L'IMPEGNO DEI CARABINIERI ALL'ESTERO: DA 27 ANNI LE MULTINATIONAL SPECIALISED UNIT (MSU) ED IL LORO IMPIEGO IN AMBITO NATO
In questi ultimi giorni di febbraio-inizio marzo, ricorre un significativo anniversario per l’Arma dei Carabinieri: ventisette anni fa nasceva il Reparto Carabinieri MSU (Multinational Specialized Unit), un’unità che avrebbe rivoluzionato il concetto stesso di peacekeeping internazionale.
La storia dell’MSU ha le sue radici nel complesso scenario post-bellico della Bosnia-Erzegovina. Nel febbraio 1998, di fronte a una situazione sempre più critica nei Balcani, i sedici Ministri degli Affari Esteri della NATO presero una decisione storica: costituire una forza di polizia professionale a ordinamento militare, specificamente addestrata per operare in contesti di grave instabilità.
La necessità nasceva da una lacuna operativa evidente: la SFOR (Stabilization Force della NATO), pur nella sua efficacia militare, non possedeva gli strumenti per gestire crisi di natura civile, mentre la appositamente costituita IPTF (International Police Task Force), operando disarmata, poteva solo monitorare e addestrare le forze di polizia locali, senza reali poteri operativi.
Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri assunse un ruolo centrale nella progettazione della nuova unità. Il 20 gennaio 1998 venne istituita una Cellula di Pianificazione che, in stretta collaborazione con lo SHAPE (Supreme Headquarters Allied Powers Europe della NATO), definì la struttura di quella che sarebbe diventata una forza portatrice di un nuovo concetto operativo nel panorama internazionale.
La peculiarità dell’MSU risiedeva infatti nella sua natura ibrida, che è la medesima dell'Arma dei carabinieri: una forza militare con competenze di polizia, capace di muoversi agilmente tra il mantenimento dell’ordine pubblico e le investigazioni criminali. L’Italia, attraverso l’Arma, ne assunse il comando con un contingente di 300-400 unità, fornendo non solo il personale ma anche la maggior parte delle risorse logistiche e dell’equipaggiamento.
Così il 2 agosto 1998 il contingente MSU approdò nel porto croato di Ploce. La base operativa venne stabilita a Butmir, nelle immediate vicinanze di Sarajevo, da dove l’unità iniziò a svolgere la sua complessa missione.
I compiti assegnati dal Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa erano tanto ambiziosi quanto delicati: garantire la sicurezza pubblica, facilitare il ritorno dei profughi, supportare l’insediamento dei governi locali e gestire situazioni di crisi, il tutto in coordinamento con le altre forze internazionali presenti sul territorio.
Tale unità di carabinieri, composta quindi da una forza di polizia a status militare, fornisce tuttora ai Comandanti della Forza NATO una cruciale capacità per operazioni, tra cui si evidenziano intelligence criminale, il controllo della folla, nonché la raccolta e la valutazione di informazioni. La MSU – così come previsto in molte circostanze dai propri mandati – può anche fornire consulenza, formazione e supporto alle forze di polizia locali su un’ampia gamma di questioni di polizia, tra cui la prevenzione della criminalità e la sicurezza pubblica.
Oggi, ventisette anni dopo la sua costituzione, il concetto MSU rappresenta ancora un modello di riferimento per le operazioni di stabilizzazione internazionale. La sua capacità di combinare efficacemente competenze militari e di polizia sotto un comando unificato ha creato un precedente seguito in numerose altre missioni internazionali.
Si guardi all'esempio del dispiegamento in Kosovo, tuttora operativo: una missione NATO sotto egida ONU che svolge, oltre funzioni prettamente militari, mediante una forza di polizia a status militare (in questo caso, i carabinieri) anche compiti propri di polizia con una attività di collaborazione con la Forza di Polizia locale e con quelle comunque presenti in Teatro Operativo che, oltre l’addestramento e la consulenza, si risolve in uno scambio informativo a carattere operativo che può assumere aspetti informali o formali a seconda delle necessità. Si tratta, in sostanza, di quella che viene definita “forma di cooperazione non intergovernativa” , ricomprendente i rapporti informali personali diretti e rapporti tra corpi di polizia. La stessa ONU-UNMIK, inoltre, prevede al proprio interno la presenza di una decina di police officers.
Il successo dell’MSU non solo ha confermato il ruolo dell’Italia come protagonista nelle operazioni di peacekeeping, ma ha anche dimostrato come l’innovazione nella gestione delle crisi internazionali possa nascere dalla tradizione secolare dell’Arma dei Carabinieri, capace di adattarsi e rispondere alle sfide della sicurezza globale con soluzioni all’avanguardia.
La storia dell’MSU continua a essere un esempio tangibile di come professionalità, flessibilità operativa e visione strategica possano combinarsi per creare uno strumento efficace al servizio della pace e della stabilità internazionale.
Per saperne di piùcarabinieri.it/arma/arma-all%2…
#Armadeicarabinieri #MSU #Kosovo #KFOR #ONU #NATO #cooperazioneinternazionaledipolizia
PEDOPORNOGRAFIA ONLINE. LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE FUNZIONA, MA INDAGINI DIFFICILI PER UTILIZZO DELLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Mentre la Polizia Postale e delle comunicazioni italiana dà notizia di una vasta operazione nazionale (denominata Hello) contro la pedopornografia on line (commissariatodips.it/notizie/a…), Europol fornisce la comunicazione di una vasta attività internazionale, denominata Cumberland.
Sono 25 gli arresti in 19 paesi (l'Italia non è compresa) per sfruttamento sessuale infantile, in una operazione coordinata da Europol ed iniziata dalle forze dell'ordine danesi. Nel corso dell'azione, sinora, sono stati 273 i sospetti identificati, 33 le perquisizioni svolte e 173 dispositivi elettronici sequestrati.
Il principale sospetto – un cittadino danese arrestato a novembre 2024 – gestiva una piattaforma online per distribuire materiale generato da AI. Gli utenti potevano accedere al contenuto dopo aver effettuato un pagamento simbolico per ottenere una password.
La crescente facilità di creazione di immagini AI ha complicato l'identificazione di vittime e colpevoli, rendendo difficile per le autorità identificare se ci siano vittime reali coinvolte. Infatti le immagini generate da AI possono sembrare autentiche, rendendo difficile distinguere tra contenuti reali e artificiali. Inoltre la crescente facilità di creazione di tali immagini consente anche a individui con scarse competenze tecniche di produrle. Infine la mancanza di legislazione nazionale specifica rende complicata l'indagine e l'identificazione delle vittime.
Europol lancerà quindi una campagna per prevenire futuri crimini legati all'uso illegale dell'AI: la campagna mira a raggiungere i potenziali acquirenti di contenuti illegali attraverso messaggi online e altre strategie, come visite dirette e lettere di avviso.
L'obiettivo è educare e dissuadere i criminali, oltre a fornire supporto a chi cerca aiuto.
#operazioneHello #operationCumberland #pedopornografia #cooperazioneinternazionaledipolizia #Europol #poliziapostaleedellecomunicazioni
La giusta distanza
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Nel suo film del 2007 “La giusta distanza”, Carlo Mazzacurati narra la vicenda di un giovane apprendista giornalista, che non riesce, in merito ad un fatto di cronaca, a mantenere la “giusta distanza” dai fatti, come gli ha suggerito il suo mentore. Ovvero non riesce ad approfondire abbastanza quel che accade per averne una visione imparziale, il più possibile corretta e scevra da opinioni ed idee personali: quello che, nella teoria, ogni giornalista dovrebbe tendere a fare nel suo mestiere.
In Italia può essere portato ad esempio di come questo modo di operare sia, nei fatti, ignorato del tutto o quasi. Da parte di molte testate giornalistiche e di TG d'ogni canale è è un muoversi nelle direzioni più disparate: dapprima per rimanere “sul pezzo” e, passata la fase di picco a livello di notizia, per estendere all'infinito una serie di tematiche, perlopiù allarmiste e con un alto tasso di sensazionalismo, fino a coprire intere giornate di trasmissione.
E' anche un po' il limite, per esempio, dei canali “All News”, dove per ventiquattro ore al giorno si trasmette ogni sorta di dettaglio, di accadimento, di vocio per coprire la giornata intera. Reiterando all'infinito le stesse cose (non può accadere qualcosa di clamoroso ogni ora), si finisce con il “caricare” la notizia fino allo spasimo, spesso inserendo note di colore che rendono la narrazione volutamente altisonante, pervasiva, angosciante. Una estremizzazione indotta per mantenere attento lo spettatore.
Chiaramente è una maniera d'operare affatto corretta e per quanto giornalisti ed opinionisti lo neghino, appare abbastanza chiaro che è un mare in cui a loro piace nuotare. Possiamo comprendere che sia più semplice fare così che mantenere quella distanza di cui sopra: si rischia, magari, la noia o una maniera troppo blanda di porgere le notizie e molte persone amano, inconsciamente o meno, il clamore e la chiacchiera, a discapito di coloro che, invece, vorrebbero leggere o sentire semplicemente ciò che è successo, senza fronzoli.
D'altro canto ognuno può essere un amplificatore dei fatti: basta un account su “Facebook” o su “X” dove riprendere e commentare ogni cosa venga detta, magari distorcendo ulteriormente le cose, caricandole con opinioni personali (cui si ha diritto) e facendo rimbalzare tutto ovunque. Una sorta di cerchio infinito in cui la sconfitta è l'informazione di qualità, quella cui dovrebbero sempre ambire tutti. Sarebbe un freno per un mondo già sovraccarico di input, dove siamo “bombardati” senza sosta, senza tregua di cose che ci sentiamo obbligati a seguire.
Un corto circuito permanente d'attenzione e di sovraccarico mediatico. E come ogni cosa portata all'eccesso, è un danno. Cui, temo, non si possa più porre rimedio, se non con la volontà personale di distaccarsi da questa narrazione sbilanciata, reinserendo nel proprio modo di informarsi una quanto mai necessaria dose di distacco e di ragionamento. Cose difficili da fare, faticose, ma non impossibili.
#Blog #Opinioni #Media #News #Informazione
Muddy Waters - At Newport 1960 (1960)
At Newport 1960 è un album live di Muddy Waters registrato durante la sua esibizione al Newport Jazz Festival il 3 luglio 1960. Con la sua storica band di supporto, Muddy Waters suona un mix dei suoi vecchi brani popolari e alcune composizioni più recenti. La Chess Records pubblicò l'album negli Stati Uniti il 15 novembre 1960. At Newport 1960 è talvolta definito il primo album blues dal vivo e ha ricevuto il plauso della critica. La rivista Rolling Stone lo ha incluso al numero 348 nella sua lista dei “500 migliori album di tutti i tempi”. Insieme alle canzoni di The Best of Muddy Waters (1958), l'album è stato un'importante influenza sulle scene emergenti del blues bianco più giovane negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Ascolta: album.link/i/1484105309
Forum internazionale dei pubblici ministeri a Vienna
Si è tenuto a Vienna, sotto l'egida di UNODC (vedi nota sottostante), il Forum Internazionale dei Pubblici Ministeri, che aveva lo scopo di rafforzare la cooperazione internazionale contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti, con un focus sulla identificazione di rotte emergenti, tecniche investigative e dimensioni di genere nei crimini. Sono convenuti esperti da quasi 60 paesi e da organizzazioni internazionali. Le sfide da affrontare per una più efficace cooperazione consistono in barriere legali, linguistiche e nelle risorse limitate, che ostacolano la collaborazione. Come noto, I pubblici ministeri hanno la responsabilità di avviare e svolgere azioni penali, fungere da parte in procedimenti giudiziari e, in molti paesi, supervisionare le indagini. Identificano i sospetti, raccolgono prove per stabilire la colpa e supportano le vittime durante il processo legale. Inoltre, rappresentano lo Stato nell'applicazione della legge e garantiscono la sicurezza pubblica. Il Forum internazionale dei pubblici ministeri mira a migliorare la comunicazione e la collaborazione tra i procuratori facilitando il dialogo e la condivisione delle conoscenze. Si concentra sull'identificazione delle rotte emergenti del traffico, sull'esplorazione di tecniche investigative innovative e sulla sensibilizzazione riguardo alle dimensioni di genere dei crimini. Inoltre, crea un ambiente propizio per la comunicazione, dove le domande possono ricevere risposte e le idee possono essere condivise e implementate nei vari paesi. La cooperazione internazionale è fondamentale nella lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti, poiché consente ai paesi di condividere informazioni e coordinare azioni efficaci. Senza tale cooperazione, è difficile smantellare le organizzazioni criminali che operano su scala transnazionale, poiché queste reti criminali si estendono in diversi paesi. Inoltre, la collaborazione aiuta a superare barriere come sistemi giuridici diversi e risorse limitate, migliorando l'efficacia delle operazioni contro il crimine organizzato.
NOTA: UNODC è l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, un'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di affrontare problemi legati alla droga, al crimine organizzato e alla criminalità transnazionale. Fornisce assistenza tecnica e supporto ai paesi per sviluppare strategie e politiche efficaci nella lotta contro la droga e il crimine. Inoltre, promuove la cooperazione internazionale e la condivisione delle informazioni per combattere queste problematiche a livello globale.
#UNODC #Foruminternazionalepubbliciministeri
Tom Tom Club - Tom Tom Club (1981)
Tom Tom Club è l'album di debutto in studio dei Tom Tom Club, pubblicato nel 1981, contenente i singoli di successo nel Regno Unito “Wordy Rappinghood”, che raggiunse il n. 7 nel giugno 1981 e “Genius of Love”, che raggiunse il n. 65 nell'ottobre dello stesso anno. Fu ripubblicato nel Regno Unito nel 1982 per includere “Under the Boardwalk”, che raggiunse il n. 22 nell'agosto 1982. Quando fu pubblicato negli Stati Uniti, “Genius of Love” raggiunse il n. 31 nella Billboard Hot 100. Sia “Wordy Rappinghood” che “Genius of Love” raggiunsero la vetta della classifica dance statunitense. L'album fu ripubblicato il 19 maggio 2009, come parte di un pacchetto deluxe da due CD con il secondo album della band, Close to the Bone. L'album è stato ulteriormente ripubblicato in vinile bianco in edizione limitata dalla Real Gone Music il 1° marzo 2019. La rivista Slant Magazine ha inserito l'album al numero 87 nella sua lista dei migliori album degli anni '80.
