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L’elezione del Presidente della Repubblica ha le sue regole, ha le sue anche liturgie, ricorrenti nel tempo, ma le difficoltà delle forze politiche sono sono emerse subito, fin dall’inizio.

Il risultato è evidente: esiste una maggioranza di governo, quindi un numero di parlamentari e di forze politiche che sono colleghi e alleati nel medesimo governo, i cui rappresentanti siedono nel medesimo Consiglio dei Ministri, che con quei numeri e con quella maggioranza avrebbero potuto – secondo me, dovuto – eleggere il Presidente della Repubblica al primo scrutinio.

Non è andata così, però non c’è neanche da fare moralismi sul fatto che ci sono stati dei nomi e ci sono state delle divisioni.

Io, però, vorrei richiamare l’attenzione su una cosa apparentemente laterale, ma, in realtà, molto rilevante, secondo me, perché dice molto anche del futuro.

Nel corso della discussione, tra i nomi emersi e rimbalzati continuamente sui giornali, c’erano da una parte quello del Presidente del Consiglio, il Professor Mario Draghi, e quello della Dottoressa Belloni, il Capo dei Servizi di Informazione – una volta detti servizi segreti – quindi il servizio di intelligence.

Su Draghi al Quirinale si è detto che poteva essere pericoloso, perché c’è il PNRR, ci sono gli impegni presi con l’Europa: è una considerazione fondatissima, che condivido.

Poi c’è chi dice che Draghi è una persona di spessore e di tale importanza per l’Italia, che, se fosse al Quirinale, saremmo sicuri che ci rimarrebbe per 7 anni. É vero che il Quirinale ha funzioni diverse rispetto al governo, però, con una permanenza di 7 anni, può esercitare la sua garanzia: discussione totalmente legittima.

Dunque, si è detto che se Draghi andasse al Quirinale, a Palazzo Chigi potrebbe andare la Dottoressa Belloni. Se, invece, Draghi restasse a Presidente del Consiglio, allora perché non eleggere la Belloni Presidente della Repubblica? Si tratterebbe anche di una donna.

Ora, non è minimamente in discussione la qualità delle persone, perché si tratta di due nomi di altissimo livello, tra i migliori che abbiamo in Italia: dunque, non è minimamente in discussione questo.

Il tema è: in quale Paese il Capo dei Servizi di Sicurezza diventa Capo del Governo o Presidente della Repubblica? In guerra, forse, anzi neanche.

Ci sono Paesi molto esposti sul lato della sicurezza, che si guardano bene dal fare una scelta simile. Ad esempio, Israele tiene separate le cose ed il perché è evidente: il mestiere delle informazioni e non è esattamente lo stesso mestiere dell’ esporsi al consenso popolare.

Questo mi pare assolutamente giusto e corretto.

Come si può pensare che la stragrande maggioranza dei parlamentari, quindi delle forze politiche e, quindi, in qualche modo, degli elettori che li hanno votati – perché, ricordiamolo, sono comunque tutti figli delle elezioni politiche del 2018 – dica: “noi vogliamo restare maggioranza, perché gli obiettivi che abbiamo raggiunto devono essere difesi nell’interesse generale, però ad una condizione: non sia mai uno di noi a fare una scelta, che non sia mai uno di noi a prendere la guida”.

In questa ottica, deve esserci sempre qualcuno che viene da fuori.

Dunque, prima di arrivare a considerare inutile il voto – che in democrazia sarebbe una disastro e non deve succedere mai – si arriverà alla conclusione di avere votato degli inutili.

Infatti, le forze politiche, pur sapendo di dover andare d’accordo, pur sapendo di dover rimanere in coalizione, non sono in grado di individuare una persona condivisa.

Tutti malfidati? Tra le vostre fila non c’è nessuno che possa essere considerato dagli altri, cioè anche da quelli che saranno avversari al momento della campagna elettorale, apprezzabile dal punto di vista istituzionale o delle capacità di governo?

Ripeto ho nominato due persone che il cielo ce l’hai conservi, ma, forse, da questo tipo di politica, che il cielo ce ne liberi.

L'articolo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.

https://www.fondazioneluigieinaudi.it/meglio-liberarsene/



Telemarketing e Registro delle opposizioni: il Garante Privacy emette parere favorevole sullo Schema di decreto del Presidente della Repubblica.


