Salta al contenuto principale



Autonomia strategica e tecnologica. L’accordo sul caccia di sesta generazione


Una piattaforma nazionale di lavoro collaborativo per lo sviluppo del Global combat air programme (Gcap), il progetto per la realizzazione del caccia di sesta generazione che l’Italia sta portando avanti con Regno Unito e Giappone. È questo il nodo centra

Una piattaforma nazionale di lavoro collaborativo per lo sviluppo del Global combat air programme (Gcap), il progetto per la realizzazione del caccia di sesta generazione che l’Italia sta portando avanti con Regno Unito e Giappone. È questo il nodo centrale dell’accordo stretto tra il team italiano di aziende che partecipa al programma internazionale, composto da Leonardo, in qualità di partner strategico, Elettronica, Avio Aero e MBDA Italia per supportare l’azione del ministero della Difesa nella seconda fase di sviluppo del sistema, quella di concept & assessment, e nelle attività di dimostrazione del programma. Per il programma, l’Italia ha già stanziato sei miliardi di investimenti da dedicare ad attività di ricerca e sviluppo tecnologico su aree di interesse strategico. Presupposto che consentirà alle industrie nazionali di partecipare alla futura fase di sviluppo del sistema.

Il Gcap

Il progetto Gcap, conosciuto anche come Tempest, prevede lo sviluppo di un sistema di sistemi integrato per il combattimento aereo, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso e provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione alla penetrazione in profondità, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Gcap di essere multidominio fin dalla sua concezione, progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.

Il ruolo delle industrie italiane

Il risultato è importante anche per la partecipazione delle industrie del nostro Paese al programma. Leonardo, Avio Aero, Elettronica, MBDA Italia e l’intera filiera della Difesa nazionale sono infatti coinvolte da protagoniste al progetto, un programma che coinvolgerà anche università, centri di ricerca e Pmi nazionali. A livello internazionale, poi, le realtà industriali collaboreranno allo sviluppo delle tecnologie insieme ai rispettivi campioni di Regno Unito e Giappone, come BAE Systems Mitsubishi Heavy Industries, Rolls-Royce, IHI Corporation, Mitsubishi Electric e le divisioni UK di Leonardo e MBDA.

Eccellenza internazionale

Per l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, l’accordo rappresenta “un tassello cruciale in un percorso che punta a rendere disponibili quelle tecnologie innovative che assicureranno alle nostre capacità di difesa il necessario salto generazionale”. Un fattore che contribuirà soprattutto a raggiungere per il nostro Paese “il più alto livello di eccellenza e di autonomia strategica”. Importante, per il manager del gruppo di piazza Monte Grappa, anche la rilevanza internazionale che un progetto come il caccia di sesta generazione assicura alle realtà italiane. Con il Gcap “le aziende italiane giocano un ruolo fondamentale per il futuro dell’industria della difesa, anche a livello internazionale” ha sottolineato infatti Profumo, registrando il contestuale rafforzamento delle capacità delle nostre Forze armate e i ritorni positivi in termini di “progresso tecnologico, economico e sociale per l’intero sistema-Paese”

Le necessità del contesto geopolitico

“Il contesto geopolitico che stiamo vivendo sottolinea quanto sia di vitale importanza raggiungere l’adeguato livello di prontezza, di interoperabilità e di disponibilità di tecnologie, per essere preparati a gestire le crisi che ci investono”, ha ricordato il presidente e amministratore delegato di Elettronica, Enzo Benigni, sottolineando come la partecipazione qualificata dell’industria italiana nel programma Gcap possa diventare un “patrimonio nazionale, europeo e internazionale, contribuendo a rendere concreti i concetti di autonomia strategica e di sovranità tecnologica”, che porterà il comparto nazionale ed europeo dall’era Typhoon “ultimo grande programma europeo di sviluppo di una piattaforma aerea, a quello di una piattaforma aerea di sistemi di sesta generazione”.

Investimenti e collaborazioni

Per Riccardo Procacci, amministratore delegato di Avio Aero, il programma Gcap “contribuirà a fornire un supporto adeguato alle Forze armate”, soprattutto alla luce dello “sfidante contesto geopolitico attuale” che “necessita di soluzioni tecnologiche che mettano al centro l’eccellenza operativa e la capacità di adattamento ai futuri scenari”. In questo senso, fondamentale sarà non solo mettere a disposizione le capacità industriali e le eccellenze tecnologiche, ma anche continuare a investire nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia con il supporto e il coinvolgimento di “università, i centri di ricerca e le Pmi”.

Sistemi complessi di difesa aerea

Il coinvolgimento di queste realtà, tra l’altro dovrà essere gestita “in modo cooperativo le tecnologie a supporto del sistema di sistemi” relative anche agli effector, ha registrato l’executive group director Sales and business development di MBDA Group e amministratore delegato di MBDA Italia, Lorenzo Mariani, aggiungendo come “Tali tecnologie saranno alla base dei sistemi complessi per la difesa aerea nazionale. La capacità di contrastare le minacce più sfidanti sarà un elemento chiave delle prestazioni del sistema di combattimento aereo di sesta generazione”.


formiche.net/2023/01/accordo-i…



Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Davide Giacalone e Francesco Pira sul tema “Il liberalismo ed il totalitarismo nelle forme di comunicazione”


Decimo appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta princi

Decimo appuntamento della XII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e con la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, che tratta principalmente delle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale, si articola in 14 lezioni, di cui 3 in presenza e 11 erogate in modalità telematica.

La decima lezione si svolgerà giovedì 26 gennaio, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’aula “V. Tomeo” del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università di Messina (sita al 1° piano del plesso in Via Malpighi n. 1, Messina). Dopo una presentazione introduttiva da parte del prof. Pippo Rao (Direttore Generale della Scuola), seguirà un dibattito sul tema “Il Liberalismo ed il totalitarismo nelle forme di comunicazione”, sempre di grande attualità e ricco di spunti di riflessione; le relazioni saranno svolte da Davide Giacalone (giornalista, scrittore e saggista, direttore del quotidiano “La Ragione – LeAli alla Libertà”, nonché Vice Presidente della Fondazione Luigi Einaudi) e dal prof. Francesco Pira (Docente di Comunicazione e Giornalismo presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina). Della lezione sarà realizzata anche una diretta streaming sulla pagina Facebook della Scuola di Liberalismo di Messina.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di crediti formativi per gli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina, nonché per gli studenti dell’Università di Messina.

Pippo Rao Direttore Generale Scuola di Liberalismo di Messina

L'articolo Scuola di Liberalismo 2022 – Messina: lezione di Davide Giacalone e Francesco Pira sul tema “Il liberalismo ed il totalitarismo nelle forme di comunicazione” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



In che modo gli Stati Uniti sosterranno la giustizia per l’Ucraina?


Sebbene gli Stati Uniti non siano firmatari dello Statuto di Roma che ha creato la Corte Penale Internazionale (CPI), Washington ha promesso il proprio sostegno agli sforzi senza precedenti per perseguire i responsabili di crimini di guerra in Ucraina. Beth Van Schaack, Ambassador-at-Large per la giustizia criminale globale del dipartimento di stato degli Stati Uniti, […]

L'articolo In che modo gli Stati Uniti sosterranno la giustizia per l’Ucraina? proviene da L'Indro.



Kazakistan: le tendenze nazionaliste radicali diventano sempre più visibili


Più siamo lontani dai disordini del gennaio 2022 in Kazakistan, noti anche dai kazaki come Qandy Qantar, o “Bloody January”, più si pone la domanda: “Cosa c’era dietro tutto questo?” All’inizio dello scorso anno, se si crede alla narrazione ufficiale, c’è stato, tra l’altro, il culmine dell’aspro scontro tra due forze [politiche] in Kazakistan, una […]

L'articolo Kazakistan: le tendenze nazionaliste radicali diventano sempre più visibili proviene da L'Indro.