Ascolta: album.link/i/1443455978
Beatles - Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967)
Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band è l'ottavo album in studio del gruppo rock inglese The Beatles. Pubblicato il 26 maggio 1967, rimase per 27 settimane al primo posto nella classifica Record Retailer nel Regno Unito e per 15 settimane al primo posto nella classifica Billboard Top LPs negli Stati Uniti. L'album fu elogiato dalla critica per le sue innovazioni nella scrittura di canzoni, nella produzione e nella grafica, per aver colmato il divario culturale tra musica popolare e alta arte e per aver riflesso gli interessi della gioventù contemporanea e della controcultura. La sua uscita fu un momento decisivo nella cultura pop degli anni '60, annunciando la Summer of Love, mentre l'accoglienza dell'album raggiunse la piena legittimazione culturale per la musica pop e il riconoscimento del mezzo come una vera e propria forma d'arte. Alla fine di agosto 1966, i Beatles si ritirarono definitivamente dai tour e perseguirono interessi individuali per i successivi tre mesi. Durante un volo di ritorno a Londra a novembre, Paul McCartney ebbe un'idea per una canzone che coinvolgeva una banda militare edoardiana che diede impulso al concept di Sgt. Pepper. Le sessioni iniziarono il 24 novembre agli EMI Studios con composizioni ispirate alla giovinezza dei Beatles, ma dopo le pressioni della EMI, le canzoni “Strawberry Fields Forever” e “Penny Lane” furono pubblicate come singolo doppio lato A nel febbraio 1967 e escluse dall'LP. L'album fu vagamente concettualizzato come un'esibizione della fittizia band Sgt. Pepper, un'idea concepita dopo aver registrato la traccia del titolo. Un'opera chiave della psichedelia britannica, incorpora una gamma di influenze stilistiche, tra cui vaudeville, circo, music hall, avanguardia e musica classica occidentale e indiana. La band continuò la sperimentazione tecnologica segnata dal loro album precedente, Revolver, questa volta senza una scadenza assoluta per il completamento. Con il produttore George Martin e l'ingegnere del suono Geoff Emerick, il gruppo ha colorato gran parte delle registrazioni con effetti sonori e manipolazione del nastro, come esemplificato in “Lucy in the Sky with Diamonds”, “Being for the Benefit of Mr. Kite!” e “A Day in the Life”. La registrazione è stata completata il 21 aprile. La copertina, che raffigura i Beatles in posa di fronte a un tableau di celebrità e personaggi storici, è stata disegnata dagli artisti pop Peter Blake e Jann Haworth. Sgt. Pepper è considerato dai musicologi uno dei primi concept album che ha fatto progredire i ruoli della composizione sonora, della forma estesa, delle immagini psichedeliche, delle copertine dei dischi e del produttore nella musica popolare. L'album ha avuto un impatto intergenerazionale immediato ed è stato associato a numerosi punti di riferimento della cultura giovanile dell'epoca, come la moda, la droga, il misticismo e un senso di ottimismo e di empowerment. È considerato uno dei primi LP art rock, un progenitore del rock progressivo e l'inizio dell'era degli album. Nel 1968, vinse quattro Grammy Awards, tra cui Album of the Year, il primo LP rock a ricevere questo onore; nel 2003 fu inserito nel National Recording Registry dalla Library of Congress. Ha raggiunto il primo posto in diversi sondaggi di critici e ascoltatori per il miglior album di tutti i tempi, inclusi quelli pubblicati dalla rivista Rolling Stone e nel libro All Time Top 1000 Albums, e il sondaggio “Music of the Millennium” del Regno Unito. Rimane uno degli album più venduti di tutti i tempi ed è stato ancora, nel 2018, l'album in studio più venduto nel Regno Unito. Più di 32 milioni di copie erano state vendute in tutto il mondo a partire dal 2011. Un'edizione remixata e ampliata dell'album è stata pubblicata nel 2017.
Ascolta: album.link/i/1441164604
NOSFERATU
“ella è non-morta: è NOSFERATU!“ “Lucy è sarda?“
E dopo questa brevissima introduzione gentilmente donataci da quel genio del male di Mel Brooks, possiamo finalmente parlare del filmone di quest'anno. Quello che mi sono sparato 2 volte nella stessa settimana, per cui ho rotto le scatole ad amici e parenti per un mese e che mi ha fatto dubitare di molte cose soprattutto legate al cinema contemporaneo.
Ma prendiamola larga parlando dei film horror che hanno fatto la storia nel secondo '900, l'epoca dove Universal ed Hammer tiravano fuori un film su Dracula o Frankenstein ogni due mesi al punto da spremere ogni idea possibile per nuove sceneggiature e lanciandosi a piedi uniti nel ridicolo degli ultimi anni solo per seguire la moda. Poi negli USA fra gli anni '70 ed i primi anni '90 abbiamo avuto una serie di nuovi mostri e maschere capaci di farci tremare nuovamente e finalmente dal terrore e dal raccapriccio. Basta col mostro creato da un esperimento dallo scienziato pazzo di turno: entri Jason Voohres, con maschera da hockey e machete, pronto a sventrare tutti i teenagers in tempesta ormonale del campeggio. Perché avere paura del vampiro nobile ed educatissimo che ti resta fuori dalla finestra perché non lo hai invitato ad entrare? La pezza ce la mette Freddy Krueger, che ti entra direttamente nei sogni senza chiedere e ti insulta male mentre ti fa a striscioline sottili col suo guanto da giardiniere professionista. Nuovi mostri che hanno saputo scavarsi il loro posto nella storia del cinema e nei ricordi di tutti noi, salvo andare a picco negli anni '90 per manifesta incapacità di chi doveva scrivere sceneggiature nuove per i loro film. Grazie a loro Jason diventa un trash con budget da musical indiano, Freddy si trasforma in un simpaticone che ti rompe la quarta parete perché fa ridere e Pinhead... non voglio parlare di lui perché lo hanno davvero trattato malissimo (anche se ho tradotto i sottotitoli del film del 2022 che ho veramente apprezzato). Spremuti anche questi personaggi e persa ogni pretesa di credibilità abbiamo cercato un po' di calore nell'abbraccio dei classici, riproponendo un Dracula dannato ma romantico con Gary Oldman ed un tragicissimo mostro di Frankenstein interpretato da De Niro poco tempo dopo.
Eviterò accuratamente tutto il discorso sui film del filone delle possessioni demoniache partito dall'inizio del millennio, con fantasmi incazzosi e mostri sotterranei fino a quella cagata pazzesca di Padre Amorth interpretato da Russell Crowe. Tralascerò anche la recente saga di Terrifier perché per quanto mi stia simpatico Art the Clown comunque stiamo parlando di uno splatter e non me la sento di inserirlo nella Hall of Fame del genere, nonostante tutto. Sarà perché in qualche modo risulta troppo divertente e quindi mi ricorda troppo quel Krueger simpaticone che non voglio più vedere... Così arriviamo finalmente al Nosferatu di Eggers che ha scelto la repulsione più totale come cavallo di battaglia, come ci aveva insegnato il buon Lucio Fulci.
Questa seconda premessa invece è doverosa per dare un minimo di contesto in più sul film: l'originale Nosferatu è un film del 1922 girato dal tedeschissimo Murnau che ha tentato, cambiando nomi e luoghi, di aggirare i diritti d'autore legati a Dracula di Stoker. La moglie dello scrittore è riuscita però a farsi valere vincendo la causa, cosa che ha portato il tribunale ad ordinare la distruzione di tutte le “pizze” contenenti la pellicola. Murnau ha commentato la cosa con un “mavaffanculo” ed è riuscito a contrabbandare alcune copie negli USA, facendo arrivare la sua opera intatta ai giorni nostri dove viene considerata una delle più importanti per la storia del cinema. E dicono che la pirateria danneggia l'arte.
Negli anni '70 arriva Herzog, noto per essere matto da generazioni, che decide di omaggiare il conterraneo rivisitando l'opera: il vampiro Orlok non è più un sadico a caso ma è un poverino assuefatto dalla sua stessa condizione di parassita, i personaggi sono tutti più o meno disturbati già in partenza e a fare da cornice a tutto c'è una Wisburg grigia e deprimente. La luce naturale usata in ogni scena regala un'aria di etereo ed è un lavoro apprezzato un po' da tutti essendo effettivamente il tramite fra il cinema tedesco espressionista di inizio secolo e quello più moderno e realista, mettendo nel mixer le atmosfere tetre del primo con una ricca sceneggiatura e nuove tecniche di ripresa tipiche del secondo.
Il terzo film sul vampiro calvo invece è di Merhige, che ha esordito con Begotten del 1989 dimostrando pure lui di non stare bene. Nel suo “l'Ombra del Vampiro” inscena la leggenda che aleggia sul film di Murnau (qui interpretato da John Malkovic) e di come ha girato il film usando un vampiro vero (Wilelm Dafoe), che porta ad incidenti sul set e la sostituzione di elementi della troupe di continuo perché il vampiro ha fame e gli viene negata la protagonista fino all'ultima scena. Si segnala anche la presenza di quel figo imperiale di Udo Kier, che interpreta Albin Grau (il produttore), immancabile come sempre quando si tratta di film sui vampiri o sui nazisti.
Arriviamo quindi ad Eggers, il regista di questa nuova iterazione.
Si narra sia nato in un manicomio criminale tipo Outlast. Un bel giorno si è svegliato dicendosi “l'horror ha bisogno di un messia” quindi si è presentato su una produzione qualunque nel bel mezzo delle riprese e cacciando in malo modo il regista ha urlato a tutti “BENE OGGI GIRIAMO THE VVITCH, SE NON AVETE UN VESTITO DA QUACCHERO SPARITE DALLA MIA VISTA” mettendo le basi per suo primo, pazzesco, film. E qui non aveva ancora preso il vizio di nuotare negli allucinogeni insieme a Willem Dafoe, ormai suo attore feticcio, che lo accompagnerà per le altre tre pellicole della sua filmografia.
Ecco magari Eggers non è proprio così come l'ho descritto ma mi piace pensarlo. Perché se c'è qualcosa di vero in quelle poche righe di delirio che ho scritto più su è comunque che questo regista è sul serio il messia del genere horror, a me tanto caro. O se non dell'horror più classico, beh almeno di quelli che giocano su angoscia e follia di quella pesante. Ho sempre pensato che The Lighthouse fosse perfetto per ospitare una colonna sonora scritta ed eseguita dagli Electric Wizards e la stessa cosa vale con The Northman se lo facciamo accompagnare (almeno in alcune scene) dai Bolt Thrower. Si prende i suoi tempi per mettere in scena il tutto, cura tantissimo il movimento di macchina e i colori delle inquadrature, pretende prese dirette lunghissime e soprattutto monta le sequenze in modo che abbiano sempre un senso senza lasciare nulla al caso. Non so voi ma io mi sono stufato dei registi ultrablasonati che fanno un film lasciando i buchi ben esposti così da farti comprare il fumetto o avere spazio per un sequel che li colmi: Eggers ti consegna una storia completa, le dimenticanze non sono accettabili. Quello che c'è da spiegare è nel film e non devi ipotizzare nulla. Se proprio vuoi approfondire puoi farlo senza inventarti cose (come invece molti fanno con Star Wars ad esempio) e questo è il motivo per cui tantissimi youtuber che parlano di lore e teorie filmiche lo detestano: non ci si può appendere a nulla con lui.
Adesso andiamo sul film.
La storia racconta di Ellen (interpretata da Lily Depp), sposata con tale Thomas (Nicholas Hoult) che lavora per Tecnocasa cercando di sfruttare la bolla immobiliare come gli ha consigliato il suo migliore amico, che è diventato a sua volta ricchissimo con le criptovalute che al mercato mio padre comprò. Il cadavere parassita di turno vuole lei per qualche motivo mentre decide di trasferirsi nella sua stessa città, il marito gli si oppone, vari paletti di frassino vengono piantati qui e là fra le bestemmie di tutti e si conclude la cosa col solito finale struggente perché alla fine il mostro è stato sconfitto ma non ci sono veri vincitori. La storia è sempre quella che condivide con Dracula, del resto deriva proprio da lì ed anche i sassi la conoscono, quindi chiudo qui perché tanto non avrebbe senso scadere nella ripetizione.
...se non fosse che in realtà sono i dettagli aggiunti da Eggers a rendere molto diverso questo film permettendogli di essere considerato nuovo.
Da qui in poi, e sembrerà assurdo, c'è l'allarme spoiler. Non dite che non vi ho avvertiti.
Il film si apre con una giovanissima Ellen (alcuni anni prima della storia) che prega nel buio qualcuno che la venga a prendere e che la porti via. La ragazza è talmente disperata nella solitudine della sua casa, dove viene considerata malata da Genitore 1 in seguito ad episodi di crisi epilettiche, da cercare le attenzioni di chiunque senza pensare che la richiesta di aiuto potrebbe essere colta anche da un mostro ripugnante. Io subito ci ho letto una critica verso OnlyFans. Sia come sia, questa è stata l'aggiunta più importante al mucchio essendo la premessa che muove tutto il film: qui è lei che richiama il vampiro nella vita sua e di tutti quelli che la circondano. Negli altri film è sempre stato il contrario, è lei che viene cercata e braccata, vuoi perché l'Orlok di Kinski vuole ciucciarsi una bella donna che ha visto una volta sola in foto o perché il Vlad di Oldman è ancora innamorato di sua moglie dopo secoli e casualmente trova la sua reincarnazione a Londra. Ma con Ellen dobbiamo ancora capire il perché.
Poi abbiamo Thomas, povero piciu fresco di matrimonio, che invece di stare con la sua Ellen si reca al castello sperando di chiudere quel contratto che lo metterebbe economicamente a posto per sempre. Già gli zingari che lo prendono per il culo appena arrivato al villaggio non sono un buon segno, anche perché gli ciulano immediatamente il cavallo, ma oltretutto assiste ad un loro rito di esorcismo su un cadavere che si scopre essere ancora animato nella tomba. Trova il suo cliente al castello di famiglia il giorno successivo e questa scena l'ho davvero preferita fra tutte quelle del film perché finalmente ci viene presentata nella forma più credibile che abbia mai visto. In qualunque Dracula o nei due Nosferatu precedenti (quello di Mehrige lo escludiamo in quanto parodia) l'agente immobiliare arriva con i contratti pronti da firmare ed è talmente preso dal lavoro che non si accorge delle stranezze che gli stanno intorno. Si ok il castello è lugubre e quel nobile magiaro è strano ma... pazienza. Cioé ci mette GIORNI a capire che sta per finire nel tritacarne, improvvisandosi anche investigatore per riuscire a capirci qualcosa appena intuisce che la realtà è stata stravolta. Qui Thomas è decisamente più sveglio capendo immediatamente chi ha di fronte e si caca addosso come neanche GG Allin già nei primi 5 minuti. Non perde tempo e vuole che si firmi il contratto il prima possibile, così da poter tornare al galoppo dalla moglie pensando magari di mollare il lavoro per aprirsi un ortofrutta che gli eviterebbe di incontrare certi soggetti. Ha davanti un diavolo vero che puzza di cadavere, il castello è in rovina ed inabitabile, nessuno lo serve come invece ci si aspetterebbe in una casa di alta levatura e dei lupi enormi e neri sono sempre in agguato per lui.
Il padrone di casa è il Conte Graf Orlok (Bill Skasgard). Qui non c'è un bel dandy educato e sexy: abbiamo un morto animato che usa i vestiti per nascondere la putrefazione del suo corpo, con baffi sempre inzuppati del sangue di qualcuno, i polmoni marci in perenne debito d'ossigeno e la sgarbatezza tipica di chi aveva il potere in quelle terre 600 anni prima e che ancora lo pretende. Come dicevo prima a Eggers piace giocare coi dettagli ed infatti ecco l'occasione perfetta che cercavo per illustrare il punto. Alcuni amici ed anche molti post su internet che ho visto facevano sempre questa domanda: “ok ma che tipo di vampiro è lui?” complice il fatto che effettivamente è un essere atipico rispetto a quello dell'immaginario classico, che sia cinematografico o proveniente da un gioco di ruolo. Perché lui non ti beve sangue dal collo ma ti buca all'altezza del cuore. Il suo corpo non si rigenera dopo ogni bevuta perché è sempre mezzo decomposto e così resta. Non si trasforma in uno stormo di pipistrelli o in licantropo, tanto fa già terrore così com'è. Non è stato morso da un altro vampiro, non si è elevato dalla morte per un capriccio verso il suo Dio e soprattutto non è rimasto in non-vita per paura di morire definitivamente come invece succede nel Dracula di Netflix. Anche Caino c'entra poco. Come ho detto, la risposta è nel film stesso ma bisogna mettere insieme tutti gli indizi.
Egli è un Şolomanari, un negromante che cavalca draghi, come ci dice la madre superiora del convento attraverso la sua traduttrice mentre spiega la cosa a Thomas in via di guarigione:
“Un incantatore nero era in vita. Şolomanari. Il diavolo preservò la sua anima affinché il suo cadavere potesse camminare di nuovo nella bestemmia.”
