privata lo zero al piano il Mo l'oriente il MoMA dati Omi o [scritti] politti fucilieri piè veloce coppie] conduttrici temono] la fila al [museo di largo consumo abiti smessi ghostwriter inps in [panne periodiche] reclute frizioni cinque navi di schiavi energia] puntozero


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Mary Gauthier - Trouble & Love (2014)


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Ci vuole anche una certa non comune abilità nel rifare sempre la stessa canzone, nel cantarla sempre con lo stesso tono lento e strascicato, nell'adottare sempre lo stesso concetto di arrangiamento minimale (chitarra che arpeggia, batteria che accarezza e non batte mai, un piano che contrappunta, un violino che segue la melodia e pochissime altre variazioni) e nel rimanere uguale a sé stessa nonostante il passaggio di diversi e capaci produttori (Joe Henry, Gurf Morlix). Ci vuole la bravura di Mary Gauthier per non sbagliare mai veramente disco, nemmeno quando magari il concept del progetto un po' sovrastava il songwriting come nel precedente The Foundling. Ma con Trouble & Love non ci sono distrazioni: otto canzoni per 38 minuti di musica, e davvero paiono le solite otto canzoni già sentite in grandi titoli come Mercy Now o Between Daylight and Dark, ma, chissà perché, poi ogni volta ognuna sembra sempre nuova, irrinunciabile, talmente intensa da richiedere un immediato riascolto... artesuono.blogspot.com/2014/06…


Ascolta il disco: album.link/s/4y2kVQxcRP5bo2t55…



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Mary Gauthier - Trouble & Love (2014)


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Ci vuole anche una certa non comune abilità nel rifare sempre la stessa canzone, nel cantarla sempre con lo stesso tono lento e strascicato, nell'adottare sempre lo stesso concetto di arrangiamento minimale (chitarra che arpeggia, batteria che accarezza e non batte mai, un piano che contrappunta, un violino che segue la melodia e pochissime altre variazioni) e nel rimanere uguale a sé stessa nonostante il passaggio di diversi e capaci produttori (Joe Henry, Gurf Morlix). Ci vuole la bravura di Mary Gauthier per non sbagliare mai veramente disco, nemmeno quando magari il concept del progetto un po' sovrastava il songwriting come nel precedente The Foundling. Ma con Trouble & Love non ci sono distrazioni: otto canzoni per 38 minuti di musica, e davvero paiono le solite otto canzoni già sentite in grandi titoli come Mercy Now o Between Daylight and Dark, ma, chissà perché, poi ogni volta ognuna sembra sempre nuova, irrinunciabile, talmente intensa da richiedere un immediato riascolto... artesuono.blogspot.com/2014/06…


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— comunque papà — dimmi terzogenita — in classe già dal primo giorno ci sono compagni omofobi — ah — due dietro di me che facevano battute, già il primo giorno di scuola — poveretti — perché poveretti? — perché se sei omofobo significa che vivi in un ambiente culturalmente povero, che sei pieno di pregiudizi. Che hai paura — in effetti questi due vanno male a scuola — eh — la settimana scorsa uno di questi due l'hanno interrogato, e non sapeva niente — eh — e allora si è messo a piangere — l'omofobo? — sì, si è messo a piangere perché non sapeva niente — terzogenita, dovevi alzarti e urlargli “femminuccia!” — ah ah — “stai frignando come una femminuccia!” — ah ah — così impara a giocare con gli stereotipi — comunque — eh — un sacco di miei compagni quando sono interrogati piangono — ah — tanti — ma quello perché la scuola è fatta male — sì — è costruita sulle ansie degli studenti—


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— comunque papà


— comunque papà — dimmi terzogenita — in classe già dal primo giorno ci sono compagni omofobi — ah — due dietro di me che facevano battute, già il primo giorno di scuola — poveretti — perché poveretti? — perché se sei omofobo significa che vivi in un ambiente culturalmente povero, che sei pieno di pregiudizi. Che hai paura — in effetti questi due vanno male a scuola — eh — la settimana scorsa uno di questi due l'hanno interrogato, e non sapeva niente — eh — e allora si è messo a piangere — l'omofobo? — sì, si è messo a piangere perché non sapeva niente — terzogenita, dovevi alzarti e urlargli “femminuccia!” — ah ah — “stai frignando come una femminuccia!” — ah ah — così impara a giocare con gli stereotipi — comunque — eh — un sacco di miei compagni quando sono interrogati piangono — ah — tanti — ma quello perché la scuola è fatta male — sì — è costruita sulle ansie degli studenti—




SIRACIDE - Capitolo 30


L’educazione dei figli1Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta per lui, per gioire di lui alla fine.2Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti.3Chi istruisce il proprio figlio rende geloso il nemico e davanti agli amici si rallegra.4Muore il padre? È come se non morisse, perché dopo di sé lascia uno che gli è simile.5Durante la vita egli gioisce nel contemplarlo, in punto di morte non prova dolore⊥.6Per i nemici lascia un vendicatore, per gli amici uno che sa ricompensarli.7Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite, a ogni grido il suo cuore sarà sconvolto.8Un cavallo non domato diventa caparbio, un figlio lasciato a se stesso diventa testardo.9Vezzeggia il figlio ed egli ti riserverà delle sorprese, scherza con lui, ti procurerà dispiaceri.10Non ridere con lui per non doverti rattristare, e non debba alla fine digrignare i denti.11Non concedergli libertà in gioventù, non prendere alla leggera i suoi errori.12Piegagli il collo quando è giovane, e battigli i fianchi finché è fanciullo, perché poi intestardito non ti disobbedisca e tu ne abbia un profondo dolore.13Educa tuo figlio e prenditi cura di lui, così non dovrai sopportare la sua insolenza.

Il bene della salute14Meglio un povero di aspetto sano e forte che un ricco malato nel suo corpo.15Salute e vigore valgono più di tutto l'oro, un corpo robusto più di un'immensa fortuna.16Non c'è ricchezza superiore alla salute del corpo e non c'è felicità più grande della gioia del cuore.17Meglio la morte che una vita amara, il riposo eterno che una malattia cronica.18Cose buone versate su una bocca chiusa sono come cibi deposti sopra una tomba.19A che serve all'idolo l'offerta di frutti? Esso non mangia né sente il profumo; così è per colui che il Signore perséguita⊥.20Egli guarda con gli occhi e geme, come un eunuco che abbraccia una vergine e geme: ⌈così è per colui che fa giustizia con violenza.⌉

Ansietà e gioia21Non darti in balìa della tristezza e non tormentarti con i tuoi pensieri.22La gioia del cuore è la vita dell'uomo⊥, l'allegria dell'uomo è lunga vita.23Distraiti e consola il tuo cuore, tieni lontana la profonda tristezza, perché la tristezza ha rovinato molti e in essa non c'è alcun vantaggio.24Gelosia e ira accorciano i giorni, le preoccupazioni anticipano la vecchiaia.25Un cuore limpido e sereno si accontenta dei cibi e gusta tutto quello che mangia.

