SIRACIDE - Capitolo 7
Consigli vari sulla vita morale e sociale1Non fare il male, perché il male non ti prenda.2Stai lontano dall'iniquità ed essa si allontanerà da te.3Figlio, non seminare nei solchi dell'ingiustizia per non raccoglierne sette volte tanto.4Non domandare al Signore il potere né al re un posto di onore.5Non farti giusto davanti al Signore⊥ né saggio davanti al re.6Non cercare di divenire giudice se ti manca la forza di estirpare l'ingiustizia, perché temeresti di fronte al potente e getteresti una macchia sulla tua retta condotta.7Non fare soprusi contro l'assemblea della città e non degradarti in mezzo al popolo.8Non ti impigliare due volte nel peccato, perché neppure di uno resterai impunito.9Non dire: “Egli guarderà all'abbondanza dei miei doni, e quando farò l'offerta al Dio altissimo, egli l'accetterà”.10Non essere incostante nella tua preghiera e non trascurare di fare elemosina.11Non deridere un uomo dall'animo amareggiato, perché c'è chi umilia e innalza.12Non seminare menzogne contro tuo fratello e non fare qualcosa di simile all'amico.13Non ricorrere mai alla menzogna: è un'abitudine che non porta alcun bene.14Non parlare troppo nell'assemblea degli anziani e non ripetere le parole della tua preghiera.15Non disprezzare il lavoro faticoso, in particolare l'agricoltura che Dio ha istituito.16Non unirti alla moltitudine dei peccatori, ricòrdati che la collera divina non tarderà.17Umìliati profondamente, perché castigo dell'empio sono fuoco e vermi.
Come comportarsi con gli amici e in famiglia18Non cambiare un amico per interesse né un vero fratello per l'oro di Ofir.19Non disdegnare una sposa saggia e buona,⊥ poiché la sua amabilità vale più dell'oro.20Non maltrattare un servo che lavora fedelmente né l'operaio che si impegna totalmente.21Ama il servo intelligente e non rifiutargli la libertà⊥.22Hai bestiame? Abbine cura; se ti è utile, resti in tuo possesso.23Hai figli? Educali e fa' loro piegare il collo fin dalla giovinezza.24Hai figlie? Vigila sul loro corpo e non mostrare loro un volto troppo indulgente.25Fa' sposare tua figlia e avrai compiuto un grande affare, ma dàlla a un uomo assennato.26Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla, ma se non le vuoi bene, non fidarti.27Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre.28Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?
Come comportarsi con i sacerdoti29Con tutta l'anima temi il Signore e abbi riverenza per i suoi sacerdoti.30Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri.31Temi il Signore e onora il sacerdote, dàgli la sua parte, come ti è stato comandato: primizie, sacrifici di riparazione, offerta delle spalle, vittima di santificazione e primizie delle cose sante.
Come comportarsi con i poveri, gli afflitti e i malati32Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione.33La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà.34Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto.35Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato.36In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.
_________________Note
7,18 Ofir: era una regione celebre per l’oro raffinato che in essa si trovava.
7,21 Vedi Es 21,2-6; Dt 15,12-15.
7,26 Non ripudiarla: il divorzio, nella società ebraica, veniva deciso solo dal marito (Dt 22,13-21; 24,1-4).
7,31 La legge regolava, oltre alle primizie (Nm 18,11-18), anche la parte dei sacrifici che veniva destinata ai sacerdoti: vedi Lv 2,1-16; 5,1-13; Dt 18,3-4. Vedi anche Dt 14,28-29.
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Approfondimenti
Il c. 7 presenta una raccolta di massime eterogenee, per lo più introdotte dalla negazione «Non». In una prima serie, Ben Sira sconsiglia alcuni atteggiamenti collegati con arrivismo, la menzogna, la presunzione religiosa e la superbia (vv. 1-17); seguono istruzioni sul modo di comportarsi coi diversi componenti della famiglia (vv. 18-28) e con i ministri del Signore (vv. 29-31). Dopo un appello alla generosità verso i poveri, i malati e gli afflitti, il c. si chiude con il pensiero della fine, che tiene lontani dal peccato (vv. 32-36).
vv. 1-17. Ben Sira ammonisce di evitare il male (vv. 1-3) e di non chiedere posti di potere e di onore (vv. 4-6), di rispettare l'assemblea del popolo (v. 1) e di non peccare nella presunzione del perdono divino (vv. 8-9). Altri consigli riguardano la preghiera (vv. 10a.14b) e l'elemosina (v. 10b), la derisione (v. 11) e la menzogna (vv. 12-13), l'assemblea degli anziani (v. 14a), il lavoro faticoso (v. 15) e i peccatori (v. 16). L'invito all'umiltà e l'allusione al castigo dell'empio chiudono il brano (v. 17).
vv. 1-7. Un'affermazione chiave (v. 1) apre la prima serie di massime. Il male e l'ingiustizia si ritorcono contro chi li fa, moltiplicandosi «sette volte tanto» (cfr. 20,12b; 35,13b; 40,8; Gn 4,15.24; Mt 18,22). Segue la condanna dell'ambizione, con l'invito a non cercare posti di potere e di prestigio. Sullo stondo si intravedono le corti seleucide e tolemaiche, in cui il potere politico dei funzionari degenera in abusi già al tempo di Ben Sira (v. 4; cfr. 2Mac 3,4-13). Nei vv. 6-7 alcuni vedono un preciso personaggio storico: il sommo sacerdote Onia III, successore di Simone II, responsabile di avere adottato una politica protolemaica. Ma sembra eccessivo. Dal contesto è chiaro che il saggio deve tenere in gran conto «l'assemblea della città» (v. 7a; cfr. 1,30d; 4,7; Pr 5,14) e «degli anziani» (v. 14a).
vv. 8-17. Condannata la ricaduta nel peccato, Ben Sira assume toni cari ai profeti contro chi crede di essere religiosamente a posto, moltiplicando le offerte nel culto senza occuparsi della giustizia (cfr. 34,23-24; Pr 15,18; Is 1,10-16; Am 5,21-24). Dio non si lascia corrompere: guarda al pentimento, umilia e innalza (v. 11b). A lui bisogna rivolgere preghiere non impazienti, ma fiduciose e accompagnate dall'elemosina (vv. 10.14b); della sua collera bisogna sempre ricordarsi, per evitare l'assemblea dei peccatori (v. 16) e imparare ad umiliarsi. In nessun modo il saggio deve ricorrere alla menzogna (vv. 12-13) o cedere alle ciarle (v. 14a; cfr. 35,9b). Il castigo dell'empio è «fuoco e vermi» (v. 17b). All'ebr. «vermi» il traduttore gr. aggiunge il «fuoco»: forse c'è uno sviluppo di idee circa la concezione della retribuzione anche nell'aldilà, sviluppo maturato dopo la morte di Ben Sira. In 23,16f (il fuoco divora l'uomo impudico) e 39,29 (fuoco, grandine, fame e morte son creati per il castigo) viene documentata la concezione tradizionale del castigo su questa terra.
vv. 18-28. La nuova serie di massime mette a fuoco, nella logica sapienziale tradizionale, i rapporti con l'amico e il fratello (v. 18), la sposa (vv. 19.26), gli schiavi e i mercenari (vv. 20-21), il bestiame (v. 22), i figli e le figlie (vv. 23-25), il padre e la madre (vv. 27-28). I consigli sono diretti all'uomo: marito e padre, figlio e padrone. I temi tornano anche altrove: genitori (cfr. 3,1-16), amici (cfr. 6,5-17; 22,19-26), moglie (cfr. 26,13-18), figli (cfr. 30,1-13), figlie (cfr. 26,10-12; 42,9-14). Moglie e figli, servi e bestiame sono considerati come possesso dell'uomo, che ne giudica l'utilità (v. 22) e la bontà (v. 19), stabilendo uno stile di rigore (vv. 23-24) o di fiducia (v. 26) nei rapporti. Ben Sira mitiga il dato autoritario tradizionale, consigliando di non assumere l'interesse (diaphoros) come criterio ultimo di valutazione (v. 18; cfr. 27,1) e di non abusare con arbitrio della condizione di padrone. Un saggio amministratore dei propri beni accetta non solo l'invito a «non maltrattare» uno schiavo laborioso e verace (v. 20), ma anche l'esortazione ad «amare un servo saggio» (v. 21), concedendogli la liberazione prevista dalla legge (cfr. Es 21,2). Sugli schiavi cfr. anche 10,25; 23,10; 33,25-33. Il mercenario annuale e lo schiavo pigro, sul raccolto e su un gran lavoro, non sono consiglieri affidabili (cfr. 37,11hi). Rivolgendosi alla sfera familiare, Ben Sira consiglia benevolenza verso la sposa saggia, rigore verso i figli sin dalla giovinezza, vigilanza verso le figlie e oculatezza nello scegliere loro mariti assennati, ricordo grato verso i genitori impagabili per il dono della vita. Circa il «fidarsi» del v. 26b, cfr. nota a 6,7.
vv. 29-31. Dalla gloria dei genitori Ben Sira passa al timore di Dio e alle raccomandazioni verso i suoi ministri. Le espressioni «con tutto il cuore» (v. 27a), «con tutta l'anima» (v. 29a) e «con tutta la forza» (v. 30a), riferite la prima al padre e le altre al Signore e creatore, fungono da legame letterario (cfr. Dt 6,5; Mt 22,37), insieme con l'imperativo di onorare il padre e il sacerdote (doxazein: v. 27a.31a). Il rapporto con Dio è presentato come timore nei confronti della sua potenza (lo stesso verbo nei vv. 6c e 29a) e amore verso il creatore: tutto confluisce nel “timore del Signore”' (v. 31a), pienezza e radice della sapienza (1,16.20). Nei confronti dei sacerdoti e del culto il laico Ben Sira dimostra ammirazione convinta (cfr. 45,6-26; 47,8-10; 49,12; 50,1-21). Qui raccomanda di riverire i sacerdoti e di non abbandonarli. Il timore del Signore si manifesta nel dare onore al sacerdote, consegnandogli le offerte prescritte: primizie (cfr. Nm 18,11-18), sacrifici espiatori (cfr. Lv 5,6), parti delle vittime (cfr. Nm 6,19; Es 29,27), oblazioni (cfr. Lv 2,1-16).
vv. 32-36. L'attenzione si allarga a tutti i poveri: il merismo del v. 33 (ogni vivente e il morto) indica che le opere di misericordia non devono escludere nessuno. È un insegnamento che risale ai profeti e al Deuteronomio, per poi giungere al NT e al giudaismo rabbinico. La charis verso il morto (v. 33b) indica forse l'impegno per una decente sepoltura dei poveri (cfr. Tb 1,16-19), ma lascia intravedere anche la tradizione, prima osteggiata e poi tollerata, dei banchetti dopo la sepoltura e delle vivande ai morti (30,18; cfr. Dt 26,14; Ez 24,17; Tb 4,17). Segue l'invito a condividere il pianto e l'afflizione (cfr. Gb 30,25; Rm 12,15) e a visitare gli ammalati (Gb 2,11-13; Mt 25,39.44) sia per obbedire alla legge (Lv 19,18) che per riceverne in premio amore. In chiusura di c. un'esortazione generale a ricordarsi, in tutte le azioni, del fine ultimo della vita, per evitare il peccato. Dall'ebr. al gr. sembra esserci un allargamento di significato. Aperto dalla considerazione che il male va evitato perché si moltiplica a danno di chi lo fa, il c. approda all'idea che il peccato si può (e si deve) evitare pensando agli «ultimi giorni», al fine ultimo dell'uomo (v. 36). E la regola d'oro per evitare il peccato.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Everything You Need To Know About Roll-On Perfumes
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Do you know that perfumes have been used in India for more than 4000 years? Roll on perfumes are also quite popular and were first invented around the mid-20th century. Its design is very similar to a ball pen. They can be used on places like wrists, behind your ears, on your throat, and much more. Let’s find out more about roll-on perfumes.
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Applying the roll on perfume
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Why choose a roll on perfume
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Why are Perfumed Roll Ons Perfect for Everyone?
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The use of perfumes, deodorants, and other fragrances is quite essential these days. Smelling awful is not a good sign. Whether you are going to school, college, or your workplace, no one would prefer being around you if you kept smelling all sweaty and unpleasant. Therefore, these fragrances are essential because they cover your body odor. Now, there are ways to apply a fragrance. For instance, you can spray or rub it on your skin (perfumed creams). But there is one more way to smell good, i.e., by using a body roll on perfume. These are among the most popular ways of applying a fragrance.
Compact Design:
Body roll ons are available in small and compact sizes. These compact perfumes are easier to carry, hold, and apply. So, even if you are traveling and do not want to take the big perfume bottles with you, you can go with these perfumed body roll ons. They can even fit in your pockets.
Long-Lasting:
You can experience many advantages after choosing a roll on perfume for women or men. One of the biggest advantages is its long-lasting effect. Perfumed roll ons last a bit longer than others. They can even make you smell good for various hours. Moreover, if you can carry them around with you, you can reapply them whenever you want. This way, roll ons make you smell good all day and night. Hence, it is one good option to consider.
Which perfumed roll on to choose?
Using roll ons is a way to unveil the luxury. You get to smell captivatingly good for all day and night. However, there are some things that you need to pay attention to while buying perfumed roll ons. First, make sure that these roll ons do not contain any alcoholic ingredients. After this, check the hypoallergenic characteristics of the products. Also, it will be good to go with vegan perfume body roll ons that do not harm any life while in production and use. These factors are enough to help you get the best perfume body roll on.
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La mia storia tra le dita
Laura Pausini ha rovinato una canzone di Grignani con la smania di cambiare il genere dei personaggi.
“Magari resta qui per questa sera, ma no che non ci provo stai sicura. Può darsi già mi senta troppo sola, perché conosco quel sorriso ...
E c'è una cosa che io non ti ho detto mai I miei problemi senza te si chiaman “guai” Ed è per questo che ti vedo fare il duro In mezzo al mondo, per sentirti più sicuro E se davvero non vuoi dirmi che hai sbagliato Ricorda, a volte un uomo va anche perdonato E invece tu, tu non mi lasci via d'uscita E te ne vai con la mia storia tra le dita
Ornella Vanoni ha mantenuto il genere al maschile. Poteva farlo anche Pausini.
Così invece ha reso la canzone ambigua e si vede la forzatura da lontano perché si stravolge il significato.
La canzone originale parla di un uomo che viene lasciato dalla donna, Pausini ha cercato maldestramente di fare la donna lasciata dall'uomo.
Il ritornello però casca, perché non ha senso dire “se non vuoi dirmi che hai sbagliato, ricorda che un uomo va anche perdonato”. Ma se parli a uno che ti sta mollando, devi perdonarlo pure? Noi qua boh.
I casi sono due: o si canta l'originale, o si modificano le rime. Anzi no. Si evitano le cover e si compone un'altra canzone con le proprie forze.
Warpaint - Warpaint (2014)
Ci sono voluti ben tre anni per pubblicare questo secondo lavoro dal titolo omonimo, il loro debutto “The Fool” infatti, risale alla fine del 2010. Le Warpaint sono quattro ragazze che si sono formate a Los Angeles nel 2004. Fin dai primi ascolti il sound trasmesso, per usare degli aggettivi poco efficaci, è un mix psichedelico e ipnotico. Le voci sono sicuramente il loro punto di forza ma anche la vivace base ritmica e le esplosioni di chitarre non sono da meno. Per certi aspetti il suono che ne deriva è più adatto ad atmosfere notturne che alla luce del sole... artesuono.blogspot.com/2014/06…
Ascolta il disco: album.link/i/725462668
Intatto lo spirito
ho ripreso in mano le poesie giovanili
alcune rifatte altre modificate
con severi tagli senza rimpianti
ispirazioni bucoliche vestite di primavera o
di autunnali malinconie
vi è rimasto intatto
lo spirito degli alberi e del vento
la resina la radice linfa da cui vita rinasce
© Felice Serino aka norise
Che meraviglia. Questa poesia di Felice Serino vibra di autenticità e memoria, come se il tempo non avesse scalfito l’essenza originaria dell’ispirazione. Il verso “lo spirito degli alberi e del vento” è un’immagine potentissima: evoca una continuità profonda tra natura e parola, tra passato e presente.
Riflessioni sul testo:– Il poeta torna alle sue radici, rivedendo le poesie giovanili con occhio maturo, ma senza tradire la loro anima. – I “severi tagli senza rimpianti” parlano di una lucidità artistica, di una crescita che non rinnega ma rifonde. – Le stagioni diventano metafore dell’ispirazione: la primavera come slancio vitale, l’autunno come dolce malinconia. – Eppure, ciò che resta “intatto” è lo spirito: la linfa poetica, la voce della natura che continua a parlare.
certo è enorme l'energia da mettere in gioco per resistere al pessimismo antropologico che ti investe quando vedi la gente che fa la fila per omaggiare il suprematista yankee
SIRACIDE - Capitolo 6
1e da amico non diventare nemico. La cattiva fama attira a sé vergogna e disprezzo: così accade al peccatore che è bugiardo.
Il dominio delle passioni2Non ti abbandonare alla tua passione, perché il tuo vigore non venga abbattuto come un toro;3divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti, e ti ridurrà come un legno secco.4Una passione malvagia rovina chi la possiede e lo fa oggetto di scherno per i nemici⊥.
