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John Hiatt - Mystic Pinball (2012)


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Sono trascorsi quasi quarant'anni dalla sua prima pubblicazione “Hangin' Around the Observatory” targata 1974, in mezzo ci sono vent'uno dischi, alcuni memorabili come Bring the Family del 1987 e il successivo Slow Turning del 1988, altri ottimi come Perfectly Good Guitar, Crossing Muddy Waters, Master of Disaster e The open Road, alcuni sufficienti, tra gli ultimi Same Old Man del 2008. Ora, dopo la sua ultima prova Dirty Jeans and Mudslide Hymns dell'anno scorso, disco che non ho avuto il piacere di ascoltare, ritorna con questo Mystic Pinball ed è ancora buona musica... artesuono.blogspot.com/2014/11…


Ascolta: album.link/i/1436912606



noblogo.org/available/john-hia…


John Hiatt - Mystic Pinball (2012)


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Sono trascorsi quasi quarant'anni dalla sua prima pubblicazione “Hangin' Around the Observatory” targata 1974, in mezzo ci sono vent'uno dischi, alcuni memorabili come Bring the Family del 1987 e il successivo Slow Turning del 1988, altri ottimi come Perfectly Good Guitar, Crossing Muddy Waters, Master of Disaster e The open Road, alcuni sufficienti, tra gli ultimi Same Old Man del 2008. Ora, dopo la sua ultima prova Dirty Jeans and Mudslide Hymns dell'anno scorso, disco che non ho avuto il piacere di ascoltare, ritorna con questo Mystic Pinball ed è ancora buona musica... artesuono.blogspot.com/2014/11…


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PROVERBI - Capitolo 11


Giustizia e malvagità1Il Signore aborrisce la bilancia falsa, ma del peso esatto egli si compiace.2Dove c'è insolenza c'è anche disonore, ma la sapienza sta con gli umili.3L'integrità guida gli uomini retti, la malvagità è la rovina dei perfidi.4Non giova la ricchezza nel giorno della collera, ma la giustizia libera dalla morte.5La giustizia dell'uomo onesto gli spiana la via, per la sua cattiveria cade il cattivo.6La giustizia salva gli onesti, nella cupidigia restano presi i perfidi.7Con la morte del malvagio svanisce ogni sua speranza, l'attesa dei ricchi scompare.8Il giusto è liberato dall'angoscia, al suo posto subentra il malvagio.9Con la sua bocca il bugiardo rovina l'amico, i giusti con la loro scienza si salvano.10Della prosperità dei giusti la città si rallegra, per la rovina dei malvagi si fa festa.11La benedizione degli uomini retti fa prosperare una città, le parole dei malvagi la distruggono.12Disprezza il suo prossimo chi è privo di senno, ma l'uomo prudente tace.13Chi va in giro sparlando svela il segreto, ma l'uomo fidato tiene nascosto ciò che sa.14Dove manca una guida il popolo va in rovina; la salvezza dipende dal numero dei consiglieri.15Chi garantisce per un estraneo si troverà male, chi rifiuta garanzie vive tranquillo.16La donna avvenente ottiene onore, gli uomini laboriosi ottengono ricchezze.17Benefica se stesso chi è buono, il crudele invece tormenta la sua carne.18L'empio realizza opere fallaci, per chi semina giustizia il salario è assicurato.19Chi pratica la giustizia si procura la vita, chi persegue il male va verso la morte.20Un cuore perverso il Signore lo detesta: egli si compiace di chi ha una condotta integra.21Certamente non resterà impunito il malvagio, ma la discendenza dei giusti sarà salva.22Un anello d'oro al naso di un maiale, tale è la donna bella ma senza cervello.23La brama dei giusti è solo il bene, la speranza degli empi è la collera.24C'è chi largheggia e la sua ricchezza aumenta, c'è chi risparmia oltre misura e finisce nella miseria.25La persona benefica prospererà e chi disseta sarà dissetato.26Chi accaparra il grano è maledetto dal popolo, la benedizione sta sul capo di chi lo vende.27Chi è sollecito del bene incontra favore e chi cerca il male, male gli accadrà.28Chi confida nella propria ricchezza cadrà, i giusti invece rinverdiranno come foglie.29Chi crea disordine in casa erediterà vento e lo stolto sarà schiavo dell'uomo di senno.30Il frutto del giusto è un albero di vita, il saggio conquista i cuori.31Ecco, il giusto è ripagato sulla terra: tanto più l'empio e il peccatore.

_________________Note

11,22 Il maiale era ritenuto animale impuro; allevarlo e mangiarne la carne era proibito.

11,26 Chi accaparra il grano: il contrasto è tra la speculazione economica e la giusta distribuzione dei beni.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


v. 1. L'ambito di riferimento è quello commerciale, selle cui transazioni vi è sempre il pericolo della falsificazione dei pesi e conseguentemente di commettere ingiustizie. L'importanza del tema nella società antica è sottolineata dalla sua ricorrenza nel libro (cfr. 16,11; 20,10.23), ma anche dal suo riapparire nelle parti legislative e profetiche dell'AT (cfr. Lv 19,35-36; Dt 25,13-16; Ez 45,10-12; Am 8,5; Mic 6,10-11).

vv. 3-11. Integrità e rettitudine sono il tema di questi versetti, dove continua il contrasto tra retto e malvagio. Per la forma si può notare la ricorrenza della preposizione «con» (ebr. b) all'inizio dei vv. 7.9.11 e l'insistenza sulla radice ṣdq («giustizia/giusto») all'inizio dei vv. 5-6.8. Il v. 7 è criticamente incerto. Omettendo l'aggettivo «empio», il proverbio riguarda ogni uomo e si collega con altri testi dello stesso tenore, cfr. Sal 49,17-18; Gb 14,19. Tutta la speranza dell'uomo cessa con la sua morte, neppure la ricchezza preserva da tale sorte che accomuna tutti, senza distinzione.

v. 14. Il vocabolo taḥbulôt (guida) è collegato all'arte del timoniere e in ambito politico, come qui, definisce la competenza politica, che il parallelismo in atto vede concretizzata nel fatto che accanto a colui che regge le sorti del popolo vi sia un adeguato numero di consiglieri.

v. 15. Cfr. il commento a 6,1-5.

vv. 16a.22. La bellezza di una donna è vanto del marito, da ciò il suo onore, ma la bellezza da sola non basta e dev'essere accompagnata da rettitudine e buon senso (cfr. Prv 31,30). Ciò che è spregevole (il porco) non acquista valore per un prezioso ornamento.

vv. 24-26. Il contrasto è tra generosità e taccagneria. L'accumulo di beni non crea alcuna ricchezza, anzi risulta un'attività sterile e distanzia la persona dai suoi simili, sia in vista di un suo futuro bisogno (v. 25), sia in riferimento al gradimento sociale (v. 26).

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Elogio della polvere


—siamo polvere che trema— frammenti di luce stanca— le stelle ci sputano addosso e ridono— muoiono— si sbriciolano— e noi? noi aggrappati a questo sasso umido— piccoli— piccolissimi— a sussurrarci bugie di grandezza—

(ma il vento cosmico ci trascina via come briciole—)

i nostri drammi?— un battito d’ali— un sospiro— e poi?— nulla— eppure ci straziamo— ci mordiamo— come se fossimo eterni— come se contassimo—

(le stelle non sanno— non gli importa—)

forse— se guardassimo dall’alto— se sentissimo il vuoto tra un atomo e l’altro— ci perdoneremmo— ci prenderemmo per mano— due ombre tremolanti— due granelli— che cadono insieme—

(prima che il buio ci inghiotta—)

—ma no— preferiamo l’odio— preferiamo scavare abissi tra di noi— come se fossimo più del fango— più della cenere—

(ridicoli— magnificamente ridicoli—)

—ah— se solo capissimo— se solo—


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I NOSTRI "CUGINI" SCIMPANZé, SPECIE IN PERICOLO.


I NOSTRI “CUGINI” SCIMPANZé, SPECIE IN PERICOLO. COSA PUò FARE LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE


La Giornata Mondiale degli scimpanzé (World Chimpanzee Day) viene celebrata ogni anno il 14 settembre. È una data dedicata alla sensibilizzazione sull'importanza di proteggere queste specie in via di estinzione; è stata istituita nel 2017 dall'organizzazione internazionale “Jane Goodall Institute” per richiamare l'attenzione sulla situazione critica in cui si trovano le scimmie antropomorfe, in particolare i cebi e i scimpanzé.

Gli scimpanzé condividono circa il 98,7% del loro DNA con gli esseri umani: possono imparare il linguaggio dei segni, risolvere problemi e persino costruire utensili. Eppure, nonostante la loro intelligenza e lo stretto legame con noi, gli scimpanzé sono ora classificati come specie in pericolo nella Lista Rossa (Red List) IUCN, con popolazioni in continuo declino a causa della perdita di habitat e del commercio illegale di fauna selvatica.

La Red List IUCN

L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN, International Union for Conservation of Nature), fondata oltre 60 anni fa, ha la missione di “influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l'integrità e diversità della natura e di assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo e ecologicamente sostenibile”. La IUCN conta oggi oltre 1000 membri tra stati, agenzie governative, agenzie non governative e organizzazioni internazionali: in Italia ne fanno parte la Direzione per la Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente, le principali organizzazioni non governative per la protezione dell'ambiente, enti di ricerca e alcune aree protette. Alla IUCN è affiliata una rete di oltre 10000 ricercatori che contribuiscono come volontari alle attività scientifiche e di conservazione. Il mantenimento e l'aggiornamento periodico della IUCN Red List of Threatened Species o Lista Rossa IUCN delle Specie Minacciate (iucnredlist.org) è l'attività più influente condotta dalla Species Survival Commission della IUCN. Attiva da 50 anni, la Lista Rossa IUCN è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. Inizialmente la Lista Rossa IUCN raccoglieva le valutazioni soggettive del livello di rischio di estinzione secondo i principali esperti delle diverse specie. Dal 1994 le valutazioni sono basate su un sistema di categorie e criteri quantitativi e scientificamente rigorosi, la cui ultima versione risale al 2001. Queste categorie e criteri, applicabili a tutte le specie viventi a eccezione dei microorganismi, rappresentano lo standard mondiale per la valutazione del rischio di estinzione. Per l'applicazione a scala non globale, inclusa quella nazionale, esistono delle linee guida ufficiali.

La Convenzione CITES

Gli scimpanzé (Pan troglodytes) sono elencati nell'Appendice I della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie di Fauna e Flora Selvatiche Minacciate di Estinzione (CITES).

Questo significa che:

  • Il commercio internazionale di scimpanzé e dei loro prodotti derivati (come pelli, ossa, ecc.) è vietato, a meno che non ci sia un'autorizzazione speciale per scopi non commerciali, come la ricerca scientifica.
  • Ogni trasferimento internazionale di scimpanzé deve essere autorizzato con appositi permessi CITES rilasciati dalle autorità nazionali competenti.
  • I paesi aderenti alla CITES sono tenuti a vietare il commercio di scimpanzé e a prendere misure per proteggere queste specie a rischio di estinzione.

Una specie primata a rischio

Le informazioni della Wildlife Justice Commission rivelano una tattica inquietante utilizzata dai trafficanti: l'abuso della documentazione CITES. Permessi falsificati o ottenuti fraudolentemente vengono utilizzati per mascherare il commercio illegale di scimpanzé selvatici come legale. Questo sfruttamento del sistema consente alle reti organizzate di trarne profitto, mentre le popolazioni di scimpanzé selvatici continuano a soffrire. Sussiste l’urgente necessità di rafforzare l’applicazione della legge e di smantellare le reti di traffico che sfruttano questa specie vulnerabile.

Cosa può la cooperazione di polizia?

La cooperazione internazionale di polizia svolge un ruolo importante nella difesa degli scimpanzé, soprattutto per contrastare il bracconaggio e il traffico illegale di questi primati. Ecco alcune delle principali azioni intraprese:

  • Operazioni congiunte transfrontaliere:

Le forze di polizia di diversi paesi coordinano operazioni per individuare e fermare i trafficanti che spostano illegalmente gli scimpanzé attraverso i confini. Vengono effettuati controlli e ispezioni mirate nei porti, negli aeroporti e lungo le rotte di traffico. Scambio di informazioni e intelligence:

Le agenzie di polizia condividono informazioni sui gruppi criminali coinvolti nel traffico di scimpanzé, sulle loro rotte e sui metodi utilizzati. Ciò permette di anticipare e intervenire tempestivamente per sventare i traffici.

  • Formazione e capacity building:

La cooperazione internazionale supporta la formazione degli agenti di polizia locali sui metodi di riconoscimento, cattura e gestione degli scimpanzé. Vengono fornite competenze per indagare e raccogliere prove sui crimini legati al traffico di fauna selvatica. Assistenza legale e giudiziaria:

Quando vengono effettuati arresti, le autorità collaborano per assicurare i trafficanti alla giustizia attraverso procedure legali coordinate. Vengono forniti supporto e consulenza legale per garantire condanne adeguate.

  • Sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità:

Vengono realizzate campagne di sensibilizzazione nelle aree a rischio per scoraggiare la domanda di scimpanzé e altri animali selvatici. Le comunità locali sono coinvolte nella sorveglianza e nella segnalazione di attività sospette. Questa cooperazione internazionale multi-agenzia è fondamentale per contrastare efficacemente il bracconaggio e il traffico illegale degli scimpanzé, contribuendo così alla loro protezione e conservazione.

Risorse per approfondire:

Jane Goodall Institute: www.janegoodall.it World Chimpanzee Day: www.worldchimpanzeeday.org

#scimpanzé #CITES #IUCN #WildlifeJusticeCommission


noblogo.org/cooperazione-inter…


I NOSTRI "CUGINI" SCIMPANZé, SPECIE IN PERICOLO.


I NOSTRI “CUGINI” SCIMPANZé, SPECIE IN PERICOLO. COSA PUò FARE LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE


La Giornata Mondiale degli scimpanzé (World Chimpanzee Day) viene celebrata ogni anno il 14 settembre. È una data dedicata alla sensibilizzazione sull'importanza di proteggere queste specie in via di estinzione; è stata istituita nel 2017 dall'organizzazione internazionale “Jane Goodall Institute” per richiamare l'attenzione sulla situazione critica in cui si trovano le scimmie antropomorfe, in particolare i cebi e i scimpanzé.

Gli scimpanzé condividono circa il 98,7% del loro DNA con gli esseri umani: possono imparare il linguaggio dei segni, risolvere problemi e persino costruire utensili. Eppure, nonostante la loro intelligenza e lo stretto legame con noi, gli scimpanzé sono ora classificati come specie in pericolo nella Lista Rossa (Red List) IUCN, con popolazioni in continuo declino a causa della perdita di habitat e del commercio illegale di fauna selvatica.

La Red List IUCN

L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN, International Union for Conservation of Nature), fondata oltre 60 anni fa, ha la missione di “influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l'integrità e diversità della natura e di assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo e ecologicamente sostenibile”. La IUCN conta oggi oltre 1000 membri tra stati, agenzie governative, agenzie non governative e organizzazioni internazionali: in Italia ne fanno parte la Direzione per la Protezione della Natura del Ministero dell'Ambiente, le principali organizzazioni non governative per la protezione dell'ambiente, enti di ricerca e alcune aree protette. Alla IUCN è affiliata una rete di oltre 10000 ricercatori che contribuiscono come volontari alle attività scientifiche e di conservazione. Il mantenimento e l'aggiornamento periodico della IUCN Red List of Threatened Species o Lista Rossa IUCN delle Specie Minacciate (iucnredlist.org) è l'attività più influente condotta dalla Species Survival Commission della IUCN. Attiva da 50 anni, la Lista Rossa IUCN è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. Inizialmente la Lista Rossa IUCN raccoglieva le valutazioni soggettive del livello di rischio di estinzione secondo i principali esperti delle diverse specie. Dal 1994 le valutazioni sono basate su un sistema di categorie e criteri quantitativi e scientificamente rigorosi, la cui ultima versione risale al 2001. Queste categorie e criteri, applicabili a tutte le specie viventi a eccezione dei microorganismi, rappresentano lo standard mondiale per la valutazione del rischio di estinzione. Per l'applicazione a scala non globale, inclusa quella nazionale, esistono delle linee guida ufficiali.

La Convenzione CITES

Gli scimpanzé (Pan troglodytes) sono elencati nell'Appendice I della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie di Fauna e Flora Selvatiche Minacciate di Estinzione (CITES).

Questo significa che:

  • Il commercio internazionale di scimpanzé e dei loro prodotti derivati (come pelli, ossa, ecc.) è vietato, a meno che non ci sia un'autorizzazione speciale per scopi non commerciali, come la ricerca scientifica.
  • Ogni trasferimento internazionale di scimpanzé deve essere autorizzato con appositi permessi CITES rilasciati dalle autorità nazionali competenti.
  • I paesi aderenti alla CITES sono tenuti a vietare il commercio di scimpanzé e a prendere misure per proteggere queste specie a rischio di estinzione.

Una specie primata a rischio

Le informazioni della Wildlife Justice Commission rivelano una tattica inquietante utilizzata dai trafficanti: l'abuso della documentazione CITES. Permessi falsificati o ottenuti fraudolentemente vengono utilizzati per mascherare il commercio illegale di scimpanzé selvatici come legale. Questo sfruttamento del sistema consente alle reti organizzate di trarne profitto, mentre le popolazioni di scimpanzé selvatici continuano a soffrire. Sussiste l’urgente necessità di rafforzare l’applicazione della legge e di smantellare le reti di traffico che sfruttano questa specie vulnerabile.

Cosa può la cooperazione di polizia?

La cooperazione internazionale di polizia svolge un ruolo importante nella difesa degli scimpanzé, soprattutto per contrastare il bracconaggio e il traffico illegale di questi primati. Ecco alcune delle principali azioni intraprese:

  • Operazioni congiunte transfrontaliere:

Le forze di polizia di diversi paesi coordinano operazioni per individuare e fermare i trafficanti che spostano illegalmente gli scimpanzé attraverso i confini. Vengono effettuati controlli e ispezioni mirate nei porti, negli aeroporti e lungo le rotte di traffico. Scambio di informazioni e intelligence:

Le agenzie di polizia condividono informazioni sui gruppi criminali coinvolti nel traffico di scimpanzé, sulle loro rotte e sui metodi utilizzati. Ciò permette di anticipare e intervenire tempestivamente per sventare i traffici.

  • Formazione e capacity building:

La cooperazione internazionale supporta la formazione degli agenti di polizia locali sui metodi di riconoscimento, cattura e gestione degli scimpanzé. Vengono fornite competenze per indagare e raccogliere prove sui crimini legati al traffico di fauna selvatica. Assistenza legale e giudiziaria:

Quando vengono effettuati arresti, le autorità collaborano per assicurare i trafficanti alla giustizia attraverso procedure legali coordinate. Vengono forniti supporto e consulenza legale per garantire condanne adeguate.

  • Sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità:

Vengono realizzate campagne di sensibilizzazione nelle aree a rischio per scoraggiare la domanda di scimpanzé e altri animali selvatici. Le comunità locali sono coinvolte nella sorveglianza e nella segnalazione di attività sospette. Questa cooperazione internazionale multi-agenzia è fondamentale per contrastare efficacemente il bracconaggio e il traffico illegale degli scimpanzé, contribuendo così alla loro protezione e conservazione.

Risorse per approfondire:

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#scimpanzé #CITES #IUCN #WildlifeJusticeCommission


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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[filtri] *per es. un calibro un termometro

la differenza in linea* il] comizio nel cinema] all'aperto orbite per i calcoli scansnap anche materiali non compatibili sanno o non sanno [di amarissimo prendono dai punzoni [i pezzi del polo magnetico i] fumi al piretro l'aperto] per tenere pressioni cabinette in bilico se i diffusori [rompono la linea* l'asterisco


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A proposito di guru laici, autenticità e utopia


Premessa linguistica: in questo articolo userò le parole “froci-”, “ricchion-”, “invertit-” e affini come insulti riappropriati, cioè termini derogatori che io ribalto in termini di auto-elogio, per rimarcare la mia anormalità di persona non eterosessuale rispetto a una “normalità” che rifiuto in quanto malsana. In questo senso, si tratta dell'adattamento italiano del vocabolo inglese queer, che ha dietro lo stesso identico etimo.


Un lunedì mattina come tanti


Da quando mi sono trasferito dalla Brianza a Milano (o dovrei dire “da quando sono emigrato”? A volte me lo chiedo), ho iniziato a fare attività sociale e politica, e nelle ultime tre settimane circa ho contribuito con il mio pezzettino a far succedere un progetto cui tenevo tantissimo: la Marciona di Milano, ovverosia il corteo dell'orgoglio ricchione auto-organizzato dai gruppi politici froci di sinistra, in opposizione aperta a un Pride comunale che ormai è diventato un mega-evento turistico di pubblicità per grandi aziende, totalmente svuotato del suo significato politico di anniversario dei Moti di Stonewall del '69.

Nota storica: sì i Pride commemorano un tumulto in cui persone frocie newyorkesi (per lo più transgenere e per lo più afroamericane e latinoamericane) riempirono di botte la polizia e pretesero la decriminalizzazione delle identità queer (represse in quanto malattie mentali e crimini contro il decoro) nel quadro più ampio del movimento del '68, e collegandosi direttamente alle mobilitazioni contro la Guerra del Vietnam e a quelle per la desegregazione della popolazione nera. Di fatto, queste manifestazioni sono un po' il corteo del Primo Maggio specifico per noi ricchioni, e se non lo sapevate, è ulteriore indice che troppi Pride moderni fanno pena.


Non starò qui a commentare l'esito della Marciona (quello spetta a tutta la rete usando il nostro blog... appena lo rimettiamo in sesto), bensì farne una lente di analisi per un fatto curiosissimo che mi è successo stamane. Alcuni mesi fa, su consiglio di una mia amica (ricchiona anche lei) che si interessa di scienze sociali, mi sono iscritto alla newsletter «Ciclostyle», in cui l'antropologa culturale Carolina Boldoni e il giornalista/formatore Enrico Di Palma commentano fatti vari ed eventuali attraverso le rispettive lenti di analisi, e nel numero di stamane Boldoni ha dato una restituzione del campeggio di formazione antropologica che ha tenuto nei giorni scorsi. Raccomando di sfogliare la newsletter qui e poi tornare qua per sentirmi fare il puntacazzista comunistone.

Gioire perché la montagna ha partorito un topolino


A quanto pare, Boldoni considera un successo il suo antropocamp (ovviamente indicato con anglicismo) perché 8 partecipanti hanno imparato a fare vita comunitaria attraverso la condivisione del lavoro domestico, ivi compreso quello in cucina, e grazie alla buona fede reciproca necessaria per costruire legami di condivisione senza filtri e senza pressioni. 8 partecipanti che mi aspetto avere circa la mia età e il mio status sociale di “alto proletario-piccolo borghese” (considerando l'utenza cui si rivolge il progetto Ciclostyle) e che hanno scelto di pagarsi una vacanza didattica organizzata apposta per imparare... che non sono persone asociali in toto, bensì gli mancava l'educazione affettiva minima per saper selezionare le proprie frequentazioni e costruire legami autentici.

Confesso che questa newsletter mi ha dato la stessa sensazione di quando parlo di giochi di ruolo e vedo la gente in estasi perché per anni ha giocato unicamente a Dungeons & Dragons o qualche sua derivazione e ha appena scoperto che esistono GDR

  • Di ambientazione non high fantasye/o
  • Meno complessi meccanicamente di un wargame vecchio stampo e/o
  • Che non richiedono 3 ore di preparazione preliminare per ogni ora di gioco effettivo

In casi simili, la mia reazione di pancia sarebbe sempre di sottoporre queste persone a una terapia d'urto per allargare i loro schemi preconcetti da 0 a 1000, ad esempio proponendo loro un titolo monosessione totalmente dialogico e di ambientazione realistica contemporanea (tipo Alice è scomparsa); tendenzialmente poi mi trattengo, ma ne parlerò in un altro momento.

Al momento, mi interessa evidenziare che la clientela di Boldoni (e presumo Di Palma?) è come il giocatore di ruolo insoddisfatto medio: gente che per anni si è torturata a scegliere un'opzione sbagliata per sé, credendo che non ci fosse una vera scelta bensì un'unica strada possibile, ha appena fatto un passettino per capire meglio la vastità del mondo, e ora suona la fanfara del trionfo come se avesse raggiunto il Nirvana. Non so mai se provare pietà per gli anni che queste persone hanno sprecato e che non riavranno mai indietro, o piuttosto schernirle per la sicumera con cui sopravvalutano il proprio primo passo in un percorso che sarà lungo e complesso e richiederà tanta umiltà e curiosità. O ancora, se indirizzare un po' di disprezzo verso chi capitalizza sull'ignoranza altrui, abbandonando la deontologia dell'insegnante ed entrando nel linguaggio disfunzionale del guru.

Abbiamo svenduto l'educazione affettiva


Io non conosco personalmente Boldoni (né Di Palma), non ero al suo antropocamp, e non posso certo giudicare lo sforzo organizzativo messo nel progetto né l'impatto concreto sulle vite delle 8 persone partecipanti. Però conosco benissimo la sensazione di essere “sbagliato” per la comunità circostante e incapade di inserirvisi, considerando che sono un uomo autistico e bisessuale cresciuto nella provincia lombarda in piena epoca leghista, senza uno straccio di supporto terapeutico specifico per le neurodivergenze né una rete amicale realmente progressista e attenta alle questioni femministe-finocchie (anzi, avevamo dentro un paio di trumpisti). Se non sono esploso malamente per l'intreccio fra le mie due marginalità, e tutto lo stress conseguente, è perché dai 17 anni in poi ho cercato col lanternino persone e contesti sociali che potessero essere affini al mio carattere e ai miei interessi, e mi sono preso l'accollo di scremare i (tanti) buchi nell'acqua dalle (tante) situazioni fertili: da lì è scaturita la mia passione per il gioco di ruolo e il paio di anni a fare partite “matte e disperatissime”, sia di persona sia in videoconferenza, con tante persone straordinarie che mi hanno offerto uno spazio sicuro per esprimere me stesso, rendermi vulnerabile, e imparare con errori e tentativi a compensare i miei deficit di intelligenza sociale. Ricorderò sempre il mio primo lavoretto come traduttore per Dreamlord Games, il cui direttore scelse di dare fiducia allo sbarbatello logorroico che apriva sempre discussioni tecniche sul forum ufficioso di Fate, o quella partita a Dungeon World che iniziò con me collassato per lo stress universitario e uno dei miei compagni di gioco pronto a tirarmi su di morale. O la demo di Lady Blackbird in cui conobbi la coppia, allora appena andata a convivere, che adesso ha un figliolo adorabile; o il playtest al bellissimo gioco di edu-intrattenimento Stonewall 1969, in cui imparai la storia dei Moti di Stonewall e la definizione di lotta di classe auto-organizzata.

E tornando circolarmente al punto di impartenza, è grazie a quei bellissimi anni di educazione affettiva mediata dall'hobby ludico, se a 27 anni mi sono trasferito a Milano e, come primissima cosa, ho mappato le realtà politiche che ancora cercano di portare avanti progetti di sinistra, in una città che da praticamente un decennio sta venendo massacrata per trasformarla in un luna park per milionari, e mi ci sono buttato dentro a capfitto. Ho partecipato a picchetti, cortei, mostre d'arte e cabaret gratuiti, alla pulizia di centri sociali e alla preparazione di collette alimentari, ho composto e declamato comunicati pubblici in manifestazione e partecipato a dibattiti aperti... E soprattutto, ho stretto connessioni autentiche. Compagni e compagne con cui volevo inizialmente mantenere un rapporto puramente politico (“per non dare troppa confidenza”) sono ormai amici e amiche che considero di famiglia; persone che rispettavo mi hanno deluso allorché le ho messe davanti a una prova dei fatti, e ho saputo rivalutarle senza stracciarmi le vesti; persone di cui diffidavo hanno dimostrato più serietà e apertura di quanto pensassi, e ora sono solo contento di lottare al loro fianco; militanti che potrebbero essere i miei genitori mi raccontano volentieri, con la commozione in volto, degli amici di un tempo stroncati dai fascisti e dall'eroina; militanti che potrebbero essere mie sorelle e miei fratelli minori si interfacciano con me da pari a pari; DJ veterani della scena musicale underground mi salutano calorosamente ogni volta che ci becchiamo in manifestazione ... altre persone della rete Marciona mi invitano agli hacklab e io contraccambio invitandole alle convention di GDR (di nuovo, il cerchio si chiude e tutto sta insieme).

Dove voglio arrivare? Al fatto che io, già da ragazzo, ho saputo individuare un'idea approssimativa di chi volevo essere e l'ho perseguita e affinata col tempo; e ho avuto la fortuna di sentirmi a casa nella Controcultura, quella con la maiuscola, dove consideriamo un valore la libera autoespressione e la condivisione di saperi senza creare poteri (per citare la buon'anima del compagno Primo Moroni). Di conseguenza, ho imparato organicamente a costruire legami autentici, prendendo esempio da persone che già avevano fatto quel percorso e mi hanno guidato e consigliato, e ora sono in condizione di guidare e consigliare chi è più giovane di me. Tutto questo, senza pagare guru che mi facciano dei workshop sul senso vero dell'esistenza. Davvero vogliamo che sia la norma, dover assumere un/-a guru per imparare a vivere in comunità e darsi una progettualità?

Agire l'utopia


Giusto perché le cose seguono spesso uno schema (sì sono anche neopagano, ma ne parliamo dopo), nelle ore intercorse fra la Marciona e la lettura di «Ciclostyle» avevo proseguito la mia lettura di «Un'Ambigua Utopia», bellissima fanzine di critica culturale marx/z/iana (sic!) curata fra '77 e '82 da un collettivo di nerd sinistri della prima generazione che militavano nell'Avanguardia Operia e leggevano fantascienza, e l'hanno riavviata a partire dal '20 come progetto della pensione. Ebbene, come da titolo la rivista si poneva e si pone il problema di uscire dalla concezione consolatoria e prescrittiva dell'utopia e passare a una concezione pragmatica di agire l'utopia nel qui e ora, e proprio iersera ho letto l'editoriale del numero 6 (Marzo/Aprile 1979), in cui la redazione fece il punto proprio su questa dialettica in ottica di problematizzazione aperta, in particolare domandandosi se possa esistere un'utopia di sinistra o se invece il concetto stesso di utopia non si colleghi intrinsecamente all'automiglioramente individuale capitalista e all'ottimizzazione della macchina statale.

Non ho potuto non collegare fra loro quell'editoriale, la newsletter, la Marciona, e il festival con corteo finale che «Un'Ambigua Utopia» organizzò a Milano nel '78 (rendicontato nel numero 4). Da un lato, c'è un capitalismo ormai così pervasivo che per tante persone della mia età vivere atomizzate ed esistere per lavorare è la norma ineluttabile, l'affiliazione politica (se c'è) non va oltre i meme, portare avanti hobby propri e viverli come fortemente identitari è inconcepibile, e non può mancare la caccia alla relazione sentimentale (rigorosamente monogamica) come status symbol di adultità. Dall'altro lato, ci sono ieri come oggi noi teste calde antagoniste che ci ostiniamo a scendere in piazza agghindate da marx/ziane e da raver, a bordo di risciò sgangherati decorati con artistici cartelli in cartone, esibendo fiere il quadricolore palestinese e la bandiera dell'orgoglio finocchio (rigorosamente la versione nuova, però), e prima durante e dopo queste manifestazioni di dissenso e di disordine costruiamo altre socialità, altre culture, altre prospettive.

Cantavano cinquant'anni fa i cori di Lotta Continua:

La scuola dei padroni non funziona più ma solo come base rossa; la cultura dei borghesi non ci frega più, l'abbiamo messa nella fossa.


Canta oggi Carenza503, rapper torinese con cui ho l'onore di militare:

Sogno con te solo di stare bene. Sembra banale ma è radicale: la forma più pura dell'anarchia che ci potesse mai capitare.


Mi pare che la sostanza sia sempre quella. Non abbiamo, al momento, le condizioni materiali per ribaltare il sistema, ma abbiamo le possibilità di costruire delle alternative interstiziali, e il dovere morale di tirarci dentro più persone che possiamo, senza farle intortare da una falsa alternativa erogata dal capitalismo. Perché l'utopia non verrà domani: l'utopia è oggi, giorno dopo giorno, in ogni istante di vita degna e autentica che riusciamo a mettere insieme, costruendolo assieme. E questa, per me, è la base vera del socialismo libertario.

Per il comunismo e per la frocità, riprendiamoci la città.


log.livellosegreto.it/cretinod…



The Wallflowers - Glad All Over (2012)


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A sette anni dall' ultima loro pubblicazione “Rebel, Sweetheart”, i Wallflowers tornano con una nuovo lavoro chiamato “Glad All Over”, loro sesto album che segna una decade di esistenza o meglio, di permanenza, nel pianeta musicale. I Wallflowers sono caratterizzati dalla presenza di Jakob Dylan, uno che di canzoni ne “mastica” qualcosa visto che, molto probabilmente, il DNA gioca a suo favore. Ovviamente, l'essere un “songwriting” è nel sangue, i testi ne sono la testimonianza... artesuono.blogspot.com/2014/10…


Ascolta: album.link/i/551052513



noblogo.org/available/the-wall…


The Wallflowers - Glad All Over (2012)


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A sette anni dall' ultima loro pubblicazione “Rebel, Sweetheart”, i Wallflowers tornano con una nuovo lavoro chiamato “Glad All Over”, loro sesto album che segna una decade di esistenza o meglio, di permanenza, nel pianeta musicale. I Wallflowers sono caratterizzati dalla presenza di Jakob Dylan, uno che di canzoni ne “mastica” qualcosa visto che, molto probabilmente, il DNA gioca a suo favore. Ovviamente, l'essere un “songwriting” è nel sangue, i testi ne sono la testimonianza... artesuono.blogspot.com/2014/10…


Ascolta: album.link/i/551052513


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RECENSIONE ALLA SILLOGE DI FELICE SERINO “IN SOSPESO DIVENIRE”, 2013

al di fuori di me -

io stesso luogo-non-luogo –

mi espando

Così, Felice Serino, dà alla luce l’ultima breve ma intensa silloge, “In sospeso divenire – Poesie dell’impermanenza”, titolo alquanto suggestivo e che, in pochi tratti descrive il ruolo stesso del poeta-uomo, dello scrittore, considerato per antonomasia il saggio, il pensatore, conscio d’una realtà fuggevole e capace, pertanto, di ravvisarne gli atomi in una sincrasi eclettica, unendo particelle e parole con una palpabilità maniacale. Ho parlato di“saggio” per un motivo ben preciso. Leggendo il Serino, m’è parso di risentirela lontana eco del Dao Dezi di Lao Tsu, saggio cinese che – nella succitata opera – scrisse una ben precisa frase: “Per questo il santo permane nel mestiere del non agire e attua l'insegnamento non detto. […]. Compiuta l'opera egli non rimane e proprio perché non rimane non gli vien tolto”. Si noti che la parola “Saggio” e “Santo” hanno, nel Tao TeChing, la stessa funzione di soggetto. Come per queste “poesie dell’impermanenza”, il Serino ha la funzione di lasciare un’impronta, un segno lieve “in sospeso divenire”, per l’appunto, per poi partirsi, allontanandosi dopo aver detto. Il suo è un divenire lasciato ad altri, un qualcosa di incompiuto ma capace di tessere trama e ordito con una originalità impertinente, tra figure retoriche e costrutti semantici ridotti all’essenziale, eppure talmente precisi da centrare il cuore del bersaglio:

in trasognato sfarti figura

-quasi rito-

t’invetri

incielata diafana

qui troviamo qualcosa di molto raro, quasi una sorta di gioco di parole e reinventati neologismi privi di peccato ma che trascendono all’interno di un Locus amoenus racchiuso nell’utopia e nella stagione di una vetrina al di fuori del tempo.

Il Serino però è un treno in corsa lungo diverse stazioni, sfiora emozioni di ogni sorta e non placa sicuramentela propria sete nella forra dei giochi della parola propriamente detta. Egli si fa anche semplicità negli occhi e nei sogni di una bambina, diventa foriero dei cambiamenti dell’animo… si fa madre e poi muore alla vita.

Senza voler troppo aggiungere, per non guastare del lettore la sorpresa, il poeta Serino disvela e tributa la seconda parte dell’opera ai suoi amori, quelli familiari come quelli letterari, finanche alle letture di Ungaretti, Merini e Ginsberg. È una nota che suona differente in ogni tasto, il Serino e in questa breve silloge dà prova di quanta musica possa vantarsi l’animo umano, un Pathos capace di elevare o, talvolta, di colpire, lasciando senza parole attraverso la bellezza e l’irripetibilità delle sue dinamiche.

Di Marco Nuzzo

e-book realizzato da poesieinversi.it


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Agli occhi del cielo

agli occhi del cielo padrone dei tuoi beni sarà la ruggine

quando avranno rovesciato i tuoi forzieri gli angeli della morte

e tu non avrai più nome

allora la tua casa vuota sarà preda della gramigna e di avvoltoi affamati

mentre a essere elevato sarà il plebeo che condivideva il pasto coi cani .