_________________Note

30,1 Nella società antica patriarcale, di cui si adottano i criteri educativi, molto diversi dai nostri, il figlio veniva educato con grande severità (vedi vv. 7-13).

30,13a Il testo ebraico reca: “Correggi tuo figlio e rendi pesante il suo giogo”.

30,18b Il testo ebraico reca: “sono come cibi deposti davanti a un idolo”.

30,25a Il testo ebraico reca: “Il sonno di un cuore sereno è per lui come un cibo succulento”.

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Approfondimenti


vv. 1-13. Ben Sira raccomanda un'educazione severa fin dalla tenera età. Così si può evitare quanto prescritto dalla legge (cfr. Dt 21,18-21): cioè che i genitori conducano il figlio testardo e ribelle al tribunale degli anziani della città, che lo condannano alla lapidazione. Una pedagogia severa prepara una fine felice e fiera: allontana le brutte sorprese e permette di lasciare ai posteri – nemici e amici – un degno continuatore del padre. In sintonia con la tradizione sapienziale, per la quale «frusta e correzione in ogni tempo sono saggezza» (22,6b; Pr 13,24; 29,15), Ben Sira respinge l'atteggiamento sia di chi si disinteressa dell'educazione dei figli, che è una vera e propria “occupazione” (v. 13a), sia di chi annulla le distanze nel rapporto educativo. Nei vv. 7-12 prende corpo un manuale di rigorosa pedagogia familiare: abolire carezze e coccole, giochi e scherzi; sin da piccolo (cfr. 7,23) far conoscere giogo e battiture, come si fa con un cavallo da domare, senza concedere spazi di potere e senza sottovalutare i difetti (v. 11).

vv 14-20. Il brano fa l'elogio della salute del corpo: vale più di tutte le fortune (vv. 14-17). È preferibile morire che sopportare una malattia cronica (v. 18; cfr. Tb 3,6). Essa è vista come punizione del peccato (cfr. 5,3b; 38,15; Dt 28,59; Gv 9,2). Perseguitato dal Signore, il malato non può gustare cibi né profumi (v. 19): è nella stessa condizione del morto o dell'idolo al quale i pagani portano cibarie (cfr. Is 57,6; Dn 14,1-22; Sal 115,4-7).

vv. 21-25. Al tema della buona salute si aggancia quello della gioia. Ben Sira invita a concedersi delle distrazioni (v. 23a; cfr. 14,16: qualche manoscritto parla di «amarsi»), evitando di dare preoccupazioni inutili alla propria anima (v. 21; cfr. Mt 6,34). Ne risulta un beneficio anche fisico, capace di influenzare positivamente la lunghezza (vv. 22.24b) ed il gusto della vita (v. 25). Qoelet svolge considerazioni simili, a partire dalla fugacità della giovinezza e collegandole, comunque, con il giudizio di Dio (Qo 11,9-10).

Conclusione. Nell'orizzonte classico, il denaro e i beni di fortuna, i figli e la salute sono segni della divina benedizione. Bisogna imparare a farne un uso saggio, nel rispetto dei comandamenti, ma senza dimenticare i rischi di rimetterci, economicamente e psicologicamente. La pedagogia familiare e religiosa non va oltre un appello alla sana severità della tradizione deuteronomistica. L'ideale di felicità terrena non si piega all'eventualità di una vita amara e fa invocare perfino la morte di fronte ad una malattia cronica. A questo quadro morale, piuttosto statico, il Nuovo Testamento offrirà un respiro teologico nuovo nella relazione del «Padre celeste» con i suoi figli e dei figli tra di loro.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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I feel like a ghost: Tired and mindless, Out of place among the living. And yet here I am, breathing. Once I have attended my duties, What's wrong with wantlessness?


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ottobre è letteralmente impazzito. non riesco a tener dietro al cumulo di incontri avvenuti, imminenti, in programma. solo ieri, quattro o cinque – ma sicuramente di più – reading, mostre e presentazioni contemporanee tra Roma e fuori. sono stato assente ovunque, preso da faccende extraletterarie. ma anche avessi potuto dedicarmi a una cosa, quale avrei scelto?

anni fa si parlava di una specie di coordinamento cittadino per gli eventi, ovviamente mai realizzato.


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CONGETTURE

si vive per approssimazione

si sta come d'autunno... di ungarettiana memoria

o dall'origine scollàti dal cielo a vestire la morte

fino al fiume di luce che ci prenderà e saremo un'altra cosa...

congetture

ma lasciatemi sognare un sogno che non pesa

(2011) .

Il testo trasmette precarietà e desiderio di leggerezza con immagini nette e un finale che chiede spazio al sogno.

Apprezzamento


  • Immagini forti: la frase “si vive per approssimazione” apre con immediatezza esistenziale.
  • Risonanza letteraria: il richiamo a Ungaretti conferisce profondità e memoria poetica.
  • Contrasto efficace: la tensione tra morte e fiume di luce crea uno spostamento emotivo potente.

Lettura


  • Il verso iniziale stabilisce una condizione esistenziale incerta che si riverbera nell'intera poesia.
  • L'ellissi e le interruzioni di rigo lavorano sull'attesa e sul frammento come misura del pensiero.
  • L'immagine di origine scollata dal cielo e l'atto di “vestire la morte” condensano mito e corporeità in poche parole.
  • La chiusa trasforma la medesima precarietà in desiderio di sollievo attraverso il sogno.

Suggerimenti di revisione


  • Snellire la punteggiatura per aumentare la scansione ritmica e lasciare che le immagini parlino da sole.
  • Valorizzare la cesura tra “congetture” e l'appello finale facendo diventare la parola un'isola più netta.
  • Semplificare alcune vocalizzazioni (per esempio usare scollati invece di varianti accentate) per una lettura più fluida.
  • Mantenere la forza finale di “un sogno che non pesa” come chiusura immagine e titolo morale del verso.