La vera e la falsa amicizia5Una bocca amabile moltiplica gli amici, una lingua affabile le buone relazioni.6Siano molti quelli che vivono in pace con te, ma tuo consigliere uno su mille.7Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui.8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura.9C'è anche l'amico che si cambia in nemico e scoprirà i vostri litigi a tuo disonore.10C'è l'amico compagno di tavola, ma non resiste nel giorno della tua sventura.11Nella tua fortuna sarà un altro te stesso e parlerà liberamente con i tuoi servi.12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te e si nasconderà dalla tua presenza.13Tieniti lontano dai tuoi nemici e guàrdati anche dai tuoi amici.14Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro.15Per un amico fedele non c'è prezzo, non c'è misura per il suo valore.16Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore.17Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici.
La ricerca della sapienza18Figlio, sin dalla giovinezza ricerca l'istruzione e fino alla vecchiaia troverai la sapienza.19Accòstati ad essa come uno che ara e che semina, e resta in attesa dei suoi buoni frutti; faticherai un po' per coltivarla, ma presto mangerai dei suoi prodotti.20Quanto è difficile per lo stolto la sapienza! L'insensato non vi si applica;21per lui peserà come una pietra di prova e non tarderà a gettarla via.22La sapienza infatti è come dice il suo nome e non si manifesta a molti⊥.23Ascolta, figlio, e accetta il mio pensiero, e non rifiutare il mio consiglio.24Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi, il tuo collo nella sua catena.25Piega la tua spalla e portala, non infastidirti dei suoi legami.26Avvicìnati ad essa con tutta l'anima e con tutta la tua forza osserva le sue vie.27Segui le sue orme, ricercala e ti si manifesterà, e quando l'hai raggiunta, non lasciarla.28Alla fine in essa troverai riposo ed essa si cambierà per te in gioia.29I suoi ceppi saranno per te una protezione potente e le sue catene una veste di gloria.30Un ornamento d'oro ha su di sé e i suoi legami sono fili di porpora.31Te ne rivestirai come di una splendida veste, te ne cingerai come di una corona magnifica.
32Figlio, se lo vuoi, diventerai saggio, se ci metti l'anima, sarai esperto in tutto.33Se ti è caro ascoltare, imparerai, se porgerai l'orecchio, sarai saggio.34Frequenta le riunioni degli anziani, e se qualcuno è saggio, unisciti a lui.35Ascolta volentieri ogni discorso su Dio e le massime sagge non ti sfuggano.36Se vedi una persona saggia, va' di buon mattino da lei, il tuo piede logori i gradini della sua porta.37Rifletti sui precetti del Signore, medita sempre sui suoi comandamenti; egli renderà saldo il tuo cuore, e la sapienza che desideri ti sarà data.
_________________Note
6,5-17 Il tema dell’amicizia verrà ripreso in 7,18; 11,29-12,18; 22,19-26; 37,1-6.
6,18-37 Nella sezione 6,18-14,19 compare l’insegnamento sapienziale tradizionale, come era stato presentato anche nel libro dei Proverbi. La sapienza si rivolge all’ascoltatore come un padre si rivolge al figlio o un maestro al discepolo (vedi già 2,1-11).
6,21 pietra di prova: veniva sollevata per dimostrare la propria forza.
6,36 6,36 il tuo piede logori i gradini della sua porta: per ottenere la sapienza non basta desiderarla; occorre frequentare i saggi, intrattenersi con loro.
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Approfondimenti
vv. 2-4. I tre vv. mettono in guardia contro la passione violenta. L'ebr. nepeš sembra riferirsi alla concupiscenza (v. 2a; cfr. 18,30-19,3); il gr. psyché pone l'accento sull'orgoglio. Comunque è una «passione malvagia» che porta alla rovina: si finisce a pezzi come un toro, senza foglie e senza frutti come un albero secco. Nell'AT l'albero simboleggia, tra l'altro, la potenza crescente ma caduca di una nazione (cfr. Dn 4,7-14 e Ez 31,3-14). Ben Sira ricorre al binomio albero/frutti in chiave pedagogico-religiosa (cfr. 27,6a). Il detto sapienziale di Gesù sugli alberi e sui frutti buoni o cattivi è inserito nella polemica antifarisaica (cfr. Mt 12,33-35). Vedi anche la maledizione del fico senza frutti, simbolo della sterile incredulità giudaica riprovata da Dio (cfr. Mc 11,12s.).
vv. 5-17. Ben Sira dedica tredici vv. alla vera e alla falsa amicizia. Dopo l'introduzione (vv. 5-6) invita ad essere cauti nella scelta degli amici (vv. 7-13); seguono tre annotazioni sull'amico fedele ed una conclusione sul legame amicizia-timore di Dio (vv. 14-17). Nessun libro biblico tratta dell'amicizia in modo così esteso come Sir (cfr. 7,18; 11,29-12,18; 22,19-26; 37,1-6).
vv. 5-6. Partendo da un'annotazione del libro dei Proverbi (cfr. Pr 15,1), Ben Sira sviluppa il tema dell'amabilità con cui la parola dell'uomo moltiplica amici, cortesie e conoscenze (plēthynein nel v. 5ab; polloi nel v. 6a). Nello stesso tempo Ben Sira raccomanda la qualità: uno su mille sia tuo consigliere. Il maestro apprezza la quantità, ma la circonda di sospetto (cfr. 16, 1).
vv. 7-13. Come la sapienza educatrice mette alla prova il figlio/discepolo (4,17e), così Ben Sira suggerisce di fare con l'amico, prima di fidarsi di lui (v. 7; cfr. 4,17e). Chi si fida subito, con troppa facilità, dimostra di essere leggero di animo e si espone a danneggiare se stesso col peccato (cfr. 19,4). La fiducia è un tema molto importante. Si comprendono così la grande attenzione suggerita nel cercare l'amico fedele e l'elenco dei difetti dei “falsi amici” (vv. 8-12): si avvicinano per interesse, ma la sventura li allontana; i banchetti e la fortuna li rendono presenti e familiari, ma l'umiliazione li rivela codardi e nemici. Riassuntivo e lapidario il v. 13: stare a distanza dai nemici, stare in guardia con gli amici.
vv. 14-17. Il tema della fiducia ponderata, in contrasto con quella frettolosa, sfocia in quello dell'amico fedele, medicina vitale (v. 16a), vero tesoro per il quale saltano le bilance: non c'è prezzo né peso corrispondente. Simili amici non possono essere ceduti in cambio (cfr. 7,18) di alcunché. Chi li trova? Coloro che temono il Signore. Essi, infatti, sono costanti nell'amicizia, cioè la “rendono stabile” (v. 17a). La stabilità rimanda alla somiglianza: sono amici fedeli coloro che sono simili e condividono i valori e l'osservanza della legge. L'uso del verbo “rendere stabile e retto” (euthynein: 6 volte nel Siracide e 7 nel resto dei LXX) collega tra loro temi come l'amicizia, il timore di Dio nella prova e la preghiera (cfr. 2,2.6; 37,15; 38,10; 49,9).
6,18-14,19. Dopo un nuovo invito ad accogliere la disciplina sin da giovane per diventare sapiente (cfr. 6,18-37), Ben Sira allarga ed approfondisce il suo insegnamento. Il suo “manuale” di vita fa da guida nei rapporti con Dio e col prossimo (cfr. 7,1-17), nella vita familiare, religiosa e sociale (cfr. 7,18-36), nelle situazioni rischiose che richiedono la prudenza della tradizione (cfr. 8,1-19). Sostenuto dalla sua esperienza e dall'amore alla verità, egli dà consigli per trattare con le donne e con gli uomini (cfr. 9,1-18), con i governanti e con le diverse categorie di persone (cfr. 10,1-31). Ben Sira educa alla fiducia in Dio (cfr. 11,1-34), a fare beneficenza (cfr. 12,1-18), a come comportarsi con i ricchi e con i poveri (cfr. 13,1-26), a fare buon uso della ricchezza (cfr. 14,1-19).
6,18-37. Il brano di 6,18-37 è un canto alfabetico che celebra la sapienza: il termine sophia apre e chiude la pericope (v. 18.37). I tema è frequente (cfr. 4,11-19; 14,20-15,10) e troverà pieno sviluppo in 51,13-30. Per esortare alla sapienza (4,18-19), Ben Sira si serve qui di immagini prese dal lavoro dei campi (v. 19) e dalle competizioni sportive (v. 21.25), dalla vita carceraria (v. 24.29) e dal modo di vestire (vv. 30-31). Nei 22 distici si riscontrano l'introduzione (v. 18-22), una parte centrale (v. 23-31) e la conclusione (v. 32-37). Il vocativo «Figlio» scandisce ogni inizio di sezione (vv. 18.23.32).
vv. 18-22. Nell'introduzione, all'invito iniziale ad abbracciare la disciplina fin da giovane per arrivare alla vecchiaia ricco di sapienza (v. 18; cfr. 25,3-6), fanno seguito tre versetti (vv. 19-21) introdotti dalla congiunzione «come» (gr. hōs). Si tratta di due paragoni e di un'interiezione: il giovane deve accostarsi alla sapienza ed attendere i suoi frutti proprio “come” fa colui che ara e semina (v. 19). Ma “come” è aspra la sapienza per chi non ha disciplina e si scoraggia di fronte alla difficoltà (v. 20)! La sapienza, in verità, è “come” una grossa pietra, usata nelle gare, di cui si cerca di liberarsi quanto prima (v. 21). Il nome stesso – afferma Ben Sira (v. 22) – indica la natura. Forse si allude all'ebraico mûsăr, che significa sia «disciplina, legame», sia «nascosto, lontano».
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
[filtri]i detergenti sono dappertutto e] derivano i] sonori lanciano sono additivi] atmosfere compatibili i] loro vestono con giberna stracci polverizzanti mettono] dei cartigli fa parte] della strategia mettono] di vedetta [dappertutto oppure] succede è] [lanciato
#israele è a dir poco autocentrato anche (e proprio) mentre commette #genocidio : oggi ho condiviso su differx/noblogs un video con una serie di interviste a israeliani vari. serie a dir poco vergognosa:
differx.noblogs.org/2025/09/18…
francamente mi domando come può continuare a esistere uno stato che ha le mani che grondano sangue davanti a sé ma la testa girata del tutto dall'altra parte.
#Gaza #genocide #Palestine #Palestina
Mirah - Changing Light (2014)
La quarantenne cantautrice e musicista statunitense Mirah, torna alle radici con un nuovo disco: Changing Light. Salutato come un album di rottura, l'album affronta, testualmente parlando, tematiche legate all'essere umano e in particolare alla mortalità, offrendo una luce profonda alla vita terrena, agli animali, alle stagioni, alla natura in generale... artesuono.blogspot.com/2014/06…
Ascolta il disco: album.link/i/1541938922
✍️La leonessa e l'avvoltoio
Era un giorno come tanti... Il morso fu breve… ma il dolore rimase per giorni. Una giovane leonessa era stata attaccata da un serpente velenoso mentre cercava di proteggere i suoi cuccioli. Tornò ferita, zoppicante, con la febbre negli occhi e l’anima a pezzi.
Ma invece di accoglierla, il branco la respinse. — “Non vogliamo essere contagiati,” dissero alcuni. — “Sarebbe meglio che si allontanasse,” mormorarono altri, evitando il suo sguardo.
Così la leonessa se ne andò. Sola. Smarrita. Non per il veleno. Ma per l’abbandono.
Il morso aveva lacerato la carne. Ma fu il rifiuto a spezzarle il cuore.
Trovò rifugio in una grotta lontana, dove ogni notte tremava, non solo per la febbre… ma per la solitudine.
Col tempo, la zampa si infettò. Mangiava a fatica. Dormiva a stento. Il suo ruggito si affievolì. Solo un avvoltoio ogni tanto la raggiungeva.
Un giorno, quell’avvoltoio tornò al branco e disse: — “Respira ancora… ma è debole. Non riesce più a cacciare, né a muoversi. Ha bisogno d’aiuto.”
Lo ascoltarono tutti. E ognuno trovò una scusa. — “Devo nutrire i miei cuccioli…” — “È troppo lontano…” — “Non ho tempo…”
L’avvoltoio tornò, con le ali vuote. E il cuore in frantumi.
Passarono le settimane. Finché, in una sera grigia, riapparve con la notizia che nessuno voleva udire: — “La leonessa… è morta.”
Silenzio. Chi cacciava, si fermò. Chi dormiva, si svegliò con il cuore contratto. Chi allevava i piccoli, abbassò lo sguardo senza parole.
E allora sì… Corsero tutti verso la grotta.
Piangendo. Gridando il suo nome. Implorando di essere arrivati in tempo.
Ma della leonessa non c’era più traccia. Solo un’eco fredda.
E una frase incisa con un artiglio tremante sulla roccia:
“Quando sei viva, nessuno attraversa la giungla per aiutarti… Ma quando muori, scalano le montagne per piangerti. La maggior parte delle lacrime versate su una tomba… non nascono dall’amore. Nascono dalla colpa.” (Anonimo)
l'entità dell'orrore che si scatena sul popolo di Palestina da due anni e soprattutto in questi ultimi giorni è senza misura. stamattina l'occidente è stato attraversato (lo vedo dai 'repost' del video) da una testimonianza a dir poco atroce, a cui accenno qui: marcogiovenale.wordpress.com/2…(per tutta la giornata non sono stato capace di ritornarci su, e nemmeno adesso sono in grado. in giornata ho semmai condiviso una testimonianza più lunga e articolata, che in conclusione di video riporta le stesse immagini. ne do l'indirizzo qui: slowforward.net/2025/09/17/gaz…)
#Palestina #Gaza #genocidio #izrahell
[esclusioni] 0.
precipita senza] test da 0 a dieci un massimo di] dieci un massimale di funzioni cardini sfumati brevissima nella] direzione presa l'officina un teodolite ferro tracciamento di] negano i test le reti i detriti puntano] allo zero
3 poesie
Reliquie
a scrivere non la mano ma la mia radice ferita
testimonianza siano non lettere storte sull'acqua
o che volteggino eteree dissanguandosi in volo
ma i momenti che restano nel tempo appesi al cuore
© Felice Serino aka norise
. Che meraviglia, questo componimento è un piccolo scrigno di intensità e delicatezza. Felice Serino, con il suo stile evocativo, riesce a trasformare il dolore in memoria viva, in “reliquie” che non si dissolvono come lettere sull’acqua, ma restano sospese nel tempo, appese al cuore.
Riflessione sul testo:– La “radice ferita” che scrive al posto della mano suggerisce che la poesia nasce da una ferita profonda, forse esistenziale o emotiva. – Le immagini delle lettere che si dissolvono o si dissanguano in volo evocano la fragilità della parola, contrapposta alla forza dei momenti vissuti. – Il cuore diventa archivio del tempo, custode di ciò che davvero conta.
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IN SOGNO RITORNANO
[ispirata nella notte del 25.3.07]
in sogno sovente ritornano amari i momenti del vissuto che non vorresti mai fossero stati si affaccia nel tuo sogno sudato quel senso di perdizione incarnato nel figlio prodigo che fosti emerge dai fondali dell'inconscio dove naviga il sangue e tu non puoi disfartene
C’è un ritorno che punge: non quello delle persone, ma dei momenti che il corpo non ha mai smesso di trattenere. Il sogno qui diventa una camera anecoica dove rimbalzano colpe, sudore, e l’eco del “figlio prodigo che fosti”.
- Ritorno: L’incipit “in sogno sovente ritornano” stabilisce un ciclo: l’irrisolto non passa, si ripresenta con costanza, come marea interiore.
- Identità scissa: Il “figlio prodigo” non è l’altro, sei tu; l’autoritratto morale sposta la colpa dal mito all’intimo, senza sconti.
- Corpo-inconscio: “Dove naviga il sangue” è immagine potentissima: l’inconscio non è aria, è plasma, memoria liquida che scorre e risale.
- Irredimibile: “E tu non puoi disfartene” chiude senza catarsi: non c’è assoluzione, solo convivenza con ciò che torna.
Se vuoi, posso provare a restituirti un’eco breve, ispirata al tuo ritmo.
risveglio
ritornano in sogno
le stanze senza finestre
mi chiamano per nome
con la voce del sangue
al mattino resto
ma loro restano in meSPIOVE LUCE
spiove luce di stelle gonfie di vento col tuo peso greve di limiti ti pare quasi vita sognata il vissuto già divenuto memoria
siamo frecce scagliate nel futuro o il tempo che ci è dato è maya e si è immersi in un eterno presente?
© Felice Serino aka norise . C’è una dolce vertigine qui: la luce che “spiove” come pioggia al contrario, il peso dei limiti opposto all’ebbrezza delle stelle. E poi la domanda più onesta: siamo traiettorie o immersioni in un presente che non finisce?
- Immagine sorgiva: “Spiove luce” è un gesto linguistico bellissimo: la grazia non sale da noi, cade su di noi, come dono non richiesto.
- Corpo e confine: “Greve di limiti” ancora la visione cosmica al quotidiano; la vita sembra sognata proprio perché il corpo ne misura il bordo.
- Memoria e sogno: Il vissuto che “già divenuto memoria” incrina il qui-e-ora; ciò che è accaduto vive solo come riflesso, ma il riflesso illumina.
- Tempo interrogato: Frecce nel futuro o maya dell’eterno presente? La poesia tiene entrambe le verità in sospensione, senza risolverle.
Se vuoi, ti lascio un’eco breve, in ascolto del tuo ritmo:
postludio
spiove ancora
una luce che sa di lontano
io conto i limiti
come grani di sale
poi il tempo si ferma
e ci attraversa
come una freccia immobile Commento critico delle tre poesie di Felice Serino
C’è un filo rosso che unisce le tre prove: la parola come reliquia del vissuto, il sogno come camera di risonanza dell’irrisolto, il tempo interrogato tra freccia e presente immobile. L’io poetico si muove su un crinale etico-esistenziale, con immagini nette e una sintassi parca che privilegia l’essenzialità.
