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Vi racconto il fallimento dei controlli sui chip (di Nvidia e non solo)

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La guerra dei chip, gli intrecci di Nvidia, le ambizioni controverse delle amministrazioni americane e il ruolo della Cina. L'analisi di Alessandro startmag.it/innovazione/nvidia…

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Niente più crittografia e navigazione in incognito in Svizzera?

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In Svizzera sono allo studio importanti modifiche alla legge sulla sorveglianza digitale. Se la normativa venisse approvata, i fornitori di servizi di reti private virtuali (Vpn) e di app di messaggistica crittografate pensano



Operazione congiunta Italia-Francia contro il traffico di esseri umani. 18 indagati italiani e stranieri



Un’attività investigativa in cooperazione con la Francia (convenzionalmente denominata SCENIC) ha permesso alla Polizia di Stato di Ventimiglia (Imperia) di disarticolare una rete strutturata e ben organizzata di soggetti di origine straniera dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso la frontiera italo-francese. Sei le persone arrestate a Nizza dalla Polizia francese e sottoposte alla misura cautelare in carcere, 7 quelle fermate in Italia dalla Polizia italiana. Altre 6 sono state sottoposte alla misura cautelare del divieto di dimora ed una a quella della custodia cautelare in carcere.
Inoltre, 5 gli arrestati in flagranza di reato: autisti (passeur), 4 dei quali francesi e di questi due donne.
Per fronteggiare più efficacemente il fenomeno criminale, il 6 maggio 2024 fu stilato l’Accordo per la costituzione di una Squadra Investigativa comune (JIC/SIC) tra le Procure di Imperia e Nizza (F), con la partecipazione della Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria di Ventimiglia e della Polizia giudiziaria della Police aux Frontières di Nizza.
Questo accordo ha rafforzato la cooperazione transfrontaliera, consentendo uno scambio diretto di informazioni e il coordinamento delle attività investigative.
L’indagine ha messo in luce un fenomeno complesso e ramificato, che coinvolgeva diversi attori su entrambi i lati del confine e che si avvaleva di una fitta rete logistica e operativa. I migranti venivano contattati nella zona di Ventimiglia e successivamente affidati ai ‘passeur’ che si occupavano del loro trasporto verso la Francia mediante veicoli con targa francese, spesso noleggiati.
L’inchiesta è iniziata nel novembre 2023 grazie a una serie di attività di osservazione e monitoraggio avviate dalla Squadra Informativa e di Polizia Giudiziaria del Settore Polizia di Frontiera di Ventimiglia, ha avuto il suo punto di svolta con l’individuazione di un’auto francese con a bordo tre soggetti di presunta origine araba, i cui molteplici spostamenti transfrontalieri potevano essere tracciati, configurando un’attività sistematica e finalizzata al trasporto illecito di migranti.
Il monitoraggio si è poi esteso a oltre venti veicoli tra auto e furgoni, quasi tutti con targa francese, molti dei quali risultati regolarmente noleggiati o immatricolati in “garage fantasma”.

I migranti trasportati – prevalentemente tunisini, egiziani, bengalesi e iracheni – potevano essere anche cinque alla volta. I viaggi venivano effettuati nel primo pomeriggio, in tarda serata o nelle prime ore del mattino ed il trasporto si concludeva in Francia – a Nizza – con il deposito dei migranti presso stazioni ferroviarie, degli autobus, o autogrill.
Le attività di geolocalizzazione dei veicoli e la captazione di comunicazioni telefoniche e telematiche hanno fornito ulteriori riscontri investigativi.
L’auto francese, ad esempio, aveva effettuato almeno venti viaggi nel mese di febbraio 2024. Le celle telefoniche associate ad uno dei correi hanno rivelato che i viaggi transfrontalieri erano iniziati già nel settembre 2023, raggiungendo un totale stimato di oltre 100 passaggi al confine fino al 13 maggio 2024.
Un giro di affari particolarmente lucroso se si tiene conto del tariffario emerso dalle intercettazioni telefoniche: 250 euro per un passaggio in berlina, 75 euro per un passaggio su piccola utilitaria e 100 euro per l’attraversamento a piedi del confine lungo i sentieri montani.
L’attività svolta ha portato all’arresto, da parte della Polizia francese, di sei soggetti di origine araba, tutti naturalizzati francesi e residenti a Nizza, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminoso connotato da comportamenti aggressivi e ostili nei confronti delle Forze dell’Ordine.
Tale virulenza è stata riscontrata anche nel corso di attività di controllo, in particolare allorquando durante un inseguimento un passeur ha effettuato pericolose manovre in eccesso di velocità che provocavano la perdita di controllo del veicolo, la sua collisione contro un muro e l’abbandono dello stesso con i migranti a bordo. Il passeur in fuga poteva essere identificato attraverso le impronte digitali rilevate sul veicolo e successivamente tratto in arresto.
Parallelamente, la Squadra Investigativa italiana ha documentato i legami tra i procacciatori di migranti a Ventimiglia e gli autisti in arrivo dalla Francia e ha eseguito le misure cautelari del divieto di dimora nelle province di Imperia, Cuneo, Torino e Aosta nei confronti di 2 marocchini, 1 tunisino, 3 sudanesi e 1 afgano.

Il procuratore di Imperia, il dottor Alberto Lari, ha affermato: "La presenza del procuratore di Nizza alla conferenza stampa dimostra la collaborazione che si è creata tra i due uffici, che è una cosa davvero importante, per combattere il traffico dell'immigrazione clandestina. E' la quarta squadra investigativa comune che facciamo. Ne avevamo già fatta una per un'indagine di droga e tre per combattere questo fenomeno. Le due procure hanno una collaborazione costante e uno scambio di informazioni e di ricettazioni in via diretta e in tempo reale. I dati vengono comunicati immediatamente e c'è uno scambio di informazioni costante come se l'indagine avvenisse su un unico territorio nazionale. Siamo riusciti a superare il discorso frontiere e far sì che anche i reati che vengono commessi su entrambi i territori vengono perseguiti in maniera corretta e completa".

