Si può fare ora
Proposta a chiunque governerà l’Italia
Eppure qualche cosa si potrebbe pur fare in quest’estate di una campagna elettorale, che si è avviata all’insegna della confusione, della falsificazione, della gara all’ultimo voto, come se non sapessero tutti e non sapessimo tutti che il partito che vedrà crescere maggiormente i propri consensi è quello degli italiani che a votare non ci vanno nemmeno o non ci vanno più.
Oggettivamente è una scelta un po’ povera quella cui ci si trova difronte, però qualcosa si può fare. A noi piace sempre cercare di ragionare su quello che è possibile fare di positivo, perché tanto a rimestare nel torbido sono tutti bravi.
Allora proviamo ad evitare che si arrivi alla fine della campagna elettorale con l’incoscienza e l’inconsistenza di “vabbè intanto si vota e poi si vede” ed evitiamo di arrivarci con l’idea che se vince l’altro si distrugge l’Italia, perché queste sono cose sono cose gravi.
Chiunque voglia seriamente governare, chiunque creda che la democrazia non sia solo raccogliere voti, ma anche i consensi, che poi è necessario riconfermare giorno dopo giorno, governando, deve farlo.
La democrazia non è una dittatura che ogni cinque anni va a votare. Continua ad essere una democrazia, anche quando non sono convocate alle urne.
Allora a chiunque voglia governare, intanto noi potremmo dire, oggi, di comune accordo fra le forze politiche di confermare gli impegni presi per i fondi europei del PNRR. L’Italia non deve venire meno alla parola data. Perché la parola l’ha data l’Italia, non il singolo governo. Serve il senso delle Istituzioni: gli impegni che ha preso l’Italia saranno tutti confermati, chiunque vinca se vuol governare.
La sinistra dice che se vince la destra è a rischio la nostra appartenenza all’Europa: è un argomento incosciente, perché non si ragiona così.
Semmai occorre far politica, perché la campagna elettorale è anche questa, e guardare dentro l’alleanza di centro-destra e di quelli che andavano in giro con la maglietta “NO EURO”, quelli che avevano messo l’uscita dall’euro nel loro simbolo: se lo rimangiano o no?
La Meloni dice che garantisce lei per la Lega. Bene, ma l’elettore non dispone della firma di garanzia. Se lo rimangiano oppure no? Questo sarebbe far politica.
L’altra cosa su cui si potrebbe essere d’accordo subito è che nessuno cambi il dettato costituzionale semplicemente sulla base di una maggioranza elettorale, perché questo spaccherebbe il Paese e metterebbe in condizioni di difficoltà e di ansia l’equilibrio istituzionale.
Perché questo impegno abbia un senso, non bisogna chiedere alla destra, che al momento è candidata a vincere: “Ma voi rispetterete la Costituzione?”. Bisogna chiedere alla sinistra: “Voi siete d’accordo a che gli equilibri costituzionali si cambino non solo sulla base di una maggioranza elettorale?”.
Perché se siete d’accordo, dovete rimangiarvi quello che avete fatto nel 2001, quando avete cambiato la Costituzione sulla base di una speranza elettorale e di governo, danneggiandola gravemente e arrecando un danno permanente all’equilibrio istituzionale ed economico dell’Italia. Mi riferisco alla riforma del Titolo V del 2001.
Perché questo impegno abbia un senso, non bisogna chiedere alla destra, che al momento è candidata a vincere: “Ma voi rispetterete la Costituzione?”. Bisogna chiedere alla sinistra: “Voi siete d’accordo a che gli equilibri costituzionali si cambino non solo sulla base di una maggioranza elettorale?”. Perché se siete d’accordo, dovete rimangiarvi quello che avete fatto nel 2001, quando avete cambiato la Costituzione sulla base di una speranza elettorale e di governo, danneggiandola gravemente e arrecando un danno permanente all’equilibrio istituzionale ed economico dell’Italia. Mi riferisco alla riforma del Titolo V del 2001.
Alle urne non si va con una scelta due fazioni che hanno tutte e due ragione: no. Hanno molti torti, da una parte e dall’altra. Potrebbero avere una ragione: la capacità prima del voto di dire che nessuno di loro attenterà a quelli che sono gli interessi e i beni indisponibili dell’Italia.