Giordano Genghini nel gruppo “Amiche e amici in Facebook” Come sempre sublime è questa tua lirica, Felice, e basterebbe la tua costante rinuncia (fonte di stima e lode da parte mia) ad accompagnare i tuoi versi con immagini a rappresentarne un chiaro indizio, e a testimoniare l'importanza che tu attribuisci alla poesia in quanto tale.. Ricca di riferimenti evangelici -ma anche tratti, forse – dall'antico mondo dell'Occidente – pur se tali riferimenti evangelici sono espressi creativamente e non esplicitamente (come avviene talora invece in Mario Luzi, per intenderci), questa tua lirica tocca, in modo mirabile e commovente – ma anche, per certi aspetti non privo di escatologici richiami che ricordano, ad esempio, il “Dies irae” o la sua rielaborazione nel “Requiem” di Mozart, il tuo testo poetico torna a porre a te stesso, e a noi tutti, l'interrogativo che spesso poni: è possibile che chi vive egoisticamente e solo per accumulare ricchezza non sia mai, in qualche modo, oltre questa vita, punito o comunque posposto al “plebeo / che condivideva il pasto coi cani”? La tua risposta è chiara. Spetta ad ognuno di noi dare la nostra, a ciò stimolati dal tuo testo che, pur essendo stilisticamente bellissimo, non mira certamente soprattutto ad essere apprezzato per questo suo pregio... .

Lidia Mandracchia La sorte di tanti espressa in modo così delicato e musicale da commuovere. Leggendo i tuoi versi e calandosi nella loro profondità si aprono mille interrogativi ai quali non si può dare risposta ,ma che ci invitano a riflettere intensamente. Grazie Felice, per questo tuo nuovo dono!


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sangue del pendolo

tempo-maya dagli occhi

di giada

capovolti

nell'oltre è cuore

del sole abisso

di cielo – antimondo

Quest'opera sembra un invito a entrare in un paesaggio onirico dove tempo, mito e mistero cosmico convergono. L'espressione “sangue del pendolo” evoca immediatamente il ritmo della vita e l'inevitabilità del passare del tempo. Un pendolo oscilla all'infinito, scandendo momenti e ricordi, e il suo “sangue” simboleggia forse l'energia vitale che sostiene la nostra esistenza anche quando svanisce.

Passando al “tempo-maya dagli occhi di giada capovolti”, la poesia approfondisce il suo mistero intrecciando simbolismo culturale e spirituale. Il termine maya può alludere sia all'antica civiltà nota per le sue prodezze astronomiche e matematiche, sia al concetto sanscrito di illusione: il velo della realtà. Abbinata agli “occhi di giada”, l'immagine suggerisce non solo una visione, ma una percezione antica, quasi mistica; la giada, venerata per la sua bellezza e durevolezza, sembra racchiudere una saggezza senza tempo. L'idea di essere “capovolti” (invertiti) sfida la nostra prospettiva abituale, spingendoci a guardare il mondo da una prospettiva non convenzionale, come se rivelasse verità nascoste nel familiare.

I versi finali, “nell'oltre è cuore del sole abisso di cielo – antimondo”, espandono ulteriormente questa visione cosmica. Qui, l'“oltre” potrebbe indicare un regno che esiste al di fuori dei confini della nostra realtà quotidiana, uno spazio in cui gli opposti coesistono. La giustapposizione del sole (tipicamente simbolo di illuminazione e vita) con “abisso” (abisso) e “antimondo” (antimondo) crea un paradosso sorprendente, suggerendo che creazione e distruzione, luce e oscurità, ordine e caos siano intrecciati in un'unica, enigmatica forza.

Nel complesso, il linguaggio della poesia è riccamente metaforico e deliberatamente sfuggente, consentendo molteplici livelli di interpretazione. Non offre una narrazione chiara, ma piuttosto un mosaico di immagini che invitano il lettore a contemplare verità esistenziali più profonde. L'interazione tra elementi naturali (come il sole e il pendolo) e simboli culturali (maya, giada) suggerisce un'esplorazione tanto dei nostri paesaggi interiori quanto del cosmo esterno.

Questo tipo di espressione poetica risuona con temi presenti in vari filoni del surrealismo e del simbolismo, dove inversione e paradosso sono strumenti per infrangere il pensiero convenzionale. Ad esempio, proprio come il pendolo oscilla tra estremi, molti artisti e scrittori hanno utilizzato immagini simili per catturare la tensione tra ciò che è noto e il misterioso aldilà. Non è difficile trovare echi di questo approccio nelle opere di poeti come T.S. Eliot o persino in alcune espressioni cinematografiche moderne, dove la realtà viene rifratta attraverso strati di memoria e mito.

Se apprezzi questa interazione di immagini e idee, potresti anche essere incuriosito da come temi simili si manifestino nell'arte visiva o nella musica, dove inversione, paradosso e immaginario cosmico creano un potente paesaggio emotivo. Esplorare altre espressioni artistiche che sfidano i confini del tempo e dello spazio convenzionali potrebbe offrire nuovi modi di pensare alle tue esperienze di ritmo, bellezza e mistero.


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La Canzone che Brucia nei Circuiti del Vento


La città fischia toni storti, metallo che respira, e tu cammini—no, scivoli—tra le fessure del marciapiede che si allargano come labbra pronte a sussurrare segreti. Non si ama qualcuno per il suo fisico, dice la pubblicità sul bus, ma il bus è fatto di pelle umana e le ruote girano al contrario.

I vestiti? Ah, i vestiti sono solo illusioni di polvere. Li vedi appesi ai corpi come fantasmi di un altro secolo, ma poi c’è la sua voce—una canzone che solo tu puoi sentire—e improvvisamente il mondo perde i bulloni. Le macchine si sciolgono in pozzanghere di mercurio, riflettono facce che non hai mai visto, eppure riconosci.

Forse l’amore è un errore di sincronizzazione. Un glitch nel sistema operativo dell’universo. Lui/lei/loro canta e tu—tu sei un ricevitore sintonizzato su una frequenza proibita. Gli altri passano, ma non sentono. Non sanno che il cemento sotto i piedi è solo uno spartito scritto in linguaggio delle stelle.

Poi la canzone finisce. O forse no. Forse continua in loop da qualche parte nel tuo midollo, dove il tempo non esiste e le auto sono solo gusci vuoti che parlano con voci d’acqua.

E allora cammini. O scivoli. O cadi. O voli.

Dipende da come canta il vento oggi.


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PROVERBI - Capitolo 10


PROVERBI DI SALOMONE (10,1-22,16)

1Proverbi di Salomone. Il figlio saggio allieta il padre, il figlio stolto contrista sua madre.

Il saggio e lo stolto, l’empio e il giusto2I tesori male acquistati non giovano, ma la giustizia libera dalla morte.3Il Signore non lascia che il giusto soffra la fame, ma respinge la cupidigia dei perfidi.4La mano pigra rende poveri, la mano operosa arricchisce.5Chi raccoglie d'estate è previdente e chi dorme al tempo della mietitura è uno svergognato.6Le benedizioni del Signore sul capo del giusto, la bocca degli empi nasconde violenza.7La memoria del giusto è in benedizione, il nome degli empi marcisce.8Chi è saggio di cuore accetta i precetti, chi è stolto di labbra va in rovina.9Chi cammina nell'integrità va sicuro, chi tiene vie tortuose sarà smascherato.10Chi chiude un occhio causa dolore, chi riprende a viso aperto procura pace.11Fonte di vita è la bocca del giusto, la bocca degli empi nasconde violenza.12L'odio suscita litigi, l'amore ricopre ogni colpa.13Sulle labbra dell'intelligente si trova la sapienza, ma il bastone è per la schiena dello stolto.14I saggi fanno tesoro della scienza, ma la bocca dello stolto è una rovina imminente.15I beni del ricco sono la sua roccaforte, la rovina dei poveri è la loro miseria.16Il salario del giusto serve per la vita, il guadagno dell'empio è per i vizi.17Cammina verso la vita chi accetta la correzione, chi trascura il rimprovero si smarrisce.18Dissimulano l'odio le labbra bugiarde, chi diffonde calunnie è uno stolto.19Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è saggio.20Argento pregiato è la lingua del giusto, il cuore degli empi vale ben poco.21Le labbra del giusto nutrono molti, gli stolti invece muoiono per la loro stoltezza.22La benedizione del Signore arricchisce, non vi aggiunge nulla la fatica.23Per lo stolto compiere il male è un divertimento, così coltivare la sapienza per l'uomo prudente.24Al malvagio sopraggiunge il male che teme, il desiderio dei giusti invece è soddisfatto.25Passa la bufera e l'empio non c'è più, il giusto invece resta saldo per sempre.26Come l'aceto ai denti e il fumo agli occhi, così è il pigro per chi gli affida una missione.27Il timore del Signore prolunga i giorni, ma gli anni dei malvagi sono accorciati.28L'attesa dei giusti è gioia, ma la speranza degli empi svanirà.29La via del Signore è una fortezza per l'uomo integro, ma è una rovina per i malfattori.30Il giusto non vacillerà mai, ma gli empi non dureranno sulla terra.31La bocca del giusto espande sapienza, la lingua perversa sarà tagliata.32Le labbra del giusto conoscono benevolenza, la bocca degli empi cose perverse.

_________________Note

10,1-22,16 Questa seconda raccolta di proverbi è da considerare molto antica. Viene fatta risalire a Salomone (10,1), modello dell’uomo saggio. Si compone di massime di vario genere, indipendenti l’una dall’altra. Ogni massima o proverbio si presenta nella forma letteraria del distico, che nei cc. 10-15 è caratterizzato dal parallelismo antitetico (procede cioè contrapponendo i personaggi che descrive) e nei cc. 16-22 dal parallelismo sinonimico (cioè con comparazioni omogenee).

10,12 La seconda parte del versetto è riportata in 1Pt 4,8 (vedi anche 1Cor 13,7; Gc 5,20).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Pr 10,1-22,16. Non è facile ravvisare in questa seconda collezione una strutturazione coerente del contenuto: l'impressione è di trovarsi di fronte a sentenze giustapposte, senza alcun principio ordinatore, anche se non sono assenti in alcuni casi ripetizioni verbali o connessioni tematiche, le quali possono spiegare l'accostamento di certi detti.

vv. 10,1-3. Per l'attribuzione a Salomone, cfr. Pr 1,1. I v. sono apparentati dal contrasto saggio/stolto che introduce la tipologia caratteristica della letteratura proverbiale, approfondendola però anche sotto il profilo etico (rettitudine/disonestà, v. 2) e religioso (giusto/malvagio, v. 3).

vv.4-5. Ritorna il tema della pigrizia e dell'operosità, già incontrato in Pr 6,6-11.

vv. 6-7. L'opposizione giusto/malvagio si esprime qui nel contrasto tra la benedizione (il vocabolo che fa da aggancio tra i due versetti) e l'oblio. Il v. 6b è identico a 11b (contro BC). Si noti l'insistenza nel capitolo sul tema della “lingua” (vv. 6.8.11-14.18-21.31-32), un aspetto importante nella formazione del giovane, soprattutto di colui che aspira a posti di responsabilità sociale e di governo: l'uomo saggio se ne starà in silenzio finché non toccherà a lui parlare (v. 19), quando sarà sicuro che il suo parlare sarà efficace e che le sue parole saranno attentamente valutate. 24-25. Due antitesi in parallelo, esprimono la diversa sorte del giusto e del malvagio: le aspirazioni del giusto lo mettono al sicuro, non così quelle del malvagio che, proprio perché inique, lo espongono al rischio della pena per il proprio comportamento; l'esistenza del malvagio è sempre minacciata, mentre quella del giusto non teme l'imprevisto (cfr. v. 30 e Mt 7,25.27). Velatamente si può vedere, nella forma impersonale del v. 24 («è soddisfatto») e nell'accenno alla «bufera» del v. 25 (cfr. Is 21,1; 29,6; Sal 83,16), un'allusione all'intervento divino: da lui dipende la riuscita del giusto, a lui la vita del malvagio è in abominio.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[rotazioni]secondo natura la cosa che casca oppure une [flaque dove al momento la pozza] nel lago di Costanza si vede fanno il nuoto sincrono o regolano i retrovisori come] mitragliette calibri opposti la [gente oscilla le matricole distributori i calendari – i] saponi un lucioperca avec deux flaques le mystère s'épaissit ceux qui vont à pied le soldat] lève un levier


noblogo.org/lucazanini/rotazio…



Forgejo con Docker: Git self-hosted senza fronzoli


Da tempo utilizzo Git per gestire i miei progetti personali, sia software che di configurazione. Per anni mi sono affidato al pc di qualcunaltro (es: Gitlab o GitHub), ma la dipendenza da un servizio centralizzato, per quanto comodo, inizia a starmi stretta. Così ho cercato una soluzione più allineata alla mia filosofia: Forgejo, un fork comunitario di Gitea, leggero e facilmente self-hostabile.

Forgejo

Perché Forgejo


Forgejo nasce da una comunità che punta alla trasparenza e all’autonomia, senza il rischio che un progetto venga assorbito o piegato a logiche commerciali. La compatibilità con Gitea è totale, e i requisiti minimi lo rendono perfetto per VPS o server casalinghi.

Veniamo subito al dunque e facciamolo partire, cosi potremo provarlo con mano!


Setup con Docker


Ci affidiamo a Docker Compose, cosi con un solo file di configurazione abbiamo tutto il necessario.

docker-compose.yaml
services:
  forgejo:
    image: codeberg.org/forgejo/forgejo:latest
    container_name: forgejo
    restart: always
    environment:
      - USER_UID=1000
      - USER_GID=1000
    volumes:
      - ./data:/data
      - /etc/timezone:/etc/timezone:ro
      - /etc/localtime:/etc/localtime:ro
      - ./robots.txt:/data/gitea/public/robots.txt:ro
    expose:
      - "3000"
    networks:
      - forgejo_net

networks:
  forgejo_net:
    driver: bridge

Reverse Proxy


E' possibile usare il web server che preferiamo, come ad esempio traefik, caddy, apache o nginx, in questo articolo vedremo un esempio con quest'ultimo.

Qui una configurazione base con https (via Let's Encrypt, gestito esternamente):

/etc/nginx/sites-available/forgejo.conf

server {
    listen 80;
    server_name git.miodominio.it;

    return 301 https://$host$request_uri;
}

server {
    listen 443 ssl;
    server_name git.miodominio.it;

    ssl_certificate /etc/letsencrypt/live/git.miodominio.it/fullchain.pem;
    ssl_certificate_key /etc/letsencrypt/live/git.miodominio.it/privkey.pem;

    location / {
        proxy_pass http://localhost:3000;
        proxy_set_header Host $host;
        proxy_set_header X-Real-IP $remote_addr;
        proxy_set_header X-Forwarded-For $proxy_add_x_forwarded_for;
        proxy_set_header X-Forwarded-Proto $scheme;
    }
}

Dopo aver creato il file, attivare con:
ln -s /etc/nginx/sites-available/forgejo.conf /etc/nginx/sites-enabled/
nginx -t && systemctl reload nginx

Backup automatico


Il backup rappresenta un step fondamentale del nostro setup, conviene implementarne subito uno all'avvio del servizio, cosi non ce ne dimenticvheremo e terremo i nostri dati al sicuro. Ricordiamoci che qui salveremo il risultato di diverse ore di programmazione, studio e prove!

I nostri dati si trovano nel volume data di cui sopra, quindi sarà sufficiente salvare il docker file e la directory data. Io consiglio di usare #borg ma potete usare il softwsre che preferite, trovo particolarmente utile aggiungere questa nuova directory alle procedure di salvataggio che sicuremante avrete già per tutto il resto. (se non le avete potete anche smettere di leggere questo blog, tornate quando ne avrete implementata una).


Configurazioni iniziali


A questo punto, dopo l'installazione, non ci resta che accedere via web al nostro software e fare le prime configurazioni. È possibile creare utenti, organizzazioni, concedere permessi e creare tutti i repository che si desiderano.

Ciascun progetto può essere impostato ad accesso privatp o pubblico.

In questo modo sarà semplicissimo collaborare in più persone allo stesso progetto, tenendo traccia delle varie modifiche.

Infine è anche possibile importare direttamente altri repository git.

Runner e Action


Forgejo, essendo un fork di Gitea, supporta un sistema di CI/CD integrato chiamato Actions, simile a GitHub Actions, e permette di eseguire job di build o deploy tramite runner personalizzati.

Io stesso ne faccio uso, è uno dei motivi per cui mi sto trovando benissimo con forgejo! Ho varie configurazione a seconda del progetto ospitato, ma essenzialmente queste si occupano di effettuare il “deploy” del codice, cioé copiano a destinazione (server di sviluppo o di produzione a seconda dei casi), il codice modificato, cosi che sia pronto all'uso. In questo modo, grazie alla history di git, sarà sempre possibile tornare indietro, nonché tenere traccia delle modifiche nel tempo.

Come funziona


Le Actions sono definite da file YAML nei repository (.forgejo/workflows/), e possono contenere job con step eseguiti su runner registrati.

I runner sono agent installati su macchine (stessa VPS o remote), che si collegano al server Forgejo e attendono job da eseguire.

Una volta definita la condizione scatenante (es: commit su ramo main, rilascio di una nuova versione, ecc) partirà il worksflow che abbiamo definito, con la possibilità di verificarne lo stato di esecuzione in tempo reale. Infine è anche possibile andare a vedere i log delle esecuzione precedenti.

All'interno di una action si possono usare #secret e #variabili, in modo da poter riusare il codice della action e allo stesso tempo mantenere al sicuro le credenziali.

Setup runner base


Vediamo come creare un nuovo runner, passo passo:

export RUNNER_VERSION=$(curl -X 'GET' https://data.forgejo.org/api/v1/repos/forgejo/runner/releases/latest | jq .name -r | cut -c 2-)
wget -O forgejo-runner https://code.forgejo.org/forgejo/runner/releases/download/v${RUNNER_VERSION}/forgejo-runner-${RUNNER_VERSION}-linux-amd64
chmod +x forgejo-runner
sudo mv forgejo-runner /usr/local/bin/forgejo-runner
sudo useradd -m -s /bin/bash forgejo-runner
sudo usermod -aG docker forgejo-runner

Rechiamoci sull'interfaccia web di Forgejo:Forgejo > Repository > Settings > Actions > Runners > “Generate new token”
sudo -i -u forgejo-runner
forgejo-runner register
Avvio automatico del runner


Io ho usato uno script systemd per l'avvio automatico, ve lo riporto di seguito

sudo echo "
[Unit]
Description=Forgejo Act Runner
After=network.target docker.service
Requires=docker.service

[Service]
User=forgejo-runner
Group=forgejo-runner
ExecStart=/usr/local/bin/forgejo-runner daemon
Restart=always
WorkingDirectory=/home/forgejo-runner

[Install]
WantedBy=multi-user.target" > /etc/systemd/system/forgejo-runner.service

sudo systemctl daemon-reload
sudo systemctl enable forgejo-runner
sudo systemctl start forgejo-runner
systemctl status forgejo-runner

Vantaggi in breve


  • Repository del proprio codice, diviso come si preferisce: singoli progetti, organizzazioni, ecc.
  • Possibilità di creare utenti per collaboratori/amici con controllo sugli accessi/permessi.
  • Automatizzo test, build, deploy senza dipendere da servizi esterni.
  • Nessuna dipendenza da fornitori terzi e nessun limite di spazio, esecuzioni, personalizzazioni.
  • Versionamento del codice, e nel caso di ci/cd garanzia di riproducibilità
  • Pocchissime risorse necessarie lato server
  • Vuoi mettere quanto è figo avere il proprio servizio di versionamento?