Missili e macroeconomia sono i guai della Corea del Nord


Nel 2022, la Corea del Nord ha esportato le tensioni attraverso test missilistici intensificati e minacce verso la Corea del Sud. Ha anche mantenuto una quarantena nazionale che ha impedito le importazioni ufficiali di beni economici, ma alla fine non è riuscita a impedire al COVID-19 di infettare il Paese. La Corea del Nord ha […]

L'articolo Missili e macroeconomia sono i guai della Corea del Nord proviene da L'Indro.



Il dramma di Scholz sui carri armati ricorda il problema russo della Germania


La Germania ha confermato mercoledì che invierà 14 carri armati Leopard 2 in Ucraina e concederà ad altri Paesi il permesso di consegnare i propri carri armati di fabbricazione tedesca. La mossa per fornire all’Ucraina i principali carri armati è stata annunciata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz al Bundestag. Arriva dopo settimane di crescenti tensioni […]

L'articolo Il dramma di Scholz sui carri armati ricorda il problema russo della Germania proviene da L'Indro.



Iraq e Afghanistan forniscono lezioni sui flussi di armi USA


Ci sono una serie di ragioni, sostenute da esempi storici, per cui l’invio di armi sempre più avanzate in Ucraina non sarà una panacea. In effetti, a un certo punto inviarli potrebbe essere un boomerang contro gli Stati Uniti. Questo è un argomento per cautela, poiché sembra che l’Occidente sia disposto a inviare più delle […]

L'articolo Iraq e Afghanistan forniscono lezioni sui flussi di armi USA proviene da L'Indro.



Quando manca il Sole, come si illumina la Luna?


Abbiamo più volte raccontato che la Luna resta primario interesse per l’esplorazione umana dello spazio. Non più la dimostrazione di voler «fare cose difficili», per ricordare la retorica semplice e diretta di John F. Kennedy e del suo geniale speechwriter Ted Sorensen, quanto l’elaborazione di un laboratorio spaziale su un altro pianeta -o satellite che sia- […]

L'articolo Quando manca il Sole, come si illumina la Luna? proviene da L'Indro.



Video: scene di guerra e morte a Jenin


Tra le vittime anche una anziana, una ventina i feriti: 4 sono gravi. I palestinesi hanno abbattuto un drone israeliano. Israele sostiene di aver agito per impedire un attacco del Jihad islamico ma nei Territori ora la tensione è alta: proclamato uno scio

della redazione –

ASCOLTA IL PODCAST

Pagine Esteri, 26 gennaio 2023 – Scene di guerra a Jenin, dove l’esercito israeliano ha compiuto un’incursione che ha causato numerosi morti e feriti. Al momento il bilancio è di 9 palestinesi uccisi, tra cui una anziana signora e almeno 16 feriti, alcuni in gravi condizioni. Israele ha dichiarato di aver agito per annientare una cellula terroristica che pianificava un attentato. L’ANP denuncia il massacro e si annunciano scioperi e mobilitazioni in altre città dei Territori palestinesi occupati. Da Gaza Hamas ha fatto sapere di seguire gli eventi con attenzione e di valutare possibili mosse.

youtube.com/embed/BVI4P3VZzvY

L'articolo Video: scene di guerra e morte a Jenin proviene da Pagine Esteri.



REPORTAGE-PALESTINA. Nel cuore di Nablus c’è un campo di battaglia


La città vecchia più bella rivive gli anni della Seconda Intifada: sono ormai continui gli scontri notturni tra l’esercito israeliano e i combattenti palestinesi della Fossa dei Leoni. Tel Aviv prova a decapitare il gruppo, ma sempre più giovani si «arruo

di Michele Giorgio

(le foto sono di Michele Giorgio)

Pagine Esteri, 20 gennaio 2023 – Il traffico è quello caotico di tutti i giorni. Fabbriche, laboratori di artigiani e negozi sono aperti. Come fanno ogni mattina gli studenti dell’università al Najah a passo veloce raggiungono il campus e di pomeriggio affollano i caffè intorno all’ateneo riempiendo l’aria di suoni, parole, risate. Nablus sembra vivere una tranquilla quotidianità. È solo apparenza. La seconda città palestinese della Cisgiordania dalla scorsa estate vive in un clima di guerra, una guerra che si combatte soprattutto di notte e che non risparmia nessuno. Il campo di battaglia principale è la casbah, la città vecchia. Gli uomini delle unità speciali dell’esercito israeliano, i mistaravim in abiti civili che si fingono palestinesi, di notte con azioni fulminee aprono la strada ai blitz dei reparti dell’esercito a caccia di militanti della Fossa dei Leoni, il gruppo che riunisce combattenti di ogni orientamento politico diventato l’icona della lotta armata palestinese. Incursioni che sono accompagnate da intensi scontri a fuoco e che terminano con uccisioni di palestinesi, compiute quasi sempre da cecchini.

5033785

«Viviamo come se fossimo in guerra, con gli occupanti (israeliani) che entrano quasi ogni notte nella città per uccidere o catturare qualcuno e spesso a pagarne le conseguenze sono i civili» ci dice Majdi H., un educatore che ha accettato di accompagnarci. «La casbah è l’obiettivo principale di Israele – aggiunge – perché rappresenta il rifugio della resistenza. Però i raid avvengono ovunque e si trasformano in battaglia alla Tomba di Giuseppe». Majdi si riferisce alle «visite» notturne periodiche dei coloni israeliani al sito religioso all’interno dell’area A, sotto il pieno controllo palestinese. Il loro arrivo, con una scorta di dozzine di soldati e automezzi militari, innesca scontri a fuoco violenti con la Fossa dei Leoni. «Vogliano vivere la nostra vita, senza più vedere coloni e soldati ma non ci viene permesso» prosegue Majdi che da alcuni anni svolge, assieme ad altri colleghi, attività di sostegno psicologico ai minori. «Sono i più colpiti da questo clima – ci spiega -, bambini e ragazzi sono i più esposti ai danni che procura questa guerra, a bassa intensità ma pur sempre violenta». La situazione attuale, ricorda a molti l’operazione Muraglia di Difesa lanciata da Israele nel 2002, quando l’esercito, nel pieno della seconda Intifada, rioccupò le città autonome palestinesi. Calcolarono in circa 300 i morti palestinesi a Nablus attraversata e devastata per mesi da carri armati e mezzi blindati. Oggi come allora, i comandi militari e il governo israeliano giustificano il pugno di ferro con la «lotta al terrorismo» e alle organizzazione armate palestinesi responsabili di attacchi che in qualche caso hanno ucciso o ferito soldati e coloni.

La bellezza della casbah di Nablus è paragonabile solo a quella della città vecchia di Gerusalemme. I lavori di recupero avviati negli anni passati dalle autorità locali, grazie anche a progetti internazionali, hanno ridato nuovo splendore a edifici antichi e ad angoli nascosti. Gli hammam (bagni) che contribuiscono a rendere nota la città, sono stati ristrutturati così come le fabbriche di piastrelle e del sapone all’olio d’oliva e i laboratori a conduzione familiare che producono le gelatine ricoperte di zucchero a velo. «Ma la regina dei dolci di Nablus era e resta la kunafa» puntualizza Majdi riferendosi a una delle delizie della cucina palestinese. L’atmosfera è piacevole. Dopo la moschea al Khader si incontrano ristorantini con vasi fioriti e luci colorate che si riflettono sulla pietra bianca delle abitazioni. I commercianti espongono merci di ogni tipo e gli ambulanti a voce alta descrivono la bontà di frutta e verdura che hanno portato in città.