Lo scorso 13 gennaio, il Garante Privacy ha emesso parere favorevole circa lo “Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante sostituzione del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, in materia di istituzione e funzionamento del registro pubblico dei contraenti che si oppongono all’utilizzo dei propri dati personali e del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali”. La bozza dell’atto legislativo ha recepito le osservazioni sollevate dall’Authority e la normativa nazionale ha colmato le lacune di disciplina che frenavano l’esito positivo della consultazione avviata.

Con provvedimento n. 3 del 13 gennaio 2022 il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha emesso parere favorevole al nuovo “Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante sostituzione del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, in materia di istituzione e funzionamento del registro pubblico dei contraenti che si oppongono all’utilizzo dei propri dati personali e del proprio numero telefonico per vendite o promozioni commerciali”.

Lo Schema di decreto in esame deve sostituire il regolamento di cui al d.P.R. 7 settembre 2010, n. 178 e s.m.i., intervenendo sulla disciplina del Registro Pubblico delle Opposizioni (RPO) al fine di estenderne l’operatività alle numerazioni telefoniche nazionali, sia fisse che mobili, non incluse in elenchi dei contraenti.

Trattandosi di un atto legislativo relativo al trattamento dei dati, il Ministero dello sviluppo economico attivava la procedura di cui all’art. 36, par. 4, GDPR, chiedendo un consulto all’Authority circa la conformità dello Schema di decreto alle disposizioni della normativa in materia di trattamento dei dati personali.

Nel parere il Garante ripercorre le tappe che hanno segnato la fase di interlocuzione con il Mise ed evidenzia gli obiettivi raggiunti nell’ambito della consultazione, come l’accoglimento delle osservazioni espresse dal Garante con due precedenti pareri.

Rileva, poi, che le perplessità sollevate con l’ultima nota del 24 giugno 2021 sono state superate dall’emanazione del D.L. n. 139 dell’8 ottobre 2021, il quale ha provveduto ad estendere l’efficacia revocatoria del consenso derivante dall’inscrizione al registro anche alle chiamate eseguite con modalità automatizzate.

In ragione della complessiva ragionevolezza delle soluzioni proposte a seguito della novella legislativa, dunque, il Garante ha ritenuto non residuassero rilievi ulteriori da esprimere e ha emesso parere favorevole all’adozione dello Schema di decreto.

Grazie alle modifiche operate, i consumatori potranno opporsi alla ricezione sia delle chiamate indesiderate eseguite tramite operatore, che di quelle effettuate con l’uso di sistemi automatizzati, modalità di contatto che sino ad ora era sfuggita alle limitazioni sancite dalla disciplina previgente.

L’iscrizione al RPO comporterà poi, tra le altre cose, la revoca dei precedenti consensi espressi dai consumatori, così da evitare il perdurare di eventuali abusi.

Il 21 gennaio u.s. il Consiglio dei Ministri si è riunito a Palazzo Chigi per discutere, tra le altre cose, lo Schema di d.P.R., approvandolo in esame definitivo.

Brevemente, si rammentano le novità più rilevanti che comporterà l’adozione del decreto:

  • sarà regolamentato il trattamento delle numerazioni telefoniche mediante l’impiego del telefono e l’invio di posta cartacea per la diffusione di materiale pubblicitario o la vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.;
  • la disciplina del RPO verrà estesa a tutte le numerazioni nazionali fisse e mobili, comprendendo anche quelle non riportate negli elenchi telefonici, cartacei o elettronici, attualmente escluse;
  • verrà estesa anche alle comunicazioni via posta cartacea la possibilità per gli utenti di indicare i soggetti nei confronti dei quali intendono revocare l’opposizione al trattamento dei dati personali.

Maria Vittoria Aprigliano

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La Belt & Road Initiative (BRI), conosciuta anche come “la nuova via della seta” può essere descritta come un ambizioso progetto di sviluppo economico e commerciale cinese, lanciato nel 2013 dal presidente Xi Jinping.


Tivoli ricorda le vittime dell’Olocausto nella giornata del 27 gennaio, data scelta dall’Onu per commemorare lo sterminio di sei milioni di persone, soprattutto ebrei, ma anche polacchi, rom, sinti, testimoni di Geova, disabili e omosessuali, giudica…


Quella che viene spesso chiamata «epoca della società» è stata un periodo in cui alcuni straordinari pensatori si sono dati il compito di affrancarci dalla credenza, dominante nella storia dell’umanità, secondo cui gli eventi sociali sono la consegue…


27 GENNAIO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MEMORIAOggi è la Giornata Internazionale della Memoria, il 27 gennaio 1945, infatti, le truppe sovietiche scoprirono il campo di concentramento nazista di Auschwitz liberando i prigionieri che vi erano rimasti…


Fin qui si usa la paura della guerra. È un’arma di guerra, la paura di una guerra. I russi hanno usato quell’arma per rimettere indietro gli orologi e tornare alle zone d’influenza, ridisegnare e calcare i confini della spartizione fatta a Yalta.


