Macron in Africa in nome della decolonizzazione … e del potere
L'Eliseo sta cercando di compensare una posizione militare in diminuzione in Mali
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La coltivazione della canapa ora raggiunge lo Spazio
La statunitense Redwire Corporation si sta preparando per consentire la coltivazione della canapa nella Stazione Spaziale Internazionale. Secondo l’azienda, la serra Redwire potrebbe essere lanciata nella primavera del prossimo anno, in quanto è l’unica piattaforma di crescita di piante di proprietà e gestita commercialmente in grado di crescere dai semi alla maturità nello spazio. I [...]
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Non voglio promesse elettorali. Voglio minacce elettorali!
Voglio minacce, e che siano minacciose, senza scappatoie
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Sproporzione
Inutile girarci attorno o avere timore nell’osservarlo: colpisce la sproporzione. Non si tratta di mettere a confronto le personalità o le biografie, ma le parole e la visione del futuro, gli interessi italiani e il modo in cui, nel presente, si difendono. Mario Draghi non ha tratto un bilancio dell’azione del governo che ancora presiede, ha disegnato un progetto, ha esposto un programma. Ha invitato tutti ad andare a votare (giusto) e ricordato che saranno gli elettori a decidere del prossimo Parlamento e, quindi, del prossimo governo (giustissimo). Su questo punto torno. Ma ha anche esposto una visione che ha messo in luce la sproporzione con ciascuno e con l’insieme che su quello stesso palco si era esibito.
Non esiste Italia ricca e sicura senza collocazione indissolubilmente interna all’Unione europea e all’Alleanza atlantica. Non esiste Italia prospera se non dentro i mercati globali, laddove protezionismo e isolazionismo impoveriscono. E immiseriscono, aggiungerei. Non esiste alcuna sovranità nazionale senza l’affrancarsi dalle forniture di gas che una potenza imperialista e aggressiva, la Russia, utilizza per ricattare. Già oggi abbiamo dimezzato quella dipendenza, nell’autunno del 2024 sarà totale. Indietro non si torni <<mai più>>. Non esiste Italia autorevole se non partendo dal riconoscimento che altri europei hanno accettato di tassare i propri cittadini per permettere al nostro Paese, con i fondi NGEU, di riprendersi rapidamente, né potrà esserci credibilità se non dando attuazione a quanto il Pnrr prevede, non solo nella spesa, ma anche nelle riforme che ci siamo impegnati a fare, che abbiamo il dovere di varare, che è nel nostro interesse realizzare. E non esiste libertà se non al fianco dell’Ucraina, Paese libero aggredito brutalmente da un’azione criminale. È con questi principi che si è riusciti a realizzare il più veloce recupero produttivo, dopo la pandemia; la più consistente riduzione percentuale, dal dopo guerra a oggi, del debito pubblico; una crescita del prodotto interno lordo, per l’anno in corso, del 3.4%; un record di occupazione. Fatti, non promesse.
Non c’è un “lascito politico”, né una “agenda” da consegnare ai successori. C’è il quadro in cui chiunque governi dovrà muoversi. E ove intenda muoversi fuori da quel quadro c’è la rovina dei risultati fin qui raggiunti e degli interessi nazionali indisponibili. Non c’è, né doveva o poteva esserci, una indicazione elettorale. C’è il rammentare che fuori dall’Unione europea, fuori dall’euro e fuori dalla Nato, tutte cose reclamate da taluni, qualche volta nel recentissimo passato e qualche altra nel loro detestabile presente, l’Italia si rattrappirà in un nazionalismo capace di demolire la Patria.
Osservando la sproporzione vien da chiedersi se lo stesso Draghi non avrebbe potuto essere più accomodante, in modo da restare qualche altro mese al governo, scrivere la legge di bilancio e riconsegnare la guida nell’estate del 2023. E, sebbene la sproporzione stringa il cuore di chi l’Italia la ama per convinzione e non per slogan, la risposta è: No. Avrebbe sbagliato. Anzi, è proprio nel non avere abbozzato che c’è il solo e profondo lascito politico. E morale. Perché si dimostra che un’Italia in linea con la forza del Paese esiste. Perché una democrazia non può campare di supplenze. Perché una classe dirigente si misura con i problemi che deve affrontare e con l’esempio che ha ricevuto. Perché agli elettori è consegnato il delicato potere di scegliere: se volessero farlo per tifo e contrapposizione, senza visione degli interessi italiani, ne pagherebbero, ne pagheremmo le conseguenze. Tocca al palco dei politici razionalizzare la sproporzione con il palco di Draghi, ricordando che il vincitore non è chi entra a Palazzo di sghembo, con falsi alleati, ma chi può uscirne solitario ed eretto.
