Tutti pazzi per Giorgia
Politiche 2023 e altri accadimenti correlati
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Dissoluzione
Non basta votare
Il partito di maggioranza relativa si è dissolto, ma il resto del mondo politico commetterebbe un grosso e grave errore se ritenesse che il resto è in grado di reggere. Il processo di decomposizione riguarda tutti, nessuno escluso. E non accorgersene serve solo a coinvolgere le istituzioni.
Si può far finta che tutto capiti per la pochezza, trasformismo e talora buffoneria del mondo politico, ma anche questo sarebbe un errore. Ancora una volta, come già all’inizio degli anni novanta, l’onda d’urto degli equilibri internazionali spezza e spazza non solo gli equilibri politici interni, ma direttamente i loro protagonisti.
Allora fu la fine della guerra fredda e della divisione europea. E non averlo compreso fu la vera colpa di un mondo politico attardato nel passato, che fu poi travolto con altri strumenti, impropri e ingiusti, anche in quel caso scassando equilibri istituzionali, ma fu travolto prima di tutto per propria incapacità e debolezza di pensiero e azione.
Oggi è il ripartire della guerra russa, gli effetti di un’aggressione criminale che cambia gli equilibri occidentali, rimette la Nato in prima linea, chiama Paesi neutrali ad aderirvi, e trascina con sé la ridescrizione di frontiere e rapporti anche assai lontani dai confini europei, per i riflessi che ha nel mercato delle materie prime energetiche. Gas prima di ogni altra.
Per i duri di comprendonio: l’odierna missione italiana in Algeria, come le altre in Africa, come l’aumento delle forniture per il tramite del Tap (dall’Azerbaigian), non si limitano a rimodulare il paniere energetico, ma cambiano e per certi aspetti ribaltano equilibri europei.
Sono queste le ragioni, coinvolgenti i nostri rapporti internazionali, che possono far pensare alla necessità di superare l’incoscienza e l’insipienza di tanta parte della popolazione parlamentare, inducendo alla continuità di una regia che sono gli sciocchi e i poveri di spirito possono pensare abbia a che vedere con le aspirazioni e condizioni di una sola persona.
Sia pure del calibro di Mario Draghi. Se i miserabili saranno riusciti a far abortire un disegno che ha una sua grandezza, a rimetterci non sarà certo una persona, ma l’Italia. E siccome avverto la possibile lettura retorica di questo richiamo, sarà bene essere più espliciti: ci rimetterà il ruolo italiano nei prossimi decenni, mentre si rimarrà profondamente liberi di spartirci il debito, accaparrarci qualche rendita, proclamare la sovranità stracciona di chi non conta nulla.
Se quelle ragioni, al contrario, fossero capaci di indurre a rimediare all’orrido pasticcio combinato da delle comparse, non per questo sarà stato colmato il vuoto politico, scavato in lunghi anni di propagandismo a tre palle un soldo, di contrapposizioni fra soggetti che, ora, si trovano assieme al governo, di preteso bipolarismo con annessa transumanza trasformistica.
Ammesso che si possa porre rimedio nell’immediato, alle forze politiche resterebbe pochissimo tempo per non fare la fine che partiti assai più votati e storicamente radicati fecero, nello spazio di pochi mesi, in quell’inizio degli anni novanta.
Fare della fine di un’infausta legislatura il tempo se non della rimessa in moto quanto meno della consapevolezza della necessaria ripartenza. Forze politiche che aspirino ad essere credibili non devono certo rinunciare alla diversità di vedute e programmi, ma devono rinunciare alla contrapposizione commediante fra poli al loro interno divisi e, quindi, falsi.
Devono affrontare, assieme, il tema del comune sentire istituzionale, ricordando che all’indomani dell’ultima (brutta) riforma costituzionale presero l’impegno di armonizzarvi il sistema elettorale. Senza questo, se si scambia la capitolazione elettorale come occasione di riassegnazione di premi e presunte maggioranze, si prendono in giro gli elettori, dopo avere ingannato sé stessi. A quel punto la dissoluzione si sarebbe completata, senza uno straccio di visione sul futuro. Altro che stabilire chi guida il governo.
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Strage di Via D’Amelio: la morte annunciata e voluta di Paolo Borsellino
Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile (Philip Roth) Dopo il 23 maggio, nel particolare calendario dei morti ammazzati in Italia per mano di mafie con ottimi comprimari al seguito, tra Stato oscuro, servizi segreti quelli che hanno sempre deviato, politiche micidiali, viene il [...]
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Guerra ucraina: Indonesia pacificatore?
Quali sono gli elementi che fanno dell'Indonesia, e del suo Presidente Joko Jokowi, un potenziale mediatore tra Russia e Ucraina
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USA: la demonizzazione di Putin avvicina democratici e repubblicani
Ciò che sta emergendo nella scena politica statunitense oggi con la guerra in Ucraina è la priorità degli interessi di parte rispetto a quelli nazionali
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Medio Oriente: il viaggio di Biden non è stato un vantaggio per il popolo arabo
Il Presidente Joe Biden nota spesso che ha 40 anni di esperienza nella gestione degli affari globali, ma lui e Washington sembrano essere dei poveri studenti. I quattro giorni che ha appena trascorso in Medio Oriente confermano che le sue opinioni e le politiche statunitensi rimangono confuse, contraddittorie e spesso controproducenti, sebbene molto redditizie per [...]
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Vita agra di un anarchico di Pino Corrias
In queste pagine, Corrias ricostruisce il viaggio di Luciano Bianciardi da Grosseto a Milano, dall’Italia del Dopoguerra a quella del Miracolo economico, un percorso comune a un’intera generazione che provò a immaginare un Paese diverso. Di questa libro, Goffredo Fofi ha detto: “E’ una biografia esemplare perché unisce agilità giornalistica a competenza, passione e capacità narrativa”.
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L’Occidente deve prevenire il collasso economico dell’Ucraina
Se la comunità internazionale è seriamente intenzionata ad impedire una vittoria russa in Ucraina, deve adottare misure urgenti per garantire la sopravvivenza economica dell’Ucraina stessa.
