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Le dinamiche della diplomazia pubblica: il caso dell’Azerbaigian


Il mondo in cui la diplomazia pubblica era considerata una delle reliquie del dialogo diplomatico sta rapidamente scomparendo. Allo stesso tempo, è facilmente escluso l’universo in cui la diplomazia pubblica era considerata come un tentativo di manipolare l’opinione pubblica straniera. Per comprendere correttamente la nuova diplomazia pubblica, non è utile aderire alle immagini del passato […]

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Come coinvolgere il settore privato nella ricostruzione dell’Ucraina


Non è ‘carità’, ma un investimento per un futuro di pace e libertà. È così che il Presidente Volodymyr Zelensky ha descritto il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina durante il suo potente discorso a una sessione congiunta del Congresso a dicembre. Nove giorni prima, in una dichiarazione seguita al loro incontro virtuale con Zelensky, i […]

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Cyber sicurezza: la grande protezione del XXI secolo


Mezzo mondo se l’è vista proprio brutta: un tipo di software dannoso (malware) ha bloccato i dati di centinaia di migliaia di computer tenendone sotto scacco gli utenti a cui è stato chiesto un riscatto. Un’estorsione che ha il valore di pizzo o di sequestro di oggetti. Ma quello della settimana scorsa non è stato […]

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Lula reintroduce il Brasile sulla scena mondiale


Venerdì, il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva visiterà la Casa Bianca per un incontro con il presidente Joe Biden. Questo sarà il primo viaggio di Lula nell’emisfero settentrionale da quando è entrato in carica per un terzo mandato senza precedenti il ​​1° gennaio. Significativamente, il suo primo viaggio internazionale è stato nella vicina […]

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Futuri mancati: i costi della guerra per procura in Ucraina


Un anno fa, ho caratterizzato la guerra per procura guidata da USA/NATO in Ucraina come ‘la guerra ingiustificata’. Ho predetto che questa era una “guerra evitabile che penalizzerà severamente l’Ucraina, la Russia, gli Stati Uniti e la NATO, l’Europa, i paesi in via di sviluppo e l’economia globale”. In contrasto con coloro che si aspettavano […]

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Stabili occupati e spazi autogestiti? Ecco i magnifici risultati della loro legalità.


#Firenze, via del #Guarlone, periferia est della città.
Un appezzamento con uno stabile, un tempo in uso a una comunità di recupero, poi lasciato a se stesso e occupato infine da alcuni attivisti di quartiere.

1. Si sgomberano i cialtroni dell'occupazione.
2. Si affida legalissimamente l'appezzamento ad alcuni pulitini, che ci fanno le stesse cose ma pulitine. Gli si danno anche quattro spiccioli.
3. Li si sotterra di multe, anche queste legalissime, alla prima occasione.
4. I pulitini tolgono il disturbo lasciando il deserto.
5. Finalmente si può fare uno #StudentHotel #vegano, con annessa #spa #genderfluid.

Praticamente una prassi abituale. Non occorre nemmeno inventarsi varianti o abbellimenti.
La quintessenza della "libertà occidentale" -quella da difendere con le armi e da esportare, per intenderci- all'applicazione pratica nella vita quotidiana.



Biden accelera sulla Nato asiatica e accusa la Cina


Nel discorso sullo "stato dell'Unione" Biden ha tuonato contro la Cina. Washington si rivolge sempre più anche all’Asia-Pacifico, dove la rivalità strategica tra Pechino e Washington potrebbe scatenare prima o poi una guerra tra le prime due economie del

di Michelangelo Cocco*
Pagine Esteri, 9 febbraio 2023 – I pochi minuti del suo “Discorso sullo stato dell’unione” che ieri Joe Biden ha riservato alla politica estera sono quasi tutti indirizzati all’avversario con il quale gli Stati Uniti sono ormai entrati in rotta di collisione, quella che l’ultima Strategia di sicurezza nazionale ha definito «la sfida geopolitica più significativa per l’America»: la Repubblica popolare cinese.

«Non mi scuserò per il fatto che stiamo investendo per rendere forte l’America – ha affermato il presidente degli Stati Uniti -, nell’innovazione americana, nelle industrie che definiranno il futuro e che il governo cinese intende dominare». Con un evidente riferimento alla vicenda del pallone aerostatico cinese, Biden ha ammonito Pechino: «Non commettete errori: come abbiamo chiarito la scorsa settimana, se la Cina minaccia la nostra sovranità, agiremo per proteggere il nostro Paese. E lo abbiamo fatto!».

Biden ha rappresentato ancora una volta quella con la Cina una “competizione” tra democrazie e autoritarismi, sostenendo che – grazie ai provvedimenti della sua amministrazione – le prime, guidate da Washington, si sono rafforzate rispetto alle seconde. La narrazione di Washington, ampiamente condivisa dai repubblicani, raffigura uno scontro tra il bene e il male, come ai tempi della Guerra fredda. Biden ha insistito sulla necessità di «modernizzare il nostro esercito per difendere la stabilità e impedire aggressioni» e di «lavorare assieme ai nostri alleati per proteggere le nostre tecnologie avanzate in modo che non possano essere utilizzate contro di noi».