Versioni

Versione lievemente rivista
CONGETTURE

si vive per approssimazione
si sta come d'autunno
di Ungaretti memoria

dall'origine scollati dal cielo
a vestire la morte

fino al fiume di luce
che ci prenderà e saremo
un'altra cosa

congetture

lasciatemi sognare
un sogno che non pesa
Traduzione inglese essenziale
CONJECTURES

we live by approximation
we stand like in autumn
of Ungaretti memory

from origin unglued from the sky
to clothe death

until the river of light
takes us and we will be
something else

conjectures

let me dream
a dream that does not weigh

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Clap Your Hands Say Yeah - Only Run (2014)


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Non è stata una reunion estemporanea, si vede, se i Clap Your Hands Say Yeah tornano con un nuovo disco dopo l’abbandono di due dei suoi membri, spingendosi inoltre fino a distribuirlo autonomamente, perlomeno nel Nord America. Il lieve cambio di sound, qui più aereo e sintetico e meno chitarristico che in passato, diventa così inevitabile, facendo assomigliare questo “Only Run” a un misto tra degli Antlers meno a fuoco e dei National senza i fratelli Dessner... artesuono.blogspot.com/2014/06…


Ascolta il disco: album.link/s/5f4lsVkrC6lHdvNri…



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Clap Your Hands Say Yeah - Only Run (2014)


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Non è stata una reunion estemporanea, si vede, se i Clap Your Hands Say Yeah tornano con un nuovo disco dopo l’abbandono di due dei suoi membri, spingendosi inoltre fino a distribuirlo autonomamente, perlomeno nel Nord America. Il lieve cambio di sound, qui più aereo e sintetico e meno chitarristico che in passato, diventa così inevitabile, facendo assomigliare questo “Only Run” a un misto tra degli Antlers meno a fuoco e dei National senza i fratelli Dessner... artesuono.blogspot.com/2014/06…


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Paint and Body Restoration: Addressing Common Third-Gen Chevy Camaro Rust Issues


The third-generation Chevrolet Camaro, produced from 1982 to 1992, remains a beloved classic among muscle car enthusiasts. Its aerodynamic styling, aggressive stance, and versatile platform make it a favorite for restorers and collectors alike. However, as with many vehicles from this era, rust and body deterioration present ongoing challenges. Properly addressing paint and body issues is crucial to preserving both the appearance and structural integrity of these classic Camaros. This guide explores common rust-prone areas, restoration strategies, and key upgrades—including the often-overlooked lighting system—that help bring a third-gen Camaro back to its former glory.Camaro

Common Rust Areas on Third-Gen Camaros


Rust tends to form in predictable areas on third-gen Camaros, particularly due to moisture accumulation and older factory paint technologies. Popular spots include the wheel wells, rocker panels, fender edges, rear quarter panels, and around door sills. The floor pans and trunk floor are also vulnerable, especially in vehicles exposed to road salt during winter months. Inspecting these areas thoroughly is essential before beginning any restoration project. Rust left untreated can compromise the car’s structural rigidity, making future repairs more complex and costly.

Paint Restoration Techniques


Once rust is addressed, restoring the paint is the next step. Sandblasting or media blasting is often used to remove surface rust, followed by cutting out severely damaged panels and welding in new sheet metal if necessary. After bodywork, applying a high-quality primer and multiple layers of paint ensures durability and an even finish. Modern urethane paints offer superior protection compared to the factory paints of the 1980s, helping prevent future rust formation. Clear coats not only enhance visual appeal but also create an extra barrier against moisture and UV damage.

Addressing Rust Under Trim and Accessories


Trim, emblems, and body accessories can trap moisture against the metal surface, accelerating corrosion. During restoration, removing all trim pieces and inspecting the underlying metal is crucial. Chrome bumpers, badges, and moldings can be cleaned, polished, or replated to restore their original shine. Reinstalling these components with proper seals and gaskets ensures that water does not penetrate and cause rust in hidden areas.

Lighting System Considerations


When restoring a third-gen Camaro, the lighting system often deserves attention alongside paint and bodywork. Headlight housings, taillight lenses, and signal light assemblies are prone to oxidation, fogging, and cracking over decades. Moisture intrusion can lead to corrosion of bulb sockets and wiring, compromising both functionality and safety. Upgrading to modern LED third gen Camaro headlights during the restoration not only enhances visibility but also reduces maintenance needs. Similarly, replacing old taillights with LED or refurbished units improves rear visibility and adds a contemporary touch that complements the car’s restored bodywork. Ensuring the lighting system is watertight and properly aligned also prevents further damage to surrounding panels.

Prevention and Maintenance


Restoring a Camaro’s body and paint is only half the battle—preventing future rust is equally important. Regular cleaning, particularly after exposure to road salt, helps remove corrosive elements. Applying wax or paint sealants creates a protective layer, while undercoating the vehicle can safeguard the floor pans and wheel wells. Routine inspections allow early detection of any new rust spots, minimizing the extent of future repairs.

Paint and body restoration on a third-gen Chevy Camaro is a labor of love that requires careful planning, patience, and attention to detail. Addressing common rust areas, upgrading paint and protective coatings, and maintaining trim and lighting systems ensures both visual appeal and long-term durability. For enthusiasts and collectors, investing in quality restoration techniques not only preserves the car’s iconic design but also protects its value for years to come. With the right approach, a third-gen Camaro can shine as brightly today as it did when it first rolled off the assembly line.


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SIRACIDE - Capitolo 29


Il prestito1Chi pratica la misericordia concede prestiti al prossimo, chi lo sostiene con la sua mano osserva i comandamenti.2Da' in prestito al prossimo quando ha bisogno, e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato.3Mantieni la parola e sii leale con lui, e in ogni momento troverai quello che ti occorre.4Molti considerano il prestito come cosa trovata e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.5Prima di ricevere, uno bacia la mano del creditore e parla con voce sommessa delle ricchezze altrui; ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo, trova delle scuse e incolpa le circostanze.6Se paga, a stento riceve la metà, e deve considerarla come una cosa trovata. In caso contrario, spoglia il creditore dei suoi averi e senza motivo se lo rende nemico; maledizioni e ingiurie gli restituisce, e invece della gloria gli rende disprezzo.7Molti si rifiutano di prestare non per cattiveria, ma per paura di essere derubati senza ragione.

L’elemosina8Tuttavia sii paziente con il misero, e non fargli attendere troppo a lungo l'elemosina.9Per amore del comandamento soccorri chi ha bisogno, secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote.10Perdi pure denaro per un fratello e un amico, non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra.11Disponi dei beni secondo i comandamenti dell'Altissimo e ti saranno più utili dell'oro.12Riponi l'elemosina nei tuoi scrigni ed essa ti libererà da ogni male.13Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante, essa combatterà per te di fronte al nemico.

Le cauzioni14L'uomo buono garantisce per il prossimo, ma chi ha perduto ogni vergogna lo abbandona.15Non dimenticare il favore di chi si è fatto garante, poiché egli si è impegnato per te.16Il vizioso dilapida i beni del suo garante17e l'ingrato di cuore abbandona chi l'ha salvato.18La cauzione ha rovinato molta gente onesta, li ha sballottati come onda del mare. Ha mandato in esilio uomini potenti, li ha costretti a vagare fra genti straniere.19Un peccatore si precipita verso la garanzia, va dietro ai guadagni e finisce in tribunale.20Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità e bada a te stesso per non rovinarti.