Cosa confermata anche da Von Franz (Wilelm Dafoe):
“Il nostro Nosferatu è di una malignità speciale. È un arci-incantatore, Şolomonari, il discepolo colto di Satana. Ulteriori chiarimenti portano solo alla follia.“
Von Franz riconosce immediatamente il codice dei Şolomonari nel libro di incantamenti detenuto dal capo di Thomas, col quale crea macabri rituali ed evocazioni dal suo ufficio. E proprio questo, Herr Knock, si appresta a diventare il successore del Şolomonari Orlok facendosi trovare nella bara del suo padrone, confessando di aver impegnato la sua anima e di aver fatto “tutto il necessario” per diventare il nuovo Signore dei Ratti. Parole sue eh, ed io ci credo perché non penso che un essere con tanto potere e carattere di merda abbia voglia di condividere qualcosa con un suo simile. Gli sta lasciando il posto e ne ha tutte le motivazioni come per esempio lo schifo dell'abitare un corpo devastato dai vermi e dalla peste. Non vuole restare su questa terra più del necessario quindi, ma è stato evocato da Ellen e non può avere riposo finché lei non lo seguirà nel mondo dei morti. Nella scena dove si incontrano fisicamente per la prima volta, dopo l'ennesima volta che lui le ripete “tu non sei parte dell'umano genere” e “non sei per i vivi”, lui aggiunge che era in una fossa quando lei lo ha richiamato diventando il suo tormento e le chiede ancora “ti ricordi come eravamo?”. Diventa chiaro che Ellen in realtà era già con Orlok in una vita precedente anche se non viene specificato il legame, che lei lo ha richiamato inconsapevolmente e che lui vuole mettere fine a tutto portandosela di nuovo via per avere la pace eterna. Il tutto viene infiocchettato in una bega burocratica fra contratti e patti, le solite cose che si fanno con i demoni per avere qualcosa in cambio, quindi qualcosa si è rotto e l'accordo deve essere rinnovato con Ellen che deve offrirsi spontaneamente come clausola. Perciò lei è tanto importante ed è la chiave di tutto, e se ne sono dette tante su di lei: è quella che ha scatenato la cosa e quindi deve pagare, è l'agnello sacrificale della storia oppure è la vittima di una storia gestita da maschi.
Io invece sono giunto alla conclusione che questo film semplicemente vuole dirci che tutti hanno una parte in qualcosa ed una natura, non importa quanto bella o mostruosa essa possa essere, e che dobbiamo accettarla senza fare troppe storie.
Orlok è una forza della natura che si aggrappa al suo antico potere sapendo che non può durare a lungo, perciò arriva in Germania dove la superstizione è morta e nessuno sa più come combatterlo. Thomas è il poveretto che si trova in mezzo ad una situazione che non può capire, cercando di risolverla comunque perché è lui che porta i pantaloni senza comprendere di valere quanto il 2 di coppe nella briscola a bastoni. Il Dottor Sievers sarebbe la voce della scienza e della ragione, ma ha il kink dei salassi e dei corsetti da donna strettissimi al limite dell'apnea, dimostrando che alla fine tutti i suoi studi non risolvono un cazzo. Von Franz è fuori come un poggiolo, qualcosa del sovrannaturale anche lo conosce, ma non nemmeno lui ha soluzioni ed alla fine si arrende all'inevitabile. Deve affidarsi all'unica che ci ha capito qualcosa, perché la soluzione è solamente Ellen. Lei che per una vita è stata vista come la matta e la stupida, ha il potere di firmare o rifiutare il contratto col demonio ed accettandolo accetta anche la sua natura lasciandosi prendere dalla morte, felice come aveva sognato tempo prima in un incubo premonitore. Ha capito il suo posto in tutta quella faccenda e che può mettere fine a tutto per sempre secondo le sue condizioni, al punto che mentre il sole colpisce il vampiro lei addirittura lo abbraccia con un sorriso e cerca di tranquillizzarlo mentre lui urla e soffre. Il rituale del loro “matrimonio” doveva permettere a entrambi di tornare nel regno dei dannati forse come sovrani, ma con l'interferenza del sole e la decisione di Ellen di porre fine a tutto tramite un sacrificio ha effettivamente spezzato una maledizione lunga secoli, e nessuno dei due rinascerà più. O tornerà come vampiro, come dice Von Franz:
“il volontario sacrificio così spezzò la maledizione, e li liberò dalla piaga del Nosferatu“
Come Thomasine in The VVitch quando comprende il suo destino accettando di diventare una strega perché predestinata a quel ruolo, lo stesso fa Ellen. In qualche modo questo film conferma quanto Eggers aveva già fatto col suo primo lavoro, la superstizione la fa da padrone e gli uomini impazziscono davanti all'ignoto perché non vogliono accettarne l'esistenza. Il che mi colpisce moltissimo perché ho sempre preferito la razionalità, quindi se fossi un personaggio di Eggers finirei sicuramente male.
Per me questo film è un 10/10, non ho trovato mezzo difetto, ed il regista entra nel mio olimpo personale di fianco a Villeneuve.
Come sostituire la cartuccia del monocomando del miscelatore
La manutenzione del rubinetto miscelatore a monocomando, si impone quando questo non chiude più bene, o vi sono altri segni di malfunzionamento.
L'intervento consiste nell'estrarre la cartuccia di miscelazione interna e, se questa è intasata da corpi estranei, eseguire una pulizia accurata di tutte le parti che vengono a contatto con l'acqua, per eliminare ogni particella di calcare o di sabbia.
In alcuni modelli la manopola si smonta allentando la vite a brugola quasi sempre alloggiata sotto la manopola (o sul retro).
Si estrae la “cartuccia” e si pulisce l'interno con uno straccio. Se vi sono tracce di calcare si versa un liquido anticalcare e lo si lascia agire per almeno un'ora, prima di rimontare il tutto per controllare se il problema è risolto.
Se il danno è maggiore occorre sostituire la cartuccia con una compatibile.
Le cartucce monocomando
Il componente principale di un rubinetto mono comando è la cartuccia di miscelazione, un elemento in materiale plastico nel quale è contenuto il “cuore” vero e proprio del rubinetto, la valvola miscelatrice a dischi ceramici. La cartuccia è a sua volta alloggiata nell'involucro del miscelatore, nel quale sono ricavati i condotti di adduzione dell'acqua calda e fredda e il condotto di uscita dell'acqua miscelata. Ne esistono di diversi diametri, i più comuni sono quelli da 35 mm e 40 mm.
Operazioni preliminari
- Per accedere alla vite che fissa la manopola del miscelatore dobbiamo asportare la mascherina copri-vite, che va rimossa facendo leva con un piccolo cacciavite o con la punta del cutter.
- Asportata la mascherina, allentiamo la vite (in genere con chiave a brugola) posta nella parte inferiore; in alcuni modelli (raramente) la testa della vite può essere a stella.
- La manopola può essere asportata scoprendo la cuffia di rotazione sottostante e separandola dall'incastro. Manteniamo in ordine i vari pezzi per averli a portata di mano durante il riassemblaggio.
- Svitiamo delicatamente la cuffia e raggiungiamo il vano in cui è alloggiata la cartuccia miscelatrice. Già da una prima osservazione possiamo verificare la presenza o meno di residui calcarei.
Estrazione e inserimento
- La cartuccia può essere fissata con una ghiera oppure con viti al corpo del rubinetto. Per liberarla togliamo la ghiera (o le viti). Non esercitiamo troppa forza per non danneggiare il rubinetto (utilizziamo spray sbloccante).
- Estraiamo la cartuccia e verifichiamo lo stato di usura dei dischi superiore e inferiore. Anche in questo caso lavoriamo delicatamente per non forzare eccessivamente il rubinetto.
NB: Durante la fase di smontaggio della cartuccia è possibile che le vecchie guarnizioni ad anello (o-ring) rimangano nella sede del rubinetto. Per eliminarle asportiamole direttamente con le dita o aiutandoci con delle pinzette.
- Spesso basta pulire con un anticalcare e rimontare la cartuccia, in caso contrario dobbiamo sostituirla con una nuova procedendo in ordine inverso rispetto alla sequenza dello smontaggio.
- Sostituita la cartuccia rimontiamo tutti gli elementi e verifichiamo il corretto funzionamento del miscelatore, controllando pressione di uscita e corretta miscelazione dell'acqua calda e fredda.
articolo del 25 Febbraio 2025
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Abba - The Visitors (1981)
The Visitors è l'ottavo album in studio del gruppo pop svedese ABBA. È stato pubblicato il 30 novembre 1981. Con The Visitors, gli ABBA si sono allontanati di parecchio dalla musica pop “più leggera” che avevano registrato in precedenza e l'album è spesso considerato uno sforzo più complesso e maturo. La traccia di apertura, “The Visitors”, con i suoi suoni di sintetizzatore minacciosi e la caratteristica voce solista di Frida, annunciava un cambiamento nello stile musicale. Con Benny e Frida che prendevano strade separate, il dolore della separazione è stato esplorato ancora una volta in “When All Is Said and Done”. Il singolo di grande successo dell'album, “One of Us”, descriveva anche la fine di una storia d'amore. Altrove c'erano temi della Guerra Fredda, molto attuali all'epoca, e ulteriori canzoni di isolamento e rimpianto. The Visitors è stato uno dei primi dischi ad essere mai registrato e mixato digitalmente, nonché uno dei primi nella storia ad essere stampato in formato CD nel 1982 poiché, in termini di date di uscita commerciale, è stato preceduto dall'uscita giapponese di 52nd Street di Billy Joel. The Visitors è stato ripubblicato in forma rimasterizzata digitalmente quattro volte: la prima nel 1997, poi nel 2001, di nuovo nel 2005 come parte del cofanetto The Complete Studio Recordings e più recentemente nel 2012. The Visitors Deluxe Edition è stato pubblicato il 23 aprile 2012. Come per le precedenti uscite della serie Deluxe Edition, questa versione offriva un DVD di materiale d'archivio insieme a tracce bonus su CD, tra cui il demo medley “From a Twinkling Star to a Passing Angel”, le prime registrazioni degli ABBA inedite dal 1994. Per quattro decenni, The Visitors è stato l'ultimo album in studio degli ABBA, fino all'uscita del loro album del 2021, Voyage.
Ascolta: album.link/i/1440849364
Elbow - The Seldom Seen Kid (2008)
The Seldom Seen Kid è il quarto album in studio della rock band inglese Elbow. È stato pubblicato dalla Fiction Records il 17 marzo 2008 nel Regno Unito e dalla Geffen Records il 22 aprile 2008 negli Stati Uniti. L'album ha debuttato al quinto posto della UK Albums Chart e ha vinto il Mercury Prize nel 2008.
Ascolta: album.link/i/1440761104
The Dictators - Go Girl Crazy (1975)
The Dictators Go Girl Crazy! è l'album di debutto della punk rock band americana The Dictators. È stato pubblicato nel marzo 1975 ed è considerato uno dei primi esempi di punk rock.
Ascolta: album.link/i/607581053
EUROPOL METTE IN GUARDIA DALLE COMUNITA' DI CULTO ONLINE CHE MINACCIANO I BAMBINI
Europol ha emesso una “notifica di intelligence” che richiama l'attenzione sull'ascesa di comunità di culto online dedicate all'abuso di minori estremamente violento
A preoccupare è l'ascesa di violente comunità online dedicate al grave danno dei bambini.
I principali obiettivi delle comunità online violente includono la recluta di giovani vulnerabili, la normalizzazione della violenza e l'estorsione di contenuti espliciti. Questi gruppi mirano a manipolare e indurre le vittime a compiere atti di autolesionismo, violenza contro altri e produzione di materiale sessualmente esplicito. Inoltre, cercano di diffondere ideologie estremiste e incoraggiare atti di terrorismo e caos sociale.
Le reti di estorsione online reclutano vittime cercando giovani vulnerabili su piattaforme accessibili come social media, servizi di streaming e giochi online. Analizzano il comportamento sui social media per identificare minori con segni di vulnerabilità e iniziano interazioni innocenti che si evolvono in comportamenti predatori. Una volta guadagnata la fiducia, spostano la comunicazione in spazi privati e utilizzano minacce di estorsione per costringere le vittime a condividere contenuti espliciti o compiere atti dannosi.
Queste comunità reclutano criminali e vittime su scala globale e funzionano come culti formati attorno a leader carismatici che usano la manipolazione e l'inganno per attirare e controllare le loro vittime. La gerarchia delle comunità ’ si basa sulla quantità di contenuti condivisi, con i collaboratori più prolifici che guadagnano classifiche più alte. I membri della comunità condividono contenuti estremamente violenti, che vanno dalla crudeltà verso gli animali al materiale di sfruttamento sessuale dei minori e alle raffigurazioni di omicidio.
Catherine De Bolle, direttore esecutivo di Europol, ha dichiarato: “Oggi, le piattaforme digitali consentono comunicazioni a livello globale; anche le comunità online estremiste violente sfruttano questa opportunità. Gli autori violenti diffondono ideologie dannose, spesso prendendo di mira la nostra giovinezza. Queste reti radicalizzano le menti nell'ombra, incitandole a portare la violenza nel mondo reale. La consapevolezza è la nostra prima linea di difesa. Famiglie, educatori e comunità devono rimanere vigili e dotare i giovani di capacità di pensiero critico per resistere alla manipolazione online. La cooperazione internazionale è anche indispensabile – condividendo l'intelligence e ritenendo responsabili gli autori, possiamo combattere queste comunità pericolose e salvaguardare le generazioni future dalla morsa della violenza estrema e del crimine”.
Minori vulnerabili colpiti attraverso piattaforme di gioco e comunità di auto-aiuto Gli autori sfruttano piattaforme di gioco online, servizi di streaming e piattaforme di social media per identificare e attirare le loro vittime. I membri di questi gruppi prendono di mira i giovani vulnerabili, in particolare i minori di età compresa tra 8 e 17 anni –, in particolare quelli che sono LGBTQ +, le minoranze razziali e coloro che lottano con problemi di salute mentale. In alcuni casi, gli autori si infiltrano nell'auto-aiuto online o supportano le comunità dedicate alle persone colpite da questi problemi.
Questi violenti attori criminali impiegano tattiche diverse per attirare e manipolare le loro vittime nel produrre contenuti sessuali espliciti, perpetrare l'autolesionismo, danneggiare gli altri e persino compiere omicidi. All'inizio, gli autori spesso usano espressioni estreme di cura, gentilezza e comprensione per ottenere la fiducia dei minori – mentre raccolgono informazioni personali sulle loro vittime. Gli attori criminali usano queste informazioni nella fase di sfruttamento, quando costringono i minori vulnerabili a produrre contenuti sessuali e commettere atti di violenza. Gli autori ricattano quindi le vittime per compiere atti ancora più dannosi minacciando di condividere le vittime ’ contenuti espliciti con le loro famiglie, amici o comunità online.
Una volta catturati nella rete dei predatori, i minori diventano ancora più vulnerabili: l'individuazione di queste attività criminali è cruciale.
Secondo Europol bisogna fare attenzione a questi comportamenti nei minori:
Segretezza sulle attività online Ritiro e isolamento Disturbo emotivo Interesse per contenuti dannosi Cambiamenti nella lingua o nei simboli utilizzati Nascondere segni fisici di danno
non ignorando questi segni nel comportamento online dei ragazzi:
Attività insolita su piattaforme Interazione con contatti sconosciuti Comunicazioni crittografate Esposizione a contenuti inquietanti
Per saperne di più: (in inglese) europol.europa.eu/cms/sites/de…
#europol #noticeintelligence #abusisuiminori
ARRESTO DI LATITANTI. NEGLI ULTIMI GIORNI CADONO NELLA RETE DEGLI INVESTIGATORI ITALIANI DUE RICERCATI IN BULGARIA E ALBANIA
Nei giorni scorsi, grazie alla attività di cooperazione internazionale di polizia, carabinieri e Polizia di Stato italiana hanno arrestato 2 latitanti, condannati a significative pene detentive, rispettivamente con l'ausilio delle Polizie bulgara e albanese.
A Genova è stato arrestato dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri il latitante Gaspare Ofria.