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Firenze: dal Franchi restaurato scendono due ‘mantelli’ erbosi
Uno spicchio urbano di Firenze, ovvero l’area del Campo di Marte, che ospita lo Stadio opera architettonica di Pierluigi Nervi, sembra avviata a un radicale cambiamento, lo chiamano progetto di riqualificazione, quello che vedrà la realizzazione di un parco urbano, due mantelli verdi, così il progettista architetto David Hirsh definisce le due ‘vele’ che sulla [...]
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Soggiorno moderno, il gres porcellanato supera le altre scelte per la pavimentazione
È un materiale che si è fatto apprezzare negli anni per la forte resistenza e la capacità di rispondere alle principali sollecitazioni cui è sottoposto un pavimento, come umidità (ha un bassissimo livello di assorbimento d’acqua), urti, abrasioni e graffi (grazie a un eccellente livello di resistenza alla flessione, che lo rende quasi immune alle rotture), [...]
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Pneumatici auto, Pirelli pensa già all’inverno
Può sembrare paradossale pensarci ora, con il caldo torrido di luglio a farci sognare le vacanze, ma in realtà i grandi costruttori di pneumatici sono già pronti alla stagione invernale, e Pirelli prova ad anticipare i competitor presentando la nuova generazione dei suoi mitici Scorpion, declinati in versione invernale e all season. La nuova generazione [...]
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New Rules on political advertising to stop voter manipulation!
The new rules on political advertising need to be designed to stop the manipulation of elections and referendums through personalised advertising messages. Today, Dr. Patrick Breyer, Pirate Party MEP, tabled amendments for his Greens/EFA group to this effect. He explains:
“The deliberate manipulation of elections and referendums by exploiting the preferences and fears of users is a particular threat, because it jeopardises the democratic society. It is no coincidence that this is particularly ‘successful’ when practiced by opponents of our democracy. The methods used by Cambridge Analytica to spy on users, which had contributed to the surprising election of Trump as US president, must be stopped!The integrity of democratic elections is of general interest and cannot depend on individual choices. We also need to prevent politicians from sending different or even contradictory messages to women and men, young and old, urban and rural citizens. The targeting of voters on the basis of knowledge about their personality and behaviour must be prohibited! The tried and tested targeting of voters based on the advertising medium (e.g. local newspaper) or the content of the page (e.g. key words) is perfectly adequate without personal data.”
Since the unlawful processing of personal data for political advertising can result in an unfair political advantage which financial sanctions cannot remedy, the additional sanction of suspending political advertising for a limited time should be introduced, proposes Breyer.
Background: Advertising platforms such as Facebook or Instagram monitor every click of their users in order to infer their personality traits, fears, hopes, etc. and sell them to advertisers. In Germany, there have been repeated cases of contradictory election target group[1][2]. In the United Kingdom, before the Brexit vote, certain audiences were targeted with false claims, for example suggesting that the EU wanted to ban tea kettles, or that Turkey was joining the EU.
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Un Paese in mano a idioti attende Draghi
Il discorso di Draghi di domani sarà, spero, duro come pochi, anche se inutile: questo Paese è e resta nelle mani non tanto e non solo di irresponsabili, ma specialmente di idioti della 'politica dell’io'
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Sottoscala Pandemico #10-La Cassetta che mi cambiò la vita
La Cassetta che mi cambiò la vita
In pratica è accaduto che qualche giorno addietro, proprio su questa webzine presso la quale scrivo, collaboro e faccio il fanfarone, è comparsa all’improvviso questa recensione....Tommaso Salvini (In Your Eyes ezine)
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🧪 Si sono concluse le Olimpiadi Internazionali della Fisica, che hanno coinvolto 368 studenti provenienti da 75 Paesi.
🏆 La squadra italiana ha conquistato una medaglia di bronzo e quattro menzioni d’onore!
Qui tutti i dettagli ▶ miur.
Russia nel Mar Nero: cosa è successo davvero alla Moskva?
La Moskva è affondata a causa di un attacco mirato di missili da crociera? Ha subito un danno per essere incappata in una mina? O si è autodistrutta?
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Sri Lanka: crisi di legittimità
La scivolata dello Sri Lanka nell’instabilità politica dall’aprile 2022 è culminata con le dimissioni dell’ex presidente Gotabaya Rajapaksa in seguito alle proteste pubbliche del 9 luglio 2022. Gli errori politici del governo e la resistenza alla correzione della rotta sono stati accusati di aver scatenato la più dura crisi economica sulla popolazione dello Sri Lanka [...]
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La NATO e gli Stati Uniti vinceranno la guerra in Ucraina
Putin ha dimostrato ancora una volta che l’Europa ha ancora il potenziale per la guerra, nonostante le devastanti guerre mondiali. Il 24 febbraio, nonostante tutti gli sforzi diplomatici, il Cremlino ha scelto l’opzione della guerra e ordinò un’operazione militare su larga scala in tutta l’Ucraina. Con l’intensificarsi dell’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, l’Europa è [...]
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Russia e guerra ucraina: il ‘metodo Goebbels’ di ‘RIA Novosti’
'RIA Novosti' è conosciuta come l'alleato del regime russo. Ecco l'analisi della sua propaganda relativamente la guerra in Ucraina
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Russia: il prossimo Presidente potrebbe essere un non russo?
Kadyrov mantiene più di 3.000 fedeli combattenti a Mosca su base permanente, e quella forza potrebbe ribaltare l'esito di qualsiasi futura lotta di potere a favore dell'uomo forte ceceno
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È tempo che gli USA spingano per porre fine alla guerra in Ucraina
Due mesi dopo che gli ucraini hanno respinto in modo impressionante l’attacco della Russia a Kiev, la guerra sta prendendo un corso diverso. Le truppe russe stanno consolidando le loro conquiste nel Donbas poiché fino a 1.000 combattenti ucraini vengono uccisi o feriti ogni giorno. Questo mette la guerra sulla buona strada per essere tra [...]
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IP data retention is no option: IPv6 addresses can be unique and persistent tracking identifiers – a new study finds
A study on IP addresses [1] by scientists from TU Delft in the Netherlands and the Max-Planck-Institut at Saarland University in Germany proves IP data retention threatens citizens’ privacy: IP addresses can be unique and persistent tracking identifiers.