#JIC #SIC #trafficodiesseriumani

@Notizie dall'Italia e dal mondo



Tutte le mosse di Google dopo il flop di Google Glass

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Google: il gigante americano torna sul mercato degli occhiali connessi. L’articolo di Le Figaro tratto dalla rassegna di Liturri nel suo canale Telegram.

startmag.it/innovazione/google…



Invitiamo presidenti, giunte e consigli provinciali di tutta Italia ad aderire alla campagna Stop Rearm Europe e alla manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma. È vergognoso che il governo Meloni tagli 1,7 miliardi per la manutenzione di 120.000 chilometri di strade provinciali mentre si aumentano per il 2025 le spese militari di 10 miliardi [...]


Lunedì 26 maggio ore 12, Andiamo verso il Parlamento - Sabato 31 maggio ore 14, Manifestazione nazionale a Roma - Il 26 maggio il Decreto Sicurezza passerà in discussione alla Camera. Dopo la trasformazione del DDL in Decreto, il Governo ha tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente la legge. È questo il poco [...]

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OpenAI con io Products minaccia Apple?

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OpenAI acquisterà io Products, la startup dell'ex super designer di Apple Jony Ive. Sam Altman assicura che il loro primo prodotto non farà sparire lo smartphone eppure c'è chi vede questa nuova avventura come "un cattivo presagio" per il produttore di

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STUPEFACENTI DALL'ALBANIA ALL'ITALIA. Tra le fonti di prova le chat criptate della piattaforma SKYECC



Le autorità in Italia e in Albania hanno inferto un duro colpo a tre gruppi di criminalità organizzata legati nel traffico di droga su larga scala e nel riciclaggio di denaro. Durante una giornata di azione congiunta, i mandati di arresto sono stati emessi contro 52 sospetti, compresi gli individui che si ritiene siano ai massimi livelli nelle gerarchie dei gruppi. Eurojust ha sostenuto la cooperazione tra le autorità italiane e albanesi creando un team di indagine congiunto (JIT/SIC Squadra Investigativa Comune). Durante il giorno dell'azione, le autorità di entrambi i paesi hanno sequestrato attività per un valore di almeno diversi milioni di euro, Compresi appartamenti e aziende, nonché vari veicoli di lusso. Sono state anche sequestrate grandi quantità di denaro e quantità di cocaina ed eroina.

Le reti criminali erano coinvolte nei pagamenti, spesso in contanti, di quasi 5 milioni di euro e il traffico di almeno 1 800 chili di cocaina ed eroina.
La Direzione Investigativa Antimafia di Bari e le Autorità Albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana e della Polizia Albanese, nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune, hanno eseguito, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, con il Coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo di Roma, due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari e dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana nei confronti, complessivamente, di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio.

I provvedimenti cautelari, emessi nell’ambito dell’Operazione URA a fronte delle indagini effettuate dalla DIA di Bari tra settembre 2021 e giugno 2022, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, albanesi ed italiani, appartenenti in Italia a due associazioni criminali – riconosciute tali dal G.I.P. di Bari – stanziate nello stesso capoluogo pugliese (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) nonché, in Albania, facenti parte di un potente gruppo criminale organizzato – riconosciuto tale dal Giudice di Tirana – stanziato a Durazzo.
La DIA, relativamente agli ingenti quantitativi di eroina e cocaina movimentati, a decorrere dal 2016, tra i Balcani, il Nord Europa, il Sud America e la Puglia, ha documentato l’esistenza di una comunanza d’interessi tra il gruppo criminale in Albania, deputato – a livello transnazionale – alla commercializzazione ed al trasferimento dello stupefacente, e le due associazioni criminali operanti a Bari le quali, a loro volta, effettuate le operazioni di “taglio” e confezionamento in panetti, rifornivano all’ingrosso le organizzazioni baresi, brindisine e leccesi interessate a ricevere l’eroina e la cocaina – di qualità – proveniente rispettivamente dalla Turchia e dall’America Latina.

Le complesse indagini, effettuate con intercettazioni telefoniche, ambientali, video-riprese e servizi di osservazione, pedinamento e controllo, avvalorate dall’estrapolazione e dall’analisi delle chat criptate acquisite dalla piattaforma SKYECC, nonché dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (di cui ne è stata accertata la credibilità e l’attendibilità), hanno permesso, tra l’altro, di documentare, in relazione alla sostanza stupefacente inviata a Bari principalmente dall’Albania e dal Nord Europa, innumerevoli rifornimenti (255 chili di eroina “pura” e cocaina “pura”) effettuati tramite corrieri internazionali. Nel medesimo contesto è stato ricostruito un “flusso” ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’“ingrosso”, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle Autorità Albanesi di contestare il reato di riciclaggio.
In tale ambito sono stati inoltre ricostruite: diverse consegne di denaro contante a pagamento della droga, avvenute a Bari, per importi superiori anche a mezzo milione di euro; il trasferimento di oltre 500 mila dollari dall’Albania all’America Latina, versati quale anticipo per l’acquisto di una partita di 500 chili di cocaina spedita da Guayaquil (Ecuador); episodi di abuso d’ufficio verificatisi in territorio albanese.
I riscontri utilizzati per dimostrare l’operatività delle tre associazioni criminali transnazionali hanno riguardato un precedente sequestro di 3 milioni di euro in denaro contante a Durazzo (Albania) nonché i sequestri di stupefacente effettuati, in circostanze diverse: di oltre 30 chili di eroina ed alcuni “laboratori artigianali” adibiti, a Bari e provincia, al taglio e confezionamento della droga in panetti; di 2 tonnellate di cocaina al porto di Rotterdam (Olanda); di 932 chili di cocaina al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria); di 400 chili di Hashish a Noicattaro (Bari).
Novità di questa indagine è rappresentata dall’utilizzo, tra le fonti di prova, delle chat criptate della piattaforma SKYECC, acquisite con Ordini Europei d’Indagine presso il Tribunale di Parigi. I messaggi, una volta decodificati dagli investigatori della Dia di Bari e condivisi con gli Ufficiali della S.P.A.K. di Tirana, sono stati minuziosamente analizzati e incrociati con le altre risultanze d’indagine, consentendo le contestazioni di reato sia alla D.D.A. di Bari che all’Autorità Giudiziaria albanese.
Il G.I.P. del Tribunale di Bari, dott. Francesco Vittorio Rinaldi, accogliendo le risultanze investigative della locale DDA, (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) ha riconosciuto il “salto di qualità”, soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo di strumenti tecnologici all’avanguardia, il “know-how” e la “capacità imprenditoriale” dei narcotrafficanti albanesi, capaci di gestire vere e proprie “holding criminali” ed in grado di rifornire gruppi mafiosi egemoni nella città di Bari.
I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana hanno riguardato, tra gli altri, i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un Comandante e un Agente della Polizia albanese, un Avvocato e 6 autisti di autobus di linea internazionale.
Le misure cautelari patrimoniali, (allo stato, salvo ulteriore verifica successiva nella fase decisoria con il contraddittorio con la difesa), hanno riguardato in Italia il sequestro preventivo funzionale alla confisca di beni mobili ed immobili tra i quali 9 appartamenti, 4 Società, 7 conti correnti e 3 autovetture e, in Albania, il sequestro di diversi immobili, 2 Società di costruzioni, 4 ristoranti di lusso, 1 Agenzia Immobiliare, 1 rete Televisiva, il cui valore complessivo è stimato in diversi milioni di euro.

