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Bringing Your Attention to the Fragrance Realm of Niche Perfumes


You spend hundreds of dollars on attire, accessories, and add-ons. Every individual puts extreme effort into being presentable. However, your style and appearance are not entirely about visible elements. It is incomplete without a pleasing fragrance surrounding your presence. Therefore, niche perfumes for women and men are a mandatory part of your routines.

More About Niche Perfumes:

Why do niche perfumes always make the headlines? Individuals with particular preferences do not go beyond niche perfumes. And their adamant inclination is worth it.

Niche perfumes are expensive. But they hold reasons to be on the top-tier perfume list. Everything, from ingredients to packaging, is considered meticulously. The artisan's contribution to making these extraordinary fragrances is admirable. Niche perfumes highlight your style, personality, and aura. Additionally, they are the best creations of perfumers. Therefore, these perfumes belong to limited editions.

For Women:

Forget how perfumes and fragrances are marketed on television, media, etc. Usually, a guy sprays a perfume, and everyone gets enchanted with the scent. Your niche perfumes will get you the same reaction. But do you need it?

Before it charms others, a women's niche perfume should enthrall the individual using it. Niche perfumes for women are finely curated. Every note is a blessing to your olfactory senses. Moreover, the perfumes crafted for women are highly pleasing. They are lighter, merrier, and more lively. Therefore, everyone falls in love with the fragrances created by considering the softness and subtleness of feminity.

For Men:

Scent expectations of men are different from women. Men prioritize stronger and manly fragrances that carry every inch of masculinity. Niche perfumes for men are designed the same way. Perfumers consider unique requirements, use formulas, accumulate ingredients, and try several combinations before bringing up a niche perfume.

Niche perfumes for men are akin to their personalities. The most exciting part is the availability of options. Men do not always need strong, woody, and spicy textures. They may need lighter perfumes for settings and occasions. Niche perfume collections for men address every unique need. This collection is perfectly designed and curated for men and their personalities.

About ScentRabbit:

ScentRabbit is the niche perfume shop you need. This incredible shop isn't like other online perfume stores. The collection, brands, and fragrances available at this store will be a part of you. You can explore every product and find an ideal fit.

Check more details at scentrabbit.com/

Original Source bit.ly/3QV5WKL


noblogo.org/jackieahall/h1brin…



Percorsi: Via Epitaffio a Valle Marina, gravel



Versione abbellita su WordpressPanoramica su OpenStreetMap

Siamo a Valle Marina, una delle frazioni di Monte San Biagio. Una zona di campagna, senza attrazioni particolari ma dove è molto piacevole pedalare, affrontando pendenze poco impegnative (generalmente), circondati da una natura non eccessivamente antropizzata, con pochi agglomerati veri e propri di abitazioni che cedono presto il passo alle singole abitazioni.

Che si provenga da Fondi, Terracina o Monte San Biagio, l’accesso principale è sempre lo stesso: l’incrocio che dalla SS 7 Appia immette in via Macchioni, all’altezza del cimitero di Monte San Biagio. Volendo, da Terracina è possibile accedere sia da via Epitaffio, strada non asfaltata, che da via di Mezzo, 500 metri più avanti. Provenendo da Fondi, è possibile evitare la maggior parte del tratto sulla statale seguendo due percorsi: il primo, consiste nella sequenza via San Magno, via Rene, via Provinciale San Magno, viale Europa e, infine, 2,7 km di statale, fino a via Macchioni.
L’altra strada passa per le vie parallele ai binari: via della Ferrovia, via Sotto Ferrovia, via Parallela della Stazione e, infine, via Bufalari per immettersi sulla SS 7, tornare indietro di circa 300 metri e poi inserirsi in via Macchioni.
Ahinoi, questa opzione prevede possibili incontri con cani, mi è capitato di imbattermi in due maremmani: uno tranquillo e disinteressato, l’altro scappato da una recinzione e molto aggressivo, che ha tentato di aggredirmi nonostante fosse presente il proprietario, che cercava di calmarlo senza alcun risultato.

Il tratto iniziale, via Macchioni, è sostanzialmente pianeggiante, con qualche salita e discesa di lieve entità. Arrivati alla rotonda, per avvicinarci alla destinazione di oggi dobbiamo girare a sinistra, oltrepassare il ponticello della ferrovia, girare ancora a sinistra e procedere fino all’incrocio con via Chivi e seguire questa strada fino a raggiungere, appunto, via Epitaffio.

La torre dell’epitaffio è la nostra meta; vi troviamo una piccola area di ristoro con un paio di tavoli e una panchina, a pochi metri da una stradina nel bosco che fa parte della via Francigena.

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Terreno e altimetria:
Il breve tratto che ci interessa non è adatto alle bici da strada: almeno una gravel, meglio una MTB. Si pedala sulla ghiaia per buona parte del tempo, ma alcuni tratti sono abbastanza critici per la presenza di ciottoli di dimensioni importanti, uniti alla velocità sostenuta offerta gratuitamente dalle discesine pepate.
Molto facile cadere, se non si è abbastanza padroni del mezzo: solo per puro caso non son caduto più volte e, quando qualcosa mi ha detto che sarei rovinato a terra di sicuro, mi son fermato bruscamente per mettere i piedi a terra, la qual cosa è avvenuta contemporaneamente a un salto di catena.
Col senno di poi, ho rifatto quelle parti, al ritorno, spingendo a mano la bicicletta. Non sono un esperto e non ho voluto fare l’eroe.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
Niente di particolare da segnalare, oltre alle difficoltà già descritte.
Non incontrerete gruppi di ciclisti, probabilmente non ne incontrerete neanche uno, se non dopo esser tornati sulla SS 7; in ogni caso, non si è in mezzo al nulla e ci sono case abitate lungo tutto il tragitto.
Cani aggressivi non ne ho mai incontrati, anzi: fate attenzione a eventuali gatti e cani di piccola sdraiati in mezzo alla strada, intenti a godersi la tranquillità del posto.

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Percorsi: Via Epitaffio a Valle Marina, gravel


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Siamo a Valle Marina, una delle frazioni di Monte San Biagio. Una zona di campagna, senza attrazioni particolari ma dove è molto piacevole pedalare, affrontando pendenze poco impegnative (generalmente), circondati da una natura non eccessivamente antropizzata, con pochi agglomerati veri e propri di abitazioni che cedono presto il passo alle singole abitazioni.

Che si provenga da Fondi, Terracina o Monte San Biagio, l’accesso principale è sempre lo stesso: l’incrocio che dalla SS 7 Appia immette in via Macchioni, all’altezza del cimitero di Monte San Biagio. Volendo, da Terracina è possibile accedere sia da via Epitaffio, strada non asfaltata, che da via di Mezzo, 500 metri più avanti. Provenendo da Fondi, è possibile evitare la maggior parte del tratto sulla statale seguendo due percorsi: il primo, consiste nella sequenza via San Magno, via Rene, via Provinciale San Magno, viale Europa e, infine, 2,7 km di statale, fino a via Macchioni.
L’altra strada passa per le vie parallele ai binari: via della Ferrovia, via Sotto Ferrovia, via Parallela della Stazione e, infine, via Bufalari per immettersi sulla SS 7, tornare indietro di circa 300 metri e poi inserirsi in via Macchioni.
Ahinoi, questa opzione prevede possibili incontri con cani, mi è capitato di imbattermi in due maremmani: uno tranquillo e disinteressato, l’altro scappato da una recinzione e molto aggressivo, che ha tentato di aggredirmi nonostante fosse presente il proprietario, che cercava di calmarlo senza alcun risultato.

Il tratto iniziale, via Macchioni, è sostanzialmente pianeggiante, con qualche salita e discesa di lieve entità. Arrivati alla rotonda, per avvicinarci alla destinazione di oggi dobbiamo girare a sinistra, oltrepassare il ponticello della ferrovia, girare ancora a sinistra e procedere fino all’incrocio con via Chivi e seguire questa strada fino a raggiungere, appunto, via Epitaffio.

La torre dell’epitaffio è la nostra meta; vi troviamo una piccola area di ristoro con un paio di tavoli e una panchina, a pochi metri da una stradina nel bosco che fa parte della via Francigena.

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Terreno e altimetria:
Il breve tratto che ci interessa non è adatto alle bici da strada: almeno una gravel, meglio una MTB. Si pedala sulla ghiaia per buona parte del tempo, ma alcuni tratti sono abbastanza critici per la presenza di ciottoli di dimensioni importanti, uniti alla velocità sostenuta offerta gratuitamente dalle discesine pepate.
Molto facile cadere, se non si è abbastanza padroni del mezzo: solo per puro caso non son caduto più volte e, quando qualcosa mi ha detto che sarei rovinato a terra di sicuro, mi son fermato bruscamente per mettere i piedi a terra, la qual cosa è avvenuta contemporaneamente a un salto di catena.
Col senno di poi, ho rifatto quelle parti, al ritorno, spingendo a mano la bicicletta. Non sono un esperto e non ho voluto fare l’eroe.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
Niente di particolare da segnalare, oltre alle difficoltà già descritte.
Non incontrerete gruppi di ciclisti, probabilmente non ne incontrerete neanche uno, se non dopo esser tornati sulla SS 7; in ogni caso, non si è in mezzo al nulla e ci sono case abitate lungo tutto il tragitto.
Cani aggressivi non ne ho mai incontrati, anzi: fate attenzione a eventuali gatti e cani di piccola sdraiati in mezzo alla strada, intenti a godersi la tranquillità del posto.

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Percorsi: Salita per Lenola - Pico


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La salita per Lenola è una costante di parecchi giri in bicicletta della zona, sia per la salita in sé che come tratto di trasferimento, per raggiungere Lenola e poi proseguire per altre mete, come Vallecorsa, Castro dei Volsci e, in questo caso, Pico.

La salita vera e propria inizia all’incrocio tra la SR 637, via Provinciale per Lenola, e via Sant’Oliva, ovvero la SP 94 che inizia a Monte San Biagio, all’altezza del ristorante “Al Boschetto”.
Provenendo dalla zona di Terracina, è possibile percorrere la via Appia, SS 7, fino, appunto, a Monte San Biagio e la SP 94, oppure procedere sempre sulla statale fino a Fondi e all’intersezione con la SR 637 che, appunto, porta alla salita.
Dal centro di Fondi, oltre che dalla SR 637, è possibile iniziare dalla salita del Cocuruzzo, continuando poi per via Sagliutola e, infine, per la Provinciale per Lenola.

La strada di elezione, comunque, è quella che inizia dall’incrocio con via Sant’Oliva, ed è pure il tratto ufficialmente contemplato su Strava. Ci troviamo su una classica strada provinciale del Centro-Sud, piuttosto larga, in questo caso, solitamente sempre con un lato esposto al sole fino a Lenola. Qualche curvone e poche curve, nessuna delle quali realmente chiusa, ci conducono senza possibilità di errore fino alla fine della salita, all’incrocio di Lenola. Prendendo la strada a destra, inizia la via che ci avvicina a Pico, sostanzialmente una lunga discesa inframezzata da tratti in salita, fino all’incrocio nel punto dove la provincia di Latina cede il passo a quella di Frosinone. A destra, Campodimele e Itri; a sinistra, Pico, ed è li che continuiamo.
La ricetta è invariata: discese, salite, ancora discese, poi l’ultimo tratto in salita ci porta in paese.

Dopo aver oltrepassato la parte più recente, possiamo svoltare a destra e avventurarci nel borgo vero e proprio, ma è un itinerario che merita sicuramente di essere percorso a piedi. Proseguendo a sinistra, invece, ci ritroviamo dopo poco alla fine del comune, sulla strada per San Giovanni Incarico; io, invece, ho percorso la strada al contrario e son tornato a casa.

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Fontanelle:
Dovrebbero essercene diverse a Pico, ho conoscenza diretta solo di quella in cima alla salita dopo la casa comunale. Ce ne saranno anche nella parte urbanizzata di Lenola, zona non toccata da questo giro.

Terreno e altimetria:
Il piatto forte del percorso è, ovviamente, la salita di Lenola: 7,5 km a una pendenza media del 4,4%, secondo Strava. Le percentuali più frequenti oscillano dal 4 al 6%, con qualche impennata in prossimità dei tornanti, attorno al 7-8% per qualche decina di metri.
Approssimativamente, sono queste le pendenze che affronteremo lungo tutto il percorso, quindi non sono richiesti rapporti particolarmente agili. Bici da strada, gravel o mountain bike, tutto fa brodo.
L’asfalto, anche stavolta, non è dei migliori, specie nel tratto tra Lenola e Pico: crepe, rattoppi su rattoppi, preparatevi a qualche sobbalzo di troppo.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
Vi capiterà di sicuro di incontrare numerosi ciclisti, specie nei giorni festivi: in caso di imprevisti, dovreste poter contare su qualche anima pia.
Molte zone antropizzate nel percorso, non si pedala in una landa desolata.
Non ho mai incontrato cani aggressivi o anche solo fastidiosi, ma attenzione a eventuali attraversamenti di volpi o cinghiali.

Variazioni del percorso:
Nessuna rilevante, se volete percorrere il tratto classico; tuttavia, è possibile raggiungere Lenola seguendo percorsi alternativi, come per esempio da via delle Fate, via Vignolo o dalla contrada di Passignano. Sono strade sicuramente meno trafficate, con maggiori possibilità di incontrare animali vaganti e con uno o più tratti in forte pendenza.

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Percorsi: Salita per Lenola - Pico


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La salita per Lenola è una costante di parecchi giri in bicicletta della zona, sia per la salita in sé che come tratto di trasferimento, per raggiungere Lenola e poi proseguire per altre mete, come Vallecorsa, Castro dei Volsci e, in questo caso, Pico.

La salita vera e propria inizia all’incrocio tra la SR 637, via Provinciale per Lenola, e via Sant’Oliva, ovvero la SP 94 che inizia a Monte San Biagio, all’altezza del ristorante “Al Boschetto”.
Provenendo dalla zona di Terracina, è possibile percorrere la via Appia, SS 7, fino, appunto, a Monte San Biagio e la SP 94, oppure procedere sempre sulla statale fino a Fondi e all’intersezione con la SR 637 che, appunto, porta alla salita.
Dal centro di Fondi, oltre che dalla SR 637, è possibile iniziare dalla salita del Cocuruzzo, continuando poi per via Sagliutola e, infine, per la Provinciale per Lenola.

La strada di elezione, comunque, è quella che inizia dall’incrocio con via Sant’Oliva, ed è pure il tratto ufficialmente contemplato su Strava. Ci troviamo su una classica strada provinciale del Centro-Sud, piuttosto larga, in questo caso, solitamente sempre con un lato esposto al sole fino a Lenola. Qualche curvone e poche curve, nessuna delle quali realmente chiusa, ci conducono senza possibilità di errore fino alla fine della salita, all’incrocio di Lenola. Prendendo la strada a destra, inizia la via che ci avvicina a Pico, sostanzialmente una lunga discesa inframezzata da tratti in salita, fino all’incrocio nel punto dove la provincia di Latina cede il passo a quella di Frosinone. A destra, Campodimele e Itri; a sinistra, Pico, ed è li che continuiamo.
La ricetta è invariata: discese, salite, ancora discese, poi l’ultimo tratto in salita ci porta in paese.

Dopo aver oltrepassato la parte più recente, possiamo svoltare a destra e avventurarci nel borgo vero e proprio, ma è un itinerario che merita sicuramente di essere percorso a piedi. Proseguendo a sinistra, invece, ci ritroviamo dopo poco alla fine del comune, sulla strada per San Giovanni Incarico; io, invece, ho percorso la strada al contrario e son tornato a casa.

Cosa portarsi dietro:
– Borraccia;
– Crema solare, si pedala lontani dall’ombra per buona parte del percorso;
– Coccodrilli o orsetti gommosi per un pizzico di dolcezza ma, prima ancora, spizzichi di carboidrati e zuccheri.

Fontanelle:
Dovrebbero essercene diverse a Pico, ho conoscenza diretta solo di quella in cima alla salita dopo la casa comunale. Ce ne saranno anche nella parte urbanizzata di Lenola, zona non toccata da questo giro.

Terreno e altimetria:
Il piatto forte del percorso è, ovviamente, la salita di Lenola: 7,5 km a una pendenza media del 4,4%, secondo Strava. Le percentuali più frequenti oscillano dal 4 al 6%, con qualche impennata in prossimità dei tornanti, attorno al 7-8% per qualche decina di metri.
Approssimativamente, sono queste le pendenze che affronteremo lungo tutto il percorso, quindi non sono richiesti rapporti particolarmente agili. Bici da strada, gravel o mountain bike, tutto fa brodo.
L’asfalto, anche stavolta, non è dei migliori, specie nel tratto tra Lenola e Pico: crepe, rattoppi su rattoppi, preparatevi a qualche sobbalzo di troppo.

Potenziali imprevisti, pericoli e cani aggressivi:
Vi capiterà di sicuro di incontrare numerosi ciclisti, specie nei giorni festivi: in caso di imprevisti, dovreste poter contare su qualche anima pia.
Molte zone antropizzate nel percorso, non si pedala in una landa desolata.
Non ho mai incontrato cani aggressivi o anche solo fastidiosi, ma attenzione a eventuali attraversamenti di volpi o cinghiali.

Variazioni del percorso:
Nessuna rilevante, se volete percorrere il tratto classico; tuttavia, è possibile raggiungere Lenola seguendo percorsi alternativi, come per esempio da via delle Fate, via Vignolo o dalla contrada di Passignano. Sono strade sicuramente meno trafficate, con maggiori possibilità di incontrare animali vaganti e con uno o più tratti in forte pendenza.

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𝗙𝗔𝗞𝗘 𝗡𝗘𝗪𝗦

Il potere distruttivo, rivelatore, caustico, ironico delle fake news.