According to the study many devices can be tracked over time and across different networks. If only one of these devices is in your home network, all other devices can be tracked too, even if they use privacy safeguards.
The study estimates that about 19% of all households are affected without being aware of the problem. The majority of the affected devices are inexpensive Internet of things devices, thus the study underscores that blanket data retention especially affects average citizens who use inexpensive devices and make no additional effort to protect their communications.Digital freedom fighter and Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party, Group Greens/European Free Alliance) explains:
“Citizens’ IP data is comparable to footprints and fingerprints on the Internet. A general and indiscriminate retention of our identity on the Internet allows for creating comprehensive personality and movement profiles of practically every citizen. Criminals know how to escape data retention. But ordinary citizens are caught up in general mass surveillance. Unfortunately, a great political consensus seems to exist on mandating indiscriminate IP data retention. Under no circumstances should all internet users be placed under general suspicion and online anonymity be abolished! There is no evidence that IP data retention significantly increases the crime clearance rate. In the absence of mandatory IP data retention Germany today has a higher cybercrime clearance rate than with IP data retention in place in 2009.”
[1] Said Jawad Saidi, Oliver Gasser, and Georgios Smaragdakis. 2022. One Bad Apple Can Spoil Your IPv6 Privacy. In ACM SIGCOMM Computer Communication Review, Volume 52, Issue 2, April 2022. ACM, New York, NY, USA, 9 pages.
dl.acm.org/doi/10.1145/3544912…
[2] Council doc. WK 7294/2021 INIT, LIMITE, 10 June 2021
statewatch.org/news/2021/july/…
PDF: statewatch.org/media/2592/eu-c…
Diplomatic Correspondence of the German Foreign Office of 23 December 2021
– German only –
cdn.netzpolitik.org/wp-upload/…
[3] tagesschau.de/investigativ/swr…
[4] twitter.com/bmj_bund/status/14…
[5] patrick-breyer.de/en/stop-data…
Lo status di candidato UE è una storica opportunità per trasformare l’Ucraina
La notizia della recente decisione di concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato ufficiale all’UE ha suscitato una vasta gamma di reazioni contrastanti tra gli ucraini. Alcuni osservatori rimangono scettici e sottolineano che Paesi come la Turchia sono stati candidati all’UE per molti anni senza compiere ulteriori progressi verso l’effettiva adesione. Altri vedono la decisione [...]
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Un carico utile prezioso a bordo del volo inaugurale del Vega C
Uno dei carichi che ha imbarcato Vega C nel suo primo viaggio verso il cosmo vicino è AstroBio CubeSat (ABCS), un nanosatellite 3U che porta in orbita un mini laboratorio per la ricerca in astrobiologia, scienze della vita, biotecnologie e tecnologie farmaceutiche. Il progetto è stato sostenuto dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con l’Osservatorio Astrofisico [...]
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Cosa sono i bonus senza deposito e dove trovarli
Il mondo delle scommesse online ha assistito a grandi trasformazioni nel corso degli anni. Inizialmente c’era una sorta di diffidenza, che però è andata progressivamente scomparendo per effetto dell’affidabilità universalmente riconosciuta che vantano le migliori società di scommesse via web. Nell’ambito dei casinò su internet, tuttavia, si nota ancora un po’ di titubanza nell’effettuazione della [...]
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Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone – Una profezia per l’Italia
Wünderkammer: la stanza delle stranezze di Üto.
Wünderkammer: la stanza delle stranezze di Üto.
Un luogo dedicato al bizzarro, allo stravagante, al sorprendente.
Ep. 1: i dieci dischi più interessanti del primo semestre 2022
iyezine.com/wunderkammer-ep-1-…
Wünderkammer Ep. 1: i dieci dischi più interessanti del primo semestre 2022
Ep. 1: i dieci dischi più interessanti del primo semestre 2022: al giro di boa dell’anno di grazia 2022, molte le uscite di peso: Kendrick Lamar (su tutti), Black Country New Road (attesissimi), Yard Act (incensati dalla critica), Animal Collective, …In Your Eyes ezine
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Liberarsi
Sarebbe bastato poco. Sarebbe bastata una di quelle mediazioni che il politicantismo considera il minore dei problemi. Sarebbe bastato accedere subito ad un ulteriore scostamento di bilancio, mettere in conto qualche altra spesa assistenzialista e improduttiva, millantata quale “aiuto al popolo”, e il governo avrebbe continuato la sua navigazione, nel mentre la ciurma partitante avrebbe potuto continuare a far pertugi nello scafo.
Ma Draghi ha avvertito quel che qui indicavamo da tempo: se si concede troppo a quell’andazzo si perde la diversità dell’esecutivo e anziché riuscire Draghi a domane i demagoghi sarebbero stati i demagoghi ad imbrigliare Draghi. E non per ragioni di preminenza, reclamata da galletti castrati e ancor crestuti, ma di sostanza. Ragione per cui Draghi ha fatto bene a dire: basta.
Il reclamato scostamento di bilancio, invocato con ragioni di socialità, sarebbe stato asociale. I tassi d’interesse crescono, l’Italia ha un debito pubblico enorme e fatica a riuscire a spendere l’enorme quantità di soldi regalati e prestati a tassi di favore (dalle istituzioni europee), annunciare un ulteriore deficit significa garantirsi un sicuro aumento dello spread, quindi degli interessi da pagare a prestatori che avrebbero la conferma d’avere a che fare con incapaci o imbecilli, con il che ogni euro speso a soccorso avrebbe generato un bisogno di soccorso fiscale o di spesa per interessi superiore al suo stesso valore.
Roba da cretini, appunto. I partitanti sono intellettualmente attivi su un altro fronte: raccolta di voti. La colpa è di chi glieli fornisce.
Serve a nulla dilungarsi sulla suggestiva scena del far fuori l’italiano più autorevole, sulla scena internazionale, nonché il solo in grado di tenere in equilibrio gli istinti spendaroli con le compatibilità di bilancio, quindi i finanziamenti europei.
Tanto che si era creata la condizione positiva, descritta ieri. Si aggiunga che l’inflazione aiuta i conti pubblici, difatti migliorati nel restare drammatici, ma se la si insegue con la spesa pubblica improduttiva se ne ottiene la crescita ulteriore, sommando il salasso dei privati con l’emorragia delle casse pubbliche.