È normale ci siano negoziati politici. È normale non sia facile trovare una soluzione. Tenere assieme una maggioranza di governo all’evidenza emergenziale, di suo sufficiente ad eleggere il Presidente della Repubblica e difficilmente mantenibile ove …


                                                  L’ Amministrazione comunale di Tivoli, accogliendo la proposta della Consigliera del Sindaco per la promozione della lettura Dott.



Serve un maggiore coinvolgimento delle imprese, anche attraverso l’uso sistematico del partenariato pubblico-privato Il 2022 è un anno cruciale per l’avanzamento del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).


28 Gennaio 2022 – La protezione dei dati personali durante le emergenze: quale equilibrio possibile?


Il giorno 28 gennaio 2022, dalle ore 15.00 alle 17.00, in occasione della giornata inaugurale del Master di II livello in Responsabile della protezione dei dati personali: Data Protection Officer e Privacy Expert, si svolgerà il Webinar “La protezione dei dati personali durante le emergenze: quale equilibrio possibile?

Sarà possibile partecipare all’incontro collegandosi alla Piattaforma Microsoft Teams tramite il seguente link: teams.microsoft.com/l/meetup-j…

Locandina 28 gennaio 2022

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Ormai è diventata un’abitudine. Un organo dello Stato emette un provvedimento, un altro organo lo impugna e ne emette uno opposto. Un terzo organo, tipicamente il Consiglio di Stato, viene coinvolto per dirimere la controversia.


Scuola dei Diritti e delle Libertà. Il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza – Lezione 21: Il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale e può agire anche a tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini


In Svezia la prima agenzia per la difesa psicologica contro la disinformazione

Cattiva informazione e manipolazione delle percezioni inducono ansia, paura e rabbia, perciò per difendere i valori della democrazia bisogna stimolare gli anticorpi della conoscenza e combattere la propaganda computazionale

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 24 Gennaio 2022

Si chiama Agenzia per la difesa Psicologica ed è la prima autorità governativa al mondo creata per proteggere il suo paese, la Svezia, dalla disinformazione. Nata il primo gennaio, con sede a Karlstad, diretta da un ex ambasciatore, Henrik Landerholm, è un’agenzia di intelligence statale “per la difesa proattiva delle informazioni” intese come risorsa di interesse nazionale ed ha l’obbiettivo di “salvaguardare la società aperta e democratica, la libera formazione dell’opinione pubblica, la libertà e l’indipendenza della Svezia”.

Come? Attraverso la difesa psicologica dei suoi cittadini appunto, e usando tutti gli strumenti conosciuti per identificare, analizzare e prevenire la disinformazione volta a influenzare indebitamente le percezioni, i comportamenti e il processo decisionale dei cittadini. Attenzione però a non confondere la cattiva informazione con la disinformazione.


dicorinto.it/testate/repubblic…



Andrà tutto bene?

it.sputniknews.com/20220124/te…



it.sputniknews.com/20220125/li…





La Asl Roma 5 ha comunicato che da lunedì 17 a ieri, domenica 23 gennaio, ci sono stati 836 nuovi casi positivi al Covid-19 a Tivoli. Il totale delle persone attualmente positive al Covid-19 nella Città di Tivoli è di 1616.  


7 anni sono lunghi per una persona, ma nella vita istituzionale sono, normalmente, un tempo trascurabile, mentre in quella politica vanno oltre l’orizzonte distinguibile.


Se ci chiediamo quante e quali, negli ultimi 50 anni, siano state capaci di diventare leader politici di peso nei principali Paesi occidentali scopriamo che sono solo sette. E c’è un tratto che le accomuna: vengono tutte da destra.


Il primo Presidente della Repubblica, si sa, fu un napoletano: Enrico De Nicola. Ciò che non si sa è che il primo capo dello stato repubblicano avrebbe dovuto essere un altro napoletano: Benedetto Croce.


AGGIORNAMENTO COVID 19 DEL 21 GENNAIOLa Asl Roma 5 ha comunicato che da sabato 15 ad oggi venerdì 21  gennaio ci sono stati 1460 nuovi casi positivi al Covid 19 a Guidonia  Montecelio.