Prima di Internet, prima che diventassero strumento di disinformazione di massa nel mare delle notizie che navigano in rete senza controllo; venne utilizzato abilmente negli anni 90, come strumento artistico e politico, per beffarsi di stampa, televisioni e tutto il sistema dell' informazione. In nome di una cultura del sabotaggio, si contestavano i media e l'invasività delle pubblicità.

Da persone scomparse, a culti demoniaci e violenze mai esistite, che crearono un vero e proprio fenomeno di isteria di massa, prima di essere svelati di fronte all'indignazione dei più. Dimostrando al tempo stesso quanto la sete di notizie dei media è tale da divulgare qualsiasi informazione senza la minima certezza.

Tra le azioni più incredibili che riguardano il culture jamming c'è sicuramente la copia del sito Vaticano nel 1998 che coinvolse 200.000 visitatori per un totale di 4 milioni di accessi.

“Abbiamo acquistato il nome di dominio Vaticano.org e fatto una copia del sito web ufficiale della Santa Sede. Il nuovo sito web era visivamente identico a quello ufficiale, ma conteneva piccole ma significative modifiche nascoste tra i testi sacri, che ci hanno permesso di satireggiare e correggere l'identità della Santa Sede, esaltando l'amore libero, le droghe leggere e l'attivismo online.[...] Il tutto inserito tra le righe di encicliche papali, citate con precisione.

Dal momento in cui Vaticano.org è andato online, un flusso enorme di visitatori si è riversato sul sito web parodia, trascorrendo migliaia di ore a leggere testi modificati con proclami eretici, parole inventate, errori imperdonabili e canzoni di band di teeny-bopper.” (0100101110101101.org)

L'ingegno che era dietro queste operazioni era tale da trasformarle in opere d'arte sovversiva e partecipativa, dove lo spettatore stesso prende parte alla scena e alle sue modificazioni poiché interagisce con essa.

“Un'opera d'arte, in rete o no, non può essere interattiva di per se, sono le persone che devono usarla interattivamente, è lo spettatore che deve usare un'opera in un modo imprevedibile. Copiando un sito, stai interagendo con esso lo stai riutilizzando per esprimere dei contenuti che l'autore non aveva previsto. Interagire con un'opera d'arte significa essere fruitore/artista simultaneamente; i due ruoli coesistono nello stesso momento. Per cui dovremmo parlare di meta-arte, di caduta delle barriere nell'arte; lo spettatore diventa un'artista e l'artista diventa spettatore: un testimone privo di potere su ciò che accade al suo lavoro.” (0100101110101101.org)

I media moderni hanno compreso il potere partecipativo della massa: diffondendo contenuti accattivanti, capaci di generare estremo stupore o profonda indignazione, riescono ad ampliare la diffusione delle loro notizie, poiché ogni condivisione aggiunge il punto di vista del trasmettitore, spesso incurante della veridicità del contenuto. Se un tempo lo spettatore poteva interagire con un’opera d’arte in modo imprevedibile, oggi la decontestualizzazione di frasi, immagini o parole viene utilizzata per provocare reazioni calcolate, prevedendo esattamente l’effetto della catena di ri-condivisioni.

La società contemporanea vive in uno stato costante di isteria, e i mezzi di (dis)informazione, insieme ai social media, riflettono un meccanismo che asseconda l’impazienza collettiva di ottenere risposte rapide e rassicuranti di fronte a eventi controversi. Si tende a individuare un colpevole immediato, un capro espiatorio che soddisfi il bisogno di ordine, trascurando dettagli e sfumature che potrebbero ribaltare l’intera narrazione. È invece fondamentale sviluppare uno sguardo critico sulle informazioni, coltivare la volontà di approfondire e ricostruire il contesto.


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Percorsi: Monte San Biagio – Zona Sughereta e leccio monumentale



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La zona di San Vito, nel territorio di Monte San Biagio, è ottima per pedalare nella natura, con percorsi in grado di soddisfare più tipologie di ciclisti.
Nel giro odierno, ho raggiunto la celebre Sughereta, proseguendo per via San Candido (attenzione alla breve rampa finale, con pendenze superiori al 17%), via Limatella e via Durante, la strada che conduce a uno degli alberi monumentali del Lazio, un leccio dalle dimensioni davvero ragguardevoli per la sua specie.

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Percorsi: Monte San Biagio – Zona Sughereta e leccio monumentale


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La zona di San Vito, nel territorio di Monte San Biagio, è ottima per pedalare nella natura, con percorsi in grado di soddisfare più tipologie di ciclisti.
Nel giro odierno, ho raggiunto la celebre Sughereta, proseguendo per via San Candido (attenzione alla breve rampa finale, con pendenze superiori al 17%), via Limatella e via Durante, la strada che conduce a uno degli alberi monumentali del Lazio, un leccio dalle dimensioni davvero ragguardevoli per la sua specie.

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Top Reasons to Renovate Your Home for Comfort and Value


Thinking of a residential remodeling Leawood? No worries! You are at the right place. Home renovation is an essential part of owning a home. Whether you just bought a new house or have lived in the same one for years, updating your space can bring many benefits.

Renovations can increase the value of your home, make it more comfortable, and improve how it works for your needs. Let's explore some key reasons why renovating your home is a great idea and how it can improve your life.

Enhance Curb Appeal and Aesthetics:

The appearance of your home creates a first impression on your guests. Renovating your home can give it a modern and fresh look. Simple changes like installing new windows, painting the exterior, or adding a front porch and landscaping can completely change its look. A nice-looking home stands out in the neighborhood and may even inspire others. It reflects your style and gives you a sense of pride and happiness.

Increase Property Value:

One significant reason for renovating a home is increasing its value. Updating the kitchen, improving the bathroom, or adding a new room makes your home look better and more attractive to buyers.

These upgrades can increase your home's value, helping you sell it for a higher price in the future. You can even regain much of the money you spent on the renovations. Choose a bathroom remodeling Overland Park to update your home, making it more enjoyable and inviting for visitors.

Cost Savings:

Opting for a professional company to renovate your space helps you save money. Nowadays, people are more concerned about the environment; energy saving has become crucial for homeowners. Home renovation is a great way to make it more energy-efficient and save money over time. People upgrade appliances, add insulation, and replace old windows with new ones, help to use lower energy and reduce utility bills.

However, trust professional remodeling contractors for such work. They have years of experience in the industry and provide beautiful, budget-friendly solutions to renovate your home.

About KC Home Solutions:

KC Home Solutions offers the best outdoor living construction Leawood. Its trained experts have years of experience in the industry. If you want a contractor for your residential remodelling project, look no further than KC Home Solution! It offers cost-effective services tailored to your needs.

To get more information, visit kchomesolutions.com/

Original Source: bit.ly/41S1YIZ


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5 Ways to Brighten Up Your Underused Basement Space


Basements are an underused place. They are often dark, damp, and uninviting. However, the perfect professional basement finishing Leawood helps transform it into a functional space. Here are a few ways to brighten up your basement space.

Maximize natural light

The best way to brighten a basement is maximizing natural light. Clean the windows regularly and install larger windows for better lighting. Further, you can add window wells to allow more sunlight in. Add light tubes, bulbs, or skylights for brightness in a windowless basement. Lighter windows help make the basement feel spacious and let fresh air in.

Use light colors for flooring and walls

Lighter colors reflect more light and make the basement feel open and spacious. Choose colors like whites, pastels, or light grays for your walls. Further, opt for light wood, beige, or whitewashed tiles for flooring. The light hues transform your dark and drab basement into a fab and cheerful space. Accessorize the room with bold-colored accessories like rugs and furniture for a bold look. Hire the best home remodeling companies Overland Park for professional help.

Layer the lighting

Basements lack proper lighting. Adding various lighting helps create a well-lit space. Use a mix of ambient and accent lighting to add warmth to the place. You can get this lighting from overhead fixtures or recessed lights.

Floor lamps and wall sconces are best for accent lighting in certain basement areas. In addition, LED lights should be added for extra brightness and energy-efficient lighting without overwhelming the basement area.

Add reflective surfaces

Incorporate reflective surfaces or mirrors in your basement remodel to bounce light across the room. It also makes the space look more spacious and illuminated. Further, add mirrors, metallic accents, and glossy finishes to the basement furniture and décor. In addition, a mirror strategically amplifies the natural light or overhead fixtures and further brightens the room.

Keep the space clutter-free

A cluttered basement feels darker and chaotic in ample lighting. Hence, focus on organizing the space for better lighting and brightness. Try using aesthetic storage options like cabinets, baskets, or shelves to store the items. A tidy space with bright colors and good lighting is perfect for attaining an open and inviting basement.

About KC Home Solutions:

KC Home Solution offers the best kitchen remodeling Leawood services. It combines materials, project design, and construction teams for a seamless remodeling process. This company has the best decorators, builders, and designers to help you remodel your home.

To get more details, visit kchomesolutions.com/

Original Source: bit.ly/4ljc0L1


noblogo.org/jackieahall/5-ways…



Factors to Consider While Choosing Home Remodeling Contractor


Finding the right remodeling contractors is one of the most important decisions you must make during the home remodeling Leawood process. The companies you choose have a great role in the success of your project. It is important to do thorough research before making such a decision. Have a look at the key factors you need to consider while looking for the right contractor to ensure a smooth journey–

Certifications

The remodeling companies Overland Park should have the required license and certifications. These ensure that the companies adhere to the safety regulations. Moreover, it is important to ask these companies about their insurance proof.

Portfolio

A trustworthy service provider should have a solid track record of successful projects. You can also find a list of feedback provided by past clients. Spend some time analyzing their previous work to know the quality of their work. Talking to previous customers will help you gain insights into them.

Clear communication

Ensure that the contractor you choose communicates clearly. They should be well-versed in responding quickly to your issues or queries.

Reputation

Gain insight into the reputation of the contractors you have decided for. After all, the company's reputation decides whether to go for it or not. You can ask your friends and family to recommend you some highly reputable names with whom they have also worked in the past. You can also follow the word-of-mouth referrals to make sure you choose the right contractor.

Materials used

Ensure that the materials used by the home remodeling company are of high quality and fit your budget. Don’t fall for the contractors who recommend cheap materials and compromise on quality.

Overall, nothing can be more important than choosing the ideal contractor for your remodeling project. Dedicate some time to finding the most reputable contractors who specialize in giving you results beyond your expectations. Do proper research and take your first step toward a satisfactory remodeling journey.

About KC Home Solutions:

If you are looking for one of the best remodeling contractors Overland Park, look no further than KC Home Solutions! The experts are highly dedicated to quality and offer something new and unique. Whether you need specialized kitchen, bathroom, or basement solutions, the professionals are here to transform your dreams into reality.

For more details, visit kchomesolutions.com/

Original Source: bit.ly/4hXEs23


noblogo.org/jackieahall/factor…



Choose Residential Remodeling Solutions For Aging In Place


You may be satisfied with your current home. However, your home may not match your needs in the future. When your needs are constantly evolving, you must choose residential remodeling Prairie Village solutions. These solutions will help you age in place. You can customize your home according to your current health conditions. Let’s discuss more about it.

Main floor master suite:

Young adults prefer to have their bedroom on the second level. However, as you age, you may want a bedroom on the main level. This will help you live comfortably with your health issues. You can turn your previous bedroom into a guest bedroom to accommodate your guests seamlessly.

Easy bathroom access:

Homes with older adults must also consider making the bathroom accessible. Older adults with mobility issues may struggle with climbing stairs for using the bathroom every single time. Therefore, you can install an easily accessible bathroom. Add all the latest features to your new bathroom to ensure the right support.

Choose grab bars and handrails:

For older adults, grab bars are a crucial choice. Grab bars are important as they help with avoiding any slipping incidents. They will be useful for showers, toilets, tubs, and more. You can also invest in handrails in hallways, near stairs, and other places. Older adults struggling with balance issues can surely benefit from this. These options are cost-effective but will help improve the quality of their lives to a huge extent.

Plan carefully:

When planning on getting home remodeling solutions, your choices can make your life easy in the future. Even when you do not need upgrades today, you may require them as you age. Therefore, you can work with your home remodeling companies Leawood to plan efficiently for the future. For instance, you can choose a classy roll-in shower that will seamlessly match your needs as you age.

Creating a safe home for aging in place

When you keep these things in mind, you can create a safe home where you can age peacefully. With the help of home remodeling, you can transform your existing home without the need to move out as you grow old. So, it will be a win-win situation for you.

About KC Home Solutions:

KC Home Solutions is one of the most trusted platforms that can provide you with home or bathroom remodeling Leawood solutions. The experienced professionals at this company will cater to your preferences in the best way possible. So, you must give it a try.

To get more details, visit kchomesolutions.com/

Original Source: bit.ly/4iO9Fps


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Three Reasons You Need Outdoor Living Space


If you are planning to transform the outdoors, you should consider better ideas. Landscapes are never going to be out of fashion, but adding a small outdoor living space could serve you better. You can check out thousands of designs and opt for the finest outdoor living construction Prairie Village. Here's why it's the perfect time to go with outdoor living spaces.

A Better Hang-Out Space:

Your home might have been the place for all of you to get together. You may have invited friends, families, and colleagues to your place regularly. As a host, you may have encountered many issues, such as providing a better setting for all the guests.

If you have an outdoor living space, it would be better for you to organize get-togethers. You can set tables, chairs, barbeques, chillers, and a lot more. And with this, you can enjoy the outdoors as you want.

In the Lap of Nature:

How long do you plan to experience nature? Do you always need to go hiking or sightseeing? Well, what about a small natural piece right outside your doors?

You can go for landscape construction if you want. This way, you can have a setting or arrangement around the landscape that connects you to nature. You can opt for the best outdoor living construction Overland Park services in these cases. They will ensure that they deliver the finest services to you. Also, their help will be groundbreaking. So, connect to an incredible outdoor living construction service now.

A Getaway:

Don't you feel stuck in your home sometimes? Even though you feel stuffy, you must be reluctant to go out. This anti-social phase does not always need you to compromise. Instead, you can invest in a brilliant outdoor living space that always shows peace and serenity.

So, whenever you feel stuffy in your home, you can just step out of the door and escape the situation. You can feel the bliss of being out and not among people but in your own company. This would be the most incredible investment of your life.

About KC Home Solutions:

KC Home Solutions is the most trusted service. It can help you with remodeling projects. Additionally, you find reliable solutions, like outdoor living construction Olathe, to upgrade your living space. So, make sure to consult the experts from this company and get the finest results. It can serve you well.

Find out more at kchomesolutions.com/

Original Source: bit.ly/43SCrRx


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Sonic Youth - Goo (1990)


immagine

Goo è il sesto album in studio completo della band alternative rock americana Sonic Youth, pubblicato il 26 giugno 1990 dalla DGC Records. Per questo album, la band ha cercato di espandere i suoi caratteristici arrangiamenti di chitarra alternati e il suono stratificato del loro precedente album Daydream Nation (1988) con una scrittura di canzoni più attuale rispetto ai lavori precedenti, esplorando temi di emancipazione femminile e cultura pop. Dopo il successo di Daydream Nation, Nick Sansano è tornato a progettare Goo, ma il produttore veterano Ron Saint Germain è stato scelto dai Sonic Youth per finire di mixare l'album dopo il licenziamento di Sansano. Goo è stato un successo di critica e commerciale al momento della sua uscita, raggiungendo il numero 96 nella classifica Billboard 200 degli Stati Uniti, la loro posizione più alta in classifica fino ad oggi. Sebbene non abbia avuto un significativo airplay radiofonico, il suo singolo principale “Kool Thing”, uno sforzo collaborativo con Chuck D dei Public Enemy, ha raggiunto il numero sette nella classifica Billboard Modern Rock Tracks. Da allora, Goo è stato considerato uno degli album più importanti dell'alternative rock, ed è considerato musicalmente e artisticamente significativo. Nel 2020, l'album è stato classificato al numero 358 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi di Rolling Stone.


Ascolta: album.link/i/1440838993



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Sonic Youth - Goo (1990)


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Goo è il sesto album in studio completo della band alternative rock americana Sonic Youth, pubblicato il 26 giugno 1990 dalla DGC Records. Per questo album, la band ha cercato di espandere i suoi caratteristici arrangiamenti di chitarra alternati e il suono stratificato del loro precedente album Daydream Nation (1988) con una scrittura di canzoni più attuale rispetto ai lavori precedenti, esplorando temi di emancipazione femminile e cultura pop. Dopo il successo di Daydream Nation, Nick Sansano è tornato a progettare Goo, ma il produttore veterano Ron Saint Germain è stato scelto dai Sonic Youth per finire di mixare l'album dopo il licenziamento di Sansano. Goo è stato un successo di critica e commerciale al momento della sua uscita, raggiungendo il numero 96 nella classifica Billboard 200 degli Stati Uniti, la loro posizione più alta in classifica fino ad oggi. Sebbene non abbia avuto un significativo airplay radiofonico, il suo singolo principale “Kool Thing”, uno sforzo collaborativo con Chuck D dei Public Enemy, ha raggiunto il numero sette nella classifica Billboard Modern Rock Tracks. Da allora, Goo è stato considerato uno degli album più importanti dell'alternative rock, ed è considerato musicalmente e artisticamente significativo. Nel 2020, l'album è stato classificato al numero 358 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi di Rolling Stone.


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SALMO - 56 (55)


FIDUCIA IN DIO E NELLA SUA PAROLA1 Al maestro del coro. Su “Colomba dei terebinti lontani”. Di Davide. Miktam. Quando i Filistei lo tenevano prigioniero a Gat.