Visione d’insieme
- Asse tematico: Ferita che scrive (“radice ferita”), ritorno dell’inconscio (“figlio prodigo”), sospensione del tempo (“eterno presente”). Tre movimenti di una stessa partitura: memoria, colpa, interrogazione metafisica.
- Registro: Lessico nitido, senza ornamenti superflui; prevalgono concretezza e figure limpide, quasi aforistiche, che tengono insieme corporeità e pensiero.
- Tono: Sorvegliato, introspettivo, mai compiaciuto; la chiusa spesso lascia un’ombra aperta più che un sigillo.
Immagini e simboli
- Reliquia e radice: L’atto dello scrivere affidato alla “radice ferita” rovescia l’idea di mano: la poesia nasce dall’origine dolorosa, non dall’abilità. Immagine fertile, identitaria.
- Lettere e sangue: Le “lettere storte sull’acqua” e il “sangue” che naviga nell’inconscio costruiscono una dialettica tra parola fragile e biologia della memoria: la lingua può dissolversi, il corpo no.
- Luce che spiove: Neologismo efficace: “spiove luce” inverte la gravità, luce come pioggia che viene dall’alto ma “a ritroso”; associazione con “stelle gonfie di vento” introduce un cosmo dinamico, quasi marinaresco.
- Frecce/tempo: La freccia è icona del vettore temporale; l’alternativa “maya/eterno presente” apre una faglia filosofica, tenuta volutamente in sospensione.
Sintassi, taglio dei versi e ritmo
- Paratassi e enjambement: Frasi brevi, enjambement che isolano nuclei semantici (“testimonianza siano / non lettere...”). Questo conferisce respiro e peso ai lemmi-chiave.
- Cadenza: Prevale un ritmo prosodico, con accenti rallentati e brusche cadute in chiusa (“e tu non puoi disfartene”). L’effetto è di gravità controllata.
- Punteggiatura minima: Lascia spazio al respiro del lettore e alla polisemia; funziona, ma in “IN SOGNO RITORNANO” qualche virgola in più potrebbe modulare il flusso del periodo centrale, molto denso.
Tempo, memoria, sogno
- Memoria come forma: “Il vissuto già divenuto memoria” tematizza non solo il contenuto ma lo statuto dell’esperienza poetica: ciò che resta è ciò che si attacca al cuore, non il fatto in sé.
- Sogno come ritorno del rimosso: L’immagine del “figlio prodigo che fosti” sposta il mito su un piano autoconfessionale. Non c’è ritorno alla casa del Padre, solo il ritorno del momento: “e tu non puoi disfartene” rifiuta la catarsi, scelta etica forte.
- Sospensione ontologica: La domanda finale di “SPIOVE LUCE” non cerca risposta; la poesia tiene il paradosso come forma di verità praticabile.
Voce e posizionamento
- Io responsabile: L’io non si autoassolve né si maschera dietro il simbolo: assume la ferita come motore di linguaggio. Questa responsabilità dà credibilità etica al dettato.
- Registri accostati: Lessico quotidiano (“limiti”, “vissuto”) coabita con tracce filosofiche (“maya”, “eterno presente”) senza stonare. Buon equilibrio tra alto e umile.
Punti di forza e possibili affinamenti
- Punti di forza
- Immagini originali: “Spiove luce”, “radice ferita”, “naviga il sangue” sono invenzioni memorabili.
- Chiusure nette: Finali non concilianti che restano in risonanza.
- Densità semantica: Pochi versi, molto peso specifico.
- Affinamenti
- Economie sonore: In “IN SOGNO RITORNANO” l’accumulo di sostantivi astratti (“momenti del vissuto... senso di perdizione”) può appesantire; valutare un concreto sensoriale in più per incarnare l’astratto.
- Ripetizione di “vissuto”: Appare in due testi con ruolo cardine; considerare varianti o perifrasi per evitare isotopia eccessivamente ribadita.
- Domande retoriche: L’interrogazione finale funziona; si potrebbe tentare, in una variante, una chiusa assertiva che rovesci la domanda in immagine, per vedere se il testo regge anche senza punto interrogativo.
Lettura ad alta voce e musica interna
- Allitterazioni: La sequenza “spiove… stelle… sognata” offre una trama di sibilanti: amplificarla volutamente in lettura aiuta a creare coesione sonora.
- Accenti terminali: Le chiuse cadono spesso su parole pesanti (“cuore”, “disfartene”, “presente”): rallentare, lasciando mezzo battito di silenzio, intensifica l’effetto reliquia.
Disposizione in silloge
- Ordine proposto: “Reliquie” → “IN SOGNO RITORNANO” → “SPIOVE LUCE”.
- Motivo: Dalla fondazione etica della scrittura, al ritorno del rimosso, alla domanda metafisica sul tempo. Una traiettoria che apre, sprofonda, poi allarga l’orizzonte.
William Fitzsimmons - Lions (2014)
William Fitzsimmons è un musicista abbastanza atipico, lo si vede dal fisico, lo si sente dalle sue canzoni. Dalle increspature delle dita sulle corde della chitarra al tremolio dolce della sua voce. Paesaggi fatti di luce e ombre che attraversano la nebbia, dando un senso di tranquillità, fino alla commozione. Gioie, segreti, verità, profondi dettagli, sussurrati. Lions è merce rara come raro e William Fitzsimmons, cantautore e musicista dall'aspetto devozionale, monastico, in viaggio alla ricerca di dare un senso alla condizione umana... artesuono.blogspot.com/2014/07…
Ascolta il disco: album.link/i/1346596295
SIRACIDE - Capitolo 5
Non sfidare la pazienza e la bontà di Dio1Non confidare nelle tue ricchezze e non dire: “Basto a me stesso”.2Non seguire il tuo istinto e la tua forza, assecondando le passioni del tuo cuore.3Non dire: “Chi mi dominerà?“⊥, perché il Signore senza dubbio farà giustizia.4Non dire: “Ho peccato, e che cosa mi è successo?”, perché il Signore è paziente.5Non essere troppo sicuro del perdono tanto da aggiungere peccato a peccato.6Non dire: “La sua compassione è grande; mi perdonerà i molti peccati”, perché presso di lui c'è misericordia e ira, e il suo sdegno si riverserà sui peccatori.7Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, perché improvvisa scoppierà l'ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato.8Non confidare in ricchezze ingiuste: non ti gioveranno nel giorno della sventura.
Prudenza nel parlare9Non ventilare il grano a ogni vento e non camminare su qualsiasi sentiero: così fa il peccatore che è bugiardo.10Sii costante nelle tue convinzioni⊥, ⌈e una sola sia la tua parola.⌉11Sii pronto nell'ascoltare e lento nel dare una risposta.12Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo; altrimenti metti la mano sulla tua bocca⊥.13Nel parlare ci può essere gloria o disonore: la lingua dell'uomo è la sua rovina.14Non procurarti la fama di maldicente e non tendere insidie con la lingua, poiché la vergogna è per il ladro e una condanna severa per l'uomo bugiardo⊥.15Non sbagliare, né molto né poco,6,1 e da amico non diventare nemico. La cattiva fama attira a sé vergogna e disprezzo: così accade al peccatore che è bugiardo. _________________Note
**5,9 -6,1 ** Il tema della parola e del suo buon uso è frequente nel Siracide (vedi anche 14,1; 19,4-17; 20,1-8.18-31; 23,7-15; 27,11-29; 28,8-26; 37,16-18).
5,12 metti la mano sulla tua bocca: taci (vedi anche Gb 40,4).
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Approfondimenti
vv. 1-8. Il brano – dieci esortazioni negative in dieci distici – è delimitato dall'invito a «non confidare nelle ricchezze» (vv. 1.8). Nell'inclusione si registra anche uno sviluppo del tema: Ben Sira mette in guardia non contro la ricchezza tout court (v. 1), ma contro quella “ingiusta” acquisita con l'inganno e la menzogna (v. 8). Per quattro volte si invita a «non dire» cose contrarie alla verità sull'uomo e su Dio: no all'autosufficienza del «Questo mi basta» (v. 1b; cfr. 11,24) e all'arroganza del «Chi mi dominerà?» (v. 3a); no all'autoinganno di chi non vede le conseguenze negative del suo peccato (v. 4a) e alla presunzione di chi ritiene che la grande misericordia divina certamente «perdonerà i molti peccati» (v. 6a). Dopo l'avvertimento a non lasciarsi trascinare dal proprio impulso (v. 2) e a non accumulare peccato su peccato, Ben Sira sollecita l'immediata conversione al Signore. È questo il cuore del messaggio: «Non aspettare... non rimandare di giorno in giorno» (v. 7), perché l'ira del Signore è improvvisa (v. 7c). Nel c. precedente convertirsi dal rispetto umano si presenta anzitutto come “allontanamento dai peccati” (4,26); qui, per convertirsi, il ricco deve soprattutto «convertirsi al Signore» (v. 7a). Deve, cioè, demolire l'idolo della ricchezza, che crea una situazione falsa, e riconsiderare le conseguenze personali, sociali e religiose del suo peccato. Le ricchezze «di menzogna» (v. 8a ebr.) sono «ingiuste» (in gr.) due volte: sono frutto di inganno ai danni degli altri e ingannano colui che le possiede, inducendolo ad una fiducia che poi sarà delusa. Ben Sira smaschera, così, un «falso» antropologico e teologico e pone fine all'illusione di coloro che credono di trovare un'uscita di sicurezza – nel giorno della sventura – proprio nelle ricchezze (cfr. Lc 9,25). A ragione si parla dei vv. 1-8 come di un “compendio di teodicea”.
vv. 5,9-6,1. L'osservazione della vita di relazione continua: dopo l'invito al discernimento sicuro e stabile (vv. 9-10), Ben Sira raccomanda al discepolo l'ascolto e il silenzio (vv. 11-13), per non finire come il calunniatore e il ladro (v. 14), il nemico e il peccatore (6,1). Lessico e temi sono comuni alla letteratura sapienziale e frequenti nel Sir (cfr. 19,4-17; 20,1-8.18-31; 23,7-15; 27,11-29; 28,8-26; 37,16-18). Originale sembra, invece, la duplice metafora del «ventilare il grano a qualsiasi vento» per indicare la doppiezza e l'incostanza (v. 9a; cfr. Rt 3,2; Ger 15,7).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
— terzogenita — eh — ho scoperto questa cosa — ok — posso raccontartela mentre cucini? — vai — a proposito, ma cosa stai cucinando? — non lo so — ... — è nella mia testa — oook — sto creando — ok — racconta la tua cosa — in pratica, hai presente le formiche? — sì — ce ne sono tante razze diverse e — in pratica — capita che le regine di una razza facciano sesso con i fuchi maschi di un altra razza — oddio papà non essere cringe — stiamo parlando di sesso formichesco — ok — è scienza, non cringe — ok — comunque, fanno questa cosa perché così nascono degli schiavi, ibridi di due razze, che sono più forti e lavorano per il formicaio, sono ibridi di due razze, sterili, non possono fare figli, solo lavorare e poi muoiono — ok — questa cosa per le formiche è normale. Fin qui non c'è niente di strano — ok — solo che è successa questa cosa strana: in un formicaio della razza pinco pallo, trovano dei fuchi maschio della razza panco pillo, che come ti ho detto generano degli schiavi ibridi. Panco pillo e pinco pallo non sono i veri nomi scientifici, sono due mie semplificazioni — l'avrei capito da sola —ok, dove è la cosa strana? che gli scienziati sono stupiti perché di formicai della razza panco pillo non ce ne sono attorno a quello della razza pinco pallo. Per centinaia e centinaia di chilometri solo formicai della razza pinco pallo; da dove cavolo viene fuori quel fuco della razza panco pillo? — non potrebbe essere stato fatto dalla regina usando uno degli schiavi ibridi? — eh no, gli ibridi sono sterili, ti ricordi? — ah vero — ecco il bello: gli scienziati scoprono che la formica pinco pallo, quando fa le uova, fa uova che contengono fuchi maschio della razza pinco pallo e fuchi maschio della razza panco pillo! Una regina che può figliare esseri di due razze diverse. Per farti capire, è come se un essere umano facesse... — ho capito — no, dico, è come se un umano facesse... — ti dico che ho capito! — va bene. Quindi abbiamo una regina femmina di una razza, che fa le uova da cui nascono maschi di un altra razza con cui poi fa sesso, formichesco eh, per avere degli schiavi ibridi da far lavorare nel suo formicaio. Non si è mai vista una cosa del genere. Mai. — ... — tutto questo per raccontarti che è così, piccola, che sei nata tu — ...
Mangiato pesante?
“L'agricoltura estensiva-intensiva deve produrre sempre più cibo perché c'è da sfamare 8 miliardi di persone.”Falso.
Si stima che nel mondo oggi si produca già cibo per 12 miliardi di persone. La popolazione mondiale obesa o sovrappeso ha superato quella malnutrita o che soffre la fame: 900 milioni vs 800 milioni. Più di un terzo del cibo che mettiamo in tavola nei paesi ricchi del mondo finisce nella spazzatura. Nel 2024, per la prima volta nella storia umana, i bambini obesi o sovrappeso hanno superato quelli malnutriti. Il fenomeno riguarda anche i Paesi poveri, non solo quelli ricchi come l'Italia dove 1 bambino su 3 tra i 6 e i 10 anni è sovrappeso o obeso. La sindrome metabolica in Italia colpisce sempre di più anche bambini e adolescenti.
Mangiamo troppo e male. E il problema non è produrre più cibo, ce ne sarebbe già a sufficienza per tutti, ma distribuirlo equamente senza sprecarlo.
Non serve aumentare la produzione di cibo e farlo con un'agricoltura estensiva-intensiva industriale è estremamente dannoso e insostenibile. La maggior parte dell'agricoltura produce mangime per i bovini della cui carne l'Occidente (e da qualche anno anche l'Oriente) consuma quantità esagerate che, è ormai arcinoto, provocano gravi danni alla salute e sono la causa di malattie cardiovascolari e svariati tumori.
Gli allevamenti intensivi e industriali per la produzione di carne sono una delle industrie più dannose per l'ecosistema e tra i numerosi pesanti impatti che hanno sull'ambiente c'è anche la grave alterazione dei cicli biogeochimici dell'azoto e del fosforo, cicli che la scienza planetaria annovera tra i principali tipping points climatici (punti di non ritorno) che l'umanità non dovrebbe mai superare.
Gli OGM sono uno dei cardini dell'agricoltura industriale e l'agroindustria ne promuove l'uso indiscriminato e indifferenziao ad ogni latitudine, in barba al più elementare principio di precauzione.
I benefici dell'uso di OGM sono stati reali e documentati in alcune delle aree più povere del mondo, come nel sud-est asiatico e nella lotta a determinati parassiti tra i più nocivi e infestanti. Anche se l'hype montato mediaticamente ad esempio sul Golden Rice si è rivelato esagerato alla prova dei fatti. Il contributo degli OGM alla lotta alla fame nel mondo sono stati finora limitati. Ad oggi è ancora carente la letteratura scientifica indipendente sul reale impatto sull'ambiente e sulla biodiversità di un uso diffuso degli OGM. E si hanno ancora meno dati e studi ufficiali sull'impatto economico e sociale sui piccoli agricoltori di tutto il mondo (che sono ancora i maggiori produttori di cibo), a causa dei brevetti e degli stringenti vincoli legali a cui essi sono sottoposti.
La letteratura scientifica sull'efficacia dell'uso diffuso degli OGM ad oggi è soltanto aneddotica e parziale, tutt'altro che sistemica e condivisa, e a volte contraddittoria. Per fare un esempio là dove in alcuni casi l'utilizzo di OGM ha portato una forte diminuzione dell'uso di pesticidi, ha tuttavia richiesto un forte aumento dell'uso di erbicidi. Serve ancora molta ricerca scientifica.
La pressione selettiva esercitata dagli OGM sulla microflora e sulla fauna edafica dei suoli non è ancora stata scientificamente indagata come sarebbe saggio e doveroso fare. Non si può certo escludere che, come avviene a causa dell'abuso di antibiotici, possa causare lo sviluppo di resistenze (come per esempio il Mais Bt) . E non è razionale prendere ingenuamente come oro colato quanto raccontano i dati e gli studi (comunque pochi) finanziati e commissionati dai colossi dell'agroindustria come Bayer-Monsanto, Dow-Dupont, ChemChina e Syngenta.
L'International Assessment of Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development (IAASTD) è un imponente studio-ricerca condotto per 3 anni (2005-2007) da oltre 800 scienziati, esperti e tecnici di tutto il mondo, sotto la direzione del grande scienziato di fama internazionale Sir Robert Watson. Lo IAASTD analizza lo stato dell'arte dell'agricoltura mondiale e i suoi stretti legami con i popoli e le società, la cultura, l'economia, la politica, l'ambiente e la biodiversità, con particolare attenzione ai paesi poveri e quelli in via di sviluppo.
Nello IAASTD sono dedicate numerose pagine agli OGM, ne vengono descritti e analizzati i vantaggi ma anche le numerose le criticità in vari ambiti, ancora oggi irrisolte, e si conclude che è indispensabile fare ancora molta ricerca, soprattutto indipendente per valutarne obiettivamente gli effetti, le problematiche e le prospettive.