Il discorso annuale dell’inquilino della Casa bianca è stato preceduto di qualche giorno dalle ultime mosse della Nato, la cui attenzione – mentre in Ucraina è in corso un’escalation bellica, con l’impiego di armi più letali da una parte e dall’altra – si rivolge sempre più anche all’Asia-Pacifico, dove la rivalità strategica tra Pechino e Washington potrebbe scatenare prima o poi una guerra tra le prime due economie del pianeta, entrambe potenze nucleari.

L’Alleanza atlantica – che con il conflitto tra Mosca e Kiev ha riguadagnato protagonismo politico e militare (si pensi, ad esempio, al prossimo ingresso di Svezia e Finlandia e alla candidatura dell’Ucraina, all’incremento delle spese per la difesa negli stati membri e all’aumento previsto, da 40.000 a 300.000, delle sue truppe pronte a combattere) sta spingendo per un coordinamento più stretto con i paesi partner dell’Asia orientale, con l’obiettivo di contenere la Repubblica popolare nell’area che Washington vuole evitare che divenga il “cortile di casa” di Pechino. È in questo scenario che s’inquadra la missione di Jens Stoltenberg in Corea del sud e Giappone (29 gennaio-1° febbraio).

Nel discorso pronunciato il 1° febbraio alla Keio University di Tokyo il segretario generale della Nato ha sostenuto che «l’idea che la Cina – che ha definito una “potenza sempre più autoritaria” – non abbia importanza per la Nato non funziona» e che «siamo prontissimi a rafforzare ulteriormente ed espandere la partnership con questa regione». Il giorno prima, incontrando il premier Fumio Kishida, aveva accusato Pechino di «prevaricare i suoi vicini e minacciare Taiwan», sottolineando che «sta guardando da vicino la guerra in Ucraina, imparando lezioni che potrebbero influenzare le sue decisioni future. Ciò che sta accadendo in Europa oggi potrebbe succedere in Asia orientale domani». A Tokyo, come nei giorni precedenti a Seul, l’ex premier laburista norvegese ha usato toni durissimi.

Siamo già entrati nella fase della preparazione di una nuova campagna bellica? La Nbc ha rivelato il memo con il quale, il 27 gennaio scorso, il generale Mike Minihan, a capo dello Air Mobility Command (circa 50 mila uomini e 500 aerei) ha previsto una guerra tra Stati Uniti e Cina nel 2025, innescata da uno scontro nel Pacifico, su Taiwan.

Pechino osserva con preoccupazione questa escalation retorica: «La Nato continua a oltrepassare le sue zone e aree di difesa tradizionali ed esagera la minaccia della Cina», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning.

Il decennale “Strategic Concept” approvato dal vertice Nato di Madrid (29-30 giugno 2022) ha identificato la Cina come «sfida sistemica alla sicurezza euro-atlantica». Stoltenberg ha elogiato i piani recentemente varati d Tokyo che spalancano le porte al raddoppio delle spese per la difesa, perché «la deterrenza (la corsa agli armamenti, ndr) è un modo di difendere la pace e prevenire le aggressioni». Il premier Fumio Kishida ha annunciato «il rafforzamento dell’attuale cooperazione Giappone-Nato a nuovi livelli che riflettano le sfide di una nuova era», attraverso l’apertura quest’anno di una rappresentanza diplomatica presso il quartier generale della Nato a Bruxelles e la partecipazione di funzionari nipponici ai vertici del Consiglio nordatlantico e dei ministri della difesa della Nato.

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Il Giappone (dove sono di stanza circa 50.000 soldati Usa) ha un ruolo fondamentale nel dispositivo militare statunitense nel Pacifico. Assieme a Taiwan (sempre più massicciamente armata da Washington, e dove – come confermato dalla presidente Tsai Ing-wen – sono presenti da anni istruttori militari Usa) e alle Filippine, che il 3 febbraio hanno concesso l’utilizzo agli Stati Uniti di altre quattro basi militari per monitorare Taiwan e il Mar cinese meridionale (portandone a nove il numero complessivo), fanno parte della “Prima catena di isole” il cui controllo nel 1951 (durante la Guerra di Corea) fu individuato dal diplomatico e futuro segretario di stato repubblicano John Foster Dulles come essenziale per “contenere” l’Unione Sovietica e la Cina. E negli ultimi giorni i media giapponesi hanno rilanciato indiscrezioni su un possibile accordo Tokyo-Washington per il dispiegamento di missili balistici Usa a medio raggio nell’isola giapponese di Kyushu, vicino a Taiwan.