5033787

Entrati nel rione Al Yasmin, Majdi si fa più serio e teso. «Siamo nella zona rossa, questa è la roccaforte della Fossa dei Leoni e di altri gruppi armati. Qui ci sono scontri a fuoco quasi ogni notte tra i nostri giovani e i soldati israeliani. Non puoi scattare foto e se incontriamo i combattenti, mi raccomando, non seguirli troppo a lungo con lo sguardo. Il timore di spie e collaborazionisti è forte» ci intima a voce bassa. Sopra le nostre teste, nei vicoli, sono stati stesi lunghi teli neri per nascondere ai droni israeliani i movimenti degli armati. I muri sono tappezzati di poster con i volti di martiri vecchi e nuovi, quelli uccisi durante la prima Intifada trent’anni fa e quelli colpiti a morte nelle ultime settimane. Una sorta di mausoleo ricavato in una piazzetta ne ricorda i più famosi, tra cui Ibrahim Nabulsi, che lo scorso agosto, circondato da truppe israeliane, preferì morire e non arrendersi. Nabulsi prima di essere colpito a morte inviò un audio alla madre virale per mesi. Per i palestinesi è un eroe. Per Israele invece il primo leader della Fossa dei Leoni era un «pericoloso terrorista» e tra i responsabili di gravi attacchi armati a soldati e coloni. I mistaravim israeliani hanno già decapitato un paio di volte i vertici della Fossa dei Leoni ma il gruppo vede crescere i suoi ranghi ogni giorno di più. Ne farebbero parte tra 100 e 150 abitanti di Nablus e dei villaggi vicini. Un paio di loro ci passano accanto, non possiamo fotografarli o fermarli per fare qualche domanda, ci ribadisce secco Majdi al quale nel frattempo si è unito Amer, un suo amico che vive nella casbah per garantirci un ulteriore «lasciapassare». L’uniforme degli armati è nera, il volto è coperto dal passamontagna, una fascia colorata con il logo del gruppo avvolge la parte superiore della testa. L’arma è quasi sempre un mitra M-16.

5033789

Una «divisa» simile la indossano i membri del Battaglione Balata nel campo profughi più grande della città, noto anche per essere un bastione della resistenza alle forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese che tanti a Nablus, anche del partito Fatah del presidente Abu Mazen, ormai considerano «al servizio» di Israele. Le operazioni di sicurezza (repressive) a Nablus delle forze speciali dell’Anp sono la causa di proteste violente e le strade del centro cittadino si trasformano in terreno di scontro tra giovani e poliziotti. «Chiediamo, invano, da decenni la fine dell’occupazione israeliana, il problema principale di Nablus, di ogni città, di ogni palestinese» dice Osama Mustafa, direttore del centro culturale Yafa nel campo di Balata. «Ci abbiamo provato con gli accordi di Oslo, con i negoziati ma non è servito a nulla, restiamo sotto occupazione, le colonie israeliane ci circondano» aggiunge Mustafa. «Israele afferma che la sua pressione su Nablus è dovuta alla presenza in città di uomini armati e attua misure punitive che colpiscono tutta la popolazione». La frustrazione è palpabile, l’esasperazione per il disinteresse dei paesi occidentali deteriora il rapporto con l’Europa. «Al centro Yafa svolgiamo attività culturali e a favore dell’infanzia» spiega Mustafa «sono progetti civili, quasi sempre per i bambini. Eppure, per assegnarci i finanziamenti l’Ue chiede di firmare dichiarazioni di condanna della resistenza all’occupazione. Lo fa perché è Israele ad imporlo. Ma nessun palestinese può farlo». Pagine Esteri

L'articolo REPORTAGE-PALESTINA. Nel cuore di Nablus c’è un campo di battaglia proviene da Pagine Esteri.



CINA. Il Covid colpisce duro il paese ma l’economia riparte


Intervista a Michelangelo Cocco, giornalista a Shanghai e analista del Centro Studi sulla Cina Contemporanea. Con lui Pagine Esteri ha fatto il punto su quanto accade nel grande paese asiatico con la fine delle restrizioni anti-Covid e l'aumento vertigino

di Michele Giorgio

(la foto è di Tim Dennell)

Pagine Esteri, 20 gennaio 2023 – Sono milioni i contagi in Cina che conta nell’ultimo mese decine di migliaia di morti per il Covid, cifre mai toccate durante la pandemia e risultato oltre che del fallimento della campagna vaccinale cinese anche della fine delle rigide restrizioni ai movimenti e ai contatti sociali imposte dalle autorità nei passati tre anni. Ma le riaperture allo stesso tempo rilanciano quella che è considerata l’economia motore del mondo.
Dopo il netto arretramento registrato nel 2022, quest’anno gli indici economici cinesi dovrebberosegnare livelli di crescita significativi. Ne abbiamo parlato con Michelangelo Cocco*, giornalista a Shanghai e analista del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.

player.vimeo.com/video/7907713…

5033721*Giornalista professionista, China analyst, scrivo per il quotidiano Domani. Ho pubblicato “Xi, Xi, Xi – Il XX Congresso del Partito comunista e la Cina nel mondo post-pandemia (Carocci, 2022), e “Una Cina perfetta – La Nuova era del Pcc tra ideologia e controllo sociale (Carocci, 2020). Habitué della Repubblica popolare dal 2007, ho vissuto a Pechino nel 2011-2012, corrispondente per il quotidiano il manifesto nello scoppiettante e nebbioso crepuscolo della tecnocrazia di Hu Jintao & Co. Sono rientrato in Cina nel gennaio 2018, anno I della Nuova era di Xi Jinping, quella in cui il Partito-Stato regalerà a tutti “una vita migliore” e costruirà “un grande paese socialista moderno”. Racconto storie, raccolgo dati e cito fatti evitando di proiettare le mie ansie e le mie (in)certezze su un popolo straordinario che se ne farebbe un baffo.

L'articolo CINA. Il Covid colpisce duro il paese ma l’economia riparte proviene da Pagine Esteri.



PALESTINA/ISRAELE. Il fallimento dei «due Abbas»


La rinascita di Benyamin Netanyahu è una debacle per il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas e per il deputato arabo Mansour Abbas. Traditi dalle loro illusioni fanno ora i conti con un esecutivo di estrema destra apertamente anti-palestinese L'articolo PAL

di Michele Giorgio

Pagine Esteri, 19 gennaio 2023 – Nel caffè della Cisgiordania, avvolti dal fumo dei narghilè, i palestinesi discutono della debolezza politica del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas (Abu Mazen). Nei caffè della Galilea si parla invece dei rapporti più tesi in Israele tra ebrei e arabi e del «fallimento» del deputato islamista del Mansour Abbas. Con il suo partito, Raam, Mansour Abbas per un anno e mezzo ha fatto parte della coalizione «anti-Netanyahu» guidata prima dal nazionalista religioso Naftali Bennett e poi dal centrista laico Yair Lapid, passando alla storia di Israele come il primo esponente politico arabo membro a pieno titolo di un «governo sionista». Il ritorno al potere di Benyamin Netanyahu, alla testa di un esecutivo di estrema destra apertamente anti-palestinese, è una debacle per i «due Abbas».

Tra il 2020 e il 2021 Abu Mazen, illuso prima dall’ingresso alla Casa Bianca di Joe Biden e poi dalla fine del lungo regno di Netanyahu, si era convinto di poter riportare la questione palestinese sul tavolo delle diplomazie, grazie alla ripresa dei rapporti con la nuova Amministrazione Usa dopo la «rottura» durata quattro anni con Donald Trump. Le cose sono andate diversamente. Biden ha rimosso i palestinesi dalla sua agenda e si è limitato a riaprire il rubinetto, e solo in parte, degli aiuti umanitari all’Anp. Il governo Bennett/Lapid da parte sua ha continuato il blackout delle comunicazioni con i palestinesi e Abu Mazen ha avuto contatti occasionali, spesso carichi di tensione, solo con il ministro della difesa Benny Gantz. Lapid inoltre lo scorso agosto ha ordinato un altro massiccio attacco militare contro Gaza (circa 50 morti) e dopo gli attentati della scorsa primavera a Tel Aviv e altre città israeliane (18 morti) ha dato piena libertà di azione all’esercito che da mesi entra ed esce dai centri abitati palestinesi in Cisgiordania facendo morti e feriti. Incursioni che contribuiscono alla crescita della militanza palestinese armata, soprattutto a Jenin e Nablus, con riflessi diretti sulla credibilità e la stabilità dell’Anp accusata di «collaborazionismo» con Israele, a tutto vantaggio degli islamisti di Hamas.