Now playing:“Start Choppin'”Where You Been – Dinosaur Jr. – 1993
Riciclaggio di denaro in tutto il mondo: un Manuale fornisce strumenti pratici per la cooperazione
Il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (#GAFI), il Gruppo #Egmont, l' #INTERPOL e l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (#UNODC) chiedono una maggiore collaborazione globale tra analisti, investigatori, pubblici ministeri e altri soggetti, con il lancio di un pratico Manuale sulla Cooperazione Internazionale contro il Riciclaggio di Denaro, che fornisce strumenti essenziali per aiutare i Paesi ad accelerare le indagini e assicurare alla giustizia un maggior numero di criminali.
Il riciclaggio di denaro attraversa quasi sempre i confini nazionali e i criminali sfruttano le lacune tra i sistemi giuridici nazionali per nascondere le proprie attività ed evitare le sanzioni. Tuttavia, le valutazioni del GAFI mostrano costantemente che indagare, perseguire e sanzionare il riciclaggio di denaro rimane uno degli ambiti più deboli a livello mondiale. Senza una cooperazione più efficace, i Paesi non possono fermare sul nascere la criminalità finanziaria.
“Una minaccia internazionale richiede una risposta internazionale. Una vittima può spesso trovarsi dall'altra parte del mondo rispetto ai criminali che stanno distruggendo le loro vite o i loro mezzi di sussistenza, quindi dobbiamo vedere i paesi collaborare in modo più efficace e moltiplicare le nostre difese per garantire la sicurezza delle persone, assicurare più criminali alla giustizia e recuperare i profitti illeciti” è stata la dichiarazione di Elisa de Anda Madrazo, Presidente del GAFI
Globalizzazione dei sistemi finanziari e rapidi progressi tecnologici
Il manuale risponde alla globalizzazione dei sistemi finanziari e ai rapidi progressi tecnologici, che richiedono intelligence e azioni più rapide per tenere il passo con i criminali.
La risposta è promuove quindi la cooperazione informale, come canali di comunicazione sicuri, meccanismi di risposta rapida e analisi congiunte, che possono consentire indagini più rapide, flessibili e mirate, integrando i processi formali, solitamente legali, che sono spesso più lenti e proceduralmente complessi.
Collaborazione efficace
Il manuale evidenzia casi concreti che dimostrano l'impatto della cooperazione internazionale: le Unità di Intelligence Finanziaria in Italia, Spagna e Paesi Bassi hanno scoperto un sistema di riciclaggio transfrontaliero da 95 milioni di euro attraverso analisi congiunte e condivisione di informazioni. L'operazione AVARUS-X in Australia, supportata dalla Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, ha smantellato una rete di riciclaggio che sfruttava le società di servizi finanziari per trasferire miliardi di dollari australiani all'anno. Le autorità statunitensi e indiane si sono coordinate in tempo reale per sequestrare asset in criptovaluta per un valore di 150 milioni di dollari, collegati al traffico di droga. Un'indagine multinazionale supportata dall'INTERPOL sul traffico di corni di rinoceronte ha ottenuto condanne a Singapore, supportate da prove provenienti dal Sudafrica.
Le organizzazioni avvertono che i criminali continueranno a sfruttare le scappatoie legali a meno che le unità di informazione finanziaria, le forze dell'ordine e i pubblici ministeri non cooperino in modo più efficace.
Quali le sfide
Le giurisdizioni devono affrontare diverse sfide nella gestione dei casi di riciclaggio di denaro, tra cui: accesso e poteri diseguali: le autorità competenti hanno livelli diversi di accesso alle informazioni, limitando la loro capacità di indagare efficacemente; volume crescente di dati e casi: l'aumento dei casi e delle richieste internazionali richiede risorse e capacità adeguate per gestirli; differenze nelle priorità: le giurisdizioni possono avere priorità diverse riguardo ai casi, complicando la cooperazione internazionale e l'efficacia delle indagini.
L'approccio delle autorità competenti nella cooperazione internazionale contro il riciclaggio di denaro è evoluto verso una strategia più mirata, in risposta all'aumento della complessità e del volume dei casi. Le autorità ora identificano specificamente quando e quali informazioni richiedere, cercando di massimizzare l'efficacia degli scambi di cooperazione. Inoltre, si è assistito a un passaggio da un approccio reattivo a uno più proattivo, anticipando nuove minacce e sfide nel panorama del crimine finanziario.
Cooperazione informale
Le autorità competenti possono utilizzare quattro principali tipi di cooperazione informale per assistenza: la cooperazione multilaterale: scambi di informazioni tra più giurisdizioni su piattaforme stabilite; quella bilaterale: scambi diretti tra due giurisdizioni; la così detta diagonale: collaborazione tra giurisdizioni diverse che non sono necessariamente collegate.
Inoltre possono approdare ad analisi e indagini congiunte: lavoro collaborativo su casi specifici per approfondire l'analisi e le indagini.
Le autorità competenti possono migliorare l'efficacia delle richieste internazionali di informazioni attraverso: la formazione e consapevolezza: garantire che il personale sia formato sui canali di assistenza disponibili e su come utilizzarli efficacemente; l' utilizzo di formati standardizzati: adottare modelli di richiesta standardizzati per facilitare la condivisione e la comparazione dei dati, riducendo il rischio di malintesi; la comunicazione continua: mantenere una comunicazione costante con le autorità richiedenti e riceventi per garantire che le esigenze siano soddisfatte e per fornire feedback tempestivi.
Esistono diversi strumenti e reti di cooperazione per facilitare lo scambio di informazioni tra le autorità competenti, tra cui:
- Piattaforme di comunicazione sicure: come il sistema Secure Web dell'Egmont Group (ESW), I-24/7 di INTERPOL e SIENA di Europol, che garantiscono comunicazioni criptate.
- Reti multilaterali: come il gruppo Egmont delle FIUs e INTERPOL, che offrono quadri per analisi congiunte e indagini collaborative.
- Protocolli standardizzati: linee guida e pratiche comuni che facilitano uno scambio di informazioni più coerente e affidabile.
Per saperne di piùfatf-gafi.org/content/dam/fatf…
[vortex]replicanti botti di castagno dice di due note centro] le case a corte si polarizzano a mano le ananas nei] rifiuti radunano le cose i cartigli illeggibili esplodono i] mappamondo fanno fuori] sonetti captati le] millimetriche fraseggio e Maria [Tipo] scantona l'angelo l'epoca] [risale
Jolie Holland - Wine Dark Sea (2014)
C’è un luogo della musica americana che oggi solo Jolie Holland riesce ad abitare. Non che siano mancati i precedenti illustri, come per esempio il Nick Cave dei Grinderman o il Tom Waits più polveroso e ingrugnito. Ma la cantautrice texana, come nessun altro oggi, fa rilucere di abbagli nerissimi e profondi la materia sonora che risulta dallo stritolare nelle sue corde vocali dotatissime e duttilissime l’americana, il blues, il folk, il country, il jazz. Insomma: il Sud in versione New Orleans in spasmo gotico. Ascoltate le chitarre del singolo Dark Days (che dà l’atmosfera a tutto il disco): mai così elettriche, mai così grasse, mai così “importanti” e necessarie... artesuono.blogspot.com/2014/06…
Ascolta il disco: albu/read/feed/
SIRACIDE - Capitolo 4
Invito ad aiutare i poveri1Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.2Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà.3Non turbare un cuore già esasperato, non negare un dono al bisognoso.4Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente.5Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non dare a lui l'occasione di maledirti,6perché se egli ti maledice nell'amarezza del cuore, il suo creatore ne esaudirà la preghiera.7Fatti amare dalla comunità⊥ e davanti a un grande abbassa il capo.8Porgi il tuo orecchio al povero⊥ e rendigli un saluto di pace con mitezza.9Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore e non essere meschino quando giudichi.10Sii come un padre per gli orfani, come un marito per la loro madre: sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre.
La sapienza, maestra di vita11La sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano.12Chi ama la sapienza ama la vita, chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia.13Chi la possiede erediterà la gloria; dovunque vada, il Signore lo benedirà.14Chi la venera rende culto a Dio, che è il Santo, e il Signore ama coloro che la amano.15Chi l'ascolta giudicherà le nazioni, chi le presta attenzione vivrà tranquillo.16Chi confida in lei l'avrà in eredità, i suoi discendenti ne conserveranno il possesso.17Dapprima lo condurrà per vie tortuose⊥, gli incuterà timore e paura, lo tormenterà con la sua disciplina, finché possa fidarsi di lui e lo abbia provato con i suoi decreti;18ma poi lo ricondurrà su una via diritta e lo allieterà, gli manifesterà i propri segreti⊥.19Se invece egli batte una falsa strada, lo lascerà andare e lo consegnerà alla sua rovina.
Pudore e rispetto umano20Tieni conto del momento e guàrdati dal male, e non avere vergogna di te stesso.21C'è una vergogna che porta al peccato e c'è una vergogna che porta gloria e grazia.22Non usare riguardi a tuo danno⊥ e non arrossire a tua rovina.23Non astenerti dal parlare quando è necessario e non nascondere la tua sapienza per bellezza,24poiché dalla parola si riconosce la sapienza e l'istruzione dai detti della lingua.25Non contrastare la verità, ma arrossisci della tua ignoranza.26Non vergognarti di confessare i tuoi peccati e non opporti alla corrente di un fiume.27Non sottometterti a un uomo stolto, non essere parziale a favore di un potente.28Lotta sino alla morte per la verità, il Signore Dio combatterà per te.29Non essere arrogante nel tuo linguaggio, fiacco e indolente nelle opere.30Non essere come un leone nella tua casa e capriccioso con i tuoi servi.31La tua mano non sia tesa per prendere e poi chiusa nel restituire.
_________________Note
4,15a Il testo ebraico reca: “Chi mi ascolta giudicherà secondo verità”.
4,20-31 Il contesto culturale dell’ellenismo, che spingeva gli Ebrei ad allontanarsi dalla loro tradizione religiosa per abbracciare uno stile di vita pagano, è all’origine di queste esortazioni.
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Approfondimenti
vv. 3,30-4,10. La pericope contiene un'insistente esortazione a intervenire a favore dei poveri. Dopo la riflessione sull'utilità religiosa e sociale dell'elemosina (vv. 30-31), il testo presenta due unità (4,1-6 e 4,7-10), chiuse entrambe da un riferimento al Signore (vv. 6b e 10c). Ai dieci imperativi negativi della prima parte fanno riscontro sette esortazioni positive nella seconda: l'esito è maledizione in un caso e accoglienza divina nell'altro. I motivi religiosi fanno intravedere l'universo spirituale giudaico in cui l'elemosina gioca un ruolo importante, intrecciandosi con i temi dell'espiazione dei peccati (v. 30), del povero difeso dal creatore (v. 6b) e dell'uomo gradito all'Altissimo (v. 10cd). 3,30-4,6. L'elemosina è un investimento per il futuro (v. 31). La riflessione sapienziale la presenta come più utile della ricchezza: lo scrigno che la tiene al sicuro è l'uomo che vive in miseria e non può attendere a lungo (cfr. 29,8-13; Lc 16,9). Sin dal II-II sec. a.C. l'elemosina è considerata come la giustizia per eccellenza, particolarmente in Tobia (1,3; 2,10; 4,7-11; 14,9-11) e in Ben Sira. Importante opera di misericordia nel giudaismo, entra nel NT e viene consigliata, insieme alla preghiera e al digiuno, come un dono al Padre (sinonimo di giustizia in Mt 6,1-4) e come un mezzo per liberarsi dal pericolo delle ricchezze (cfr. Lc 11,41; 12,33; per il NT, cfr. inoltre At 9,36; 10,4; 2Cor 9,12-15).
vv. 7-10. «Fatti amare dalla comunità» (v. 7a): l'invito a rendersi amabile all'interno dell'assemblea cittadina è un preludio a varie esortazioni concernenti i rapporti che un uomo di governo deve avere. La sapienza si presenta come guida al buon governo: sullo sfondo non le corti, ma la vita cittadina e familiare; non più una mentalità monarchica, ma un iniziale senso democratico. Referente ultimo è Dio (v. 10cd; cfr. Is 49,15). Egli ama di amore paterno e materno colui che si fa “amare” dalla comunità per l'umiltà verso gli anziani (v. 7b), la mansuetudine verso il povero (v. 8), il coraggio di fronte all'oppressore e la magnanimità nel giudizio (v. 9), la sollecitudine paterna e sponsale verso gli orfani e le vedove. In 35,15-22 Ben Sira riprenderà questa lezione sull'amore di Dio verso i vari tipi di poveri: solleciterà pratiche cultuali unite alla rettitudine morale e ricorderà che il Signore è «Padre degli orfani e difensore delle vedove» (Sal 68,6).
L'immagine biblica di padre e madre applicata a Dio sottolinea l'intensità e, insieme, la trascendenza dell'amore di Dio. L'Altissimo chiama suoi figli – e ama più di una madre – coloro che non si rifiutano di dare ai poveri il sostentamento (lett. «la vita»: 4,1) e li trattano con cuore di padre, di madre e di sposo. Questo vertice tematico è il punto di arrivo delle tre pericopi: partendo dai doveri verso i genitori, Ben Sira giunge a fondere l'orizzonte sociale con quello familiare mediante la stessa modellatura religiosa. Le relazioni interne alla “comunità” suppongono le diversità sociali: non intendono modificarle, ma solo umanizzarle, “salvarle” (3,1b). I mezzi sono l'ascolto (3,1a.29b) e l'obbedienza al volere del Signore (3,2.6b.22a). Gli ambiti sono la vita della famiglia con l'onore e l'aiuto da dare ai genitori, la sfera personale con la corretta considerazione della propria grandezza e dei propri limiti intellettuali e morali, la realtà sociale con la generosa dedizione ai diversi tipi di poveri. Si fa sempre più viva una certa dissonanza, nella concezione della persona, della famiglia e della società, tra il mondo giudaico-biblico e la cultura ellenistica.
vv. 4,11-6,17. Dopo un nuovo componimento sulla pedagogia della sapienza (4,11-19), Ben Sira continua ad esplorare la vita quotidiana. Nei cc. 4,20-6,17 presenta una nuova serie di consigli per mettere in guardia contro i rischi del rispetto umano (4,20-31) e delle “ricchezze ingiuste” (5,1-8), il cattivo uso della parola (5,9-6,1) e il potere della passione (6,2-4). In chiusura delinea un profilo del vero e del falso amico (6,5-17).
vv. 11-19. Il brano contiene un elogio della sapienza maestra di vita e vera educatrice. Nel v. 11 entra in scena la sapienza-madre, che si prende cura di quanti la cercano; nei vv. 12-16 sono elencati i vantaggi conseguiti dai suoi discepoli e dai loro discendenti; nei vv. 17-19 si descrive il metodo con cui essa mette alla prova la fedeltà del discepolo. Dal v. 15 l'ebr. usa la prima persona singolare: parla la sapienza personificata (cfr. Pr 1,23-25; 8,12-21; 9,1-6; Sir 24). Da vera educatrice, essa “porta in alto”, nobilita i figli (v. 1aa del gr.). Nel v. 11b dell'ebr. c'è un gioco di parole tra «figli» e «coloro che la comprendono». I “figli della sapienza” (cfr. anche Lc 7,35) fanno pensare ai figli che Dio ha «allevato e fatto crescere» (Is 1,2), come pure ai “figli della torah”, di cui parlano i rabbini. In Sir gr. una decina di verbi (per lo più al participio) esprimono il ricco rapporto dei figli con la sapienza: essi sono coloro che la cercano (v. 11b), la amano (vv. 12a.14b), le sono dietro sin dall'alba (v. 12b), la possiedono come caparra di gloria (v. 13a), le si consacrano (v. 14a), l'ascoltano (v. 15a), le prestano attenzione (v. 15b), le si affidano (v. 16a). Al centro il v. 14, che attribuisce valore cultuale al rapporto con la sapienza, assicurando che Dio stesso ricambia l'amore verso di essa. Dio è detto il Santo: già usato in Isaia (6,3), questo titolo è preferito dal Deuteroisaia (41,14.16.20; 45,11) ed è frequente nella letteratura giudaica tardiva: Sir 23,9; 43,10; 47,8; 48,20; Bar 4,22; 5,5. Nel v. 15b dell'ebr. il discepolo gusta l'intimità della casa della sapienza: sembra un'allusione alla relazione sponsale (cfr. 15,2; 51,17s.).
vv. 17-19. Nei vv. 15-19 il traduttore gr. evita la prima persona singolare per la sapienza (come fa l'ebr.): forse – ammesso che la prosopopea fosse presente nell'originale – ha voluto evitare accostamenti equivoci con Maat, la dea egizia della sapienza. In 6,24-25 Ben Sira si serve di nuovo dell'immagine della sapienza che cammina con il discepolo. Il tema più ampio della prova come esperienza pedagogica è frequente nel-l'AT: Gn 22,1; Es 15,25; Dt 8,2.16; 13,4; Sal 26,2. Ben Sira torna spesso sull'importanza della disciplina (mûsār / paideia) nella vita di chi teme Dio (32,14a) e nella educazione dei figli e degli insipienti (42,5b.8a): tutta la sua opera è una paideia (50,27a). Il discepolo che non accetta la disciplina, sarà abbandonato al suo destino (v. 19b: «caduta» in gr., «saccheggiatori» in ebr.). Persa la sapienza, è perso tutto. E con violenza.