Possiamo votare anche domani. Possiamo rinviare alla frescura. Possiamo allungare la palla all’anno che verrà. Ma cambia nulla se torniamo a presentare schede false agli elettori. Dobbiamo trovare il modo, guardando avanti, di liberarci da questa maledizione.
Nel 1994 la sinistra (da poco ex comunista) si pensò vincente, per distruzione giudiziaria degli avversari. In quel pensiero c’era la sconfitta della sua cultura migliore e il sopravvento dei suoi istinti peggiori. Berlusconi creò non una, ma due false coalizioni, riuscendo ad evitare quella vittoria. Fu un bene, ottenuto con il male. Capita, nella vita. Nel 1996 l’intero mondo politico era berlusconizzato, con due false coalizioni che chiedevano di sconfiggere il falso altrui.
Andiamo avanti così da allora: false politiche che generano governi di cartapesta. Nel 2018 gli elettori hanno premiato la demagogia senza più neanche la vergogna di sé stessa, sconfiggendo entrambe le false coalizioni. Possiamo continuare così all’infinito, ma è in quel disfacimento che si trova la causa di un trentennio di mancata crescita. Se piace l’impoverimento, avanti con goduria.
Sapere chi “vince” è inutile, se si continua in quello schema, tanto poi non governerà e si sfascerà. Lo scopo del governo Draghi era: lasciate che una persona seria si occupi della rianimazione, mentre la politica imposti le riforme istituzionali e le metta in coerenza con il sistema elettorale. E la politica ha fallito, ancora.
A destra fanno finta d’essere prossimi alla vittoria. A sinistra non si capisce come facciano a far finta d’essere ancora dei coalizzati in gara. Senza il coraggio e la lucidità, anche darwiniana, di rompere lo schema. Giocano la rivincita del secolo scorso, mentre l’Italia si declassa nel girone futuro. Liberarsene sarebbe un bene.
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GIAPPONE. Dietro la pistola di Yamagami, un problema sociale
Due colpi per uccidere il più influente leader politico giapponese degli ultimi anni, a cui mancavano solo quattro giorni per diventare il più longevo. A spararli un 41enne, Tetsuya Yamagami, nella cui casa è stato trovato altro esplosivo, e che tempo fa era membro della Japan Self-Defense Forces, il corpo dell’elite militare dell’esercito nipponico. Ma forse non importa più di tanto chi li ha sparati – visto anche che il killer ha specificato che non ha agito per “motivazioni politiche – perché presto o tardi, il Giappone si sarebbe potuto trovare di fronte a una tragedia simile. Forse sarebbero cambiati i protagonisti, l’occasione, ma è noto che l’estremo conservatorismo di parte non indifferente della società giapponese abbia prodotto negli anni parecchi casi di assassini motivati da follia o depressione, che hanno mietuto non poche vittime. Colpa anche dello stigma nei confronti di chi si affida a psicologi e psicoterapisti, etichettato come “debole”. Così il Giappone, dal punto di vista delle armi da fuoco uno dei paesi più sicuri con quasi zero vittime di arma da fuoco , deve comunque fare i conti con eventi di questo tipo perché incapace di gestire una polveriera instabile e pronta a esplodere: quella di chi soffre di disturbi psicologici e psichiatrici.
Certo va dato atto che proprio leggi repressive come quelle giapponesi hanno fatto del Sol Levante un paese sicuro in termini di sparatorie. Sicuramente molto più del loro alleato, gli Stati Uniti, che soltanto il 4 di Luglio, festa nazionale, hanno registrato almeno 220 vittime, tra cui le 7 vittime del killer di Highland Park. Ma negli Stati Uniti, paradossalmente, è più semplice comprare un fucile d’assalto che una bottiglia di liquore. In Giappone il percorso per poter possedere un’arma da fuoco è fatto di 13 step che includono visite medico psicologiche, interrogatori della polizia, iscrizioni a gruppi controllati e qualificati di cacciatori o amatori e corsi obbligatori di gestione e manutenzione delle armi. Inoltre la possibilità di aprire negozi dedicati è estremamente limitata – circa 3 ogni prefettura – e vige l’obbligo di restituire arma e licenza dopo la morte del possessore, vale a dire una pistola non può essere ereditata e trasmessa all’interno di una famiglia. Dei soli 20 arresti in Giappone nel 2020 per possesso illegale di armi, 12 erano legate al fenomeno delle gang.. Grazie alle norme introdotte da questa legge del 1956, per quanto in seguito resa meno stringente, il Giappone mantiene il rischio di sparatorie a punti 0.02, mentre negli Stati Uniti l’indice è decisamente più alto. Gli Usa guidano infatti la classifica dei paesi industrializzati per numero di decessi dovuti ad omicidio, staccando gli altri con 4.12. Per capirsi in l’Italia, che pure si trova al quinto posto, l’indice di rischio è 0.35.
Questo controllo serrato funziona molto bene per gestire il traffico e l’uso di armi, e l’omicidio di Abe è più una conferma che un’eccezione. L’intervento della sicurezza dopo i due colpi ha evitato altre vittime, Yamagami non ha potuto utilizzare un’arma regolare, ma ha invece costruito in casa la pistola con cui ha sparato. Il capo della polizia di prefettura Tomoaki Onizuka ha detto di “sentire un grave responsabilità” per l’accaduto, ammettendo falle nel piano di sicurezza. Ma era lo stesso Abe a preferire misure meno stringenti, per incoraggiare i “bagni di folla” che portano elettori alle urne. Anche oggi, dopo la morte di Abe anzi forse proprio anche grazie ad essa, milioni di giapponesi si sono presentati ai seggi per eleggere i 125 rappresentanti delle Camera bassa del parlamento giapponese. E hanno così regalato a Kishida, delfino di Abe, 75 seggi che gli permettono di blindare la maggioranza che gli serve per governare serenamente. Il partito dell’ex premier assassinato e il Nippon Ishin no Kai (Partito Giapponese per il rinnovamento) sono le due falangi politiche dell’ala destra che grazie alla promessa di emendare la costituzione pacifista – un programma molto sostenuto da Abe – stanno ora guadagnando punti secondi i primi exit poll. Sicuramente, la tragica fine di uno dei simboli del Sol Levante degli ultimi anni ha incentivato questo risultato.