«Non c’è alcuna giustificazione per le minacce della Cina contro Taiwan», ha sostenuto Stoltenberg dopo lo scoop della Nbc sul documento del generale Minihan. Sull’isola che Xi Jinping ha promesso di “riunificare” alla Rpc intende recarsi in primavera Kevin McCarthy, replicando il viaggio (la “provocazione”, secondo Pechino) del 2 agosto scorso della sua predecessora, Nancy Pelosi, che indusse l’Esercito popolare di liberazione a inscenare le più grandi esercitazioni militari mai condotte intorno all’Isola. Secondo i media Usa, il Pentagono si sta già preparando ad affrontare le ripercussioni della mossa del nuovo speaker della Camera.

Stoltenberg ha sottolineato che «noi vediamo come la Cina e la Russia si muovono sempre più assieme» e che «siamo sicuri che con la presidenza del G7 il Giappone continuerà a concentrarsi sull’importanza delle sanzioni economiche contro la Russia». Il giorno prima a Seul (dove si trovava anche il ministro della difesa Usa Lloyd Austin) aveva invitato il governo a fornire sostegno militare diretto all’Ucraina, superando la politica sudcoreana di non vendere armi ai paesi in guerra. Secondo i media Usa, a Kiev potrebbero arrivare – venendo prima acquistati da un paese terzo – i tank “K2 Panther” e centinaia di migliaia di munizioni d’artiglieria prodotte in Corea del sud. Sotto la supervisione dello U.S. Indo-Pacific Command, gli USA hanno circa 25 mila militari in Corea del sud.

Secondo Cho Han-bum, ricercatore del sudcoreano Korea Institute for National Unification, la combinazione della cooperazione trilaterale Stati Uniti-Corea del sud-Giappone con l’accordo di sicurezza Aukus (Australia, Regno Uniti, Stati Uniti) crea di fatto una Nato asiatica che mira a contrastare la Cina.

Il pallone aerostatico cinese che il Pentagono ha seguito dal 1° febbraio scorso e che per giorni ha sorvolato lo spazio aereo statunitense – passando anche sul Montana, dove sono custoditi i missili balistici intercontinentali “Minuteman III” – è stato avvistato poco dopo l’ufficializzazione di queste ultime “grandi manovre” di contenimento della Cina, che non sono soltanto di carattere militare.

Negli ultimi giorni gli Stati Uniti hanno convinto i governi di Giappone e Olanda – sedi dei colossi Tokyo Electron e Asml – a imporre restrizioni all’esportazione in Cina di macchinari per la fabbricazione di microchip, i cervelli dell’industria e della difesa moderne. Il Dipartimento del Commercio ha spiegato che «i controlli multilaterali sono più efficaci dei controlli unilaterali, e l’impegno straniero su questi controlli è una priorità». Lo stesso ministero ha esteso il divieto di export Usa a Huawei a ulteriori tecnologie (meno avanzate di quelle già proibite): il colosso cinese sta accusando un colpo dopo l’altro.

È in questo contesto più ampio che va inquadrato l’annullamento della visita a Pechino (prevista per domenica scorsa) del segretario di stato Usa, Antony Blinken, rispetto al quale l’incidente di quello che per il ministero della difesa Usa è “sicuramente” un pallone-spia rappresenta solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una controversia che non è ancora chiaro quanto Washington sia tentata di trasformare in un caso internazionale, provando a mettere sotto accusa Pechino (dal Pentagono sono filtrate notizie secondo cui i “palloni-spia” cinesi spierebbero tutti e cinque i continenti).

Come che sia, la vicenda del pallone aerostatico cinese è anzitutto la cartina al tornasole che rivela che, dall’insediamento dell’amministrazione Biden, il dialogo tra Pechino e Washington si è limitato soprattutto alla retorica, all’enunciazione – da parte sia di Pechino sia di Washington – di buoni propositi, a fini mediatico-propagandistici. La realtà invece parla di mosse sul terreno e di alleanze che preparano uno scontro, di un “dialogo” prigioniero di una rivalità strategica che rischia di andare fuori controllo a ogni errore o provocazione, di una parte o dell’altra. – Pagine Esteri

5299692*Giornalista professionista, China analyst, scrivo per il quotidiano Domani. Ho pubblicato “Xi, Xi, Xi – Il XX Congresso del Partito comunista e la Cina nel mondo post-pandemia (Carocci, 2022), e “Una Cina perfetta – La Nuova era del Pcc tra ideologia e controllo sociale (Carocci, 2020). Habitué della Repubblica popolare dal 2007, ho vissuto a Pechino nel 2011-2012, corrispondente per il quotidiano il manifesto nello scoppiettante e nebbioso crepuscolo della tecnocrazia di Hu Jintao & Co. Sono rientrato in Cina nel gennaio 2018, anno I della Nuova era di Xi Jinping, quella in cui il Partito-Stato regalerà a tutti “una vita migliore” e costruirà “un grande paese socialista moderno”. Racconto storie, raccolgo dati e cito fatti evitando di proiettare le mie ansie e le mie (in)certezze su un popolo straordinario che se ne farebbe un baffo.