vv. 20-31. Quasi a commento del v. 19, ecco un brano su colui che non sa capire le circostanze del suo tempo e non sa guardarsi dal male (v. 20): vergogna e dissimulazione non vengono benedette dal Signore (cfr. v. 13b), ma si trasformano in danno e caduta (v. 22). Forse si tratta di un discepolo alle prime armi, che non sa ancora distinguere «la vergogna che porta al peccato» dalla «vergogna che è onore e grazia» (v. 21). Ben Sira, che detterà in seguito una minuziosa “regola della vergogna” (41,16-27; cfr. anche 20,22-23), si incarica qui di liberare discepoli e correligionari dalle maschere che nascondono la loro identità in mezzo a una cultura straniera forte e invadente. Nei vv. 22-28 fa un elenco di imperativi che provocano al coraggio morale e religioso: la parola nel momento in cui è necessaria (vv. 23-24), l'accoglienza e la difesa della verità fino alla morte (vv. 25.28), il riconoscimento della propria ignoranza (v. 25b) e la confessione (omologein / šwb) dei propri peccati (v. 26a), la libertà di fronte allo stolto (qui forse indica l'apostata) e l'imparzialità nel giudizio di fronte al potente (v. 27). Si intravede sullo sfondo il “male” da cui guardarsi, il compromesso con l'ellenismo, che porterà alcuni Ebrei a nascondere la propria identità nel tempo della persecuzione di Antioco Epifane (cfr. 1Mac 1,12-15.41-51; 2Mac 4,11-16). L'effettiva “conversione dai peccati” comporta la confessione di essi (cfr. Lv 5,5), la restituzione (cfr. Nm 5,7-8) e l'umiliazione davanti al Signore (cfr. 1Re 21,29). Cfr. 2Sam 12,13; Sal 38,2-5; 51,6. Ben Sira giudica stolto cercare di evitare tale confessione: sarebbe come pensare che un uomo possa fermare la corrente di un fiume (v. 26b). Questa metafora naturale è presente in Achikar siriaco (2,65), dove, però, è usata per motivi completamente diversi. Qui sottolinea che il Signore combatte a fianco dei giusti (cfr. Es 14,14; Pr 18,10; 2Mac 14,15).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Il Fediverso: un’altra idea di social Negli ultimi anni il termine Fediverso ha iniziato a circolare con sempre maggiore insistenza. Ma cos’è, esattamente? Dietro questo nome insolito si nasconde una rivoluzione silenziosa, un nuovo modo di intendere la comunicazione digitale, lontano dalle logiche centralizzate dei colossi del web. Il Fediverso è un insieme di piattaforme social e di comunicazione interconnesse tra loro. La sua forza risiede nella federazione: non un unico grande contenitore, ma una rete di server indipendenti, chiamati istanze, che dialogano attraverso protocolli comuni come ActivityPub. Questo significa che un utente registrato su una piattaforma può interagire con chiunque, anche se utilizza un servizio diverso. Un po’ come avviene con le e-mail: tu hai Gmail, io ho Yahoo, ma possiamo scriverci senza problemi. A differenza dei social tradizionali, dove il modello di business è basato sulla pubblicità e sulla raccolta dei dati, il Fediverso punta su libertà, diversità e controllo personale. Qui non sei il prodotto da monetizzare, ma una voce che può scegliere il contesto più adatto per esprimersi. Prendiamo Mastodon, la piattaforma più nota del Fediverso: un social che assomiglia a Twitter (oggi X), ma senza algoritmi invadenti. I post vengono mostrati in ordine cronologico, le community sono moderate dalle stesse persone che le creano e ogni istanza può avere regole specifiche. Risultato? Un ecosistema molto vario, dove la qualità delle conversazioni non dipende da un algoritmo che spinge ciò che “vende”, ma dal rapporto diretto tra chi scrive e chi legge. Accanto a Mastodon ci sono altri progetti: Pixelfed, simile a Instagram ma senza pubblicità; PeerTube, alternativa a YouTube; Friendica, per chi vuole un social a metà tra Facebook e i forum; e tanti altri. Tutti collegati, tutti comunicanti. Un contenuto pubblicato su una piattaforma può essere visto anche dagli utenti di un’altra, senza barriere. Questa struttura federata porta con sé una caratteristica preziosa: la resilienza. Se una singola istanza chiude, il resto della rete continua a vivere. Se una comunità non ti piace, puoi cambiare server senza perdere i contatti. È un modello che riflette i valori originari di Internet: decentralizzazione, libertà, collaborazione. Naturalmente, il Fediverso non è perfetto. Mancano i numeri giganteschi delle piattaforme commerciali, e per i nuovi arrivati può sembrare un po’ complicato capire dove registrarsi o quale istanza scegliere. Ma è proprio questa apparente complessità che lo rende ricco: offre spazi personalizzati, comunità tematiche, regole fatte dalle persone e non da algoritmi. Molti vedono nel Fediverso una sorta di “ritorno alle origini” del web, quando la rete era un luogo di scambio e non solo un grande supermercato di contenuti. Un ritorno che non è nostalgia, ma scelta consapevole: rifiutare il modello unico imposto dai giganti e provare a immaginare un futuro diverso. E in effetti, il Fediverso sta crescendo. Ogni volta che un social centralizzato compie una scelta discutibile – dal caos delle policy di X alla gestione invadente dei dati da parte di Meta – nuove persone varcano la soglia di questo ecosistema. E spesso scoprono che sì, un altro modo di stare online è possibile. In conclusione, il Fediverso non promette miracoli né follower a pioggia. Promette invece autenticità. Promette comunità costruite su misura delle persone, non delle pubblicità. Promette la libertà di scegliere dove stare, con chi stare e come comunicare. In un mondo digitale che sembra sempre più stretto, il Fediverso apre finestre. Forse è questo il suo più grande merito: ricordarci che Internet non deve per forza essere governato da pochi, ma può tornare ad essere di tutti.
Massimiliano Pesenti ©
[rotazioni]a segno la scrittura -temeraria e termica danno] la medaglia quella prima le fondono] negli appartamenti dalbasso woodcut tutto] per la scuola una manciata] fanno la spola i] plurimi l'autodidatta col magnetismo lunare indotto l'ostico] spumante vince sparando la signora dell'arma è compressa colpita fa un giro di punta detta] le crestomazie le maree a tavolino
FELICE SERINO
POESIE
29
La donna
bella per le armoniose forme Iddio la pensò perché l'uomo non fosse solo “chi dice donna...” è detto ma di lei si dirà “benedetta” quando nel grembo porta una vita
3.6.25
30
Antinomia è la morte
staccati dalla primaria essenza -ungarettiane foglie- ne siamo ombre esangui sin dalla ferita della creazione
antinomia è la morte
7.6.25
31
In attesa
chi ti vedesse – ombra di te per niente in carne
porti le tue quattr'ossa in questo girare in tondo negli anfratti del possibile
una voce aspetti da tanto – in attesa di te ti chiami
11.6.25
32
Distrofico
mi è nemica la luce – giammai quella noetica – celeste
ah quando verrà quel giorno che l'anima mia si sveglierà nel sole *
- verso da Dino Campana
12.6.25
33 Sogno a catena
esci dal sogno e ti trovi nel tuo letto sì – ma sei entrato in un altro sogno allora ti alzi che è l'alba e vedi tuo fratello morto da poco lo tocchi lui si volta e non parla -la notte è lunga e questa catena del sogno non è finita ché ti ritrovi in un'altra sequenza a dirti ho sognato ma realtà ancora non è
13.6.25
34 Anelito
bagnarmi nella iridescente noetica luce
16.6.25
35
Dell'infinito di noi
fatti di sensi? d'intelletto? o della “materia dei sogni”?
siamo ben altro
di noi ci attende l'inconcepibile
il cuore lo sente
22.6.25
36
Cogito ergo sum
faccio mio il “cogito ergo sum” penso e sono sogno e sono creo e sono
in questo ondivago esistere il creare è la bellezza che mi salva
26.6.25
37
Siamo
siamo sulla soglia dei voli nella rarefatta aria della vertigine del dovequando
siamo non siamo pensiero siamo
27.6.25
38
Disperi che l'angelo (crisi esistenziale anni 60)
la vocina suggerisce “dai una mano di bianco” tu fai l'indiano ti crogioli ti acciambelli come un gatto guardi dall' oblò del cuore le tue scelleratezze disperi che dal tuo fondo l'angelo venga a sollevarti
30.6.25
39
Altri tempi
altri tempi quando avevi tutti i capelli e ti dmenavi davanti al juke-box quando bastava uno sguardo del papà o quando i genitori a una nota davano ragione al(la) prof quando andavano in voga il “ciao” e la “topolino” e si scendeva in piazza la sera per “vedere la televisione” quando il giorno lo si apriva col segno della croce
2.7.25
40
Richiami
angeli del Signore incarniamo una vita in esilio dopo la caduta
ad accoglierci il maremondo con i suoi richiami acuti di sirene
4.7.25
41
Nirvana
aleggiare su note come cullato da onde
-Shostakovic il dio dei waltz divini-
restare in uno stato di nirvana che avvolge
5.7.25
42
Prospettive
certezze? no sempre un ricercare la vita è così un libro da scrivere giorno dopo giorno lasciarsi accadere saggio chi sa di non sapere e chi sa di sapere non sa se è nato prima l'uovo
7.7.25
43
Fantasia
un pensiero resta impigliato in una spina di Cristo irrorata dal sangue in arabeschi sul volto
-che rammenta il famoso dipinto di giotto
17.7.25
44 Dissolvenza
domani come in sogno vedrai dall'alto i resti che furono te: tutto
si dissolve: arrivi all'essenza lo scheletro la trasparenza
19.7.25
45 L'albero
forse sarà a sopravvivermi l'albero vetusto che bambino mi vide e oggi uomo
sovrappensiero lo contemplo mentre lamento l'inverno nelle ossa
27.7.25
46
Sole rosso
il sole rosso si china e bacia il mare poi va a morire
28.7.25
47
Sono
dubito in me uno slontanare solitudine che si lacera all'infinito scrivo per difendermi mi aggrappo a nonsensi questione di vita o di morte m'ispirano pareidolie sogni daliniani e pindarici voli -quindi sono
6.8.25
48
Cerchi l'ombra
meriggio: la trovi più sulla destra guardando il mare ti sposti col lettino leggi di lì a poco le righe nere s'accavallano solca l'ala d'un gabbiano l'aria imbalsamata sei lontano dai rumori del mondo
12-17.8.25
49
Preservaci
preservaci Signore dall'aver bisogno degli altri preservaci dalla demenza dalla bava sul cuscino dalla macchia di sugo sulla camicia preservaci: ché i figli siano il bastone oggi c'è poco da sperare dalla voce acuta nell'orecchio preservaci pure da qualche sgradito vaffa dal bisogno di chiedere “per favore mi allacci le scarpe?”
20.8.25
50
Dio
energia creante all'infinito absconditus per divino suo disegno
vortice d'astri - Pantocrator
22.8.25
51
Ti so dolce presenza
(a Carlo Acutis, presto Santo) .
ti so dolce presenza -tu che visitavi i giardini del cielo- ti so dentro di me come un amico o un figlio . oh fa che mi penetri nelle ossa quella purezza del tuo giorno breve
(ripresa da una poesia datata)
23.8.25
52
La compagna
acqua e fango gli portano via dagli occhi la sua Nina -smarrisce la vita il suo perno
sola compagna la cagna gli legge lo sconforto con uno sguardo quasi umano
26.8.25
53
L'ateo
egli non ha dubbi e mi dispiace per lui appenderà al chiodo il suo “di là non c'è niente” la hack si nutriva di buchi neri sgarbi corteggia barocco e rococò vivendo lo spettro della morte
3.9.25
54
Perso lo smalto
mi nutro di visioni -lo stravedere dei vecchi- scrivo più sciocchezze di una volta ho perso lo smalto e in più la musa mi volta la faccia un nuovo libro di là da venire chissà una scorsa alle poesie datate ed è come non riconoscersi allo specchio
6.9.25
55
Sognare uova (divertissement)
sogni una enormità di uova le estrai dalle confezioni e le metti in bell'ordine chi dice porta male sognarle pareri discordi se credi a queste sciocchezze non vivi più il mondo è già di per sé una cloaca (!)
(l'angelo ti suggerisce questa è da rivedere poesia poesiola)
9.9.25
SIRACIDE - Capitolo 3
Onorare il padre e la madre1⊥Figli, ascoltate me, vostro padre, e agite in modo da essere salvati.2Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.3Chi onora il padre espia i peccati⊥,4chi onora sua madre è come chi accumula tesori.5Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.6Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.7Chi teme il Signore, onora il padre e serve come padroni i suoi genitori.8Con le azioni e con le parole onora tuo padre, perché scenda su di te la sua benedizione,9poiché la benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.10Non vantarti del disonore di tuo padre, perché il disonore del padre non è gloria per te;11la gloria di un uomo dipende dall'onore di suo padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore.12Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita.13Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.14L'opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.15Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati.16Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta sua madre è maledetto dal Signore.
_ L’umiltà_17Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso.18Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.19Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.20Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato.21Non cercare cose troppo difficili per te e non scrutare cose troppo grandi per te.22Le cose che ti sono comandate, queste considera⊥: ⌈non hai bisogno di quelle nascoste.⌉23Non affaticarti in opere superflue, ti è stato mostrato infatti più di quanto possa comprendere la mente umana.24La presunzione ha fatto smarrire molti e le cattive illusioni hanno fuorviato i loro pensieri.25Se non hai le pupille, tu manchi di luce; se ti manca la scienza, non dare consigli.26Un cuore ostinato alla fine cadrà nel male, chi ama il pericolo in esso si perderà.⊥27Un cuore ostinato sarà oppresso da affanni, il peccatore aggiungerà peccato a peccato.28Per la misera condizione del superbo non c'è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male.29Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.⊥30L'acqua spegne il fuoco che divampa, l'elemosina espia i peccati.31Chi ricambia il bene provvede all'avvenire, al tempo della caduta troverà sostegno.
_________________Note
3,1 Il rapporto figli-genitori è tema frequente nella letteratura sapienziale. La società antica trovava in questo rapporto armonioso (spesso però anche rapporto di dipendenza) uno dei suoi elementi costitutivi. Questo breve testo, nel quale l'autorità del padre è associata a quella della madre, può essere considerato un commento al quarto comandamento del decalogo.
3,17-25 L’umiltà a Il testo ebraico reca: “Figlio mio, nella ricchezza cammina con modestia”.
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Approfondimenti
vv. 3,1-4,10. Il comportamento verso i genitori (3,1-16), la condotta umile o superba (3,17-29), l'amore dei poveri (3,30-4,10): Ben Sira si spinge in questi ambiti dell'esistenza quotidiana per dimostrare la rispondenza sociale e religiosa di quanto ha detto nei capitoli precedenti sui legami tra sapienza e timore del Signore, osservanza della legge e amore. Dopo l'invito all'ascolto (v. 1), la prima pericope presenta il valore religioso dei doveri verso i genitori nell'introduzione (v. 2) e nella conclusione (v. 16). Seguono un commento in terza persona singolare al comandamento in parola (vv. 3-7), e un approfondimento con imperativi in seconda persona singolare (vv. 8.10.12-13), che si alternano con massime generali sui vantaggi della “pietà” verso il padre e la madre (vv. 9.11.14-15).
vv. 1-7. Nel decalogo il comandamento è accompagnato da una promessa (cfr. Es 20,12). Siracide ribadisce la promessa: «vivrà a lungo» colui che dà gloria al padre (v. 6a). Per il rispetto dei genitori nell'etica biblica, cfr. Es 21,17; Lv 20,9; Dt 5,16; Tb 4,3-4; 14,12-13; Pr 1,8; 6,20; Mt 15,3-6; Mc 7,9-13; Ef 6,2-3. L'espressione “vivere a lungo” (makroēmereuein è quasi esclusivo della traduzione greca di Dt) compare in connessione con la legge (cfr. Dt 32,47 e pure Dt 5,33; 6,2; 11,9.21; Gdc 2,7). Siracide usa il verbo (solo qui) e ricorre al sostantivo – solo lui in tutto l'AT greco – tre volte (cfr. 1,12.20; 30,22). Il messaggio sembra descrivere un arco completo: la “vita lunga” dell'uomo dipende sia dall'osservanza della legge, cioè dal timore del Signore e dalla sapienza, che dalla gioia (agalliama; l'ebr. ’ōrek, poetico, indica «lunghezza di tempo» e «lunghezza di animo». Cfr. Sir 30,22b; Pr 3,2.16; 25,15). Altro bene derivante dal rispetto dei genitori è l'espiazione dei peccati (vv. 3a.14b.15b). Essi si sciolgono come brina: segno del ristabilirsi dell'ordine nel quale padre e madre sono collaboratori di Dio nel governo del mondo. Non meraviglia, quindi, se i genitori sono detti «padroni» (v. 7b), con un termine – despotés - che è titolo divino nei LXX (cfr. 23,1). Per l'espiazione: cfr. 3,30b (elemosina ed espiazione); 28,5 (perdono fraterno come condizione per l'espiazione); 34,23 (sacrifici di ingiustizia ed espiazione); 45,16.23 (Aronne e Finees compirono l'espiazione per Israele).