L’esecuzione dell’operazione internazionale è stata resa possibile grazie alla Squadra Investigativa Comune, strumento di cooperazione giudiziaria istituito tra la D.D.A. di Bari, la S.P.A.K. di Tirana ed Eurojust (Organismo che sostiene la cooperazione giudiziaria nella lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale), che ha consentito al personale della DIA di Bari ed alle Autorità Albanesi di effettuare approfondimenti investigativi congiunti, avvalendosi del fondamentale ruolo di coordinamento assicurato dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
L’operazione si incardina nel più ampio progetto investigativo della DDA di Bari e della SPAK di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi. In tale contesto, in esito alle precedenti operazioni “Shefi”, “Kulmi” e “Shpirti”, tra il 2018 e il 2021 la DIA di Bari ha già dato esecuzione complessivamente a 118 misure cautelari, al sequestro di beni mobili ed immobili per diversi milioni di euro e al rinvenimento di oltre sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina e hashish, permettendo, nei vari gradi di giudizio, di comminare pene, per ciascun imputato, fino a 20 anni di reclusione.
L'operazione è stata eseguita su richiesta e da:
Italia: Ufficio della pubblica procuratore Bari - Direzione anti-Mafia distrettuale; Direzione Investigativa Antimafia di Bari, con il sostegno dell'ufficio dell'esperto di sicurezza presso l'ambasciata italiana di Tirana Albania: speciale procuratore anticorruzione e procura del crimine organizzato (SPAK) di Tirana; Polizia albanese

#eurojust #jit #sic #SKYECC #ura #DIA #SPAK

@Attualità



Se c’è qualcuno che fa continuamente e scientemente provocazioni è il Presidente del Senato La Russa. Adelmo Cervi è il figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi fucilati dai fascisti nel 1943, e ha tutto il diritto di dare del bastardo a Ignazio La Russa che ostenta il busto di Mussolini. La famiglia di [...]

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40% del budget IT in burocrazia. Così l’Europa perde la sfida tech. Report Wsj

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Fatti, numeri e analisi sullo sconfortante quadro burocratico dell'Ue anche in materia tech. Che cosa emerge da un approfondimento del Wall Street startmag.it/innovazione/europa…



Mentre il governo fascista di Netanyahu prosegue il genocidio a Gaza la destra acquista tecnologie da Israele come se nulla fosse. Il governo Meloni è complice del genocidio a Gaza come i loro beneamati Mussolini e Almirante lo furono di quello ebraico. Ha ragione l’on.Grimaldi: fanno veramente schifo. Questa destra fa schifo ma per onestà [...]


Apprezziamo che molti sindaci – in particolare quelli aderenti a Ali – abbiano sottoscritto un appello al voto referendario. Riteniamo però che i sindaci e le amministrazioni comunali possano fare concretamente di più. Da quando è stata introdotta la tessera elettorale le elettrici e le elettori non ricevono più una comunicazione dal Comune che li [...]


Intelligenza artificiale, Microsoft tradisce OpenAI e sposa anche xAi, Meta e Mistral

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Microsoft ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI ma ora ha annunciato che offrirà anche i modelli di intelligenza artificiale di altre aziende come quelli di xAI di Elon Musk,



Microchip, cosa succede a Nvidia e Xiaomi

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Le tensioni tra Stati Uniti e Cina fanno danni miliardari ai conti di Nvidia e spingono Xiaomi a investire nell'autoproduzione di microchip. Tutti i dettagli.

startmag.it/innovazione/microc…



Tutti i numeri di Inwit. Report Teha

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Che cosa emerge dal rapporto di Teha (The European House - Ambrosetti) sul valore generato da Inwit per il sistema economico italiano.

startmag.it/innovazione/tutti-…



Tutte le magagne dei chatbot peperini Replika dell’americana Luka

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Il Garante della Privacy aveva bloccato l'app che permette di fare sexting con gli avatar nel febbraio del 2023. Oggi la multa multimilionaria. Replika, che mette al servizio dei propri



di Andrea Fumagalli e Cristina Morini - Oh San Precario, Protettore di noi, precari della terra Dacci oggi la maternità pagata Proteggi i dipendenti delle catene commerciali, gli angeli dei call center, le partite iva e i collaboratori appesi a un filo Dona a loro ferie e contributi pensionistici, reddito e servizi gratuiti e salvali [...]

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“Oggi partecipo a Milano alla manifestazione unitaria ‘nessuno spazio per l’odio’ confessando la mia personale contraddizione: come John Belushi io odio i nazisti dell’Illinois e anche quelli italiani e europei”, dichiara il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo. “Oggi a Milano alla manifestazione contro il summit dei fascisti razzisti del remigration leggeremo gli articoli [...]


Silvia Conca*

Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità rimuove l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Per ricordare questo storico traguardo, che ha rappresentato il primo passo in un lungo processo di contrasto alla patologizzazione (e, quindi, alla disumanizzazione) delle persone LGBTQIA+, dal 2004 il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

Il 17 maggio 2025 si configura, però, in maniera completamente diversa dal 17 maggio 2024. È cambiato il mondo, eppure in Italia si fatica a percepire questa fase non come un incidente di percorso, ma come una trasformazione epocale, forse per evitare di prendere atto degli errori strategici che hanno reso fragilissime le grandi conquiste di questi decenni. I nemici delle persone LGBTQIA+ sono molti e seguono strade diverse. Qualcuno di loro si è persino camuffato da amico.