Sobrietà di vita e ospitalità21Le prime necessità della vita sono acqua, pane e vestito, e una casa che protegga l'intimità.22Meglio vivere da povero sotto un riparo di tavole, che godere di cibi sontuosi in casa d'altri.23Sii contento del poco come del molto, e non ti sentirai rinfacciare di essere forestiero.24Brutta vita andare di casa in casa, non potrai aprire bocca dove sarai forestiero.25Dovrai accogliere gli ospiti, versare vino senza un grazie, e oltre a ciò ascolterai parole amare:26“Vieni, forestiero, apparecchia la tavola, se hai qualche cosa sotto mano, dammi da mangiare”.27“Vattene via, forestiero, c'è uno più importante di te, mio fratello sarà mio ospite, ho bisogno della casa”.28Per un uomo che ha intelligenza sono dure queste cose: il rimprovero di essere forestiero e l'insulto di un creditore.

_________________Note

29,1-7 Prestare senza interesse era prescritto dalla legge in favore di ogni Israelita che fosse nel bisogno (Dt 15,7-8). Tuttavia qui viene consigliata anche la prudenza, per non imbattersi in profittatori e truffatori (vedi anche Pr 22,7).

29,14-20 Mentre il libro dei Proverbi mette in guardia dal farsi garanti (Pr 6,1-5; 11,15; 17,18; 22,26-27), il Siracide considera le cauzioni come un aiuto al prossimo (vv. 14-15); ma occorre una grande prudenza (vv.16-20).

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Approfondimenti


In 27,1 Ben Sira aveva affermato che «per amore del denaro molti peccano e la ricerca delle ricchezze fa distogliere lo sguardo» dal povero. Ora nell'intero c. 29 riprende e sviluppa il tema dell'uso del denaro in rapporto a chi ha bisogno di un prestito (vv. 1-7), di un'elemosina (vv. 8-13) o di una cauzione (vv. 14-20). Pur consapevole dei rischi di rimetterci, Ben Sira incoraggia a soccorrere (v. 1) e ad essere magnanimi (v. 8) «per amore del comandamento» (v. 9: charin entolēs), superando la logica dell'amore del denaro (charin diaphorou: 27,1). Il c. 29 si chiude con un quadro patetico dedicato a chi va di casa in casa abusando dell'ospitalità (vv. 21-28). Poi si torna all'ambito familiare: l'educazione dei figli (vv. 1-13), la salute (vv. 14-20) e la gioia di vivere (vv. 21-25).

vv. 1-7. Il brano passa dal punto di vista di colui che fa prestiti (vv. 1-3) a quello di colui che li chiede e non restituisce (v. 4-7). Mentre al primo si raccomanda una generosità religiosa (cfr. Pr 19,17), il secondo è messo in guardia contro l'abuso di considerare il prestito come «cosa trovata» (vv. 4a.6b). Una pennellata ironica (v. 5) e amara (v. 6) descrive colui che domanda il prestito: prima la voce sommessa per ottenere, poi i piagnistei e gli insulti per non restituire. Nel testo si dà per scontato che non deve esserci usura: segno che ci si muove tra correligionari (cfr. Dt 23,20-21). Diversa la prospettiva di Gesù (cfr. Lc 6,34).

vv. 8-13. Dal caso di colui che chiede prestiti senza scrupoli si passa ora a quello di un vero povero: l'elemosina non si può rifiutare a «causa del comandamento» (v. 9a; cfr. Dt 15,7-11). Si fa appello ai comandamenti per valorizzare al massimo le proprie ricchezze mediante la beneficenza (v. 11). Il messaggio sull'elemosina è tradizionale: 3,14-15; 3,30-4,6; Pr 19,17. Nel NT l'orizzonte della ricompensa si allarga oltre la vita presente (cfr. Lc 12,33; 16,9). Il v. 10 apre e chiude con l'idea della perdita: meglio perdere denaro per fratelli e amici, che perderlo a causa della ruggine nell'illusione di conservarlo sotto la pietra (cfr. Is 45,3; Mt 25,18). L'elemosina è un bene paradossale: è la vera ricchezza da conservare al sicuro nei ripostigli (cfr. Mt 6,20; 19,21; Lc 12,33; 16,9) per i giorni di necessità (v. 12), nei quali si rivelerà come scudo e lancia di difesa (v. 13).

vv. 14-20. Mentre il libro dei Proverbi mette in guardia contro la cauzione (6,1-5; 11,15; 22,26-27), Ben Sira la raccomanda, perché la considera un'opera di beneficenza verso il prossimo (cfr. l'inclusione nei vv. 14a.20a). Ma non manca di esortare alla prudenza (v. 20b). Il garante è presentato come salvatore: solo l'uomo dal cuore ingrato lo dimentica (v. 17). Nel brano è considerato peccatore sia chi dilapida i beni del garante, che colui che fa garanzie precipitose e interessate (vv. 16.19), per impossessarsi dei pegni agendo da usuraio (cfr. Es 22,24-25; Lv 25,36; Dt 23,20; 24,12-13; Am 2,8).

vv. 21-28. Il brano esalta l'ideale dell'uomo contento di vivere a casa propria, col poco o col molto che possiede. Bersaglio sono i forestieri (paroikoi/paroikia: 5 volte nel brano), che chiedono ospitalità di casa in casa. Forse si tratta di piccoli commercianti che, per amore di guadagno, sono sempre fuori casa e abusano della generosità di coloro che li accolgono, per lo più correligionari. Ormai non hanno più intelligenza: altrimenti capirebbero l'amarezza e l'umiliazione di quell'andare di casa in casa e preferirebbero una vita dignitosa a casa propria (v. 28). Gesù, nell'inviare i suoi discepoli, ci terrà a distinguerli da questa usanza: «Non passate di casa in casa» (Lc 10,7).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[filtri]off finale a semplificare [quadro uno dei mille ha perso le scarpe] l'insieme di stacchi a] [corpo] della nota dalla parte dove gettano biopropani oli al punto di oppure fumo [campionano con strumenti del benessere la famiglia annuncia una scissione] vocale tonica -fine dell'espediente un link produrre] propoli vintage di punk dal biplano] si osservano

non sorvolato lo spazio non lavanderia non vapore


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Swans - To Be Kind (2014)


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Altro doppio disco altra corsa. A Michael Gira, patron assoluto e onorario degli Swans, non bastava “The Seer”, il colosso fatto di colossi che tanto fece parlare di sé due anni or sono. E’ ora la volta di “To Be Kind”, nuovo disco-mostro che prosegue la saga del progetto con i medesimi ingredienti del predecessore. Stavolta la voglia di stupire il ritrovato pubblico di vecchi e nuovi fan sembra però prevalere sull’ispirazione. L’iniziale “Screen Shot” è anche il brano programmatico: andatura boogie-blues, litania scandita, fiacco saltarello gotico, crescendo verso un “tutti” chitarristico... artesuono.blogspot.com/2014/06…