Con questo governo israeliano le cose non potranno che complicarsi per tutti i palestinesi, dal cittadino comune al leader politico. Il ministro delle finanze israeliano ed esponente di punta dell’estrema destra Bezalel Smotrich ha di fatto il controllo del 60% del budget annuale dell’Anp. A tale percentuale corrispondono i dazi doganali e le imposte – tra 150 e 200 milioni di dollari al mese – che Israele raccoglie per conto dell’Anp. Fondi palestinesi che i passati governi israeliani hanno già congelato in più occasioni, con la motivazione di voler bloccare i sussidi versati dell’Anp alle famiglie dei prigionieri politici in carcere in Israele. Smotrich quindi potrà gestire un potente strumento di pressione sulla leadership palestinese, già fragile e ricattabile. Smotrich e il resto del governo israeliano hanno già messo in atto la minaccia annunciando il taglio dei fondi destinati all’Anp per decine di milioni di dollari. Per l’87enne Abu Mazen, in cattive condizioni di salute, i margini di manovra si fanno sempre più stretti mentre alle sue spalle sgomitano i pretendenti alla carica di presidente.

5033629
Mansour Abbas

Non se la passa meglio l’altro Abbas, quello della Galilea. Un anno e mezzo fa ripeteva con orgoglio di aver cambiato per sempre la politica israeliana grazie alla sua «coraggiosa» adesione al governo Bennett/Lapid. Ora viene accusato da più parti di aver inutilmente causato il crollo della Lista araba unita. In un anno e mezzo Mansour Abbas ha ricevuto promesse non mantenute e annunci di fondi pubblici per le aree a maggioranza araba mai stanziati dal passato governo. Con il ritorno al potere di Netanyahu «l’esperimento arabo» nell’esecutivo è morto e sepolto. Mansour Abbas stenta a riconoscerlo e lancia accuse agli altri partiti arabi, responsabili a suo dire di non aver soccorso il passato governo. La Lista araba unita difficilmente risorgerà e i leader dei singoli partiti, in ordine sparso, annunciano che contro Netanyahu e i suoi ministri sarà avviata una mobilitazione popolare. «Saremo un’opposizione combattiva ma non basta, avvieremo anche un campagna congiunta arabo-ebraica», ha annunciato il deputato Ahmed Tibi. Pagine Esteri

L'articolo PALESTINA/ISRAELE. Il fallimento dei «due Abbas» proviene da Pagine Esteri.



Tigre - Contro Tigre


A differenza di molti altri gruppi OI! i nostri presentano un cantato meno "stentoreo" ed enfatico per i canoni ai quali siamo abituati, la voce si presenta anzi più sboccata ed irriverente, insomma molto punk, e questo segna un indubbio punto a loro favore.

@Musica Agorà #punkrock #musica

iyezine.com/tigre-contro-tigre

reshared this



La prima vittima della guerra


magazine.cisp.unipi.it/la-prim…

Un articolo di Maria Chiara Pievatolo - @Maria Chiara Pievatolo

«Dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti è cresciuto sempre di più il cosiddetto “complesso militare-industriale”: che conseguenze ha avuto tale sviluppo sulla qualità dell’informazione e della democrazia? E come ha condizionato le relazioni internazionali e il ricorso alla guerra negli ultimi trent’anni? In questo articolo apparso sul Bollettino telematico di filosofia politica, Maria Chiara Pievatolo, filosofa politica dell’Università di Pisa, prova a rispondere a queste domande partendo dai libri di Stefania Maurizi sul “caso Assange” e di Nico Piro sull’attuale tendenza a stigmatizzare il pacifismo e i pacifisti. L’analisi dello stato dell’informazione e della democrazia al tempo delle “guerre infinite” viene svolta con gli strumenti della filosofia, in particolare con le categorie sviluppate da Immanuel Kant nei suoi Scritti politici. Una domanda attraversa l’articolo: i cittadini e le cittadine sono correttamente informate e messe nelle condizioni di poter influenzare le decisioni dei loro governi in materia di spesa militare, ricorso alla guerra, costruzione della pace? La risposta è negativa o, comunque, assai problematica. La volontà degli Stati Uniti e degli alleati occidentali di coprire i crimini di guerra commessi e di giustificare il ricorso alla guerra per “esportare la democrazia” e “difendere i diritti umani”, passa attraverso la propaganda militare e la persecuzione giudiziaria dei giornalisti scomodi, come Assange. La prima vittima della guerra, insieme alla verità, è allora proprio la democrazia, sempre più avvelenata da una narrazione bellicista che divide il mondo in “buoni” (noi) e “cattivi” (gli altri), e lascia poco spazio per la risoluzione diplomatica delle controversie.˚»



Il Garante Privacy, in linea con quanto stabilito dal Consiglio d’Europa, ritiene di estrema delicatezza l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale per finalità di prevenzione e repressione reati.

Se questi sono i suggerimenti del #GarantePrivacy, come mai la legge di bilancio prevede una voce di spesa espressamente dedicata alla videosorveglianza? E perché non viene fornita alcuna informazione precisa relativa alla tipologia di sistema di videosorveglianza che i comuni potranno introdurre?

L’assenza di tali informazioni rende difficile un’analisi effettiva dei rischi e delle opportunità di tali sistemi.

Di Francesca Doneda per #PrivacyNetwork

privacy-network.it/videosorveg…

reshared this



La Cina regolamenta l’uso deep fake


La Cina regolamenta l’uso deep fake 5031415
Dopo la legge sul controllo degli algoritmi arriva il controllo dei deep fake. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica curata in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio di Milano. Verrà un deep fake e non avrà i tuoi occhi. Il governo cinese ha emesso nuovi provvedimenti per regolamentare la diffusione dei cosiddetti deep fake, i video creati con ...

L'articolo La Cina regolamenta l’uso deep fake proviene da China Files.



Strage a Jenin. Nuovo raid israeliano: morti e feriti tra i palestinesi


Tra le vittime anche una anziana, una ventina i feriti: 4 sono gravi. Israele sostiene di aver agito per impedire un attacco del Jihad islamico ma nei Territori ora la tensione è alta: proclamato uno sciopero generale, in corso raduni di protesta in molte

di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 26 gennaio 2023 – Da Gerusalemme Michele Giorgio ci aggiorna su ciò che sta accadendo in queste ore a Jenin, dove l’esercito israeliano ha compiuto un’incursione che ha causato numerosi morti e feriti. Al momento il bilancio è di 9 palestinesi uccisi, tra cui una anziana signora e almeno 16 feriti, alcuni in gravi condizioni. Israele ha dichiarato di aver agito per annientare una cellula terroristica che pianificava un attentato. L’ANP denuncia il massacro e si annunciano scioperi e mobilitazioni in altre città dei Territori palestinesi occupati. Da Gaza Hamas ha fatto sapere di seguire gli eventi con attenzione e di valutare possibili mosse.
widget.spreaker.com/player?epi…

L'articolo Strage a Jenin. Nuovo raid israeliano: morti e feriti tra i palestinesi proviene da Pagine Esteri.



#NotiziePerLaScuola

Bando di concorso "Inventiamo una banconota", iscrizioni entro il 3 febbraio 2023.
Gli studenti dovranno realizzare il bozzetto di una banconota immaginaria sul tema: “Il grande caldo, il grande freddo”.