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Curiosity ha trovato altri indizi sorprendenti sul passato di Marte | Passione Astronomia

"Analizzando strutture rocciose increspate Curiosity ha confermato l’esistenza di laghi in una regione dell’antico Marte che gli scienziati si aspettavano fosse più secca."

passioneastronomia.it/curiosit…



PODCAST. Terremoto. Testimonianza da Aleppo: “Sfollati in strada. Basta sanzioni”


Testimonianza dalla Siria colpita dal terremoto: "Non c'è elettricità, gasolio, fa freddo. Le persone sono impaurite, soprattutto i bambini. Non c'è acqua, manca tutto l'essenziale". L'articolo PODCAST. Terremoto. Testimonianza da Aleppo: “Sfollati in st

della redazione –

Pagine Esteri, 9 febbraio 2023 – Intervista a padre Haroutioun impegnato negli aiuti alla popolazione colpita dal sisma. “Prima la guerra, poi il terremoto, la città è in ginocchio, danni molto gravi nella città vecchia”.
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TERREMOTO. Appelli ad aiutare la Siria isolata e sotto sanzioni


L'Oms ricorda che il paese è in condizioni critiche dopo la guerra civile e l'epidemia di colera. Una dozzina gli Stati che si sono detti pronti ad aiutare Damasco. Usa e Ue soccorrono solo le aree a nord-ovest che non sono sotto il controllo di Bashar As

di Michele Giorgio*

Pagine Esteri, 8 febbraio 2023 – Venti uomini della Protezione civile libanese sono giunti ieri in Siria per partecipare alle operazioni di ricerca e salvataggio nelle aree devastate dal terremoto. Nelle prossime ore passeranno il confine anche 15 genieri dell’esercito del paese dei cedri. Ed è in viaggio una squadra della Croce Rossa su richiesta dei governi di Libano e Siria e in coordinamento con la Mezzaluna Rossa siriana. Il governo Mikati inoltre ha messo a disposizione l’aeroporto di Beirut e i porti di Beirut e Tripoli per ricevere aiuti umanitari destinati alla Siria. Le conseguenze devastanti del sisma hanno avuto il sopravvento sui rapporti «complessi» tra Damasco e Beirut.

Il Libano fa parte di quei paesi – Russia, Iran, Bahrain, Emirati, Algeria, Pakistan, Mauritania, Sudan, Giordania, Egitto e Tunisia – che si sono attivati per portare soccorsi alla Siria, a differenza di Stati uniti e Unione europea che escludono di poter cooperare con il governo siriano e garantiranno aiuti diretti solo alle regioni nordoccidentali non controllate da Damasco, come quella di Idlib che è in gran parte nelle mani di formazioni jihadiste e qaediste schierate contro le autorità centrali. Il terremoto non ha colpito solo il territorio siriano al confine con la Turchia. Popolazioni allo stremo e distruzioni enormi si registrano anche in altre zone della Siria. Ieri alti funzionari dell’Oms hanno lanciato l’allarme sull’emergenza umanitaria in cui si trova il paese a causa della guerra civile – che ha ucciso mezzo milione di persone e costretto circa la metà della popolazione ad abbandonare le proprie case – e della recente epidemia di colera.

Secondo Adelheid Marschang, del dipartimento per le emergenze dell’Oms, la Turchia possiede la capacità di rispondere alla crisi mentre i principali bisogni umanitari nell’immediato e nel medio termine sono in Siria. «Questa è una crisi che va ad aggiungersi a molteplici crisi nella regione colpita» ha spiegato Marschang. «In tutta la Siria – ha aggiunto – le necessità sono cresciute dopo quasi 12 anni di crisi e i finanziamenti umanitari continuano a diminuire». L’appello dell’Oms giunge dopo quello lanciato dalla Mezzaluna Rossa Araba Siriana (Mlrs) ai paesi occidentali affinché revochino le sanzioni economiche e forniscano aiuti. «I paesi dell’Ue devono revocare le sanzioni alla Siria. È giunto il momento dopo questo terremoto» ha esortato Khaled Haboubati, capo della Mlrs, rivolgendosi direttamente anche all’Agenzia Usa per lo sviluppo (USAid).

Damasco attribuisce i suoi gravi problemi finanziari e la responsabilità della crisi umanitaria nel paese alle sanzioni occidentali imposte sulla scia del conflitto cominciato nel 2011. Sanzioni che sono state aggravate dal Caesar Act statunitense, entrato in vigore nel 2020, che paralizza buona parte dei rapporti economici e commerciali della Siria. E se è vero che il territorio siriano sotto il controllo del governo centrale già riceve aiuti attraverso le Nazioni unite, è altrettanto vero che le agenzie internazionali non hanno potuto sino ad oggi avviare la ricostruzione del paese per la netta opposizione degli Stati uniti e dell’Ue. Secondo i governi occidentali, il via libera a un’ampia ricostruzione internazionale della Siria rappresenterebbe un riconoscimento della vittoria militare del presidente Bashar Assad che lo porterebbe ad escludere una soluzione politica negoziata con l’opposizione.