2 Pietà di me, o Dio, perché un uomo mi perseguita, un aggressore tutto il giorno mi opprime.

3 Tutto il giorno mi perseguitano i miei nemici, numerosi sono quelli che dall'alto mi combattono.

4 Nell'ora della paura io in te confido.

5 In Dio, di cui lodo la parola, in Dio confido, non avrò timore: che cosa potrà farmi un essere di carne?

6 Travisano tutto il giorno le mie parole, ogni loro progetto su di me è per il male.

7 Congiurano, tendono insidie, spiano i miei passi, per attentare alla mia vita.

8 Ripagali per tanta cattiveria! Nella tua ira abbatti i popoli, o Dio.

9 I passi del mio vagare tu li hai contati, nel tuo otre raccogli le mie lacrime: non sono forse scritte nel tuo libro?

10 Allora si ritireranno i miei nemici, nel giorno in cui ti avrò invocato; questo io so: che Dio è per me.

11 In Dio, di cui lodo la parola, nel Signore, di cui lodo la parola,

12 in Dio confido, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo?

13 Manterrò, o Dio, i voti che ti ho fatto: ti renderò azioni di grazie,

14 perché hai liberato la mia vita dalla morte, i miei piedi dalla caduta, per camminare davanti a Dio nella luce dei viventi.

_________________Note

56,1 Pur consapevole della propria innocenza, il credente si sente preso di mira dagli avversari e ingiustamente, ma sa che la prepotenza dei suoi nemici può essere piegata da Dio che non rimane indifferente né dimentica.

56,1 Quando i Filistei...: il titolo del salmo rimanda a quanto è narrato in 1Sam 21,11-16.

56,9 Queste immagini vogliono esprimere l’onniscienza e la provvidenza divina.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Preghiera e ringraziamento per la liberazione Supplica individuale (+ motivi di fiducia e di ringraziamento)

A parte il triangolo relazionale classico: Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici), tra gli elementi strutturanti sono da evidenziare il ritornello (vv. 5 e 11-12) e l'avverbio «sempre» che ricorre 5 volte (vv. 2.3.4.6.10). Nel salmo c'è un gioco di contrasto tra impotenza e prepotenza dei nemici. Essi pur mostrandosi prepotenti e arroganti sono esseri impotenti e deboli costituzionalmente. La simbologia è temporale, antropologica, teologica, militare e venatoria. Il salmo è molto vivace e personale nonostante le sue difficoltà testuali.

Divisione:

  • vv. 2-3: introduzione;
  • v. 4-5: fiducia in Dio;
  • vv. 6-10: corpo;
  • vv. 11-12: ritornello di fiducia;
  • vv. 13-14: conclusione-ringraziamento.

v. 2. «perché l'uomo mi calpesta»: l'uomo è chiamato qui ’enôš (= essere mortale), nel v. 5 bāśār (= essere di carne) e nel v. 12 ’ādām (= essere di terra). Sono tre appellativi che sottolineano la debolezza umana. Nel salmo perciò si vuole evidenziare che l'uomo proprio in quanto essere debole e fragile si mostra prepotente con il suo simile. «sempre»: alla lett. «tutto il giorno». L'espressione si ripete anche nel v. 3. Indica un'aggressione continua senza tregua.

v. 3. «molti sono quelli che mi combattono»: attraverso la ripetizione degli attacchi e la menzione della quantità dei nemici (= molti), l'autore vuole dare maggiore intensità alla descrizione di pericolo del salmista.

v. 5. «In Dio... in Dio confido...»: il ritornello, che ricorre leggermente diverso anche nei vv. 11-12, è raro nella poesia biblica. Esso sintetizza i concetti più importanti della composizione: qui si evidenziano tre elementi: la lode della parola di Dio, la fiducia incondizionata in lui, e il non timore dell'uomo. «di cui lodo la parola»: la «parola» è quella della promessa di salvezza del patto (cfr. Sal 50, 15).

vv. 6-7. La voce «parola» (dābār) fa da gancio tra il v. 5 e il 6. Lì si tratta della parola di Dio, qui della parola del salmista. In questi versetti si accenna alle malefatte dei nemici, dovute soprattutto al cattivo uso della «parola».

v. 6. I nemici «travisano» le parole dell'orante per agire contro di lui, causano con il loro parlare calunnioso e menzognero contese per attentare alla sua vita.

v. 7. «osservano i miei passi»: c'è l'immagine di un cacciatore in agguato per spiare e catturare di sorpresa la preda. È comune nelle lamentazioni, cfr. 89,52; Lam 4, 18.

v. 9. «I passi del mio vagare...»: dall'imprecazione violenta del v. 8 si passa al commovente lirismo di questo versetto, che anche stilisticamente è molto bello. Nel TM c'è infatti assonanza tra la voce nōdi (il mio vagare) e bᵉno’dekā (nel tuo otre). L'orante esprime la sicurezza e fiducia che le sue pene e le sue sofferenze non vengano dimenticate da Dio. Ricorrono tre immagini antropomorfiche: di Dio che conta i passi, di Dio che raccoglie in un vaso le lacrime e di Dio che registra tutto nel libro della vita.

v. 10. «Allora ripiegheranno...»: i nemici sono visti già in rotta; indietreggiano davanti all'intervento di Dio, cfr. Sal 6,11; 9,4; 35,4; Lam 1,13. «so che Dio è in mio favore»: l'espressione è una bella professione di fede. È più incisiva l'espressione tradotta alla lettera: «Questo so: che Dio è per me», cfr. Sal 16,2; 54,6; 118,6; 124,1.

v. 13. «Su di me... i voti»: il salmista riconosce che su di lui incombe la responsabilità di adempiere i voti fatti al Signore nel tempo della prova. Egli intende perciò osservarli. Il costrutto è inatteso e originale. «ti renderò azioni di grazie»: l'orante promette al Signore un sacrificio di ringraziamento, cfr. Sal 22,26; 50,14; 66,13; Lv 7,12; Prv 7,14.

v. 14. «perché mi hai liberato dalla morte...»: con un perfetto di “confidenza” l'orante esprime la motivazione del sacrificio di ringraziamento: la liberazione dalla morte per farlo camminare nella luce della vita. C'è il contrasto tra la morte che richiama il regno dello šᵉ’ôl, luogo di tenebra e di silenzio (Gb 33,28.30; Sal 6,6; 28,1), e la luce del volto di Dio, regno della vita (Sal 36,10). Nota anche il contrasto tra il vagabondare triste per sfuggire al nemico (v. 9) e il camminare sicuro alla luce del Dio della vita, cfr. Sal 16,10-11; 27,13. Il «camminare alla presenza di Dio» è simbolo anche di una vita onesta e conforme ai comandamenti di Dio (cfr. Gn 5,22; 6,9; 17,1; 24,40; Sal 116,8-9).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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L'AI Generativa è un male


Ci sono momenti in cui ti fermi e rifletti su quello che stai facendo. Sì, quando si è giovani capita, anche spesso, ma a cinquant'anni o è una disgrazia, o è un lusso.

Lavoro in ambito internet/comunicazione/web da sempre, prima come tecnico, poi come head of digital, digital marketer, digital strategist, insomma, quelle robe lì, avete capito.

Ho creduto, come tanti, nel valore di una comunicazione, anche commerciale, fatta dal basso, fatta da utenti per utenti, attraverso un media nato per essere paritario, capace di creare connessioni.

Nel corso di questi quasi 30 anni ho vissuto una girandola di annunci, tecnologie, buzz word, dai primissimi e-commerce ai siti in flash, dai newsgroup ai social, dal permission marketing all'invasione dei meme.

Ad ogni giro di giostra tutto è diventato più veloce, più difficile, il sogno di un media distribuito, di tutti e di nessuno, si è infranto con l'emergere delle grandi piattaforme prima, con l'algoritmizzazione poi.

Questi passaggi, tutti compiuti nel sacro nome dell'efficienza e del ROI, hanno mietuto vittime eccellenti, art director, copy, designer, sostituiti – e non affiancati – da orde di infaticabili uomini dei numeri, analisti, specialisti in una qualche piattaforma, privatissima, di ADV, social media manager e SEO expert.

Nel corso degli anni ho creduto a, o mi sono raccontato, una patetica bugia, quella che il marketing di questo secolo potesse essere il mezzo per far dialogare brand e persone, per aiutare le aziende sì, a vendere i prodotti, ma anche gli utenti a trovare le risposte più adatte ai propri bisogni, magari stupendoli, intrattenendoli, facendoli diventare parte del viaggio.

Era una Bugia, come quella del capitalismo dal volto umano del “don't be Evil” di Google. Specchi per le allodole, e io sono chiaramente un'allodola.

Sono successe tante cose, compreso il Covid, la guerra in Ucraina, le alluvioni in Romagna e, rimanendo sul personale, anche una moglie assai paziente e una figlia, che va per i 13 anni.

Possiamo sicuramente dire che sia stato un periodo intenso, durante il quale sono finito ad occuparmi di promozione di eventi, grossi, in ambito innovazione digitale.

Innovazione che appunto non era già più quella che avevo sperato fosse. Ma manco il mondo assomiglia a quello che in qualche modo mi ero immaginato potesse diventare.

Tutto sommato, tra un mal di stomaco e l'altro, giocavo a tirare avanti. Sono passati gli hype per la blockchain, per il web 3.0, per gli NFT, e per fortuna anche abbastanza in fretta.

Poi un bel giorno si presenta ChatGPT. Sono e rimango comunque un nerd e un geek, con una buona base tecnica, per cui ovviamente questa novità mi ha inizialmente galvanizzato. Voglio dire, da vecchio fan di Star Trek e di Asimov, poter finalmente dialogare con un computer in maniera naturale è tanta roba.

Da quel momento in poi è stata una corsa assurda, che ha iniziato a travolgere tutto e tutti e che ci sta portando in luoghi che avrei preferito sinceramente non conoscere.

Prima che qualcuno si inalberi, sì, sto parlando degli LLM e dell'AI Generativa e NO, non sto parlando dei sistemi esperti in uso in ambito medico, aerospaziale, scientifico.

Non voglio girarci attorno più di tanto, l'AI Generativa è un male, non serve a nulla, è immorale e andrebbe fortemente limitata, se non vietata completamente.

Non starò qui a fare una disanima anti capitalista, che comunque sarebbe importante fare, perché non penso neanche che sia il vero punto della questione.

In questi giorni OpenAI ha rilasciato un modello particolarmente bravo con le immagini, le coerenze, il lettering e altre meraviglie tecniche, sicuramente ammirevoli.

Consapevolmente lo ha fatto levando molti di quei filtri di facciata che ti impedivano di creare immagini nello stile di un particolare autore o di un determinato franchise.

Direi una bugia se non ammettessi che vedere i social, già pieni di AI Slob, completamente invasi da immagini in stile Studio Ghibli, mi ha fatto letteralmente ribaltare lo stomaco.

Parafrasando Miyazaki, che in tempi non sospetti ha detto “questa tecnologia è un insulto alla vita stessa”, l'appropriazione indebita dell'incredibile lavoro artigianale delle opere dello studio Ghibli, per essere rimiscelato in orribili meme ad uso del social media manager o del content creator di turno, è un insulto all'onestà intellettuale, alla morale e un crimine vero e proprio.

La farsa, che ancora risuona, della democratizzazione della creatività è semplicemente ridicola, è una affermazione che banalmente non ha alcun senso.

Come diceva una mia ex-collega, bravissima illustratrice, perché mai concentrare gli sforzi e gli investimenti per attaccare deliberatamente il lavoro creativo? Vale per le immagini, ma vale per la musica, il testo; che senso ha, a quale bisogno concreto e reale risponde?

Gli LLM sono elaborate macchine stocastiche, che potrebbero avere utilizzi fantastici, ad esempio per rendere la vita di ipovedenti e disabili più agevole, oppure per automatizzare compiti “bassi” per liberare davvero il tempo da dedicare al pensiero creativo.

E invece no. Creiamo macchine che possano vomitare a ciclo continuo testi, musiche, newsletter, visual, comunicati stampa, video, post social, per riempire di letterale merda tutta l'internet, con effetti deleteri sul pubblico e sulla percezione della realtà.

Non solo, sta roba inquina talmente il cervello che, esperienza personale, piuttosto di valorizzare il lavoro di un team esperto e competente, si prende per buono, alla prima iterazione, qualsiasi blocco di token vomitato dall'LLM di turno.

Non è più il mio mondo, non è quello che volevo e immaginavo, e non è quello che voglio per mia figlia, che in questo momento è un vulcano di creatività, e a cui DEVO raccontare, un dovere morale, che questa creatività va coltivata, curata e allenata con fatica, e che quel percorso, fatto di alti e bassi, di frustrazione e illuminazione, rappresenta il valore di quel che crea.

Per questo ho deciso che, da questo momento, anche e soprattutto sul lavoro, mi rifiuterò di usare strumenti di AI Generativa, di qualsiasi tipo e, nell'ambito delle mie competenze, non avvallerò mai l'uso di questi strumenti per generare contenuti di qualsiasi tipo.

Potrei essere tacciato di Luddismo, o di essere un rincoglionito che non sa stare al passo con i tempi. Può essere, ma questo non cambia la sostanza: l'AI Generativa è un danno per l'umanità.

ADSR

P.S. Qualche link di approfondimento, alcuni li ho sparsi nel testo, ma li riepilogo tutti qui sotto, per comodità.tante.cc/2025/03/28/vulgar-dis…

404media.co/ai-slop-is-a-brute…

thelibre.news/foss-infrastruct…

theatlantic.com/technology/arc…

theverge.com/news/630079/opena…

attivissimo.me/2025/03/24/podc…

affordance.framasoft.org/2025/…

aial.ie/pages/aiparis/

P.P.S Avrei voluto firmare questo post. Ma non è cosa semplice.


log.livellosegreto.it/not-my-w…


Vulgar Display of Power


Hayao Miyasaki is the co-founder of Studio Ghibli, a Japanese animation studio known worldwide for their stunning, emotional, beautiful stories and movies. At the core of Studio Ghibli’s work is a deep engagement with questions of humanity. About what it means to be a human, about how to care for one another and the world around us. But also about the levels of cruelty that humanity can be capable of – and how there still are grace and love even under those conditions. Studio Ghibli’s work is distinct. In the level of quality over the years, in their very recognisable art style.

Hayao Miyasaki also is know for his reaction to a few technologists showing him something we’d call “AI” today to generate “creepy” moving figures:

youtube.com/watch?v=ngZ0K3lWKR…

His reaction to the proud developers showing an animation of a thing using its head to move forward claiming “Artificial intelligence could present us grotesque movements that we humans can’t imagine.” is very telling:

“Every morning, not in recent days, I see my friend who has a disability. It’s so hard for him just to do a high five; his arm with stiff muscle can’t reach out to my hand. Now, thinking of him, I can’t watch this stuff and find it interesting. Whoever creates this stuff has no idea what pain is.

I am utterly disgusted. If you really want to make creepy stuff, you can go ahead and do it, but I would never wish to incorporate this technology into my work at all. I strongly feel that this is an insult to life itself.”

Hayao Miyazaki


He capped that off with a scathing remark about what had happened:

“I feel like we are nearing the end of times. We humans are losing faith in ourselves.”

Hayao Miyazaki


Now of course he wasn’t looking at modern “AI” systems like the ones Microsoft/OpenAI/Anthropic/etc. are trying (with little economic success) to sell. But his argument would apply just the same: “Whoever creates this stuff has no idea what pain is.” Or joy. Or love. Or hunger. Or longing. Or need. Or want. All the parts of us that define our humanity and our way of interacting with the world. The things that make us care, that push us towards doing something, finding something out. Saying something and hearing something.

For the longest time OpenAI’s systems would try to block people from generating images in the style of certain artists. This was obviously for copyright reasons, the didn’t want to get sued (even more than they already are). Which is something they just changed very explicitly. You can now easily generate stuff in the style of Studio Ghibli and Sam Altman made his avatar on X-The Nazi Network a ghiblified version of himself.

And I think that on one level David Gerard is right framing it as a distraction from their money problems:

This means OpenAI has to make more and more announcements so they look to the investors like they’re still cool and interesting. Any old garbage will do, like a literary fiction writer bot or something.

David Gerard


But I do think it does go further. There is a reason they chose Studio Ghibli. Sure, its style is very cute, very distinct, but that is not the whole story. It’s not that they just picked something cute and accidentally the co-founder of that studio hates their whole approach from the bottom of its heart. OpenAI picked Studio Ghibli because Miyazaki hates their approach.

It is a display of power: You as an artist, an animator, an illustrator, a writer, any creative person are powerless. We will take what we want and do what we want. Because we can.

Because we can. This is the idea of might makes right. The banner that every totalitarian and fascist government rallied under. OpenAI luckily is no government but their ideas, their thinking has influenced many current governments all over the planet. “If we are not allowed to take everything we want without payment and against people’s will, we will never create the machine god to solve all our problems.”

OpenAI’s move is an attempt to see what the reaction to them explicitly, willingly, gleefully breaching another boundary, acting against the explicit and known will of the people they use their machines on. And many in the public seem to eat it up, turning their holiday pics into “Ghibli-style” images.

The scholar of authoritarianism Timothy Snyder (who just left his position at Yale University going to Toronto in a very non-subtle reaction to growing Fascism in the US) write his book “On Tyranny” to give people 20 lessons about how to react to and resist tyrannical movements. The first rule is: “Do not obey in advance.

This is what many are doing here. Submitting to this logic of injustice and domination in advance. Because it plays well on Instagram or because “it’s just pictures”. But this is submission to a logic of dominance by those who have power. It is a submission of democratic rights and understandings. It is a submission to a vulgar display of power.

And that is why the White House used that tech to [content warning about the following link: It’s a obscene display of violence] illustrate their cruelty against migrants. The cruelty is the point. But so are the other forms of violence displayed.

#ai #dominance #fascism #ghibli #miyasaki #power


Piero Garbo reshared this.