Sarebbe quasi una dimostrazione di senso di responsabilità.
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Erdogan e Putin a Sochi: parlando di grano e pensando al Medio Oriente
I due presidenti a Sochi per un bilaterale che dal grano ucraino e dai fertilizzanti russi, esportati grazie all'accordo promosso da Erdogan, guarda al Medio Oriente, a partire dalla Siria
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USA: Taiwan spacca i dem
La visita della Speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, e di una delegazione del Congresso degli Stati Uniti a Taiwan ha portato a un apparente riacutizzarsi delle tensioni fra Washington e Pechino. Da quando la visita è stata annunciata, alla fine di luglio, le autorità cinesi hanno messo ripetutamente in guardia l’amministrazione sulle ricadute politiche che [...]
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Sud…ditanza
Da terrone ne ho pieni i deliziosi capperi della gnagnera sul Sud arretrato e sulla forbice che s’allarga. Da ultimo sono arrivati i dati Svimez, interessanti come sempre: sia per il ’21 che per il ’22 il Sud cresce meno della media nazionale, che, essendo una media incorpora anche il Sud, il che comporta una crescita meridionale, ma anche del Centro, significativamente inferiore a quella del Nord (fra parentesi, per gli appassionati: Italia 2021 6.6 e 2022 3.4; Mezzogiorno uguale al Centro 5.9 e 2.8; Nord Est 7.5 e 4.7; Nord Ovest 7 e 3.4).
Prima d’unirmi ai condolenti, però, mi viene in mente che l’Italia, da lustri, cresce meno della media europea, che essendo una media la incorpora, il che comporta il crescere assai meno di chi cresce di più. E mi viene anche in mente che, se si escludono i due anni che stiamo vivendo, anche in questo caso la forbice s’allarga: chi era cresciuto meglio continua a farlo più velocemente di chi era rimasto indietro.
Anche nelle retrovie si cresce (buttalo via, come risultato), ma normalmente capita che i meno sviluppati si sviluppino più in fretta, una volta create le condizioni. Qui non capita. Allora guardiamo le condizioni.
Da terrone amo taluni orgogliosi terroni, fra i quali Leonardo Sciascia, che con il suo occhio semichiuso aveva visto quello che i lettori di numeri non riescono a vedere. Se le forbici che s’allargano sono due, cos’hanno in comune?
Il Maestro di Racalmuto aveva descritto la maledizione dei siciliani: non credono che le cose possano cambiare. Ma aveva anche visto la “linea della palma” salire verso Nord. Climatica e non solo. Quella linea porta con sé l’indebolimento dei diritti di cittadinanza, che comportano anche i doveri, e il crescere dei diritti di sudditanza, che hanno nel lamentio il compenso del mantenimento.
Sono diritti di cittadinanza una scuola decente, un’amministrazione pubblica almeno sufficiente e una giustizia esistente. Vediamo quanto ci si mette a sapere chi ha ragione e chi deve essere condannato, dopo che una ragazza, a Soverato, è stata presa a calci dal datore di lavoro. Non spetta a noi stabilirlo, sulla base di un filmato, ma spetta a un giudice accertare se altri torti s’accompagnano ai calci.
Se non lo sapremo a breve è semplicemente inutile parlare di contratti e legalità. E se è inutile allora la cattiva moneta avrà da un lato la miseria e dall’altra la criminalità. I diritti di cittadinanza devono esserci ai quattro punti cardinali. Ma se prendo scuola, amministrazione e giustizia per bidoni con cui fare assunzioni, addio cittadinanza.
Quel processo di logoramento è andato avanti al punto che si intesta alla cittadinanza un simbolo della sudditanza: l’elemosina improduttiva. Al Sud ce n’è più che al Nord e in Italia ce n’è più che altrove. Così si allargano entrambe le forbici.
Eppure si cresce, perché al Nord, al Sud e ovunque c’è gente che lavora sodo e con competenza, solo che (prego osservare la campagna elettorale in corso) sono considerati contribuenti da spremere, senza scuola decente, amministrazione presente e giustizia esistente. Gli altri, quelli con le false invalidità, le pensioni anticipate e i redditi di sudditanza, invece, l’arato campo ove mietere voti.