Uso quotidiano


Forgejo supporta #git via #ssh, Web UI e #webhooks. Ho configurato alcuni repository con CI locale usando le Actions e i runner integrati. L’interfaccia è leggera e pulita, senza funzionalità inutili.

Conclusioni


Forgejo è una soluzione Git solida, coerente con un approccio decentralizzato. Semplice da gestire, veloce da installare, e adatta anche per chi – come me – preferisce sapere dove stanno i propri dati. Per ora lo utilizzo solo per progetti personali, ma potrei iniziare a usarlo anche per collaborazioni future.

Non vi resta che provarlo, fatemi sapere le vostre impressioni con un commento nel #fediverso su questo articolo.

#git #forgejo #action #code #programmi #cicd #gitea #runner #selfhosting #selfhost #nocloud

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Articolo pubblicato con licenza CC BY-NC-SA


blog.agostinelli.eu/forgejo-co…


Forgejo con Docker: Git self-hosted senza fronzoli


Da tempo utilizzo Git per gestire i miei progetti personali, sia software che di configurazione. Per anni mi sono affidato al pc di qualcunaltro (es: Gitlab o GitHub), ma la dipendenza da un servizio centralizzato, per quanto comodo, inizia a starmi stretta. Così ho cercato una soluzione più allineata alla mia filosofia: Forgejo, un fork comunitario di Gitea, leggero e facilmente self-hostabile.

Forgejo

Perché Forgejo


Forgejo nasce da una comunità che punta alla trasparenza e all’autonomia, senza il rischio che un progetto venga assorbito o piegato a logiche commerciali. La compatibilità con Gitea è totale, e i requisiti minimi lo rendono perfetto per VPS o server casalinghi.

Veniamo subito al dunque e facciamolo partire, cosi potremo provarlo con mano!


Setup con Docker


Ci affidiamo a Docker Compose, cosi con un solo file di configurazione abbiamo tutto il necessario.

docker-compose.yaml
services:
  forgejo:
    image: codeberg.org/forgejo/forgejo:latest
    container_name: forgejo
    restart: always
    environment:
      - USER_UID=1000
      - USER_GID=1000
    volumes:
      - ./data:/data
      - /etc/timezone:/etc/timezone:ro
      - /etc/localtime:/etc/localtime:ro
      - ./robots.txt:/data/gitea/public/robots.txt:ro
    expose:
      - "3000"
    networks:
      - forgejo_net

networks:
  forgejo_net:
    driver: bridge

Reverse Proxy


E' possibile usare il web server che preferiamo, come ad esempio traefik, caddy, apache o nginx, in questo articolo vedremo un esempio con quest'ultimo.

Qui una configurazione base con https (via Let's Encrypt, gestito esternamente):

/etc/nginx/sites-available/forgejo.conf

server {
    listen 80;
    server_name git.miodominio.it;

    return 301 https://$host$request_uri;
}

server {
    listen 443 ssl;
    server_name git.miodominio.it;

    ssl_certificate /etc/letsencrypt/live/git.miodominio.it/fullchain.pem;
    ssl_certificate_key /etc/letsencrypt/live/git.miodominio.it/privkey.pem;

    location / {
        proxy_pass http://localhost:3000;
        proxy_set_header Host $host;
        proxy_set_header X-Real-IP $remote_addr;
        proxy_set_header X-Forwarded-For $proxy_add_x_forwarded_for;
        proxy_set_header X-Forwarded-Proto $scheme;
    }
}

Dopo aver creato il file, attivare con:
ln -s /etc/nginx/sites-available/forgejo.conf /etc/nginx/sites-enabled/
nginx -t && systemctl reload nginx

Backup automatico


Il backup rappresenta un step fondamentale del nostro setup, conviene implementarne subito uno all'avvio del servizio, cosi non ce ne dimenticvheremo e terremo i nostri dati al sicuro. Ricordiamoci che qui salveremo il risultato di diverse ore di programmazione, studio e prove!

I nostri dati si trovano nel volume data di cui sopra, quindi sarà sufficiente salvare il docker file e la directory data. Io consiglio di usare #borg ma potete usare il softwsre che preferite, trovo particolarmente utile aggiungere questa nuova directory alle procedure di salvataggio che sicuremante avrete già per tutto il resto. (se non le avete potete anche smettere di leggere questo blog, tornate quando ne avrete implementata una).


Configurazioni iniziali


A questo punto, dopo l'installazione, non ci resta che accedere via web al nostro software e fare le prime configurazioni. È possibile creare utenti, organizzazioni, concedere permessi e creare tutti i repository che si desiderano.

Ciascun progetto può essere impostato ad accesso privatp o pubblico.

In questo modo sarà semplicissimo collaborare in più persone allo stesso progetto, tenendo traccia delle varie modifiche.

Infine è anche possibile importare direttamente altri repository git.

Runner e Action


Forgejo, essendo un fork di Gitea, supporta un sistema di CI/CD integrato chiamato Actions, simile a GitHub Actions, e permette di eseguire job di build o deploy tramite runner personalizzati.

Io stesso ne faccio uso, è uno dei motivi per cui mi sto trovando benissimo con forgejo! Ho varie configurazione a seconda del progetto ospitato, ma essenzialmente queste si occupano di effettuare il “deploy” del codice, cioé copiano a destinazione (server di sviluppo o di produzione a seconda dei casi), il codice modificato, cosi che sia pronto all'uso. In questo modo, grazie alla history di git, sarà sempre possibile tornare indietro, nonché tenere traccia delle modifiche nel tempo.

Come funziona


Le Actions sono definite da file YAML nei repository (.forgejo/workflows/), e possono contenere job con step eseguiti su runner registrati.

I runner sono agent installati su macchine (stessa VPS o remote), che si collegano al server Forgejo e attendono job da eseguire.

Una volta definita la condizione scatenante (es: commit su ramo main, rilascio di una nuova versione, ecc) partirà il worksflow che abbiamo definito, con la possibilità di verificarne lo stato di esecuzione in tempo reale. Infine è anche possibile andare a vedere i log delle esecuzione precedenti.

All'interno di una action si possono usare #secret e #variabili, in modo da poter riusare il codice della action e allo stesso tempo mantenere al sicuro le credenziali.

Setup runner base


Vediamo come creare un nuovo runner, passo passo:

export RUNNER_VERSION=$(curl -X 'GET' https://data.forgejo.org/api/v1/repos/forgejo/runner/releases/latest | jq .name -r | cut -c 2-)
wget -O forgejo-runner https://code.forgejo.org/forgejo/runner/releases/download/v${RUNNER_VERSION}/forgejo-runner-${RUNNER_VERSION}-linux-amd64
chmod +x forgejo-runner
sudo mv forgejo-runner /usr/local/bin/forgejo-runner
sudo useradd -m -s /bin/bash forgejo-runner
sudo usermod -aG docker forgejo-runner

Rechiamoci sull'interfaccia web di Forgejo:Forgejo > Repository > Settings > Actions > Runners > “Generate new token”
sudo -i -u forgejo-runner
forgejo-runner register
Avvio automatico del runner


Io ho usato uno script systemd per l'avvio automatico, ve lo riporto di seguito

sudo echo "
[Unit]
Description=Forgejo Act Runner
After=network.target docker.service
Requires=docker.service

[Service]
User=forgejo-runner
Group=forgejo-runner
ExecStart=/usr/local/bin/forgejo-runner daemon
Restart=always
WorkingDirectory=/home/forgejo-runner

[Install]
WantedBy=multi-user.target" > /etc/systemd/system/forgejo-runner.service

sudo systemctl daemon-reload
sudo systemctl enable forgejo-runner
sudo systemctl start forgejo-runner
systemctl status forgejo-runner

Vantaggi in breve


  • Repository del proprio codice, diviso come si preferisce: singoli progetti, organizzazioni, ecc.
  • Possibilità di creare utenti per collaboratori/amici con controllo sugli accessi/permessi.
  • Automatizzo test, build, deploy senza dipendere da servizi esterni.
  • Nessuna dipendenza da fornitori terzi e nessun limite di spazio, esecuzioni, personalizzazioni.
  • Versionamento del codice, e nel caso di ci/cd garanzia di riproducibilità
  • Pocchissime risorse necessarie lato server
  • Vuoi mettere quanto è figo avere il proprio servizio di versionamento?


Uso quotidiano


Forgejo supporta #git via #ssh, Web UI e #webhooks. Ho configurato alcuni repository con CI locale usando le Actions e i runner integrati. L’interfaccia è leggera e pulita, senza funzionalità inutili.

Conclusioni


Forgejo è una soluzione Git solida, coerente con un approccio decentralizzato. Semplice da gestire, veloce da installare, e adatta anche per chi – come me – preferisce sapere dove stanno i propri dati. Per ora lo utilizzo solo per progetti personali, ma potrei iniziare a usarlo anche per collaborazioni future.

Non vi resta che provarlo, fatemi sapere le vostre impressioni con un commento nel #fediverso su questo articolo.

#git #forgejo #action #code #programmi #cicd #gitea #runner #selfhosting #selfhost #nocloud

Seguimi su mastodon: @magostinelli@mastodon.uno

Articolo pubblicato con licenza CC BY-NC-SA




sto facendo un elenco di social che ho in uso. sono molti perché a una strategia verticale (da wannabe influencer) preferisco una prassi orizzontale (da militante di fatto).

ecco la lista (che si può trovare ampliata su linktr.ee/differx): poliverso.org/display/0477a01e…

#social #differx #slowforward


noblogo.org/differx/sto-facend…


sto facendo un elenco di social che ho in uso. sono molti perché a una strategia verticale (da wannabe influencer) preferisco una prassi orizzontale (da militante di fatto).

ecco la lista (che si può trovare ampliata su linktr.ee/differx):

slowforward.net è su t.me/slowforward

io sono preferibilmente su
mastodon.uno/@differx
differx.tumblr.com
differx.bsky.social

un diario è tinyurl.com/differxx

su friendica sono qui: poliverso.org/profile/differx

comunicazioni:
telegram, signal, whatsapp

media generalisti (assai assai meno amati ma al momento ancora usati):
instagram.com/marco.giovenale
https://www.facebook.com/differx
youtube.com/@marco.giovenale
youtube.com/@slowforward
x.com/marcogiovenale
threads.com/@marco.giovenale

a siti e blog dedicherò altro spazio.




Quando l'arte incontra l'arte


L’Arte è la massima espressione dell’intelletto e della creatività umana: riesce a trasmettere concetti e sensazioni universali, pur essendo profondamente segnata dall’unicità individuale dell’artista. Esalta l’anima dell’artefice tanto quanto quella del fruitore, amplificando la propria qualità ed eccezionalità in modo significativo. Il concetto artistico è spesso nobilitato dal proprio tormento e sofferenza, che ne costituiscono l’autenticità più profonda, manifestata come pura emozione. Dolore e passione sono le fonti d’ispirazione più comuni, sebbene ogni artista le declini in modo personale, irripetibile, a volte contraddittorio.Tutto ciò che abbiamo ereditato nei secoli e nei millenni ha radici profonde, radici umane che, nonostante il tempo sia smisurato, saranno sempre valide ed attuali. Si tratta di condizioni scolpite nell’animo di ognuno di noi, portate alla luce da chi crea, da chi compone.

Nella maggior parte dei casi, il primo passo verso la realizzazione di un’opera degna di essere ricordata è proprio il liberarsi di quello stato d’animo controverso e incoerente che spaventa e intimorisce. Per chiarire il concetto, l’artista, è forse l’unica privilegiata persona che Pirandello non avrebbe ricoperto di maschere inutili, ridicole e ipocrite. Una volta liberato, l’artista deve unire alla propria anima, debole e indifesa, la bellezza artistica, l’unicità dell’eccellenza espressiva, creando un connubio eccezionale, comprensibile solo da chi si impegna davvero per coglierlo. Solo così nasce qualcosa di eterno e profondo, personale tanto quanto universale, affascinante e indimenticabile.

L’Artista non deve limitarsi a eseguire, studiare o copiare. Il suo compito più nobile, singolare e importante è cercare la chiave che risolva tutti i quesiti senza risposta, pur non possedendo né la chiave né le risposte, ispirandosi a ciò che è inspiegabile e irrisolvibile, valorizzando l’essenza dell’anima umana, che persiste nella ricerca e non nel traguardo.

Paul Gauguin la cercò, e lo dimostrò nella celebre opera “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. L’Artista sa che potrebbe non essere mai compreso, o esserlo troppo tardi. Sa che forse nemmeno lui riuscirà mai a comprendersi appieno. Ma è proprio l’impegno verso l’indagine emotiva, ideale, utopica o politica a rendere l’opera unica.

Il soggetto preso in considerazione, sia esso l’opera o il suo autore, diventa degno di essere condiviso, vantandosi quindi di essere fonte di ispirazione per chi vuole soffermarsi davvero, e non limitarsi a osservare superficialmente ciò che è esposto. Da quel momento ipotetico, l’Arte diventa eterna.

Secondo alcuni, l’Arte esiste prima ancora di essere ideata: l’Artista deve solo scoprire il canale giusto per farla nascere e vivere, strumentalizzando i propri sentimenti e le proprie emozioni, per poi indirizzarli al soggetto, quasi sempre ispirato da ciò che l’Artista conosce meglio di ogni altra cosa: se stesso.

Così Michelangelo Buonarroti, influenzato dalla filosofia neoplatonica, sosteneva che l’anima della scultura esistesse già nel blocco di marmo: lo scultore si limitava al nobile compito di liberarla, per darle vita e renderla eterna. Questo è il concetto di forma nel contenuto.

L’Arte sopravvive a tutto: millenni infiniti, interminabili guerre, catastrofi, malattie, regimi e ignoranza. È lo specchio di ogni società, il riflesso di ogni passaggio storico, umano ed artificiale. Racchiude in sé la complessità dell’essere universale e le sue peculiarità, abbattendo le barriere dello spazio e del tempo, ovunque ci si trovi nel mondo. Cessa di esistere solo per il singolo individuo, sorpassandolo concettualmente.

Ogni capolavoro diventa un simbolo. Ogni simbolo, nel tempo, diventa più di ciò che era al momento della creazione. Ma senza una folla di seguaci appassionati che crede in ciò che vede e sente, il simbolo perde valore, perde significato.

L’Arte odierna, che a mio avviso si limita a sopravvivere nella nostra contemporaneità, è una strumentalizzazione ignorante ed egoista di ciò che un tempo era eterno e universale, capace di nobilitare l’animo umano. Spesso è diventata solo un mezzo che permette di soddisfare desideri di denaro e notorietà, arricchendosi e costruendo una fama effimera. Un effetto collaterale ancor più dannoso si riflette sulla massa: il cattivo gusto si diffonde, rincoglionendo le menti e canalizzandole verso l’apparenza e l’abitudine, privandole della profondità e condannandole a una pigrizia artistica e a una curiosità misera per ciò che è diverso e sconosciuto. La mancanza di un’estetica collettiva è pericolosa quanto l’ignoranza e la cattiveria.

Prendendo atto di questo, ho coniato (in modo scherzoso, ma non troppo) un termine che accomuni questi pseudo-artisti e imprenditori del vuoto, distinguendoli dai veri geni creativi del passato e raramente del presente: “ARTESISMO”. Il significato è molto semplice, gli Artesisti sono tutti quegli pseudo-imprenditori conformisti che, per emanciparsi e arricchirsi, sfruttano l’Arte come mezzo, per poi minimizzarla non appena hanno ottenuto la notorietà.

Oggi la vera cultura è derisa, sminuita, il valore concettuale e artistico è stato sostituito dal banale, dal facile, dal veloce. La merda è spacciata per oro, l’oro ha perso il suo significato. L’Arte è diventata aperta a tutti. Tutti possono definirsi artisti, ma la maggior parte ha come unica legittimità solo la personale convinzione di esserlo.

Il ruolo del pensatore, in un’epoca superficiale, fittizia e frenetica come la nostra, dovrebbe essere ancora più valorizzato: per riuscire a far collimare l’individuo con il pensiero personale e collettivo, facendo da legante tra il bello e il pragmatico. Il suo grande obiettivo: confermare l’estetica passata e superata, creando le basi per un’estetica futura valida e competitiva. Musica, Pittura, Scultura, Letteratura e Filosofia creano, in ogni contesto storico, una rete culturale illimitata, nei contenuti e nella loro immortalità, percepita solo da chi si eleva al di sopra della mediocrità collettiva.

L’Arte, come il buon gusto, si comprende soprattutto attraverso l’abitudine al bello e la riflessione sulle emozioni che esalta, questo è il motivo per il quale l’Estetica di Kant, che un tempo si riteneva innata e universale, è oggi messa in grave pericolo da un’epoca opportunista e povera di valori umani.

Se oggi riuscissimo a coltivare questo vacillante, delicato ed indispensabile aspetto, potremmo ancora sperare nella nascita di qualcosa di valido e capace di durare nel tempo. Ma se l’Arte continuerà a essere sostituita da Artesismi e Artesisti, per questioni di vendibilità e profitto, non sapremo più riconoscere e comprendere l’importanza del passato. Perderemo la capacità di comprendere il motivo per cui tanti appassionati vivono con nostalgia il ricordo tangibile di epoche perdute, da preservare e da tramandare di generazione in generazione.

Questo possibile scenario futuro, lo identifico senza alcuna ironia come “morte dell’anima”. La morte dell’anima umana, scambiata per qualcos’altro.