[stime]il cliente o l'utente il cliente da lei chiamato] verrà sostituito] 0,06 metriquadri decompressione] da scrivania una montagnola di scassi friabili un attimo la cercano si accavallano le] spore compatibili la persona esposta alle intemperie barra il questionario mette due righe le] mette per iscritto è [dotato di pochi minuti il cliente] è anonimo lo cercano nelle fotografie vecchie venti] per trenta nel merchandising


noblogo.org/lucazanini/stime-2…



Winter 2016: A cold hutong house, Plastic bags full of baozi, Root beer and cats. I'll never be as pure As your confused eyes That night, when I cried For her – but I kissed you.


noblogo.org/chiaramente/winter…



Bob Marley & The Wailers - Exodus (1977)


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Exodus è un album del 1977 della band reggae giamaicana Bob Marley and the Wailers, pubblicato per la prima volta nel giugno 1977 tramite Island Records, dopo Rastaman Vibration (1976). La produzione dell'album è stata caratterizzata come rilassata con bassi pulsanti e un'enfasi su pianoforte, tromba e chitarra. A differenza dei precedenti album della band, Exodus si allontana tematicamente dalla narrazione criptica; invece ruota attorno a temi di cambiamento, politica religiosa e sessualità. L'album è diviso in due metà: la prima metà ruota attorno alla politica religiosa, mentre la seconda metà è incentrata su temi di fare l'amore e mantenere la fede. Il 3 dicembre 1976, Bob Marley fu vittima di un attentato al petto, in cui gli fu ferito di striscio e il braccio fu colpito da un proiettile, ma sopravvisse. Dopo il tentativo di assassinio, Marley lasciò la Giamaica e fu esiliato a Londra, dove Exodus fu registrato. L'album fu un successo sia di critica che commerciale; ha ricevuto certificazioni d'oro negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada, ed è stato l'album che ha spinto Marley verso la celebrità internazionale. Nel 2017, Exodus è stato rimasterizzato e ripubblicato per il suo 40° anniversario. Exodus ha più tracce nella compilation dei più grandi successi di Marley Legend rispetto a qualsiasi altro suo disco. Exodus è stato il suo decimo album dall'album di debutto The Wailing Wailers del 1965, incluso l'album live Live! (1975). Invia commenti


Ascolta: album.link/i/1625213430



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Bob Marley & The Wailers - Exodus (1977)


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Exodus è un album del 1977 della band reggae giamaicana Bob Marley and the Wailers, pubblicato per la prima volta nel giugno 1977 tramite Island Records, dopo Rastaman Vibration (1976). La produzione dell'album è stata caratterizzata come rilassata con bassi pulsanti e un'enfasi su pianoforte, tromba e chitarra. A differenza dei precedenti album della band, Exodus si allontana tematicamente dalla narrazione criptica; invece ruota attorno a temi di cambiamento, politica religiosa e sessualità. L'album è diviso in due metà: la prima metà ruota attorno alla politica religiosa, mentre la seconda metà è incentrata su temi di fare l'amore e mantenere la fede. Il 3 dicembre 1976, Bob Marley fu vittima di un attentato al petto, in cui gli fu ferito di striscio e il braccio fu colpito da un proiettile, ma sopravvisse. Dopo il tentativo di assassinio, Marley lasciò la Giamaica e fu esiliato a Londra, dove Exodus fu registrato. L'album fu un successo sia di critica che commerciale; ha ricevuto certificazioni d'oro negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada, ed è stato l'album che ha spinto Marley verso la celebrità internazionale. Nel 2017, Exodus è stato rimasterizzato e ripubblicato per il suo 40° anniversario. Exodus ha più tracce nella compilation dei più grandi successi di Marley Legend rispetto a qualsiasi altro suo disco. Exodus è stato il suo decimo album dall'album di debutto The Wailing Wailers del 1965, incluso l'album live Live! (1975). Invia commenti


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How to Strengthen Your Brain with Interesting Activities?


If your goal is brain power, you should invest in activities that contribute to comprehensive development. Academic is not the only way to enhance your brain power. Instead, activities that push your brain beyond its limits are what you should focus on. For instance, Mostarle spider puzzle and a few primary games are excellent contributors. Here's what you should try.

Games Like Chess and Sudoku:

No one dares to dismiss the fact that chess is the ultimate brain game. The skills and critical thinking it requires make it a challenging game. Playing and practicing chess can be a way to strengthen your brain power.

Another skillful game is Sudoku. You may have played this game with keen interest and passion without realizing that it improves your thinking. Sudoku helps you observe and act in the given time frame. It's an excellent activity for your brain.

3D Metal Puzzles:

2D puzzles could have been a challenge for you. But once you practice it, you can learn the art of solving puzzles. If you want to take things further, you should try Mostarle spider model kit. You will never regret getting introduced to 3D metal puzzles.

3D metal puzzle pieces are more complex. You have no clue about the purpose of a piece until you have a vision. Such an activity challenges your strengths and helps you work on them. You can experience growth in your brain power after working on 3D metal puzzle pieces.

The Bottom Line:

You may be interested in many other brain development activities, like chess, Sudoku, etc. But you will find 3D metal puzzle solving above all of them. Firstly, you will never need a partner to be a part of this activity. You can do it alone if you want to.

The next interesting part is that it makes you use all the ideas that cross your mind. Once you visualize the plan, you can solve the puzzle. So, get a 3D metal puzzle for yourself and test your brain's power. The idea of this will blow you.

About Mostarle:

Mostarle is the best place to get the 3D metal puzzle set you always wanted. The metal creatures and other shapes are incredible. You should check out Mostarle metal puzzle ball that reminds you of the tech world. So, explore all the options in this store and get the best models for your next brain development activity.

Check out more at mostarle.com/

Original Source bit.ly/3FOcsRb


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SALMO - 55 (54)


PREGHIERA DI UN UOMO TRADITO E UMILIATO1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide.

2 Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera, non nasconderti di fronte alla mia supplica.

3 Dammi ascolto e rispondimi; mi agito ansioso e sono sconvolto4 dalle grida del nemico, dall'oppressione del malvagio.

Mi rovesciano addosso cattiveria e con ira mi aggrediscono.

5 Dentro di me si stringe il mio cuore, piombano su di me terrori di morte.

6 Mi invadono timore e tremore e mi ricopre lo sgomento.

7 Dico: “Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo?

8 Ecco, errando, fuggirei lontano, abiterei nel deserto.

9 In fretta raggiungerei un riparo dalla furia del vento, dalla bufera”.

10 Disperdili, Signore, confondi le loro lingue. Ho visto nella città violenza e discordia:

11 giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura; in mezzo ad essa cattiveria e dolore,12 in mezzo ad essa insidia, e non cessano nelle sue piazze sopruso e inganno.

13 Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto.

14 Ma tu, mio compagno, mio intimo amico,

15 legato a me da dolce confidenza! Camminavamo concordi verso la casa di Dio.

16 Li sorprenda improvvisa la morte, scendano vivi negli inferi, perché il male è nelle loro case e nel loro cuore.

17 Io invoco Dio e il Signore mi salva.

18 Di sera, al mattino, a mezzogiorno vivo nell'ansia e sospiro, ma egli ascolta la mia voce;

19 in pace riscatta la mia vita da quelli che mi combattono: sono tanti i miei avversari.

20 Dio ascolterà e li umilierà, egli che domina da sempre; essi non cambiano e non temono Dio.

21 Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, violando i suoi patti.

22 Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell'olio le sue parole, ma sono pugnali sguainati.

23 Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà, mai permetterà che il giusto vacilli.

24 Tu, o Dio, li sprofonderai nella fossa profonda, questi uomini sanguinari e fraudolenti: essi non giungeranno alla metà dei loro giorni. Ma io, Signore, in te confido.

_________________Note

55,1 Un uomo, prostrato da profonda sofferenza interiore e circondato da pericoli mortali a causa dei molti nemici, rivolge a Dio questa accorata invocazione, ma comprende che solo l’abbandono fiducioso in Dio e la preghiera incessante possono assicurargli salvezza e pace.

55,18 Presso gli Ebrei il giorno inizia con il tramonto del sole (la sera). Il mattino è generalmente inteso come il momento della salvezza e dell’intervento di Dio; il mezzogiorno segna il culmine della giornata e dello splendore del sole.

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Approfondimenti


Calunnia e amicizia tradita Supplica individuale

Il salmo presenta un certo disordine nell'esposizione dei pensieri; l'atmosfera è tesa e agitata. Il tutto sembra rispecchiare il reale stato d'animo del poeta. La lirica, potente e suggestiva per la sua individualità, mostra dei punti di contatto con Geremia (4,19; 9,1-2; 18,19; 23,9) ed esprime un vivo senso dell'amicizia (vv. 14-15). Per lo stile un po' barocco e il lessico aramaizzante il salmo rispecchia l'epoca dell'immediato post-esilio con i problemi e i contrasti interni alla comunità per la ricostruzione della nazione (cfr. Esd e Ne). Domina nel TM per lo più il metro della qînâ (3 + 2 accenti). La simbologia è cosmica, spaziale (urbana), temporale e psicologica. La struttura segue con una certa libertà i classici elementi del genere delle “Suppliche” con la presenza anche della relazione triangolare: “Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici)”.

Divisione:

  • vv. 2-4a: appello iniziale;
  • vv. 4b-16: lamentazione;
  • vv. 17-23: motivi di fiducia;
  • v. 24: conclusione.

Il tema del salmo riguarda lo sconvolgimento dell'orante a causa del nemico e dell'empio, che nel v. 14 si dice essere un «amico e confidente».

v. 4a. «al grido... al clamore...»: l'orante si sente sconvolto e assordato dalle grida e urla dei nemici, che ricordano quelli lanciati da popoli invasori.

v. 4b. «Contro di me riversano sventura»: è sottintesa l'immagine di un'inondazione, quasi di un maremoto.

v. 5. «freme...»: alla lett. «si contorce», cfr. Sal 48,7; Prv 17,25; Is 13,8; 21,3; 26,18; Ger 6,24. Si allude alle doglie del parto; «piombano su di me...»: come un peso opprimente che si abbatte irresistibilmente.

v. 7. «Dico: chi mi darà ali...»: inizia il soliloquio evasivo del poeta. Costretto all'inazione, fugge con l'immaginazione. Il desiderio di fuga davanti ai pericoli incombenti è naturale. L'immagine del volo è suggestiva e indica una fuga salvatrice efficace, cfr. Sal 11,1; 84,4.

v. 9. «Riposerei in un luogo di riparo»: il deserto con la sua solitudine è tradizionalmente un luogo di pace.

v. 10a. «Disperdili... confondi le loro lingue»: questa prima maledizione richiama la torre di Babele e la conseguente confusione delle lingue (Gn 11,7-11). Il salmista, seguendo la legge del contrappasso, chiede al Signore di servirsi della confusione delle lingue come a Babele, per distruggere i suoi nemici, essi che si sono serviti del linguaggio in modo distorto, e delle parole come spada sguainata (vv. 13.21-22) per ingannarlo e calunniarlo.

vv. 10b-12. L'orante testimonia i misfatti dei suoi nemici perpetrati in città, dovunque («sulle sue mura,... nelle sue piazze») e di continuo («giorno e notte»). I misfatti elencati sono sette (numero della totalità) e personificati: violenza, contese, iniquità, travaglio, insidie, sopruso e inganno. È difficile accertare nell'originale, il significato esatto dei termini, tuttavia è indubbio che si voglia accennare alla totalità di ogni immoralità, empietà e ingiustizia.

v. 10b. «città»: è molto probabilmente Gerusalemme, dato anche il riferimento al tempio nel v. 15.

v. 14. «Ma sei tu, mio compagno..»: nel soliloquio l'orante profondamente scoraggiato, interpella direttamente l'ex-amico, ora suo nemico, apostrofandolo: «Ma tu, uomo della mia stessa condizione». «mio amico e confidente»: sull'amicizia tradita, cfr. Sal 31,12; 41,10; Ger 12,6; 20,10; Sir 6,6-12; Gb 19,13-19.

v. 15. «ci legava una dolce amicizia... verso la casa di Dio»: il salmista ricorda nostalgicamente i tempi felici dell'amiciza sincera, che comprendeva anche la partecipazione comune ai doveri religiosi, come i probabili pellegrinaggi al tempio.

v. 16. La maledizione del v. 10a si esplicita, diventando più violenta e acquistando i toni funerei. La morte (personalizzata) deve piombare addosso ai nemici improvvisamente, come uno stratagemma, e gli inferi (personalizzati) devono ingoiarli vivi. La morte è immaginata piombare dall'alto come un rapace, e lo šᵉ’ôl dal basso è visto come un drago pronto a inghiottirli. L'imprecazione richiama la maledizione di Mosè sui ribelli Core, Datan e Abiram (Nm 16,30-33).

v. 18. «Di sera, al mattino, a mezzogiorno...»: l'espressione sottolinea la continuità della supplica che avviene tutto il giorno. La scansione temporale: sera, mattino e mezzogiorno è tipicamente ebraica.

v. 20a. «egli che domina da sempre»: lett. «il sedente da sempre». E un titolo di Dio, espresso in forma participiale nel TM, cfr. Sal 74,12. Dio è re e giudice insieme, da sempre e per sempre.

vv. 20b-23. L'orante ricorda ancora le malefatte dei nemici ed esorta se stesso o è esortato ad aver fiducia in Dio (v. 23). I nemici sono descritti fondamentalmente e in generale come ostinati nel male («per essi non c'è conversione») e come empi («non temono Dio») (v. 20b).

v. 22. «Più untuosa del burro... più fluide dell'olio...»: con la duplice immagine del burro e dell'olio il salmista descrive la falsità e l'ipocrisia dei suoi nemici, cfr. Prv 26,23-26.

v. 23. «Getta sul Signore il tuo affanno..»: il versetto è in stile oracolare e allitterato in ebraico; sono possibili due principali interpretazioni: quella psicologica e quella liturgica. Nel primo caso c'è un'autoesortazione. Si ha lo sdoppiamento della personalità del salmista, che in un soliloquio parla al suo “io” esortandolo ad aver fiducia nel Signore. Oppure è possibile che l'orante percepisca una voce interiore con cui Dio si fa sentire nel suo intimo. L'interpretazione liturgica suppone che si tratti di una citazione oracolare. In questo caso un sacerdote o un profeta cultuale esorta con un oracolo il salmista ad aver fiducia in Dio.

v. 24. Questo versetto può considerarsi come risposta all'esortazione del v. 23. E allitterato in alef (cfr. TM). Sono presenti tutti e tre i personaggi del dramma: Dio, i nemici e l'orante. E un versetto ricapitolativo: come imprecazione (v. 24ab), conferma i vv. 10 e 16; come professione di fede del salmista, richiama i vv. 17-19; l'espressione «uomini sanguinari e fraudolenti» rissume le varie caratteristiche dei nemici espresse nel salmo. «li sprofonderai nella tomba»: alla lett. «nel pozzo della fossa». L'espressione equivale a šᵉ’ôl, cfr. v. 16. «alla metà dei loro giorni»: la morte prematura è segno di maledizione e di rigetto da parte di Dio (cfr. Sal 102,25), mentre il morire «sazio di giorni» come i patriarchi e come Giobbe significa benedizione e benevolenza divina (cfr. Lv 18,5; Dt 4,40; 1Re 3,14; Am 5,14; Ez 14,12-21; 18; 33; Gb 42,16-17).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Al minuto 11.23 della lezione "L’opera d’arte nell’epoca della sua...


Al minuto 11.23 della lezione “L’opera d’arte nell’epoca della sua manipolabilità digitale”,

youtu.be/uB2f1ubWKg8?si=Vg2PAE…

tenuta in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico 2016-2017 dell'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Luciano Floridi, parlando dell'umanità come anomalia e dell'opera d'arte, dice:

“tu prendi una bella curva, poi c'è questo punto tutto fuori tutto strano che è una bellissima anomalia”.

Allora ho ripensato a questa cosina che scrissi nel 2011, che può sembrare solo una poesiola d'amore con delle metafore geometriche, ma in realtà parlava proprio di questa anomalia.

Ma ti era chiaro

Sapevi poco più di un’equazione liceale, ma ti era chiaro il senso che va oltre gli assi e si condensa fra le mani, ti scompiglia i capelli, erompe tra i bastioni dei vent’anni. Ti ho incontrata attratta da una curva esasperata, fuoripiano, fuori via, chiusa nel tuo angolo perfetto.