Calcoli politici e sanzioni che penalizzano solo la popolazione civile. Il terremoto aggrava la condizione di milioni di siriani già in miseria. L’Onu avverte che almeno 2,9 milioni di persone in Siria sono alla fame e che altri 12 milioni rischiano la stessa sorte. Il pugno duro occidentale inoltre lega in modo più stretto la Siria all’Iran che, poche ore dopo il terremoto, ha cominciato il ponte aereo con Damasco fornendo attrezzature e assistenza umanitaria. E lo stesso vale per la Russia, pronta ad aiutare il suo principale alleato in Medio oriente. Intanto l’ambasciatore siriano all’Onu, Bassam Sabbagh, ha assicurato al segretario generale Antonio Guterres che qualsiasi aiuto raggiungerà l’intera popolazione siriana. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto

https://ilmanifesto.it/appelli-ad-aiutare-la-siria-isolata-e-sotto-sanzioni

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@sexy_peach Actually I reduced from H2 to H4 and the result is now here

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Or you could just use the regular size? Screaming on the internet is even more useless than IRL.

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When I say that people will call me a conspiracy theorist, but when Canada froze the bank accounts of protestors no one spoke
Bank interest isn't keeping up with inflation anyways

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SILVANO PERTONE VS PERTONE SILVANO


Conosco Silvano dal 6 aprile del ’69 … oltre mezzo secolo … ad oggi abbiamo ancora una frequentazione quotidiana, e ci stimiamo reciprocamente.
Oggi ne approfitto per fare due chiacchiere sulla mail art nella sua casa di Varazze.

#arte #mailart

iyezine.com/silvano-pertone-vs…




In Cina e Asia – Spesa sanità: i pensionati di Wuhan protestano


In Cina e Asia – Spesa sanità: i pensionati di Wuhan protestano wuhan
Pensionati protestano a Wuhan
Pallone-sonda: gli Usa hanno condiviso informazioni con 40 paesi
Usa e Nato: "La Cina è una minaccia sistemica"
Pechino risponde: "No ai giochi a somma zero"
Chat GPT, pronta la versione cinese
Tibet, Onu: "1 milione di bambini vittime di politiche assimilazioniste" cinesi
Quanto è comunista davvero Xi Jinping?
Corea del Nord: record di missili al 75° anniversario dell'esercito
Giappone, giro di vite intorno alle Olimpiadi di Tokyo 2021
Corea del Sud, al via la richiesta di impeachement per il ministro dell'Interno

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Sister – 我的姐姐


Sister – 我的姐姐 sister
“Dialoghi: Confucio e China Files”è una rubrica curata in collaborazione tra China Files e Istituto Confucio di Milano. CineSerie è una rassegna ricca di contenuti cinematografici per conoscere i successi della Cina continentale e tenere in allenamento ascolto e lettura. In questo appuntamento parliamo di 我的姐姐 - Sister

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china-files.com/sister-我的



Festival di Sanremo, palingenesi della democrazia italiana


Per una volta, ma suvvia non solo … a me sta simpatico e lo sarebbe assai di più se fosse meno arrogante a autoreferenziale … ma per una volta la “battuta” di Mentana è perfetta quando dice: «in questa tragicommedia passerà la tesi che Zelensky ha chiesto di andare a Sanremo, ma non è stato […]

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Appello dei Co-Portavoce HDP per gli affari esteri, Feleknas Uca e Hişyar Özsoy, alle organizzazioni e istituzioni internazionali, 7 febbraio 2023: Mandia


Rifondazione Comunista e Unione Popolare in collaborazione con ANPI, ARCI, CUB Savona, Savona Disarmo, Cittadinanza Attiva, organizzano un punto di incontro pre


USA: la #privacy è ora un argomento imperdibile sullo stato dell'Unione


Il discorso di Biden dimostra che la protezione delle informazioni personali non è più una questione marginale. Ora, il Congresso deve solo fare qualcosa al riguardo

@Etica Digitale

Il regolamento generale sulla protezione dei dati, emanato nel 2018, fornisce una protezione della privacy dei dati tutt'altro che perfetta , ma è in netto contrasto con la carenza legislativa negli Stati Uniti, dove non esistono leggi federali complete sulla privacy dei dati sui libri. Nel suo secondo discorso sullo stato dell'Unione, tuttavia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dedicato più attenzione che mai alla necessità di tale misura

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Emergenza


La più grande emergenza è smetterla d’inventare emergenze per distrarci, smetterla di praticare lo sport ottuso di polemizzare sul niente facendo finta che sia il tutto, senza mai approfondirne il merito, senza studiare e far pensare. Non lo si fa perché

La più grande emergenza è smetterla d’inventare emergenze per distrarci, smetterla di praticare lo sport ottuso di polemizzare sul niente facendo finta che sia il tutto, senza mai approfondirne il merito, senza studiare e far pensare. Non lo si fa perché si crede che l’opinione pubblica si stanchi, s’annoi e forse è anche vero, ma pure questa pagliacceria stufa. Quel che oggi è vitale domani manco più lo si ricorda.