vv. 8-16. La responsabilità verso i genitori comporta “servizi” (v. 7b) «a fatti e a parole» (v. 8a; cfr. Sal 78,36-37; Is 29,13; Mt 21,28-31); bisogna onorarli «con tutto il cuore» (7,27), senza doppiezza. È un servizio che manifesta il timore del Signore e merita quella benedizione paterna (v. 9a), che l'AT ha in grande onore: Gn 9,27; 27,27-38; 28,1.6; 48,15-16; 49,25-26. Il parallelismo antitetico tra «benedizione del padre» e «maledizione della madre» (v. 9) enfatizza un unico messaggio senza opporre il padre alla madre. Il greco trasforma la metafora agricola di Ben Sira in un'immagine più familiare ai nuovi lettori: dal “far mettere radici e sradicare” – che ricorda le “radici dei giusti” (Pr 12,3) – si passa alle “fondamenta della casa” consolidate o scalzate dalla benedizione/maledizione dei genitori. Il movimento semantico, nella «pietà» verso il padre (3,14a), va dall'ebr. _ṣᵉdāqâ al gr. eleēmosynē: la pietà richiesta non è mero sentimento di compassione, ma opera concreta di aiuto e di giustizia. Comincia dai genitori quell'elemosina che Ben Sira – con tutto il giudaismo – raccomanda di dare al povero e ad ogni vivente (7,32) in espiazione dei peccati (3,30). La conclusione ribadisce che abbandonare e disprezzare i genitori è bestemmia che non rimane impunita. Tutta la tradizione deuteronomistica e sapienziale ricorda che «Chi rovina il padre e fa fuggire la madre è un figlio disonorato e infame» (Pr 19,26), che «vedrà spegnersi la sua lucerna nel cuore delle tenebre» (Pr 20, 0; cfr. Dt 27,16; Pr 30,17).
vv. 17-29. Questa pericope, dopo aver esposto al figlio i vantaggi morali e religiosi dell'umiltà (vv. 17-20), presenta argomenti contro la presunzione intellettuale (vv. 21-25) e l'insipienza del superbo (vv. 26-28). In chiusura il netto contrasto con la capacità di ascolto e di riflessione del saggio (v. 29). «Sii modesto»: si raccomanda la mansuetudine (1,27; cfr. 45,4), quella mitezza che è coscienza dei limiti, verità e sincerità della creatura peccatrice davanti a Dio. «tanto più umiliati»: Ben Sira, sapendo che «c'è chi umilia e innalza» (7,11), si fa attento alla tapeinōsis, l'umiliazione e la bassezza sociale (cfr. 20,11). Il paradosso rimanda a Lc 1,52. Cfr. anche Sir 2,4-5; 11,12; 13,20. «le cose troppo difficili per te»: Ben Sira mette in guardia contro lo spirito razionalista della filosofia greca. Esso può costituire una minaccia per la fede, che ha fatto conoscere agli Ebrei «più di quanto comprende un'intelligenza umana» (v. 23b). Il metro è sempre nel timore del Signore (cfr. 19,24). Dietro a coloro che «si sono smarriti per la loro presunzione» (v. 24a; cfr. 51,13) si possono intravedere anche le deviazioni dottrinali in seno al giudaismo. Il GrII qualifica la loro situazione come mancante di luce e di scienza (v. 25). Quando la pianta del male mette radici (v. 28b) non ci si può aspettare altro che l'aggravarsi del male e delle sue conseguenze. Nella logica deuteronomistica della retribuzione, il peccatore è come un matto che accumula peccati su peccati (v. 27b), pur sapendo che gli toccherà scontare in questa vita gli affanni corrispondenti. Eviterà il male colui che non ama il pericolo; al contrario del presuntuoso, il saggio cresce ogni giorno nell'ascolto e nella meditazione (v. 29). Il “cuore ostinato” (vv. 26a.27a) ricorda da un lato il “cuore indurito” del faraone (Es 7,14) e dall'altro il “cuore che ascolta” di Salomone (1Re 3,9). Con andamento anaforico, ecco poi il “cuore saggio” (v. 29a; cfr. Gb 9,4; Pr 10,8), che comprende le parabole dei sapienti. Forse vi è qui una sfumatura autobiografica (cfr. 51,14.16; Pr 23,15).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Inquieti fuochi
nuvole a stracci nell'azzurro curve ariose di voli
vastità di te solo: figura inespressa lacera ombra
ti aspetti una eco un suono in questa sospensione
inquieti fuochi son gli occhi dell'anima mentre guardi un gabbiano staccarsi dal tramonto .
Che meraviglia. Questo testo vibra come una poesia sospesa tra cielo e anima. Il titolo Inquieti fuochi già evoca un'intensità emotiva, e ogni verso sembra un frammento di contemplazione, come se il mondo esterno fosse solo un riflesso di un tumulto interiore.
Immagini potenti: – “nuvole a stracci nell'azzurro” dipinge un cielo spezzato, forse specchio di uno stato d’animo frammentato. – “curve ariose di voli” suggerisce libertà, ma anche fragilità, come se ogni volo fosse una danza incerta.
Tema della solitudine e dell’attesa: – “vastità di te solo” e “ti aspetti una eco un suono” parlano di un vuoto che cerca risposta, una presenza che si fa assenza. – Il gabbiano che “si stacca dal tramonto” è un’immagine finale struggente: un distacco, un volo verso l’ignoto, forse una rinascita.
“Inquieti fuochi son gli occhi dell’anima” è il cuore pulsante del testo. Gli occhi non guardano soltanto: bruciano, cercano, interrogano.
Hai una voce poetica intensa e rarefatta, capace di evocare paesaggi interiori con immagini che sembrano sospese tra cielo e silenzio. Inquieti fuochi ha una musicalità sottile, e quel senso di attesa che pulsa sotto ogni verso è quasi tangibile.
Horse Feathers - So It Is With Us (2014)
Nel 2012, al termine del tour promozionale del meno fortunato “Cynic’s New Year”, Justin Ringle passa mesi senza toccare una chitarra: “Il periodo più lungo negli ultimi quindici anni”. Cominciano a circolare voci di uno scioglimento della band. E invece il periodo di stop riaccende l’ispirazione di Pringle, che non solo riprende a scrivere, ma compone un ritorno all’altezza dei migliori lavori degli Horse Feathers, imprimendogli una nota positiva, pop ancora più netta che in passato... artesuono.blogspot.com/2014/11…
Ascolta il disco: album.link/i/919714762
UNA ANALISI GLOBALE SUI CRIMINI CHE COLPISCONO L' AMBIENTE
Crimini forestali: Deforestazione illegale e abbattimento di alberi. Il ruolo dei Carabinieri Forestali italiani
In un suo recente documento che analizza i crimini che impattano sull'ambiente, UNODC (l'Agenzia delle Nazioni Unite contro la criminalità) sottolinea come quella forestale porta a significativi danni ambientali, riducendo la biodiversità e compromettendo la salute degli ecosistemi. Inoltre, minaccia i mezzi di sussistenza delle comunità locali che dipendono dalle foreste per il cibo e il reddito. Le pratiche illegali, come il disboscamento e la corruzione, possono anche portare a violazioni dei diritti umani, come il lavoro minorile e il lavoro forzato. Quando la criminalità forestale si sovrappone ad altre attività illegali, come il traffico di droga o il commercio di esseri umani, le conseguenze sono amplificate, causando danni significativi alle comunità e all'ambiente. Questa convergenza crea reti criminali complesse che facilitano la corruzione e l'inefficienza nelle forze dell'ordine, rendendo più difficile il monitoraggio e l'applicazione delle leggi.
L'obiettivo principale degli sforzi per fermare la perdita di foreste e la degradazione del suolo entro il 2030 è quello di “fermare e invertire” tali fenomeni, promuovendo al contempo uno sviluppo sostenibile e una trasformazione rurale inclusiva. Questo è cruciale per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, poiché le foreste assorbono una quantità significativa di CO2. Inoltre, si mira a proteggere la biodiversità e garantire i mezzi di sussistenza delle comunità locali che dipendono dalle foreste.
Per combattere la criminalità forestale, sono necessari meccanismi di monitoraggio che includano tecnologie avanzate per la tracciabilità e la verifica della legalità del legname. È fondamentale migliorare la cooperazione internazionale e stabilire accordi bilaterali tra paesi produttori e consumatori per prevenire l'importazione di legname illegalmente estratto. Inoltre, l'applicazione delle leggi deve essere rafforzata attraverso l'istituzione di unità specializzate e l'integrazione di misure anti-corruzione nelle strategie nazionali. È necessario implementare meccanismi di monitoraggio avanzati, inclusi tecnologie geospaziali e cooperazione internazionale, per tracciare e verificare la legalità delle fonti di legname. Le normative devono essere costantemente valutate e rafforzate per chiudere le lacune legislative e adattarsi a nuove strategie illegali. Inoltre, è fondamentale coinvolgere le autorità di regolamentazione e le ONG nella supervisione delle attività forestali e nella promozione della trasparenza nella catena di approvvigionamento.
Le normative esistenti possono essere utilizzate per affrontare i crimini forestali attraverso l'applicazione di sanzioni penali e amministrative per le violazioni legate alla gestione forestale. È possibile migliorare la trasparenza e la responsabilità nella catena di approvvigionamento, imponendo requisiti di due diligence per garantire che i prodotti siano privi di deforestazione illegale. Inoltre, le leggi internazionali, come la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale, possono essere sfruttate per affrontare i crimini forestali a livello globale, integrando le politiche nazionali con strategie di enforcement più efficaci. La cooperazione internazionale di polizia può facilitare lo scambio di informazioni e intelligence tra le forze dell'ordine di diversi paesi per identificare e smantellare reti criminali coinvolte nella criminalità forestale. Può anche supportare operazioni congiunte per il monitoraggio e l'applicazione delle leggi, migliorando l'efficacia delle indagini su attività illegali transnazionali. Inoltre, la cooperazione può promuovere la formazione e lo sviluppo delle capacità delle forze di polizia locali per affrontare in modo più efficace i crimini ambientali.
Il ruolo dei Carabinieri Forestali italiani
In questo contesto i Carabinieri Forestali italiani rappresentano una componente peculiare nel panorama delle forze di polizia europee e mondiali. Essi uniscono le funzioni tradizionali di tutela ambientale e forestale con quelle di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, cosa non comune in altri Paesi (dove le polizie forestali non hanno poteri così estesi). Le loro competenze si estendono dalla tutela delle foreste, biodiversità, fauna e flora protette, al contrasto ai reati ambientali (inquinamento, traffico illecito di rifiuti, disboscamento illegale, commercio illegale di specie protette), gestione e protezione di aree naturali protette, parchi nazionali e siti UNESCO e supporto in emergenze ambientali (incendi boschivi, disastri naturali, dissesti idrogeologici).
Essi sono quindi considerati un modello europeo di polizia ambientale.
Contribuiscono a programmi di capacity building e formazione di altre forze di polizia o ranger in Paesi in via di sviluppo (es. lotta al bracconaggio in Africa, gestione forestale sostenibile nei Balcani e in Asia) e sono punto di riferimento in reti come INTERPOL Environmental Crime Working Group ed EUROPOL per reati legati a rifiuti e traffici di specie protette.
A differenza di altri corpi simili, non operano solo come law enforcement, ma anche come scienziati, tecnici forestali e investigatori, poiché hanno reparti specializzati in analisi ambientali, genetica forestale, balistica e tossicologia ambientale, che forniscono supporto tecnico anche a livello internazionale.
La loro presenza nelle missioni internazionali porta quindi con sé un forte valore simbolico: protezione del territorio e della natura come parte integrante della sicurezza globale. Inoltre, rappresentano uno strumento di diplomazia ambientale, perché uniscono sicurezza, sostenibilità e cooperazione multilaterale.
In sintesi, i Carabinieri Forestali si distinguono perché sono l’unica forza di polizia a carattere militare con specializzazione ambientale a livello mondiale, capace di operare sia sul fronte della sicurezza sia su quello della protezione della natura, e per questo sono particolarmente preziosi nella cooperazione internazionale.
Per saperne di più: unodc.org/documents/data-and-a…
UNODC, Global Analysis on Crimes that Affect the Environment – Part 2a: Forest Crimes: Illegal deforestation and logging (United Nations publication, 2025)
Il Vento del Nord, il Braccialetto di Ferro e il Cuore Spezzato
immagine Creata con Midjourney
Nelle gelide lande di Jötunheim, dove le aurore danzano sopra montagne di ghiaccio, viveva Ragnar il Sanguinario, capo della tribù dei Lupi di Fjord. Con la sua ascia forgiata dal fulmine di Thor, aveva solcato mari tempestosi e saccheggiato villaggi lontani, guadagnandosi il rispetto e la paura di tutti gli uomini.
Ma dietro la corazza di ferro e le cicatrici di battaglia, un’ombra più oscura si annidava nel suo cuore: Eira, la figlia del capo dei druidi del villaggio di Skaldheim. Si erano incontrati una notte di luna piena, quando le stelle caddero come pioggia d’argento sul lago sacro. Tra canti antichi e sussurri di vento, i loro occhi si incrociarono e nacque un amore così intenso da far tremare le radici degli alberi secolari.
Nel momento in cui i due giovani si promisero fedeltà, Eira gli regalò un piccolo braccialetto di ferro, intrecciato con rune di protezione. “Portalo sempre,” gli disse, “così il nostro legame sarà più forte del più feroce dei venti.” Ragnar lo indossò subito, sentendo il freddo metallo pulsare contro la sua pelle come un battito di cuore.
Il destino, però, non era benevolo. Un inverno particolarmente crudele colpì le terre, e una pestilenza avvolse Skaldheim. Eira, gravemente ammalata, chiese a Ragnar di portarle l’erba dorata dell’Albero della Vita, custodita nella foresta proibita di Yggdrasil. Il guerriero, spinto dall’amore, attraversò foreste avvolte da nebbie mortali e affrontò spiriti antichi, ma al ritorno trovò il villaggio in fiamme e la giovane avvolta da una luce pallida: era morta.
Il dolore fu un martello che infranse la sua anima. In preda alla disperazione, Ragnar strappò via il braccialetto di ferro, lo gettò nel fuoco e lo osservò fondersi in una scintilla rossa. Giurò vendetta contro il fato stesso. Si diresse verso il tempio di Odin, dove gli sciamani narravano che il dio poteva concedere poteri oltre la morte. Con la voce rotta dal pianto, invocò:
“Odin, Signore dei Cieli, ascolta il mio grido! Se non posso riavere la vita di Eira, allora benedico il suo ricordo con una maledizione che farà tremare ogni cuore che osa tradire l’amore vero!”
Le rune si accenderono di un fuoco azzurro, e il cielo si squarciò. Odin, colpito dalla ferocia del vichingo, concesse al guerriero una benedizione oscura: la capacità di trasformare ogni amore tradito in una tempesta di ghiaccio, congelando per sempre i cuori degli ingannatori. Ma prima di conferire il potere, Odin prese il braccialetto di ferro ormai fuso, lo ricondusse in forma di un nuovo gioiello, incidendogli sopra la benedizione oscura, e lo legò intorno al polso di Ragnar. Da quel punto in poi, il braccialetto brillava di una luce glaciale ogni volta che una menzogna d’amore veniva pronunciata.
Da quel giorno, Ragnar divenne leggenda. Quando un uomo tradiva la propria amata, il vento del Nord soffiava più forte, le onde si innalzavano e il traditore veniva avvolto da una coltre di gelo, incapace di parlare o di muoversi. Il braccialetto di ferro, ora incantato, pulsava con energia, segnando il momento in cui la maledizione si scatenava. Le storie di queste punizioni si diffusero tra i villaggi, e il nome di Ragnar fu pronunciato con timore e rispetto.
Ma nei momenti più silenziosi, quando la notte avvolgeva le sue tende di pelle di lupo, il vichingo guardava il mare, dove le luci dell’aurora sembravano disegnare il volto di Eira. E, anche se la sua anima era intrisa di furia, il suo cuore rimaneva un luogo di dolcezza, custodendo per sempre l’unico amore che avesse mai conosciuto. Il braccialetto di ferro, ora parte integrante di lui, era il ricordo costante di quel legame: un simbolo di protezione, di perdita e di una promessa che nemmeno la morte poteva spezzare.
Così, tra il clangore delle spade e il sussurro del vento, la leggenda di Ragnar il Sanguinario continuò a vivere, ricordando a tutti che l’amore, anche perduto, può forgiare poteri più grandi di qualsiasi ascia o scudo—e che un semplice braccialetto di ferro può diventare il filo che lega l’eternità al cuore di un uomo.
[escursioni] 0.
riparano fonti di calore alle] quattro bisestile soffiano] nei bicchieri l'ecosistema ha i tracciati instabili cavano] i carboni fossili i cartizze zero residuo tossico ottenere] un preventivo farsi fotografare le] Alpi
REPETITA (dal 31 agosto) + notilla di oggi
ogni tanto mi arrivano messaggi non richiesti di difesa della poesia , definizioni di poesia, osservazioni sulla poesia. proprio la poesia-poesia. oppure vedo post (in cui vengo nominato) in tema di poesia. oggi, 2025. vorrei sottolineare che non mi occupo praticamente più di poesia ma di scritture di ricerca, che sono per il 99% tutt'altra cosa, completamente altra cosa, rispetto alla poesia. ci sono molti nomi per nominare molte (diverse) cose: slowforward.net/2021/06/23/nio…
il fatto che poi saltuariamente io legga (in pubblico o per conto mio) poesia altrui non cambia le cose. semmai sottolinea il fatto che – da cittadino libero – posso leggere in pubblico o per conto mio qualsiasi cosa: istruzioni ikea, romanzi, elenchi di papi morti, alberi genealogici, bugiardini di pillole, ingredienti di biscotti, e – appunto – poesie, senza per questo occuparmene o farne un asse & spin vitale.
SIRACIDE - Capitolo 2
Pazienza e fiducia nelle prove1Figlio, se ti presenti per servire il Signore,⊥ prepàrati alla tentazione.2Abbi un cuore retto e sii costante,⊥ non ti smarrire nel tempo della prova.3Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni.4Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose,5perché l'oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.⌈Nelle malattie e nella povertà confida in lui.⌉6Affìdati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui⊥.7Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere.8Voi che temete il Signore, confidate in lui, e la vostra ricompensa non verrà meno.9Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici, nella felicità eterna e nella misericordia,⌈poiché la sua ricompensa è un dono eterno e gioioso.⌉10Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso? O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato? O chi lo ha invocato e da lui è stato trascurato?11Perché il Signore è clemente e misericordioso, perdona i peccati e salva al momento della tribolazione⊥.