Bisogna riconoscere che l’attacco in corso ai diritti e all’autodeterminazione è una morsa che stringe da più lati, quindi è necessario che ci si difenda da più lati, collocando le politiche omolesbobitransfobiche italiane nello scenario globale e individuando le alleanze sociali che le sostengono, per costruire alleanze altrettanto ampie e forti.

Da Putin a Orbán

L’unico cambiamento di scenario a essere percepito pienamente come dirompente e distruttivo nel movimento italiano sembra essere il cambio di passo avvenuto in Ungheria.

Orbán a marzo del 2025 vieta i Pride, cioè perseguita la comunità LGBTQIA+ come soggettività capace di rivendicare i propri diritti, di entrare nel dibattito pubblico e di interloquire con la società. Si tratta della stessa omolesbotransfobia istituzionale sperimentata da anni in Russia attraverso la cosiddetta “legge contro la propaganda omosessuale”. L’attacco è verso i diritti politici, per evitare che si producano avanzamenti nei diritti civili, sociali e umani.

L’Europa e le sue diverse istituzioni sono state per molti anni lo spazio politico di riferimento dell’associazionismo LGBTQIA+ italiano, un porto sicuro per ottenere diritti anche in presenza di governi ostili o timidi. Senza la sentenza del 2015 della Corte Europea dell’Uomo, probabilmente non avremmo avuto le unioni civili. Vedere il modello russo sconfinare in uno stato membro dell’Unione Europea ha prodotto nel nostro paese una grande paura e una pronta risposta: la solidarietà alla comunità LGBTQIA+ ungherese è centrale nella piattaforma della mobilitazione nazionale del 17 novembre.

La spada di Damocle del modello russo, però, rimanda a questioni più ampie che scuotono il nostro continente. Ampia è stata, sulla carta, l’adesione dell’associazionismo LGBTQIA+ alla manifestazione convocata da Michele Serra il 15 marzo e dedicata a un’Europa dei sogni che non è né l’Europa di Maastricht, né tanto meno l’Europa di ReArm Europe.

Positiva e non scontata, invece, è stata l’adesione dell’associazionismo alla rete No DDL sicurezza, che colloca il movimento in una lotta più generale contro il restringimento dei diritti politici, che in Italia non parte dalla repressione delle soggettività LGBTQIA+ come in Ungheria e in Russia, ma punta sulla limitazione del diritto a manifestare di tutti e tutte. Quello che è necessario ammettere, però, è che Meloni non sembra seguire la strategia di Orbán e che l’omolesbotransfobia istituzionale in Italia sta seguendo altre strade.

Un altro segno positivo è che sono state raccolte le firme necessarie (più di un milione) per chiedere di mettere al bando in Unione Europea le cosiddette terapie di conversione o terapie riparative, che di sicuro non vengono praticate solo nei paesi del Gruppo di Visegrád.

Dalle multinazionali a Trump

Nelle poche settimane intercorse tra l’elezione di Trump a novembre del 2024 e il suo insediamento a gennaio del 2025 abbiamo assistito a un riposizionamento incredibile: le multinazionali che per anni hanno fatto rainbow washing sponsorizzando i Pride e usando i/le dipendenti LGBTQIA+ organizzati in “affinity groups” per popolarne i cortei con il loro marchio aziendale hanno improvvisamente cancellato le loro politiche di Diversity, Equality and Inclusion (DEI). Quei padroni che per anni si sono spacciati come progressisti hanno mostrato di essere lupi travestiti da agnelli e hanno applicato il “Project 2025” quando ancora Trump negava che fosse il suo programma politico.

All’insediamento del 20 gennaio Trump ha emesso una serie di ordini esecutivi: uno ha cancellato ogni singolo ordine esecutivo dell’amministrazione Biden che intervenisse sulla lotta alle discriminazioni, uno ha eliminato ogni riferimento alle persone LGBTQIA+ dai siti internet governativi, uno ha dichiarato che le istituzioni federali avrebbero da quel momento in poi riconosciuto l’esistenza immutabile del solo sesso maschile e del solo sesso femminile e uno ha vietato le politiche DEI in tutte le agenzie federali.

In questi mesi ha emesso una serie infinita di ordini esecutivi omolesbobitransfobici, oltre ad agire in maniera decentrata nelle singole agenzie tramite il DOGE di Elon Musk.

L’attacco ai diritti sociali (lavoro e salute) delle persone LGBTQIA+ e in particolare delle persone trans è fulcro dell’alleanza tra Trump e Musk e si configura come il primo passo per la distruzione di ogni forma di democrazia negli Stati Uniti. Cancellare le politiche DEI ha significato licenziamenti di massa tra i dipendenti pubblici appartenenti alle minoranze, al fine di svuotare dall’interno le agenzie governative e di procedere con la privatizzazione integrale di qualsiasi funzione pubblica. Come Putin e Orbán, Trump parte dalle persone LGBTQIA+ per far affermare un modello autoritario e reazionario di società, ma lo fa intervenendo direttamente in ogni singolo ambito con misure mirate e con un’alleanza strategica potentissima.

Questa azione sinergica tra destre neoreazionarie e padroni in Italia non sembra interessare. Nell’assemblea preparatoria per organizzare il 17 maggio era stato istituito un tavolo tematico che teneva insieme lavoro e attacco ai diritti democratici, ma questa connessione è sparita nella piattaforma della manifestazione. È rimasto Orbán, ma Trump è sparito. È rimasta la paura per l’attacco da parte del nemico di sempre all’Europa dei sogni, ma non emerge alcuna paura per ciò che sta nascendo in seno all’Occidente dei sogni.

Costa molto ammettere che, facendo sponsorizzare i Pride alle multinazionali, il movimento ha a sua volta sponsorizzato chi si sta schierando col nemico. Costa molto ammettere che attraverso le politiche DEI e gli “affinity group”organizzati dalle aziende i lavoratori e le lavoratrici LGBTQIA+ hanno messo il loro destino nelle mani dei padroni in un’alleanza illusoria e fragilissima.