Tre mesi fa l’emergenza erano quattro svalvolati strafatti che si radunavano illegittimamente per ascoltare musica, poi dispersi in mezza giornata. Ora tutti parlano del 41 bis, i più senza sapere di quale legge e che c’è scritto, usando concetti volgari come “carcere duro”, che non è quanto previsto dalla giusta finalità di quell’articolo, applicato talora con modalità sbagliate perché incivili. È un modo insensato di procedere. Per non dire poi dell’ever green: l’immigrazione e gli sbarchi, la gran parte dei quali (giustamente) avviene a cura della Guardia Costiera. Ma mentre si fomenta la zuffa fra buonisti e cattivisti, aperturisti e chiusuristi, abbracciamoci e detestiamoci, nessuno ha il fegato di avvertire: state facendo il dibattito sbagliato, perché il problema non è come fermarli, ma quali fare entrare. E vedrete che, nel merito, la faccenda è complicata.

Il decreto flussi, ne scriveva ieri Giuliani, prevede 82.705 ingressi per l’anno in corso. Il Documento di economia e finanza ne considera 170mila all’anno, ogni anno, il minimo necessario per tenere in equilibrio i conti previdenziali. La Banca d’Italia calcola in 375mila i lavoratori in più, da qui al 2026, necessari per la sola attuazione del Pnrr, posto che in quello stesso lasso di tempo l’offerta di lavoro, per ragioni demografiche, diminuirà di 630mila unità. E noi parliamo di come finanziare chi non lavora e come fermare chi vuole venire a farlo? Una classe politica appena appena capace di guardare oltre la scadenza elettorale del prossimo capo condominio (che oramai tutto è segnale, trend e sfida), farebbe i conti con due problemi colossali: a. come qualificare e spingere al lavoro gli italiani che ne stanno fuori e comunque consumano e campano senza miseria; b. come far entrare chi vuole lavorare, scegliendone le qualifiche. Scegliendoli, quello è il problema. Perché (sempre Bd’I) 95.600 serviranno nell’edilizia, ma 27.700 nell’informatica, 30.600 nella gestione del personale, 16.600 nella ricerca e sviluppo e via andando. Tutte cose per cui i nostri devono studiare, mica solo i giovani, mentre gli ingressi non siano di sola manovalanza. Non ci si prendono i voti, in questo modo? Allora sarà bene votarsi a qualche divinità, perché il tempo passa e il problema cresce.

Neanche il debito pubblico è un’emergenza, perché il macigno è lì da decenni. Oramai è una drammatica permanenza e i tassi crescono. Eppure si sente solo parlare di come avere più soldi da spendere, considerando noioso discutere il come, il dove e il perché. Un ulteriore debito per investire ha senso, un solo altro centesimo per consumare è folle. Troppo debito cancella libertà e sovranità. Si è fatto credere che ci siano soldi per tutto, ma ne servano sempre di ulteriori per qualche altra cosa. Servono per le fonti energetiche rinnovabili, ma poi gli impianti restano sulla carta perché non si parte mai a farli. E questa non è una fatalità, ma una trappola che abbiamo costruito con le nostre mani. Una politica seria non annuncia fantastiliardi per inventare il sole e il vento, ma affronta il difficile problema di quali vincoli rimuovere, quali responsabilità attribuire, quali controlli effettuare. Invece si pensa di prendere un problema continentale o globale e regionalizzarlo. Provincializziamolo, anzi no municipalizziamolo, quartierizziamolo, ciascuno comperi una dinamo e pedali, che è ugualmente ridicolo, ma almeno ci si tiene in forma.

L’invenzione delle emergenze aiuta la politica, di destra e sinistra sopra e sotto, a non misurarsi con la realtà. Continueranno, se avranno seguito.

La Ragione

L'articolo Emergenza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La guerra obbliga l’Europa ad unirsi in quanto “civiltà delle libertà”


La guerra scatenata da Putin con l’invasione dell’Ucraina cambia l’ordine mondiale, la struttura del mondo globale; il conflitto appare endemico, senza una vera soluzione, scuote un terreno che non si assesterà. Lo dico all’inizio in massima sintesi: la g

La guerra scatenata da Putin con l’invasione dell’Ucraina cambia l’ordine mondiale, la struttura del mondo globale; il conflitto appare endemico, senza una vera soluzione, scuote un terreno che non si assesterà. Lo dico all’inizio in massima sintesi: la guerra segna la fine della globalizzazione, intesa come capacità dell’interdipendenza economico-commerciale di muovere verso la formazione di un ordine mondiale più unificato e pacifico, una sorta di nuovo cosmopolitismo. È una data che, in questo senso, fa epoca. Nella civiltà europea, che l’espansione universale del commercio e l’indebolimento della fermezza delle frontiere potessero formare l’unità della Terra è idea risalente, in forme diverse, al pensiero illuministico da Montesquieu al Kant della «pace perpetua». Ma allora, dall’interno stesso della civiltà europea, fu Hegel a coprire di ironia questa idea giudicata illusoria, ricollocando le cose al loro posto, e rivendicando, in quegli anni, la centralità degli Stati.