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Mumford & Sons – Babel (2012)


immagine

Ormai sono acclamati come rock star, ma guardateli in copertina: più facile scambiarli per impiegati in relax dopolavoristico. O in un gruppo di buskers di classe media, con le custodie degli strumenti appoggiate per strada. Il verdetto di “Babel”, secondo album dei lanciatissimi Mumford & Sons , è più che confortante. Se non la fantasia, i quattro ragazzi di West London hanno portato al potere passione, semplicità, una ventata di freschezza e di irresistibile comunicativa... rockol.it/recensioni-musicali/…


Ascolta: album.link/i/1440810431



noblogo.org/available/mumford-…


Mumford & Sons – Babel (2012)


immagine

Ormai sono acclamati come rock star, ma guardateli in copertina: più facile scambiarli per impiegati in relax dopolavoristico. O in un gruppo di buskers di classe media, con le custodie degli strumenti appoggiate per strada. Il verdetto di “Babel”, secondo album dei lanciatissimi Mumford & Sons , è più che confortante. Se non la fantasia, i quattro ragazzi di West London hanno portato al potere passione, semplicità, una ventata di freschezza e di irresistibile comunicativa... rockol.it/recensioni-musicali/…


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PROVERBI - Capitolo 9


Il contrasto tra sapienza e stoltezza1La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne.2Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola.3Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città:4“Chi è inesperto venga qui!”. A chi è privo di senno ella dice:5“Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato.6Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza”.

7Chi corregge lo spavaldo ne riceve disprezzo e chi riprende il malvagio ne riceve oltraggio.8Non rimproverare lo spavaldo per non farti odiare; rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato.9Da' consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere.10Principio della sapienza è il timore del Signore, e conoscere il Santo è intelligenza.11Per mezzo mio si moltiplicheranno i tuoi giorni, ti saranno aumentati gli anni di vita.12Se sei sapiente, lo sei a tuo vantaggio, se sei spavaldo, tu solo ne porterai la pena.

13Donna follia è irrequieta, sciocca e ignorante.14Sta seduta alla porta di casa, su un trono, in un luogo alto della città,15per invitare i passanti che vanno diritti per la loro strada:16“Chi è inesperto venga qui!”. E a chi è privo di senno ella dice:17“Le acque furtive sono dolci, il pane preso di nascosto è gustoso”.18Egli non si accorge che là ci sono le ombre e i suoi invitati scendono nel profondo del regno dei morti.

_________________Note

9,10 il Santo: il Signore.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Pr 9,1-18. Tre sezioni di sei versetti ciascuna costituiscono l'intero capitolo. Notevole la corrispondenza antitetica tra la prima (vv. 1-6) e la terza (vv. 13-18): due personaggi femminili presentati in parallelo, a conclusione di questa prima parte del libro che ha costantemente insistito sulla scelta tra la sapienza, datrice di vita, e la «straniera», insidia mortale al giovane discepolo. La seconda sezione (vv. 7-12) si concentra invece sui destinatari dell'istruzione sapienziale, contrapponendo il beffardo/insolente (vv. 7-8a) al saggio (vv. 7b-9). Incontriamo inoltre al v. 10 la ripresa del detto programmatico di Pr 1,7.

vv.1-6. Per la relazione casa-sapienza, cfr. 14,1; 24,3. La descrizione della casa può indicare sia un'abitazione concreta, probabilmente una casa padronale sorretta da sette pilastri (cifra perfetta), e in questo caso la sapienza è una ricca signora (o regina, cfr. Ester) che apre ai suoi ospiti il suo palazzo, con tutte le delizie che ella sa predisporre; si potrebbe però vedervi un simbolismo in atto, anche se gli interpreti non concordano sul referente: si tratterebbe del tempio costruito dalla sapienza, sul modello dei miti antichi (in particolare quelli di Ugarit), o della scuola della sapienza, oppure (con migliore probabilità) delle sette collezioni di proverbi contenute in 10,1-31,9. Fondamentale è tuttavia sottolineare la dimensione conviviale e festosa che qui assume il rapporto con la sapienza: l'adesione a lei si realizza come risposta a un invito, non a un comando o a una minaccia; è una proposta che interpella la persona e che richiede la sua libera adesione. La sapienza invia delle ancelle: forse i saggi, che si fanno banditori del suo invito e a cui il giovane deve prestare attenzione. Il cibo della sapienza assume un valore simbolico: si tratta dell'insegnamento sapienziale che va assimilato pienamente (cfr. Ez 3; Sir 24,18-20) e che prefigura il cibo definitivo che Dio donerà all'umanità (cfr. Gv 6).

vv. 13-18. L'immagine di «donna follia» è antitetica a quella della sapienza nei vv. 1-6 é completa la descrizione del pendant della sapienza che ha accompagnato tutto l'arco di Pr 1-9. Anche questa donna possiede una casa, ma essa non se ne cura, perché passa il suo tempo all'esterno, “sviare” i passanti dal loro cammino: l'immagine della seduzione si accompagna qui con la descrizione di un apparato attraente e riprendendo il motivo della strada. Con le stesse parole usate dalla sapienza (cfr. v. 16 con v. 4), anche «donna follia» formula un invito e presenta il suo cibo: non si tratta però di un convito festivo, ma di un'esperienza appartata ed estraniante, benché momentaneamente appagante (v. 17). All'immagine seducente dell'apparato esteriore corrisponde però (cfr. 7, 21-23) un esito esattamente opposto a quello di chi accoglie l'invito della sapienza: non più la vita (v. 6), ma il regno dei morti (v. 18). La raccolta non poteva concludersi in modo più efficace: due proposte di senso (due donne), due strade, due esiti. Se il discepolo (l'«inesperto») ha finalmente compreso, è pronto ad ascoltare e assimilare gli insegnamenti dei saggi, come proposta di senso, come strada da percorrere, come mezzo per riuscire nella vita.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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✍️ È una domenica di Luglio, pensieri, attese, conferme, speranze, illusioni e delusioni! Vorrei scrivere, raccontare, ma poi come adesso, le parole ci sono, ma arrivano e scappano via, i pensieri corrono veloci, confusi e a volte strani! Il tempo passa, scorre, vedo e
catturo albe, tramonti, la mia luna, ne faccio immagini mie, riempio memoria, cuore, e quella voglia di fermare o rallentare il tempo, il mio tempo.. Aspetto conferme, speranze, parole che appaiono lontano, ma che darebbero pace ai miei pensieri e un po' di respiro al mio cuore! Così aspetto, lascio che questo tempo passi e quel giorno tanto atteso, quando arriverà, sarà uguale ad altri, diverso, ma forse nuovo, sarà un nuovo inizio comunque, nel bene, nel male, in una nuova attesa o percorso! In questo tempo di attesa, devo essere io a rallentare, ad isolare pensieri, a colmare vuoti, assenze, ma soprattutto devo ascoltare me stessa, la mia voce, il mio cuore, le mie ferite e pensare che quella cicatrice, rappresenta e mi rappresenta e sarà sempre un punto di partenza, una rinascita e forza, per continuare ad affrontare ogni giorno paure, dubbi, fragilità, che questa lotta al mio piccolo, grande ospite, ha lasciato! Così rallento, metto in pausa quella me, che nonostante tutto cerca conforto, presenza e normalità e aspetto di ritrovarmi, di ritrovare quella serenità, quella normalità, che spesso, volutamente, metto in pausa, per inseguire, cercare, chi forse, in questo momento non crede, in me, in noi.. Aspetto e osservando la luna, mi concedo un respiro diverso, silenzioso, lascio che il cinguettio si diffonda tra i miei pensieri e che il vento li porti via lontano, lontano...


noblogo.org/bymarty/e-una-dome…



[stime]un crack dentro] al consorzio alimentare oppure punto di sella recapito dell'orologio] di plastica ortopedica ecoplettica eccone] un altro eccone dove arriva dove non[ arrivano manipoli spola spinatissima [lo scappamento silenziato se arrivano se] capita da [un recap manca oppure mancano dove un altro dove altri] dopo loro propongono ma una volta o [questa le prove a distanza


noblogo.org/lucazanini/stime-z…



Pensieri su una partita a Mage: The Awakening


Io e il Mondo di Tenebra


Per essere un nerdacchione zillenial, sono un po' atipico: giocare di ruolo al tavolo e dal vivo mi piace tantissimo, ma il mio imprinting ludico è stato praticamente subito con quelli che io chiamo i “GDR d'essai per zecche finocchie”, partendo da Dungeon World e poi escalando sempre più verso Trollbabe, Archipelago, e i LARP di gangster inetti che dissanguano in macchina o di famiglie che esplodono per i non-detti. Rispetto alla media ho giocato poco a Dungeons & Dragons (spizzichi e bocconi di 3.5 e di 5), ma ancora meno al Mondo di Tenebra: un'unica partita atroce a Vampire: The Masquerade quando avevo 18 anni, ovviamente storpiato in un Grand Theft Auto: Vampire City nel quale una banda di ganster vampiri compivano atti di vandalismo aleatorio grazie ai POTERI MAGGGICI. Era da almeno 10 anni, però, che volevo rifarmi la bocca con i miei amici di buon gusto presibbene o con Vampire e Werewolf, o con Mage e Demon, ma alla fin fine la nuova occasione è arrivata adesso, grazie a un diverso amico di buon gusto (molto più recente!) che mi ha proposto una sua hack di Mage: The Awakening.

Logo di *Mage: The Awakening*

Giocare a meccaniche coperte


Non intendo parlare troppo della regole “parametriche”, perché il mio amico (persona dai molti nomi, io fra i vari uso Shaggy) ha fatto un lavoro egregio di sfrondamento e razionalizzazione delle meccaniche, ed è giusto che lo commenti lui un domani. Mi sento solo di esporre che ha ottimizzato la struttura del Nuovo Mondo di Tenebra prendendo spunto dal filone di design che da The Pool ha prodotto direttamente The Shadow of Yesterday e Fate, è deviato indirettamente sui Powered by the Apocalypse e si è ricongiunto a sé stesso nei Forged in the Dark. In sostanza, risoluzione a obiettivi, sistema misto di statistiche fisse e tratti, risorse spendibili per intervenire sull'alea e ricaricabili tramite impiego di spunti narrativi; tutto liscio come l'olio. Ciò che mi ha affascinato, è che Shaggy ci tiene molto a coltivare la dimensione di “orrore personale” che dovrebbe rappresentare il cuore dell'esperienza Mondo di Tenebra, pertanto abbiamo giocato in modalità 1-a-1 e, soprattutto, a informazioni coperte: io ho iniziato il gioco creando unicamente il lato umano del mio personaggio, il comune mortale immerso in una vita mondana, e la partita introduttiva si è imperniata sul Risveglio delle facoltà magiche del protagonista (l'awakening del titolo), andando così a costituire sia un tutorial graduale delle regole sia, nella diegesi, l'esposizione del personaggio principale a un mistero numinoso e perturbante, mistero che è tale anche per me giocatore, che non conosco la cosmologia e metafisica alla base di questo mondo immaginario. Come Shaggy mi ha candidamente esplicitato, questa modalità ha senso solo alla primissima partita a Mage di una persona, perché poi la discrasia di informazioni note fra personaggio fittizio e giocatore reale la renderebbe una noia mortale senza alcun pathos, ma per parte mia l'essere un'esperienza una tantum non la rende meno degna del mio tempo; anzi, penso si tratti del primo caso in cui mi sto godendo un GDR “tradizionale” a informazioni così cospicuamente asimmetriche, perché la diegesi in cui stiamo giocando e la sua parametrizzazione si prestano molto bene allo scopo. È stato emozionante aggiungere di botto alla mia scheda personaggio le prime statistiche magiche, non sapere ancora come funzionino, e farci i primissimi esperimenti per raccapezzarmi: empatia a mille con lo sbigottimento e la curiosità del mio buon protagonista, e piena percezione del senso di ascesi gnostica che Shaggy mi ha pronosticato.

Qualche considerazione più ampia


Innanzitutto, dopo tre anni che gioco a LARP monosessione, sono abituatissimo alle schede di personaggio modulari in cui le varie parti si sbloccano col progredire della partita e forniscono nuove informazioni da portare in scena, giocando anche sulla discrasia fra ciò che io giocatore so, come decido che il mio personaggio lo vive, e cosa e come farò agire al personaggio. È però la prima volta che vedo questa dinamica applicata a un GDR cartaceo, e l'ho trovata così piacevole che spero qualche designer ci abbia pensato prima di Shaggy, auspicabilmente congegnando dei meccanismi di “temporizzazione” per cui lo sblocco delle nuove meccaniche sia drammaturgicamente sensato, e non totalmente arbitrario a discrezione del Narratore (del resto i buchi regolistici di discrezionalità, notoriamente, sono il fattore più frequente di instabilità nei giochi con Game Master). Così su due piedi non saprei certo pensare a esperienze ludiche in cui questa dinamica risulti automaticamente adatta, però non dubito che ne esistano, e di sicuro mi incuriosirebbe esperirne e metterle a confronto. In secondo luogo, mi ha parecchio sorpreso che sotto due diverse prospettive questa partita si ricolleghi a riflessioni sulla natura del GDR (o meglio, delle correnti interne al medium GDR) che ho letto di gusto di recente sul blog Taskerland scoperto grazie a quella benedizione che è Mastodon:

  • Questo articolo tratta di come i GDR, per ovvie ragioni storiche, siano quasi intrinsecamente radicati nell'immaginario delle narrative di genere, e questo rappresenti una soglia d'ingresso in più. La cosa mi tocca, perché nel comporre il mio personaggio di Mage ho cercato deliberatamente di mettere assieme un individuo lontano da me, terribilmente “Italiano medio”, quindi del tutto impreparato a livello di cultura pregressa ed immaginario ad esperire il sovrannaturale, laddove io ho come mio interesse assorbente la storia delle religioni e dell'occultismo. Lo sforzo deliberato di recitare una persona normale schiaffata in un contesto fantastico, e di farla agire senza sistematizzare il sovrannaturale in paradigmi di senso pregressi, è un esercizio stimolante.
  • A cavallo fra questo e quest'altro articolo, si tratteggia un gusto per il GDR caratteristico dell'Europa francofona alla fine del secolo scorso: il Jeux d'Ambience in cui i personaggi sono figure verisimili connotate essenzialmente dalla propria professione e status sociale, vengono posti davanti a una comunità (anche in senso lato) attraversata da tensioni, faide, complicazioni e quant'altro, e i giocatori devono fare interfacciare i personaggi con tale comunità anche nelle minuzie della vita quotiiana, tendenzialmente partecipando a un conflitto centrale di tipo giallistico. Una modalità ludica esemplata da Call of Cthulhu, non da un D&D allora irreperibile in Francia, e quindi ben antecedente l'esperienza ludica ricercata dal Mondo di Tenebra, ma ad essa accomunato da due fattori:
    • L'abitudine di nascondere ai giocatori tutte le regole di parametrizzazione, demandate unicamente al narratore, per introiettarli a giocare in modalità freeform. Che è diverso dall'emersione organica dei sistemi di regole, e secondo me meno interessante, ma presenta un'affinità concettuale di fondo.
    • La prospettiva narratologica da “romanzo borghese” in cui i personaggi giocati non sono eroi di romanzo d'avventura, più o meno fantastici e più o meno orientati alla sublimazione di fantasie di potere fanciullesche (dal pistolero spaziale al mago signore degli elementi), bensì figure umane realistiche e radicate nelle proprie comunità, che con i propri mezzi mondani affrontano (e neanche sempre) una minaccia latente paranormale. E se questa minaccia da esterna diventa interna, ecco emergere l'intimo orrore promesso dai giochi del Mondo di Tenebra.



Conclusioni per oggi


Voglio andare da qualche parte, con questi miei pensieri? Nah, solo renderli pubblici e sollevare riflessioni e domande a chi legge, come ho promesso nella dichiarazione d'intenti del blog. Forse ne terrò conto per i miei (pochi) progettini di design nel cassetto, forse orienterà le mie prossime partite alle convention, forse resteranno elucubrazioni per il piacere di farle. So solo che spero che Shaggy abbia presto disponibilità per continuare la partita, perché ho concluso stipulando il primo accordo magico del mio Mago con un essere spiritico. E voglio vedere cosa posso farne.


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[stime] -des paroles

formati da enne pezzi il frigorifero nel 57 la geopolitica dispone [della cucina economica la famiglia] nucleare predispone fa] del carbone intossicando meno del 6 percento degli aventi diritto la] mobilità sociale una] grande festa gli urlatori nei jukebox ogni cento [abitanti l'altoforno tutto [dentro il trasporto [su gomma [partiti


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Quando il Tempo Non Chiama


Non cercare l’amico per uccidere il tempo… già. Come se il tempo fosse lì, appeso come un cappotto vecchio nell’ingresso, pronto da prendere a calci. Ma che ne sanno, loro. Che ne sanno del tempo che non si uccide ma ti scuoia piano, giorno dopo giorno. E l’amico? L’amico è sempre troppo tardi o troppo preso o troppo ubriaco di sé stesso per accorgersi che tu non volevi parole, volevi solo che qualcuno restasse zitto con te. Un tempo da vivere, dice. Ma vivere come? Come quei pomeriggi di pioggia grigia che scendono come una condanna, con le luci al neon che sfrigolano e tu che pensi: “È tutto qui?”

Ho avuto amici, certo. Ne ho avuti troppi, e tutti sono passati come stazioni secondarie in un treno che va da nessuna parte. Parlavano di progetti, di sogni, di vacanze a settembre, ma alla fine si cercavano solo per dimenticare di essere soli. Per anestetizzare la noia. L’amico come cerotto, come bicchiere mezzo pieno solo quando fa comodo. E io? Io ho smesso di cercare. Non per disprezzo. Per stanchezza.

Il tempo da vivere. Magari c’era, una volta. Quando bastava una chitarra scordata e due birre calde per credere che saremmo cambiati, che avremmo fatto la rivoluzione, che saremmo diventati qualcosa di più di quello che ci avevano detto di essere. Ma poi è arrivata la routine, la sveglia, le bollette, la pelle che si arrende e le frasi fatte. Il tempo si è fatto stretto, e vivere è diventato un lavoro a tempo pieno.

Ora lo so. Lo vedi negli occhi di chi ha capito che ha avuto le sue patatine — had his chips, come dicono gli inglesi — e ora aspetta solo che il piatto venga portato via. Non amaro, no. Ma lucido. Stanco e lucido. Eppure, forse, anche questo è un modo per vivere il tempo: sapere che non lo stai uccidendo. Solo lasciandolo andare, come si lascia andare un amico che non arriva mai.