Info ▶️ https://www.



ARMI. Firmato il contratto per i droni kamikaze, le forze armate italiane li utilizzeranno nelle missioni di guerra


Un'azienda israeliana assicurerà un pacchetto addestrativo completo da svolgersi in Israele presso la sede di UVision, e un corso di formazione avanzata, anch’esso in Israele. L'articolo ARMI. Firmato il contratto per i droni kamikaze, le forze armate it

di Antonio Mazzeo –

Pagine Esteri, 26 gennaio 2022 – I reparti speciali delle forze armate italiane impiegheranno i droni kamikaze nelle future missioni di guerra. Il 13 dicembre 2022 Tenders Electronic Daily, versione online della Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, ha pubblicato gli estremi del contratto sottoscritto a metà luglio dalla Direzione degli armamenti aeronautici del Ministero della Difesa per acquisire il “Sistema di Munizioni a guida remota denominato Loitering Ammunition Hero-30 e relativo supporto tecnico-logistico, a soddisfacimento delle esigenze operative urgenti del Comparto Forze Speciali”. Il valore della commessa è di 3.878.000 euro (IVA esclusa); top secret il numero delle munizioni circuitanti ordinate anche se la consegna è prevista già a partire dall’anno in corso.

L’acquisto dei micidiali sistemi di guerra è avvenuto senza che le autorità italiane pubblicassero preventivamente un bando di gara sulla Gazzetta ufficiale in quanto essi “possono essere forniti solo da un particolare offerente per ragioni tecniche”, riporta in nota Tenders Electronic Daily. A firmare il contratto con il Ministero della Difesa, RWM Italia S.p.A. con sede legale a Ghedi (Brescia), azienda produttrice di bombe e munizioni interamente controllata dal colosso industriale tedesco Rheinmetall. RWM Italia opererà tuttavia per conto di UVision Air Ltd., società produttrice di droni e sistemi bellici automatizzati e semi-automatizzati con quartier generale e stabilimenti nel “Sapir Industrial Park” di Tzur Igal, Israele.

“La Loitering Ammunition Hero-30 di UVision è costituita da un tubo che all’interno contiene un drone azionato e interamente comandato da un solo uomo”, spiega il Ministero della Difesa nella scheda tecnica predisposta per le Camere. “La versione originale ha un peso di 3 Kg circa con un range operativo che varia dai 5 ai 40 km, con un’autonomia di volo di 30 minuti”. I nuovi mini-droni saranno consegnati alle forze speciali di Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri: rispettivamente il 9° Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin”, il Gruppo Operativo Incursori del COMSUBIN, il 17° Stormo Incursori e il GIS – Gruppo Intervento Speciale, dipendenti tutti dal Cofs, il Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali, costituito il 1° dicembre 2004 all’interno dell’aeroporto di Centocelle, Roma.

Nello specifico verranno acquisite le munizioni “Hero-30” complete di testate esplosive e tubo lanciatore, gli inerti da addestramento con paracadute di recupero e i relativi sistemi di controllo GCS. L’azienda israeliana assicurerà un pacchetto addestrativo completo per sei operatori, della durata di tre settimane, “da svolgersi in Israele presso la sede di UVision, con 12 sortite con munizionamento inerte”, e un corso di formazione avanzata per quattro operatori della durata di due settimane, anch’esso in Israele. UVision Air Ltd. fornirà inoltre il supporto logistico integrato, comprensivo di manutenzione basica e gestione/sostituzione di alcune parti di ricambio di consumo.

Nonostante le autorità governative italiane abbiano scelto di indicare i nuovi sistemi d’arma a guida remota con il termine meno allarmante di munizioni circuitanti, siamo di fronte a veri e propri droni kamikaze, cioè velivoli carichi di esplosivo che, avvistato l’obiettivo da colpire, si lanciano in picchiata e si fanno esplodere al momento dell’impatto. “Sono letali, precisi, rapidi e sicuri come i droni armati normali perché possono centrare bersagli fissi o anche in rapido movimento senza la necessità di truppe a terra e senza bisogno di aspettare il supporto aereo di elicotteri da attacco o cacciabombardieri esposti al fuoco nemico”, spiega l’Osservatorio MILEX sulle spese militari. “Questi droni, tuttavia, sono decisamente più versatili perché possono essere trasportati, lanciati e manovrati direttamente da piccole unità isolate di incursori. Ecco dunque perché vengono ritenuti un vero e proprio game changer per imprimere una svolta nella tattica militare e soprattutto abbassare di moltol’asticella delle remore all’uso della forza letale. Tanto più se viene fornita a forze speciali che conducono operazioni segrete”.

Le Loitering Ammunitions prodotte da UVision Air Ltd. sono utilizzate da diversi anni dalle forze armate israeliane nei loro raid a Gaza e nel sud del Libano. La società israeliana si poi lanciata con successo alla conquista dei mercato esteri, stabilendo propri uffici di rappresentanza in India e negli Stati Uniti d’America dove sta curando la fornitura di un sistema d’attacco con loitering munitions al Corpo dei Marines. Recentemente sono stati venduti droni kamikaze Hero-120 e Hero-30 alle forze armate argentine e le munizioni circuitanti hanno fatto la loro comparsa pure nel conflitto fratricida russo—ucraino.

5030346

Secondo quanto riportato dal sito specializzato statunitense Defense News, UVision avrebbe sottoscritto nel 2021 un accordo strategico con RWM Italia SpA per la produzione su licenza e lo sviluppo dei droni kamikaze di diverse tipologie Hero. “La partnership consente a RWM Italia di operare come prime contractor per il mercato europeo, fornendo e producendo alcune componenti delle munizioni, assemblando sistemi e gestendo il supporto logistico”, riporta Defense News. “La collaborazione con l’Italia assicura alla società israelianal’accesso diretto al mercato europeo e i mezzi con cui promuovere le sue armi alle forze armate del continente”. Con la casa madre di RWM Italia, la holding Rheinmetall, UVision avrebbe raggiunto l’accordo di integrare le munizioni auto esplodenti del tipo “Hero” a bordo di alcuni dei più moderni veicoli militari di produzione tedesca come i blindati 8×8 Boxer CRV, i Lynx infantry fighting e i mezzi a pilotaggio remoto terrestri Mission Master.

Antonio Tessarotto, responsabile del settore vendite di RWM Italia, ha dichiarato a Defense News che gli accordi “riguardano esclusivamente il mercato in Europa, mentre i paesi extra europei non sono coperti dall’agreement con UVision”. Tessarotto ha aggiunto che nel vecchio continente è rilevante l’interesse di conoscere questi sistemi d’arma “che sono particolarmente precisi e minimizzano i danni collaterali”.

Secondo quanto documentato da Flightglobal.com, RWM Italia condurrà il “processo di europeizzazione” dei sistemi Hero e i suoi stabilimenti introdurranno modelli innovativi per l’Hero, oltre a fornire la certificazione secondo gli standard UE e NATO. Le munizioni circuitanti accresceranno le “capacità anti-tank” dei potenziali clienti europei ma potrebbero armare pure le forze navali e aeree. Con l’ufficializzazione del contratto da parte del Ministero della Difesa, i timori paventati dal movimento NoWar sardo sul possibile rilancio delle produzioni belliche e di un ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas (Sud Sardegna) non appaiono infondati. “A Domusnovas sono state prodotte le bombe aeree per la guerra di sauditi ed emirati arabi in Yemen e ora, dopo il divieto di esportazione decretato dal secondo governo Conte, RWM Italia è alla ricerca di nuovi business”, commenta l’Osservatorio MILEX sulle spese militari.