Sappiamo benissimo cosa si dovrebbe fare, per stringere la forbice e tagliare via il passato. Sappiamo che i soldi investiti creano ricchezza e quelli distribuiti miseria morale e materiale.
Ma sappiamo anche che se i cittadini non ci credono a essere rappresentati saranno i sudditi, che eleggeranno i loro simili più marpioni, allargatori di forbici. E già quelli dimostrano che la linea della palma non solo avanza, ma parla anche i vernacoli polentoni.
Rassegnarsi è escluso. Arrendersi non è contemplato. Ma ripetersi all’infinito che siamo rimasti indietro e che la forbice s’allarga induce a mettere in salvo i capperi: nel forno, a contornare un coccio, alla pantesca, con zibibbo non filtrato e freddo. Molto freddo, che fa caldo.
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Droni e trasporti potrebbero rimodellare la geopolitica eurasiatica
Con la Russia, l'assistenza iraniana va ben oltre la fornitura di droni. L'Iran guadagnerà sostanzialmente dall'essere un nodo chiave in un corridoio di trasporto eurasiatico che aiuterebbe la Russia a eludere le sanzioni statunitensi ed europee
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‘A caval donato non si guarda in bocca’: falso?
Il proverbio ‘A caval donato non si guarda in bocca’ è usato comunemente per non fare troppo gli esigenti sulla qualità e sulla quantità delle donazioni. In sintesi, un dono va sempre bene. La frase deriva da una citazione di San Girolamo, che usò questa espressione in latino ‘Noli equi dentes inspicere donati’ per la [...]
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Nancy Pelosi a Taiwan, ma non cresce la sua popolarità tra gli elettori sino-americani a San Francisco
La visita della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taipei, Taiwan, ha suscitato avvertimenti e minacce da parte del governo cinese, ma è improbabile che abbia sconvolto i suoi elettori taiwanesi americani e cinesi americani a San Francisco. Pelosi ha lasciato Taiwan il 3 agosto 2022, dopo un viaggio vorticoso di 24 [...]
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Taiwan: la visita di Nancy Pelosi è strategicamente giustificata?
Le tensioni attraverso lo Stretto sono in corso da decenni e la decisione di Pelosi di sfidare le forti minacce e gli avvertimenti di Pechino segna una nuova pietra miliare nel riorientare il modello e i confini dei calcoli strategici sia di Pechino che di Washington. Basandosi sull’obiettivo principale della visita per rafforzare e difendere [...]
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La strategia russa di destabilizzare i Balcani sta funzionando
Le relazioni della Russia con la Serbia, uno Stato nel cuore dei controversi Balcani, saranno quasi certamente sfruttate per mettere in pericolo la sicurezza europea nel prossimo futuro. Il Presidente serbo Aleksander Vucic, un ex parlamentare eurofilo diventato leader autocratico, continua a portare avanti gli sforzi destabilizzanti della Russia nella regione. Le strette relazioni della [...]
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Israele attacca Gaza: morti e feriti
della redazione
Pagine Esteri, 5 agosto 2022 – Sono almeno sette i palestinesi rimasti uccisi, tra cui una bambina di 5 anni, riferisce il ministero della salute palestinese, in improvvisi raid aerei israeliano contro la Striscia di Gaza. Tra i morti ci sono anche Taisir Al Jaabari e Khalil al Bahtini, due comandanti militari del Jihad Islami.
Fonti militari israeliane parlano invece di 10 forse venti “miliziani” del Jihad uccisi mentre si preparavano a lanciare attacchi contro il sud di Israele. Secondo i comandi dello Stato ebraico i bombardamenti aerei, che hanno preso di mira Gaza city e in particolare il Palestine Tower, sarebbe stati “preventivi” allo scopo di “scongiurare” una vendetta del Jihad per l’arresto a inizio settimana di Bassam al Saadi, il suo comandante militare a Jenin, in Cisgiordania.