I frutti del timore del Signore12Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade!13Guai al cuore indolente che non ha fede, perché non avrà protezione.14Guai a voi che avete perduto la perseveranza⊥: che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi?15Quelli che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole, quelli che lo amano seguono le sue vie.16Quelli che temono il Signore cercano di piacergli, quelli che lo amano si saziano della legge.17Quelli che temono il Signore tengono pronti i loro cuori e si umiliano al suo cospetto.⊥18“Gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini;⌉ poiché come è la sua grandezza, così è anche la sua misericordia”.
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Approfondimenti
vv. 1-18. Il Signore è «clemente e misericordioso, rimette i peccati e salva al momento della tribolazione» (2, 11). Su questo tema teologico Ben Sira innesta e sviluppa, nel secondo c., le idee religiose e le premesse sapienziali del primo. Il timore del Signore si manifesta nella prova e nell'obbedienza alla sua parola, matura nell'amore e nell'umiltà. Lo temono coloro che, sforzandosi di piacere a lui (v. 16a), aspettano da lui la ricompensa (vv. 3.7-9) e si saziano della sua legge (v. 16b). Stando uniti a lui senza separarsene (v. 3), si gettano nelle sue braccia misericordiose, piuttosto che in quelle degli uomini (v. 18). Al contrario, non lo temono i cuori pavidi e indolenti (vv. 12-13), i peccatori che camminano «su due strade» (v. 12) e coloro che hanno perso la pazienza (v. 14a). Le due parti del c. (vv. 1-11 e 12-18) sono chiuse entrambe da un'affermazione teologica sulla misericordia del Signore (vv. 11.18cd). La prima parte passa dall'aspirante discepolo (vv. 1-6, coi verbi all'imperativo della seconda persona singolare) al «Voi che temete il Signore» (vv. 8-10, coi verbi all'imperativo della seconda persona plurale); la seconda parte presenta tre «Guai» contro i peccatori (vv. 12-14) e tre descrizioni di «coloro che temono il Signore» (vv. 15-17). I quattro stichi del v. 18 chiudono il c. passando al “noi”: «Gettiamoci nelle braccia del Signore» (v. 18ab), la cui grandezza è pari alla misericordia (v. 18cd). Il ritmo ternario (tre vocativi in 7-9, tre interrogativi in 10bcd, tre «guai» in 12-14 e tre “timorati del Signore” in 15-17) conferisce al brano dinamismo e armonia.
vv. 1-11. Il vocativo «Figlio» è abituale nella letteratura sapienziale per rivolgersi ai propri discepoli (cfr. 3,12.17; 4,1; 6,18.23.32; 10,28; 11,10; 14,11; 31,22). A volte si trova il plurale (cfr. 3,1; 23,7; 39,13; 41,14; Pr 2,1; 3,1; 4,1). Frequente è pure l'uso dell'imperativo: dieci in questo brano, uno solo negativo (v. 2b). L'invito a «prepararsi alla tentazione» (v. 1b) anche nel servizio del Signore – il primo degli imperativi – rientra nella teoria deuteronomica della retribuzione: anche per Ben Sira la sofferenza dell'uomo virtuoso non è una punizione, ma una prova educativa. La sapienza stessa mette alla prova il discepolo «finché possa fidarsi di lui» (4,17e); Abramo viene lodato perché «nella prova fu trovato fedele» (44,20d); chi teme il Signore, in caso di tentazioni, sarà liberato (33,1). La funzione educativa della prova è raccomandata da Ben Sira anche nelle relazioni umane: «Se intendi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui» (6,7). Cfr. anche Mt 6,13 e Lc 11,4 (preghiera e tentazione), Gc 1,2-4.12 (dopo la prova la pazienza e la corona della vita). Dal «prepararsi alla tentazione» (v. 1b) allo «sperare in lui» (v. 6b): il primo e l'ultimo imperativo contengono una sintesi del messaggio. Il secondo e il penultimo imperativo, con lo stesso verbo (euthynein, tenere dritto, raddrizzare: vv. 2a.6b), invitano a rendere fermi e retti il cuore e le vie: frequente il rifiuto della doppiezza ipocrita e incostante (cfr. 1,25b; 2,12b). L'imperativo «sii costante» (v. 2a), nel linguaggio del Siracide, marca la differenza del discepolo da falso amico (karterein ricorre solo qui e in 12,15. Cfr. At 2,42.44). Avendo fiducia nell'aiuto del Signore (cfr. 2,6a con 1,24b), il discepolo non si smarrirà nel tempo della seduzione (v. 2b) e accetterà tutto con animo grande (v. 4).
vv. 7-11. Il tema della misericordia del Signore (eleos) compare nella prima parte come oggetto dell'attesa e della speranza di chi teme il Signore (vv. 7a.9b); nella seconda come attributo di Dio pari alla sua grandezza (v. 18d; cfr. v. 11a). La misericordia è sintesi dei benefici del Signore, in una prospettiva sempre terrena (vv. 7-10; cfr. Is 35,10; 51,11). Eleos rende nei LXX l'ebraico ḥesed, che indica l'amoroso interesse di Dio per l'uomo come risultato del rapporto basato sull'alleanza. Dio è clemente e misericordioso (v. 11a; cfr. 50,19): eco della proclamazione del nome “misericordioso e pietoso” (cfr. Es 34,6; Sal 86,5.15; 103,8; Gl 2,13).
vv. 12-14. Aperti da una formula imprecatoria, questi vv. si riferiscono agli Ebrei che hanno perso la fiducia nel Signore e nelle sue promesse al popolo di Israele. Ormai camminano su «due strade» (v. 12b), sono incostanti e infedeli nel servizio del Signore. Vengono alla mente i rimproveri di Elia al popolo che zoppica con i due piedi, oscillando tra il Signore e Baal (1Re 18,21), e le osservazioni di Isaia circa l'instabilità di chi non ha fede (Is 7,9). La parentela letteraria e tematica di questi vv. con i profeti emerge anche dall'annunciata “visita” del Signore (v. 14b). Il verbo episkeptein ricorre sette volte nel Siracide. In quattro casi i soggetto è il Signore: l'Altissimo “sorveglia” le schiere celesti (17,32) e “interviene” in favore dell'umile che prega (35,21). Negli altri due casi il verbo indica una “visita di giudizio”, accezione tipica del vocabolario profetico (cfr. 46,14). In 2,14 la “visita” si presenta come un giudizio a cui è impossibile sottrarsi. Qui il verbo pqd verosimilmente sotteso, non indica l'intervento salvifico di Dio (Es 4,31; Sof 2,7) o la sorveglianza continua sull'uomo (Gb 7,18), ma come nei profeti questo verbo ha l'accezione di “visita punitiva” del Signore (Is 10,12; Ger 9,24). Ben Sira sembra proprio dire che gli Ebrei apostati subiranno la stessa sorte dei popoli e dei sovrani stranieri “visitati” da JHWH. Più avanti userà ancora il tono profetico del “Guai!”, rivolgendosi in modo esplicito contro chi ha lasciato la via dei padri per seguire la via dell'ellenismo: «Guai a voi, uomini empi, che avete abbandonato la legge di Dio altissimo» (41,8).
vv. 15-18. Dopo il ritratto negativo dei peccatori, quello positivo dei timorati del Signore. Un quadro di alta tensione spirituale: «temere il Signore» è amarlo e cercare di piacergli, non disobbedirgli ma saziarsi della sua legge, preparare il cuore e l'anima nell'umiltà per seguire le sue vie e per stare davanti a lui. L'esortazione finale a gettarsi nelle braccia del Signore misericordioso e non in quelle degli uomini (v. 18) svela ancora una volta gli intenti generali dell'opera di Ben Sira: fare riecheggiare la scelta sapiente del re Davide che, in un momento di angoscia, preferì cadere «nelle mani del Signore perché la sua misericordia è grande», piuttosto che in quelle degli uomini, suoi nemici (2Sam 24,14; cfr. anche 1Cr 21,13).
Conclusione. Ben Sira sa che la “prova” attende ogni discepolo: nessuno può evitare il tempo della seduzione (v. 2b), della tribolazione (v. 11b) e le situazioni umilianti (v. 4b). Bisogna prepararsi (vv. 1.17), convinti che la “brace dell'umiliazione” (v. 5b) ha un valore educativo (cfr. Gb 32-37). Il passato insegna la fedeltà di Dio verso chi ha “perseverato” nel suo timore (v. 10). Nasce un giudizio sul presente (vv. 12-14) e una richiesta per il futuro (i verbi dei vv. 15-17 sono al futuro). In sintesi – dice Ben Sira – bisogna saper “cadere” nelle braccia di Dio, da veri timorati e confidenti (vv. 3.18ab), per non cadere come il collerico (1,19b) o come l'orgoglioso (1,27a). Di fronte ai contrasti sociali e culturali, economici e religiosi del presente, la lezione di Ben Sira – pur riprendendo insegnamenti che dovevano essere frequenti di fronte al rischio di apostasia all'inizio del II secolo a.C. – non è scontata e ripetitiva: dalla teologia profetica (Is 51,1-3; Sal 22,4-6) e deuteronomistica (Dt 6,5-6; 10,12-13) egli attinge motivi di speranza e di amorevole fiducia. Lo sguardo si ferma su una vetta: chi ama il Signore rimane appagato, “sazio” della sua legge (2,16b; 32,15). All'invito alla fortezza nella prova si unisce l'annuncio dell'eleos del Signore. Perciò il c. viene titolato riferendosi ora al timore di Dio nella prova (ms. 248: “Sulla pazienza”) ed ora alla fiducia in lui.
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)
Counting Crows - Somewhere Under Wonderland (2014)
Dopo un Saturday Nights & Sunday Mornings dalla genesi sofferta e dall’esito controverso, dopo il lungo silenzio discografico (perlomeno sul fronte inediti) e le lune imprevedibili e cangianti di Adam Duritz, uccellacci dalle ali nere si erano addensati sulle teste dei fan dei Counting Crows. La notizia di nuove canzoni in uscita dopo sei anni più che con curiosità e impazienza, era stata da taluni accolta con un misto di circospezione e diffidenza, tanto più che il fiammeggiante covering dell’ottimo Underwater Sunshine (2012) più che gettare semi di nuove speranze, aveva instillato dubbi su un ineluttabile inaridimento creativo... artesuono.blogspot.com/2014/09…
Ascolta il disco: album.link/i/1440819091
[caffeine] 0.0
le ascolta poi rimandano a comando scatola] di scatti pulsantiere ai blocchi collassa] una supernova durata>3 minuti e 39 secondi si fessa l'oculare in giro un grande risparmio energetico trafiletto in quarta la] leva porta lo zerouno muove lo zero si] accampa ristorante informano terraferma fuori [la bufera gli] occhiali stenopeici
nemmeno #Topolino sa resistere all' #Oggettistica
differx.tumblr.com/post/794114…
join #Mickey here: ticedizioni.com/collections/ul…
CITTADINO CINESE FUGGITO DALL'ITALIA, ARRESTATO IN SPAGNA ANCHE GRAZIE ALLE RETE “ENFAST”
Un cittadino cinese evaso dalla Questura di Prato il 10 luglio scorso è stato catturato a Barcellona, in Spagna, ed estradato in Italia. Il fuggitivo è stato rintracciato dalla Squadra #FAST Italia (Fugitive Active Search Team) con il supporto delle reti di cooperazione internazionale di polizia #Eurojust ed #Europol/ENFAST. L'individuo ha utilizzato un passaporto autentico intestato a un altro cittadino cinese e si è affidato a una rete criminale per la logistica, il trasporto e il rifugio in diversi paesi europei. L'operazione, che ha visto la collaborazione tra le autorità italiane e spagnole, ha portato ad esecuzione con successo un Mandato di Arresto Europeo (#MAE)emesso dalla Procura di Prato.
La Rete Europea delle Squadre per la Ricerca Attiva dei Fuggitivi (ENFAST) è una cooperazione di polizia degli Stati membri dell'Unione Europea, con il supporto di Europol, volta a rafforzare la sicurezza all'interno dell'UE localizzando e arrestando criminali ricercati a livello internazionale che hanno commesso reati gravi. La rete è stata istituita il 1° gennaio 2013, a seguito di un'iniziativa proposta nel 2010 in una conferenza a cui hanno partecipato 24 nazioni dell'Unione Europea, con l'obiettivo di consentire una collaborazione più efficiente tra le unità di polizia nazionali responsabili della ricerca attiva dei fuggitivi (FAST). #ENFAST è attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo alle sue squadre di intervenire immediatamente per localizzare e arrestare i fuggitivi.
Le attività di ENFAST portano all'arresto di circa 400 criminali gravi ogni anno. La rete è gestita da una delle nazioni partecipanti per mandati presidenziali di due anni; alcuni Stati non membri dell'UE godono dello status di osservatori senza diritto di voto per facilitare la cooperazione con i paesi in cui potrebbero nascondersi i fuggitivi. Un elemento chiave della strategia di ENFAST è il sito web EU Most Wanted (www.eumostwanted.eu), lanciato nel gennaio 2016, che elenca i latitanti ricercati a livello internazionale e soggetti a Mandati di Arresto Europei.
Questi latitanti sono condannati o sospettati di aver commesso crimini di alto profilo o atti terroristici in Europa. Il sito web ha elencato 454 profili di latitanti tra la sua creazione e dicembre 2024, e l'Europol ha attribuito 53 dei 164 arresti all'inclusione di profili sul sito.
Il pubblico è attivamente incoraggiato a contribuire alla ricerca di questi latitanti attraverso il sito web, dove è possibile segnalare indizi in forma anonima e da cui è possibile ricevere una newsletter di aggiornamento. Questo coinvolgimento del pubblico si è dimostrato efficace: 36 dei 454 latitanti presenti sul sito web sono stati arrestati dal suo lancio, almeno 11 dei quali sono stati fermati grazie a informazioni fornite dal pubblico. Vengono lanciate periodicamente campagne mirate a individuare specifici latitanti, compresi quelli legati alla criminalità organizzata, con il supporto di Europol. Gli sforzi della rete sono cruciali per contrastare le sfide poste dalla criminalità transfrontaliera, in particolare nel contesto della libera circolazione di persone e merci all'interno dell'UE e dell'area Schengen.
Pino Daniele — Nero a metà (1980)
Dopo la pubblicazione di “Terra mia” del 1977 e la conferma con l’album “Omonimo” del 1979, Pino Daniele pubblica “Nero a metà” il disco che lo consacrerà definitivamente al grande pubblico. Daniele ha venticinque anni ma ha già una buona esperienza come strumentista suona, infatti, dall’età di dodici anni e ha già militato in diversi gruppi partenopei compresi i Napoli Centrale. Pino Daniele come Napoli, possiede in questo disco una doppia anima, romantica la prima, ritmica la seconda, nervose e soleggiate entrambe... silvanobottaro.it/archives/366…
Ascolta il disco: album.link/i/714360797
SIRACIDE - Capitolo 1
PrologoMolti e importanti insegnamenti ci sono dati dalla legge, dai profeti e dagli altri scritti successivi, per i quali è bene dar lode a Israele quanto a dottrina e sapienza. Però non è giusto che ne vengano a conoscenza solo quelli che li leggono, ma è bene che gli studiosi, con la parola e con gli scritti, si rendano utili a quelli che ne sono al di fuori.
Per questo motivo, mio nonno Gesù, dopo essersi dedicato per tanto tempo alla lettura della legge, dei profeti e degli altri libri dei nostri padri, avendone conseguito una notevole competenza, fu indotto pure lui a scrivere qualche cosa su ciò che riguarda la dottrina e la sapienza, perché gli amanti del sapere, assimilato anche questo, possano progredire sempre più nel vivere in maniera conforme alla legge.
Siete dunque invitati a farne la lettura con benevola attenzione e ad essere indulgenti se, nonostante l’impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando vengono tradotte in un’altra lingua. E non solamente quest’opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri nel testo originale conservano un vantaggio non piccolo.
Nell’anno trentottesimo del re Evèrgete, anch’io, venuto in Egitto e fermatomi un poco, dopo avere scoperto che lo scritto è di grande valore educativo, ritenni necessario adoperarmi a tradurlo con diligente fatica. In tutto quel tempo, dopo avervi dedicato molte veglie e studi, ho portato a termine questo libro, che ora pubblico per quelli che, all’estero, desiderano istruirsi per conformare alla legge il proprio modo di vivere.