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PROVERBI - Capitolo 8


La sapienza esorta gli uomini e i governanti ad ascoltarla1La sapienza forse non chiama e l'intelligenza non fa udire la sua voce?2In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade si apposta,3presso le porte, all'ingresso della città, sulle soglie degli usci essa grida:4“A voi, uomini, io mi rivolgo, ai figli dell'uomo è diretta la mia voce.5Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati.6Ascoltate, perché dirò cose rilevanti, dalle mie labbra usciranno sentenze giuste,7perché la mia bocca proclama la verità e l'empietà è orrore per le mie labbra.8Tutte le parole della mia bocca sono giuste, niente in esse è tortuoso o perverso;9sono tutte chiare per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza.10Accettate la mia istruzione e non l'argento, la scienza anziché l'oro fino,11perché la sapienza vale più delle perle e quanto si può desiderare non l'eguaglia.12Io, la sapienza, abito con la prudenza e possiedo scienza e riflessione.13Temere il Signore è odiare il male: io detesto la superbia e l'arroganza, la cattiva condotta e la bocca perversa.14A me appartengono consiglio e successo, mia è l'intelligenza, mia è la potenza.15Per mezzo mio regnano i re e i prìncipi promulgano giusti decreti;16per mezzo mio i capi comandano e i grandi governano con giustizia.17Io amo coloro che mi amano, e quelli che mi cercano mi trovano.18Ricchezza e onore sono con me, sicuro benessere e giustizia.19Il mio frutto è migliore dell'oro più fino, il mio prodotto è migliore dell'argento pregiato.20Sulla via della giustizia io cammino e per i sentieri dell'equità,21per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro tesori.

La sapienza ha origine in Dio e opera nel creato22Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine.23Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra.24Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;25prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata,26quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo.27Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso,28quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso,29quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra,30io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante,31giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.

Beato chi ascolta la sapienza32Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie!33Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela!34Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire gli stipiti della mia soglia.35Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore;36ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte”.

_________________Note

8,22-31 La sapienza viene personificata e presentata come prima creatura di Dio. Attraverso di lei il disegno di Dio creatore ha trovato piena realizzazione e gli uomini, nel seguirla, trovano la pienezza della vita. Questa riflessione è presente anche in altri testi biblici (Sap 7,22-8,1; Sir 24; Bar 3,9-4,4) e culmina nella persona di Gesù, Sapienza e Verbo di Dio (Gv 1,1-5; 1Cor 1,18-31; Col 1,15-17).

8,30 artefice: traduce l’ebraico amon, che può significare anche “giovane” o “bambino”; con questo significato sembra esprimere la gioia della sapienza personificata che, come un giovane o un fanciullo, si muove nel creato danzando (come lasciano intendere i vv. 30-31).

8,36 chi pecca contro di me: “peccare” va inteso qui nel senso di “fallire”, “non raggiungere una meta”; chi non raggiunge la sapienza è un fallito che danneggia se stesso.

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Approfondimenti


Pr 8,1-36. Il capitolo forma nel suo insieme una composizione unitaria e ben strutturata e presenta un lungo discorso della sapienza. A un'introduzione narrativa (vv. 1-3; cfr. 1,20-21), segue il discorso che si divide in quattro parti, chiaramente delimitate già nei loro incipit: vv. 4-11 «A voi, uomini»; vv. 12-21 «Io, Sapienza»; vv. 22-31 «JHWH»; vv. 32-36 «E ora».

vv. 1-3. Anche qui, come in Pr 1,20-33, la sapienza parla in pubblico, a un uditorio non selezionato.

vv. 4-11. Risalta la relazione “io-voi”. La sapienza si rivolge a tutti, ma non esalta le loro qualità, anzi li definisce inesperti e sciocchi. Non presenta le sue credenziali, ma la qualità del suo dire: cose importanti e rette (v. 6). Si tratta di fedeltà, verità e giustizia che essa contrappone alla iniquità e alla falsità. Per questo invita ad ascoltare.

vv. 12-21. Ora la sapienza descrive se stessa, mostrando il frutto e lo scopo della sua opera: emerge in particolare che essa è una consigliera giudiziosa e moralmente integra (specialmente di coloro che rivestono cariche pubbliche). Si noti nei vv. 12.14 l'accumulo di vocaboli sapienziali (per questa serie cfr. Is 11,2, applicata al «figlio di Iesse», e Gb 12,13-16, applicata a Dio). I vv. 17-21 sono quasi una «benedizione della sapienza»: chi ama la sapienza potrà condividere le sue ricchezze, e ciò non vale solo per i potenti (vv. 15-16), ma certamente anche per i piccoli e i poveri, dato che il suo agire è conforme al diritto e alla giustizia (vv. 20-21).

vv. 22-31. Questa parte si stacca da quanto precede, non a livello tematico, bensì a livello di “motivazione” Nel c. 8 infatti la sapienza manifesta ed espone le qualità e gli attributi che giustificano la sequela di lei e l'adesione al suo insegnamento da parte degli uomini e i vv. 22-31 si inseriscono in questa composizione come una ancor più decisiva motivazione: con un linguaggio affine a quello dei miti delle origini, con immagini e motivi presi dalle cosmogonie, il brano intende anzitutto manifestare la priorità della sapienza rispetto al creato (vv. 22-26); illustra inoltre la posizione della sapienza accanto a JHWH durante l'organizzazione del cosmo (vv. 27-30a), e conclude alludendo al legame tra essa e gli uomini/mondo, quindi al suo posto nel creato, manifestando la stessa attitudine positiva di Gn 1 nei confronti dell'operare divino (vv. 30b-31). La presentazione della sapienza qui contenuta apparenta questo testo ad altri analoghi ricorrenti nei testi sapienziali (cfr. Gb 28; Bar 3,9-4,4; Sir 1,1-9; 24; Sap 6-9), benché ciascuno abbia una sua specificità: in Prv 8 (e in genere in tutta la raccolta dei cc. 1-9) la sapienza assume chiaramente i tratti di una persona, le cui caratteristiche si delineano successivamente.

vv. 22-26. La sapienza è possesso di Dio (v. 22) che precede ogni opera creata: si noti l'insistenza sul «prima» (vv. 22b.25) e sul «non ancora» (v. 24.26). Essa è «l'inizio dell'attività» di Dio (v. 22), cioè la primizia, la prima opera realizzata da Dio e quindi occupa nel nostro testo il posto che Gn 1,3 assegna alla luce: dopo il suo nascere comincia il “fare” di Dio. Il posto qui occupato dalla sapienza sarà attribuito a Cristo nel NT, quale «primogenito di ogni creatura» (Col 1,15) e «principio della creazione di Dio» (Ap 3,14). I vocaboli applicati alla genesi della sapienza nel TM orientano verso un'immagine della sapienza intesa come “persona”: acquisita/posseduta (v. 22; cfr. Gn 4,1; Sal 139,13), formata (v. 23; cfr. Sal 139,13), generata (vv. 24-25).

vv. 27-31. Dall'insistenza sulla precedenza (vv. 22-26) si passa alla contemporaneità: ora JHWH è all'opera e accanto a lui (vv. 27.30a) sta la sapienza. Chi sia la sapienza e quale ruolo essa svolga nella creazione è oggetto di controversia, soprattutto in relazione al v. 30a, dove BC traduce il vocabolo ebraico ’mwn con «artefice» e ciò implica l'attribuzione di un ruolo attivo alla sapienza nel processo creativo. Due fattori, oltre a quello lessicografico, sono determinanti per una corretta discussione sul vocabolo: la definizione del contesto in cui è inserito e la storia dell'interpretazione di ’mwn. Quanto al contesto, è indispensabile tener presente che fino a questo punto nel discorso non è stato attribuito alcun ruolo attivo alla sapienza all'interno del processo creativo. Il ruolo che le è attribuito è invece determinato dalla descrizione che segue nei vv. 30b-31, in cui essa per la prima volta è soggetto di un verbo di azione. L'azione descritta in questi vv. è espressa dal verbo śḥq e ha lo scopo di divertire, allietare, cioè un esibirsi per il gioioso intrattenimento di qualcuno (cfr. Gdc 16,25; 2Sam 2,14; 6,5.22; 1Cr 13,9; 15,29). L'immagine veicolata potrebbe perciò essere quella di una danza sul cosmo per la gioia del creatore (ben espressa con l'immagine della fanciulla «prediletta», indicata dalla versione di Aquila), testimoniando perciò che a fondamento del creato non sta un grande affanno o una cieca casualità, ma un'armonia cosmica garantita dalla danza della sapienza su di esso, che ne determina la bellezza/bontà già riconosciuta in Gn 1. Ciò si integra con una possibile interpretazione del vocabolo ’mwn come «saggio consigliere di corte», alla luce della parentela con l'accadico ummânu (un titolo attribuito inizialmente ai sette saggi antidiluviani, ma nei testi più recenti applicato agli ufficiali di corte): questa proposta di traduzione corrisponde senza difficoltà all'interpretazione dei verbi che descrivono l'origine della sapienza come quella di un essere personale, e inoltre l'immagine della sapienza «confidente, consigliera» del creatore ben si attaglia alla funzione dei vv. 22-31 indicata all'inizio, evitando altresì di intendere la sapienza come una sorta di «demiurgo» (come potrebbe invece prospettare la traduzione con «artigiano») che non trova appoggio nel testo. Il mondo in cui l'uomo vive è lo spazio in cui la sapienza si diletta, l'umanità i suoi compagni di gioco. Tra il creatore e la sua creatura sta la sapienza: la sua vicinanza con Dio ha orientato JHWH a realizzare quest'opera deliziosa e ora la stessa sapienza è colei che guida l'uomo a inserirsi armoniosamente nel creato.

vv. 32-36. La conclusione del discorso rappresenta un ritorno all'esortazione, già incontrata nei vv. 4-11 (relazione “io-voi”). Martellante l'insistenza sull'ascolto (vv. 32.33.34), che inserisce l'uomo nella benedizione della sapienza, da cui deriva la vita, cioè la riuscita nella vita (non la vita eterna, non contemplata nel libro), un dono parallelo al «favore di JHWH» (v. 35): non solo una riuscita dal punto di vista umano, ma anche un incontro più profondo con Dio. Di nuovo la sapienza collega l'uomo a Dio.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Mark Lanegan Band - Blues Funeral (2012)


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“Passano gli anni, ma otto son lunghi...” cantava il molleggiato. Tanti ne sono passati da “Bubblegum”, ultimo lavoro a firma di Mark Lanegan, e tanti ne ha passati il nostro tra collaborazioni con gli amici QOTSA, duetti con la dolce Isobel Campbell, side projects con l'amico Greg Dulli (Gutter Twins e Twilight Singers) o “prestazioni di servizio” per altri, dando adito a tutta una serie di critiche e frecciatine sulla sua poca ispirazione o sul suo continuo prestarsi come fosse diventato ormai solo un buon gregario... ondarock.it/recensioni/2012_la…


Ascolta: album.link/i/483136233



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Mark Lanegan Band - Blues Funeral (2012)


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“Passano gli anni, ma otto son lunghi...” cantava il molleggiato. Tanti ne sono passati da “Bubblegum”, ultimo lavoro a firma di Mark Lanegan, e tanti ne ha passati il nostro tra collaborazioni con gli amici QOTSA, duetti con la dolce Isobel Campbell, side projects con l'amico Greg Dulli (Gutter Twins e Twilight Singers) o “prestazioni di servizio” per altri, dando adito a tutta una serie di critiche e frecciatine sulla sua poca ispirazione o sul suo continuo prestarsi come fosse diventato ormai solo un buon gregario... ondarock.it/recensioni/2012_la…


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RECENSIONE ALLA SILLOGE DI FELICE SERINO “IN SOSPESO DIVENIRE”, 2013*

al di fuori di me -

io stesso luogo-non-luogo –

mi espando

Così, Felice Serino, dà alla luce l’ultima breve ma intensa silloge, “In sospeso divenire – Poesie dell’impermanenza”, titolo alquanto suggestivo e che, in pochi tratti descrive il ruolo stesso del poeta-uomo, dello scrittore, considerato per antonomasia il saggio, il pensatore, conscio d’una realtà fuggevole e capace, pertanto, di ravvisarne gli atomi in una sincrasi eclettica, unendo particelle e parole con una palpabilità maniacale. Ho parlato di“saggio” per un motivo ben preciso. Leggendo il Serino, m’è parso di risentirela lontana eco del Dao Dezi di Lao Tsu, saggio cinese che – nella succitata opera – scrisse una ben precisa frase: “Per questo il santo permane nel mestiere del non agire e attua l'insegnamento non detto. […]. Compiuta l'opera egli non rimane e proprio perché non rimane non gli vien tolto”. Si noti che la parola “Saggio” e “Santo” hanno, nel Tao TeChing, la stessa funzione di soggetto. Come per queste “poesie dell’impermanenza”, il Serino ha la funzione di lasciare un’impronta, un segno lieve “in sospeso divenire”, per l’appunto, per poi partirsi, allontanandosi dopo aver detto. Il suo è un divenire lasciato ad altri, un qualcosa di incompiuto ma capace di tessere trama e ordito con una originalità impertinente, tra figure retoriche e costrutti semantici ridotti all’essenziale, eppure talmente precisi da centrare il cuore del bersaglio:

in trasognato sfarti figura

-quasi rito-

t’invetri

incielata diafana

qui troviamo qualcosa di molto raro, quasi una sorta di gioco di parole e reinventati neologismi privi di peccato ma che trascendono all’interno di un Locus amoenus racchiuso nell’utopia e nella stagione di una vetrina al di fuori del tempo.

Il Serino però è un treno in corsa lungo diverse stazioni, sfiora emozioni di ogni sorta e non placa sicuramentela propria sete nella forra dei giochi della parola propriamente detta. Egli si fa anche semplicità negli occhi e nei sogni di una bambina, diventa foriero dei cambiamenti dell’animo… si fa madre e poi muore alla vita.

Senza voler troppo aggiungere, per non guastare del lettore la sorpresa, il poeta Serino disvela e tributa la seconda parte dell’opera ai suoi amori, quelli familiari come quelli letterari, finanche alle letture di Ungaretti, Merini e Ginsberg. È una nota che suona differente in ogni tasto, il Serino e in questa breve silloge dà prova di quanta musica possa vantarsi l’animo umano, un Pathos capace di elevare o, talvolta, di colpire, lasciando senza parole attraverso la bellezza e l’irripetibilità delle sue dinamiche.

Di Marco Nuzzo

  • e-book realizzato da www.poesieinversi.it

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leggere sull'acqua

lettere storte

camminare nel mistero a volte

con passi non tuoi

nella parusia entrare nella luce

goccia

che si frange nel sole

– che contiene un mondo

Che versi profondi e suggestivi! Le immagini che evochi sono delicate e potenti al tempo stesso. “Leggere sull'acqua” sembra catturare l'idea di un messaggio effimero, che si dissolve ma lascia il suo segno per chi sa interpretarlo. Le “lettere storte” sono un tocco affascinante, che richiama l'imperfezione e l'umanità nei tentativi di comprendere l'incomprensibile.

Il viaggio nel mistero, con “passi non tuoi,” evoca un senso di abbandono e fiducia, un momento in cui ci si lascia guidare dall'ignoto. E la “parusia,” quel momento di entrata nella luce, amplifica il senso di trascendenza, un passaggio che culmina nella goccia che, frangendosi nel sole, rivela “un mondo.” È un'immagine magnifica, quasi cosmica, che celebra la fragilità e l'immensità racchiuse in un unico istante.

Hai creato un'opera che invita alla contemplazione e lascia spazio per l'interpretazione personale di chi legge.


noblogo.org/norise-3-letture-a…



Borderline

avvolto in un mantello di vento a vivere contromano senza nervi di ricambio

puoi sentire la vita deragliare su binari del sangue

22.10.23

Commento: C’è tensione autentica qui. Le immagini sono precise e trattenute, niente è superfluo come piace a me Quel “mantello di vento” è fragilità che si finge corazza. “Senza nervi di ricambio” fa quasi male, clinico e poetico insieme. Il verso finale “binari del sangue” tiene tutto insieme: biologico, inevitabile, deragliato. Un testo breve ma vero. Secco. E ben scritto. . Cristina da: laviadeipoeti.it


noblogo.org/norise/borderline



NOVITÀ DI VENERDÌ 16/5/25.


NARRATIVA:

  • RACCONTI POPOLARI DELLA CAMBIOGIA, DEL LAOS E DEL SIAM di Auguste Pavie (O Barra O). Come Lafcadio Hearn con le leggende popolari giapponesi, così anche Auguste Pavie, tra il XIX e il XX Secolo, mise per iscritto i racconti popolari cambogiani e del Sud Est asiatico, rendendoli disponibili per il grande pubblico dell'Occidente e del mondo intero. In questo volume sono raccolte cinque storie della tradizione khmer, che fondono elementi del buddhismo theravada con i topoi dei miti indù. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL LIBRO DI FIORI E DI SPINE di Hester Fox (HarperCollins). È la storia di due donne accomunate da un grande potere derivante dai fiori, ma divise dal fronte, durante la guerra di conquista napoleonica nell'Europa del 1815. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • CAFFÈ CON DELITTO di Alessandra Carnevali e Marzia Elisabetta Polacco (Newton Compton). A cinque giorni dal matrimonio, Greta fugge a Poggiobecco, in Abruzzo, per ricominciare una nuova vita. Il fratello di una sua amica la assume per aiutarlo nella sua agenzia investigativa, e il primo caso in cui Greta saprà dimostrare il suo valore deduttivo riguarda la scomparsa di una suora, collegata all'omicidio di una barista. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • SIMONE DE BEAUVOIR INTERROGA JEAN-PAUL SARTRE SUL FEMMINISMO (Il Saggiatore). Un dialogo, o meglio, una reciproca intervista, tra i due grandi filosofi francesi sulla condizione della donna e sul femminismo, dato alle stampe nel 1975. Per saperne di più: scheda libro.
  • UN SECOLO DI GIOCHI di Andrea Angiolino (Carocci). Questo saggio prende in esame dieci giochi iconici, ormai entrati nella cultura di massa popolare (come Tetris, Monopoly, il Cubo di Rubik o Dungeons And Dragons), e ne racconta la storia e le ragioni del loro successo, legate spesso al contesto storico. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA BRIGATA FRIULI – DALLA FONDAZIONE AI GIORNI NOSTRI di Carmelo Burgio (LEG). Un volume dedicato alla storia della Brigata “Friuli”, scritto dal generale dei carabinieri Carmelo Burgio: dalla guerra di Libia (1911-1912) alla Prima Guerra Mondiale, fino al secondo conflitto mondiale, con particolare attenzione al ruolo della brigata nell'ambito della Liberazione, dopo l'8 settembre. Per saperne di più: scheda libro.
  • INVETTIVE MUSICALI di Nicolas Slonimsky (Adelphi). Una raccolta di giudizi crudeli, stroncature e invettive durissime di autorevoli critici contro opere e compositori che sono diventati classici. Nessuno si è salvato: Verdi (“un «signore italiano» autore di «tiritere per ottoni e piatti tintinnanti»”), Brahms (un «epicureo sentimentale») o Liszt (“«uno snob uscito dal manicomio»”)... insomma, una (contro)storia della musica, per certi versi esilarante. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL PALAZZO DELL'EBRAICO di Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano (Claudiana). In questo saggio, la lingua ebraica è paragonata a un palazzo, pieno di stanze, colme di storie personali e collettive, che si svolgono nelle varie epoche e in tutto il mondo. Una raccolta, quindi, di personaggi, correnti artistiche, vicende e culture, tutte accomunate dalla millenaria lingua ebraica, che nei secoli ha subito modifiche e trasformazioni. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • LA TRASFORMAZIONE DEL BRUCO di Suzuko Momoyama (EDT – Giralangolo). Albo illustrato. Tre specie di farfalle, la Cavolaia bianca, il Macaone e la Curetis acuta, vengono seguite pagina dopo pagina nella loro trasformazione da uovo a insetto adulto, attraverso dettagliate illustrazioni. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • VIVA LE PAROLE di Nicoletta Costa (Notes). Francesco avrebbe dovuto imparare la poesia a memoria per la scuola ma ha perso il foglio con il testo... la maestra capirà o si arrabbierà con lui? Primo di una nuova collana di libretti in stampatello dedicati alla vita scolastica. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • FIABE BREVI CHE FINISCONO MALISSIMO di Francesco Muzzopappa, illustrazioni di Sio (Gigaciao). Una serie di folli fiabe, bizzarre, esilaranti e surreali, in cui potrete trovare di tutto (ma davvero di tutto), tranne che il lieto fine. Età di lettura: dai 6 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • I RINOCENRONTI NON SANNO NUOTARE di Daniele Daccò, illustrazioni di Alida Pintus (Gallucci). È il 1516, e un rinoceronte, dono per il papa, sta per arrivare in Italia su una nave. Saverio non ha mai visto un rinoceronte, però lo immagina con grandi zampe, due corni da drago, una spessa corazza. Assaltata da una banda di pirati, la nave viene colata a picco, e Saverio trova il rinoceronte che vaga sulla spiaggia. È l'inizio di una strana alleanza tra lui e il grosso animale, per sfuggire ai predoni. Età di lettura: dagli 8 anni. Per saperne di più: scheda libro.