Pochi minuti fa Ziad al Nakhale, leader del Jihad, ha annunciato che la sua organizzazione scenderà in guerra con Israele. Pagine Esteri
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Borsa: canapa, USA in negativo, bene Canada
Le due principali piazze borsistiche mondiali nel settore della produzione, trattamento e commercializzazione della canapa, ovvero Canada e USA, questa settimana -così come nella precedente- chiudono con valori alternati, solo che gli Usa stavolta chiudono in rosso mentre il Canada -diversamente da quanto è accaduto nella settimana scorsa- chiudono con valori discretamente positivi. Tutto ciò [...]
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Come la lobby di Taiwan ha contribuito a spianare la strada al viaggio di Pelosi
Gli studiosi di alcuni gruppi di riflessione che hanno ricevuto finanziamenti da Taiwan hanno minimizzato le preoccupazioni sul controverso viaggio di Pelosi
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Il patto di Biden con Israele contro l’Iran attirerà gli USA in un’altra guerra in Medio Oriente?
Israele ha arruolato gli Stati Uniti in un impegno a tempo indeterminato che potrebbe richiedere l'uso della forza contro l'Iran. Ecco come muterebbe il quadro nell'area nel caso di un attacco all'Iran da parte di Israele
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Campionati studenteschi di tennis: la finale nazionale si terrà a Palermo presso il "Circolo tennis Palermo - Kalta tennis club", dal 26 al 30 settembre.
Info ▶️ miur.gov.
Taiwan: la scommessa di Nancy Pelosi aumenta i rischi di guerra
Quando sia i democratici americani che i repubblicani pensano che qualcosa sia una buona idea, è sicuro scommettere che il loro raro accordo è sulla lotta alla Cina. L’ultimo coro bipartisan in una Washington altrimenti amaramente divisa è il loro tifo comune per la visita del Presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy [...]
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Canada: regole ufficiali per l’utilizzo legale del CBD
Un rapporto del Comitato scientifico consultivo del governo canadese sui prodotti sanitari contenenti cannabis ha fornito raccomandazioni sull’uso del CBD senza prescrizione medica. Health Canada ha incaricato il Comitato di fornire una consulenza che contribuisse allo sviluppo dei regolamenti. Il comitato ha formulato una forte raccomandazione affinché tutti i prodotti sanitari contenenti CBD riportino dichiarazioni [...]
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Ucraina: accordo sul grano, il mondo deve ancora affrontare il ricatto di Putin nel Mar Nero
Questa settimana ha visto la prima nave mercantile salpare da Odessa attraverso il Mar Nero dopo la firma del 22 luglio di un accordo storico per consentire l’esportazione di grano ucraino. Questo accordo, mediato congiuntamente da Turchia e Nazioni Unite e firmato da Russia e Ucraina, mira a porre fine a un blocco russo di [...]
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T-shirt “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”
Per sostenere le attività della Fondazione Luigi Einaudi ETS, abbiamo ideato questa maglietta di cotone che sintetizza in una frase la crisi culturale e politica che l’Italia attraversa in questo momento.
La maglietta riporta il logo della Fondazione e la frase “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”.
Il contributo richiesto per la produzione della maglietta è di 10 € oltre le spese di spedizione (ritiro gratuito presso la sede della Fondazione). Le spese di spedizione fino a 50 magliette è pari a 10 euro.
Sarà un modo per contribuire alle attività della Fondazione e per avere un pezzo unico che vi consente di distinguervi in questo delicato momento della vita del Paese.
Si invita a scattare un selfie con la maglietta, pubblicandola sui social e taggando la Fondazione.
Fra tutti quelli che lo faranno entro il 30 settembre 2022, estrarremo 3 partecipanti a cui doneremo il libro del 60esimo anniversario della Fondazione Luigi Einaudi, che sarà pubblicato nei prossimi mesi.
Per ordinarle le magliette seguire le seguenti istruzioni:
1. Effettuare un bonifico pari all’importo dell’ordine che si intende inoltrare: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) al seguente IBAN (per ritiro in sede non si paga la spedizione)
Intestato a: Fondazione Luigi Einaudi ETS
IBAN: IT42X0503403204000000007280
Causale: ordine magliette.