Ascolta il disco: album.link/s/1WwiyWxa40PKucRxI…



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Swans - To Be Kind (2014)


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Altro doppio disco altra corsa. A Michael Gira, patron assoluto e onorario degli Swans, non bastava “The Seer”, il colosso fatto di colossi che tanto fece parlare di sé due anni or sono. E’ ora la volta di “To Be Kind”, nuovo disco-mostro che prosegue la saga del progetto con i medesimi ingredienti del predecessore. Stavolta la voglia di stupire il ritrovato pubblico di vecchi e nuovi fan sembra però prevalere sull’ispirazione. L’iniziale “Screen Shot” è anche il brano programmatico: andatura boogie-blues, litania scandita, fiacco saltarello gotico, crescendo verso un “tutti” chitarristico... artesuono.blogspot.com/2014/06…


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SIRACIDE - Capitolo 28


1Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.2Perdona l'offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.3Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore?4Lui che non ha misericordia per l'uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?5Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,⊥ chi espierà per i suoi peccati?6Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.7Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l'alleanza dell'Altissimo e dimentica gli errori altrui.

Evita le liti8Astieniti dalle risse e diminuirai i peccati, perché l'uomo passionale attizza la lite.9Un uomo peccatore semina discordia tra gli amici e tra persone pacifiche diffonde la calunnia.10Il fuoco divampa in proporzione dell'esca, ⌈così la lite s'accresce con l'ostinazione;⌉ il furore di un uomo è proporzionato alla sua forza, la sua ira cresce in base alla sua ricchezza.11Una lite concitata accende il fuoco, una rissa violenta fa versare sangue⊥.12Se soffi su una scintilla, divampa, se vi sputi sopra, si spegne; eppure ambedue le cose escono dalla tua bocca.

Controlla l’uso della lingua13Maledici il calunniatore e l'uomo che è bugiardo, perché hanno rovinato molti che stavano in pace.14Le dicerie di una terza persona hanno sconvolto molti, li hanno scacciati di nazione in nazione; hanno demolito città fortificate e rovinato casati potenti⊥.15Le dicerie di una terza persona hanno fatto ripudiare donne forti, privandole del frutto delle loro fatiche.16Chi a esse presta attenzione certo non troverà pace, non vivrà tranquillo nella sua dimora.17Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa.18Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua.19Beato chi è al riparo da essa, chi non è esposto al suo furore, chi non ha trascinato il suo giogo e non è stato legato con le sue catene.20Il suo giogo è un giogo di ferro; le sue catene sono catene di bronzo.21Spaventosa è la morte che la lingua procura, al confronto è preferibile il regno dei morti.22Essa non ha potere sugli uomini pii, questi non bruceranno alla sua fiamma.23Quanti abbandonano il Signore in essa cadranno, fra costoro divamperà senza spegnersi mai. Si avventerà contro di loro come un leone e come una pantera ne farà scempio.24aEcco, recingi pure la tua proprietà con siepe spinosa,25be sulla tua bocca fa' porta e catenaccio.24bMetti sotto chiave l'argento e l'oro,25ama per le tue parole fa' bilancia e peso.26Sta' attento a non scivolare a causa della lingua, per non cadere di fronte a chi ti insidia⊥.

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Approfondimenti


27,28-28,7. Il tema della vendetta riservata a Dio (inclusione con ekdikēsis tra 27,28a e 28,1a; cfr. Dt 32,35-36; Rm 12,19) delinea un ideale sapienziale conscio del limite umano e della grandezza di Dio. Forse Ben Sira ha presente la storia di Aman, persecutore del popolo ebraico e ingiusto accusatore di Mardocheo presso il re Assuero (cfr. Est 2-8). Sempre prima della morte – secondo una nota prospettiva di retribuzione – il male si rivelerà insidioso come un leone verso quanti deridono il pio (v. 29). Il brano dedicato al dovere del perdono (28,2-7) contiene accenti molto vicini al Nuovo Testamento (cfr. Mt 6,12 e 18,23-35): concedi il perdono e la misericordia, non nutrire rancore e la tua richiesta di perdono e di guarigione sarà esaudita (vv. 2-5). La consapevolezza di essere “carne”, il ricordarsi delle ultime cose (putrefazione e morte) e dell'alleanza non possono che spingere a lasciar cadere ogni sdegno (vv. 5-7). Superato il precetto di “vendicare il sangue” (Nm 35,19; Dt 19,12), il perdono del nemico era raccomandato anche in Israele (Es 23,4-5; Lv 19,17-18). Il Talmud ribadisce che «se noi non siamo misericordiosi con gli altri, Dio non è misericordioso con noi» (Megillah 28a; cfr. Lc 6,36).

vv. 8-12. Domina il tema della lite (machē: vv. 8.10.11), come terreno favorevole al peccato. L'uomo passionale è appaiato con il peccatore: invece della pace (cfr. Sal 34,15), semina l'ostilità e le calunnie (v. 9b). Maggiori sono forza e ricchezza di un uomo, più pericolose sono le risse che egli provoca (v. 10).

vv. 13-26. Si torna ai danni provocati dall'abuso della lingua (cfr. 5,14-6,1; Gc 3,1-12). Ben Sira esorta a maledire i calunniatori (v. 13) e a stare in guardia per non cadere a causa di essa (vv. 19.26). La calunnia – letteralmente «terza lingua» – è più forte della sferza e della spada (v. 17-18) e non risparmia nessuno: città forti, casati po-tenti, donne eccellenti (vv. 14-15). Il suo giogo di ferro, le sue catene, la morte che procura fanno desiderare l'ade (vv. 19-21). Al suo incendio sfuggono solo gli uomini pii (v. 22). Feroce come il leone e come la pantera, aggredisce «quanti abbandonano il Signore» (vv. 23). È detta “terza” o “tripla” perché – spiega il Talmud – colpisce tre volte: il calunniato, colui che calunnia e colui che presta ascolto (Arakin 15b). Parlando di spostamenti di popoli (v. 14b), Ben Sira forse ha in mente ricordi storici, come la lettera diffamatoria scritta dai Samaritani ad Artaserse, in cui gli Ebrei rimpatriati erano accusati di cercare la ribellione al sovrano, ricostruendo il tempio e le mura di Gerusalemme senza la collaborazione samaritana (cfr. v. 14b con Esd 4,1-16). Le raccomandazioni del maestro (vv. 23-26) si servono di immagini dell'attività economica e commerciale: chiudi a chiave la bocca come recingi la proprietà di spine, pesa le parole come pesi l'argento.