Il Milano Pride l’anno scorso per la prima volta ha emesso un comunicato in cui motivava e difendeva la presenza degli sponsor alla sua parata. La settimana scorsa ne ha emesso un altro in cui ha ammesso che gli sponsor si sono volatilizzati. Se davvero i contributi economici degli sponsor finanziano per tutto l’anno i checkpoint gratuti per le malattie sessualmente trasmissibili, lo sport inclusivo, gli sportelli di sostegno, gli eventi culturali, l’assistenza legale, forse sarebbe il momento di considerare che il compito del movimento dovrebbe essere quello di lottare contro la dismissione generale dello stato sociale, affinché esso si prenda carico in maniera specifica delle esigenze di una comunità che non può dipendere dalle elemosina volatili di qualcuno per esercitare i suoi diritti.

La questione, come sempre, non è che “la lotta per i diritti civili deve andare di pari passo con quella per i diritti sociali”, ma che l’intreccio è inestricabile.

È in questo intreccio che si colloca l’omolesbobitransfobia istituzionale del governo Meloni.

Le scelte del governo Meloni

Nella morsa globale alla comunità LGBTQIA+ che abbiamo descritto c’è un filo conduttore, nonostante le strategie differenti: la retorica sulla tutela dei minori. Vale per Putin come per Trump e rappresenta il filo conduttore dell’omolesbotransfobia istituzionale praticata dal governo Meloni in questi anni.

Che si tratti dell’ispezione all’ospedale Careggi o del DDL Sasso, della nomina di Marina Terragni a Garante per i diritti dell’infanzia o della legge Varchi, lo spauracchio di fondo è identico. Peccato che questi provvedimenti colpiscono bambin* e ragazz* in carne e ossa, nel loro diritto alla salute, all’istruzione o a vedere riconosciuta la loro famiglia.

Non è una novità, la psicosi antigender è stata diffusa ad arte da tempo ed ha infiltrato anche il dibattito sui pochi diritti che si sono affermati nel nostro paese in questi anni. Le unioni civili sono monche per la questione della stepchild adoption. Centrale nell’affossamento del DDL Zan è stata la questione del contrasto all’omolesbobitransfobia nelle scuole. Se le forze politiche omolesbobitransfobiche diffondono la psicosi antigender, le forze “friendly” non sembrano avere gli anticorpi per contrastarla nemmeno nel loro dibattito interno, figuriamoci nella società. Persino alcune organizzazioni lesbofemministe hanno fatto propria quella retorica, stabilendo interlocuzioni ormai stabili con le destre e ostacolando l’approvazione del DDL. Il risultato è che ancora non abbiamo una legge per contrastare in ogni ambito le discriminazioni, le violenze e l’odio.

L’associazionismo ha convocato gli altri movimenti (femminista, antirazzista etc.) all’assemblea preparatoria per il 17 maggio. Noi abbiamo partecipato all’assemblea e a tutti i tavoli tematici, ma i movimenti non hanno risposto. L’intento era giusto e va perseguito ancora, nella consapevolezza che il lavoro di connessione sarà lunghissimo e deve essere centrale nella strategia del movimento LGBTQIA+. Non si può perseguire l’alleanza con gli altri movimenti e contemporaneamente andare in audizione dalla ministra Roccella. Non si possono contestare le interlocuzioni di ArciLesbica, che tante divisioni e tanti arretramenti hanno portato allo stesso movimento LGBTQIA+, per poi replicarle.

Le alleanze politiche e sociali perseguite in questi anni stanno mostrando tutta la loro volatilità. Chi si definiva amico si è schierato con i nemici o si è fatto travolgere dalla loro stessa retorica.

Da una parte ci sono i sistemi di dominio, dall’altra le soggettività oppresse. È arrivato il momento di schierarsi e unirsi, prima che ci travolgano.

*CPN



di Laura Tussi

Pacifista, Renato Accorinti da sempre lotta in favore degli ultimi, per i diritti umani, per un mondo migliore. Sindaco di Messina dal giugno 2013 a giugno 2018 e della città metropolitana di Messina dal 2016 al 2018, è tra i fondatori del movimento “No Ponte”, che si oppone alla costruzione del Ponte sullo stretto di Messina. In questa intervista lancia la proposta di un Ministero della pace.

La proposta che hai fatto in piazza dell’Unione Europea a Messina in cosa consiste?

Partiamo dall’inizio.
Da molti anni avevo pensato di proporre l’istituzione di un Ministero della Pace, proposta che però è rimasta chiusa in un cassetto.
Negli ultimi anni, per la prima volta avvertiamo la paura della guerra reale tanto che il tema del riarmo è argomento quotidiano a livello europeo.
Farsi prendere dalla paura non serve.

Ma cosa possiamo fare? Come opporci alla corsa forsennata e criminale al riarmo che porta a una inesorabile escalation militare e nucleare?

Noi cittadini abbiamo un ruolo fondamentale, votiamo per eleggere persone responsabili, ma possiamo anche fare proposte utili per la collettività.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale tutta l’umanità voleva mettersi alle spalle l’orrore, il dolore, la morte. Non a caso tutte le più importanti istituzioni come l’ONU, la nostra Costituzione, la Carta dei diritti dell’uomo sono nate per dire “no” alla guerra e per avere Pace.
Queste altissime carte dei diritti umani sono l’emblema del diritto alla pace. Perché di diritto si tratta per l’umanità intera che sogna di vivere nella felicità senza la paura delle guerre e dei conflitti nucleari.
Nella nostra Costituzione l’articolo 11 ( “l’Italia ripudia la guerra”) e l’articolo 3, che parla di libertà ed uguaglianza, ci ricordano di non distrarci, di tenere sempre presente e alto il valore dei valori: la Pace.

Renato Accorinti con il tuo importante impegno di una vita per la nonviolenza vuoi lanciare la proposta di un Ministero della pace sia a livello nazionale sia Europeo. In cosa consiste questo progetto ambizioso che sfiora l’utopia?

In concreto, il Ministero della Pace deve diventare il più grande laboratorio di idee, di proposte, di percorsi educativi, per stimolare le nuove generazioni e non solo, a essere pacifiche, a credere nel genere umano, nell’interculturalità che arricchisce, nell’incontro tra le religioni, per attuare e approfondire la nonviolenza come stile di vita. E tanto altro!