2. Scrivere una mail a gadget@fondazioneluigieinaudi.it scrivendo nell’oggetto “Maglietta”
Nel corpo della mail indicare:
- nome e cognome;
- indirizzo di spedizione;
- numero di magliette desiderate per ciascuna TAGLIA (ad es. 2 magliette M + 1 maglietta L);
- allegare distinta bonifico pari all’importo dell’ordine: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) oppure chiedere disponibilità per ritiro in sede.
Le taglie disponibili sono XS, S, M, L, XL, XXL
Le spedizioni saranno sospese dal 10 agosto al 22 agosto per chiusura estiva della Fondazione
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T-shirt “La colpa non è loro. È di chi li ha votati”
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Sarà un modo per contribuire alle attività della Fondazione e per avere un pezzo unico che vi consente di distinguervi in questo delicato momento della vita del Paese.
Si invita a scattare un selfie con la maglietta, pubblicandola sui social e taggando la Fondazione.
Fra tutti quelli che lo faranno entro il 30 settembre 2022, estrarremo 3 partecipanti a cui doneremo il libro del 60esimo anniversario della Fondazione Luigi Einaudi, che sarà pubblicato nei prossimi mesi.
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Causale: ordine magliette.
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– il numero di magliette desiderate per ciascuna TAGLIA (ad es. 2 magliette M + 1 maglietta L)
– l’indirizzo di spedizione.
– allegare distinta bonifico pari all’importo dell’ordine: 10 euro per ciascuna maglietta + 10 euro per spedizione cumulativa (fino a 50 magliette, per ordini superiori chiedere info) oppure chiedere disponibilità per ritiro in sede.
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Elsa Fornero: siamo pieni di lacci e lacciuoli, di conventicole e appartenenze che limitano sia l’egualizzazione dei punti di partenza, sia la valorizzazione piena del merito
Professoressa Fornero, è possibile conciliare libertà economica e welfare state?
Deve essere possibile. Il Welfare State, come emerge dal rapporto Beveridge, elaborato a guerra mondiale in corso, viene inizialmente osteggiato perché sembrava fosse troppo vicino a posizioni socialiste, mentre al contrario è stato elaborato da un conservatore. È un grande disegno sociale che ha ispirato il cosiddetto modello sociale europeo. Naturalmente, come tutte le grandi idee, ha trovato nella sua realizzazione pratica non soltanto ostacoli ma anche interferenze da parte di visioni corte piuttosto che lungimiranti, o magari da interessi che non erano in poi in realtà così generali. Così anche il welfare, nel tempo, è finito con l’accumulare difetti. Però il sogno resta, e non come utopia ma come realizzazione. Oggi l’Europa presenta diseguaglianze, anche se meno degli Stati Uniti, ma sono diseguaglianze che non possono comunque essere tollerate a lungo. Vanno gestite in un ambito di democrazia liberale così che, senza negare il principio di libera iniziativa economica, si regolino i mercati e i sistemi di intervento sociale, prima fra tutti la tassazione, in modo da non lasciare indietro nessuno.
Sta parlando della famosa uguaglianza einaudiana dei punti di partenza?
È un’idea molto importante che ha trovato molti illustri sostenitori. Se ci pensiamo, è molto più utile cercare di rimediare alle diseguaglianze prima che producano differenze profonde anziché intervenire con rimedi e sussidi a posteriori. Il punto è che le differenze cominciano alla nascita, con differenze tra chi ha genitori attentissimi e chi invece ha genitori inadatti, che non danno la giusta importanza alla nutrizione, all’istruzione, alla stessa serenità del bambino. Questo vuol dire che ci dev’essere l’intervento di qualcuno che, per carità senza sottrarre i bambini alle proprie famiglie, integri i punti di partenza di chi è meno avvantaggiato, a partire dalla scuola materna e dell’infanzia, per assicurare ai bambini qualcosa in più per ridurre la diseguaglianza. Non sarà mai una perfetta uguaglianza dei punti di partenza, ma è ciò a cui dobbiamo tendere. Una cosa ormai molto documentata è che le diseguaglianze dei primi anni di vita si perpetuano durante tutto il corso della vita.
Una delle diseguaglianze che in Italia appare più grave è quella della partecipazione femminile. Una società moderna che ignora questo problema non è destinata a fallire?