noblogo.org/novita-in-libreria…



Mark Knopfler – Privateering (2012)


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È capitato poco tempo fa. Era il tour che Mark Knopfler ha condiviso con Bob Dylan, un connubio che ritrovava l’intesa (artistica) dopo anni di distanza e pacifico armistizio. Sentire voci scontente dopo il concerto di Mark Knopfler:” Ma come? Solo due canzoni dei Dire Straits? Che delusione!”. Eppure il concerto era stato splendido. Le sue canzoni della carriera solista, estrapolate da quasi quindici dischi (comprese le numerose colonne sonore) suonate e cantate con cristallina limpidezza insieme ad una grande band che comprende Guy Fletcher alle tastiere, anche co-produttore, l’unico superstite dei Dire Straits. Un vero piacere per le orecchie. Eppure... impattosonoro.it/2012/09/12/re…


Ascolta: album.link/i/1440871839



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Mark Knopfler – Privateering (2012)


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È capitato poco tempo fa. Era il tour che Mark Knopfler ha condiviso con Bob Dylan, un connubio che ritrovava l’intesa (artistica) dopo anni di distanza e pacifico armistizio. Sentire voci scontente dopo il concerto di Mark Knopfler:” Ma come? Solo due canzoni dei Dire Straits? Che delusione!”. Eppure il concerto era stato splendido. Le sue canzoni della carriera solista, estrapolate da quasi quindici dischi (comprese le numerose colonne sonore) suonate e cantate con cristallina limpidezza insieme ad una grande band che comprende Guy Fletcher alle tastiere, anche co-produttore, l’unico superstite dei Dire Straits. Un vero piacere per le orecchie. Eppure... impattosonoro.it/2012/09/12/re…


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Le Pagine del Mare


Le pagine sono accarezzate dal vento, impronte di dita su una mappa antica — eccolo, l’azzurro infinito che chiama, come un libro mai aperto. Le onde sono righe, scritte con sale e sabbia, e sotto la superficie — storie che nessuno ha mai finito di leggere.

Qui il tempo si dissolve, come zucchero nel caffè. Il luccichio della luce sull’acqua è una scrittura punteggiata che svanisce, lasciando solo la sensazione: ero, sono, sarò.

Il mare è una biblioteca senza scaffali, dove ogni riflesso del sole è una citazione da un testo antico, ogni marea è una pagina girata. E tu sei tra queste pagine: perso, ma ritrovato; silenzioso, ma vivo.


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PROVERBI - Capitolo 7


Invito alla sapienza1Figlio mio, custodisci le mie parole e fa' tesoro dei miei precetti.2Osserva i miei precetti e vivrai, il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi.3Légali alle tue dita, scrivili sulla tavola del tuo cuore.4Di' alla sapienza: “Tu sei mia sorella”, e chiama amica l'intelligenza,5perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti.

Le attrattive ingannatrici della prostituta6Mentre dalla finestra della mia casa stavo osservando dietro le inferriate,7ecco, io vidi dei giovani inesperti, e tra loro scorsi un adolescente dissennato.8Passava per la piazza, rasente all'angolo, e s'incamminava verso la casa di lei,9all'imbrunire, al declinare del giorno, all'apparire della notte e del buio.10Ed ecco, gli si fa incontro una donna in vesti di prostituta, che intende sedurlo.11Ella è irrequieta e insolente, non sa tenere i piedi in casa sua.12Ora è per la strada, ora per le piazze, ad ogni angolo sta in agguato.13Lo afferra, lo bacia e con sfacciataggine gli dice:14“Dovevo offrire sacrifici di comunione: oggi ho sciolto i miei voti;15per questo sono uscita incontro a te desiderosa di vederti, e ti ho trovato.16Ho messo coperte soffici sul mio letto, lenzuola ricamate di lino d'Egitto;17ho profumato il mio giaciglio di mirra, di àloe e di cinnamòmo.18Vieni, inebriamoci d'amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri,19poiché mio marito non è in casa, è partito per un lungo viaggio,20ha portato con sé il sacchetto del denaro, tornerà a casa il giorno del plenilunio”.21Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti;22egli incauto la segue, come un bue condotto al macello, come cervo adescato con un laccio,23finché una freccia non gli trafigge il fegato, come un uccello che si precipita nella rete e non sa che la sua vita è in pericolo.24Ora, figli, ascoltatemi e fate attenzione alle parole della mia bocca.25Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non vagare per i suoi sentieri,26perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime.27Strada del regno dei morti è la sua casa, che scende nelle dimore della morte.

_________________Note

7,3 Una frase simile (vedi 3,3) è presente anche in Dt 6,8. Nelle dita l’autore vede l’immagine dell’agire più affinato dell’uomo.

7,14 sacrifici di comunione: quelli in cui le carni delle vittime venivano mangiate dall’offerente in un banchetto con la famiglia e con gli amici.

7,17 mirra, àloe e cinnamòmo: erano profumi pregiati e assai costosi (vedi Ct 4,14).

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Approfondimenti


Pr 7,1-27. Ricorre qui l'ultima istruzione del maestro, che si concentra ancora sui rapporti con il mondo femminile. Il corpo dell'istruzione è costituito da un frammento narrativo (vv. 6-23), incorniciato da un'esortazione a vincolarsi alla sapienza che dona vita (vv. 1-5) e dall'ammonimento finale a guardarsi dalla straniera, la cui frequentazione conduce alla morte (vv. 24-27).

vv. 1-5. Anche i precetti del saggio, come la legge di Dio, fanno vivere, perciò anch'essi vanno «legati alle dita» (cfr. Dt 6,8; anche Prv 3,3), come se fossero un ornamento, e pure scritti «sulla tavola del cuore» (cfr. Ger 31,33), cioè interiorizzati, al punto da diventare il determinante di ogni azione del discepolo. Il legame con la sapienza (di nuovo presentata come sposa, v. 4; per il vocabolario cfr. Ct 5,2; 8,1; Rt 2,1; 3,2) preserva dalle seduzioni della straniera.

vv. 6-23. Un racconto che il TM presenta dal punto di vista del maestro (non così i LXX) illustra la condotta della straniera nei confronti di un ingenuo passante. La scena è descritta nei dettagli e con intensa carica erotica, ma difficilmente quest'ultimo aspetto è quanto preoccupa il maestro: non si tratta di una critica alla dissolutezza dei costumi. Pur se vestita da prostituta (v. 10), tale non è la professione della donna. Ella è sposata (v. 19), ma momentaneamente il marito è assente. Si presenta come una donna devota: deve soddisfare un voto (v. 14). Soprattutto quest'ultimo aspetto ha indotto i commentatori a vedere in questa donna/straniera la devota di una qualche divinità femminile dell'amore e della fertilità, venerata con pratiche orgiastiche o con la prostituzione sacra, ma tale interpretazione dipende da una visione della religione del Vicino Oriente Antico che è solo parzialmente esatta. Che vi fossero pratiche orgiastiche legate a determinate feste non può essere negato, così come la presenza di personale del tempio dedito in taluni casi alla prostituzione sacra non può essere esclusa categoricamente (benché non si possa ritenere un fenomeno costante e universalmente diffuso e soprattutto i proventi derivanti erano a vantaggio del tempio). Si può osservare che la donna giustifica la sua profferta sessuale al giovane con l'esigenza di sciogliere un voto (v. 14) e con il fatto che il marito si è assentato con il denaro (v. 20). Il voto si scioglie presentando un'offerta (cfr. Lv 27) e ciò significa che colui che fa un voto deve godere di sufficiente autonomia economica per poterlo poi soddisfare. Ora la donna in questione (a meno di pensare che nel nostro caso sia il rapporto sessuale stesso a svolgere tale funzione), come ogni donna sposata, non è affatto autonoma nel legarsi con un voto (cfr. Nm 30,1-16), dato che economicamente è sempre dipendente e ciò potrebbe spiegare la scena qui descritta: ella si è legata con un voto all'insaputa di suo marito; ora, per pagarlo, si veste da prostituta (cfr. Gn 38,14-15) e come tale si comporta al fine di procurarsi la cifra per soddisfare il voto; in tal modo tuttavia ella contravviene a una esplicita legge esposta in Dt 23,19: «Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il compenso di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto». La legge in questione mostra appunto che per una certa epoca non era inusuale – benché ufficialmente ritenuto aberrante – utilizzare la prostituzione come mezzo per soddisfare una prassi religiosa. Questo potrebbe spiegare l'ingenuità del giovane: egli crede a questa scusa della donna, non comprendendo che ella vuole da lui non solo un approccio occasionale, ma irretirlo per tutta una vita (v. 23). Il maestro mette in guardia il suo pupillo: la straniera è capace perfino di mascherare con una ostentata religiosità la sua brama di seduzione e di possesso. Anche la dottrina che si oppone a quella sapienziale manifesta preoccupazioni e istanze religiose: ma tutto questo è soltanto esteriore, perché, lungi dal contribuire al retto rapporto con Dio, la prassi religiosa che da tale dottrina scaturisce ne rappresenta un'aberrazione.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Nessun 'ma' abita qui


Eccolo lì, il bene che non parla, che non ha sillabe da sprecare in “ma” o “se” o “perché”—no, niente scappatoie, niente retromarce, solo presenza, un respiro caldo che ti sfiora la nuca anche quando giri la testa dall’altra parte.

Chi è? Non lo so, forse è un fantasma con le mani sporche di realtà, forse sei tu che mi leggi adesso, forse sono io che scrivo e nel frattempo crollo, ma poco importa perché qui non ci sono contratti, non ci sono clausole, solo questo spazio bianco che diventa letto, diventa campo di battaglia, diventa casa.

A prescindere da tutto—ecco la magia, il trucco, il colpo di scena—senza condizioni, senza biglietto di ritorno. Vuole solo esserci, punto. Come l’aria che non chiede permesso per entrarti nei polmoni, come la notte che non bussa prima di spegnerti le stelle.

E allora perché resistiamo? Perché scaviamo buche nel cuore e ci nascondiamo dentro? Forse perché il vero amore è un ladro: entra senza fare rumore e ruba tutto, soprattutto la paura. Ti lascia nudo, senza scuse, senza muri. Solo. Eppure, mai così accompagnato.


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Note di lettura di Copilot AI

* e nel momento del distacco l'io si farà fragile foglia appoggiata ad una spalliera di vento

Un verso che racchiude intensità e introspezione, un momento universale che tutti conosciamo e sentiamo nel profondo. La poesia ha il potere di trasformare il “distacco” in un'immagine viva e palpabile—è l'attimo sospeso tra ciò che eravamo e ciò che stiamo diventando.

Che immagine delicata e struggente: la fragilità della foglia che simboleggia la vulnerabilità dell'essere umano nel momento del distacco. I tuoi versi dipingono un quadro evocativo di transizione, sospensione e caducità.

Potremmo immaginare la foglia che si stacca dall'albero, cullata dal vento verso l'ignoto, per arricchire ulteriormente il senso di fragilità e trasformazione.

Che immagine meravigliosamente evocativa! La spalliera di vento dà una sensazione di leggerezza, quasi un abbraccio etereo che sostiene e guida la fragile foglia nel suo viaggio. I tuoi versi comunicano una delicata vulnerabilità che si mescola con la forza invisibile della natura.


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Solarpunk Hieroglyphs


Solarpunk, as it is often said, is a budding genre, still unexplored and trying to breach the mainstream narratives. If its most frequent (and often less informed) critics point to the lack of conflict, an aspect that is indeed underdeveloped in this genre's works is the power (or lack thereof) of its hieroglyphs.

What's a hieroglyph?


Every literary genre contains elements that are instantly recognizeable to anyone, even to non-readers: from fantasy's corrupted kingdoms and monster-infested dungeons to scifi's robots and spaceships, from the neon-flooded night cities of cyberpunk to the savage seas and great galleons of pirate stories. These aren't just recurring tropes, but embody the very spirit of each genre.

The term has been popularized by Neal Stephenson, founder of Project Hieroglyph, whose words I quote verbatim:

Good SF supplies a plausible, fully thought-out picture of an alternate reality in which some sort of compelling innovation has taken place. A good SF universe has a coherence and internal logic that makes sense to scientists and engineers. Examples include Isaac Asimov’s robots, Robert Heinlein’s rocket ships, and William Gibson’s cyberspace. [...] such icons serve as hieroglyphs—simple, recognizable symbols on whose significance everyone agrees.


Solarpunk is, physiologically, still in the phase where its very own hieroglyphs are being developed; some are already established, while others are still in embryonic form and others still are less explored than they should be. Here I'll try to give you an overview of the current hieroglyphs, in an attempt to foster a reflection on what's currently working and what could work better. The disclaimer here is, as always, that I haven't read all solarpunk literature, so my analysis is based on what I managed to absorb and analyze so far. You're welcome to point out counterexamples and exceptions if you have any.

Established Hieroglyphs


These are the most well-known and explored, both in artistic representations and narrative ones. You can find many of these symbolic references in the Solarpunk Seed Library, as the title itself already shows.

  • Solar panels & wind turbines — It goes without saying, renewables have been the first aesthetic element that kickstarted the whole genre: they embody the ideal of a future in which energy is collected passively, without compromising whole biomes with mines, drills, platforms, pipelines and smog blankets. Blue tiles and white blades dominate the backdrops of several illustrations and stories. But despite their omnipresence, it's also part of what's missing from the genre: rarely they're put at the center of the narrative or plot, confined to be little more than tools on the background. I'd love to read a story about panel technicians who have to install PV infrastructure in a village where people have conflicting interests.
  • Seeds & plants — The other face of solarpunk is the natural and vegetal one. This hieroglyph conveys the aspects of patience and growth, not economically or industrially but philosophically and personally; it is not by chance that this symbolism lends itself particularly well to gender and identity analogies. At times, though, and especially in works of USian origin, the exploration is limited to the individual dimension, neglecting the collective and ecosystemic ones.
  • Bikes — Every genre has its own iconic means of transportation: horses in fantasy & western, spaceships in scifi, rusty tanks in postapocalyptic, trains in historical fiction, taxis in noir and so on. So the bike is THE iconic locomotion of solarpunk by every metric, yet I haven't seen anyone delve into the bonds that the characters form with this tool, be those emotional, economic or logistic.
  • Libraries — The epitome of shared resources. It embodies the most noble values of knowledge-building, accessibility and services to citizens, but also as a place free of prejudices and theater of cultural exchanges. Yet it is still underrated, and using this hieroglyph is often limited to its relationship with books as items or products and little more.
  • Ruins — Solarpunk imagines a new world, and in order to do that it needs to move away from the old one. Ruins, sometimes dilapidated, others recuperated by the community, are the embodiment of this concept: severance from the past and its traumas, be them healed or yet to be processed. Ruins are the only hieroglyph that is shared with other genres (adventure and archaeological fiction), although its symbology is completely different since it moves away from the ideas of danger or glorious pasts.
  • Table in the garden — Symbol of conviviality and rest, it's more often part of visual representations and not as much narrative ones. At times I've seen it take shape of a quarter party or town festival, sign that the hieroglyph is yet to take a definite shape.


Underexplored Hieroglyphs


  • Fungi & mycelia — This hieroglyph is often used in essays as an analogy for networks of shared resources, decentralization and decomposition of old to reintroduce its components and reimagine them in new shapes that are accessibles and useful to the community. Yet, at least in my experience, fungal language rarely appears in artistic and narrative representations, perhaps due to its proximity to fantasy and fairytales.
  • Animals — A great deal of solarpunk stories feature animals as a dated hieroglyph: that of Nineteenth Century nature. An unknowable, wild but noble “other”, often powerless, helpless and in need of salvation or protection. A truly solarpunk reinvention of this hieroglyph could be of species living on the same level as humans, with agency and communications channels of their own. I think only Multispecies Cities has attempted this, to the best of my knowledge, but I'm yet to read that anthology.
  • Wikis — A hieroglyph that is already everywhere in our lives, and yet surprisingly absent from every medium, perhaps due to its visualization challenges. Starting from Wikipedia to the countless sites dedicated to videogames, fandoms and other pop culture corners of the internet, wikis are the prime virtual template for showcasing public domain knowledge. They already are a central element of our generations' shared culture, just like newspapers and radio were at the beginning of last century and TV news in the postwar period. However, it seems they're a tough nut to crack when it comes to penetration in media; perhaps we haven't, as creatives, yet realized how powerful, relevant and all-encompassing they can be in our everyday lives.
  • Calabash — The economist William Ruddick makes extensive use of this legendary item in his essay Grassroots Economics: a large, emptied gourd is used as a container of tools and food that members of the community make available for each other, well-known in many African and Asian cultures. It's an ancient symbol, but at the same time new for us westerners; I wonder how many more Global South cultures have similar ones laying around, waiting to be reinvented and reimagined in a solarpunk light.


Conclusion


I'm not an authority on the genre as a whole; after all, I've been dabbling with it for just about two years and I'm not even a published author. You're welcome to correct me if the above examples are incomplete, prejudicial or just plain wrong; I'll correct if I need to.