Come agisce e come si declinano le istanze pacifiste e nonviolente del Ministero della Pace?

Il Ministero della Pace dà vita a un percorso di maturità e trasformazione che si nutre dell’interagire con gruppi e associazioni e singoli cittadini per poter generare proposte concrete e favorire nel tempo un clima pacifico nell’intera società, liberandoci dall’enorme aggressività tossica che respiriamo ovunque.
Il Ministero della Pace ribalta il vecchio modello pericoloso e costosissimo dell’armarsi sempre di più per avere “sicurezza”, con la proposta dirompente del percorrere la potente via della saggezza pacifica, che crede nel genere umano e nella sua umanità.
È un percorso culturale lento, virtuoso e profondo, che dobbiamo fare tutti insieme, istituzioni e cittadini, per iniziare a cambiare prima ognuno di noi, e costruire un futuro colmo di umanità e di gioia.
Dobbiamo avere consapevolezza che la democrazia, come la libertà e la pace, non sono conquistate e acquisite per sempre, ma vanno protette e alimentate con il nostro impegno deciso e amorevole tutti i giorni.
Diamo dignità alla sacralità delle istituzioni. Siamo concreti come dei sognatori come diceva Gaber.
Insieme faremo crescere questa proposta per poi chiedere ai partiti di discuterla in Parlamento per farla diventare realtà.
Chiederemo anche di creare il Ministero della Pace al Parlamento Europeo e a tutti i 27 stati membri.

Tutto questo è solo l’inizio, un primo passo per far crescere il desiderio di vedere concretizzato il Ministero della Pace.

Contribuiamo con pensieri e idee inviandoli a nonviolento@hotmail.com o a renatoaccorinti@gmail.com

Se questo pensiero prenderà forma, ci confronteremo di presenza per farlo diventare una proposta politica ufficiale.



Da quanto apprendiamo il “remigration summit”, un raduno internazionale di esponenti della galassia neofascista europea, che si propone la cacciata delle persone migranti dall’Europa, si terrà domani 17 maggio nel Teatro Comunale di Gallarate, in provincia di Varese, a pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa. Il sindaco del comune non conferma e non smentisce, ma chi [...]


Sabato 17 maggio il ns Partito sarà presente in tre importanti iniziative. A Milano, in P.zza San Babila e a La Spezia, con un corteo che partirà dal Parco 2 giugno, ci saremo per contrastare i gruppi dell’estrema destra internazionale e nazionale che intendono copiare Trump e l’AfD, organizzando raduni dal titolo “remigration day”. Una [...]


Stefano Galieni*

Se ne è andato un compagno di tante lotte condivise e resto, mi si scusi se parlo in prima persona, attonito, addolorato, indignato, incredulo. Se ne è andato alla vigilia dell’anniversario della Nakba, quante volte ne avevamo parlato, e nei giorni in cui il governo israeliano vuole ripetere, mentre continua il genocidio, l’ennesima deportazione di uomini donne e bambini che sono e saranno sempre Palestina. Ci conoscemmo quando si stava profilando la prima Intifada, quando la gente di Gaza e Cisgiordania, decise di non accettare più una finta pacificazione fondata sull’occupazione militare, sulla demolizione di case e ulivi, sulla costruzione di insediamenti per coloni, provenienti dall’Est Europa, sul tentativo di annientare ogni diritto all’esistenza della sola parola Palestina. Quasi 40 anni fa, quella che venne chiamata la “rivolta delle pietre”, perché a mani nude, lanciando sassi contro i carrarmati, ragazzini, adolescenti, cadevano sotto i colpi di mitra di uno degli eserciti più potenti del mondo. Ali Rashid era per noi allora giovani e solidali con la causa palestinese, un punto di riferimento, di confronto, di dibattito a volte anche aspro ma sempre fecondo. Era allora Primo segretario della delegazione palestinese in Italia, l’uomo, il compagno, a cui chiedere “cosa possiamo fare?” Da uomo di pace, quale è sempre stato, si spese per una idea bella e geniale, il progetto “kufia, matite per la Palestina”, realizzata con Il Manifesto. Una mostra di disegni realizzati da italiani, palestinesi e israeliani ad indicare con l’arte la via per porre fine a quell’eccidio quotidiano. Girammo nelle città palestinesi e israeliane, dove imperversavano già da allora i controlli e la repressione, scortando e difendendo la mostra, sia in città palestinesi che in luoghi israeliani votati alla pace e alla fine dell’occupazione. Da quella prima visita nacque, un altra, che oggi sarebbe considerata folle, piccola grande idea di internazionalismo solidale. Mettemmo in piedi, con compagne e compagni provenienti da diverse esperienze politiche, un gruppo chiamato Al Ard, (La Terra), andavamo nei Territori Occupati e a Gaza, ci mettevamo in contatto, con l’aiuto di interlocutori delle diverse forze politiche, con piccole cooperative, soprattutto composte da donne, che operavano nell’agricoltura, per sostenerne economicamente microprogetti di sostegno, un macchinario, un materiale, quello che era impedito avere a causa di politiche di embargo israeliano. Lui da Roma ci dava indicazioni, ci seguiva dove non poteva venire fisicamente, garantiva sulla nostra affidabilità. Intrecciammo rapporti con una resistenza laica e progressista, vedemmo con i nostri occhi come l’occupante, per indebolire l’Olp, iniziava a contrastare ogni forma di aggregazione e di istruzione, chiudendo le scuole e le università pubbliche e contemporaneamente sostenendo le moschee. Ogni volta che si tornava a casa, dopo uno dei tanti viaggi, portavamo con noi un bagaglio di storie che ancora oggi, anche se in molti ci siamo persi di vista, ci accomunano. E provammo anche a praticare quella disobbedienza civile che tanto irritava la forza militare, con Giovanni Russo Spena, allora parlamentare, che si incatenava davanti alle case, per impedirne l’abbattimento. Ali ci incitava, ci consigliava, si preoccupava dei rischi che correvamo, ma il legame che ci unì allora rimase inalterabile. Le serate a casa sua, a parlare e a sperare in un futuro migliore, al sogno di poter rivedere un giorno la Gerusalemme dei suoi genitori che lui, nato in Giordania, non aveva visto. Ogni incontro era un’immersione a volte disincantata, in una infinita cultura politica. Misurava le parole cogliendone il peso e la gravità ogni volta, non accettava la faciloneria con cui spesso si costruivano etichette o stereotipi. Fu naturale ritrovarlo in Rifondazione Comunista, anni dopo, quando, dopo il fallimento degli accordi di Oslo, si iniziarono a perdere le speranze e lo stesso contesto palestinese cambiava. Gioimmo riuscendo ad eleggerlo in un Parlamento in cui almeno la voce della Palestina si potesse sentire nitida e chiara, scandita dalle sue pause e dalla sua innata saggezza. Da Ali imparai quanto si può dissentire politicamente, compiere scelte diverse, ma conservare insieme alla stima e all’affetto, la capacità di guardare oltre il presente, di preservare quel prevalente comune che univa tutte e tutti coloro che lottano per le cause dei popoli oppressi come per le ingiustizie quotidiane nostrane. Non ci siamo mai persi ed ogni volta era un abbraccio, un ricordarsi privo di nostalgia una conferma di come in fondo i legami veri restano e non possono essere vanificati. Le storie, il tempo, gli anni che trascorrevano, ci hanno portato anche a sorridere degli scontri che ci è capitato di avere, di ricordare con amarezza le occasioni perse e gli errori compiuti, di continuare a compiere una ostinata ricerca nel presente, quello buio e cupo che incontravamo, per riannodare i fili, per ricominciare, per non arrendersi. Ed Ali Rashid non si è mai arreso. Gli anni lo avevano reso ancora più lucido e profondo, lo avevano portato a raccontarsi, lui solitamente riservato nel mostrare le cicatrici, facendo emergere ricordi di ragazzo, la pesantezza dell’esilio, la scoperta dell’impegno politico come antidoto potente all’autodistruzione. Aveva lasciato da anni la sua casa di Roma in cui ci si incontrava prima di partire, per avere consigli e far giungere messaggi a chi occupava ruoli particolari in patria. Si era trasferito nella tranquillità umbra dove scriveva, da cui instancabile, si muoveva, sempre con la voglia di far conoscere al mondo della solidarietà popolare che non ha mai smesso di esistere, la profondità della tragedia umana, politica, sociale e culturale che da quasi ottanta anni ormai nega ogni possibilità di gioia, di futuro, di speranza. Riprendere insieme il cammino politico durante le ultime elezioni europee, con la lista Pace Terra Dignità, fu una ovvia convergenza, gli si leggeva ancora come tanti anni fa, quella luce mai spenta nell’impegno politico e sociale, nonostante tutto e nonostante tutti. Ci ha lasciato all’improvviso, senza un segnale, ed è difficile credere che sia vero. Ci ha lasciato più poveri ma tante e tanti altri raccoglieranno il suo grande esempio. Ne sono certo.