“Questo nuovo accordo ci preoccupa non poco”, scrivono gli esponenti della Campagna Stop RWM. “È evidente che Rheinmetall-RWM non ha nessuna intenzione di rinunciare agli investimenti fatti nello stabilimento di Domusnovas-Iglesias per realizzare illegalmente i nuovi impianti – come stabilito nella sentenza del Consiglio di Stato del 12 novembre 2021 – e che invece cercherà con ogni mezzo di sanare gli abusi commessi e rilanciare la produzione”.

Anche il Ministero della Difesa ha ammesso la possibilità di un coinvolgimento diretto della società contraente nella manutenzione e nella riparazione di “parti non funzionali del sistema”. “L’impatto occupazionale viene pertanto limitato alla PMI nazionale coinvolta (…) ma ciò potrebbe fungere in prospettiva da stimolo iniziale per l’industria italiana ad occupare quote di mercato in un settore, quello delle Loitering Ammunition, di elevato interesse operativo”, conclude la Difesa.

L'articolo ARMI. Firmato il contratto per i droni kamikaze, le forze armate italiane li utilizzeranno nelle missioni di guerra proviene da Pagine Esteri.

StatusSquatter 🍫 reshared this.

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Andrea Russo

@nardo86 peacekeeping missions Infatti non significa missione di pace, ma missione di mantenimento della pace. Un termine generico che a livello tecnico si suddivide in diverse tipologie:

1) Le missioni di osservazione
2) Le missioni di interposizione
3) Le missioni multidimensionali
4) Le missioni di imposizione

Delle 40 operazioni militari all'estero le uniche 4 vere operazioni di peacekeeping ONU in corso sono MFO UNIFIL UNMIK e UNFICYP, in parallelo alle quali ci sono anche alcune operazioni di addestramento. In Kosovo è ancora in corso quella storica della NATO (su mandato ONU).
Il resto è tutta roba NATO totalmente fuori dal controllo dell'ONU.

informapirata ⁂ reshared this.

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Andrea Russo
@nardo86 troppe e quasi sempre prive di una vera motivazione legata all'interesse nazionale. Si tratta più che altro di operazioni che servono a garantire il prestigio dei singoli politici del governo Pro tempore di fronte all'alleato statunitense
affarinternazionali.it/mission…


Cambiano i governi ma restiamo una colonia irrilevante del liberismo atlantista | Kulturjam

"L'indipendenza e autorevolezza dell'Italia è sbandierata solo nelle campagne elettorali poi, una volta saliti al timone del paese, tutti si accodano al carrozzone del liberismo atlantista, anche quando produce evidenti danni all'interesse nazionale."

kulturjam.it/politica-e-attual…



In Cina e Asia – Le temperature crollano e la Cina ha poco gas per riscaldare le famiglie


In Cina e Asia – Le temperature crollano e la Cina ha poco gas per riscaldare le famiglie gas
Le temperature crollano e la Cina ha poco gas per riscaldare le famiglie
Le vittime di Covid in Cina sarebbero in calo
Le proteste dei lavoratori migranti cinesi non piacciono ai governi locali
Risparmi record tra i consumatori cinesi

L'articolo In Cina e Asia – Le temperature crollano e la Cina ha poco gas per riscaldare le famiglie proviene da China Files.



VIDEOSORVEGLIANZA O CONTRO-SORVEGLIANZA?


La videosorveglianza nelle nostre città inizia ad essere molto invasiva e pericolosa. Ci fidiamo al punto da farci controllare in modo totale, cedendo anche la nostra autonomia?

La legge di Bilancio 2023 prevede un rifinanziamento dell’ammontare di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024, e 2025 finalizzato a potenziare ulteriormente gli interventi in materia di sicurezza urbana. In particolare, la disposizione intende rifinanziare per il triennio 2023-2025 l’autorizzazione di spesa per gli interventi di installazione, da parte dei comuni...

Source



Mi sento (s)fortunatoGoogle sotto accusa. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e otto Stati americani hanno fatto causa all’azienda di Mountain View, sostenendo che abbia usato il suo potere monopolistico sul mercato della pubblicità digita…


Sustainalytics – Il caso Verra e il mercato delle compensazioni volontarie in Asia


Sustainalytics – Il caso Verra e il mercato delle compensazioni volontarie in Asia incendi indonesia compensazioni carbonio
Una panoramica sul mondo delle compensazioni del carbonio in Asia per problematizzare l'impatto dei mercati delle emissioni nei paesi del sud globale. Una nuova puntata di Sustainalytics, la rubrica dedicata all'informazione su emergenza climatica, ambiente ed energia nel continente asiatico

L'articolo Sustainalytics – Il caso Verra e il mercato delle compensazioni volontarie in Asia proviene da China Files.



A proposito del disastro di #Libero e #Virgilio, ricordiamo a tutti coloro che usano quel provider per attività lavorativa che...

COSA È UNA VIOLAZIONE DEI DATI PERSONALI (DATA BREACH)?
Una violazione di sicurezza che comporta - accidentalmente o in modo illecito - la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati. 
Una violazione dei dati personali può compromettere la riservatezza, l’integrità o la disponibilità di dati personali. 

Alcuni possibili esempi: 
- l’accesso o l’acquisizione dei dati da parte di terzi non autorizzati;
- il furto o la perdita di dispositivi informatici contenenti dati personali;
- la deliberata alterazione di dati personali;
- l’impossibilità di accedere ai dati per cause accidentali o per attacchi esterni, virus, malware, ecc.; 
- la perdita o la distruzione di dati personali a causa di incidenti, eventi avversi, incendi o altre calamità;
- la divulgazione non autorizzata dei dati personali.

garanteprivacy.it/regolamentou…

⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️


Segnalo che l’INDISPONIBILITÀ dei dati qualifica un data breach e quindi deve essere notificato al Garante.

Chi lo deve fare?

Libero deve farlo di sicuro,

Ma anche la gran parte delle AZIENDE che usano libero come mailbox.

garanteprivacy.it/regolamentou…
---
RT @libero_it
Come sapete da alcune ore la Libero Mail è irraggiungibile a causa di un problema tecnico. Stiamo lavorando perché nel più breve tempo possi…
twitter.com/libero_it/status/1…


reshared this



Chiesa: dagli altari alle barricate


Turba molto, a dire il vero, assistere, sia pure da lontano e con grande rispetto al vero e proprio verminaio scatenato da alcuni Monsignori e Cardinali, ma anche dall’ex Papa Joseph Ratzinger, che, per diminuire la confusione, fa pubblicare postumo un suo libro, pare molto polemico. Intanto turba anche per la tempistica. La morte di […]

L'articolo Chiesa: dagli altari alle barricate proviene da L'Indro.



Dopo due anni di pandemia, il 2022 doveva essere un anno liberatorio. E invece è arrivata, imprevedibile, la tempesta. L’invasione russa dell’Ucraina ha lasciato tutta la comunità internazionale attonita.


Regno unito: nella consultazione pubblica sulle misure legislative per migliorare la risposta delle forze dell'ordine alla criminalità grave e organizzata, si parla di vietare la crittografia su alcuni dispositivi

Sofisticati dispositivi di comunicazione crittografati
Sofisticati dispositivi di comunicazione crittografati sono stati ampiamente utilizzati dai criminali per facilitare la criminalità organizzata. Stiamo prendendo di mira i dispositivi modificati e su misura che consentono l'accesso a piattaforme, simili a Encro Chat, in cui il software/hardware è stato sviluppato per rendere anonimi i suoi utenti e le loro comunicazioni e la sua base di utenti è considerata quasi certamente criminale. Sotto l'Opzione 1, dove verranno specificati gli articoli, prenderemo di mira coloro che forniscono, modificano e possiedono questi dispositivi su misura; le disposizioni non si applicheranno ai telefoni cellulari disponibili in commercio né alle app di messaggistica crittografate disponibili su di essi. I reati proposti cercheranno di affrontare coloro che forniscono e sfruttano questi dispositivi per compiere reati gravi e cercheranno di ridurre la fornitura di questi dispositivi a criminali gravi.