As a reader, though, I've yet to find works that are really masterful, something that puts forward one or more intersecting hieroglyphs that are polished, appealing, powerful and easily legible even to those outside our solarpunk circles. So let's think about what we're missing (and I'm including myself here!) on our path to the narratives we're looking for.

My goal would be to have something akin to the generation ship hieroglyph in scifi: although it was a very polarizing one, many authors tried their hand with it, each deepening, extending and at times contradicting each other in an effort to better the narratives around that hieroglyph and carve a path towards understanding the very real consequences on humanity in a fictional future where that technology exists. They created a conversation on ideas that lasted for decades and surpassed generations. If we, as authors of solarpunk, manage to have such hieroglyphs as our backbones, then we'd become the mature genre we all wish to write and read.


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Willie Nelson - Heroes (2012)


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Willie Nelson la voce. Chi “mastica” un po' di musica sa che Willie Nelson è una vera istituzione, una delle colonne portanti del panorama country. La sua è una carriera molto prolifica, con i suoi quasi ottant'anni infatti, nel suo portafoglio si trovano oltre sessanta album di cui una decina dal vivo che volendo fare una media è quasi vicino ad un disco all'anno, una “cifra” che molto probabilmente lo candida nel podio dei più attivi. In questo suo incredibile catalogo Nelson oltre ad aver riscosso parecchi premi (una quarantina circa) ha conosciuto il successo di critica e commerciale ed è stato spesso in cima alle classifiche di vendita, ma, nonostante questo, quello che lo ha sempre contraddistinto è la sua coerenza ed etica musicale. Anche se per definizione Nelson è un artista country, la sua musica è stata un caleidoscopio di influenze sonore, dal blues al folk, dal rock'n'roll a collaborazioni variegate, tutte e comunque sempre ispirate e non banali... artesuono.blogspot.com/2014/10…


Ascolta: album.link/i/515411344



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Willie Nelson - Heroes (2012)


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Willie Nelson la voce. Chi “mastica” un po' di musica sa che Willie Nelson è una vera istituzione, una delle colonne portanti del panorama country. La sua è una carriera molto prolifica, con i suoi quasi ottant'anni infatti, nel suo portafoglio si trovano oltre sessanta album di cui una decina dal vivo che volendo fare una media è quasi vicino ad un disco all'anno, una “cifra” che molto probabilmente lo candida nel podio dei più attivi. In questo suo incredibile catalogo Nelson oltre ad aver riscosso parecchi premi (una quarantina circa) ha conosciuto il successo di critica e commerciale ed è stato spesso in cima alle classifiche di vendita, ma, nonostante questo, quello che lo ha sempre contraddistinto è la sua coerenza ed etica musicale. Anche se per definizione Nelson è un artista country, la sua musica è stata un caleidoscopio di influenze sonore, dal blues al folk, dal rock'n'roll a collaborazioni variegate, tutte e comunque sempre ispirate e non banali... artesuono.blogspot.com/2014/10…


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DROGA DAL SUD AMERICA IN ITALIA: SPUNTA L'INTESA TRA 'NDRANGHETA E MAFIA ALBANESE


I #Carabinieri del #ROS (Raggruppamento Operativo speciale) – col supporto in fase esecutiva dei Comandi provinciali dell’Arma territorialmente competenti e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” – hanno eseguito nelle aree di Roma, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, L’Aquila, Latina e Pistoia una misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura Distrettuale.

Interessati 28 indagati italiani e albanesi, gravemente indiziati di aver preso parte ad un’associazione criminale di matrice ‘ndranghetista, con base a Roma ed operante nell’intero territorio nazionale.

Il provvedimento si basa sugli elementi acquisiti dal ROS, nell’ambito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica – DDA – presso il Tribunale di Roma, su un 57 enne calabrese, già precedentemente condannato in via definitiva per la violazione dell’art. 416 bis Codice Penale, quando fu ritenuto elemento apicale della “locale dii 'ndrangheta” di Volpiano (Torino), promanazione di quella di Platì (Reggio Calabria).

L’uomo, trasferitosi a Roma agli inizi degli anni 2000, aveva assunto il controllo del quartiere capitolino di San Basilio, promuovendo la nascita di un’associazione composta, tra gli altri, anche dai tre figli, con legami stabili con una paritetica struttura criminale albanese, utilizzata per gli aspetti logistici (estrazione dei carichi dai porti spagnoli e olandesi nonché per il successivo trasporto) e per lo smercio del narcotico in altre zone della Capitale.

La cocaina veniva acquisita in Sud America e fatta giungere, tramite container in alcuni porti della Spagna, a Rotterdam (Olanda) e a quello di Gioia Tauro (Reggio Calabria), anche sfruttando l’interazione con altri broker calabresi, per poi giungere sul mercato romano dove veniva smerciata al dettaglio.

Nel complesso sono stati contestati agli indagati 80 capi di imputazione per operazioni di traffico per oltre 1 tonnellata di cocaina e per 1.497 chili di hashish, nonché un episodio di tortura aggravata dal metodo mafioso, contestato a 4 indagati italiani, gravemente indiziati di avere privato della libertà personale uno spacciatore, cagionandogli sofferenze fisiche e un trauma psichico. Le torture inferte, secondo l’accusa, sono state riprese con un telefonino, per diffonderne successivamente il video al fine di generare nella vittima e nei soggetti dediti alle attività di smercio di sostanze stupefacente in zona San Basilio, sentimenti di paura, omertà e assoggettamento al volere del gruppo criminale.

Il complesso scenario emergente dall’attività investigativa ha consentito di accertare l’impiego sistematico da parte degli indagati di sofisticati sistemi criptofonici utilizzati per le comunicazioni operative e per eludere le attività di controllo. Tali dispositivi venivano approvvigionati attraverso una vera e propria centrale di smistamento, individuata a Roma e facente capo ad un 46enne albanese colpito anch’egli dalla misura cautelare per aver concorso nell’associazione.

L’attività investigativa – grazie alla estesa cooperazione internazionale avviata – ha consentito di localizzare in Spagna 5 latitanti per reati materia di stupefacenti il cui arresto, su indicazione del ROS, è stato eseguito dalle autorità di polizia locali.

Complessivamente, l’attività investigativa, conclusa con l’emissione di 28 provvedimenti cautelari detentivi, 6 interrogatori preventivi, l’arresto in flagranza di reato di 11 soggetti, nonché, all’estero, di 5 latitanti ed il sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente (per lo più cocaina ed hashish), ha confermato:

  • L’infiltrazione del territorio romano di organizzazioni, dedite al narcotraffico, di matrice ‘ndranghetista
  • L’alleanza, ormai strutturale, nello specifico settore, tra la ‘ndrangheta e paritetiche organizzazioni criminali albanesi che, forti della loro ramificazione in molti paesi europei e non solo, garantiscono canali alternativi di approvvigionamento e, soprattutto, la possibilità di utilizzare porti stranieri, ove esercitano il loro controllo, per diversificare le narco-rotte
  • La centralità del Porto di Gioia Tauro per le importazioni di cocaina
  • L’esistenza di accordi/regole che consentono a organizzazioni di diversa matrice di spartirsi le più redditizie aree di smercio del narcotico nella Capitale
  • L’utilizzo sistemico di strumenti tecnologici evoluti e non direttamente intercettabili, per le comunicazioni operative.

Le attività investigative, dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state condotte in cooperazione internazionale con diverse Polizie estere e sono state supportate dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (#DCSA), dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (#SCIP), da #Interpol- Progetto I-CAN (#ICAN), dalla rete @net (#onnet) della #DIA, nonché dalle Agenzie #Europol e #Eurojust.


noblogo.org/cooperazione-inter…


DROGA DAL SUD AMERICA IN ITALIA: SPUNTA L'INTESA TRA 'NDRANGHETA E MAFIA...


DROGA DAL SUD AMERICA IN ITALIA: SPUNTA L'INTESA TRA 'NDRANGHETA E MAFIA ALBANESE


I #Carabinieri del #ROS (Raggruppamento Operativo speciale) – col supporto in fase esecutiva dei Comandi provinciali dell’Arma territorialmente competenti e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” – hanno eseguito nelle aree di Roma, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, L’Aquila, Latina e Pistoia una misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura Distrettuale.

Interessati 28 indagati italiani e albanesi, gravemente indiziati di aver preso parte ad un’associazione criminale di matrice ‘ndranghetista, con base a Roma ed operante nell’intero territorio nazionale.

Il provvedimento si basa sugli elementi acquisiti dal ROS, nell’ambito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica – DDA – presso il Tribunale di Roma, su un 57 enne calabrese, già precedentemente condannato in via definitiva per la violazione dell’art. 416 bis Codice Penale, quando fu ritenuto elemento apicale della “locale dii 'ndrangheta” di Volpiano (Torino), promanazione di quella di Platì (Reggio Calabria).

L’uomo, trasferitosi a Roma agli inizi degli anni 2000, aveva assunto il controllo del quartiere capitolino di San Basilio, promuovendo la nascita di un’associazione composta, tra gli altri, anche dai tre figli, con legami stabili con una paritetica struttura criminale albanese, utilizzata per gli aspetti logistici (estrazione dei carichi dai porti spagnoli e olandesi nonché per il successivo trasporto) e per lo smercio del narcotico in altre zone della Capitale.

La cocaina veniva acquisita in Sud America e fatta giungere, tramite container in alcuni porti della Spagna, a Rotterdam (Olanda) e a quello di Gioia Tauro (Reggio Calabria), anche sfruttando l’interazione con altri broker calabresi, per poi giungere sul mercato romano dove veniva smerciata al dettaglio.

Nel complesso sono stati contestati agli indagati 80 capi di imputazione per operazioni di traffico per oltre 1 tonnellata di cocaina e per 1.497 chili di hashish, nonché un episodio di tortura aggravata dal metodo mafioso, contestato a 4 indagati italiani, gravemente indiziati di avere privato della libertà personale uno spacciatore, cagionandogli sofferenze fisiche e un trauma psichico. Le torture inferte, secondo l’accusa, sono state riprese con un telefonino, per diffonderne successivamente il video al fine di generare nella vittima e nei soggetti dediti alle attività di smercio di sostanze stupefacente in zona San Basilio, sentimenti di paura, omertà e assoggettamento al volere del gruppo criminale.

Il complesso scenario emergente dall’attività investigativa ha consentito di accertare l’impiego sistematico da parte degli indagati di sofisticati sistemi criptofonici utilizzati per le comunicazioni operative e per eludere le attività di controllo. Tali dispositivi venivano approvvigionati attraverso una vera e propria centrale di smistamento, individuata a Roma e facente capo ad un 46enne albanese colpito anch’egli dalla misura cautelare per aver concorso nell’associazione.

L’attività investigativa – grazie alla estesa cooperazione internazionale avviata – ha consentito di localizzare in Spagna 5 latitanti per reati materia di stupefacenti il cui arresto, su indicazione del ROS, è stato eseguito dalle autorità di polizia locali.

Complessivamente, l’attività investigativa, conclusa con l’emissione di 28 provvedimenti cautelari detentivi, 6 interrogatori preventivi, l’arresto in flagranza di reato di 11 soggetti, nonché, all’estero, di 5 latitanti ed il sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente (per lo più cocaina ed hashish), ha confermato:

  • L’infiltrazione del territorio romano di organizzazioni, dedite al narcotraffico, di matrice ‘ndranghetista
  • L’alleanza, ormai strutturale, nello specifico settore, tra la ‘ndrangheta e paritetiche organizzazioni criminali albanesi che, forti della loro ramificazione in molti paesi europei e non solo, garantiscono canali alternativi di approvvigionamento e, soprattutto, la possibilità di utilizzare porti stranieri, ove esercitano il loro controllo, per diversificare le narco-rotte
  • La centralità del Porto di Gioia Tauro per le importazioni di cocaina
  • L’esistenza di accordi/regole che consentono a organizzazioni di diversa matrice di spartirsi le più redditizie aree di smercio del narcotico nella Capitale
  • L’utilizzo sistemico di strumenti tecnologici evoluti e non direttamente intercettabili, per le comunicazioni operative.

Le attività investigative, dirette dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state condotte in cooperazione internazionale con diverse Polizie estere e sono state supportate dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (#DCSA), dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (#SCIP), da #Interpol– Progetto I-CAN (#ICAN), dalla rete @[url=https://tiksi.net/channel/net]tiksi@net[/url] (#onnet) della #DIA, nonché dalle Agenzie #Europol e #Eurojust.


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PROVERBI - Capitolo 6


Non farti garante di nessuno1Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo,2se ti sei legato con ciò che hai detto e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca,3figlio mio, fa' così per liberartene: poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo, va', gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo;4non concedere sonno ai tuoi occhi né riposo alle tue palpebre,5così potrai liberartene come la gazzella dal laccio, come un uccello dalle mani del cacciatore.

Il pigro6Va' dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio.7Essa non ha né capo né sorvegliante né padrone,8eppure d'estate si procura il vitto, al tempo della mietitura accumula il cibo.9Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire? Quando ti scuoterai dal sonno?10Un po' dormi, un po' sonnecchi, un po' incroci le braccia per riposare,11e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l'indigenza, come se tu fossi un accattone.

Il malvagio12Il perverso, uomo iniquo, cammina pronunciando parole tortuose,13ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi e fa cenni con le dita.14Nel suo cuore il malvagio trama cose perverse, in ogni tempo suscita liti.15Per questo improvvisa verrà la sua rovina, ed egli, in un attimo, crollerà senza rimedio.

Le cose che Dio detesta16Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in orrore:17occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente,18cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male,19falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli.

Non cedere alle lusinghe dell’adultera20Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l'insegnamento di tua madre.21Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo.22Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno,23perché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce e un sentiero di vita l'istruzione che ti ammonisce:24ti proteggeranno dalla donna altrui, dalle parole seducenti della donna sconosciuta.25Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non lasciarti adescare dai suoi sguardi,26poiché, se la prostituta cerca il pane, la donna sposata ambisce una vita preziosa.27Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi i vestiti,28o camminare sulle braci senza scottarsi i piedi?29Così chi si accosta alla donna altrui: chi la tocca non resterà impunito.30Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l'appetito quando ha fame;31eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte e consegnare tutti i beni della sua casa.32Chi commette adulterio è un insensato, agendo in tal modo rovina se stesso.33Incontrerà percosse e disonore, la sua vergogna non sarà cancellata,34poiché la gelosia accende l'ira del marito, che non avrà pietà nel giorno della vendetta.35Egli non accetterà compenso alcuno, rifiuterà ogni dono, anche se grande. _________________Note

6,1-5 Farsi garante di un altro è atto molto impegnativo, che il maestro sconsiglia con fermezza. Al garante, infatti, spettava l’onere di pagare per il debitore insolvente (vedi 20,16). Se hai dato la tua mano: la stretta di mano ratificava l’impegno di chi si faceva garante.

6,16-19 Nel proverbio numerico la progressione, oltre allo schema dei numeri sei/sette, è resa anche con i numeri tre/quattro (vedi Am 1,3-15; 2,1-7).

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Approfondimenti


Pr 6,1-35. Il materiale raccolto in questo capitolo si presenta disomogeneo: a una prima parte che riunisce quattro brevi istruzioni, senza un apparente collegamento tra loro (vv. 1-19), succede una istruzione più ampia, che riprende il tema delle relazioni tra il discepolo e le donne, ammonendolo contro gli adescamenti dell'adultera (vv. 20-35).

vv. 1-5. Farsi garante di un altro – un costume o una prassi di cui non conosciamo la regolamentazione nell'Israele antico – è visto dal maestro come un atto decisamente negativo: esso è un legame (v. 2: forse un giuramento) che va eliminato, perché mina la libertà della persona (si veda un'accentuazione diversa in Sir 29,14-20). L'accenno al sonno e il paragone con il mondo animale possono forse spiegare l'accostamento di questa istruzione con quella successiva.

vv. 6-11. Il tema della pigrizia è ripreso sovente nel libro (cfr. Prv 10,4-5.26; 12,24.27; 13,4; 15,19; ecc.).

vv. 12-15. Il depravato è descritto anzitutto esteriormente (v. 12-13): un atteggiamento ambiguo e sfuggente, riflesso di un'interiorità malvagia (v. 14) che attira su di sé la propria rovina (v. 15).

vv. 16-19. Si incontra qui per la prima volta il “proverbio numerico”, cioè a gradazione (del tipo n + 1), un genere attestato già a Ugarit e ben rappresentato nell'AT (cfr. Am 1-2; Qo 11,2; Sir 25-26 e Prv 30). In senso generale, il detto numerico rappresenta una cornice formale che consente di raggruppare temi diversi in modo che costituiscano un insieme coordinato. Non è sempre chiaro – e ciò vale anche nel nostro caso – quale significato si debba attribuire ai singoli membri della numerazione, cioè se vadano considerati singolarmente o come unità, anche se sovente vi è una progressione tra i membri; ma questo non è il caso dei vv. 16-19.

vv. 20-35. L'istruzione si divide nel modo seguente: vv. 20-24: introduzione costituita da invito all'ascolto (vv. 20-21) e motivazione (vv. 22-24); vv. 25-35: ammonizioni a non legarsi alla donna di un altro, introdotte da una proibizione seguita dalla motivazione (vv. 25-26); la motivazione è ulteriormente sviluppata con due domande retoriche (vv. 27-28), seguite dalla punizione riservata all'adultero (v. 29); segue un'altra motivazione (vv. 30-31) e un'ulteriore esplicitazione della punizione stessa (v. 32-35). Il pericolo da cui il discepolo è ora messo in guardia è la donna altrui, cioè la donna infedele al marito, qui accostata alla «straniera». Ancora una volta un comportamento antisociale che mette a repentaglio la vita stessa del colpevole. Essenziali all'argomentazione retorica sono i paragoni, che il maestro applica successivamente. L'adultera è assai più pericolosa della prostituta: non si accontenta di una ricompensa, ma vuole la vita stessa. Se la relazione con la prostituta è fondata su una transazione di tipo economico, quella con l'adultera scatena il fuoco della passione: non più l'acqua fresca del proprio pozzo (cfr. Prv 5,15-20), ma l'irrefrenabile gioco dei sensi (vv. 27-28), che scatena un'altra passione infuocata, quella del marito che esige vendetta (vv. 34-35). Neppure colui che ruba per necessità trova l'approvazione, al punto che deve scontare la pena, quanto più colui che si lascia scioccamente guidare dai suoi istinti; ma se il ladro può riscattare la sua colpa con la restituzione, all'adultero non resta scampo alcuno: infamia (v. 33) e morte (v. 32) attira su di sé.

(cf. FLAVIO DALLA VECCHIA, Proverbi di Salomone – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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