Oggi, naturalmente, il problema si pone in termini tutti diversi, e anche qui voglio indicarlo nel suo tratto essenziale: è lo scontro in atto e in potenza tra il «potere orientale» e il «potere occidentale» a rendere impossibile la prospettiva indicata, che ha vissuto anni felici e insieme illusori per qualche decennio, dopo la caduta dell’impero sovietico e i successivi tentativi di democratizzazione falliti. Dal 2000 giunge Putin, e la scena lentamente muta alla radice, complice, ma non decisiva, la crisi finanziaria del 2007.

Ora, con Putin, il potere orientale torna non come erede diretto dell’Unione Sovietica (se non per minima parte: si legga Putin aspro critico di Lenin proprio sulla questione ucraina,) ma come rivendicazione di una rappresentazione della civiltà della grande e Santa Russia, della sua missione universale, risalente, in condizioni diverse, al potere zarista, convinta di poter misurare la propria civiltà con quella di un Occidente visto già allora in declino e preda della corruzione, e vincere la partita. Coinvolta perfino la Chiesa ortodossa, la vera Chiesa cristiana. Idea peraltro antica che ha avuto come uno degli alfieri nientemeno che il grandissimo Dostoevskij.

Convinzione sul declino dell’Occidente che la Russia condivide, sia pure con differenze nascenti da culture diverse e ruoli differenti nel mondo, con la Cina, ed è la ragione per le quale è in atto il riavvicinamento tra le due grandi potenze asiatiche con un nucleo di Stati diffusi dappertutto che, ogià stanno da quella parte, o pencolano incerti come l’India. È questa idea che sta cambiando la struttura del mondo e che restituisce alla invasione dell’Ucraina il suo significato, per questo l’Occidente ha l’obbligo di una resistenza attiva. Ma prima di guardare a possibili e contrastati sviluppi di questa lettura del tema, voglio chiarire che cosa intendo per «potere orientale» — espressione usata da Ernst Junger nel «Nodo di Gordio» recensito qualche giorno fa dal Corriere della Sera — : è quel potere che, riaffermato con convinta violenza, segna, dicevo, la fine della globalizzazione e la riapertura della grande giostra tra gli Stati e gli imperi-potenza. È qualcosa di più di una autocrazia.

È l’idea radicata di un potere che non può incontrare la libertà, strutturato come una «forza tellurica» (Junger) che fa dell’Asia quasi una terra sacra, dove il potere chiede solo obbedienza in presenza di scopi assoluti, e che usa la crudeltà come mezzo per concentrare il potere.
In Russia si è sempre governato così, e la libertà — come sentimento e come legge, propria di Occidente — è stata sempre esclusa. Anche le grandi riforme economiche di Pietro il Grande, nel XVIII secolo, che suscitarono entusiasmi in Europa, non sfiorarono nemmeno le libertà civili e la legittimità del potere. Il problema di Putin è difendere ed espandere le frontiere del potere orientale, impedendo con ogni mezzo che il sentimento di libertà si espanda ai suoi confini, ecco la profonda ragione della guerra. Profonda, quasi armata di una metafisica sull’idea di uomo, sull’isolamento di chi domina e chiede solo obbedienza, in vista di una missione. Asia contro Europa, dai tempi originari, con una tensione che ha avuto anche tratti religiosi nella storia lontana, ma non tanto.

Junger dice che il gioco degli scacchi non poteva che provenire da Oriente, perciò l’uccisione del re chiude la partita. Dunque, la resistenza dell’Occidente è per la propria sopravvivenza come continente della libertà, nel momento in cui potere e libertà fanno sempre più difficoltà ad incontrarsi anche al suo interno. Qui decisiva è l’Europa, più ancora dell’America, e dire questo significa porre all’Europa un compito immenso quanto decisivo, e forse per lei impossibile. La lotta si svolge ai confini di Europa, ma non è solo questa la ragione della necessità che essa cerchi una nuova centralità. È l’atteggiamento dell’Europa centro di civiltà, dove nasce Occidente, che deve rinascere, e lo può fare solo se rivendica e afferma il carattere unitario del proprio essere civiltà della libertà, dove il potere non può chiedere solo obbedienza,
una libertà anzitutto interiore che si forma su una idea dell’uomo e che poi diventa legittimazione e Legge.

Questo è lo scontro, carico, semi si consente l’espressione, di filosofia; sono due visioni consolidate del potere che si scontrano, ma è doloroso dirlo: si consolida nel mondo il potere senza libertà, si indebolisce l’altro, anche se lo scontro è del tutto aperto. Siamo a un punto cruciale della storia. Tra potere orientale e potere occidentale ora non c’è mediazione possibile, lo scontro è appena incominciato, questo significa chela globalizzazione come pacifica celebrazione della interdipendenza è finita, e si apre la lotta per un nuovo ordine del mondo.