Sì, anzitutto è una questione di giustizia perché la minore partecipazione delle donne non è conseguenza di una minore capacità ma di una minore opportunità. Poi, la mancanza di questa opportunità è il riflesso del fatto che, come società, non diamo importanza all’autonomia economica delle donne, che è fondamentale perché possano avere rapporti paritetici con gli uomini e possano fare valere il merito. Se una donna non ha accesso a certe professioni, come era un tempo, oppure se questo accesso è molto più difficile che per un uomo, allora non è il merito a contare ma qualcosa d’altro come l’appartenenza, l’identità, in questo caso di genere. Oltre alla ragione di giustizia c’è quindi una ragione economica: la scarsa partecipazione delle donne al lavoro e all’economia riduce di molto il benessere sociale perché riduce il Pil e la sua crescita.
L’Italia è un Paese senza merito?
L’Italia è un Paese che cura troppo poco il merito, ma attenzione: il merito non può semplicemente accompagnarsi alla constatazione delle diseguaglianze che le persone già adulte mostrano. Perché il merito, come dicevo, non può prescindere dall’aver reso uguali i punti di partenza. Quando diciamo che gli Stati Uniti sono un Paese meritocratico diciamo una cosa vera, ma vera per segmenti, perché i neri ad esempio non hanno le stesse possibilità che hanno i bianchi. Applicare il merito in tale maniera significa che un nero deve essere più bravo, molto più bravo, molto più dedicato di un bianco per conseguire le stesse mete. Noi siamo pieni, come diceva Guido Carli, di lacci e lacciuoli, di conventicole e di appartenenze che limitano sia l’egualizzazione dei punti di partenza, sia la valorizzazione piena del merito.
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Elezioni 2022: caro Letta (e tutti gli altri), ascolta Mastella e caccia fuori un sogno
Pensa e tira fuori un sogno, anche solo uno, ma un sogno. Lo dice Mastella e Letta lo dovrebbe ascoltare. Per ora il sogno non c'è e neanche tutto il resto
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Marilyn Monroe: perché siamo ancora ossessionati a 60 anni dalla sua morte?
Per alcuni, la morte può essere una mossa intelligente per la carriera. Quanto intelligente una mossa dipende molto da chi sei e da come muori. Mentre ci avviciniamo al 60° anniversario della morte di Marilyn Monroe, possiamo imparare alcune lezioni sull’arte e le implicazioni della morte di un’enorme personalità pubblica. Come con qualsiasi icona, il [...]
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Taiwan, l’alternativa democratica alla Cina di Xi
Dalle spiagge rocciose di Taiwan, davvero una Ilha Formosa come la descrissero i mercanti portoghesi nel diciassettesimo secolo, si possono osservare in queste ore tutti i movimenti della più grande esercitazione militare che la Repubblica Popolare Cinese abbia mai avviato. Caccia d’assalto, portaerei, droni, missili balistici. E tanto fumo nel cielo.
La causa di tutto questo angosciante spettacolo non è, come Xi Jinping e i suoi diplomatici vogliono far credere, la visita della Speaker americana Nancy Pelosi. Quest’ultima è soltanto un alibi, c’è qualcosa di più. Un’arroganza nazionalistica che si ostina a considerare l’isola come una provincia ribelle, un territorio da domare, che ritiene che i cittadini cinesi e taiwanesi siano sotto una stessa grande bandiera, quella della Cina Unica.
La Repubblica Popolare ha mal digerito la visita di Nancy Pelosi in quanto essa rappresenta una conferma della sovranità dello Stato taiwanese, indipendente e democratico, libero da ogni vincolo con la Cina e anzi, sempre più vicino all’America, al Giappone e all’Australia, sia economicamente che culturalmente parlando. La Cina di oggi ha la presunzione di dichiarare che Taiwan non sia sovrano – non sia quindi uno Stato – e che, pertanto, non abbia libertà di scelta nelle sue politiche, interne o estere che siano.
Pesa la storica umiliazione che Taiwan fece alla Cina di Mao, quando nel 1949 l’isola si dichiarò indipendente, e fu rifugio di più di 2 milioni di dissidenti, contrari alla deriva comunista della madrepatria. Pesa ancora di più, dagli anni ’90, la svolta liberal-democratica che Formosa ha vissuto, oggi una solida democrazia con Presidente eletto mediante voto popolare. Chiaramente un sistema politico distante da quello totalitario cinese.