LA SAPIENZA GUIDA LA VITA DELL’UOMO (1,1-23,28)
La sapienza viene dal Signore1Ogni sapienza viene dal Signore e con lui rimane per sempre.2La sabbia del mare, le gocce della pioggia e i giorni dei secoli chi li potrà contare?3L'altezza del cielo, la distesa della terra e le profondità dell'abisso chi le potrà esplorare?⊥4Prima d'ogni cosa fu creata la sapienza e l'intelligenza prudente è da sempre.5Fonte della sapienza è la parola di Dio nei cieli,le sue vie sono i comandamenti eterni.6La radice della sapienza a chi fu rivelata? E le sue sottigliezze chi le conosce?7Ciò che insegna la sapienza a chi fu manifestato?La sua grande esperienza chi la comprende?8Uno solo è il sapiente e incute timore, seduto sopra il suo trono.9Il Signore stesso ha creato la sapienza, l'ha vista e l'ha misurata, l'ha effusa su tutte le sue opere,10a ogni mortale l'ha donata con generosità, l'ha elargita a quelli che lo amano.⌈L'amore del Signore è sapienza che dà gloria,a quanti egli appare, la dona perché lo contemplino.⌉
Il timore del Signore conduce alla sapienza11Il timore del Signore è gloria e vanto, gioia e corona d'esultanza.12Il timore del Signore allieta il cuore, dà gioia, diletto e lunga vita.⌈Il timore del Signore è dono del Signore,esso conduce sui sentieri dell'amore.⌉13Chi teme il Signore avrà un esito felice, nel giorno della sua morte sarà benedetto.⊥14Principio di sapienza è temere il Signore; essa fu creata con i fedeli nel seno materno.15Ha posto il suo nido tra gli uomini con fondamenta eterne, abiterà fedelmente con i loro discendenti.⊥16Pienezza di sapienza è temere il Signore; essa inebria di frutti i propri fedeli.17Riempirà loro la casa di beni desiderabili e le dispense dei suoi prodotti.18Corona di sapienza è il timore del Signore; essa fa fiorire pace e buona salute.L'una e l'altra sono doni di Dio per la pace⌈e si estende il vanto per coloro che lo amano.⌉19Egli ha visto e misurato la sapienza, ha fatto piovere scienza e conoscenza intelligente, ha esaltato la gloria di quanti la possiedono.20Radice di sapienza è temere il Signore, i suoi rami sono abbondanza di giorni.⊥21Il timore del Signore tiene lontani i peccati,chi vi persevera respinge ogni moto di collera.22La collera ingiusta non si potrà scusare, il traboccare della sua passione sarà causa di rovina.23Il paziente sopporta fino al momento giusto, ma alla fine sgorgherà la sua gioia.24Fino al momento opportuno terrà nascoste le sue parole e le labbra di molti celebreranno la sua saggezza.25Fra i tesori della sapienza ci sono massime sapienti, ma per il peccatore è obbrobrio la pietà verso Dio.26Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti e il Signore te la concederà.27Il timore del Signore è sapienza e istruzione, egli si compiace della fedeltà e della mansuetudine.28Non essere disobbediente al timore del Signore e non avvicinarti ad esso con cuore falso.29Non essere ipocrita davanti agli uomini e fa' attenzione alle parole che dici.30Non esaltarti, se non vuoi cadere e attirare su di te il disonore; il Signore svelerà i tuoi segreti e ti umilierà davanti all'assemblea, perché non ti sei avvicinato al timore del Signore e il tuo cuore è pieno d'inganno. _________________Note
1,1-23,28 Questa prima sezione ha come tema fondamentale la sapienza, con i diversi significati che ad essa si possono attribuire. L’autore non si preoccupa di seguire un’articolazione logica in questa esposizione e si notano ripetizioni di uno stesso tema o delle medesime situazioni. La sapienza è vista come una prerogativa di Dio, come l’ordine che regola e dà armonia al creato, come dono che Dio offre all’uomo.
1,11-30 Come già nel libro dei Proverbi, che il Siracide ha presente, il timore del Signore è visto anche qui nel suo duplice aspetto di radice e culmine della sapienza (Pr 1,7). Già in queste prime battute, il Siracide ama collegare la sapienza con l’osservanza dei comandamenti.
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Approfondimenti
Il c. 1 presenta due componimenti poetici, uno dedicato alle caratteristiche della sapienza (1, 1-10) e l'altro al timore del Signore (1,11-30).
vv. 1-10. Il primo brano (vv. 1-10) è delimitato da due inclusioni: l'aggettivo pas (tutto/ogni: vv. 1a.9c-10a) e la preposizione meta (con/su: vv. 1.10a). Evidente l'intento religioso universalistico: Ben Sira vuole abbracciare ogni sapienza, nel rapporto con il Signore, con tutte le sue opere e con ogni vivente. Da Dio creata – e perciò solo a lui nota in profondità (vv. 4.9) – la sapienza passa dalla comunione con lui a tutte le sue opere, a tutti i viventi (vv. 6.9c-10). Non è conquista umana. Lo dicono alcune domande retoriche, con immagini sapienziali tipiche: contare i granelli di sabbia dei mari, le gocce di una pioggia e i giorni del tempo (v. 2); esplorare gli ultimi confini di cielo, terra e abisso (v. 3); accedere alla «radice» nascosta, ai «disegni» insondabili della sapienza (v. 6). Se questa è la condizione umana, cosa può fare l'uomo per ottenere la sapienza? Ben Sira riassume la risposta in una sola parola, l'ultima del brano: amare Dio, perché così la sapienza verrà data all'uomo in abbondanza (v. 10). Amare: l'unico verbo del brano che ha per soggetto l'uomo e caratterizza la sua risposta alla «generosità» di Dio. «Uno solo è sapiente» (v. 8): di fronte e al di sopra di tutte le creature, l'autore presenta la realtà unica e trascendente di Dio. L'immagine del trono (v. 8) richiama la sua sovranità spazio-temporale. Avendo creato la sapienza «prima di ogni cosa» (v. 4a), egli la conosce e possiede in modo intimo e peculiare, la rivela e la effonde su quanti lo amano (vv. 6.9-10).
vv. 1-5. Sono individuabili tre temi, concernenti «ogni» sapienza: l'origine e la natura religiosa, non secolare (vv. 1.8), l'inaccessibilità (vv. 2-3.8), la preesistenza (v. 4). I vv. ricordano vari testi sapienziali. L'origine della sapienza è in Dio (cfr. Gb 12,13; Pr 2,6; Sap 7,26; 9,4). La sua inaccessibilità risuona nelle prime pagine della Bibbia (Gn 1-2), in Gb 38,16, ma anche in Paolo: sia quando parla delle «vie inaccessibili» del Dio creatore e redentore (Rm 11, 33) sia quando si riferisce all'«imperscrutabile ricchezza» di Cristo (Ef 3,8), resa manifesta dal ministero dell'apostolo. Il verbo caratteristico è exichniazein (v. 3), che significa «seguire la pista, ricercare». Nel contesto della lettera agli Efesini sono riprese e applicate in modo irripetibile a Cristo e alla vita cristiana tematiche sapienziali: la sapienza della creazione si rivela in Cristo mediante la Chie-sa. Il tema della preesistenza (cfr. Gb 28, 12-23; Prv 8, 22-31 e Bar 3,20-32) collega sapienza e legge mosaica, che i rabbini consideravano preesistente (cfr. Ber. Rabba, 8).
vv. 6-10. In evidenza i temi teologici di Dio sapiente, sovrano terribile (v. 8), creatore e conoscitore della sapienza (v. 9ab), generoso nel donare (vv. 9c.10a). Il tema degli uomini arricchiti dal suo dono e chiamati ad una risposta di amore (v. 10b) chiude la pericope. La sapienza del creatore è celebrata anche in Giobbe (cfr. 9,4; 12,13; Pv 8,14) e nei profeti (cfr. Is 28,29; 40,12-14; Ger 10,12). Ben Sira riprende molti motivi di questo brano nell'inno alla grandezza di Dio in 42,15-43, 33. Nel racconto della vocazione di Isaia è presente l'immagine del «Signore seduto sopra il trono» (6, 1), segno della santità trascendente di Dio. Altrove il trono indica la sua autorità suprema di giudice (cfr. Sal 9,5) e di signore della storia (cfr. Sal 47,9). Cfr. anche Sap 9,4. Dio “vede e misura” la sapienza: cfr. Sir 1,19; Gb 28,27. Circa l'“effusione” della sapienza, ricordiamo Gl 3,1-2 e At 2,17-18: Dio “effonde” su ogni creatura il suo spirito. In At 2,33 è Gesù risorto che “effonde” lo Spirito Santo ricevuto dal Padre. Il verbo usato in Sir 1,9c è lo stesso che nei LXX e in At: exechein «effondere, riversare». I destinatari – «tutte le sue opere» e «ogni carne mortale» – sono introdotti rispettivamente da epi (su) e da meta (con). La diversa preposizione lascia intravedere una sfumatura: «ogni mortale», sia ebreo che pagano, riceve dal Signore il dono della sapienza in un modo che lo accomuna e insieme lo distingue dalle altre «opere» di Dio. Tutto ciò diventa manifesto nella risposta di “amore”: mentre le opere partecipano del dono, l'uomo entra consapevolmente in comunione con colui che dona. È una prima comparsa del tema della dignità dell'uomo, particolarmente caro a Ben Sira (16, 24-17,14). Una dignità che deve risplendere soprattutto tra i fedeli che abitano la «città amata» (24, 11) di Gerusalemme, sede di quella sapienza personificata che si lega alla legge della vita (17,9), al «libro dell'alleanza del Dio altissimo» (cfr. 24,23).
vv. 11-30. In questo secondo componimento poetico sono individuabili due sezioni: la prima illustra i legami tra il timore del Signore e la sapienza (11-21); la seconda presenta le istruzioni utili a quanti desiderano la sapienza (22-30). Dal punto di vista letterario qualcuno vi trova un canto alfabetico (riducendo i 24 distici a 22, come le lettere dell'alfabeto ebraico), che farebbe inclusione con l'acrostico alfabetico conclusivo (51,13-30). Ne deriva una cornice per tutta l'opera di Ben Sira: all'inizio un brano sul legame della sapienza col timore di Dio, alla fine un racconto sulla ricerca appassionata della sapienza. Altri canti alfabetici ricorrono in 5, 1-6, 4; 6,18-37; 49,1-16. In Siracide, come in genere nella poesia biblica (cfr. Dt 32; Prv 31,10-31; Sal 25; 34; 37; 119; Lam 1-4), una simile composizione scandisce meglio le parti dell'opera e conferisce unità e completezza al brano. L'intera pericope (vv. 11-30) si apre e si chiude col tema del timore del Signore: da un lato, esso è motivo di vanto ed allieta il cuore (vv. 11-12); dall'altro smaschera il cuore «pieno di inganno» (v. 30ef), che non lo ricerca veramente. L'esordio (vv. 11-12) mette in evidenza i caratteri peculiari del timore del Signore: esso è gloria e vanto, gioia e benedizione. Sono vantaggi personali e sociali. Al centro della religione di Ben Sira non c'è posto né per il terrore fisico della divinità, né per il complesso di inferiorità del Giudeo davanti al Greco. Il timore del Signore per Ben Sira ha un legame costitutivo con la sapienza: ne è principio (v. 14), pienezza (v. 16), corona(v. 18) e radice (v. 20). Tutta l'esperienza sapienziale è posta sotto il segno di quel timore, che «cancella i peccati» (v. 21). Seguono alcune massime sulla pazienza del sapiente (v. 22-24) e sull'acquisto della sapienza, che avviene mediante la fiduciosa osservanza dei comandamenti (vv. 25-27) ed il costante rifiuto di ogni ipocrisia verso Dio e verso gli uomini (vv. 28-30). La pedagogia religiosa di Ben Sira si arricchisce di un altro termine tecnico: l'«istruzione/mansuetudine» (v. 27a). Il greco paideia rimanda a mûsar e a torah e dona un'altra importante sfumatura al “timore del Signore”, vero tema centrale, anzi “totale” di Ben Sira. Quel “timore”, presente dodici volte nella pericope e unasessantina di volte nel libro, supera la frequenza del termine sophia.
vv. 11-13. Il «timore del Signore» ha qui il significato ampio di vita religiosa, colta nei suoi risvolti vantaggiosi quotidiani. C'è un legame intimo tra religione e morale; chi lo rispetta ne trae subito un utile. L'elenco dei beni abbraccia la dimensione personale (felicità e gioia), quella sociale (gloria e beni che allietano il cuore) e quella temporale (vita lunga che si conclude felicemente). Il tema della “benedizione” di Dio nel giorno della morte di colui che lo teme (v. 13b) sembra contenere, nel greco, una sfumatura escatologica.
vv. 14-21. Ora il timore del Signore è presentato come principio e radice (vv. 14.20), pienezza e corona (vv. 16.18) della sapienza. Ben Sira ricorre ad altre immagini per descrivere la sapienza: il seno materno, in cui essa viene creata insieme con la vita dei fedeli (v. 14b); il nido, che essa pone in modo stabile tra gli uomini (v. 15); la casa e i magazzini, che essa riempie dei suoi beni (v. 17); i polloni e i rami, segno dei suoi frutti (vv. 18b.20b). Quando la sapienza è radicata nel timore di Dio, dà come frutto una lunga vita (vv. 12b.20b), perché esso «cancella i peccati» e «terrà lontana ogni collera» (v. 21). Per il rapporto tra timore del Signore e sapienza, cfr. Sal 111,10; Gb 28,28; Prv 1,7; 9,10; 15,33.
vv. 22-24. La seconda sezione (vv. 22-30) inizia con un bozzetto sociale, che introduce la prima coppia di antitesi. Ben Sira ritrae due caratteri che raggiungono esiti diversi: colui che si adira senza motivo (v. 22) e colui che sopporta in silenzio (vv. 23-24). Il primo cade vittima della sua passione incontrollata, il secondo consegue serenità ed elogi. Cfr. 27,30 e 28,3. È il paziente che riesce a «persuadere il giudice» (cfr. Pr 25,15).
vv. 25-30. Questi vv. anticipano quanto verrà ben sintetizzato in 19,20. Il peccatore, convinto che l'essere religiosi è una cosa abominevole (v. 25b), non presta attenzione al timore del Signore che, attraverso la sapienza, porta all'amore di lui (cfr. 1,25-27; 2,15). Diverso è l'atteggiamento dell'uomo pio: teme il Signore e desidera la sapienza, fa tesoro delle «massime istruttive» (v. 25a) e «osserva i comandamenti» (v. 26a), attenendosi a “ciò che piace” al Signore (v. 27b: eudokia). La fiducia e la mansuetudine (pistis e praotes in v. 27b), di cui Dio «si compiace», escludono «doppiezza di cuore» (v. 28b), «pieno di inganno» (v. 30t), e si manifestano in fede docile verso di lui e umiltà generosa verso il prossimo. Ben Sira invita a eliminare l'ipocrisia e la menzogna dal cuore, sede dell'intelligenza e della libera volontà: alla verità delle parole di Dio non si addicono labbra bugiarde che «parlano con cuore doppio» (Sal 12,3). Cfr. la doppiezza della lingua (5,9c) e dell'animo (Gc 1,8; 4,8) e le «due strade» del peccatore (2,12). Vedi anche 5,14; 6,1; 28,13. Il messaggio è sempre lo stesso: chi teme il Signore è “lineare” e costante nel pensiero e nelle manifestazioni esterne. Emergono i primi dati di un umanesimo religioso rinnovato: chi si mantiene sincero e umile con Dio e con gli uomini non corre rischi di cadere (vv. 29-30ab). Agli occhi dell'assemblea (v. 30d; forse la sinagoga: cfr. Pr 5,14) colui che teme il Signore non subirà umiliazioni, ma conserverà gloria e lunga vita (cfr. vv. 11-12). L'identificazione di coloro che temono il Signore con gli “umili del Signore” conclude il primo capitolo, invitando a ripercorrere la linea biblica del “Magnificat”: Ez 17,24; Prv 11,2; Mt 23,12; Lc 1,52-53.
Conclusione. L'inizio del capitolo fonde l'atto di fede con la contemplazione e lascia affiorare due aspetti, che avranno grande rilievo in seguito: da un lato la sapienza come arola e istruzione, dall'altro la Sapienza come persona e comunione (cfr. Sir 24). Il NT accoglie il tema di Dio che istruisce (cfr. Gc 1,5) e si serve, con un senso teologico nuovo, della personificazione della sapienza per parlare del Verbo di Dio (v.5; Gv 1,1-2). Il primo brano (vv. 1-10) introduce a tutta l'opera con riflessioni sulla sapienza uni-versale, prima creatura del Signore e suo precipuo attributo, presente nelle profondità dello spazio e del tempo, do no di Dio a tutti i viventi che lo amano. La seconda parte (vv. 11-30) presenta il timore del Signore, che merita la considerazione di tutti gli uomini, non solo dei fedeli (vv. 10.14-15). Senza un tale timore non sono possibili né i beni tradizionali come la gloria, la felicità, la lunghezza di giorni (vv. 11-13), né l'accesso alla pienezza della sapienza e dei suoi frutti (vv. 1.8-10.14-20). Ben Sira isola l'atteggiamento del peccatore e dell'ipocrita. Si rivolge a colui che «desidera la sapienza» (v. 26a): lo invita a ricercare il timore del Signore (v. 30e), che consiste nell'amore (v. 10) e che si manifesta nell'osservanza dei comandamenti (v. 26a) e nella realizzazione di “ciò che a lui piace” (v. 27b). Così il Signore gli concederà la sapienza in abbondanza (vv. 10b.26b). Si può concludere che il primo capitolo offre una sorta di sintesi della teologia e dell'antropologia di Ben Sira, insieme con un primo efficace sguardo sulla complessità della sua impresa educativa: rilanciare l'autentica via giudaica alla sapienza, in un contesto da cui traspaiono passioni e lotte, ipocrisie e infedeltà, con rischi per la sopravvivenza non solo socio-economica, politica e culturale (vv. 22. 29-30ab), ma anche morale e religiosa delle persone e delle istituzioni giudaiche (vv. 28,30c-t). Non si può ignorare come l'intero capitolo punti al «cuore» dell'uomo (v. 30f), nel desiderio di convincerlo a «ricercare il timore del Signore» (v. 30e): solo così potrà riconoscere la verità delle parole iniziali del libro, e cioè che non c'è sapienza che non venga da parte del Signore (v. 1).
(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)