Ecco il documento pubblicato dal Gruppo di Pubblica Sicurezza dell'Home Office (il Ministero dell'Interno inglese)



Olaf Scholz annuncia l’invio di carri armati Leopard all’Ucraina. Mosca attacca: “decisione assurda”. Ma dietro la svolta ci sarebbe un accordo con Washington. Alla fine, il governo tedesco invierà i suoi carri armati Leopard 2 in Ucraina.


In questo periodo di conflitti e tensioni internazionali, quale spazio occupa la Diplomazia? Come stanno cambiando gli equilibri politici ed economici? Per chi aspira a una carriera internazionale è importante saper analizzare il mondo che ci circond…


Riservisti anche per il cyber. Le ragioni secondo l’avv. Mele


“La possibilità di dotarsi di una propria capacità cyber, sia offensiva che difensiva” rappresenta uno degli “elementi imprescindibili atti a garantire l’efficacia d’impiego delle Forze armate”, ha spiegato oggi Guido Crosetto, ministro della Difesa, illu

“La possibilità di dotarsi di una propria capacità cyber, sia offensiva che difensiva” rappresenta uno degli “elementi imprescindibili atti a garantire l’efficacia d’impiego delle Forze armate”, ha spiegato oggi Guido Crosetto, ministro della Difesa, illustrando le linee programmatiche del suo dicastero nel corso dell’audizione con le commissioni riunite Difesa della Camera e Affari esteri e Difesa del Senato. Il ministro, ha indicato tra le linee di azione da seguite la revisione dello strumento della riserva.

“Negli ultimi 20 anni la Riserva Selezionata ha arricchito i nostri contingenti con professionalità specifiche quanto mai necessarie anche negli scenari moderni”, ha spiegato con riferimento ad analisti, esperti di informatica ed elettronica e alcune figure nel campo ingegneristico. “Questo strumento va ora integrato, per numero e qualità, con una ulteriore aliquota di ‘completamento’ da alimentare sia con il personale che lascia il servizio attivo dopo una ferma prefissata sia, se necessario, con personale privo di pregresse esperienze militari”, ha aggiunto.

“Le parole del ministro Crosetto sono importanti e rappresentano una svolta”, commenta l’avvocato Stefano Mele, partner e responsabile del dipartimento cybersecurity law dello Studio legale Gianni & Origoni. “Anche alla luce dei recenti sviluppi geopolitici con la guerra in Ucraina, è cruciale creare una ‘Civilian Cyber Force’ nel ministero della Difesa con una riserva da chiamare in casi di esigenze specifiche o di crisi di natura cibernetica non gestibili dalle aliquote già in forza. In questo contesto, assume un’importanza decisiva la cooperazione civile-militare anche per il settore cyber”, aggiunge.

L’avvocato avanza poi un’altra proposta: una modifica alla normativa vigente per “creare uno specifico ruolo Interforze in ambito cyber (con l’indicazione di peculiari specialità operative, tecniche, gestionali e legali), al fine di essere competitivi nelle assunzioni e soprattutto nel mantenimento nella forza armata delle risorse arruolate e formate. Garantire, di conseguenza, tutto il percorso di carriera anche agli ufficiali che vogliano specializzarsi e restare nel ruolo cyber”.

In relazione all’introduzione nel nostro ordinamento delle misure di intelligence di contrasto in ambito cibernetico, invece, l’avvocato Mele individua un ulteriore miglioramento possibile: “Creare un assetto altamente specializzato formato da operatori intelligence e militari qualificati nelle operazioni cibernetiche, il quale lavori fianco a fianco quotidianamente per creare i presupposti operativi utili al presidente del Consiglio dei ministri per sfruttare, in caso di necessità, l’opzione della reazione legittima nel ciberspazio ad un attacco subìto”, conclude.


formiche.net/2023/01/crosetto-…



Ghiotta Occasione


Fa piacere sentir dire, dalla presidente del Consiglio, che gli aiuti di Stato determinano una <<distorsione del mercato interno>>. Fa piacere perché eravamo abituati a sentir parlare di nazionalizzazioni e interventi pubblici a sostegno, né la cosa si li

Fa piacere sentir dire, dalla presidente del Consiglio, che gli aiuti di Stato determinano una <<distorsione del mercato interno>>. Fa piacere perché eravamo abituati a sentir parlare di nazionalizzazioni e interventi pubblici a sostegno, né la cosa si limitava a una sola persona o a una sola forza politica. In occasioni diverse lo hanno detto un po’ tutti e durante la pandemia è diventato costume generale. Però, effettivamente, è distorsivo. La cosa è tanto più rilevante in quanto investe, dopo l’annuncio tedesco di un programma di “aiuti” per 200 miliardi, i rapporti fra Paesi dell’Unione europea. Chi può spendere avvantaggia i propri operatori economici, chi non può li vedrà penalizzati. È così che stanno le cose? Sì e no.

Sono le regole europee a proibire gli aiuti di Stato, ovvero dei soldi dei contribuenti usati per sostenere questa o quella impresa. È uno di quei “vincoli” che sembravano tanto detestabili e, invece, servono ad evitare distorsioni. Perché con i soldi propri un Paese non può farci quel che vuole? Perché si trova in un mercato comune e se aiuta imprese altrimenti non concorrenziali danneggia sia i concorrenti che l’intero mercato. Tale (giusto) principio era stato vivacemente contestato dall’intero partito unico della spesa pubblica italiana, ma con un vantaggio per chi stava all’opposizione: mentre i governanti devono pur sempre fare i conti con la cassa, gli oppositori reclamavano la protezione per qualsiasi cosa, anche la più bollita.

Quella regola europea è stata sospesa (non cancellata) durante la pandemia, perché non esistevano (sono stati approntati dopo) strumenti comuni e le chiusure rischiavano di far fallire imprese altrimenti sane e competitive. Si è autorizzata, insomma, la terapia intensiva economica. Con l’obiettivo di uscirne al più presto, come da quella sanitaria. Sul limitare della sospensione i tedeschi hanno annunciato il loro piano. Se lo possono permettere perché prima della pandemia i loro conti erano in ordine, il loro debito nei parametri, al contrario della Francia, che naviga attorno al 100% in rapporto al prodotto interno lordo, o dell’Italia, che da tempo si trova oltre l’ultima boa di sicurezza. Una consistente parte di quei debiti sono stati accumulati per proteggere questa o quella impresa o rendita nazionali. Ora si deve impedirlo ai tedeschi?

La Germania è nei guai. Il colpo della rinuncia al gas russo è ben più forte che da noi, la loro ripresa ben più lenta (anche se noi siamo ancora 3 punti percentuali di pil sotto al 2008, ma siamo stati più reattivi rispetto al 2020), hanno un nuovo governo disorientato, devono fare i conti con la modifica della strategia ad Est e con una Francia che non rinnega l’asse portante dell’Ue, ma guarda anche altrove. Per noi italiani c’è un ulteriore dettaglio: una parte consistente del nostro sistema produttivo lavora in sinergia con quello tedesco, sicché è come se mettessero 200 miliardi per sostenere i nostri committenti. Non una brutta notizia.

La cosa va valutata sotto un altro profilo, offrendo un’occasione preziosa al governo italiano. Gli aiuti di Stato nuocciono a chi li riceve. Nell’immediato possono essere salvifici, ma finiscono con il disincentivare qualità e innovazione. Avete presente la Duna o l’Arna? Intestate quella roba agli aiuti di Stato. Gli aiuti, inoltre, sono una droga che dà assuefazione e tolleranza: non si riesce a smettere e ne serve sempre di più. Senza contare che quegli aiuti scatenano le pressioni politiche e sindacali, cui i governi faticano a resistere.