Un altro grande oltraggio è il rapporto privilegiato che Formosa ha con gli Stati Uniti, i quali, nonostante qualche tentennamento, sono di fatto dal 1945 la prima superpotenza mondiale. Un primo posto che Xi Jinping brama raggiungere entro il suo pensionamento, previsto per il 2032. L’America, nonostante l’ambiguità strategica, ha continuato a coltivare intensi rapporti economici, militari e commerciali con l’isola.
Oggi Taiwan è uno stato democratico indipendente, con una economia capitalista e liberale, con un popolo profondamente convinto delle libertà che possiede, e ancor più convinto delle tante divergenze che vi sono tra il modello taiwanese e quello cinese. Basti pensare che Taiwan è classificato nella top 10 mondiale secondo gli indici di libertà economica e democrazia.
L’isola rappresenta davvero l’alternativa democratica alla Cina autoritaria della terraferma. E ciò per Xi Jinping non può che essere una ulteriore umiliazione. Ecco allora spiegate le continue incursioni aeree nel territorio taiwanese, la propaganda sfrenata architettata con il chiaro obiettivo di destabilizzare il sistema politico dell’isola, le restrizioni economiche mirate a colpire i settori trainanti di Formosa, o le costanti minacce, l’ultima di pochi giorni fa prima dell’atterraggio della Pelosi: “Chi gioca col fuoco si brucia”.
Nessuno si augura che tutto ciò porti ad una pericolosa escalation. Sicuramente questo continuo mostrare i muscoli, to show off the muscles, come gli studiosi americani dicono, è sintomo di un atteggiamento cinese prepotente e dittatoriale. Nessun paese libero può tollerare tale comportamento. Quello che sta accadendo in queste ore non può e non deve essere dimenticato. Pechino, con la sua politica aggressiva, va fermata. È d’obbligo oramai ripensare il quadro geopolitico mondiale, fondamentale rivederne i suoi equilibri.
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Ucraina, accordo sui cereali del Mar Nero: chi sono i vincitori e perchè
Gli esperti di Crisis Group analizzano dettagliatamente i guadagni derivanti da questo accordo per tutte le parti in causa. Ucraina, Russia, Turchia, ONU, consumatori: tutti guadagnano qualcosa, ma per tutti c'è poco
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Anche con Al Qaeda a terra ma non fuori gioco, l’uccisione di al-Zawahiri è simbolica
Il Presidente Joe Biden non aveva torto quando ha dichiarato che “la giustizia è stata servita” con l’uccisione del leader di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, in un attacco di droni statunitensi. Il problema è che è solo metà della verità; l’altra metà è che al-Zawahiri era più un passato che un potere da non sottovalutare [...]
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La crisi energetica mette nei guai la Libia
La Libia siede sulle più grandi riserve petrolifere conosciute in Africa ed è fortemente dipendente dai ricavi delle esportazioni di petrolio e gas. In anni più recenti è stata controllata in vari punti dai ribelli e dal gruppo dello Stato Islamico (IS). Di conseguenza, petrolio e gas sono diminuiti del 50% nel 2022 a 145.000 [...]
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Venduta
Tutti possono commettere degli errori. Meglio se riconoscendoli. Ma che tutti commettano sempre lo stesso errore è maniacale. Per evitare che si caschi anche solo in tentazione sarebbe saggio lasciare al governo in carica, nell’esercizio degli affari correnti, la possibilità di chiudere alcuni problemi aperti. Invece sembra che si voglia il contrario, commettendo un errore pericoloso.
Ita Airways è una compagnia aerea il cui capitale è totalmente in mano pubblica. È nata per non disperdere totalmente il patrimonio distrutto da Alitalia, condotta al fallimento più e più volte. La Sora Cesira e il Sor Augusto, come tanti altri contribuenti italiani, non hanno mai volato o non hanno volato con Alitalia, eppure hanno dovuto pagare una parte del biglietto a quelli che lo facevano.