AGGIORNAMENTO COVID 19 DEL 21 GENNAIOLa Asl Roma 5 ha comunicato che da sabato 15 ad oggi venerdì 21  gennaio ci sono stati 1460 nuovi casi positivi al Covid 19 a Guidonia  Montecelio.


Dark Pattern: nuove strategie legislative dagli Stati Uniti


Gli Stati Uniti potrebbero intervenire in via legislativa per arginare il fenomeno del dark pattern.

In estrema sintesi, possono essere definite come pratiche di dark pattern tutte le interfacce con cui i programmatori confondono consapevolmente gli utenti, complicando le modalità per esprime le proprie preferenze effettive o manipolando gli utenti affinché intraprendano determinate azioni. Pertanto, sono pratiche che incidono sulla libertà di manifestazione del consenso, sfruttando baias cognitivi, al fine, in genere, di favorire i consumatori online ad acquistare beni e servizi che non desiderano o a rivelare informazioni personali che preferirebbero non divulgare.

Secondo una ricerca del 2019 della Princeton University, su 11.000 siti passati in rassegna, circa il 10% conterrebbe dark pattern. È interessante notare che, in una ricerca dell’anno successivo, si evidenzia invece che ben il 95% app gratuite disponibili sul PlayStore Google conterrebbe elementi che incidono negativamente sulle modalità di manifestazione del consenso da parte degli utenti. Si tratta di dati forse approssimativi, che però spiegano sia l’estensione del ricorso a tali pratiche, sia, al contempo, la velocità con cui si stanno diffondendo.

Del resto, è opinione diffusa che internet stia vivendo una nuova stagione e che si sia passati da servizi informatici che controllavano gli utenti a servizi informatici che incidono, in maniera manipolativa, sui loro comportamenti. Quindi non siamo più semplicemente al cospetto di un uso dei dati – per lo più in forma aggregata, quali big data – per le finalità più disparate (influenza commerciale, politica, ecc.), ma siamo oramai entrati nell’era in cui i nostri comportamenti sono indirizzati dalle piattaforme. Basti pensare, a titolo di banale esemplificazione, alle immagini che spesso gli utenti condividono sui social network (Instagram, Facebook, TikTok) e alla ripetitività delle situazioni e dei contesti ritratti: foto di caffè, pizze con gli amici, foto in ascensore e così via discorrendo. Immagini (foto o video) che riprendono momenti di assoluta quotidianità, che, di per sé, non hanno nulla di eccezionale, ma che denotano l’esigenza, per dir così, degli utenti di sentirsi vivi e di dimostrarlo all’esterno, coinvolgendo amici e semplici conoscenti nelle proprie attività, spesso banali e ripetitive.

Il dark pattern è alla base di una proposta di legge statunitense, il Deceptive Experiences To Online Users Reduction (DETOUR) Act. Si tratta di una proposta non ancora approvata in via definitiva, per quanto è dato sapere, ma che, ciononostante, offre degli spunti di riflessione interessanti.

Innanzitutto, l’ambito di applicazione soggettiva è circoscritto alle sole piattaforme online più popolari, quelle cioè con oltre cento milioni di utenti attivi mensilmente. Un simile approccio, è noto, è stato seguito anche a livello europeo nella direttiva europea in materia di copyright, recentemente recepita a livello interno, le cui regole di responsabilità sono si basano sul numero di utenti delle piattaforme informatiche, con una esenzione nel caso delle piattaforme più piccole: un modo, questa è la lettura prevalente in dottrina, di non limitare lo sviluppo dei nuovi operatori e, quindi, di non radicalizzare le posizioni monopolistiche o oligopolistiche già presenti sul mercato.

In secondo luogo, il presupposto per l’applicazione – questa volta sotto il profilo oggettivo – è il ricorso ad interfacce che compromettano intenzionalmente l’autonomia, il processo decisionale o la scelta dell’utente. La normativa, laddove dovesse essere confermato il testo in discussione, troverebbe quindi campo solo dinanzi ad un dolo da parte del gestore della piattaforma.

Una scelta che, naturalmente, sarebbe difficilmente imitabile in sede comunitaria, attesa la già ricordata estensione delle pratiche commerciali sleali anche ai casi in cui l’incidenza sui processi volontaristici del consumatore sia determinata da una condotta colposa. Allo stesso modo, adottando una simile conclusione si genererebbe una sorta di probatio diabolica in capo all’utente, chiamato a dover dimostrare la volontarietà della condotta del gestore della piattaforma.

Il punto interessante – seppur ancor vago nella sua formulazione – è quello che riguarda il divieto della suddivisione o segmentazione dei consumatori ai fini di profilazione (o altri esperimenti comportamentali) senza una preventiva informativa al consumatore, informativa che deve essere chiaramente visibile e non “sepolta” in un contratto di servizi.