18/10/2011


noblogo.org/alfonso/al-minuto-…



Tutti-i-sentieri-del-boscoSentieri Erano settimane che stavo cercando questa particolare fotografia e non riuscivo a trovarla. L'ho anche cercata sul mio profilo di facebook perché sapevo di averla postata, anni e anni fa, quando ancora avevo l'applicazione sul cellulare (2,5 cellulari fa, poi l'ho disinstallata e mai più installata in quelli successivi) ma non c'è stato verso. Facebook me l'aveva anche riproposta come ricordo non più tardi di un annetto fa, sicché per esserci c'era. Però sapevo che prima o poi l'avrei ritrovata per caso in una delle tante pennette o in un HD portatile o in uno dei tanti cloud (gratuiti). E così è stato, proprio oggi, cercando una vecchia vignetta umoristica da mandare ad una mia amica che oggi compie 50 anni (bella tappa!). Come fotografia non è assolutamente un gran che, non ho nemmeno bisogno di ammetterlo perché è evidente in sé. Ma per me è indissolubilmente legata ad una mia intima riflessione che feci mentre percorrevo proprio quel sentieri lì e che dette origine ad uno dei pochi aforismi dei quali sono certo ed orgoglioso padre. Magari “dice” soltanto a me, magari “solo a me” ripropone sentieri di pensiero che si perdono e si ricongiungono e deviano ancora e si diramano. Ve la propongo così come mi venne in mente: “Tutti i sentieri del bosco, prima di essere sentieri, erano bosco”

La clip musicale è tratta da “Struggle For Pleasure – Wim Mertens” . Anche questo brano l'ho inseguito per anni. Era inserito in una serie radiofonica che trasmettevano, mi pare il mercoledì, anni ed anni ed anni fa. A quel tempo non c'era Shazam e probabilmente manco internet, sicché era una serie ben ben vecchia. Ascoltavo volentieri la puntata e soprattutto la sigla di chiusura, appunto questa. Qualche anno fa ho trovato il brano su youtube per caso, manco sapevo chi fosse questo Win Mertens. L'ultima mania che m'è presa è di fare clip musicali con un'unica fotografia, poi le salvo su un cloud nella cartella “Foto musicali”


noblogo.org/54rv36u/a-href-pos…



[provetecniche]nel polo tecnologico abilitato alcuni

attendono alla galleria del vento alcuni [altri gli uni gli altri alcuni invitati lo] svitano o fanno parti servizi alla persona pizze surgelate sotto falso altri sono persone degli appalti paracarri monocomando un limonium a tappeto oppure] falsi se l'ossigeno

[fuori formato un compendium perlustrano fanno i soliti cavi bassi incensurati presi di mira] incendiare a fasi alterne in apnea -e] allentano il passo a una certa distanza parte] di o -operoso gli uni gli altri non] è un inizio muove il bianco noncurante


noblogo.org/lucazanini/provete…



La dieta giusta


Sermone su Giovanni 6, 47-51

castopod.it/@jhansen/episodes/…
Una ventina di anni fa era di moda la dieta del gruppo sanguigno. Era una dieta che si sviluppava sul gruppo sanguigno tenendo conto della storia dei gruppi sanguigni e delle abitudini degli uomini in quel periodo.

Tanto per fare un esempio: il gruppo sanguigno 0 è il primo gruppo sanguigno dell’essere umano da cui derivano tutti gli altri. Esso è il gruppo sanguigno dei cacciatori e raccoglitori, quindi degli uomini non sedentari. Chi ha questo gruppo sanguigno non dovrebbe quindi mangiare tutto ciò che non appartiene alla dieta dei raccoglitori e cacciatori.

Su questo si basa in fondo la nuova dieta al firmamento delle diete, la paleodieta. Invece di basarsi sul gruppo di sangue si basa sulle nostre conoscenze della dieta dei nostri antenati nell’età della pietra e sul corredo genetico, quindi sul nostro DNA. Non il gruppo sanguigno, ma il DNA, i cromosomi dettano quindi ciò che devo mangiare e ciò che dovrei meglio non toccare.

Sostenitori della paleodieta affermano che l’essere umano apparso sulla superficie della terra circa 2 milioni di anni fa, ha avuto oltre il 99% del DNA che abbiamo anche noi. Solo 12.000 anni fa l’essere umano è diventato sedentario cambiando la dieta. 12.000 anni sono pochi per la genetica. Così affermano che dobbiamo mangiare come i nostri antenati del paleolitico. E’ un idea interessante che certamente ci toglierebbe tanti problemi di mezzo come il diabete, le malattie cardiovascolari e altro.

Come la paleodieta o quella del gruppo sanguigno, le diete ormai appaiono e spariscono in un attimo, ciò che ieri era la Dieta con la D maiuscola, oggi non viene più considerato.

L’inflazione delle diete dimostra certamente che è importante cosa mangiamo. Mangiare sano è diventato molto importante nella nostra società. E questo è un bene, perché sappiamo bene che il mangiare è strettamente legato alla nostra salute e a quella del pianeta.

Talvolta però ho l’impressione che il culto delle diete dell’ultimo grido è il diretto erede della nostra fede. Chi oggi dice di aver peccato, in genere pensa ad un pezzo di torta o ad altre cose che avrebbe forse dovuto evitare. Anche nel mondo delle diete ci sono missionari, dogmatici e fanatici. E chi scrive un libro su una nuova dieta, ecco, diventa profeta. Il messaggio: vivi sano. In contrasto con questo culto delle diete sta il fatto che stiamo perdendo la cultura del mangiare e del cucinare. Indagini rivelano che in un nucleo famigliare in Italia in media si sta 37 minuti al giorno in cucina per cucinare i pasti del giorno. E ciò solo grazie a molte famiglie del sud dove si cucina ancora quasi 55 minuti al giorno, mentre al nord spesso vige la pessima “cultura” di comprarsi monoporzioni da microonda. In India invece si cucina 1 ora e 56 minuti al giorno. Parallelamente i pasti in famiglia o con amici consumati insieme diminuiscono.

Anche nei ristoranti non è diverso. La professione del cuoco sta sparendo. Oggi basta saper aprire tetrapak, sacchetti di plastica e altro, riscaldarli ed ecco, il pasto è pronto. Poi questo modo si chiama convenience food.

Eppure mangiare è importante e essenziale come respirare. Mangiare è un bisogno elementare e serve per vivere. Chi non mangia, muore. Perciò è importante riflettere bene sul nostro mangiare. Dare un valore al mangiare. Ma anche qui, parlando di valore espresso in denaro, la realtà non è proprio rosea e sembra contraddire la mania delle diete. Oggi non diamo più valore al mangiare. Sappiamo bene che sarebbe utile mangiare bio e preferibilmente dal commercio equo e solidale. Ma cerchiamo di trovare una scusa che le cose costano. Allora il mangiare non vale e se il mio mangiare non vale, non valgo nemmeno io, perché comprare a buon prezzo significa comprare ciò che mi fa male.

Mentre negli anni 50 si spendeva oltre la metà delle entrate di famiglia nel cibo, oggi non sono nemmeno il 7% e la tendenza di cercare cibo a buon prezzo senza guardare la qualità è in aumento.

Il cibo oggi non vale e ci fa ammalare. Forse per questo abbiamo le varie diete-religione e in internet accanto ai selfie si trovano spesso piatti artisticamente fotografati, forse per questo nella TV trasmettono una trasmissione sul cucinare dopo altra. Il mangiare diventa arte, ma il nutrirsi ogni giorno diventa spazzatura, tempo perso.

Eppure il mangiare, mangiare bene e in compagnia è da sempre strettamente legato anche alla nostra fede. Sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento consumare il pasto insieme era importante, creava comunione fra i commensali e anche con Dio.

Pensiamo solo agli uomini che passano alla tenda di Abraamo per continuare verso Sodoma e Gomorra. Abraamo fa preparare un pasto squisito che crea una tale comunione fra loro e Abraamo che loro alla fine non nascondono ad Abraamo i piani di Dio in merito a Sodoma e Gomorra e Abraamo, dopo un pasto insieme ha il coraggio di iniziare a trattare con loro.

Dio si dimostra il Dio d’Israele dando loro da mangiare nel deserto la manna e le quaglie. Gesù insegna a condividere 5 pani e due pesci, ed ecco tutti si saziano. Nella giovane chiesa l’agape, il pasto consumato insieme, è una caratteristica importante, tanto che Paolo si arrabbia con i Corinzi che c’è chi arriva alla Santa cena a stomaco vuoto e chi con la pancia strapiena.

La cena del Signore ricorda il pasto che Gesù ha fatto con i discepoli prima della sua morte. Dio si fa riconoscere nel semplice gesto di rompere il pane e condividere il vino.

Ed ecco, le parole di Gesù nel nostro testo: io sono il pane della vita … se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Anche qui abbiamo il nesso stretto fra il nutrimento e la vita, ma il livello è diverso. Dietro queste parole non ci sono le promesse pubblicitarie dell’industria alimentare che ci vuole affibbiare lo yogurt o il muesli con aggiunta di vitamine. Qui siamo al centro della vita che va oltre il nutrimento quanto importante esso possa e debba essere per noi. Gesù, autodefinendosi il pane della vita, lega la sua persona a ciò che egli chiama la vita eterna. Qui non si tratta quindi di una nuova filosofia, un nuovo stile di vita o addirittura di una nuova fede.

Gesù si dimostra qui come colui che può saziarci cambiando davvero la qualità della nostra vita. Gesù offre qui una relazione nuova, un legame profondo fra se ed i suoi.

Ciò può sembrarci strano, ma è in realtà una grande liberazione. Perché la vita eterna non dipende da me ma da Gesù, la vita eterna non dipende da quello che sono, ma da Gesù, la vita eterna non dipende da ciò che faccio, ma da Gesù, non da come vivo ma da Gesù.

La vita eterna di tutte e tutti è solo ed esclusivamente legata all’uomo che si è fatto crocifiggere. La vita eterna dipende da colui che ha seguito le orme dell’amore di Dio fino alle ultime conseguenze. Chi riesce a vedere questo amore, chi si affida al Dio d’amore e in Cristo vive una relazione, non deve preoccuparsi della vita eterna.

Ma che cosa è la vita eterna? Il teologo della speranza Jürgen Moltmann dice: la vita eterna è vita terrena amata eternamente. Chi viene amato in eterno vive anche se muore.

E il primo versetto del nostro brano dice: In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Gesù non insegna quindi una fede che aspetta la vita eterna dopo la morte, Gesù non trasferisce la questione della vita eterna a una vita dopo la morte che non ha fine, non parla di una realtà al di là delle nostre esperienze.

Così il brano apre tante domande. Se ho la vita eterna, cosa significa per me e per te? La senti, questa vita? E’ un aiuto nella tua vita quotidiana?

Penso che la risposta a queste domande dipenda dal fatto di come intendo la vita eterna. Chi vede la vita eterna solo come esistenza infinita, un’esistenza liberata dalla fragilità, non avrà niente in mano per affrontare la vita terrena, ma perde la vita qui ed oggi perché solo orientato alla vita dopo la risurrezione. Infatti, questa è più una fede in voga nel medioevo dove la domanda centrale dei credenti era: dove trascorro la vita eterna?

Conosciamo la storia: la paura di finire nell’inferno ha fatto sì che molti hanno dato l’ultimo denaro per comprarsi le indulgenze.

Dobbiamo invece capire la parola “eterno” non come tempo senza fine, ma come qualità. Avere qui ed oggi la vita eterna significa sapere Dio vicino, ma non come colui che esaudisce i nostri desideri, ma colui che ci fa capire la vicinanza del suo Regno.

E siccome il Regno di Dio non è un luogo ma un modo di vedere il mondo, siccome il Regno di Dio si realizza laddove si compie la volontà di Dio (venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà!), la vita eterna significa partecipare al Regno di Dio, compiere la sua volontà, vivere il suo amore per tutte le creature. La vita eterna qui ed oggi apre quindi nuovi orizzonti e ci rende sensibili per il prossimo e per noi stesse e stessi. La qualità della vita cambia dove non sfrutto l’altro, dove cambio radicalmente lo stile di vita, dove rinuncio a tutto ciò che nuoce ad altri e alla creazione di Dio. La vita eterna è dove nessuno deve vivere sfruttato, oppresso, emarginato e dove la mia vita è pienamente consapevole del legame che dobbiamo avere anche con la natura.

Solo con la volontà di Dio che è la volontà di vita per tutte e tutti, noi potremo avere una qualità diversa della nostra vita.

E il ruolo della chiesa? Dovremmo essere uno spazio per la nuova vita, per la nuova qualità della vita che Cristo ha già aperto per tutte e tutti.

Abbiamo il grande incarico di parlare del pane della vita alla gente affamata. Per questo la chiesa non può essere un luogo isolato ma si deve trovare in mezzo alla vita della gente.

Come già detto altre volte: la missione della chiesa non è predicare: vieni a Gesù e sarai salvato, ma dire: vedi, Gesù è il pane anche della tua vita, Gesù è morto sulla croce e questa morte ti rende partecipe della vita eterna, cioè della vita nuova qui ed oggi che ti libera da tutte le paure insite nell’essere umano e ti da una nuova prospettiva mettendo in equilibrio l’amore per Dio, per il prossimo e per se stesso.

Possa il nostro messaggio che portiamo nella nostra quotidianità essere un’offerta di vita qui ed oggi.


noblogo.org/jens/la-dieta-gius…



John Mayall & The Bluesbreakers - Bluesbreakers Eric Clapton (1966)


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Blues Breakers with Eric Clapton, colloquialmente noto come The Beano Album, è un album in studio della band blues rock inglese John Mayall and the Bluesbreakers. Prodotto da Mike Vernon e pubblicato nel 1966 dalla Decca Records (UK) e dalla London Records (US), è stato il pioniere di un suono blues-rock dominato dalla chitarra. L'album ha avuto un successo commerciale e la maggior parte dei critici lo ha visto positivamente. Nel 2003 e nel 2012, Rolling Stone lo ha classificato al numero 195 nella sua lista dei “500 migliori album di tutti i tempi”. È stato votato al numero 391 nella classifica All Time Top 1000 Albums (2000) di Colin Larkin.


Ascolta: album.link/i/1434913344



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John Mayall & The Bluesbreakers - Bluesbreakers Eric Clapton (1966)


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Blues Breakers with Eric Clapton, colloquialmente noto come The Beano Album, è un album in studio della band blues rock inglese John Mayall and the Bluesbreakers. Prodotto da Mike Vernon e pubblicato nel 1966 dalla Decca Records (UK) e dalla London Records (US), è stato il pioniere di un suono blues-rock dominato dalla chitarra. L'album ha avuto un successo commerciale e la maggior parte dei critici lo ha visto positivamente. Nel 2003 e nel 2012, Rolling Stone lo ha classificato al numero 195 nella sua lista dei “500 migliori album di tutti i tempi”. È stato votato al numero 391 nella classifica All Time Top 1000 Albums (2000) di Colin Larkin.


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SALMO - 54 (53)


INVOCAZIONE AL NOME DI DIO1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil. Di Davide. 2 Dopo che gli abitanti di Zif andarono da Saul a dirgli: “Ecco, Davide se ne sta nascosto presso di noi”.

3 Dio, per il tuo nome salvami, per la tua potenza rendimi giustizia.

4 Dio, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alle parole della mia bocca,

5 poiché stranieri contro di me sono insorti e prepotenti insidiano la mia vita; non pongono Dio davanti ai loro occhi.

6 Ecco, Dio è il mio aiuto, il Signore sostiene la mia vita.

7 Ricada il male sui miei nemici, nella tua fedeltà annientali.

8 Ti offrirò un sacrificio spontaneo, loderò il tuo nome, Signore, perché è buono;

9 da ogni angoscia egli mi ha liberato e il mio occhio ha guardato dall'alto i miei nemici. _________________Note

54,1 Considerata come il modello delle lamentazioni, questa supplica procede secondo lo stile che caratterizza tali composizioni nel Salterio: la fiducia in Dio, unica salvezza, non è affievolita dalla malvagità dei potenti, su cui ricade il male compiuto, mentre l’orante riconferma la propria adesione a Dio liberatore.

54,2 Il titolo colloca questo salmo nel contesto dell’episodio narrato in 1Sam 23,14-28.

54,3 Il nome indica Dio stesso (vedi anche v. 8).

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Approfondimenti


Il perfetto modello di supplica Supplica individuale

Il breve salmo contiene in sé tutti gli elementi caratteristici del genere letterario delle “Suppliche individuali”: appello tematico, persecuzione dei nemici, fiducia nell'aiuto di Dio, imprecazione contro i nemici, promessa finale di lode, sicurezza di essere esaudito. Si può perciò considerare un perfetto modello. C'è la presenza del triangolo classico: “Dio, io (= l'orante), essi (= i nemici)”. La simbologia prevalente riguarda il tempo, il corpo, la guerra, e il nome divino. Le circostanze ambientali suggerite dal titolo (v. 2) non sono verificabili nel testo del carme. A livello strutturale c'è un'inclusione con la voce «nome» nei vv. 3 e 8.

Divisione:

  • vv. 3-4: invocazione;
  • vv. 5-9: corpo della supplica.

v. 3. «per il tuo nome»: il salmista ricorre alla potenza del nome divino, cioè a Dio stesso, per essere salvato (cfr. Ger 15,20-21). «rendimi giustizia»: alla lett. «giudicami». È usato il verbo dyn (giudicare), che ha valore giuridico. Da Dio, giudice, l'orante chiede di avere una sentenza favorevole contro i suoi avversari.

v. 5. «gli arroganti... i prepotenti...»: il salmista, che si ritiene giusto, si vede assalito e circondato dai nemici. Questi sono identificati come «arroganti» (zedîm) secondo molti manoscritti, il Targum e il Sal 86,14 quasi identico al nostro versetto. Tuttavia il TM porta zārîm (= estranei, stranieri). «davanti a sé non pongono Dio»: arroganti o estranei che siano, i nemici sono prepotenti, e rifiutano Dio, sfidandolo, cfr. Sal 36,2; 52,8; Is 5,19; Sap 2,1-20.

v. 6. «Ecco, Dio è il mio aiuto»: la frase è nominale. Alla lett. «Ecco, Dio mio aiutante». Il salmista esprime la sua fiducia in Dio. L'«ecco» (hinnēh) indica sorpresa e anche contrapposizione a quanto detto nel v. 5b. Mentre i nemici non pongono Dio davanti a sé, il salmista invece lo ha e confida in lui come suo «aiutante» (‘ōzēr). Stiamo davanti a un altro attributo divino.

v. 7. «Fa' ricadere il male...»: è l'appello imprecatorio secondo la legge del taglione (Dt 19,16-19), con il quale l'orante, qui e altrove, manifesta la sua ansia di giustizia, immedesimandosi nella stessa ottica della giustizia divina, cfr. Abd 15; Sal 7,16-17; 9,16; 35,8; Pr 26,27. «nella tua fedeltà disperdili»: la dispersione invocata consiste nell'annientamento dei nemici.

v. 8. «Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio..»: il salmista, sicuro dell'esaudimento, promette di ringraziare il Signore con un sacrificio «di tutto cuore» (alla lett. «spontaneo» nᵉdābâ), cioè fatto con piena libertà e gioia (cfr. Lv 7,16-17; 22,18-21). Questo sacrificio, non prescritto dalla legge, esprime meglio la sua gratitudine (cfr. Sal 51,14).

v. 9. «da ogni angoscia mi hai liberato...»: l'orante vive già nella fede e nella sicura speranza la liberazione ottenuta dal Signore. «e il mio occhio ha sfidato...»: alla lett. «e sui nemici ha guardato il mio occhio»»: cfr. Sal 37,34; 52,8; 59,11; 92,12; 112,8; 118,7). Con questa espressione stereotipata il salmista gusta già il trionfo ottenuto per intervento di Dio sui nemici, che egli vede ora come prostrati ai suoi piedi.