Del vero killer in realtà non si parla molto. E non si intende Yamagami, di cui man mano vengono fuori maggiori dettagli: disoccupato dopo un periodo in azienda a seguito del servizio militare, la madre forse seguace di una setta religiosa (alcune fonti citano la Chiesa del reverendo Moon) a cui avrebbe fatto una troppo generosa donazione, dilapidando i propri risparmi e innescando la molla omicida di Yamagami. Il vero killer è probabilmente una deriva psicologica che accomuna Yamagami ad altri soggetti in Giappone. Le descrizioni dei colleghi di lavoro parlano di un uomo laconico, che non interagiva se non per motivi strettamente legati al lavoro e passava la pausa pranzo mangiando in macchina. Un parente invece parla di come la famiglia di Yamagami si sia sfasciata in seguito alle donazioni della madre. Se l’associazione fosse confermata, il rapporto con Abe nato nell’immaginazione di Yamagami potrebbe essere plausibile. Il reverendo Moon è stato il fondatore, nel 1954, della Chiesa dell’Unificazione, una setta basata su un’interpretazione peculiare della Bibbia e che proprio a Nara, dove si è svolto l’ultimo atto della vita di Abe, ha una propria sede. Il nonno di Abe, criminale di guerra di classe A per crimini perpetrati contro prigionieri di guerra (anche coreani vista l’occupazione del territorio coreano durante la seconda guerra mondiale) ma soprattutto primo ministro dal 1957, aveva preso contatti con la setta per avere un “cuneo” strategico in corea del Sud. Nella mente confusa di Yamagami, la figura del nonno dell’ex primo ministro nipponico e di Abe stesso potrebbero essersi sovrapposte, facendo di Abe il responsabile dello sfascio della famiglia dell’attentatore. Anche la particolare dottrina della setta, secondo la quale le disgrazie dell’individuo sono causate da colpe pregresse degli antenati, potrebbe aver spinto il già non equilibrato Yamagami a cercare vendetta.
Il problema è che di persone come Yamagami, in Giappone, non si sa quale sia l’esatto numero. Dal 2021 la salute mentale e la prevenzione dei suicidi sono diventati un tema di attualità, anche a seguito del propagarsi di disturbi depressivi e dissociativi associabili ai diversi lockdown. Inoltre ha un nome giapponese, hikikomori, la sindrome sempre più diffusa di ritiro sociale e autoisolamento, diffusa propria nel Sol Levante e stimata in mezzo milione circa di pazienti, prevalentemente uomini tra i 15 e i 39 anni. Ma i dati potrebbero essere sottostimati, perché possono passare anni prima della presa di coscienza e della richiesta di aiuto dei soggetti. La morale tradizionale ultraconservatrice, fondata sui cardini di onore e reputazione e addizionata al senso di fallimento che la crisi economica e i conseguenti licenziamenti hanno generato, ha portato a un aumento dei suicidi, con una “discriminazione di genere”: se infatti i suicidi tra gli uomini sono leggermente diminuiti, nel 2021 (ultimo dato pubblicato) quelli delle donne, cioè quelle tra di cittadini più propense ad essere licenziate o a lasciare il lavoro per occuparsi di attività di cura della famiglia, sono aumentati per il secondo anno di seguito. Nel Sol Levante secondo solo agli Stati Uniti tra i paesi del G7 quanto a tasso di suicidi, non è la prima volta che la follia di un singolo porta a tragedie collettive. E il caso di Abe non è nemmeno l’evento più tragico degli ultimi anni, considerando il numero di vittime. Solo nel 2019 un incendio doloso aveva ucciso 36 persone alla Kyoto Animation, innescato da un 41enne già noto per disturbi psichici e per un tentativo di rapina con arma bianca.
Quali che siano i progetti del governo giapponese, la salute mentale e la gestione dei rischi ad essa connessi dovrebbe essere al primo posto nella sua agenda. Soprattutto dopo il tragico epilogo della vita del suo ex premier Shinzo Abe.
L'articolo GIAPPONE. Dietro la pistola di Yamagami, un problema sociale proviene da Pagine Esteri.
ANALISI. Russia-Ucraina. La guerra potrebbe durare anni tra obiettivi russi, muro ucraino e interessi Usa
di Danilo Della Valle
Pagine Esteri, 18 luglio 2022 – Sono ormai trascorsi più di 4 mesi dal 24 Febbraio 2022, data di inizio della guerra “russo-ucraina” e, di pari passo, del confronto sul campo tra Mosca e l’Occidente. Dopo un primo periodo di smarrimento delle opinioni pubbliche mondiali e degli analisti sulle mire della Russia, pian piano il quadro si fa più chiaro. Nel frattempo a Mosca e Kiev le rispettive propagande fanno il proprio lavoro, “egregiamente”, da un lato raccontando l’imminente avanzata russa, senza alcun tipo di difficoltà, per difendere il “russkii mir” (il mondo russo), dalla parte di Kiev si racconta di un quasi collasso russo, a corto di provviste e armi, di una quasi pronta controffensiva ucraina per riprendersi tutti i territori conquistati dalla Russia, Crimea compresa, e varie altre storie più o meno “fantasiose”, riprese anche dalla stampa occidentale.
A proposito della stampa occidentale, dall’inizio del conflitto gran parte dei media hanno scelto più che di raccontare la guerra di propagandare le veline di Kiev, di fatto comportandosi come informazione di Paese in guerra. Eppure se nelle prime fasi della guerra, a prescindere dalle posizioni politiche, la narrazione era tutta concentrata su assunti di dubbia provenienza, tipo quelli secondo cui la Russia avesse scorte per soli tre giorni o che l’Ucraina sarebbe potuta arrivare fino in Russia infliggendo sconfitte su sconfitte a Mosca, oggi, pian piano, si sta scoprendo che al contrario la guerra di logoramento russa, fatta per lo più di artiglieria, una delle più potenti al mondo, rosicchia giornalmente pezzetti di territorio ucraino, soprattutto nella parte del sud est e nel Donbass, obiettivo minimo, secondo molti, dichiarato da Putin.