Corriere della Sera

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Meta a processo in Kenya per condizioni degradanti dei lavoratori


Accolta dal tribunale del lavoro la denuncia di un ex moderatore di contenuti per Facebook e Instagram

@Notizie dall'Italia e dal mondo

Un tribunale del lavoro kenyano ha respinto ieri l’istanza presentata da Meta, contro le accuse rivolte al gigante dei social media (Facebook, WhatsApp e Instagram) da Daniel Motaung, un ex moderatore di contenuti che denuncia abusi sui lavoratori e sfruttamento nel centro di Nairobi gestito da Sama, l’appaltatore di Meta per l’Africa orientale e meridionale.

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Espansione NATO: le linee rosse erano già note


Quasi un anno dopo, la guerra in Ucraina è costata centinaia di migliaia di vite e ha portato il mondo sull’orlo, secondo le stesse parole del presidente Joe Biden, di ‘Armageddon’. Accanto al campo di battaglia letterale, c’è stata un’aspra battaglia intellettuale sulle cause della guerra. I commentatori si sono affrettati a dichiarare la politica […]

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Rifondazione Comunista e Unione Popolare in collaborazione con ANPI, ARCI, CUB Savona, Savona Disarmo, Cittadinanza Attiva, organizzano un punto di incontro pre


La dirigenza del gruppo ha espresso l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Longarone. L’annuncio comunicato direttamente alla stampa smentisce spudorat


Tra il 2013 e il 2015, 10 milioni e 300 mila persone nel mondo hanno sottoscritto un appello internazionale che chiedeva la libertà per Abdullah Öcalan, rapit

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Hong Kong: un altro colpo allo Stato di diritto al tramonto


L’ultimo sviluppo legale di Hong Kong presenta evidenti parallelismi con la prima crisi costituzionale post-1999. In entrambi i casi, il governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong non era soddisfatto di una decisione della Corte d’appello finale della regione e ha chiesto a Pechino di intervenire per fornire un’interpretazione autorevole della legge. In entrambi […]

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La guerra in Ucraina e la concomitante ondata di speculazioni sulle materie prime sono pagate, come tutte le guerre, dalle persone comuni in termini di vite uma


Italia, il quasi-Paese di forse-cittadini sempre più estremisti


Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Lascia sovente interdetti riflettere su questo atroce ex bel Paese (ma quando mai?) dove piccole oasi di civiltà sono soffocate da un oceano di grande bellezza (alla Paolo Sorrentino che affermava il contrario non capito da ignoranti politicanti dell’epoca). O ci […]

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Lemmy has become a lot more stable with the federation in the new versions.

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Ucraina ed un’Europa a più velocità nella NATO


Mentre la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha guidato di nuovo un vertice con il Presidente ucraino Zelenskyy a Kiev la scorsa settimana, è emersa una nuova urgenza nella retorica sulle aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina. Basandosi sul neo-idealismo degli Stati dell’Europa centrale e orientale (CEE) di cui lo studioso Benjamin Tallis ha scritto in modo […]

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Il Consiglio UE ha approvato l'ingresso del Pentagono nella difesa europea | L'Indipendente

"In conclusione, si tratta di un accordo che testimonia ancora una volta l’abbandono di ogni velleità europea sul vecchio obiettivo della costruzione di una difesa continentale indipendente, testimoniando come – con lo scoppio della guerra ucraina – gli USA siano riusciti a raggiungere uno dei propri scopi strategici: legare indissolubilmente gli Stati Europei alla NATO e quindi al complesso militare statunitense."

lindipendente.online/2023/02/0…



L’opposizione bielorussa può aiutare a sconfiggere Putin in Ucraina


Uno degli aspetti sottovalutati della guerra della Russia contro l’Ucraina è stato il ruolo strategico della Bielorussia sia nell’invasione iniziale che nella successiva condotta della guerra. Nella sua ricerca per rafforzare la propria posizione dopo le proteste di massa a favore della democrazia del 2020, il dittatore bielorusso Alyaksandr Lukashenka ha posizionato la Bielorussia come […]

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Revoca delle sanzioni alla Siria dopo il devastante terremoto


Un devastante terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito la Turchia meridionale e la Siria settentrionale questa settimana, e più di 11.000 persone sono già state confermate uccise in uno dei più grandi disastri naturali nella regione degli ultimi decenni. C’è stata un’effusione di assistenza internazionale alla Turchia sulla scia della devastazione. Gli Stati Uniti e […]

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L’equilibrismo di Carlo Nordio, tra diritto e ragione di partito


L’imbarazzo (e anche l’irritazione) a via Arenula, sede del ministero della Giustizia, è palpabile. Il Ministro Carlo Nordio, che ha le sue brave gatte da pelare con l’Associazione Nazionale dei Magistrati che non perde occasione per sparare bordate ai suoi annunciati progetti di riforma, mai avrebbe immaginato di dover fare i conti con un sostanziale […]

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