Eppure gli Usa lo stanno facendo, creando una distorsione interna (e ci riguarda poco), ma anche esterna, rispetto all’intero mercato europeo. Ed ecco l’occasione, che consente al governo Meloni di vestire panni europeisti nuovi di zecca: che sia una risposta Ue, non nazionale. Il che comporta delegare e garantire. (Ricordando che c’è sempre da ratificare la riforma del Mes e che rinviare non allevia il dolore per chi ne disse falsi e spropositi, ma lo aumenta).

La Ragione

L'articolo Ghiotta Occasione proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Nuova Zelanda: la politica nella vita di Jacinda Ardern


“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Questo il commiato carico di significati politici con cui la ex premier della Nuova Zelanda, terra di kiwi, […]

L'articolo Nuova Zelanda: la politica nella vita di Jacinda Ardern proviene da L'Indro.



Nigeria: elezioni 2023, la campagna insulti


C’è una sorta di nostalgia per le campagne politiche del passato. Indipendentemente dalle carenze dei nostri leader politici del passato, hanno posto l’accento sulle questioni principali, nonché sui loro piani per l’attuazione dei programmi politici che avevano in serbo per il popolo. Non è come se fossero esempi di virtù, ma difficilmente si è fatto […]

L'articolo Nigeria: elezioni 2023, la campagna insulti proviene da L'Indro.



Nordio e Meloni, simul stabunt simul cadent


Carlo Nordio non è più, solo, un ministro del governo. È ormai diventato la cartina di tornasole della capacità riformista e della caratura liberale di Giorgia Meloni. La prova del nove della sua aritmetica politica e culturale. Difendere e realizzare le

Carlo Nordio non è più, solo, un ministro del governo. È ormai diventato la cartina di tornasole della capacità riformista e della caratura liberale di Giorgia Meloni. La prova del nove della sua aritmetica politica e culturale. Difendere e realizzare le idee di Nordio in materia di Giustizia per Giorgia Meloni è, dunque, una questione vitale: ne va della propria credibilità.

Non è chiaro se lo abbia scelto più per le sue idee o più per la sua autorevolezza. Sicuramente ha usato la sua autorevolezza per impedire che Forza Italia occupasse ancora una volta il ministero della Giustizia ad uso del Cavaliere e che Matteo Salvini ci mandasse Giulia Bongiorno, su cui la premier, così come buona parte degli eletti leghisti, ha serie riserve. Nordio era il più conosciuto, il più stimato, il più autorevole tra i possibili candidati alla funzione di Guardasigilli. E ciò ha consentito a Giorgia Meloni di imporne il nome agli alleati.

Ma non meno note dell’uomo erano le idee che professava. Anni di editoriali, di interviste e di partecipazioni televisive hanno fatto di Carlo Nordio il più riconoscibile e riconosciuto alfiere dei principi garantisti e liberali applicati al sistema giudiziario. Una scelta caratterizzante e innovativa per Giorgia Meloni, il cui partito è da sempre attraversato da un certo populismo giudiziario ammantato da logica securitaria. Una scelta inattesa e coraggiosa, dunque. Anche perché l’impressione è che, semmai le contingenze politiche dovessero imporglielo, difficilmente Giorgia Meloni potrà riuscire a soffocare l’impeto riformista del proprio ministro. Il motivo è semplice: alla verde età di 75 anni, Carlo Nordio non si preoccupa tanto della cronaca quanto della Storia. È questa la sua passione, questa è la sua ambizione. Nordio è un intellettuale che ambisce ad essere ricordato per le proprie idee e per la propria coerenza nel difenderle. Quando parla in un’aula del Parlamento, si capisce che pensa a quel che di lui resterà nero su bianco nei resoconti parlamentari. Un atteggiamento poco “politico”, forse. Ma è l’unico atteggiamento possibile volendo sperare in una sistematica correzione del nostro sistema giudiziario coerente con i principi dello Stato di diritto.

Giorgia Meloni lo ha fortemente voluto, con altrettanta forza dovrà difenderne l’azione.

Formiche

L'articolo Nordio e Meloni, simul stabunt simul cadent proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Vietnam: implicazioni commerciali delle dimissioni di Nguyen Xuan Phuc


Il 17 gennaio 2023 il Presidente vietnamita Nguyen Xuan Phuc si è dimesso dalle sue posizioni di governo e di partito. Questo motivo apparente era quello di assumersi la responsabilità della corruzione da parte di alti funzionari sotto la sua sorveglianza come primo ministro (2016-2021). Finora è il funzionario più anziano ad essere stato rimosso […]

L'articolo Vietnam: implicazioni commerciali delle dimissioni di Nguyen Xuan Phuc proviene da L'Indro.



Mongolia in cerca di politica estera post-Ucraina


La politica interna dei partiti, le relazioni internazionali e l’economia della Mongolia hanno dovuto affrontare sfide nel 2022. Il Partito popolare mongolo (MPP) ha lottato su come governare nonostante avesse una maggioranza assoluta nel parlamento mongolo, lo Stato Great Khural, e su come posizionarsi di fronte a Mosca in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Il governo […]

L'articolo Mongolia in cerca di politica estera post-Ucraina proviene da L'Indro.



Magistratura e separazione delle carriere, il dibattito – lanazione.it


Tanti ieri hanno affollato l’ex chiesino San Giovanni per la presentazione del libro sulla separazione delle carriere ‘Non diamoci del tu’ dell’avvocato e presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto. Presente anche una nutrita rappresent

Tanti ieri hanno affollato l’ex chiesino San Giovanni per la presentazione del libro sulla separazione delle carriere ‘Non diamoci del tu’ dell’avvocato e presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto. Presente anche una nutrita rappresentanza del corpo forense di Prato con in prima fila la Camera Penale. Sul palco, nell’incontro organizzato dal laboratorio politico di area liberale, riformista ed europeista, Prato Riparte, accanto a Giuseppe Benedetto c’erano Andrea Cangini (foto), già direttore di QN e del Resto del Carlino ed eletto senatore nel 2018; Benedetta Frucci consigliere politico presso il Gruppo parlamentare di Italia Viva al Senato specializzata in Diritto pubblico-parlamentare; e Marco Mariani, professore universitario e autore di numerose pubblicazioni. Il tema della separazione delle carriere in magistratura è particolarmente attuale. Il libro di Giuseppe Benedetto riporta la prefazione di Carlo Nordio, attuale Ministro della Giustizia, che proprio nella sua nuova veste sta iniziando probabilmente un percorso che porterà la magistratura in quel solco indicato da Giuseppe Benedetto nel ‘Non diamoci del tu’ fra giudici, pubblici ministeri e imputati.

lanazione.it

L'articolo Magistratura e separazione delle carriere, il dibattito – lanazione.it proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Perché gli attacchi di Putin alle infrastrutture ucraine potrebbero diventare un boomerang


Da ottobre la Russia ha condotto una brutale campagna per distruggere l’infrastruttura di trasmissione dell’elettricità dell’Ucraina. Qual è la logica alla base di questa strategia e quali sono le possibilità che abbia successo? Gli Stati Uniti hanno molta esperienza nell’uso della forza aerea per attaccare le infrastrutture civili, con scarsi risultati. È improbabile che la […]

L'articolo Perché gli attacchi di Putin alle infrastrutture ucraine potrebbero diventare un boomerang proviene da L'Indro.



Le libere donne di Magliano di Mario Tobino


@L’angolo del lettore
Questo romanzo – scritto dal 1950 al ’52 – nasce dalla rielaborazione delle cartelle cliniche compilate nel manicomio di Maggiano, diretto per anni dallo stesso Tobino, e racconta il tentativo dell’autore di umanizzare la vita del manicomio condivisa con le proprie pazienti.

iyezine.com/le-libere-donne-di…

reshared this