Conclusione. Dopo l'elogio della sapienza, Ben Sira ritorna nel vissuto quotidiano. Dapprima entra nel piccolo mondo della vita affettiva e coniugale, delineando i tratti ideali – dal punto vista umano e religioso – che un marito, nella tradizione giudaica, ha cercato e dovrebbe cercare nella donna (cc. 25-26). La lezione attinge abbondantemente anche alle esperienze negative, le cui protagoniste proverbiali sono donne straniere e di facili costumi. Nei cc. 27-28 Ben Sira si addentra soprattuto nella vita sociale, politica e commerciale. Il culmine morale si trova nel brano sul perdono (27,28-28,7).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Tenemos que hablar del capital (riesgo)


He tenido muchas ideas para escribir en este blog, pero no lo he hecho, en parte por asuntos de mi vida, pero también en parte porque sentía que la mayoría de esas ideas necesitaban un prerrequisito, otra entrada a la cual enlazar, un lugar donde esté explícito y explicado que no se puede hablar del mundo de la tecnología contemporánea sin hablar de una manera muy específica de cómo fluye el dinero dentro de él.

Esta es esa entrada.

En una entrevista que le hicieron a Meredith Whittaker, la presidente de la Signal Foundation (encargada de Signal, una aplicación de mensajería segura), le preguntaron lo siguiente:

“¿Cuál crees que es una tecnología que esté overhyped?”

La mejor traducción en español para “overhyped” quizás sea “sobrevalorada”, pero en este caso no captura la esencia de la pregunta. En inglés, “hype” se refiere no sólo a la acción de valorar algo, sino a activamente ser su simpatizante y promotor, a ser su barrista, a ser el señor que sale antes de un espectáculo de comedia o un concierto de hip-hop para emocionar al público sobre lo que están a punto de ver. Es decir, el “hype” de algo no es una valoración objetiva, sino la emoción que suscita. Y que algo sea “overhyped” quiere decir que esa emoción por la cosa no se justifica por las posibilidades de dicha cosa.

Les digo esto, porque me parece que la respuesta de Whittaker, que se basa en esta idea, resume perfectamente el punto que quiero hacer en esta entrada:

El modelo de negocio del capital riesgo necesariamente tiene que entenderse como uno que necesita de hype ... El capital riesgo mira las valoraciones y el crecimiento, no necesariamente mira las ganancias. Así que no tienes que invertir en una tecnología que funcione, o siquiera que genere ganacias, simplemente tienes que tener una narrativa que sea lo suficientemente convincente para inflar esas valoraciones.

Así que ves cómo este ciclo repetitivo y extenuante de hype es una característica de esta industria ... No es simplemente que una tecnología esté overhyped, es que el hype es un ingrediente necesario para el ecosistema actual de la industria de la tecnología.


Whittaker dio esta respuesta a finales de 2023, es decir, antes de que el ciclo del hype por la inteligencia artificial se tomara todo el discurso sobre tecnología. Pero su análisis aplica tanto a este ciclo, como a varios anteriores (ella misma menciona el metaverso y el Web3, es decir las criptomonedas, en su respuesta) y aplicará para ciclos futuros.

Porque este es el asunto: El capital riesgo, que es un tipo particular de inversión del que ya hablaremos más, sostiene a prácticamente todos los grandes proyectos de tecnología. Los ciclos de este capital están moldeando a la tecnología que usamos, que a su vez está moldeando nuestras vidas.

Si han estado poniendo atención, quizás hayan sentido que los principales desarrollos tecnológicos recientes, o por lo menos los más presentes en la consciencia popular, no están ahí para mejorar nuestras vidas, sino para enriquecer a ciertas personas mientras que, en sus versiones más nocivas, nos vuelven adictos y alteran nuestros cerebros y nuestras relaciones con otras personas, con ideas e incluso con la realidad de maneras que ni siquiera nos habíamos imaginado.

Al mismo tiempo, estamos siendo constantemente bombardeados con publicidad sobre cómo estas mismas tecnologías serán revolucionarias, nos abrirán posibilidades nunca antes vistas (como rendir más en el trabajo, ja) y cambiarán radicalmente lo que significa ser humano.

¿Por qué? ¿Por qué vivimos en un mundo de tecnologías que tratan cada vez peor a sus usuarios, pero en el que a la vez hay un esfuerzo cada vez más grande por convencer a esos usuarios de que no pueden vivir sin esas tecnologías?

Por el hype.

Bueno, más precisamente, porque hay algunas personas que quieren hacerse millonarias con esas tecnologías y en esta industria es imposible hacerse millonario sin el hype.

Y este hype hace mover el ciclo del capital riesgo, que quiero explicar ahora.

Hay un concepto relacionado, el ciclo de Gartner (creado por Jackie Fenn de la firma Gartner), que busca describir el ciclo sobre la adopción de una nueva tecnología. Ese ciclo dice que, después de un pico de expectativas, todas las tecnologías se desinflan, hasta causar desilusión, para luego repuntar y establecerse en una planicie de productividad. es decir, que la tecnología es usada por quienes la encuentran útil y ya.

Pero no es ese ciclo del que quiero hablar, sino del ciclo del dinero de los inversionistas y de qué efectos cada parte del ciclo tiene en nuestras vidas. Voy a dividir ese ciclo en estas cuatro partes:

  1. Sin riesgo no hay ingreso
  2. En busca de la próxima cosa
  3. Relato mata dato
  4. ¿Es que mi plata no vale?


Sin riesgo no hay ingreso


Antes de cumplir el sueño de cualquier empresa de tecnología y volverse una multinacional con un presupuesto más grande que el de varios países combinados y con más poder que la ONU, una de estas empresas nace como una “startup”, un humilde emprendimiento.

Ya conocen la historia: uno o varios niños genios, se arman una oficina en un garaje y se equipan con nada más que un par de computadores, un sueño y millones de dólares en inversión. ¿Cómo consiguen esos dólares? Puede que los hereden, o que sus familias inviertan unos cuantos miles de dólares, sí. Pero lo importante es convencer a un fondo que invierta en capital riesgo (también llamado capital emprendedor, o en inglés venture capital) de que ponga plata en su negocio.

Hay fondos que se especializan en capital riesgo, que es justamente el dinero que va a estas empresas en etapa temprana, pero hay otros fondos que pueden hacer estos tipos de inversiones y también invertir en empresas más desarrolladas.

Pero el capital del que hablamos se llama “riesgo” porque, a diferencia de otras inversiones, este dinero va a muchos negocios con poca probabilidad de éxito, pero con la esperanza de que uno de ellos despegue de una manera tan espectacular que el retorno de esa inversión haga palidecer las pérdidas de las demás inversiones.