Per capire meglio il conflitto in atto sono almeno due gli scenari da analizzare: Il primo è sicuramente quello geopolitico.
Questo è un punto da cui si deve partire per capire bene quel che accade oggi. Alla caduta dell’Unione Sovietica e con la fine del bipolarismo si aprì inevitabilmente una nuova fase sia per la Federazione Russa che per il mondo intero. Dal punto di vista della politica interna la Russia, e tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico, si trovarono a transitare verso una economia di mercato (con tutti i pro, per pochi, e contro, per tanti) e una transizione molto più veloce del solito al sistema “democratico”, senza alcun passaggio intermedio. Fu una fase difficilissima per la Russia anche dal punto di vista geopolitico che di fatto perse il suo ruolo storico di “potenza”. Mentre in un primo momento diversi analisti statunitensi si chiedevano se fosse necessario pensare a favorire uno sfaldamento della Federazione Russa in tante repubbliche, facendo leva sulle spinte separatiste di alcune regioni del Caucaso e di alcune minoranze etniche(tesi ripresa a Varsavia nel Maggio 2022 durante il forum delle libere nazioni di Russia), alla fine si optò per cercare di integrare la Russia nel mondo Occidentale con un ruolo molto più marginale. Tuttavia la Russia non fu mai integrata a pieno regime nell’Occidente liberale e fu relegata sempre ad un ruolo secondario, trattata con una visibile diffidenza. Eppure con la vicina Europa la Federazione russa ha cercato, tra alti e bassi, punti di incontro politico ed economico, con l’Accordo per la partnership e la cooperazione (PCA), entrato in vigore già nel 1997, che prevedeva due vertici all’anno e un Comitato per la cooperazione. Dal 2003 poi anche con un Consiglio permanente per la partnership, di carattere prevalentemente politico.
Con la Russia degli anni novanta e inizio duemila relegata senza troppe possibilità di reagire ad un ruolo secondario nello scacchiere internazionale, l’espansione della Nato è stato sicuramente un fattore importante, non l’unico, nel mantenere alta la tensione nella zona. Già nel 1993 l’allora Presidente russo Boris Eltsin, grande amico degli Stati Uniti, aveva ammonito il suo omologo statunitense, Bill Clinton, di come dalle parti del Cremlino si stessero preoccupando per le intenzioni di Polonia e Repubblica Ceca di aderire alla Nato. Proprio a proposito della Nato Il 20 Giugno 1997 l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, all’epoca senatore, dichiarava
[1]“Se mai esistesse qualcosa in grado di stravolgere i rapporti fra NATO e Russia, provocando una reazione vigorosa e ostile, non intendo per forza militare, questo sarebbe l’ammissione dei Paesi Baltici nella NATO”. Dalla dichiarazione dell’attuale Presidente all’effettività della stessa passò poco tempo. Il 24 Febbraio 2022 il quotidiano tedesco Der Spiegel in un articolo “ha ragione Putin?” [2] poneva l’accento sul fatto che vi fossero accordi tra Usa e Urss affinché la Nato non avesse cercato l’espansione ad est. A tal proposito, come riporta Sergio Romano nel suo “atlante delle crisi mondiali”, è utile la testimonianza dell’ex ambasciatore Usa in Urss Jack Matloch, che in un’intervista rilasciata nel 2007 al Corriere della Sera si espresse così sulle famose “promesse” mai trascritte dell’Occidente all’allora Unione Sovietica: “Quando ebbe luogo la riunificazione tedesca, noi promettemmo al leader sovietico Gorbačëv – io ero presente – che se la nuova Germania fosse entrata nella Nato non avremmo allargato l’Alleanza agli ex Stati satelliti dell’Urss nell’Europa dell’Est. Non mantenemmo la parola. Peggio: promettemmo anche che la Nato sarebbe intervenuta solo in difesa di uno Stato membro, e invece bombardammo la Serbia per liberare il Kosovo che non faceva parte dell’Alleanza”.
[3]
La situazione poi è pian piano cambiata negli anni 2000. Il primo Putin aveva sempre puntato ad una Russia “parte della famiglia europea”, ispirandosi pur tra tante difficoltà interne al tipo di sviluppo classico del capitalismo liberista, con tutti i pro, per pochi, e contro per tanti, e cercando di prendere un “posto al sole” per la Russia nello scacchiere internazionale occidentale. Significava quindi accettare il nuovo ordine venuto fuori dalla fine della Guerra Fredda. Tutto cambiò repentinamente nel 2008 dopo che per diverso tempo le richieste russe furono quasi del tutto ignorante.
L’avvertimento finale all’Occidente il presidente russo Putin lo lanciò nel febbraio 2008, alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, ammonendo la visione del mondo “unipolare” e l’allargamento della Nato e criticando l’approccio “unilaterale” degli Usa sulle maggiori questioni dell’agenda mondiale. Putin di fatto avvertì che la Russia aveva delle linee rosse (Ucraina, Bielorussia e Georgia). Ecco, da Monaco in poi la Russia ha ripreso attivamente ad avere una politica estera volta a prendersi un posto da superpotenza nel mondo multipolare che si andava costituendo, di tanto in tanto intervenendo anche nei conflitti regionali come in Africa, Siria e/o nelle sue zone di influenza più vicine come Georgia e Donbass, probabilmente tornando a sognare “un ritorno al grande Impero o alla superpotenza di un tempo”. Inoltre dopo un certo periodo di avvicinamento della Russia all’Europa, con la guerra in atto, il Cremlino sta via via dirottando tutte le sue partnership a Oriente e verso i Brics, che nonostante non abbiano obiettivi politici e strategici totalmente comuni, se non quello della de-dollarizzazione dei mercati finanziari, continuano ad essere attrattivi per altri Paesi che chiedono di entrare a far parte del gruppo, come ultimamente hanno fatto Argentina e Iran.
Tuttavia la Russia oggi non può essere considerato il nemico principale della Nato dal punto di vista geopolitico, nonostante sia ancora dichiarata tale nell’ultimo Strategic Concept della Nato. La vera sfida della Nato è, come dichiarato nell’ultimo documento appunto, la Cina, con la quale probabilmente si aprirà una “partita” dopo aver risolto la questione Russia, che non vuol dire per forza aspettare la Pace o la fine della guerra, ma probabilmente andrebbe bene anche uno scenario di sirianizzazione del conflitto russo-ucraino con allontanamento, già avvenuto, della Federazione Russa dall’Europa.