Nipote del noto boss mafioso Gaetano Badalamenti, era destinatario di un provvedimento definitivo di condanna ad anni 6 e mesi 8 di reclusione.
Latitante da circa 2 anni, era stato condannato nel 2023 perchè doveva espiare un cumulo di pene relativo ad alcune condanne subite negli anni precedenti, tra cui una per bancarotta fraudolenta in concorso, un’altra per uso illecito di carte di credito in concorso, ed infine un’ultima per la violazione degli obblighi di assistenza familiare.
Dopo numerosi mesi d’indagine e grazie alle attività svolte dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, tra cui servizi di osservazione nei confronti dei familiari, è stato localizzato a Sofia, in Bulgaria, ove a seguito dell’emissione da parte della Procura della Repubblica di Genova di un Mandato di Arresto Europeo (MAE), su indicazione degli investigatori è stato tratto in arresto dalla Polizia bulgara in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.
Dopo la convalida dell’arresto dall’Autorità Giudiziaria locale, è stato tradotto in Italia su un volo aereo, ed è atterrato a Roma-Fiumicino, ove gli investigatori del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Genova e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Genova, hanno eseguito nei suoi confronti il provvedimento definitivo emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova, trasferendolo in un istituto penitenziario.
A Caserta un latitante da 25 anni, albanese, condannato a 21 anni di carcere è stato arrestato dalla Polizia di Stato.
Al termine di attività di indagine durata circa un anno, condotta dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il Dipartimento di Polizia Criminale albanese, in collaborazione con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza in Albania della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, ha arrestato, nel suo Paese il 52 enne S.A.
L’uomo era irreperibile dal 2000.
E’ ritenuto essere l’organizzatore di un’associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, a carattere transnazionale, che ha trasportato, tramite imbarcazioni clandestine, cocaina dall’Albania all’Italia, destinata all’intero litorale domitio.
L’arrestato, secondo le risultanze investigative, avrebbe avuto un ruolo apicale nell’associazione, con il compito di organizzare il trasporto in ogni sua fase, dalla partenza dall’Albania, all’arrivo in Italia, sino al Napoletano, dove lo stupefacente veniva nascosto e custodito, prima di essere rivenduto.
#cooperazioneinternazionaledipolizia #ServizioperlaCooperazioneInternazionalediPolizia #Armadeicarabinieri #poliziadistato
The Hives - Your New Favourite Band (2001)
Your New Favourite Band è una raccolta dei The Hives pubblicata nel 2001, contenente tracce dai loro primi due album e dall'EP A.K.A. I-D-I-O-T. È stata pubblicata dall'etichetta discografica Poptones di Alan McGee, che ha ottenuto la licenza per le canzoni della band dalla Burning Heart Records. La decisione di pubblicare una tale compilation è stata presa con l'intenzione di raggiungere il successo mainstream nel Regno Unito e in altri territori. L'album è stato inserito nel libro 1001 Albums You Must Hear Before You Die.
Ascolta: album.link/i/1485029626
The xx - I See You (2017)
I See You è il terzo album in studio della band indie pop inglese the xx. È stato pubblicato il 13 gennaio 2017 dall'etichetta discografica Young Turks. È stato il primo album della band in più di quattro anni, dopo Coexist del 2012. The xx hanno iniziato a registrare I See You nel 2014 alla Marfa Recording Co. a Marfa, in Texas, con l'assistenza del produttore Rodaidh McDonald. Secondo la band, avevano in mente un concetto musicale più progressivo e di ampio respiro, rispetto ai loro due album precedenti. Jamie xx, il polistrumentista e produttore della band, ha affermato che il suono e l'estetica dell'album sono stati influenzati dalla sua registrazione solista del 2015, In Colour, influenzata dai club. I See You è stato pubblicato con ampio successo di critica, con molti recensori che hanno trovato la sua musica meno isolata rispetto alle precedenti registrazioni degli xx. È diventato il secondo album numero uno della band nel Regno Unito e un successo nella top ten internazionale. Per promuovere l'album furono pubblicati quattro singoli, a partire da “On Hold”, mentre gli xx intraprendevano il tour europeo I See You e i successivi concerti nelle Americhe.
Ascolta: album.link/i/1170763548
Elton John - Madman Across The Water (1971)
Madman Across the Water è il quarto album in studio del musicista inglese Elton John, pubblicato nel 1971 tramite DJM e Uni Records. L'album è stato il suo terzo album ad essere pubblicato nel 1971, quando John stava salendo alla ribalta come artista musicale popolare. L'album contiene nove tracce, ciascuna composta ed eseguita da John e con testi scritti dal partner di scrittura Bernie Taupin. Il tastierista della band Yes Rick Wakeman suona l'organo Hammond in 3 canzoni. Ci sono stati due singoli pubblicati da Madman Across the Water, “Levon” e “Tiny Dancer”. L'album è stato certificato disco d'oro nel febbraio 1972, seguito dal disco di platino nel marzo 1993 e 2 volte disco di platino nell'agosto 1998 dalla RIAA. L'album è stato incluso nei 1001 album che devi ascoltare prima di morire di Robert Dimery. Il 10 giugno 2022, l'album è stato ripubblicato in edizione deluxe per il suo 50° anniversario, contenente 18 tracce inedite tra cui demo, outtake e take alternativi, oltre a un libro di 40 pagine che racconta nel dettaglio la creazione dell'album con note di John e Taupin.
Ascolta: album.link/i/1440643462
Nitin Sawhney - Beyond Skin (1999)
Beyond Skin è un album del musicista inglese Nitin Sawhney. È stato pubblicato dall'etichetta Outcaste nel 1999. L'album si concentra principalmente sul tema delle armi nucleari; Sawhney afferma nel libretto che l'album “ha un arco temporale che scorre all'indietro”, iniziando da “Broken Skin” con la situazione nucleare tra India e Pakistan e terminando con “Beyond Skin” con Robert Oppenheimer che cita la Bhagavad Gita – “Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. Sawhney mira anche a mettere in discussione ciò che costituisce l'identità di una persona – scrive nelle note di copertina dell'album: “Credo nella filosofia indù. Non sono religioso. Sono un pacifista. Sono un asiatico britannico. La mia identità e la mia storia sono definite solo da me stesso – al di là della politica, al di là della nazionalità, al di là della religione e Beyond Skin”.
Ascolta: album.link/i/1275032585
Criminalità transnazionale. Focus sulla Criminalità Organizzata in Nigeria. Dal “cultismo” a molteplici tipi di traffici illegali
Contesto generale La Nigeria è uno dei paesi africani più colpiti dalla criminalità organizzata transnazionale, in particolare per quanto riguarda le frodi online e il traffico di droga. I principali gruppi criminali nigeriani sono noti come “confraternite” o “cultismi”, ed hanno origini nelle università e nei campus degli anni '50. Questi gruppi sono coinvolti in una vasta gamma di attività illegali, tra cui truffe, riciclaggio di denaro, traffico di droga, tratta di esseri umani e rapimenti.
I Gruppi di culto In particolare, i gruppi di culto esercitano violenza e controllo territoriale, estorcendo denaro e operando come vigilantes. I gruppi di culto si sono evoluti nel tempo: nati come confraternite nelle università negli anni '50, inizialmente con ideali di socializzazione e resistenza all'elitismo, negli anni '90, si sono sviluppati come gruppi di culto di strada, reclutando giovani disoccupati e studenti delle scuole superiori, trasformandosi in bande violente. Oggi, i gruppi di culto sono diventati attori chiave nel crimine organizzato, partecipando a traffico di droga, estorsione e altre attività illecite, influenzando la sicurezza e la governance del Paese. I gruppi di culto influenzano la criminalità nella regione del Delta del Niger esercitando il monopolio sulla violenza, estorcendo denaro e imponendo tributi alle attività commerciali. Partecipano a crimini marittimi, come pirateria e bunkering illegale, e forniscono protezione a gruppi di raffinazione artigianale. Reclutano membri tra i giovani, inclusi studenti delle scuole elementari, contribuendo alla perpetuazione della violenza e dell'instabilità nella regione. Essi offrono protezione alle comunità contro criminali esterni, creando un'apparente stabilità. Raccolgono tributi dalle attività commerciali in cambio di sicurezza, sfruttando la mancanza di intervento statale. Collaborando con politici e autorità locali, manipolano le dinamiche di potere e mantengono il controllo sulle comunità.
Principali attività criminali I criminali nigeriani sono noti per sofisticate truffe online, come le cosiddette “frodi nigeriane” che sfruttano l'ingenuità delle vittime. Ma i gruppi criminali nigeriani sono coinvolti altresì nel traffico internazionale di cocaina, eroina e cannabis, spesso in collaborazione con cartelli sudamericani. Inoltre, la Nigeria è un importante paese di origine, transito e destinazione per la tratta di esseri umani, in particolare donne e bambini, sfruttati nel lavoro forzato e nella prostituzione. I gruppi criminali nigeriani sono noti per i rapimenti di ostaggi, soprattutto di cittadini stranieri, per ottenere riscatti. La criminalità organizzata in Nigeria include il traffico di fauna selvatica. La Nigeria è infatti un hub per il traffico di cocaina e fauna selvatica, con sforzi recenti per riformare il sistema di giustizia penale e migliorare la fiducia pubblica nella polizia.
La Criminalità marittima ed il traffico di fauna selvatica Inizialmente caratterizzata da rapine semplici, si è evoluta verso il dirottamento di navi per il furto di petrolio e, successivamente, a un aumento dei rapimenti per riscatto. Dopo un picco di rapimenti nel 2016, il numero è diminuito drasticamente nel 2021 e, a metà 2022, non si sono registrati rapimenti riusciti. I pirati si sono adattati alle vulnerabilità marittime emergenti, con molti che si identificano come opportunisti piuttosto che come criminali specializzati. Il traffico di fauna selvatica si sviluppa attraverso la crescente richiesta di prodotti derivati, come avorio, pelli e specie esotiche, che alimenta il mercato illegale. I gruppi organizzati creano reti complesse per il prelievo, il trasporto e la vendita di specie protette, sfruttando la corruzione e la debolezza delle leggi locali. Le rotte di traffico si adattano nel tempo, con paesi come la Nigeria che emergono come hub per il traffico di specie in via di estinzione, a causa della loro posizione strategica e della facilità di accesso ai mercati internazionali. Pertanto, la criminalità marittima aiuta il traffico di fauna selvatica attraverso rotte di traffico condivise: le stesse rotte marittime utilizzate per il traffico di droga e altre attività illecite vengono sfruttate anche per il contrabbando di fauna selvatica. I gruppi coinvolti nella criminalità marittima possono collaborare con trafficanti di fauna selvatica, facilitando il trasporto di specie protette attraverso le acque internazionali. La mancanza di sorveglianza e di enforcement nelle acque costiere consente ai trafficanti di operare con maggiore impunità, aumentando il rischio di estinzione per molte specie.
Contrasto e sfide Le autorità nigeriane e internazionali stanno intensificando gli sforzi per contrastare la criminalità organizzata, ma le sfide rimangono significative a causa della corruzione locale, della mancanza di risorse e della complessità delle reti criminali. La cooperazione internazionale e il rafforzamento delle capacità investigative e giudiziarie sono essenziali per affrontare questo fenomeno. Presenza in Italia La Nigeria è uno dei principali paesi di provenienza dei migranti irregolari in Italia, il che ha facilitato l'ingresso e l'insediamento di gruppi criminali nigeriani. Le principali aree di insediamento sono il Nord Italia (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna) e il Centro-Sud (Lazio, Campania, Calabria). Le organizzazioni criminali nigeriane sono tra i principali attori nel traffico di donne nigeriane destinate alla prostituzione forzata in Italia. A questo si aggiunge lo spaccio di droga ed il riciclaggio di denaro: i proventi delle attività illegali vengono riciclati attraverso attività commerciali, immobiliari e finanziarie. Le forze dell'ordine italiane hanno da tempo intensificato le operazioni per contrastare la criminalità organizzata nigeriana, con numerosi arresti e sequestri. Tuttavia, la natura transnazionale di queste reti criminali e la loro capacità di adattarsi rappresentano sfide significative per le autorità. La cooperazione tra Italia e Nigeria, nonché il rafforzamento delle misure di prevenzione e di contrasto, sono essenziali per affrontare questo fenomeno.
Per approfondire:interno.gov.it/it/notizie/crim…unodc.org/conig/
#nigeria #criminalitàorganizzatatransnazionale
Chicago - Chicago Transit Authority (1969)
The Chicago Transit Authority è l'album di debutto della rock band Chicago (allora nota come Chicago Transit Authority) di Chicago. Fu registrato e pubblicato nel 1969 e divenne un successo inaspettato, raggiungendo il numero 17 nella Billboard 200 nel 1971 e generando diversi singoli di successo, tra cui “Does Anybody Really Know What Time It Is?”, “Questions 67 and 68” e “Beginnings”. L'album rimase nella classifica Billboard per 171 settimane, battendo il precedente record di longevità di un album rock di 155 settimane ed è stato certificato doppio disco di platino dalla Recording Industry Association of America (RIAA). Per questo sforzo di registrazione inaugurale il gruppo fu nominato per un Grammy Award come miglior nuovo artista dell'anno del 1969. L'album è stato inserito nella Grammy Hall of Fame nel 2014.
Ascolta: album.link/i/1109409662
Diario Tossico Digitale: una settimana
È passata una settimana da quando ho cancellato i miei account dalle app di Meta e le ho disinstallate. Avevo prima rimosso tutti i tag, poi ho archiviato tutti i post, poi ho pensato
Ecco, ne ho abbastanza, andiamocene da qui.
La sensazione immediata è stata di sollievo. Ho mandato subito un video di pochi secondi alle ragazze dove ballavo in modo ridicolo, a braccia aperte, e concludevo, ridendo e dicendo Sono libero. Beh, non ancora. Non del tutto.
Qualche ora dopo, finito il pranzo, - non ero a casa mia, ero altrove ad accudire un gatto frizzantissimo — mi sono steso sul divano per farmi un pisolino. Ho preso il telefono in mano per guardare l’ora e impostare la sveglia, e d’improvviso mi ritrovo a guardare l’app delle Poste, il mio estratto conto davanti.
Come ci sono finito?
È successo che di istinto, inconsciamente, ho pigiato con il pollice in basso a destra, sulla cartella delle “cose importanti”, e poi di nuovo in alto a destra, dove prima c’era l’icona di Instagram. Dove prima c’erano gli algoritmi ora ci sono le poste. Mi è scappata una breve risata, poi una breve sensazione di inquietudine, e mi sono addormentato. Lo stesso giorno mi sono ritrovato un altro paio di volte a guardare il conto e, dove prima l’inquietudine era dovuta al gesto, ora veniva dalla cifra a schermo, ma questa è un’altra storia. Dal giorno dopo, non è più successo. Poi, come un tossico che si rispetti, la scimmia arriva a bussare alla porta quando pensi di esserti sistemato. Momento di noia, ho letto le newsletter, su Mastodon non ho notifiche, fuori piove. Sono sul letto, ho appena finito di leggere Helgoland, è troppo presto per iniziare una nuova lettura. Fammi controllare le statistiche del mio canale YouTube. Apro l’app e la schermata si apre direttamente con un Short: è un tizio che mostra un puzzle, un anello di ferro circolare che devi capire come disincastrare. Parla un po’, mostra cosa farebbe, a detta sua, la maggior parte della gente, e poi, dice dopo un minuto, "La soluzione è semplice, basta fare così".Carino. Passano due ore. I miei occhi sono morti, il mio volto inespressivo, lo stesso che, dai, abbiamo tutti quanti quando scrolliamo.
Cosa stavo facendo, prima? Cosa mi ero preparato a fare? Niente, assolutamente niente. E allora perché non sono rimasto a fare niente?