*Unità 15 maggio



Rifondazione Comunista piange la morte improvvisa e inaspettata del compagno Ali Rashid, un punto di riferimento per decenni nel nostro paese per la causa palestinese. Ali è stato un militante, un dirigente politico, un diplomatico, un parlamentare, un intellettuale di straordinario valore e un meraviglioso compagno di rara umanità. Un giorno la sua amata Palestina [...]


di Alba Vastano - La storia del presidente “impossibile”. Un mito nella storia dell’Uruguay. Terminato il primo marzo il suo mandato. Ora senatore. L’amore per la terra, per i fiori e per il ciclismo. Seguace del movimento studentesco anarchico. I Tupamaros e la repressione dopo il golpe militare. Pepe e gli anni di prigionia. Lucia [...]


Il Partito della Rifondazione Comunista è dal 1998, che chiede la chiusura dei centri in cui vengono internate le persone migranti che non hanno i documenti per restare in Italia. In 27 anni hanno cambiato nome, ora si chiamano “Centri Permanenti per i Rimpatri” (CPR). 9 sono in funzione in Italia e uno in Albania. [...]


Ecco come Meta vuole segare la causa antitrust

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Accusata dall'Antitrust statunitense di aver monopolizzato il mercato dei social network con le acquisizioni di Instagram e WhatsApp, Meta di Zuckerberg chiede che dopo oltre 4 anni il caso venga archiviato perché "debole" e costoso per i



Il 10 maggio è stata rilasciata la prima release definitiva di GNU Taler, il famoso sistema di microtransazioni e pagamenti elettronici basato su software libero che non utilizza la blockchain

Questa release rappresenta un traguardo speciale, poiché consente di lanciare un'attività ufficiale in Svizzera. A partire da oggi, Taler Operations AG gestisce legalmente il sistema di pagamento GNU Taler in franchi svizzeri, accessibile a privati ​​e aziende in Svizzera. È a tutti gli effetti una beta pubblica, perché al momento non ci sono negozi che accettano il sistema di pagamento. Sebbene rimangano ancora alcuni aspetti da migliorare, l'utilizzo del sistema può essere considerato legale e i beni degli utenti sono al sicuro. Verrà garantita la retrocompatibilità di ogni futura release con la precedente.
Imprenditori e sviluppatori in Svizzera decideranno di accettare GNU Taler? Qui qualche tutorial su come iniziare. È consigliato l'Integrator Community Hub per ricevere supporto dalla community.

taler.net/it/news/2025-01.html

@Etica Digitale (Feddit)

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@informapirata@mastodon.uno Mi spieghi una cosa? Vedo che pubblichi a volte con l'account mastodon.uno e a volte con quello poliverso.org, ma non vedo differenze sostanziali tra gli argomenti dell'uno e dell'altro account. C'è qualche criterio che tu adotti e che io non capisco?