Nel NT il v. 8 è riferito al sacrificio “spontaneo” di Cristo e trova risonanza in Eb 10,9; Gv 10,18

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Signal è davvero sicuro?


signalFonte: logo Signal su en.wikipedia.org

Molti avranno sentito parlare del polverone che si è sollevato attorno a Signal in relazione all'incidente di sicurezza avvenuto in seno all'amministrazione Trump.

Il fattoIl consigliere per la sicurezza nazionale degli Usa, Michael Waltz, inserisce per errore il giornlsta Jeffrey Goldberg dell'Atlantic in un gruppo ristretto su Signal, comprendente fra gli altri anche il vice di Trump, J.D. Vance e il direttore della CIA John Ratcliffe, dove si discuteva di piani, strategie militari e di relazioni diplomatiche molto delicate. La conseguenzaQuesto incidente, una volta venuto alla luce, ha scatenato com'è comprensibile, un vero putiferio per tanti motivi, uno fra tutti: perché il consiglio di sicurezza nazionale usa Signal, contravvenendo a tutti i protocolli interni di sicurezza che prevedono l'uso di protocolli e strumenti strettamente approvati (e Signal chiaramente non è fra questi)?

Dagli USA c'è stato un ovvio, disperato, e molto goffo tentativo ridimensionamento che ha avuto il solo risultato di provocare un boom di download di Signal negli USA di +45%

Mentre ancora non si registra nessuna vera risposta alla domanda “perché usare Signal”, anche se i fortissimi sospetti di una violazione estesa dei sistemi di comunicazioni statunitensi da parte della Cina sembrano suggerirla, il dibattito locale sul tema è veramente desolante.

È la stampa, bellezza!In particolare, due reazioni mi hanno veramente divertito (si ride amaro, eh) quella partorita da Rai News (veramente vergognosa) e quella involontariamente esilarante di FanPage.

Nella prima, già provocatoria dal titolo “La chat su Signal: ma è davvero sicura?”, si comincia con l'analisi del fatto fino a cadere nel ridicolo quando cerca di demonizzare un app, che nonostante i suoi limiti rimanga una delle più sicure in circolazione, nel paragrafo lapidario “La bufala della sicurezza di Signal” affermando nella premessa ad effetto: “Certo, non è whatsapp e nemmeno telegram ma certo è che quella chat non è sicura e per diversi motivi.

Senza spiegare MAI quali siano questi motivi se non provando ad attribuire a Signal, con una supercazzola magistrale, la cappella atomica fatta da Michael Waltz che ha aggiunto un giornalista ad una chat ristretta,

Seguendo questo ragionamento illuminante, allo stesso modo potrei aprire il cancello di un recinto che custodisce un gregge di pecore per far entrare un lupo, dando la colpa al cancello.

Infine, mi ha molto divertito anche la posizione di FanPage (che è fanpage, vabbè. È solo folklore) nell'articolo “Perché Signal non può essere utilizzata per condividere piani di guerra” di Elisabetta Rosso, dove, dopo la presentazione del contesto e una descrizione anche apprezzabile di Signal, FanPage, come e peggio di RaiNews, non teme di sprofondare nel ridicolo quando la giornalista affronta il tema della presunta “inadeguatezza” nel paragrafo “Perché Signal non è adatta per le comunicazioni governative

Secondo Elisabetta Rosso “Uno dei problemi principali è la mancanza di integrazione con le infrastrutture governative” in virtù, spiega, della necessità di una “integrazione con i sistemi di sicurezza nazionale“ E, nonostante si possa essere abbastanza d'accordo, subito dopo raggiunge e supera le intuizioni di RaiNews facendo diventare tutto meravigliosamente grottesco quando sottolinea che l'integrazione di cui sopra è necessaria al fine di “garantire il pieno controllo sui dati e sugli accessi.

È scritto proprio così ed è così evidente l'incomprensione della bestialità dichiarata che subito dopo rincara la dose sostenendo che:

  1. siccome Signal è una piattaforma indipendente, espone comunicazioni a potenziali vulnerabilità (quali? dove? È tutto aperto e analizzabile. Audit di sicurezza indipendenti non li hanno ancora trovati ma Elisabetta Rosso sì)
  2. siccome è un servizio esterno, “il governo non può monitorare direttamente le comunicazioni, né applicare misure di sicurezza specifiche per proteggere informazioni sensibili.

E sarebbe proprio quest'ultimo punto la pistola fumante che attesta l'insicurezza di Signal. “Non stupisce quindi che persone non autorizzate possano accedere a conversazioni riservate, come dimostra il caso del giornalista nella chat dell'amministrazione Trump”, senza considerare che è proprio nel momento in cui ti inserisco in un gruppo che ti sto autorizzando ad accedere. Sarebbe stato diverso se questo giornalista fosse riuscito ad catturare quelle conversazioni senza appartenere a quel gruppo. La fiera dell'assurdo.

In altre parole, la insicurezza di Signal per Elisabetta Rosso risiede nel fatto che il governo non può introdurre trojan che intercettino le comunicazioni. E ripensando al pericolo cinese, è probabilmente proprio questo il motivo per cui è stato usato.

Come bisognerebbe comunicare?”, domanda la giornalista dal profondo della sua sapienza. Chi vuole, lo legga. Aggiungo solo che, secondo lei, una comunicazione, per essere veramente sicura, deve anche consentire una supervisione interna. Quindi violabile.

È tutto molto divertente ed è evidente che i concetti di sicurezza possano essere molto diversi. Wired dal canto suo è uno dei pochissimi che analizza la questione molto bene(Caso Signal, e se l’uso dell’app da parte dei vertici del governo Usa non fosse un errore?).

Tutto il resto che si trova in giro, per quello che ho potuto leggere, è un vero pianto.

#signal


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Poeme / sans titre

Il fera beau, et les récoltes seront gorgées de soleil ! Quand la paix rayonnera dans tous les cœurs, Et la vie sera douce et tendre comme du miel, La victoire sera à tous quand il n'y aura pas de vainqueur.

Les jours seront moins courts, les nuits moins brèves, Ça sentira le printemps, le bonheur sans préavis. La liberté et l'égalité ne seront plus des rêves, Assourdis des seuls bruits des clameurs de la vie.

Il fera beau ce jour-là, surtout dans nos têtes ! Une toute nouvelle histoire commencera Quand la paix sera notre unique conquête : Il fera beau, le jour où Palestine vivra !

Looping, le samedi 29 mars 2025 15h48, ecrit en manif Gaza.


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[esclusioni]tutte le mattine esclusa la domenica tra le sette e mezzo e le otto e mezzo chiusa] liberata perdita] dal manicotto c'è un visibile danno una visione maniacale sperpera les amants du Pont-Neuf segue la diretta il calamitarsi del meccano nella o] quella porta non si può aprire l'oppio il] pio il] popolo


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Allo scrittore e disegnatore Matteo Bussola che in un post ha scritto "Dio mio...


Allo scrittore e disegnatore Matteo Bussola che in un post ha scritto “Dio mio la tristezza delle copertine dei libri fatte con la IA...”

Matteo Bussola ho fatto solo in tempo a leggere “con tutto il rispetto...”, commento che probabilmente hai subito cancellato pensando di offendermi. Ma io non mi offendo affatto. Vedi, ho qualche anno in più di te e al contrario di te ho consapevolezza che siamo sul crinale di una rivoluzione epocale. Di fronte a questo si può avere un atteggiamento da brontosauri oppure essere protagonisti. La IA sarà sempre più pervasiva a un livello che non immagini, e migliorerà giorno dopo giorno , come tutta la tecnologia. Stanno arrivando i computer quantistici che risolveranno in cinque minuti problemi che i computer attuali risolverebbero in migliaia di anni. Ci sono già centinaia di IA che generano immagini, chi meglio chi peggio ma è una evoluzione che non arretra. Capisco che è tutto straniante e nel mio libro è questa straniazione al centro. Io spero di essere in salute i prossimi venti/trenta anni per essere dentro a questa rivoluzione. Ho avuto la fortuna di sperimentare come precursore il web quando è nato, quando poi è diventato solo testo nero su sfondo bianco, ed era lentissimo, lo stesso che adesso permette a te di scrivere post promozionali sui tuoi libri, di mettere le immagini delle tue copertine e le foto delle tue presentazioni. Proprio poco tempo fa ho ritrovato in quelle scarne pagine un post (all'epoca non si chiamavano così) di un giovane Linus Torvalds, il padre del sistema operativo Linux su cui girano i server di tutto il mondo, che appunto diceva di aver scritto un sistema operativo e di provarlo e di dargli feedback). Credimi, non c'è nessuna tristezza nelle immagini di cui parli, c'è l'alba che non vedi e che diventerà giorno pieno che travolgerà tutti. Ti consiglio di leggere i libri di Luciano Floridi, filosofo del digitale, a capo del centro di ricerca del dipartimento di comunicazione digitale a Yale, e prima a Oxford. Proprio in un recente video che ho visto e che ti linko youtu.be/uB2f1ubWKg8?si=DBOPwp…parla all'università di Bologna della riproducibilità dell'arte. Puoi vederlo o rimanere nella tua comfort zone.


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Sliding Doors #12

Un dolore lancinante alla testa accompagnò la ripresa dei sensi di Anna, come se mille aghi le trafiggessero il cranio senza pietà. Le sembrava di essere intrappolata in fondo ad un gorgo fangoso e oscuro, completamente disorientata e senza alcun appiglio per riemergere alla superficie. Con le mani tremanti e un ultimo disperato sforzo dettato dal puro istinto di sopravvivenza, compose un numero sul telefono – che solo più tardi avrebbe scoperto appartenere a un amico in comune. Il suo corpo venne scosso da tremiti incontrollabili prima di prorompere in un pianto straziante e disperato, tanto violento da impedirle di articolare anche una sola parola comprensibile, lasciando che dall'altra parte della linea si sentissero solo singhiozzi angoscianti.

“Stai calma, calmati, lo so che sei Anna, dimmi almeno dove ti trovi che arrivo subito!” implorava Leòn con voce concitata, urlando nel cellulare mentre cercava di comprendere la situazione. Anna, con uno sforzo sovrumano, riuscì a sputare una singola sillaba tra i singhiozzi: “Bar!” “Arrivo subito!” rispose Leòn. Nel precipitarsi verso la sua macchina, con il cuore che gli martellava nel petto, telefonò immediatamente a Brigitte, così che almeno un familiare fosse informato e potesse aiutare a gestire quella che sembrava una terribile crisi di Anna. Arrivarono entrambi nel parcheggio con il fiato corto, divorati dall'ansia e dal nervosismo di essere completamente all'oscuro di quanto fosse accaduto.

“Guarda Brigitte, Anna non riusciva nemmeno a parlare, un pianto disperato,” Leòn la mise al corrente dell'unica informazione che possedeva, mentre il mistero della situazione veniva drammaticamente amplificato dal pianto straziante e dalle urla che echeggiavano distintamente già nel cortile sul retro dell'edificio. Si precipitarono attraverso la porta e corsero su per le scale, prendendo due gradini alla volta, finché non trovarono Anna accasciata sul pavimento, scossa da singhiozzi incontrollabili, con la testa stretta disperatamente tra le mani tremanti.

“Sei caduta? Ti sei fatta male?” chiese Brigitte alla sorella con voce preoccupata, cercando di aiutarla a sorreggersi e valutando rapidamente le sue condizioni. Leòn, con passi cauti, si sporse verso l'interno del bagno e, in un silenzio carico di tensione, afferrò lentamente la mano di Brigitte e la guidò sulla soglia del locale. Entrambi, con gli occhi sbarrati dall'orrore di fronte alla scena che si presentava loro, proruppero all'unisono in un'esclamazione sgomenta: “Oh cazzo!”...


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#12


Sliding Doors #6

Nei paesini un altro momento di vitalità è più o meno verso l’ora di cena. Dai negozi che chiudono, ai bar che si svuotano, c’è movimento. Nessuno però, fa caso al bar dell’angolo perchè il lunedì è chiuso per turno. Le luci spente non impensieriscono nessuno.

Nemmeno Guido, che è quel tipo che cammina a passo spedito almeno un centinaio di volte al giorno su e giù per la via fa caso alle vetrine spente.

Nota però il gatto del bar appollaiato sul davanzale della finestra che miagola.

” Ciao Simba! Ti hanno chiuso fuori?” chiede come se potesse ricevere risposta.

Ma il gatto che lo conosce comincia a fare le fusa e dare colpi con la testa contro la mano.

Come per aiutarlo? Guido fa spaziare gli occhi in lungo e in largo ma purtroppo non scorge nessuno, nessuna luce nessun rumore dentro la casa adiacente al bar.

Sta sopraggiungendo la sera, la sera d’estate, con brevi folate di vento per un effimero refrigerio dall’afa che caratterizza le estati in pianura.

La gente ancora circola in bicicletta o a piedi per respirare più agevolmente e non sudare eccessivamente. Il tempo passa lentamente , solamente cinque minuti dopo il gatto è sparito, ritirato nella sua tana.

Come Anna è ancora ritirata nella sua tana, al caldo ma sembra non importarle, senza cena ma non ha fame. E’ ancora preda della rabbia per non avere sue notizie.

“ Non chiama! E figurati domani avrà tutto il giorno dedicato a se stesso, mangiare da solo, fumare da solo, STARE DA SOLO! Ecco quello che vuole, non me he gli ho dato tutto! vuole stare da solo! Basta prendo 40 gocce e resto immobile a letto.”

Sliding Doors #7

I paesi, specialmente quelli rurali, sono ancora l’ultimo anello che collega una comunità ai loro avi, alle società arcaiche. Ad uno stile di vita semplice e senza fronzoli, dove l’importante è stare bene assieme. Nonostante tutto queste caratteristiche stanno lentamente scemando: le storie personali diventano sempre più personali e isolate.
Ogni comunità ha tante storie quanti sono gli abitanti, ma oggi non si intrecciano più come una volta, o meglio si intrecciano tramite i social. Allora sì che in quei luoghi ognuno dà il meglio di sé, specialmente i giovani.

Quelli più anziani ancora ti avvisano quando passando vicino a casa tua avvertono un forte odore di gas, così tu possa provvedere chiamando l’assistenza.

Il giorno dopo un sole estivo cocente fino al tardo pomeriggio illuminava e riscaldava anche un avventore del bar che trovò di nuovo Simba appollaiato sul davanzale della finestra. Due carezze affettuose e il gatto cominciò a fare le fusa e a dare capocciate alla mano.

Saltò giù dalla finestra e guardò dal basso verso l’alto quell’omone gentile.

Fece lo slalom tra i suoi piedi e fece capire l’intenzione di volere andare verso il cortile. Un animo nobile che ama gli animali non rimane insensibile verso un così chiaro messaggio fatto da un gatto, notoriamente animale scontroso, così lo seguì e si trovò davanti ad un cancello in apparenza chiuso.

Simba, infatti, come d’abitudine si allungò con tutto il corpo e le zampe contro il cancello cercando di spingerne una parte.

“Ma cosa pensi di fare?”, e istintivamente allungò la mano e con enorme sorpresa il cancello con una leggera pressione, cigolando si aprì.

Simba sgattaiolò come un fulmine all’interno seguito dal buon samaritano.

C’era un silenzio strano per essere il retro di un bar, ma proprio mentre stava per andarsene ecco che arrivò. Come un soffio, caldo, afoso, denso e dolciastro passò per un istante sotto il suo naso, talmente veloce che ne rimase solo il ricordo nella mente, ma mentre più cercava aggettivi per descriverlo, solo uno ne rimaneva: sgradevole.

Sliding Doors #8

“ Thomas, senti anche tu questa puzza?” chiese Andreas al collega mentre stava chiudendo il cancello.

I due amici avevano una agenzia di assicurazioni che confinava con il bar, erano amici che poi sono diventati colleghi e conoscevano tutte le abitudini di quella parte di paese, se non tutto.

“Sembra che ci sia un animale morto in cortile!” rispose Thomas alzandosi sulle punte per poter sbirciare al di là del cancello che separava il cortile dalla strada.

“Non vedo niente”- aggiunse ma così facendo si appoggiò al cancello e si accorse che era aperto.

Entrarono e diedero un’occhiata intorno. Non c’era niente di diverso dal solito: la macchina di Jerome, i bidoni della spazzatura del bar vuoti [era il giorno di chiusura] i vasi dei sapori interrati e gli scatoloni vuoti accatastati sotto la finestra.

“Viene dalla casa, secondo me si è spento un freezer e tutto è andato a puttane!”- osservò Thomas.

“Sai cosa possiamo fare? Chiamare Jerome e avvisarlo!” suggerì Andreas già con il cellulare in mano.

Con somma sorpresa sentì squillare il cellulare di Thomas attraverso la finestra del bagno al piano di sopra.