Ho trovato un nuovo spacciatore. La stessa parola che ha usato Kenobit nel suo ultimo libro, la stessa che ha usato King nel suo La Chiamata Dei Tre, che già allora, in qualche modo, mi aveva pizzicato dentro. Un altro algoritmo, no, basta. Ho creato un account secondario sul mio telefono, che ormai tengo attivo per la maggior parte del tempo. Lì, l’app è ancora installata ma non posso vederla, e se non la vedo, non posso ricordarmi di aprirla. E se mi viene voglia di farlo, cambiare account impiegherebbe cinque minuti sul mio telefono del 15–18, e non sia mai.
Oggi, una settimana dopo, il mio spacciatore sembra essere diventato Mastodon. Ma le dosi che mi passa sembrano leggere, e le poche che ha mi raccontano delle storie che posso leggere e che spesso, sembra, mi insegnino qualcosa di nuovo.
Sono ancora un tossico? Dovrei liberarmi della mia identità digitale una volta per tutte, ovunque? Vivrò due vite distinte, potrò essere la stessa persona qui e lì? È utile? Deve per forza essere utile?
Suppongo, prima o poi, lo scoprirò.
Lo scoprirò?
Vincenzo E. Iannone
Il vero mestiere
Odiare me stesso questo è il mio lavoro, non quello che svolgo la mattina tra gli sguardi stanchi dei disperati come me, il lavoro che si svolge tra le mura silenziose di uffici disumani, custodi della stupidità, senza anima, senza pietà. Dicono che sia molto bravo nel mio lavoro ma proprio non sanno quel che dicono: non sanno che è nel mio vero mestiere che ho raggiunto l'eccellenza, e allora mi sembra proprio meschino perdere quasi otto ore al giorno a odiare gli altri, quando sono già così bravo a odiare me. Che inutile spreco.
Lloyd Cole And The Commotions - Rattlesnakes (1984)
Rattlesnakes è l'album di debutto del gruppo britannico Lloyd Cole and the Commotions, pubblicato il 12 ottobre 1984. L'album raggiunse il numero 13 nella classifica degli album del Regno Unito e includeva i singoli di successo “Perfect Skin” (#26 nel Regno Unito), “Forest Fire” (#41 nel Regno Unito, #25 in Nuova Zelanda) e “Rattlesnakes” (#65 nel Regno Unito, #31 nei Paesi Bassi).
Ascolta: album.link/i/1444138482
Scuola: la classe di concorso spesso sconosciuta per la quale nessuno fa domanda
Esiste una classe di concorso nella scuola pubblica italiana, quella dell’educatore facente parte del personale educativo che in pochi conoscono, se non gli addetti ai lavori. Accade così che quando gli aspiranti supplenti nella scuola si inseriscono nelle graduatorie, si inseriscono come professori e ignorando che la loro laurea dà accesso anche alla professione del personale educativo non spulciano la classe di concorso PP “personale educativo” pur avendone diritto. Paradosso che non si trovano supplenti in alcune province, anche nel Sud Italia. Ma chi è l’educatore nei convitti scolastici? Spesso l’opinione pubblica confonde il profilo dell’educatore della scuola, con quello dell’educatore nelle istituzioni penitenziarie, nelle case famiglia, negli asili nido o addirittura con l’educatore socio-sanitario. Si tratta di profili professionali completamente diversi. Il precettore o istitutore, in latino: magister o praefectus era la persona addetta all'istruzione e all'ammaestramento dei figli di famiglie ricche e/o nobili. Era una figura tipica soprattutto dei tempi in cui, mancava un sistema educativo diffuso e l’educatore svolgeva la propria opera all'interno della famiglia. Con l’avvento dei convitti, prima religiosi, poi laici dello stato, tale figura assunse il nome di istitutore, svolta sia da preti che da insegnanti statali. L’educatore dei convitti si avvicina a tale tipologia lavorativa. La denominazione di istitutore/trice, ancora tutt’ora in uso per consuetudine in alcuni convitti è stata soppiantata da quella di educatore. Un breve manuale reperibile cliccando sulla copertina del libro sopra fa chiarezza su questa figura professionale, il suo ruolo, come lo si diventa e la raccolta di leggi di questo profilo professionale poco conosciuto. Le lauree che danno accesso a questa professione nella scuola pubblica italiana sono: L 19-Scienze dell'educazione, Laurea in Scienze della formazione primaria: indirizzo scuola primaria, LM 57-Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua, LM 85 bis-Scienze della formazione primaria, LM 85-Scienze pedagogiche, LS 65-Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua, LS 87-Scienze pedagogiche e infine il Diploma magistrale se il corso di studi è iniziato entro l'anno scolastico 1997-1998 e il titolo è stato conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002.
Scuola. La classe di concorso spesso sconosciuta per la quale nessuno fa domanda
Esiste una classe di concorso nella scuola pubblica italiana, quella dell’educatore facente parte del personale educativo che in pochi conoscono, se non gli addetti ai lavori. Accade così che quando gli aspiranti supplenti nella scuola si inseriscono nelle graduatorie, si inseriscono come professori e ignorando che la loro laurea dà accesso anche alla professione del personale educativo non spulciano la classe di concorso PP “personale educativo” pur avendone diritto.
Paradosso che non si trovano supplenti in alcune province, anche nel Sud Italia. Ma chi è l’educatore nei convitti scolastici? Spesso l’opinione pubblica confonde il profilo dell’educatore della scuola, con quello dell’educatore nelle istituzioni penitenziarie, nelle case famiglia, negli asili nido o addirittura con l’educatore socio-sanitario. Si tratta di profili professionali completamente diversi. Il precettore o istitutore, in latino: magister o praefectus era la persona addetta all'istruzione e all'ammaestramento dei figli di famiglie ricche e/o nobili. Era una figura tipica soprattutto dei tempi in cui, mancava un sistema educativo diffuso e l’educatore svolgeva la propria opera all'interno della famiglia. Con l’avvento dei convitti, prima religiosi, poi laici dello stato, tale figura assunse il nome di istitutore, svolta sia da preti che da insegnanti statali. L’educatore dei convitti si avvicina a tale tipologia lavorativa. La denominazione di istitutore/trice, ancora tutt’ora in uso per consuetudine in alcuni convitti è stata soppiantata da quella di educatore.
Un breve manuale reperibile solo a questo link (LIBRO) fa chiarezza su questa figura professionale, il suo ruolo, come lo si diventa e la raccolta di leggi di questo profilo professionale poco conosciuto. Le lauree che danno accesso a questa professione nella scuola pubblica italiana sono: L 19-Scienze dell'educazione, Laurea in Scienze della formazione primaria: indirizzo scuola primaria, LM 57-Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua, LM 85 bis-Scienze della formazione primaria, LM 85-Scienze pedagogiche, LS 65-Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua, LS 87-Scienze pedagogiche e infine il Diploma magistrale se il corso di studi è iniziato entro l'anno scolastico 1997-1998 e il titolo è stato conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002.
Senza principi?
Predicazione su Ecclesiaste 7, 15-18
A volte succedono cose strane! Un giovane che aveva appena preso la patente è stato salvato dalla polizia e da un carro attrezzi dai gradini di una chiesa. Come ha fatto ad arrivare? Beh, aveva seguito senza esitazione le indicazioni del navigatore satellitare, che gli aveva indicato un percorso più breve per arrivare a destinazione.
Una volta invece ho rischiato di finire in un fiume. Tornando da una riunione del Servizio Cristiano a Riesi, avevo intenzione di cambiare strada. Mi stavo seccando di dover sempre passare per Catania e pensavo che ci dovesse essere una strada a ovest dell’Etna che mi avrebbe fatto tornare a Messina. Ho programmato il navigatore e via. A un certo punto, mi ha fatto imboccare una strada sterrata, ma non c'era nulla di cui preoccuparsi: talvolta la strada più breve, il navigatore me la fa fare anche su sterrato. Mi avvicinavo al fiume e, quando il navigatore mi ha detto di voltare a sinistra sul ponte, il ponte non c’era. Era ormai buio pesto e vedevo solo le acque del fiume. Ho fatto quindi retromarcia e ho fatto la solita strada via Catania.
Certo, il navigatore satellitare è utile. Ci indica la strada, ci dà l'orientamento e ci aiuta a trovare luoghi che non abbiamo ancora visitato. Ci dà sicurezza alla guida. È positivo che i navigatori satellitari esistano. Tuttavia, non possono sostituire il pensiero alla guida.
Anche nella vita di tutti i giorni abbiamo dei sistemi di navigazione. Si chiamano principi. La maggior parte delle persone segue alcuni principi o atteggiamenti fondamentali nella vita. Seguiremo regole che abbiamo stabilito per noi stessi o regole che altri hanno stabilito e che riteniamo giuste e adeguate. Ma ha senso seguire queste regole nel bene e nel male?
Alcune persone vogliono essere sempre puntuali e non arrivare mai in ritardo. Ma cosa succede se qualcuno ha bisogno del mio aiuto immediato e io vengo trattenuto da un'emergenza? Cosa è più importante: la mia puntualità o il mio aiuto? Per altri è molto importante non mentire, ma dire sempre la verità. Essere sinceri e onesti. Ma non ci sono anche bugie giustificate? Un esempio è quando un potere criminale chiede alle persone di tradire gli amici. Oppure quando, all'inizio di una diagnosi di malattia, si omettono cose molto spiacevoli; o anche solo la piccola bugia per educazione, quando un interlocutore dice: “Sono contento di essere qui con voi”, anche se preferirebbe di gran lunga bere un bicchiere di vino con gli amici o leggere un libro in pace a casa. Sono bugie giustificate?
E che dire della nostra fede ora? Nel nostro rapporto con Dio? Ci devono essere dei principi, devono valere dei principi e devono essere rispettati. Non è così?
Ve ne siete accorti? Il nostro testo ci pone un grande punto interrogativo. Mi sono chiesto: la Bibbia predica forse un tiepido arrancare nella vita con le sue esigenze? Dovrebbe essere questo il principio su cui basare la nostra vita? Non può essere vero, no?
In ogni caso, dalla Bibbia mi aspetto qualcos'altro: chiarezza e linearità. Contiene i dieci comandamenti e molte altre regole di vita. La Bibbia non esorta forse continuamente alla giustizia? O al contrario: di tenersi lontani dall'empietà e dalla malvagità?
Il libro biblico di Qoelet, da cui è tratto il testo del nostro sermone odierno, è uno dei cosiddetti libri sapienziali, insieme ai Proverbi e a Giobbe. Sono scritti da donne e uomini che hanno osservato molto da vicino il mondo che li circondava.
Poi hanno riassunto le loro osservazioni e le hanno messe per iscritto. Il risultato è stato un insieme di regole di vita. Regole che, se seguite, possono far sì che la vita vada per il verso giusto.
Anche il nostro testo inizia con una constatazione della realtà: “Ho visto tutto questo”. Chi vorrebbe contraddire ciò che è registrato qui come una constatazione? Un uomo malvagio vive a lungo e in pace con la sua malvagità. E viceversa: un giusto perisce a causa della sua giustizia. Anche se non è facile stabilire se ciò a cui si fa riferimento qui è “a causa della sua giustizia” o “per la sua giustizia”. Entrambe le cose sono possibili. La vita ci insegna anche che chi si impegna a vivere sempre secondo i principi della giustizia può fallire miseramente: a causa dei propri ideali, della propria testardaggine, ma anche della realtà della vita.
Che cosa suggerisce il nostro saggio per affrontare questa situazione? Quale consiglio dà il Qoelet? Ebbene, mette in guardia con urgenza dal “troppo”. E anche in questo caso ci lascia senza fiato. Non siate troppo giusti o troppo saggi, per non rovinarvi. È possibile? Si può essere troppo giusti e troppo saggi? La giustizia e la saggezza non sono mai abbastanza. La giustizia e la saggezza sono qualità e comportamenti del tutto positivi e buoni.
Tuttavia, secondo Qoelet, sembra che ci sia un eccesso. È evidente che, quando dà i suoi consigli, ha in mente un certo tipo di persona. Una persona che si attiene scrupolosamente alle leggi religiose, etiche e alle istruzioni dei maestri di saggezza. Egli pensa che questo sia il modo per fare fortuna o almeno vivere a lungo.
Non posso fare fortuna né garantire una lunga vita a me stesso, non posso crearle per me stesso. Non c'è alcuna garanzia in merito. La felicità, il senso, una buona vita arriveranno, oppure no.
C'è un'altra cosa che la persona troppo giusta e saggia dimentica: la vita vera non può essere imprigionata tra due coperture di leggi e regole di vita. Si può vivere solo in modo pratico e concreto, nel qui e ora.
Forse conoscete anche il tipo di persone che Qoelet ha in mente: Quelli che hanno sempre ragione e che vogliono sempre dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato, che hanno una risposta per tutto, anche se non si chiede loro nulla; che vogliono dirmi cosa devo pensare e come devo vivere.
Gesù ha descritto questo tipo di persona nella storia del fariseo e dell'esattore delle tasse: Una persona che pensa di dover osservare scrupolosamente tutte le leggi e che alla fine non riesce a cogliere la cosa più importante: l'umanità.
E dove questo manca, si perisce davvero. Un commentario scrive che la parola che la nostra Bibbia traduce con “perire” significa anche “diventare spoglio, vuoto”. Una persona che si attiene troppo meticolosamente alla lettera diventa vuota, desolata, perché manca di ciò che costituisce la vita: lo spirito, il cuore. Il nostro testo mette in guardia da questo.
Ma naturalmente non dobbiamo nemmeno essere empi e stolti per non morire prima del tempo. Perché ovviamente il testo del sermone, con il suo monito contro una giustizia troppo rigida, non significa che dobbiamo agire in modo eccessivamente ingiusto. Né tantomeno che dobbiamo agire in modo eccessivamente sciocco. Si tratta piuttosto della giusta misura.
Ma qual è la misura giusta? Sentiamo due risposte a questa domanda.
La prima: è bene che tu ti attenga all'una e non lasci sfuggire di mano l'altra. Qoelet ripete così il consiglio che ha appena dato: non essere troppo giusto, non essere troppo saggio, ma anche non essere troppo ingiusto o troppo sciocco. Non essere un cavaliere dei principi, ma nemmeno uno che cerca solo il proprio vantaggio e attraversa la vita con i gomiti in fuori.
Piuttosto, mantenete la giusta misura. Ma qual è lo standard della giusta misura? Lo dice l'ultima frase del nostro testo: chi teme Dio sfugge a tutte queste cose. Chi teme Dio sfugge al pericolo di essere rovinato o di perdere la mente e il cuore. E chi teme Dio sfugge al pericolo di morire prima del tempo. Dio deve quindi essere lo standard per le nostre azioni. Non i comandamenti e le leggi, non i saggi e i consigli saggi e morali della Bibbia, ma Dio stesso.
E questo suona improvvisamente del tutto coerente, perché Dio stesso agisce nel modo raccomandato da Qoelet. Dio può anche deviare dalle regole di base che ha stabilito e decidere spontaneamente in modo diverso da quello che ci aspettiamo. Noè e la sua generazione lo hanno sperimentato. Sì: Dio manda il diluvio perché l'uomo agisce in modo malvagio e corrompe la terra. Ma alla fine della storia diventa chiaro: l'uomo non cambia a causa del diluvio, ma Dio cambia. Egli promette di non permettere che un diluvio si abbatta di nuovo sulla terra.
Anche Giona fa questa esperienza. Viene incaricato da Dio di annunciare la caduta della città di Ninive, capitale degli ostili Assiri. Lo fa – scoraggiato. E alla fine, Dio risparmia Ninive. Dio cambia idea. Con grande disappunto di Giona, che affronta Dio con sfida: “Sapevo che tu sei benevolo, misericordioso, longanime e di grande bontà, e che ti penti del male” (Giona 4,2).
Come apprendiamo dalla Bibbia, Dio non è un cavaliere dei principi. Può, se vuole, deviare dai suoi principi una volta che questi sono stati stabiliti. Può essere misericordioso e benevolo, paziente e di grande bontà, come l'Antico Testamento non si stanca di lodare.