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in reply to 0ut1°°k

il criterio è semplice: su poliverso.org che è basato su Friendica posso scrivere:

1) post lunghi che non posso o non riesco ad accorciare
2) post con più di un link perché con Friendica posso rendere linkabile il testo e questo rende molto più ordinata la scrittura
3) alcuni post che recupero automaticamente da alcuni feed RSS
4) risposte molto lunghe
5) crossposting sul fediverso e sul mio account bluesky

Per tutto il resto di solito uso mastodon

@informapirata@poliverso.org @eticadigitale

Questa voce è stata modificata (6 mesi fa)

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in reply to 0ut1°°k

@outlook sì, mastodon è più limitato ma ha un'immediatezza e una facilità d'uso che non ha paragoni tra i social del Fediverso. È abbastanza normale per me utilizzare per il 70% mastodon

@informapirata@poliverso.org @eticadigitale

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in reply to Informa Pirata

spero tanto, ma veramente tanto che cominci a diffondersi. Spero sfrutterà l'nfc così posso ricominciare a pagare senza dover usare direttamente la carta.
Questa voce è stata modificata (6 mesi fa)

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Perché Durov di Telegram sbertuccia la Francia di Macron

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Via X Pavel Durov accusa la Francia (senza fornire prove) di aver chiesto a Telegram di censurare le voci dei conservatori in vista delle elezioni in Romania. Oltralpe, l'imprenditore russo rischia una condanna penale e pare per questo



“Rispondimi velocemente: Analisi multidisciplinare della sextortion maschile in Italia”, la prima ricerca italiana interamente dedicata a questo fenomeno con vittime di sesso maschile.

Il report nasce dall’esperienza diretta maturata tra il 2020 e il 2024 dall'associazione #PermessoNegato, fondata e gestita da @Matteo G.P. Flora (sì, è nel Fediverso, ma è come se non ci fosse 🤓).

Durante questo periodo sono stati documentati oltre 1.000 casi di sextortion in Italia.

I dati parlano chiaro: il 90% delle vittime è di sesso maschile, un’informazione che ribalta la narrazione tradizionale sulla violenza digitale, ancora troppo spesso percepita come un problema esclusivamente femminile.

permessonegato.it/report/

@Etica Digitale (Feddit)



Oggi 18 maggio, nel 1897, nasce il regista italiano naturalizzato statunitense Frank Capra


Frank Russell Capra, nome originario Francesco Rosario Capra, nasce il 18 maggio 1897 a Bisacquino, in provincia di Palermo. Emigrato a sei anni con la famiglia in California, a Los Angeles, nel 1922 dirige il cortometraggio "Fultah Fisher's Boarding House. La sua prima regia di un lungometraggio è "La grande sparata".
Il primo film totalmente sonoro, invece, è "L'affare Donovan", una detective story del 1929.
Il successo straordinario arriva con "Accadde una notte", che vince gli Oscar per la migliore regia, per il miglior film, per la migliore attrice protagonista, per il migliore attore protagonista e per la migliore sceneggiatura.
Tra il 1936 e il 1941 conquista trentuno candidature e sei premi Oscar con soli cinque film.
Dopo "La vita è meravigliosa", del 1946 va incontro a un declino professionale accentuato dalla diminuzione della sua creatività.
Poco più che sessantenne abbandona l'attività cinematografica, scegliendo di ritirarsi: muore il 3 settembre 1991 a La Quinta alla età di 94 anni.

#accaddeoggi
#otd
#frankcapra
#cinema

@Storia

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in reply to storiaweb

L'immagine è una fotografia in bianco e nero di un uomo in giacca e cravatta. Indossa una giacca a quadretti con un colletto a punta e una cravatta scura. Ha una sigaretta tra i denti, con un'espressione seria e pensierosa. La sua postura è eretta e sembra essere in un contesto formale. Lo sfondo è sfocato, mettendo in risalto il soggetto.

Fornito da @altbot, generato localmente e privatamente utilizzando Ovis2-8B

🌱 Energia utilizzata: 0.121 Wh



Con gli occhiali smart Aperol e Bellini Meta intende ubriacare il diritto alla privacy?

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Meta sarebbe al lavoro su di un software per i suoi occhiali smart capaci di raccogliere una gran quantità di dati, inclusi quelli biometrici, delle persone inquadrate dalle lenti. E già si profilano seri

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Quel difetto mai sanato di Spid che apre la porta ai malintenzionati

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Le falle nel sistema di identificazione via Internet permettono oggi di creare più profili Spid del tutto fasulli. I malintenzionati possono così avere accesso a documenti riservati e dirottare indennizzi e pensioni sui



Apple fa l’indiana, ma non d’America. E Trump s’arrabbia

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I dazi hanno spinto Apple ad accelerare il trasloco della propria filiera dalla Cina all'India, ma è sempre più evidente che Trump sperava inducessero Cupertino a realizzare iPhone 'made in Usa'. E il presidente americano non

in reply to Informa Pirata

Io fatico a capire perché un prodotto di alta tecnologia dovrebbe costare **molto** di più se prodotto negli #USA anziché in #cina o #india.
Passi per i prodotti che richiedono manodopera a basso costo, gli #iphone?
@informatica


Dopo Meta, tocca a Google. Ken Paxton continua a terrorizzare le Big Tech

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Il procuratore generale del Texas lo scorso anno aveva spinto Meta a siglare un accordo per un risarcimento record (1,4 miliardi di dollari) così da lasciare cadere le accuse di violazione della privacy. Oggi Paxton ritorna



Come crescono le startup tedesche di Intelligenza artificiale

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Startup tedesche ancora poco conosciute, come Celonis, Prewave, Tacto e Osapiens, stanno diffondendo le loro soluzioni basate sull'Ia per aiutare le imprese a navigare startmag.it/innovazione/german…



Cosa cambierà per l’Intelligenza artificiale dopo gli accordi di Trump con l’Arabia Saudita

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La missione di Trump in Arabia Saudita unisce capitali del Golfo e colossi tech per dominare l’AI. Ma l’uso dell’AI per la sorveglianza in regimi



AI? Rischi e opportunità nel settore bio

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L’intelligenza artificiale può creare farmaci salvavita, ma anche virus letali. Su Nature, gli esperti propongono sistemi di sicurezza per impedirne usi pericolosi nelle startmag.it/innovazione/ai-ris…



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Vi racconto la storia di Zhao Weiguo, il re dei chip condannato a morte in Cina

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Zhao Weiguo, ex leader di Tsinghua Unigroup, ha ricevuto una condanna a morte per la corruzione e gli altri crimini di cui è stato ritenuto colpevole dalle autorità cinesi. Perché la sua figura è così importante? L'analisi di Alessandro