E lo sentì per parecchio, finché non cadde il collegamento.

Provò ancora un paio di volte , ancora nessuna risposta.

“L’avrà dimenticato?” si domandò Thomas.

Fecero il giro dell’abitato, guardando dentro le finestre, in giardino e dietro le tende del bar. Non videro nessuno.

“Facciamo un ultimo tentativo, poi me ne vado a casa che ho fame.” Andreas tirò fuori il cellulare e compose un numero.

“Chiamo Anna, di sicuro avrà le chiavi ed entrerà per risolvere il problema! Ciò detto con un cenno salutò l’amico e si mise al volante.

Driiiiinnnnn! Driiiiiiinnnnn!

Da sotto le lenzuola emerse Anna strizzando gli occhi. [Per quanto ho dormito? Ho esagerato con le gocce? Che ora è? Ho udito un telefono? Sarà lui? Impossibile! Vediamo chi ha telefonato] Sara vide il numero di Andreas sul display, una cascata di pensieri iniziò a scorrere nella sua mente, ma nessuno che spiegasse il suo dubbio: “Perché cazzo mi avrà chiamato?” Premette il tasto di richiamata e attese.

“Ciao Andreas, sono Anna, mi hai cercato?”

“Sì, senti dal cortile si sente una forte puzza, quasi di marcio, temo si sia spento un freezer, sarà tutto scongelato, ho provato a chiamare Jerome ma non risponde, anzi ho sentito il suo cellulare suonare mentre ero in cortile ma non mi ha risposto. Sai dov’è? Ci pensi tu?”

Immediatamente sveglia non salutò neppure Andreas e si mise a sedere di scatto sul letto.

Sliding Doors #9

“ Giuro che se lo trovo sballato e tutto il contenuto del freezer da buttare gli spacco la faccia!– Anna quasi urlò mentre pensava.

“ Il pesce, gamberi e vongole appena comprati. Le tartine per gli aperitivi! Madonna!! Più ci penso e più mi incazzo! – Ormai era salita in macchina e dopo aver sfiorato lo spigolo del muro di casa partì sgommando verso il bar.

Appena arrivata nel retro, guardò tutt’intorno come se potesse vedere l’odore che le aveva anticipato Andreas. E’ sempre stata chiamata dai suoi amici “Segugio”, grazie all’incredibile senso dell’olfatto che dimostrava ogni volta che ce n’era bisogno. Come quella volta che se fosse stato per Jerome con il suo olfatto addormentato dalla nicotina sarebbero ancora seduti a raccogliere le briciole del locale dopo l’esplosione causata da una fuga di gas.

Invece, appena uscì in cortile, Anna sentì quell’odore acuto e pungente del gas e avvisò immediatamente il pronto intervento.

Anche questa volta lo sentì subito.

Entrò come una furia in magazzino sbattendo come Tatarella quella portina di legno contro lo stipite.

Senti solo il classico ronzio di tutti i freezer che funzionavano perfettamente.

Li guardò uno dopo l’altro come se potessero dirle qualcosa e sentì i suoi capelli rizzarsi dietro la nuca.

“ E’ entrato un animale! C’è un animale morto!”

Urlò sconfitta dal disgusto di dover fare i conti con qualcosa di vomitevole nascosta in qualche angolo della cantina.

Prese il telefono e compose il numero di Jerome.

“Dov’è quello stronzo!” – aveva appena finito di comporre il numero e il pensiero minaccioso che sentì uno squillo provenire dal piano di sopra.

Spalancò gli occhi e le si seccò la gola. C’è il telefono e non c’è Jerome che praticamente viveva con il cellulare attaccato alla mano.

Partì di corsa verso le scale e nemmeno si accorse di averne fatte due rampe che si trovò davanti alla porta d’ingresso dell’appartamento al piano superiore.

Mentre stava per appoggiare la mano sulla maniglia cominciò a percepire un odore tremendo aleggiare nell'aria.

Sliding Doors #10

Una ridda di domande scaturirono nella testa di Anna come un Big Bang.

Fu assalita da un vortice di domande, ogni domanda immediatamente dava origine ad un’altra. Bisognosa di risposte, ma non c’era risposta alcuna che potesse soddisfare la sua smania. Ogni cosa precipitava in un caos mentale e dopo qualche istante sospeso nel vuoto trascorso con lo sguardo ebete perso a fissare una porta di legno si sentì un groppo in gola.

Paralizzata in piedi davanti ad una porta chiusa evitava di prendere qualsiasi decisione.

Quegli istanti in cui il cervello è una tabula rasa, ma il tuo istinto primordiale ti avverte che aprire quella porta cambierà per sempre la tua vita.

Non sai quello che fai, non sai quello che dovresti fare ma sei sola, in una casa enorme, silenziosa. Sentì un clacson lontano e un rimbrotto di un ciclista nella strada sottostante.

Si decise ad appoggiare la mano alla maniglia e tentò di aprire. Era chiusa.

“ Perchè? Perchè? Perchè hai chiuso la porta? Chiudi solo l’ingresso! Non mi volevi ?” la domanda scaturita nella mente si stava trasformando in un urlo di terrore.

Sliding Doors #11

Anna sentiva il panico montare dentro di sé come un'onda oscura e travolgente. I suoi muscoli, dapprima rigidi, iniziarono a tradirla: un tremito sottile, quasi impercettibile, che ben presto divenne una tempesta incontrollabile. Le mani, prima ferme, ora danzavano in un movimento frenetico e ingovernabile. Il tremore si propagava come un veleno, serpeggiando attraverso le sue braccia, invadendo ogni fibra del suo corpo con una furia primitiva e incontrollata.

Un mantra ossessivo rimbombava nella sua mente frantumata: “Bisogna entrare. Devo entrare.” Le parole rimbombavano come un tamburo impazzito, cancellando ogni altro pensiero razionale, ogni tentativo di controllarsi.

Con una determinazione disperata, corse sul terrazzo adiacente, i suoi passi ritmati da un'urgenza selvaggia. Un tubo di metallo, un tempo destinato a sostenere orgogliosamente una bandiera, ora era diventato la sua unica arma contro la barriera che la separava dalla verità. Lo afferrò con mani tremanti ma volontà di acciaio.

Come una furia scatenata, si lanciò contro la porta. Il primo colpo risuonò con un tonfo secco: il metallo penetrò nel legno con una violenza quasi carnale. Ma non era abbastanza. Ancora e ancora si scagliò, ogni colpo scandito dal suo respiro affannoso, dai suoi singhiozzi trattenuti.

Quando finalmente cedette, letteralmente scivolò dentro come un'ombra. L'odore la colpì immediatamente: acre, putrescente, carico di un presagio di morte che le assalì le narici e minacciò di soffocarla.

Le gambe tremolanti la sostennero a malapena. Si aggrappò al tavolino nel corridoio, un ultimo baluardo contro il collasso totale. Un istante di esitazione: aveva il coraggio di procedere? L'odore, sempre più intenso, proveniva dal bagno, un richiamo macabro che non poteva ignorare.

Con movimenti da sonnambula, raggiunse lo stipite del bagno. Dapprima tutto sembrava normale: piastrelle lucide, la doccia nell'angolo, la vasca maestosa. Ma poi lo specchio la tradì, rivelando l'orrore: Jerome, immobile, con una carnagione bluastra, giaceva esanime tra la vasca e il bidet.

Il mondo intorno a lei si dissolse in un vortice nero. Cadde, pesante e inerte, come un corpo privo di vita, inghiottita dall'abisso del suo stesso terrore.


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#10 #8 #9 #6 #7 #11


Diciassette luglio duemilaventitre Sliding Doors #1 3.30 di mattina, fa caldo anche dopo una doccia.

Penso che dovrei cercare di alzar...

Buio.

9.00 di mattina, sole ed una bella freschezza soffia attraverso le strade e le case. Il centro del paese è come al solito popolato dai quotidiani avventori abituati a passeggiare in centro mossi dalle più disparate esigenze. Chi deve andare in farmacia, “sai mio marito ha terminato le aspirine”, chi deve andare dal macellaio, “ ho finito le bistecche, ma già che ci sono prendo anche il formaggio” chi deve prendere le sigarette ma anche il giornale, chi esce per fare quattro chiacchiere, “ perchè in casa non so che fare”. Quasi tutti hanno come abitudine di fermarsi al bar dell'angolo per un intermezzo con un caffè, un succo, una bibita fresca. 9.30 qualcuno lancia delle occhiate verso la piazza , qualcosa non quadra ma non riesce a capire immediatamente. “ Non hanno ancora aperto” osserva quello che è parcheggiato sulla bicicletta di fianco alla panetteria dalle otto del mattino, accennando con un gesto del mento all'indirizzo del bar. “ Avranno fatto tardi ieri sera” suggerisce una signora appena uscita con un sacchetto di pane. “Ho sentito che ieri sera hanno litigato un'altra volta e se n'è andata a casa”. “Ah quindi deve aprire lui? ” aggiunge un ragazzotto appena arrivato e conclude: “ adesso dove andiamo a bere il caffè?” Sliding Doors #2 Il via vai continua con lo schema classico dei paesi, momenti deserti subito sostituiti da momenti di intenso traffico. Un uomo ben vestito si ferma davanti all’ingresso del bar, compone un numero sul cellulare e attende guardandosi intorno.

“ Ehi, Bistèk ! Come va? “ domanda una signora con i capelli corti biondi che sembra uscita da un centro profughi.

“ Non c’è male, e tu, sempre sbarazzare cantine? “

“ Sì ma adesso non interessa più a nessuno! “ risponde sconfortata la donna e aggiunge “ cosa fai qui impalato? “

“ E’ il mio giro settimanale per raccogliere ordini ma a quanto vedo oggi qui non concludo niente“ risponde sconsolato il rappresentante

“ Succede ogni tanto ma quasi sempre in tarda mattinata aprono, altrimenti di solito mettono un biglietto di avviso per la chiusura momentanea “

“ Va bè, ho un altro appuntamento, devo scappare, ci vediamo! “ conclude l’uomo avvicinandosi alla sua macchina. La donna saluta con un cenno della mano e prosegue immersa nei suoi pensieri. Dall’altra parte del paese, una casa sta vivendo la stessa situazione. Finestre chiuse, persiane chiuse, porte chiuse, nessun segno di vita. Del resto nelle piccole realtà è una situazione molto frequente negli ultimi tempi.

Sliding Doors #3

“ Hai telefonato al papà? “ chiese Alice mentre si schermava gli occhi dal sole e cercava di guardare quella figura che troneggiava ai suoi piedi, era sdraiata a prendere il sole.

Théo si sfregò le mani tra i capelli bagnati scuotendo la testa.

“ Non ancora, adesso starà lavorando e io devo andare in barca con Lucas ! Lo chiamo stasera che sarà a casa, promesso! “ rispose e subito si girò scattando di corsa verso il mare.

“ Ehi ricordati di fargli concludere la faccenda con l’avvocato, non voglio alti pensieri! gli urlò contro Alice e poi si rivolse verso la nonna sotto l’ombrellone:

“ Potrebbe costarci altri soldi oltre a quelli spesi per il divorzio! “

La nonna guardò il mare e rimase indifferente, come faceva con tutto da quando era rimasta vedova. Si accontentava che quel nipote bellissimo fosse rimasto in famiglia, per il resto chi se ne frega. Infatti non aveva neppure compreso cosa avessero combinato Théo e suo padre per farla arrabbiare così tanto. Sembrano tutti e due calmi e tranquilli che dover chiamare persino un avvocato ! E sentire parlare di tribunali , mai successo nella sua vita.

Era l’inizio primavera quando Alice con gli occhi fuori dalle orbite entrò in casa e disse che Théo e suo padre, UFF ! Suo padre ! Il suo papi, aggiunse con fare lagnoso, loro due, che ultimamente sembrava avessero trovato una vera intesa, erano stati citati in giudizio da una non meglio conosciuta società ed erano stati accusati di diffamazione verso uno dei loro prodotti. Come se non bastasse erano stati chiamati a comparire in aula del tribunale davanti a un giudice, ovviamente accompagnati da un avvocato.

Avvocato che costa! E la sentenza? Chi può dirlo. Ah ma io non spenderò un centesimo! Che imparino a vivere.

“ Mamma ti serve qualcosa? ma senza aspettare una risposta si alzò

“ Vado a fare una passeggiata” concluse e se ne andò sotto il sole”.

Sliding Doors #4

“ Mamma, è a casa la zia?” chiese Thérèse sbirciando dalla finestra spostando la tendina con le sue dita affusolate.

Guardava indagatrice quelle finestre sbarrate al di là del cortile e si chiedeva come mai non erano ancora aperte e la zia Anna in cortile a pulire e incerare qualche mobile. L’aveva sempre ammirata quella zia che si spaccava in quattro per gli altri e non era abbastanza per se stessa. Ricordava di quando andava a scuola e la zia Anna tutti quegli anni le faceva da autista portandola e riprendendola tutti i giorni e concludeva il viaggio sempre con la stessa frase “ come sei bella!”. E comunque aveva cominciato a chiedersi, d’accordo la zia è un pò particolare, ma anche il suo Jerome è parecchio strano però.

“ Mi sembra d’averla vista rientrare presto ieri sera, questo vuol dire che avevano litigato e che quindi se ne starà rintanata in casa per un paio di giorni.

Mi chiedo come Jerome la possa sopportare!” rispose con un velo di ironia la madre.

“ D’altra parte stasera e domani il bar rimane chiuso e avranno tutto il tempo per schiarirsi le idee”. concluse Brigitte mentre finiva di interrare l’ultima piantina di Fucsia, nel pomeriggio sarebbe arrivato il giardiniere e avrebbe fatto appendere i vasi vicino al porticato dove avrebbero fatto un disegno colorato con il Glicine di fianco alle colonne.

Sliding Doors #5

Driiiiinnnn Driiiinnnn

Lo schermo del telefonino illumina con la sua luce fioca il comodino di Anna, proiettando ombre inquietanti sulle pareti della stanza buia.

Driiiiinnnn Driiiinnnn

“Adesso chi è?” si chiede Anna mettendo il naso fuori dalle coperte con estrema riluttanza, facendo una smorfia di fastidio mentre cerca di sopportare il trillo insistente del telefono che come un picchio impazzito perforava la sua testa dolorante.

“Uff, mia sorella! La chiamo dopo”

e si rintana di nuovo sotto le coperte, cercando rifugio nel calore familiare.

“Mia sorella! Cazzo vuole a quest'ora! E quello là figurarsi se si degna di chiamare, non l'ha mai fatto, aspetta sempre che sia io ad andare là a riverirlo come una serva! LUI deve venire qui altrimenti non muovo un dito, questa volta basta!“

Era attraversata da un fiume impetuoso di rabbia incontrollabile, al punto tale che certe volte si trasformava in tremori violenti e pianti disperati che sembravano non avere fine.

“Ogni singola volta la stessa maledetta storia. Dice che sono io quella che va via e invece è lui che mi caccia via con i suoi comportamenti! Con i suoi modi cafoni da persona incivile, la sua arroganza insopportabile, la sua prepotenza che non conosce limiti!! Perché continuo ostinatamente a mettermi sempre con uomini del genere? Cosa avrò mai fatto di male nella vita per meritarmi questo?”

Nel buio più totale della stanza allungò la mano tremante per cercare a tentoni un fazzoletto di carta, asciugarsi gli occhi gonfi di pianto e poi buttarlo con rabbia a terra, ad unirsi agli altri a formare un tappeto bianco intriso di dolore e delusione.

“Ogni dannata volta mi promette solennemente che non succederà più ma invece eccomi qui di nuovo, a piangere da sola nel letto come una stupida ad aspettare un minimo segno che dimostri che non sono completamente invisibile ai suoi occhi! Poi io, come al solito, lo implorerò disperatamente e lui si degnerà di venire qui, sempre dopo estenuanti preghiere, e io, come una perfetta idiota, accetterò ancora una volta le sue scuse vuote! MI ODIO PROFONDAMENTE PER QUESTO!”

Proruppe in una nuova serie di singhiozzi incontrollati e si rintanò completamente in lacrime sotto le coperte serrando gli occhi con forza, cercando di sfuggire alla realtà che la circondava.


noblogo.org/zamply/diciassette…

#1 #5 #2 #4 #3


SALMO - 53 (52)


LA CONDOTTA DEI MALVAGI1 Al maestro del coro. Su “Macalàt”. Maskil. Di Davide.

2 Lo stolto pensa: “Dio non c'è”. Sono corrotti, fanno cose abominevoli: non c'è chi agisca bene.

3 Dio dal cielo si china sui figli dell'uomo per vedere se c'è un uomo saggio, uno che cerchi Dio.

4 Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c'è chi agisca bene, neppure uno.

5 Non impareranno dunque tutti i malfattori che divorano il mio popolo come il pane e non invocano Dio?

6 Ecco, hanno tremato di spavento là dove non c'era da tremare. Sì, Dio ha disperso le ossa degli aggressori, sono confusi perché Dio li ha respinti.

7 Chi manderà da Sion la salvezza d'Israele? Quando Dio ristabilirà la sorte del suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele.

_________________Note

53,1 Simile al Sal 14, dal quale differisce per qualche variante (vedi il v. 6 e 14,5-6 ), questa composizione di stile sapienziale ripropone la condanna che Dio riserva a chi pensa di sottrarsi alla sua presenza per compiere il male e agire con perfidia.