Perché – dice il salmista del Salmo 130 – Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere?
Perciò la raccomandazione di Qoelet di non essere troppo giusti e non troppo saggi, ma anche non troppo stolti e non troppo privi di Dio, non va assolutamente intesa come un invito a vivere la vita in modo tiepido. Piuttosto, dovremmo trattare noi stessi e le persone che ci circondano secondo gli standard di Dio: misericordiosi e benevoli, pazienti e di grande bontà.
Nella Chiesa dei primi secoli, la preparazione dei candidati al battesimo iniziava in questa domenica. Nelle nove settimane che precedevano il giorno del battesimo nella Veglia pasquale, essi imparavano ciò che dovevano sapere per la loro vita cristiana. All'inizio c'è l'immagine del Dio misericordioso. Questa è la cosa più importante. Spero che questa immagine del Dio misericordioso rimanga nei nostri cuori fino a Pasqua e oltre. E spero che questa immagine aiuti anche noi a essere misericordiosi. Amen.
Nota, la versione audio non sempre combacia con la versione scritta
noblogo.org/jens/senza-princip…
I giochi gratis della settimana!
Essere puntuale nel pubblicare questi articoli il Giovedì sera, ultimamente mi viene difficile. Quindi non userò più (almeno per ora) il titolo “i giochi gratis del Giovedì”.
Steam
Stellar Mess: The Princess Conundrum (Chapter 1)
- Genere: Avventura, Indie
- Sviluppatore: Tibba Games
- Editore: Tibba Games
- Franchise: Stellar Mess
- Data di rilascio: 27 Febbraio 2023
Stellar Mess è un gioco d'avventura punta e clicca in 2D, ambientato da qualche parte nella Patagonia argentina. Il gioco si ispira ai primi giochi classici EGA del genere.
Pagina ProtonDB
Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 27 Febbraio 2025, ore 19:00.
Epic Games Store
F1® Manager 2024
- Genere: Simulazione, Strategia
- Sviluppatore: Frontier Developments
- Editore: Frontier Developments
- Franchise: Frontier Developments, FrontierDev
- Data di rilascio: 23 Luglio 2024
Conduci la tua squadra al trionfo in F1® Manager 2024. La nuova stagione di Formula 1® è iniziata, portando con sé l'esperienza manageriale di F1® più completa di sempre. Scrivi la storia di uno dei dieci costruttori ufficiali di F1® oppure, per la prima volta, crea la tua squadra dei sogni.
Pagina ProtonDB
Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 20 Febbraio 2025, ore 17:00.
Amazon Prime Gaming
Dark Sky
- Genere: Indie, GDR, Strategia
- Sviluppatore: Ganymede Games
- Editore: Midwest Games
- Franchise: Midwest Games
- Data di rilascio: 24 Settembre 2024
Dark Sky è un deckbuilder RPG narrativo che presenta combattimenti tattici e un sistema di aggiornamento delle carte ramificato. Assembla il tuo gruppo, personalizza il tuo mazzo e sfrutta potenti sinergie per padroneggiare battaglie strategiche mentre sveli il mistero dietro una catastrofe planetaria.
Pagina ProtonDB
Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 16 Aprile 2025.
The Smurfs 2 – The Prisoner of the Green Stone
- Genere: Azione, Avventura
- Sviluppatore: OSome Studio
- Editore: Microids
- Data di rilascio: 02 Novembre 2023
Puffo Pratico ha creato un'invenzione rivoluzionaria: PuffoMix! Tuttavia, manca un ingrediente fondamentale, la Pietra verde, che è nelle avide grinfie di Gargamella. Quindi Puffo Pratico e la sua squadra partono in missione per recuperare la famosa pietra dal laboratorio di Gargamella, ma un passo falso fatale la fa esplodere e i suoi frammenti si spargono per tutta la Terra maledetta.
Oltre a liberare nella natura i suoi incredibili poteri di copiare e decomporre la materia, la Pietra verde ha liberato il malvagio Stolas, un nuovo ordine deciso a creare un regno di terrore. Un team di esperti costituito da 4 Puffi deve quindi avventurarsi attraverso vari teletrasporti per trovare i frammenti della Pietra verde e ricomporli prima che faccia precipitare il mondo nel caos.Ben equipaggiati, i Puffi possono contare sul PuffoMix e su un alleato inaspettato...Gargamella
Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 14 Maggio 2025.
Lysfanga: The Time Shift Warrior
- Genere: Azione, Indie, Strategia
- Sviluppatore: Sand Door Studio
- Editore: Spotlight by Quantic Dream
- Data di rilascio: 13 Febbraio 2024
Il destino del tuo Regno dipende da te... da te... e da te. Riavvolgi il tempo per creare cloni del tuo passato e combatti con un esercito tutto tuo. Diventa una legione e trionfa su orde di mostri per salvare Antala in questo gioco tattico Hack and slash.
Pagina ProtonDB
Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 14 Maggio 2025.
Hardspace: Shipbreaker
- Genere: Simulazione
- Sviluppatore: Blackbird Interactive
- Editore: Focus Entertainment
- Franchise: Focus Entertainment
- Data di rilascio: 24 Maggio 2022
Con tecnologia di recupero all'avanguardia a portata di mano, taglia e smonta navi spaziali per recuperare materiali di valore. Potenzia il tuo equipaggiamento per lavorare su contratti sempre più impegnativi e ripagare il tuo debito miliardario con la LYNX Corp!
Pagina ProtonDB
Lo potete riscattare gratuitamente da questo link fino il 13 Aprile 2025.
Billy Bragg & Wilco - Mermaid Avenue (1998)
Mermaid Avenue è un album del 1998 di testi inediti scritti dal cantante folk americano Woody Guthrie, musicati e interpretati dal cantante britannico Billy Bragg e dalla band americana Wilco. Il progetto è stato il primo di diversi progetti simili organizzati dalla figlia di Guthrie, Nora Guthrie, direttrice originale della Woody Guthrie Foundation e degli archivi. Mermaid Avenue è stato pubblicato dall'etichetta Elektra Records il 23 giugno 1998. Un secondo volume di registrazioni, Mermaid Avenue Vol. II, è seguito nel 2000 ed entrambi sono stati raccolti in un cofanetto insieme al volume tre nel 2012 come Mermaid Avenue: The Complete Sessions. I progetti prendono il nome dalla canzone “Mermaid's Avenue”, scritta da Guthrie. Questo era anche il nome della strada di Coney Island, New York, in cui viveva Guthrie. Secondo American Songwriter Magazine, “Il progetto Mermaid Avenue è essenziale per dimostrare che Woody Guthrie poteva illuminare ciò che stava accadendo dentro di lui così come poteva descrivere nei dettagli la difficile situazione del suo prossimo”. È stato votato al numero 939 nella terza edizione dei 1000 migliori album di tutti i tempi di Colin Larkin (2000).
Ascolta: album.link/i/1679829563
Freespeach
Ma non vedo sinceramente il problema. Io condivido in pieno i valori di quei merdosi schifosi puzzolenti di americani, mi piacciono i loro faccioni da deretani flaccidi. Il cibo spazzatura e cancerogeno che introitano e le loro panze piene di colesterolo sono davvero il top. Poi Vance in particolare ha un bel visino da ratto di fogna e ogni cosa che dice è volgare e vomitevole come piace a me che adoro questa sua inclinazione da zerbino, suddito e voltagabbana indispensabile per avere successo nella vita. E poi adoro i social degli oligarchi americani, quelli che ti permettono di dire in pubblico che Bezos ha la faccia come una scoreggia interrotta a metà e che Zuckerberg sembra il deretano di una scimmia africana senza melatonina. Infine adoro quel rincoglionito, demente e sessuofobico, probabilmente satanista e nazista di Musk e la sua filosofia del freespeach che vorrei importata anche nella mia vecchia Europa. Esalto gli ideali terrapiattisti e satanisti di RFK junior che mi appartengono e che vorrei diventassero valori fondanti per tutto l’occidente. Evviva la libertà di pensiero e di parola!
La tempesta 2
Trasmissione Radio RAI FVG – 6 febbraio 2025
Un bubbolìo lontano… Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano.Giovanni Pascoli, Temporale
A me le tempeste sul mare piacciono. Quando ho fatto la vela, ho sempre approfittato dei momenti prima dello scatenarsi della tempesta per avere il vento migliore e volare quasi sopra il mare. Tutto davanti a delle nuvole scure che facevano contrasto con il mare le cui onde iniziarono a fare schiuma. Anche le passeggiate invernali sulle dighe del mare con un forte vento che fa arrivare l’acqua quasi in cima alla diga. Quante passeggiate ho fatto e quante fotografie ho scattato di una tempesta o anche un temporale in arrivo. Gli elementi in subbuglio, colori scuri, nuvole minacciose e in mezzo io, vedere il cielo oscurarsi, gravido di nuvole, il mare mosso dal vento forte, il vento nel viso.
E’ ben diverso quando la tempesta, la devi affrontare nella propria vita, ti trovi con l’acqua alla gola, il vento forte della paura ti rende difficile respirare. Quando è il momento della tempesta, quando una perdita ti toglie la terra da sotto i piedi, cerchi un sostegno, un riparo per non farti travolgere e per non finire con le parole del profeta Giona che si rivolge a Dio: Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto.
La tempesta può anche arrivare lentamente, ma tu la senti già arrivare, pregusti già l’acqua che ti arriva alla gola. Ti trovi in un letto dell’ospedale, vieni curato per un colpo che ti è venuto e poi, durante la terapia per recuperare le tue forze, ecco, arriva una nuova diagnosi, cancro. La tempesta perfetta che arriva quasi come l’alta marea che inesorabilmente fa salire l’acqua.
La tempesta può arrivare al ciel sereno. Da un attimo all’altro perdi il lavoro, in un attimo sono esauriti i risparmi, non paghi più le bollette, salti sempre più pasti, e alla fine ti sfrattano, ti trovi sulla strada con l’acqua alla gola.
Allora, in mezzo alla tempesta hai bisogno di qualcuno che stia come una roccia nel mare in tempesta e fermi le onde.
Il nostro testo fa vedere Gesù come il Signore sulle forze della natura e sulle tempeste della vita. I discepoli non lo capiscono, loro sono in panico, hanno paura di morire. Si trovano nella tempesta mortale e a loro non va proprio giù che Gesù in mezzo a questa situazione che rischia di uccidere tutti, sta lì e dorme come se niente fosse. Si sentono abbandonati dal loro maestro che tanto ha insegnato e dato a loro: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?»
Gesù si alza e calma la tempesta. Alla fine il nostro testo afferma: Il vento cessò e si fece gran bonaccia.
Un gospel in inglese lo dice così: In the middle of darkness, in the center of a storm, I know there’s a name I can call. And I call on your name, Jesus / Nel mezzo dell'oscurità, nel centro di una tempesta, so che c'è un nome che posso chiamare. E invoco il tuo nome, Gesù.
Dove Dio sembra lasciarti sola o solo, dove pensi di doverlo scuotere, Dio è molto vicino, lenisce, conforta, spiana le onde. Anche il più grande diluvio ha avuto una fine e dato il via a un nuovo futuro.
noblogo.org/jens/la-tempesta-2
Chi sono io?
Trasmissione Radio RAI FVG – 30 gennaio 2025
Chi sono io? Che cosa ha importanza nella mia vita? Come voglio essere? Ognuno di noi conosce queste domande.
Le risposte a queste domande sono diverse. Dipendono da chi vogliamo essere, da come ci vediamo, dagli ideali e anche dagli idoli che abbiamo. Poi la risposta a queste domande varierà a seconda della nostra età. Oggi io mi vedo diverso da come mi vedevo 20 anni fa, e ciò è un bene, è un segno che la vita è dinamica e che con le esperienze cresco e cambio.
In fondo tutte le domande sfociano nella domanda principale della propria identità. Chi sono? Questa domanda ce la poniamo quando abbiamo paura o ci troviamo in un periodo di crisi, ce la poniamo quando non vediamo più nessuna via d'uscita dai nostri problemi.
Ed è nei tempi di crisi che la domanda del “chi sono io?” diventa insistente e viene accompagnata dalla domanda: “Dio, chi sei tu?”
Il nostro brano ci presenta entrambe le domande: inizia con la nostra prima domanda: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli d'Israele?» Mosè, nella sua routine quotidiana da pastore incontra Dio. Un incontro inconsueto, senza culto, senza rito predisposto, senza sacerdoti quali mediatori, no, un incontro diretto fra Mosè e Dio, un incontro del tutto inaspettato dall’uomo, genero del sacerdote Ietro.
Un incontro inaspettato in quanto Mosè conosce il suo passato, porta con sé i rimorsi della coscienza per l'omicidio commesso. Dio si incontra con un omicida, e lo fa senza grandi liturgie in mezzo alla quotidianità. Dio parla a Mosè e Mosè risponde: Eccomi qui.
Inizia così l’incontro fra Dio e Mosè.
Dio si presenta. Per chiarire subito che non è un dio nuovo che vuole l'attenzione di Mosè, Egli si presenta come Dio dei suoi antenati, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. E Mosè? Ha paura e si chiede: “che cosa vuole questo Dio da me?”
Ancora non è però il tempo delle risposte. Prima Dio parla della ragione del suo incontro con Mosè. Dio ha visto uomini e donne che soffrono, persone abusate come schiavi, Dio ha visto delle ingiustizie che gridano al cielo e non ce la fa più a guardare, vuole intervenire.
Ed ecco, scende in terra, non rimane indifferente. Dio si fa toccare dalla sofferenza umana, Dio ascolta le lamentele degli umani, le loro domande e anche le loro accuse, Dio non rimane indifferente.
In mezzo alle sofferenze Dio ha bisogno di persone disposte a farsi coinvolgere. Mosè inizia a capire che Dio vuole proprio lui, e gli viene la paura.
Così chiede a Dio: “Chi sono io?” E noi potremmo aggiungere: “Dio ciò che vuoi è troppo grande per me. Non ce la farei, ho troppa paura.”
Chi sono io? E chi sei tu, Dio?
Certo è che Dio non è più un Dio lontano per Mosè. E' sceso in terra per incontrarsi proprio con lui. Noi sappiamo che in Cristo ci è ancora venuto più vicino, in Cristo Dio è con coloro che piangono, che gridano e anche con coloro che danno una mano a chi soffre.
“Io sarò con te”
Dio risponde in modo relazionale. Dio promette a Mosè e a tutti noi: “Io sarò con te.” Quando Mosè vuole sapere il nome di Dio, Dio risponde: “Sarò colui che sarò. Dirai così ai figli d'Israele: 'l'IO SONO mi ha mandato da voi'”
Dio non è un Dio lontano dalle nostre esperienze, non è il vecchio con la barba lunga che siede sopra le nuvole. Dio è un Dio coinvolto al massimo nelle vicende della nostra vita. La fede così cambia. Non è un sistema di regole da seguire, non è un impalcatura teologica o un sistema morale o un credere nell'esistenza di un essere supremo, la fede è relazione con il Dio che viene proprio per relazionarsi con noi e per dare una risposta alla domanda: “chi sono io?”
Siamo delle persone che non sono sole. Grazie a Dio.
Sete
Trasmissione Radio RAI FVG – 23 gennaio 2025
La samaritana vede un uomo strano, un ebreo, seduto da solo al pozzo, stanco per il viaggio, incapace di attingere acqua per sé perché non ha nulla per farla risalire dalle profondità. Quest’uomo le chiede di dargli da bere. La donna non ha idea di chi sia questo viaggiatore. Quando lo straniero cerca di rivelarle con delicatezza il segreto della sua persona, la donna rimane insospettita, addirittura sulla difensiva, perché non riesce a immaginare che qualcuno possa essere “più del nostro padre Giacobbe”. Solo dopo che Gesù le ha parlato dell'acqua della vita eterna che egli è in grado di darle, ella chiede quest'acqua.