Il secondo punto che va analizzato e confrontato con quello geopolitico è sicuramente quello della situazione interna Ucraina. Con l’entrata in scena della Russia la guerra è passata da una guerra civile ad un conflitto tra Paesi, con l’intervento almeno a livello di intelligence e di armi di diverse potenze occidentali. La guerra “strategica”, su larga scala quindi, vede l’Ucraina terreno di scontro tra Russia e Stati Uniti. La Russia vede il confronto come una possibilità di riconquistare l’influenza passata e rivitalizzare nell’opinione pubblica interna il patriottismo o nazionalismo imperiale (sentimenti entrambi esistenti in buon numero nella società russa), gli Stati Uniti invece pensano a due possibili opzioni; stancare la Russia e renderla più debole sul piano politico militare, rafforzando magari la presenza Nato nella zona, e allontanarla dall’Europa soprattutto in un’ottica futura di apertura del “fronte cinese” che toglierà diverse energie e risorse agli Usa. Che la guerra nella “terra di confine” possa essere una guerra tra Russia, sul campo da febbraio, e Usa, per procura, non significa che gli Ucraini siano semplici “oggetti” degli avvenimenti e non “soggetti”.
Dall’inizio del golpe di Maidan del 2014 la divisione della società ucraina tra est e ovest si è fatta via via più importante fino a sfociare nell’inizio della guerra civile che ha poi visto progressivamente la formazione delle forze separatiste da una parte, quella orientale, finanziate dai russi, ma non del tutto appiattite agli interessi russi e pronte a chiedere l’indipendenza del Donbass, e le forze lealiste dall’altra parte, quella occidentale, formate dall’esercito, che nel 2014 chiamò la guerra in Donbass “Operazione Speciale antiterrorismo”, e da una serie di milizie di ispirazione nazionaliste e/o naziste (Aidar, Azov, Donbass etc etcetera) molto spesso alle dipendenze di oligarchi locali. Tuttavia la situazione politica Ucraina, che fino al 2014 aveva affrontato diverse crisi, era stata sempre in grado di rientrare nei ranghi. Certo la divisione tra i due “mondi” è sempre stata abbastanz evidente, dal punto di vista elettorale: basti guardare il grafico delle ultime elezioni prima del Maidan, quindi 2010, e si può notare come il fiume Dnepr oltre a dividere in due il Paese geograficamente lo dividesse anche elettoralmente. Dopo il 2014 ovviamente la situazione di un Paese che stava affrontando, come tutti i Paesi del blocco post sovietico, il passaggio alla democrazia di stampo liberale, almeno sulla carta, è precipitata.
Oggi con la guerra in corso le divisioni della guerra civili, nonostante ufficialmente le si nasconda, sono più frequenti di quel che si pensa. L’8 giugno un servizio sul campo di Sky tg24 poneva l’accento sulla questione dei collaborazionisti filorussi presenti in tutta l’Ucraina (nel servizio in particolare si parlava anche di Bucha), in cui si diceva come fosse molto frequente il fenomeno, di ucraini che segnalavano ai russi gli obiettivi militari da colpire. Nelle interviste fatte a diversi militari ucraini si segnalava anche la durezza con la quale i militari intervenissero per punire i collaborazionisti (che comunque ci sono anche sul versante opposto) [4].
Quando il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio parla di guerra tra una democrazia, quella ucraina, e una dittatura sbaglia di grosso, basterebbe leggere un report Ocse, HRW o di Amnesty International[5][6][7] [8]. Non si può parlare di Ucraina come una democrazia compiuta, tuttalpiù si può dire, come per gli altri Paesi della zona, di una democrazia giovane con sfumature più o meno autoritaria, per molti di essi pericolosamente autoritarie. Basti pensare che nell’Ucraina post Maidan diverse sono le denunce di organismi internazionali riguardo le torture verso le migliaia prigionieri politici[9], decine sono state le uccisioni di giornalisti e politici[10]non in linea con il pensiero del governo[11]. E lo stesso per quanto riguarda la libertà di espressione e l’agire politico nel Paese. Se subito dopo il Maidan fu messo fuori legge il Partito Comunista Ucraino e smantellato il Partito delle Regioni (partito dell’ex Presidente Yanukovich che alle elezioni parlamentari raggiungeva la soglia del 30%), con lo scoppio della guerra sono stati messi al bando altri 11 partiti di opposizione.[12] Lo stesso discorso vale per i media, gli assalti ai media definiti “pro russi” dal 2014 sono stati centinaia e il governo ha chiuso diversi canali televisivi regionali e nazionali, accusati di essere filorussi, tra cui i 3 tra i maggiori canali televisivi nel febbraio 2021.[13] Questo significa che in un Paese così polarizzato è difficile parlare di democrazia. Ciò non vuole negare il diritto degli Ucraini a difendersi dall’invasione russa, ma è a volte utile non usare doppi standard di valutazione, soprattutto se non si è, almeno sulla carta, cobelligeranti.