La inmensa mayoría de emprendimientos fracasa, como seguramente alguien está escribiendo en LinkedIn ahora mismo para darse ánimos. Y es lo mismo con los emprendimientos tecnológicos. Pero estos tienen una ventaja sobre otro tipo de emprendimientos: son fácilmente escalables. Es decir, el dinero que se necesita para pasar de atender a unos cuantos clientes/usuarios a miles o millones no es tanto. En vez de tener que invertir en más tiendas o más fábricas, se compran unos servidores y se contratan un par de ingenieros de sistemas, y listo. (Bueno, simplificando). Por eso, es más fácil convencerse de que invertir en algo así tiene sentido.

Claro que eso no es lo principal que buscan los fondos que invierten en capital riesgo. Lo que más quieren estos inversionistas es algo que revolucione la industria, algo completamente inaudito, algo que sea... ugh, disruptivo. Los inversionistas en estos casos quieren, como ya dije, que unas cuantas de sus inversiones revienten y no les importa si la mayoría no va a ningún lado. Pero sí quieren ser más eficientes en identificar cuáles son las que pueden reventar. Cuáles tienen un modelo de negocio o una tecnología o una combinación de ambas tan novedosa que hará que buena parte del planeta pague por su producto. En resumen: cuál es el nuevo iPhone. O, puesto de otra forma...

En busca de la próxima gran cosa


Tras el lanzamiento del iPhone en 2007, la economía mundial, en efecto, cambió. No sólo los teléfonos inteligentes se volvieron un bien tan común que más de la mitad de humanos en el planeta tiene uno, sino que además se creó una nueva economía alrededor de las aplicaciones a las que pueden acceder estos teléfonos y, eventualmente, de cosas relacionadas con esas aplicaciones, como redes sociales o influencers.

Pero qué es, exactamente, “la nueva gran cosa” es difícil de definir. Sobre todo porque es una apuesta a futuro. El iPhone, cuando salió al mercado, era evidentemente una nueva gran cosa que iba a cambiar el mercado. Pero antes de hacerlo requirió de una gran inversión en desarrollo (una inversión que, por cierto, Apple mismo hizo, poniendo en riesgo el futuro de su compañía si este nuevo producto no funcionaba).

Ahora la idea de un teléfono inteligente nos parece obvia, pero si el iPhone no hubiera sido exitoso, ¿tendríamos teléfonos inteligentes evolucionados del BlackBerry o de las agendas digitales personales? ¿A otra compañía se le habría ocurrido la idea? ¿Era una idea necesaria para la vida humana?

Quién sabe. El iPhone fue una apuesta a futuro que funcionó y eso, en esencia, es lo que “la próxima gran cosa” es: una apuesta a futuro que funcione. ¿Pero cómo hace uno para saber qué va a funcionar? Los humanos vivimos más o menos bien durante milenios sin siquiera el concepto de teléfonos inteligentes. ¿Cómo podemos prever cuál será la próxima cosa que se volverá prácticamente esencial?

No podemos.

Relato mata dato


Y por eso una de las principales tareas de los CEO de compañías tecnológicas es dominar el arte de la narrativa: convencer a los inversionistas de que su cosa, esa cosa ahí que armaron en el garaje, es realmente la próxima cosa y que ellos, con sus bolsillos metafóricamente llenos de dinero, pueden tener el privilegio en ser uno de los primeros inversionistas en esta cosa que será el más reciente cambio de paradigma global.

Es aquí donde entra el hype.

Uber iba a cambiar el mundo. El metaverso iba a cambiar el mundo. La inteligencia artificial va a cambiar el mundo. Son sólo tres ejemplos de una tendencia mucho más grande, pero nos sirven para ilustrar el punto.

Uber prometía revolucionar todo el transporte terrestre en todo el mundo. Y vendió tan bien la idea que operó a pérdidas hasta (dicen ellos) 2023. ¿Cómo lo hizo? Mintiend... Eh, dominando la narrativa, creando hype.

Uber comenzó con la promesa de que algún día tendría tantos usuarios que así lograría tener ganancias. Pero también comenzó subsidiando el precio que pagaban sus usuarios y el dinero que recibían sus conductores con dinero de sus inversionistas. Esto, por supuesto, es insostenible. Entre más usuarios tuviera Uber, más dinero perdería. Pero así lograron operar por una década. Porque, a pesar de sus pérdidas constantes, lograron contar el cuento.

Primero dijeron que su servicio era tan conveniente que algún día reemplazaría el transporte público (falso). Unos años después, dijeron que sus costos se reducirían cuando por fin pudieran desplegar su flota de carros autónomos (improbable, los carros autónomos siguen siendo muy peligrosos). Finalmente dijeron que habían conseguido tener ganancias (y quizás sí lo lograron, pero lo hicieron mintiéndoles a sus usuarios y a sus conductores sobre sus precios).

Pero en medio de todo esto, inversionistas siguieron dándole dinero a Uber y su valuación en la bolsa, en general, aumentó. ¿Por qué? Porque nadie quiere quedarse por fuera de la próxima cosa y, simplificando un poco los mercados, cuando un inversionista ve que hay dinero fluyendo hacia una parte, piensa “no me quiero quedar atrás” y no se queda atrás e invierte también.

Esto hace que la valoración de una compañía (es decir, cuánto creen otras personas que vale) despegue, a veces astronómicamente. Pero detrás de esa valoración no hay necesariamente dinero o bienes listos para cubrir el valor, sino una serie de personas que creen en promesas a futuro que quizás se cumplirán.

Uber aún está aquí y sí que ha cambiado cosas. La idea de pedir un taxi (sea Uber o no) a través de un celular inteligente es parte de la rutina diaria de mucha gente. Y quizás algunos inversionistas sí hayan recibido ya sus retornos. Pero para llegar hasta aquí, Uber primero quemó billones de dólares y mintió durante todo el proceso. ¿Fue esa una próxima gran cosa?

El metaverso prometía cambiar cómo interactuábamos entre humanos. Desde el video de lanzamiento, por lo menos a mí, me quedó claro lo ridícula de esta promesa: el metaverso prometía revolucionar cómo los humanos interactuábamos en el trabajo, el lugar menos interesante de nuestras vidas. ¿Quién se querría apuntar voluntariamente a eso? ¿Quién haría cambios en su rutina para complicar aún más el proceso de trabajar?

Nadie, por supuesto, como demostró el futuro. Pero antes de saber la respuesta, miles de millones de dólares fluyeron hacia Facebook, el principal proponente de esta tecnología (que incluso se rebautizó como Meta, como signo de su compromiso con esta próxima gran cosa), cuyas acciones subieron por un tiempo. ¿Y por qué? En parte porque el dinero de los inversionistas fluye hacia donde va el dinero de otros inversionistas. Pero también en parte porque este proyecto estaba liderado por uno de esos niños genios que comenzaron en un garaje (bueno, en un dormitorio en la Universidad de Harvard): Mark Zuckerberg.