Questa storia va intesa come un invito. Vuole aiutare le persone a credere o: a venire alla fonte della vita. Per la gente del tempo di Gesù questo era difficile almeno quanto lo è per noi oggi. O forse noi abbiamo un vantaggio, perché la storia ci dimostra molte persone eccellenti di fede che talvolta sono degli esempi per noi.
Pensiamo ai martiri che hanno difeso la loro fede fino alla morte (Dietrich Bonhoeffer, Martin Luther King) e a molti altri nei secoli passati, o pensiamo a persone la cui fede ha dato loro la forza di affrontare la vita o di fare del bene agli altri. Queste buone tradizioni ci indicano la strada verso la fonte a cui queste persone hanno attinto. Comunque, in molti anche oggi non riescono a immaginare che la Parola di Dio e la fonte di acqua fresca per la vita si trovino qui. La sete c’è, la stessa sete di vita, ma la si cerca di calmare altrove.
La verità cristiana è a volte molto diversa, molto semplice, poco appariscente, nascosta, proprio come era nascosta nella figura del Cristo viaggiatore. Ma vale la pena prestarvi attenzione, prenderla a cuore, rifletterci e discuterne con gli altri.
Anche la Samaritana aveva bisogno di tempo. Ma non si è tirata indietro. Ascoltò, si informò finché non giunse alla certezza: Questo è l'inviato di Dio. Posso credergli. Ma questa storia va intesa anche come un invito, nel senso che vuole attirarci su un nuovo sentiero. Il vecchio sentiero convenzionale, sul quale di solito cerchiamo di raggiungere la felicità nella vita, segue il motto: “Cerca di fare qualcosa di tuo”. La nuova via si chiama: “Porta gli altri con te – la vita è comunità – con Dio – con gli altri”. Il suo segno distintivo: “Incoraggia gli altri!”
A prima vista, questo nuovo stile di vita, lo stile di Gesù, sembra essere associato a perdite e rinunce per me. A un esame più attento, è benedetto da guadagni. Apre alla comunione, a trovarsi insieme, al sostegno, a sentirsi casa, al successo, alla salute e alla gioia.
La frase di Gesù: “L'acqua che io gli darò diventerà in lui un pozzo d'acqua che sgorga nella vita eterna” è probabilmente meglio tradotta come “incoraggiamento”. Chi incoraggia, rafforza, edifica e conforta gli altri è a sua volta incoraggiato, rafforzato, edificato e confortato. Egli promuove la vita e vive lui stesso. È una fonte per molti, una persona dal cui corpo sgorgano fiumi di acqua viva (Gv 7,38). E se ci si approfitta di lui? O – questa è la vecchia paura – cadete in disgrazia? E gli altri vinceranno la gara? La risposta a questo antico dubbio di tutte le persone pie potrebbe essere la richiesta della Samaritana: “Signore, dammi tanta acqua”, così tanta da annegare in essa la mia paura e il mio dubbio e da far tornare forte la mia fede.
Festa a spese altrui
Trasmissione Radio RAI FVG – 16 gennaio 2025
Una giovane coppia si vuole sposare. I due però sono poveri e non possono permettersi un matrimonio che costa un occhio della testa. Comunque vogliono lo stesso fare festa per condividere la gioia del matrimonio con tutti gli amici. Preparano una festa in un parco pubblico su un bel prato verde, dove stare con tutti e festeggiare. Nel biglietto di invito chiedono che tutti gli invitati non portino dei regali ma solo una bottiglia di vino rosso tipico della zona.
Così il giorno delle nozze, tutti vengono con in mano una bottiglia di vino, si mettono in fila davanti alla grande botte, messa all’ingresso, per versarci il loro vino. Quando tutti sono arrivati, la festa può iniziare. Che sorpresa però, quando lo sposo apre il rubinetto della botte! Non esce vino, ma soltanto acqua, acqua chiara del rubinetto. Il vino è diventato acqua, anzi, non c’era mai stato.
Come mai? Questo accade perché tutti hanno avuto lo stesso pensiero: se io porto una bottiglia di acqua, in mezzo a tante bottiglie di vino che riempiranno la botte, nessuno si ne accorgerà. Cosa è poca acqua in così tanto vino?
Peccato che tutti hanno avuto lo stesso pensiero. Tutti hanno pensato di fare festa a spesa degli altri. Il risultato? La festa non c’è.
Questo racconto è il contrario di quanto accade nel brano biblico scelto per la riflessione di oggi. Lì il maitre, l’unico che si accorge del segno miracoloso di Gesù, dice: «Ognuno serve prima il vino buono; e quando si è bevuto abbondantemente, il meno buono; tu, invece, hai tenuto il vino buono fino ad ora».
Qui, a Cana, nelle nozze a cui è invitato Gesù con i suoi, non si fa festa a spese altrui, mentre i giovani sposi del nostro racconto non fanno proprio festa, perché tutti la vogliono fare a spese altrui e rimangono a gola secca, o a gola solo bagnata d’acqua. E’ però questo l’evento che meglio descrive quanto abbiamo davanti ai nostri occhi, quanto accade nella nostra vita e nel mondo. E’ qui che l’1% più ricco della popolazione mondiale vive a spese del rimanente 99%. Fanno festa accaparrando le risorse e le ricchezze del mondo, inquinano, sfruttano l’altro 99%, e lo buttano nella povertà dove festa non c’è proprio. La festa a spese altrui, si chiama ingiustizia ed è in forte aumento. Eppure, tutto potrebbe andare diversamente, tutto potrebbe andare per il verso giusto, se solo si prendesse sul serio di non fare festa a spesa altrui, ma di farsi contagiare dalla pienezza che Dio dona a tutte e tutti. Il segno miracoloso di Cana si ripete laddove attingiamo alla pienezza e la condividiamo. La festa della vita è bella quando nessuno vive a spese altrui, ma ognuno e ognuna condivide i doni, quando ci sono pochi ricchi e ancor meno poveri.
noblogo.org/jens/festa-a-spese…
Pixies - Doolittle (1989)
Doolittle è il secondo album in studio della band alternative rock americana Pixies, pubblicato nell'aprile 1989 su 4AD. Doolittle è stata la prima pubblicazione internazionale dei Pixies, con Elektra Records come distributore dell'album negli Stati Uniti e PolyGram in Canada. I Pixies hanno pubblicato due singoli di Doolittle: “Here Comes Your Man” e “Monkey Gone to Heaven”, entrambi successi nelle classifiche Billboard Modern Rock Tracks negli Stati Uniti, mentre brani come “Debaser” e “Hey” hanno ricevuto elogi. L'album stesso ha raggiunto l'ottavo posto nella UK Albums Chart, un successo inaspettato per la band. Sebbene sia considerato l'album più accessibile dei Pixies, Doolittle è spesso considerato il lavoro più forte e migliore della band e ha continuato a vendere costantemente bene negli anni successivi alla sua uscita, essendo certificato Oro nel 1995 e Platino nel 2018 dalla Recording Industry Association of America. L'album è stato citato come fonte di ispirazione da molti artisti alternativi, mentre numerose pubblicazioni musicali lo hanno classificato come uno degli album più influenti di sempre. Un sondaggio del 2003 degli scrittori di NME ha classificato Doolittle come il secondo miglior album di tutti i tempi, Rolling Stone ha posizionato l'album al 141° posto nella sua lista del 2020 dei “500 migliori album di tutti i tempi” e Pitchfork lo ha classificato come il quarto miglior album degli anni '80. L'argomento anticonformista e oscuro dell'album presenta riferimenti al surrealismo, alla violenza biblica, alla tortura e alla morte.
Ascolta: album.link/i/7060469
M il figlio del secolo...
forse zio Benito potrebbe essere considerato la madre del secolo considerato tutti i figli di puttana che abbiamo in giro... (Bah!) Al di là di questa battutona da bar, volevo prendere un attimo per buttare li due considerazioni sulla tanto (?) discussa serie M Il figlio del secolo, una serie in onda sui canali Sky ma non solo su quelli che reinventa, rivista e (ri)propone una nuova versione di Benito Mussolini, la serie inizia con Mussolini non più direttore del giornale socialista Avanti e si sviluppa nella carriera politica che lo porterà, passando per tutte le peculiarità dell'escursus fascista, sino alla presidenza del consiglio, l'omicidio su commissione di Giacomo Matteotti. Non nego di essermi aprocciato alla visione di questa serie con un certo pregiudizio, ovviamente politico, ma nel caso di specie legato all'opportunità di una simile produzione, in un certo senso, proprio perché il problema fascista in questo paese è tutt'oggi lontano dall'essere risolto la questione di una pubblicazione di una fiction sul genere può essere cotroversa. Inutile negare che toccare l'argomento Benito Mussolini comporta e comporterà sempre una reazione radicale e meno da parte di qualcuno. La serie nello specifico, è originale, e mi piace definirla divertente nella sua espressione artistica, recitata magistralmente dall'ottimo Marinelli, ma anche da tutto il resto del cast, la straordinaria Barbara Chichiarelli nel ruolo della Sarfatti la prima e storica amante di Benito Mussolini, tutto funziona in una rappresentazione Pop di personaggio che gravitano intorno ad un Mussolini in ascesa e pronto a tutto per il potere, Luca Marinelli è bravissio ad mostrare plasticamente il cattivo protagonista, in una sorta di rivisitazione novecentesca di un joker ante litteram, comprendo che l'iperbole potrebbe risultare curiose tuttavia mi pare pertinente, si può anche sorridere a tratti della meschina malvagità del rampante duce. Si finisce per sorridere, spesso amaramente, delle prodezze e della capriole del novello Benito, impettito in abiti eleganti che lo raccontano al meglio ma non lo rappresentano, un mix di modi e fatti che, a mio avviso, circoscrive e racconta con una buona approssimazione le volte mentali, oltre che quelle futuriste, de Mussolini in crescita, un pavido, cinico, spregiudicato carrierista della politica, il conflitto con un D'Annunzio che incarna quella purezza degli inizi della filosofia fascista, quella purezza che man mano viene sporcata dalle azioni spregevoli, dalla sua naturale crescita. La serie "M Il figlio di secolo" ha, secondo me, ha trovato una chiave valida per rappresentare il figlio del secolo ancora non risolto. Forse anche con la possibilità di buttar giù un contributo, non so quanto grande, a risolverlo.
Bee Gees - Odessa (1969)
Odessa è il sesto album in studio dei Bee Gees, un doppio vinile LP pubblicato il 30 marzo 1969, inizialmente con una sontuosa copertina floccata rossa con scritte dorate. Nonostante abbia raggiunto la Top Ten del Regno Unito e la Top 20 degli Stati Uniti, l'album non è stato particolarmente ben accolto, anche se ora è considerato da molti il più significativo degli album degli anni Sessanta del gruppo. Un progetto ambizioso, originariamente concepito come un concept album sulla perdita di una nave immaginaria nel 1899, creò tensione e disaccordi nella band riguardo alla direzione del lavoro; infine, una disputa su quale canzone pubblicare come singolo portò Robin Gibb a lasciare temporaneamente il gruppo. Pubblicato dalla Polydor Records nel Regno Unito e dalla Atco Records negli Stati Uniti, Odessa fu il quarto album del gruppo pubblicato a livello internazionale e il loro unico doppio album di musica originale. Sarebbe stato l'ultimo album a presentare l'incarnazione originale della band e l'ultimo a includere il chitarrista Vince Melouney. L'album include il singolo di successo del 1969 “First of May” (UK n. 6 / US n. 37) e tracce degne di nota come “Lamplight”, “Marley Purt Drive” e “Melody Fair”, quest'ultima presente nella compilation del 1973 Best of Bee Gees Vol. 2. L'album è stato ripubblicato come singolo disco nel settembre 1976, quando è stato riacceso l'interesse per la carriera dei Bee Gees. Da allora l'album ha ottenuto un crescente successo di critica. È stato ripubblicato di nuovo nel gennaio 2009, come set deluxe da tre dischi, ed è incluso in 1001 Albums You Must Hear Before You Die.
Ascolta: album.link/i/1467020922
Come accordare l'orchestra del cloud con i "container"
Buone pratiche per sviluppare applicazioni e servizi in modo sicuro, leggero e scalabile nel settore pubblico
di Daniele Pizzolli e Fabrizio De Rosa, Team Cloud Italia del Dipartimento per la trasformazione digitale
Ogni tecnologia che abilita il cloud ha un ruolo preciso, proprio come gli strumenti in un'orchestra di musica classica. E perché la melodia sia armoniosa e avvincente è necessaria una perfetta coordinazione tra tutti gli strumenti in scena.
Oggi parliamo dei “container”, dei veri e propri contenitori digitali che suonano il loro spartito in modo efficiente e sincronizzato, costruendo applicazioni e servizi in modo sicuro, leggero e scalabile. A dirigere la musica c'è il maestro d'orchestra, ad esempio Kubernetes, che ottimizza le risorse in sicurezza, permettendo ai container di collaborare insieme senza stonature. È necessario che l'orchestra sia ben affiatata per offrire prestazioni adeguate al funzionamento di organizzazioni complesse come le amministrazioni pubbliche italiane.
In questo articolo esploreremo alcuni dei passi fondamentali per l'utilizzo di queste tecnologie, analizzandone i benefici e le differenze principali con il modello di migrazione lift and shift, ovvero il semplice trasferimento di dati e servizi che rimangono dentro macchine virtuali.
I container e le virtual machine
I container sono una tecnologia che consente di allocare e isolare risorse, come ad esempio la memoria volatile (RAM) e la CPU, utilizzando il sistema operativo senza la necessità di coinvolgere l'hardware, diversamente da quanto avviene con le macchine virtuali.
Il fatto che l'isolamento sia ottenuto tramite il sistema operativo rende i container più veloci ad accendersi e a spegnersi, in quanto non c'è bisogno di inizializzare l'hardware (seppure emulato) e avviare tutto il sistema operativo della virtual machine (VM). Queste ultime risultano meno isolate, venendo a mancare la separazione netta a livello di CPU gestita dall'hypervisor, ovvero lo strato di software che gestisce le macchine virtuali dialogando con l'hardware.
Come in altri ambiti dell'informatica, non è tutto o bianco o nero: la distinzione fra container e VM, a seconda delle tecnologie usate, può non essere così evidente.
Da un lato ci sono container gestiti integralmente dal sistema operativo, dall'altro VM con uno strato di sistema operativo così esiguo da essere assimilabili a container.
Come si costruisce un container
La costruzione dell'immagine di un container è molto simile a quella di una VM, ma per fortuna molto più standardizzata. Se le immagini delle VM sono molto differenti a seconda della tecnologia, per i container c'è una buona standardizzazione de-facto nel formato dell'immagine (Image Format Specification), delle configurazioni (Runtime Specification) e la distribuzione degli artefatti (Distribution Specification) portati avanti dall'Open Container Initiative (OCI).
L'immagine di un container si può trovare sia preparata dal fornitore del software o da system integrator di terze parti, che costruita a partire da immagini di base, di norma condivise direttamente dai vari produttori di sistemi operativi all'interno di un processo automatizzato di Continuouos Integration/Continuous Delivery (CI/CD).
Qui è possibile notare le prime differenze sostanziali con le VM. Le buone pratiche per la gestione dei container prevedono che l'immagine sia stateless, ovvero che non porti con sé nessuna informazione specifica legata alla singola istanza (o al singolo deploy, se preferiamo la nomenclatura inglese). Le configurazioni vengono infatti applicate tramite appositi file o variabili d'ambiente al momento dell'inizializzazione e i dati persistenti sono archiviati in appositi volumi o database, o ancora meglio in sistemi di storage e database distribuiti, al contrario di quanto avviene solitamente con i monoliti nelle VM dove software, configurazioni e dati sono accorpati.
L'immagine di un container deve essere quindi costruita per auto-configurarsi alla partenza, cosa fattibile ma non banale in quanto richiede competenze DevOps.