Intanto la catastrofe umanitaria giornalmente diventa sempre più imponente. Oltre alle migliaia di morti militari sono migliaia i morti civili sotto i bombardamenti: Negli ultimi giorni i bombardamenti russi hanno raggiunto Vynnitsia, nell’ucraina centrale, e Nikolaev, causando la morte di più di 30 civili, mentre bombardamenti ucraini hanno raggiunto nelle ultime settimane edifici civili e la stazione degli autobus a Donetsk, Stakhanov e Izum causando diversi morti. Al di là degli obiettivi tattici, che possono cambiare a seconda delle battaglie sul campo, e che per ora vedono un’avanzata russa nella parte sud est del Paese, con gran parte del Donbass preso, e una ripresa di altri territori sia nelle vicinanze di Kherson che nel centro nord del Paese da parte ucraina, prevedere come e quando finirà questa guerra è difficile perché gli scenari cambiano costantemente e non è facile stabilire se l’obiettivo strategico di Putin sia solo il Donbass, il ricongiungimento verso la Transinistria con la nascita della “Novorussia” o addirittura tutta l’Ucraina. Secondo il bollettino dell’intelligence britannica del 15 luglio, le forze russe continuano attacchi di artiglieria e, in qualche caso, assalti di piccole compagnie (delle forse speciali cecene soprattutto) senza però avanzare significativamente su obiettivi importanti e che dopo la conquista da parte russa di Lysychansk l’offensiva si sia ridotta. Sempre secondo bollettini britannici però la prospettiva per più ampi colloqui finalizzati alla conclusione delle ostilità rimane bassa. Questa possibilità è difficile da stabilire soprattutto perché si deve capire quali sono gli obiettivi russi, cosa è disposto a cedere l’Ucraina e cosa hanno intenzione di fare Usa e Ue. Qualche settimana fa il capo dell’intelligence Usa, Avril Haynes ha affermato che Putin “abbia gli stessi obiettivi politici che avevamo noi, ossia la conquista della maggior parte dell’Ucraina”[14]. Ecco, se così fosse la guerra potrebbe durare anni e/o allargarsi ulteriormente. Potrebbe durare anni perché innanzitutto l’esercito ucraino è molto numeroso, se consideriamo i riservisti e la legge marziale che vige ora, ben armato e ben addestrato visto che negli ultimi otto anni hanno avuto addestratori occidentali e hanno combattuto sul campo in Donbass. Inoltre se questo dovesse essere l’obiettivo finale, anche se ufficialmente la Russia ha sempre negato di voler occupare e restare in Ucraina, ciò significherebbe un dispendio di energie, risorse e vite umane non indifferenti da ambo le parti.
Per quanto riguarda invece l’Ucraina, bisogna capire cosa sia disposta a cedere e se lo è. Ad oggi il presidente ucraino dice di preparare una controffensiva che permetterà a Kiev di riprendersi il Donbass e anche la Crimea. È chiaro che tornare indietro alla condizione pre 24 febbraio risulta quasi impossibile. L’Ucraina ha “perso” l’ultima possibilità di avere la sovranità su tutto il territorio quando il 19 Febbraio il Presidente Zelensky rifiutò la proposta del cancelliere Scholz di rinunciare alla Nato, dichiarare la neutralità e lavorare per il rispetto degli accordi di Minsk II che prevedevano tra l’altro l’autonomia del Donbass all’interno dello Stato ucraino. Anche in questo caso ci sarebbe poi da mettere in conto la situazione interna. Se Zelensky avesse accettato le condizioni pre 24 febbraio probabilmente avrebbe avuto comunque grossi problemi interni con i battaglioni ultranazionalisti e nello stesso Donbass non si può sapere quanto sarebbero stati disposti ad accontentarsi di un’autonomia e non di una indipendenza. Inoltre poi c’è la Russia che difficilmente sarebbe disposta a tornare al punto di partenza dopo la perdita di decine di migliaia di uomini, mezzi e risorse. Anzi probabilmente più si va avanti e più cambieranno le pretese in fase di trattativa, se mai vi dovesse essere.
In ultimo bisogna capire le mosse degli Usa e dell’Ue. Se gli Usa alternano dichiarazioni di grande sostegno all’Ucraina, fino alla vittoria, a rassicurazioni alla Russia sul non volere un regime change ma di volere una tregua, l’Europa sembra esser uscita fuori dalle trattative. Intanto il vecchio Continente paga, paradossalmente, le sanzioni che ha fatto alla Russia (la quale per il momento le soffre relativamente poco ma che potrebbero avere un impatto molto più forte sulla vita quotidiana delle persone tra qualche mese). L’Europa è intrappolata praticamente in un circolo vizioso. L’aumento dei prezzi dell’energia danneggia l’economia interna, spingendo l’euro al ribasso ai minimi storici. A sua volta, l’euro più debole rende le importazioni di energia più costose. Proprio per le conseguenze dello shock energetico , secondo gli analisti di Bloomberg[15], i Paesi europei hanno rallentato l’assistenza economica all’Ucraina corrispondendo solo 1 miliardo di euro a fronte dei 9 promessi. Inoltre per un’Europa in questo momento politicamente debole con diverse crisi governative interne (Germania, Italia, Estonia, Francia e, fuori dalla Ue, la UK), con un autunno caldo dal punto di vista delle proteste e una situazione economica non certo rosea, c’è da capire quanta sia la voglia continuare sulla strada dello scontro diretto, molto pericoloso, con Mosca rischiando anche un allargamento del conflitto, pericolosamente verso Paesi Nato. E intanto Usa e Mosca si accusano, a giorni alterni, di quanto si stia oltrepassando il limite e si possa arrivare ad una escalation nucleare… Pagine Esteri
[1]Il discorso di Biden al Consiglio atlantico del 1997: “L’espansione Nato agli Stati Baltici provocherebbe una risposta ostile di Mosca” – Il Fatto Quotidiano
[2]https://www.spiegel.de/international/world/nato-s-eastward-expansion-is-vladimir-putin-right-a-
bf318d2c-7aeb-4b59-8d5f-1d8c94e1964d
[3]Sergio Romano, Atlante delle crisi mondiali, pag.248, Rizzoli Editori
[4] tg24.sky.it/mondo/2022/06/06/g…
[5]https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/Countries/UA/31stReportUkraine-en.pdf
[6]Ukraine_14th_HRMMU_Report.pdf
[7]https://www.amnesty.org/en/location/europe-and-central-asia/ukraine/report-ukraine/
[8]https://www.hrw.org/world-report/2015/country-chapters/ukraine
[9] peacelink.it/conflitti/a/49082…
[10] Kiev allows torture and runs secret jails, says UN | World | The Times
[11] Istantanee dalle prigioni dell’Ucraina “democratica” – Contropiano
[12]https://www.aljazeera.com/opinions/2022/3/21/why-did-ukraine-suspend-11-pro-russia-parties
[13] aljazeera.com/news/2021/2/5/uk…
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[14]https://www.reuters.com/world/europe/putin-still-wants-most-ukraine-war-outlook-grim-us-
intelligence-chief-2022-06-29/
[15] bloomberg.com/news/newsletters…
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