53,1 Macalàt: termine che ricorre anche in Sal 88,1; potrebbe indicare la tonalità di una melodia particolare (in Gen 28,9 compare come nome di persona).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


Dio c'è: difende i giusti e condanna i corrotti Salmo di requisitoria

Questo salmo è quasi sostanzialmente identico al Sal 14, che oggi si ritiene essere più antico. Si dice generalmente che il Salmo 53 sia la versione “Elohista” del Sal 14 “Jahvista”. Ma si tratta probabilmente secondo molti studiosi di due recensioni dello stesso salmo, di cui non si conosce il testo originario. Per qualcuno, il Sal 53 sarebbe l'edizione “settentrionale” (regno del Nord), mentre il Sal 14 quella “meridionale” (regno del Sud).

La differenza maggiore, oltre quella del titolo tra i due salmi, sta nell'oracolo centrale che essi contengono. Nell'oracolo di Sal 14, 5-6 sembra che Dio si preoccupi più del povero. Egli infatti provvede a proteggerlo, dimostrando così che veramente esiste, in risposta allo stolto del v. 1. Nel Sal 53, 6 invece Dio dimostra il suo “esserci per..” con la certezza del suo inappellabile giudizio contro gli empi.

Un'altra piccola differenza sta nei versetti finali dei due rispettivi salmi. Nel Sal 14,7 si parla di «salvezza» (yᵉšû‘āh) al singolare, mentre nel Sal 53,7 c'è «salvezze» (yᵉšû‘ôt) al plurale, significandovi vari “gesti di salvezza” così come in Gdc 5, 11 si trova «giustizie» (ṣidqôt) che indica gli atti concreti di giustizia. Per il commento vedi Sal 14.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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RELAZIONI INTERNAZIONALI. AVANZA UN NUOVO CONCETTO: LA GEOCRIMINALITÀ


Nel nostro blog abbiamo già fatto riferimento al GI-TOC, l'Iniziativa Globale contro la Transnational Organized Crime, un'organizzazione indipendente della società civile fondata nel 2013, con sede a Ginevra, in Svizzera, nata da una serie di discussioni di alto livello tra funzionari delle forze dell'ordine dei paesi sviluppati e in via di sviluppo a New York, nel 2011-12.
Di particolare interesse appare un articolo recentemente pubblicato sul sito Internet, dal titolo originale “Of kingdoms and crooks: The rise of geocriminality” (Di regni e truffatori: l'ascesa della geocriminalità) di Martin Thorley, che discute il fenomeno emergente degli stati che utilizzano le reti criminali come strumenti di politica estera. L'articolo cita diversi esempi di questa tendenza, tra cui l'uso di reti criminali da parte di Russia, Cina e Iran per omicidi, campagne di disinformazione, attacchi informatici e sabotaggi.

La relazione tra stati e attori criminali non è nuova, ma la connessione tra i due domini si sta evolvendo a causa della globalizzazione e dell'internazionalizzazione dei mercati. Storicamente, gli stati hanno utilizzato le reti criminali per la diplomazia clandestina, ma il più profondo coinvolgimento tra stati e reti criminali sta diventando un fenomeno più ampio e radicato. Questa nuova forma di strumentalizzazione statale del crimine è definita “geocriminalità”.

È più probabile che la geocriminalità si verifichi in stati forti in patria ma isolati all'estero, poiché coloro che detengono il potere sono soggetti a un controllo e a una responsabilità limitati. Tuttavia, le condizioni necessarie per la geocriminalità non sono limitate agli stati autoritari e rimangono dubbi sulla sua fattibilità in altri contesti.

L'articolo si conclude osservando che comprendere lo sviluppo delle relazioni tra Stato e criminalità è essenziale per mitigare le minacce associate e che qualsiasi analisi significativa delle relazioni internazionali e della sicurezza nazionale dovrà sempre più tenere conto di questa configurazione dell'attività criminale e delle opache reti che la sostengono.
Il sito propone altresì sette interviste ad altrettanti esperti, che spaziano dai motivi per cui la Cina supporta il crimine organizzato alle sanzioni internazionali contro Corea del Nord (vedi il trailer qui youtube.com/watch?v=ahfav1pibw… ).

Lo scritto è reperibile [en] qui globalinitiative.net/analysis/…

#geocriminalità


noblogo.org/cooperazione-inter…


RELAZIONI INTERNAZIONALI. AVANZA UN NUOVO CONCETTO: LA GEOCRIMINALITÀ


RELAZIONI INTERNAZIONALI. AVANZA UN NUOVO CONCETTO: LA GEOCRIMINALITÀ


Nel nostro blog abbiamo già fatto riferimento al GI-TOC, l'Iniziativa Globale contro la Transnational Organized Crime, un'organizzazione indipendente della società civile fondata nel 2013, con sede a Ginevra, in Svizzera, nata da una serie di discussioni di alto livello tra funzionari delle forze dell'ordine dei paesi sviluppati e in via di sviluppo a New York, nel 2011-12.
Di particolare interesse appare un articolo recentemente pubblicato sul sito Internet, dal titolo originale “Of kingdoms and crooks: The rise of geocriminality” (Di regni e truffatori: l'ascesa della geocriminalità) di Martin Thorley, che discute il fenomeno emergente degli stati che utilizzano le reti criminali come strumenti di politica estera. L'articolo cita diversi esempi di questa tendenza, tra cui l'uso di reti criminali da parte di Russia, Cina e Iran per omicidi, campagne di disinformazione, attacchi informatici e sabotaggi.

La relazione tra stati e attori criminali non è nuova, ma la connessione tra i due domini si sta evolvendo a causa della globalizzazione e dell'internazionalizzazione dei mercati. Storicamente, gli stati hanno utilizzato le reti criminali per la diplomazia clandestina, ma il più profondo coinvolgimento tra stati e reti criminali sta diventando un fenomeno più ampio e radicato. Questa nuova forma di strumentalizzazione statale del crimine è definita “geocriminalità”.

È più probabile che la geocriminalità si verifichi in stati forti in patria ma isolati all'estero, poiché coloro che detengono il potere sono soggetti a un controllo e a una responsabilità limitati. Tuttavia, le condizioni necessarie per la geocriminalità non sono limitate agli stati autoritari e rimangono dubbi sulla sua fattibilità in altri contesti.

L'articolo si conclude osservando che comprendere lo sviluppo delle relazioni tra Stato e criminalità è essenziale per mitigare le minacce associate e che qualsiasi analisi significativa delle relazioni internazionali e della sicurezza nazionale dovrà sempre più tenere conto di questa configurazione dell'attività criminale e delle opache reti che la sostengono.
Il sito propone altresì sette interviste ad altrettanti esperti, che spaziano dai motivi per cui la Cina supporta il crimine organizzato alle sanzioni internazionali contro Corea del Nord (vedi il trailer qui youtube.com/watch?v=ahfav1pibw… ).

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Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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🖋️Le mie cicatrici, fanno parte di me..

La più importante oggi per me è quella che mi hanno cucito qualche mese fa! Non l'ho scelta, non mi è stata imposta, era già mia! Da allora la mia cicatrice mi sta insegnando a scegliere come vivere e anche sopravvivere a ciò che mi è accaduto. Spesso, agli inizi, nell'attesa, nella mia mente , l'ho considerata quasi una punizione, una condanna. Eppure ogni giorno, guardandola, sfiorandola con paura, ripensando a quello che rappresenta oggi e ciò che mi ha nascosto ieri, imparo quasi ad amarla! La mia cicatrice mi sta insegnando a vivere di nuovo, ad apprezzare ciò che magari ignoravo e ad evitare di perdermi ancora ..

Perché le mie cicatrici, non solo quella che adesso posso sfoggiare, ancora ben visibile, insieme a quelle invisibili dell'animo, dei pensieri, adesso sono la mia vita, la mia nuova me! Sto imparando a non difendermi per timore, a non chiudere il mio cuore, a non allontanare chi mi sa ascoltare e a non fuggire anche quando posso restare. Non è un trofeo, che mi ricorda che “ce l’ho fatta”, serve per ricordarmi che non devo sopravvivere, ma aiutare me stessa a capire come far diventare la me rimasta, vera e libera.. E allora forse smetterò di sentirmi a disagio e diversa e saranno proprio queste cicatrici ad indicarmi la strada, facendomi guardare al passato senza timore e al futuro con speranza e senza più alcun timore!


noblogo.org/bymarty/le-mie-cic…



NOVITÀ DI VENERDÌ 28/2/25.


Con questo “carico” terminano le novità di febbraio.

FUMETTI E GRAPHIC NOVEL:

  • Per Sergio Bonelli abbiamo due succulente novità:
    • NOTTINGHAM. VOL.1 – IL RISCATTO DEL RE di Vincent Brugeas, Emmanuel Herzet e Benoît Dellac (scheda libro): una foresta di Sherwood in cui serpeggiano, fra le sue ombre, intrighi e violenza.
    • DRAGONERO. LE CRONACHE DELL'ERONDÁR – IL PRIMO POPOLO di Luca Enoch, Stefano Vietti e Francesca Aureli (scheda libro): prima di Dragonero e dell'Impero, ecco le antiche vicende dell'Erondár, il mitico continente con le sue popolazioni, le sue leggende e i suoi sconvolgimenti.


SAGGISTICA:

  • VIAGGI E AVVENTURE DELLA MONETA di Carlo Cipolla (Il Mulino). Gli economisti Thomas J. Sargent e Robert M. Townsend intervistano Carlo Cipolla sulla storia del conio, dei prezzi e dello scambio fra valori, fin dall'invenzione della moneta. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL GIARDINO PER CASO di Richard Mabey (Ponte alle Grazie). Sottotitolo: Per coltivare l'equilibrio tra uomo e natura. Il naturalista e narratore Richard Mabey, ha lasciato che il suo giardino si “organizzasse” in autonomia, che fosse quindi il giardiniere di sé stesso. Così, in questo libro, ha osservato e raccontato le straordinarie trasformazioni e avvenimenti della natura nel corso delle stagioni. Per saperne di più: scheda libro.
  • GUARDA DOVE CAMMINI di Dario Sorgato (Ediciclo). Il cammino come elemento di inclusione sociale: Dario Sorgato, disabile sensoriale, ci guida alla scoperta dei sentieri in tutta Italia con umorismo e creatività, raccontando le tappe del suo percorso, oltre i limiti fisici. Per saperne di più: scheda libro.
  • Per Il Saggiatore, ecco alcune pubblicazioni interessanti: si tratta di “mappe letterarie”, ovvero cartine in formato A3, che riportano i dettagli dei luoghi in cui sono ambientate le opere classiche più famose: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Jane Austen (scheda), LA SIGNORA DALLOWAY di Virginia Woolf (scheda), L'ODISSEA di Omero (scheda), L'ISOLA DEL TESORO di Robert Louis Stevenson (scheda), FRANKENSTEIN di Mary Shelley (scheda) e DRACULA di Bram Stoker (scheda).Qui potrete trovare una panoramica delle mappe finora pubblicate.
  • Sempre per Il Saggiatore: UCCIDERE LA NATURA di Stefania Divertito. Questo libro, scritto da una giornalista esperta di tematiche ambientali, invita a riconoscere la Natura come un essere vivente a tutti gli effetti, e, come tale, portatore di diritti e degno di essere protetto. Solo così possiamo rivedere il rapporto con il nostro pianeta e raggiungere una convivenza rispettosa della vita e della giustizia. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL COMPUTER IMPOSSIBILE di Giuliano Benenti, Giulio Casati e Simone Montangero (Raffaello Cortina). Un saggio sul computer quantistico del futuro, che promette di essere milioni di volte più potente del più potente calcolatore attualmente esistente. Come cambierà la tecnologia a nostra disposizione? E quali sono i princìpi fondamentali della teoria quantistica alla base di queste nuove macchine? Per saperne di più: scheda libro.
  • CARRI ARMATI NEL DESERTO di Robert Forczyk (LEG). Un compendio altamente particolareggiato sui carri usati tra il 1940 e il 1941 dai contingenti alleati e dell'Asse nel nord Africa: equipaggiamenti, addestramento, fotografie, cartine, logistica e dati approfonditi di tutti i mezzi corazzati impiegati nel deserto africano. Per saperne di più: scheda libro.
  • CASORATI a cura di Giorgina Bertolino, Fernando Mazzocca e Francesco Poli (Marsilio Arte). In occasione della mostra a Milano (Palazzo Reale, 15 febbraio – 29 giugno 2025), ecco un catalogo che ricostruisce l'opera del pittore Felice Casorati in 14 capitoli, dedicati alle sue varie fasi e influenze artistiche. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL CANTO DEI NOMADI DI DIO di Meister Eckhart (Il Pellegrino). Meditazioni in forma poetica di un grande mistico occidentale, che accompagnano il lettore nei silenzi dell'anima, dove risiedono la pace e l'essenza divina. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • VOGLIO ANDARE SENZA ROTELLE! di Tobias Giacomazzi (Kalandraka). Albo illustrato: Ettore è un ranocchio che vede tutti gli adulti andare in bicicletta, così vorrebbe essere capace di pedalare anche lui senza rotelle. Ce la farà? Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL MONDO CHE VERRÀ di Johnny Flynn, Robert Macfarlane ed Emily Sutton (EDT – Giralangolo). La passeggiata di un padre e un figlio si trasforma nell'esplorazione di un mondo futuro pieno di ricchezza e speranza. Albo illustrato molto poetico e colorato, frutto della collaborazione tra un'illustratrice (Emily Sutton), un naturalista e scrittore (Robert Macfarlane) e un musicista e attore (Johnny Flynn). Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.

noblogo.org/novita-in-libreria…



[escursioni]ad asciugare assorbire botte da orbi ahi] mondo -o berline fumè tutto [mettere insieme non si fidano fanno fideiussioni balistiche stiker di ossitocine licenze sottozero] [per creare l'ambiente tutta l'umanità rotabile rientra torna Napoleone che] non è mai scomparso era] un trucco del cascamorto


noblogo.org/lucazanini/escursi…



Human Resources and Payroll Roles: Seldom a Major Concern for Organizations


Handling tasks, roles, and responsibilities in a workplace is still manageable. The duty becomes more challenging once you realize the complexities related to human resource management. Many owners have a tough time administrating HR responsibilities. They could have used the same time and effort to grow their business instead. Such conditions demand outsourcing human resources FT Myers.

Streamlined Administration Operations:

Missing HR expertise often leads to operational discrepancies. The HR team manages operations and eliminates the possibility of errors. Therefore, their presence is the organization's metier.

Organizations do not necessarily need an in-house HR team, even if it's highly beneficial. But they cannot wait to build the team and ignore operational requirements. Such conditions demand an expert's assistance. Companies can rely on HR outsourcing services in such cases. These services can handle administration and operations, providing enough time and resources to build an HR team or others.

Payroll Service Providers:

The payroll department is the actual monitor. This department works on precise and timely salary deposits. The process can be automated, but only to an extent. For instance, manual involvement may be needed in the case of varied salary transfers to different employees every month.

Most organizations rely on the accounts department for payroll tasks. Instead, organizations can depend on payroll providers for small businesses. These services can make a difference and allow the accounts department to focus on its fundamental role. Therefore, most small and medium-scale enterprises trust outsourcing payroll services from professional providers.

The Advantages:

Organizations prefer in-house teams in any case. But it had to be a beneficial decision. In the case of small businesses, it might not be the most-suited option. One needs a solution that fits practically and financially.

Outsourcing HR and payroll services is a bonus for a company. It supports your requirements without exposing you to unnecessary expenses when you are not in a position to afford them. Outsourcing HR services can take control of significant tasks, including hiring and employee leasing. Therefore, connecting to these services immediately can save enterprises from extreme hassle.

About Employer Solutions:

Employer Solutions has been an incredible PEO service. The company offers a range of services, like employee leasing, payroll services, human resources, compliance, etc. Organizations with limited human resources, growing opportunities, and unsettling responsibilities can rely on this service and its team. These experts will assist your firm meticulously and handle every concerning task.

Find out more about it at employersolutionspeo.com/

Original Source bit.ly/4hNUJGR


noblogo.org/jackieahall/h1huma…



How HR Outsourcing Helps Small Businesses


Handling tasks, roles, and responsibilities in a workplace is still manageable. The duty becomes more challenging once you realize the complexities related to human resource management. Many owners have a tough time administrating HR responsibilities. They could have used the same time and effort to grow their business instead. Such conditions demand outsourcing human resources FT Myers.

Streamlined Administration Operations:

Missing HR expertise often leads to operational discrepancies. The HR team manages operations and eliminates the possibility of errors. Therefore, their presence is the organization's metier.

Organizations do not necessarily need an in-house HR team, even if it's highly beneficial. But they cannot wait to build the team and ignore operational requirements. Such conditions demand an expert's assistance. Companies can rely on HR outsourcing services in such cases. These services can handle administration and operations, providing enough time and resources to build an HR team or others.

Payroll Service Providers:

The payroll department is the actual monitor. This department works on precise and timely salary deposits. The process can be automated, but only to an extent. For instance, manual involvement may be needed in the case of varied salary transfers to different employees every month.

Most organizations rely on the accounts department for payroll tasks. Instead, organizations can depend on payroll providers for small businesses. These services can make a difference and allow the accounts department to focus on its fundamental role. Therefore, most small and medium-scale enterprises trust outsourcing payroll services from professional providers.

The Advantages:

Organizations prefer in-house teams in any case. But it had to be a beneficial decision. In the case of small businesses, it might not be the most-suited option. One needs a solution that fits practically and financially.

Outsourcing HR and payroll services is a bonus for a company. It supports your requirements without exposing you to unnecessary expenses when you are not in a position to afford them. Outsourcing HR services can take control of significant tasks, including hiring and employee leasing. Therefore, connecting to these services immediately can save enterprises from extreme hassle.

About Employer Solutions:

Employer Solutions has been an incredible PEO service. The company offers a range of services, like employee leasing, payroll services, human resources, compliance, etc. Organizations with limited human resources, growing opportunities, and unsettling responsibilities can rely on this service and its team. These experts will assist your firm meticulously and handle every concerning task.

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