Se la sicurezza riveste un ruolo prioritario, è meglio introdurre nel gruppo di lavoro anche competenze di tipo DevSecOps.
Un' orchestra per migliorare l'ottimizzazione delle risorse
Per eseguire e gestire un'immagine di un container si possono usare vari sistemi, dai più semplici basati su configurazioni più o meno statiche, eseguite all'interno di una VM, fino a sofisticati sistemi di orchestrazione che prevedono il monitoraggio delle risorse, il rilevamento di condizioni di criticità e la scalabilità automatica, spesso offerti come servizi SaaS dai cloud provider.
I sistemi più semplici sono facili da adottare, ma non consentono configurazioni che permettono di operare risparmi in base all'utilizzo di tali sistemi.
I cloud provider mettono a disposizione varie interfacce ed API per gestire il tutto. Il sistema di gran lunga più diffuso è certamente Kubernetes, un progetto Free e Open Source gestito dalla Cloud Native Computing Foundation (CNCF), il direttore d'orchestra dei container. Di solito ogni provider personalizza l'offerta con varie estensioni più o meno aperte o proprietarie.
La base comune di Kubernetes aiuta a ridurre il rischio di lock-in.
Le personalizzazioni dei cloud provider possono rappresentare un vantaggio gestionale, ma talvolta introducono complicazioni. Il campo dei sistemi di container orchestration è in continua evoluzione e ci sono decine di sistemi che rientrano nella definizione. Tra i più noti menzioniamo Docker Swarm e Nomad. Ci sono poi strumenti di gestione dei sistemi di container orchestration, come OpenShift o Rancher o appunto i sistemi messi a disposizione da ogni cloud provider. A volte le differenze fra i sistemi sono minime, a volte sostanziali. Anche in questo campo l'introduzione di automatismi basati su quello che comunemente viene chiamato “intelligenza artificiale” porterà ad ulteriori possibili scelte gestionali.
La complessità gestionale di introdurre un orchestratore di container è ripagata da un aumento della flessibilità, della resilienza, dell'ottimizzazione delle risorse, ottenibile dopo aver conseguito una certa esperienza.
Se tendenzialmente nelle VM che ospitano servizi in produzione l'accensione e lo spegnimento sono eventi rarissimi, di contro i container dovrebbero essere adottati per essere continuamente accesi e spenti oltre a lavorare in parallelo per ottenere quella che viene definita la scalabilità orizzontale
In questo modo il fallimento del singolo non si ripercuote sul sistema, che può anche essere aggiornato velocemente e gradualmente.
Da virtual machine a container
Bisogna partire da un'analisi dell'applicazione che si vuole migrare. Un buon approccio è sintetizzato nel paradigma dei 12 fattori per le applicazioni, o in generale nelle migliori pratiche della containerizzazione, riassunte qui. Di certo alcuni requisiti, come quello di non usare dati locali, potrebbero essere difficili da soddisfare se l'applicazione è un monolite pensato per lavorare direttamente sul filesystem: in questo caso la componente dello storage dell'applicazione andrà completamente ri-fattorizzata.
Fino a che tutte le buone pratiche non saranno soddisfatte, l'applicazione continuerà a vivere in una VM e solo quando raggiungerà la flessibilità necessaria per essere containerizzata potrà essere migrata sui container.
In questo caso sarà utile, parallelamente al processo di ri-fattorizzazione dell'applicazione, ristrutturare l'ambiente di Continuos Integration (CI) e Continuos Delivery (CD) per produrre le immagini dell'applicazione e per testarle automaticamente. Nell'ambiente di CI si possono inserire anche processi di scansione delle dipendenze per vulnerabilità note, sistemi di controllo della formattazione e della percentuale di codice coperto da test, che contribuiscono a migliorare la qualità del codice dell'applicazione e a tenere sotto controllo gli aspetti più visibili della sicurezza. È possibile trovare un esempio delle raccomandazioni della CNCF qui.
Come risparmiare: un esempio pratico
I container sono eseguiti all'interno di VM o direttamente nelle macchine fisiche o all'interno di cluster condivisi messi a disposizione e completamente gestiti dai cloud provider.
Nel caso venga utilizzato un cluster dedicato, al fine di ottenere dei risparmi legati all'uso delle risorse su scale medio/grandi, il sistema di orchestrazione tiene conto delle risorse richieste in tempo reale e rilascia le risorse non necessarie.
Ad esempio, facendo gestire il carico dei nodi ad un sistema di orchestrazione di container, 100 macchine virtuali con un utilizzo medio della CPU del 50% possono essere ridotte a 63, se teniamo come parametro di utilizzo medio della CPU l'80%.
Se viene rilevato un utilizzo medio delle risorse superiore, il meccanismo di autoscaling aggiungerà nuove VM al cluster. La soglia dell'80% è una soglia arbitraria, da valutare di caso in caso, per esempio, bilanciando i tempi di risposta dell'applicazione con la riserva di CPU che si vuole tenere.
Allo stesso modo, è possibile ottimizzare l'utilizzo della RAM e ovviamente bisogna tenere in considerazione anche il picco di richieste alla rete e le richieste verso lo storage.
Dopo aver messo in piedi il sistema e monitorato le prestazioni per un periodo ragionevole, è possibile analizzare i dati per determinare il numero ottimale di VM da mantenere stabilmente, ottenendo risparmi significativi a lungo termine. I picchi di utilizzo, invece, possono essere gestiti con risorse a consumo, riducendo i costi complessivi.
Un'analisi dei costi dovrebbe anche tenere conto della maggiore resilienza del sistema ai guasti o agli attacchi cibernetici.
Quanto costa un'ora di interruzione dei servizi? Quanto tempo ci vuole a ripristinare un sistema basto interamente su VM? Un sistema basato su container, se progettato e gestito correttamente, può garantire un'elevata continuità operativa, riducendo al minimo le interruzioni. Per una disamina più puntuale sull'analisi dei costi rimandiamo al manuale di abilitazione al cloud.
Anomalie e dove trovarle
Quando si collocano diverse applicazioni nello stesso cluster, è importante considerare attentamente la gestione della sicurezza. La gestione dei container segue le buone pratiche: monitora la sicurezza dell'applicazione anche in fase di costruzione dell'artefatto software (build) ed è integrata in un sistema di CI/CD per eseguire un rapido aggiornamento in caso emergessero problematiche, permettendo in questo modo di predisporre una risposta alle minacce in maniera molto efficace. La dinamicità offerta dai container permette anche di adottare paradigmi del tipo “service mesh” dove il traffico stesso fra i microservizi è oggetto di osservazione e analisi. Questo consente una rilevazione delle anomalie e una segregazione degli eventuali componenti malfunzionanti in maniera molto puntuale e precisa rispetto ad un'applicazione servita da un applicativo monolitico eseguito all'interno di una VM.
Cambio di paradigma: da tutto statico a tutto dinamico
La tecnologia dei container porta con sé un radicale cambio di paradigma, dove alla staticità delle VM si affianca la dinamicità dei container. Per questo non è facile pensare ad una transizione fluida da una tecnologia all'altra. Ci saranno necessariamente dei salti da effettuare, ad esempio nel migrare lo storage locale a quello distribuito, che devono essere progettati con attenzione e testati sul campo prima di arrivare in produzione. Allo stesso modo il paradigma *stateless*, dove i container non devono tenere lo stato dell'applicazione cambia l'approccio alla gestione dei dati. Le operazioni di backup e di restore dei dati, così come la gestione degli aggiornamenti nello schema del database, devono essere adattate agli strumenti e alle pratiche della gestione container.
È importante notare che non tutte le applicazioni (o parti di applicazioni) si sposano bene con il paradigma dei container.
In questo caso si deve valutare se l'applicazione possa essere sostituita da un servizio cloud nativo del provider (per esempio nel caso di database) o mantenuto all'interno di una VM.
Il gioco di squadra è (quasi) tutto
Per arrivare a questo traguardo occorre creare un gruppo di lavoro ben affiatato, aggiornato sulle buone pratiche e con gli strumenti giusti a disposizione. La competenza sui container, oggetti molto più leggeri, ma anche effimeri, rispetto alle virtual machine, non si improvvisa. Esistono però innumerevoli risorse, dai tutorial alla documentazione e al materiale dei workshop liberamente scaricabile, fino a corsi e sessioni pratiche su una particolare tecnologia. Il processo di refactoring di un'applicazione per il cloud dovrà necessariamente far riprogrammare i gruppi di lavoro e la loro organizzazione: prima i developer sviluppavano il software e i sysadmin lo installavano manualmente sulle virtual machine.
Oggi con i container tutto deve essere più fluido e integrato per garantire un funzionamento ottimale.
Se non si dispone di molte competenze interne, per alcune tecnologie o framework di programmazione, i cloud provider, o terze parti, mettono a disposizione degli strumenti di valutazione della prontezza (readiness) dell'applicazione al fine di essere migrata da VM a provider, e in alcuni casi il processo può anche essere automatizzato. Tali strumenti possono essere molto potenti, ma di contro sono molto invasivi e non si consiglia di utilizzarli nell'istanza di produzione con i dati reali. Usare il primo strumento che si trova (spesso richiede solo pochi clic) sarebbe equivalente a consegnare le proprie chiavi di casa ad uno sconosciuto che si propone di valutarla per fare una proposta di ristrutturazione. Fidarsi è bene, non fidarsi del tutto è meglio. Prima di un utilizzo effettivo è necessario valutare l'impatto sulla sicurezza che comporta questo accesso privilegiato.
Che si scelga di affidarsi a una squadra interna o al supporto di consulenti e strumenti specializzati, la migrazione ai container rappresenta un passo importante verso sistemi più resilienti e performanti.
Mappare le competenze
I container sono una tecnologia necessaria per stare al passo con i tempi. In questo approfondimento ci siamo focalizzati sui benefici in fase di gestione, ma la loro adozione permette anche di usufruire di ambienti di sviluppo più controllati, insieme a sistemi di test e staging più facili da gestire, abilitando l'adozione di sistemi e architetture orientate ai microservizi.
La tecnologia e l'offerta di servizi, in continua evoluzione, è certamente matura per essere adottata senza controindicazioni nella maggioranza dei casi.
L'effettiva gestione della VM o del cluster sul quale vengono eseguiti i container può essere delegata ad un modello SaaS (Software as a Service) specializzato, a volte chiamato CaaS (Container as a Service), dove si delega la complessa gestione dell'infrastruttura sottostante al cloud provider per focalizzarsi sullo sviluppo dell'applicazione.
La tecnologia ha raggiunto uno stato di standardizzazione tale che, anche se prendessimo decisioni errate per la migrazione a questo modello, comunque riusciremmo facilmente a cambiare i componenti che non soddisfano più le nostre esigenze o il sistema di orchestrazione senza grossi contraccolpi, assicurando così continuità operativa.
Mappare le competenze è il primo passo fondamentale per adottare i container senza troppi timori. Comincia questo percorso leggendo il manuale di abilitazione al cloud.
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Le immagini presenti in questo articolo sono state sviluppate con il supporto dell’Intelligenza Artificiale con l’obiettivo di rappresentare visivamente i temi trattati.
Tratta di esseri umani: afghani, ricercati dal Belgio, arrestati in Italia
Sono stati i carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) ad eseguire tra Bari e Gorizia un Ordine europeo d’indagine, richiesto dall’Autorità giudiziaria del Belgio (Tribunale di Prima istanza di Anversa), accolto dalla procura della Repubblica nei confronti di 2 cittadini afghani, ritenuti responsabili del reato di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di essere umani aggravata. Nei confronti dei due è stato contestualmente eseguito il mandato di arresto europeo.
Questi provvedimenti hanno origine nell’ambito della cooperazione internazionale di polizia presso Europol, che oltre la partecipazione del Ros dei carabinieri, si è avvalsa della Polizia federale del Belgio, la National crime agency del Regno Unito ed altre Forze di polizia europee, finalizzata al contrasto del fenomeno della tratta di esseri umani.
In particolare, l’Operational Task Force costituita si concentra sull’esistenza di gruppi armati organizzati, attivi nel traffico di migranti lungo la rotta balcanica ed attivi principalmente in Serbia e Bosnia Erzegovina. Secondo le accuse delle autorità del Belgio, gli arrestati, sebbene in Italia, sarebbero da considerarsi membri di un’organizzazione transnazionale e coinvolti nel trasferimento dei migranti in vari Paesi europei, in particolar modo verso il Belgio e il Regno Unito. Tutte le attività delinquenziali, oltre ad essere particolarmente violente, venivano spesso documentate con video e/o foto sui principali social network.
Nello stesso tempo, sono stati eseguiti in Belgio e Regno Unito altri provvedimenti cautelari
#trattaesseri umani #mandatoarrestoeuropeo #armadeicarabinieri #ROS #europol #cooperazioneinternazionaledipolizia #belgio #regnounito
Red Hot Chili Peppers - Californication (1999)
Californication è il settimo album in studio della rock band americana Red Hot Chili Peppers. È stato pubblicato l'8 giugno 1999 dalla Warner Bros. Records ed è stato prodotto da Rick Rubin. Californication ha segnato il ritorno di John Frusciante, che era apparso in precedenza in Mother's Milk e Blood Sugar Sex Magik, per sostituire Dave Navarro come chitarrista della band. Il ritorno di Frusciante è stato accreditato per aver cambiato completamente il sound della band, producendo un notevole cambiamento di stile rispetto alla musica registrata con Navarro. Il materiale tematico dell'album incorporava varie allusioni sessuali comunemente associate alla band, ma conteneva anche temi più vari rispetto alle uscite precedenti, tra cui morte, contemplazioni del suicidio, California, droghe, globalizzazione e viaggi. Californication è l'uscita in studio di maggior successo commerciale dei Chili Peppers a livello internazionale, con oltre 15 milioni di copie vendute in tutto il mondo e più di 6 milioni solo negli Stati Uniti. Nel 2002, l'album aveva venduto oltre 4 milioni di copie in Europa. Il disco produsse diversi successi per la band, tra cui “Otherside”, “Californication” e il vincitore del Grammy Award “Scar Tissue”. Californication raggiunse il terzo posto nella classifica Billboard 200 degli Stati Uniti. Il disco segnò un cambiamento significativo nello stile della band: Greg Tate della Rolling Stone notò che “mentre tutti i precedenti progetti dei Chili Peppers sono stati molto vivaci, Californication osa essere spirituale ed epifanico”. Un altro critico, Paul Verna della Billboard, menzionò che l'album fece emergere “il lato più morbido e melodico del gruppo”, al contrario dei loro sei album precedenti.
Ascolta: album.link/i/945575406
Queen - Sheer Heart Attack (1974)
Sheer Heart Attack è il terzo album in studio della rock band britannica Queen, pubblicato l'8 novembre 1974 dalla EMI Records nel Regno Unito e dalla Elektra Records negli Stati Uniti. Allontanandosi dai temi progressivi presenti nei loro primi due album, l'album presentava tracce rock più incentrate sul pop e convenzionali e segnava un passo verso il suono “classico” dei Queen. Fu prodotto dalla band e da Roy Thomas Baker e lanciò i Queen verso la popolarità mainstream nel Regno Unito e in tutto il mondo. Il primo singolo dell'album “Killer Queen” raggiunse il numero 2 nelle classifiche britanniche e fornì alla band la loro prima hit nella top 20 negli Stati Uniti, raggiungendo il numero 12 nella classifica dei singoli di Billboard. Sheer Heart Attack fu il primo album dei Queen a raggiungere la top 20 negli Stati Uniti, raggiungendo il numero 12 nel 1975. È stato riconosciuto per contenere “una ricchezza di eccezionali tracce di chitarra hard rock”. Retrospettivamente, è stato elencato da più pubblicazioni come uno dei migliori lavori della band ed è stato ritenuto un album glam rock essenziale.
Ascolta: album.link/i/1440854178