Chi volava Alitalia, del resto, come con altre compagnie di bandiera fino a quanto il mercato non s’è veramente aperto alla concorrenza, pagava cifre spropositate: un Roma-Milano-Roma quotava uno stipendio mensile. E comunque Alitalia è fallita e rifallita. Per far nascere Ita la Sor&Sor, il contribuente, ha messo mano al portafoglio e ha tirato fuori altri 720 milioni.
Ma non bastano, né era pensabile si potesse andare subito in attivo, sicché ora è richiesto un aumento di capitale per altri 400 milioni. L’intera operazione, però, era finalizzata, fin dal primo momento, alla vendita delle azioni. Alla privatizzazione. Anche perché il contrario è proibito dalle norme europee. Che non sono i “burocrati di Bruxelles”, ma le regole che hanno consentito a tutti di comprare un biglietto aereo, facendo scendere le tariffe. Di moltissimo.
Ita ha fatto il suo dovere. (Racconto fra parentesi: ero su uno dei suoi aerei, qualche giorno addietro, e il personale di bordo passava con il carrello delle bevande; avendo quasi terminato il servizio e richiedendo un passeggero un bicchiere di succo di frutta, la hostess di un carrello si è ricolta alla collega: ne hai ancora? perché dovrei aprirne uno e sarebbe uno spreco. Brava.
Non so se parsimoniosa lei o buone le istruzioni ricevute, comunque è anche così che non si fallisce). Il governo resiste all’aumento di capitale ed è avanti con i negoziati per la vendita. Due le cordate: una (pare in vantaggio) di MSC, compagnia di navigazione marittima italiana, e Lufthansa, tedesca; l’altra Certares – Air France – Delta, statunitense. Giorgia Meloni ha detto, però, che a decidere saranno loro, una volta al governo.
È vero che la cessione sarà firmata dal nuovo governo, ma se pensano anche di “decidere” va tutto a ramengo. Ora, a parte il fatto che la faccenda è stata gestita anche dal ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, leghista e alleato di Meloni, sicché smentirlo sarebbe conferma che non concordano su nulla, salvo che sul sommarsi per vincere, a parte questo: se salta il negoziato resta tutto in mano statale e abbiamo rifatto Alitalia. Ovvero ci mettiamo sulla strada per rifallire e la Sor&Sor su quella di tornare a pagarne il conto.
Chi va dicendo “noi non aumenteremo le tasse” dovrebbe spiegare come pensa di ridurre le spese. Ma qui siamo al farle crescere, sicché le tasse aumenteranno per forza. Ha straragione Meloni quando invita a non fare promesse che non si possano mantenere, ma la compagnia di bandiera statale e in attivo rientra proprio in quella categoria. E se, invece, per “decidere” s’intende a quale filiera vendere, ovvero dare indirizzo politico a quel che dovrebbe essere un confronto di mercato, allora già si sente un fremito di commistione fra affari e politica.
Non conviene. Se ne rendano conto. Cento volte meglio lasciare che le cose facciano il loro naturale corso, impegnare il futuro governo al controllo severo che il lavoro svolto dal predecessore sia stato fatto bene e correttamente, ergo chiudere in quel senso la partita. Venduta. Ogni altra ipotesi, a parte i pericoli interni, sconta una drammatica perdita di credibilità esterna.
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giuglionasi
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Katjia Mirri
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in reply to Andrea Russo • • •boh, allora sarò strana io che avevo inteso il mestiere e la missione di un giornalista quella di riportare i fatti in modo neutrale e obiettivo.
Andrea Russo
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in reply to Andrea Russo • • •Ogni volta che una persona piega la narrazione alle proprie convinzioni, sta dicendo di essere la prima a non essere coinvinta che la situazione parli da sé. Ed è la prima a dubitare delle proprie convinzioni.
È anche la prima persona a sabotare la propria credibilità.
L'obiettività nella narrazione di un fatto qualsiasi è anche una questione di rispetto dell'intelligenza e delle opinioni altrui.
Katjia Mirri
in reply to Andrea Russo • • •piegare la narrazione di un fatto al proprio punto di vista è quello che fanno i regimi. Esigere che un giornalista sia obiettivo fa parte dell'essere in una democrazia.
Credimi: anche con una narrazione obiettiva ci sono parecchie cose da dire, sia da una parte che dall'altra.