Como CEO de Facebook, digo, Meta, Zuckerberg tiene influencia porque tiene mucho dinero (y el dinero atrae más dinero) ytambién porque es visto como una de las pocas personas que ya dio con una próxima cosa: su red social. Facebook es la red social con más usuarios en todo el mundo y su éxito temprano pavimentó el camino para todas las redes sociales que existen ahora. Pero no sólo eso, a diferencia de Twitter, su principal competidor en algún momento, Facebook descubrió cómo hacer toneladas de dinero (robando los datos de sus usuarios y vendiendo publicidad en cada esquina posible).

Esto le daba a Zuckerberg la posibilidad de crear una narrativa con mucha facilidad: “soy un niño genio de la tecnología. Escuchen hacia donde estoy yendo e inviertan ahí o arriésguense a quedarse rezagados”. Él, por supuesto, no es el único. Elon Musk, por ejemplo, ha hecho carrera arruinando empresas, o dejando que otros las saquen a flote, pero construyendo la narrativa de que él es el niño genio, detrás de todos los éxitos, a quien hay que seguir.

Esta narrativa de los niños genios... perdón, de los genios tecnológicos es tan fuerte que, a pesar del colapso monumental del metaverso, que terminó en miles de despidos en la compañía, los inversionistas le siguen creyendo a Zuckerberg, que ahora se dedica a ser evangelista de la inteligencia artificial, y las acciones de Meta vienen aumentando desde 2023.

¿Fue el metaverso la próxima cosa? Jaja, no. Pero Mark sigue buscando, quizás la encuentre.

¿Quizás lo sea la inteligencia artificial? La inteligencia artificial hace promesas como ninguna tecnología ha hecho antes: no sólo va a cambiar cómo interactuamos, sino cómo percibimos la realidad e, incluso, cuál es nuestra posición como seres en este universo. ¿Las cumplirá? No lo sé.

Lo importante para esta entrada es pensar por qué se hacen estas promesas y de dónde vienen.

Un informe reciente del Deutsche Bank advierte que la economía estadounidense ha evitado una recesión debido al boom de la inteligencia artificial. Pero la tecnología en sí misma no ha generado ganancias. Las grandes compañías de esta próxima cosa operan a pérdidas multimillonarias. Lo que mantiene a flote la economía estadounidense es la construcción de infraestructura: centros de datos donde se alojan servidores especiales que hacen que la IA funcione [en CLIP publicamos hace poco sobre el daño ambiental y económico de los centros de datos en América Latina]. Y lo que permite el funcionamiento de estos servidores son chips especiales, la mayoría de ellos producidos por Nvidia.

Los inversionistas que buscan la próxima gran cosa creen, por ahora, que esta está o en las compañías de inteligencia artificial, o en los centros de datos, o en los chips que permiten todo esto, o en las tres a la vez . Pero, por ahora, aunque algunas aplicaciones de esta tecnología parecen estar aquí para quedarse, las compañías detrás de ellas no tienen un camino claro hacia cómo comenzar a generar ganancias. Y es por esto que varios bancos, analistas y etcétera han advertido de la posibilidad de una burbuja (que está pronta a reventar).

Pero en estos casos la realidad de las finanzas no importa tanto como la narrativa, como ha quedado más que claro con la IA y sus proponentes.

Sam Altman, líder de OpenAI y otro niño genio, dice que la inteligencia artificial no sólo es inevitable, sino que pronto será una súperinteligencia que superará a los humanos. Marc Andreessen (uno de los principales inversionistas que persigue la próxima cosa) dice constantemente que la inteligencia artificial es, o por lo menos será, capaz de hacer cualquier cosa mejor que los humanos. No hay prueba de que esto sea verdad, pero como ya vimos, no es necesario que sea verdad. Lo único necesario es que genere hype.

Aplicativos de IA “mienten” constantemente, causando líos en colegios, universidades y cortes alrededor del mundo, pues es una tecnología incapaz de discernir que es verdadero. Pero al mismo tiempo la publicidad (a veces disfrazada de artículos de prensa hechos por periodistas que no entienden muy bien de lo que hablan) sobre estos aplicativos nos dicen que estamos ante una suprainteligencia, un ente, casi un ser, más poderoso que la humanidad misma.

¿Por qué?

Porque en algún momento hay que recoger la inversión.

¿Es que mi plata no vale?


Uber pudo aguantar más de una década desangrando a sus inversionistas. Pero en algún momento tenía que pagar. Como ya les conté, su estrategia fue defraudar a sus usuarios para poder conseguir el dinero. Pero esa no es la única.

Meta le hizo perder mucha plata a muchas personas con el metaverso. Pero en vez de dejar ahí, comenzó a perseguir una nueva inversión. No es simplemente que Meta sea como el tío ese de cada familia que todavía vive con la abuela y tiene un negocio nuevo cada vez que esta vez sí le va a reventar.

Meta les tiene que responder a sus accionistas e inversionistas y a estos no les gusta que las acciones de una compañía se queden estancadas. Meta es una de las empresas más ricas del planeta y uno pensaría que con eso podría quedar satisfecha. Pero la presión, en el mundo financiero en el que vivimos, es siempre crecer, sin freno, infinitamente. O si no, algo va mal. ¿Y cuál es una de las mejores maneras de ver que el numerito en la pantalla suba? Así es, perseguir una nueva gran cosa.

Esa nueva gran cosa, por ahora es la inteligencia artificial. Pero, como mencioné arriba, un buen porcentaje de la economía estadounidense está invertida en esta promesa a futuro. Por eso, mucha gente necesita, desesperadamente, que se cumplan promesas que aún no es claro que se vayan a cumplir. De ahí el bombardeo mediático sobre este tema. No sólo hay que convencer a usuarios de que esta tecnología es inevitable, también a gobiernos a reguladores y a bancos. El dinero tiene que seguir fluyendo y tiene que salir de alguna parte... Hasta que quizás llegue el día en el que no fluya más y pasaremos a la siguiente gran cosa.

Mientras tanto, sigue creciendo la brecha entre lo que este ciclo financia y lo que la sociedad realmente necesita. O, como lo pone Whittaker en su entrevista: “tenemos que examinar qué tan común es que el incentivo financiero para este hype es premiado sin tener ningún tipo de beneficio social real, sin progreso verdadero en la tecnología, sin que estas herramientas y servicios realmente comiencen a existir. Eso es clave para entender el creciente cisma entre la narrativa de los tecnooptimistas y la realidad de nuestro mundo sobrecargado de tecnología”.


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