La soluzione è interessante e tiene conto delle peculiarità anche del mezzo informatico: alcune ricerche accademiche hanno dimostrato chiaramente che la maggior parte degli utenti non legge le condizioni generali dettate unilateralmente dai fornitori dei servizi (un esempio classico sono le licenze per l’utilizzo dei software). La proposta di legge statunitense impone quindi di dare un’evidenza, anche da un punto di vista grafico, a tali comunicazioni: si pensi, ad esempio, all’uso di pop-up, che potrebbero attirare più semplicemente l’attenzione dell’utente.

Si crea, per questa via, una categoria di informazioni che non solo devono essere fornite al consumatore, ma devono essere portate a conoscenza di quest’ultimo separatamente dalle altre.

Ma v’è di più. I grandi operatori delle piattaforme on-line, così come precedentemente qualificati, hanno altresì l’obbligo di inviare un’ulteriore comunicazione agli utenti, con scadenza almeno trimestrale, rammentando l’uso delle informazioni personali per fini di profilazione comportamentale o psicologica degli stessi. Anche in questo caso, l’opzione legislativa sembra finalizzata, più che a imporre una regola formale, a determinare un’effettività della stessa.

Il legislatore americano, quindi, sembra essere consapevole che le informazioni necessarie a determinare consapevolezza negli utenti non raggiungono l’obiettivo prefissato essendo calati in un regolamento contrattuale lungo e di ardua comprensione e che, dunque, siano necessari degli strumenti differenti.

Infine, si prevede una competenza in capo alla Federal Trade Commission, che avrà il compito d fissare i requisiti della nuova normativa. Peraltro, in maniera apprezzabile, si vorrebbe affidare a tale autorità anche la funzione di aggiornare tali requisiti in funzione delle evoluzioni tecnologiche del settore.

Giovanni Maria Riccio

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lindipendente.online/2022/01/2…






“Urgente proteggere le organizzazioni umanitarie dagli attacchi cibernetici”

Dopo il furto dei dati dei rifugiati il presidente della Federazione della Croce Rossa lancia l’appello

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 21 Gennaio 2022

L’attacco al movimento della Croce Rossa Internazionale ha una gravità non ancora colta appieno dalla politica e dai governi. Oltre mezzo milione di dati personali comprensivi di nome, località e informazioni di contatto di individui in fuga, dispersi da guerre e persecuzioni, migranti e prigionieri, sono stati rubati da ignoti rapinatori digitali. Ma l’attacco informatico non sarebbe originato dalla compromissione di un fornitore della Croce Rossa. Il Comitato Internazionale per la Croce Rossa ci ha svelato che si tratta di un attacco mirato ai server del Comitato stesso che raccoglie tutti i dati delle persone che loro aiutano a ritrovarsi e dialogare, anche in condizioni di detenzione. Hacker


dicorinto.it/testate/repubblic…



Non solo la civiltà vuole che si sia rispettosi dei diritti e della legge, quindi garantisti, anche con i giustizialisti, ovvero con quanti pretendono condanne senza il rispetto né della procedura né della legge, ma la convenienza dovrebbe suggerire …


“Urgente proteggere le organizzazioni umanitarie dagli attacchi cibernetici”

Dopo il furto dei dati dei rifugiati il presidente della Federazione della Croce Rossa lancia l’appello

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/LaRepubblica del 21 Gennaio 2022

L’attacco al movimento della Croce Rossa Internazionale ha una gravità non ancora colta appieno dalla politica e dai governi. Oltre mezzo milione di dati personali comprensivi di nome, località e informazioni di contatto di individui in fuga, dispersi da guerre e persecuzioni, migranti e prigionieri, sono stati rubati da ignoti rapinatori digitali. Ma l’attacco informatico non sarebbe originato dalla compromissione di un fornitore della Croce Rossa. Il Comitato Internazionale per la Croce Rossa ci ha svelato che si tratta di un attacco mirato ai server del Comitato stesso che raccoglie tutti i dati delle persone che loro aiutano a ritrovarsi e dialogare, anche in condizioni di detenzione. Hacker


dicorinto.it/temi/cybersecurit…



L’ora del Colle

Oramai manca molto poco all’elezione del Presidente della Repubblica e, al di là del “toto nomi”, che lascia largamente il tempo che trova, forse siamo in tempo per mettere a fuoco cosa si chiede, quali saranno i compiti – non sono quelli istituziona…