Il tempo per raddrizzare questa campagna elettorale stortignaccola c’è ancora. Se ne trovi la lucidità e il coraggio.
La Ragione
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Elezioni 2022: appunti (per ‘giovani’ PD e direttore Feltri) su Israele
Giovani o vecchi, è bene avere idee precise e studiate, ma è pessimo cambiarle repentinamente solo perché un segretario di partito imbelle o qualche giornalista male informato criticano quelle idee
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Nucleare iraniano all’ultimo miglio, forse
Le due parti hanno eguale forte interesse a concludere positivamente e il prima possibile le trattative e firmare la riattivazione dell'accordo
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La battaglia per la realtà: la disinformazione cinese a Taiwan
Il Partito Comunista Cinese (PCC) vede il dominio informatico come una piattaforma emergente e ideale per condurre operazioni di influenza digitale e le sue attività informatiche sono diventate un punto ricorrente di costernazione per molti attori internazionali. Pechino ha compreso da tempo l’importanza dell’utilizzo delle informazioni per manipolare il pubblico sia nazionale che straniero e [...]
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L’Italia dopo Draghi: a settembre un calendario politico da ricordare
Con le dimissioni del Premier Draghi si chiude un capitolo della storia italiana fatto di riforme, aiuti ai cittadini e programmi concreti per lo sviluppo economico. I prossimi mesi saranno cruciali per il futuro del Paese, con diversi ‘appuntamenti’ con la politica nazionale ed estera. A settembre le decisioni della FED sui tassi d’interesse I [...]
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Elezioni politiche 2022: social ed ombre di pensiero
Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile (Philip Roth) Non è facile provare a sintonizzarsi nei giorni ferragostani tra mare sole scritture e letture varie nelle comiche tragiche demenziali faccende politiche di questa spaesante improvvisata campagnetta elettoralistica che sfugge sinuosa. Mentre siamo ipnotizzati dai [...]
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Cina, il Laos non deve fallire
Il Laos deve affrontare difficoltà finanziarie senza precedenti, inclusi debiti pubblici e garantiti pubblicamente per un valore di 14,5 miliardi di dollari, circa la metà dei quali è dovuto alla Cina. Ma a differenza dello Sri Lanka, non c’è alcuna possibilità che il Laos non adempia ai suoi obblighi di debito estero. La Cina, il [...]
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Frammenti #05 - 25 agosto 2022
Colao io non compro niente, lasciami in pace
Due giorni fa ho letto un tweet che riportava un’affermazione di Vittorio Colao: "La digitalizzazione in maniera trasparente ti dice so chi sei, so a cosa hai diritto e anticipo il tuo bisogno."
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Nello specifico, si riferisce al suo progetto di identità digitale. Vorrebbe creare una sorta di “Schengen del digitale”; un sistema nazionale digitale attraverso il quale le pubbliche amministrazioni acquisiscono in modo automatizzato e pervasivo i dati di cui hanno bisogno per conoscere i “bisogni” dei cittadini (welfare) e anticiparli. In pratica, secondo lui sarebbe un mezzo per rendere più efficiente il welfare di stato, automatizzando l’erogazione di bonus, incentivi, detrazioni, assegni e quant’altro senza che il cittadino debba richiederli.
E se il mio bisogno fosse invece quello di essere lasciato in pace?
Personalmente non sento il bisogno di essere oggetto di analisi da parte di uno Stato onnipotente e onnisciente, che sa chi sono, cosa faccio, quanto guadagno, quali sono le mie relazioni private e familiari, dove tengo i miei soldi e cosa ci faccio, quali sono le mie idee politiche e così via.
Non sento neanche il bisogno di uno stato che si arroga il diritto di decidere unilaterlamente di cosa “ho diritto” e quali siano i miei “bisogni”. Trovo molto pericoloso pensare che lo Stato sia titolare di un potere del genere, quello di anticipare i bisogni delle persone.
Cosa ne è della libertà di autodeterminazione e della libertà di pensiero, che si concretizzano anche nella capacità di dissenso riguardo determinate scelte politiche? Se io sono contrario al welfare di stato non voglio essere inerme nei confronti di un sistema che invece mi eroga bonus, incentivi e quant’altro contro la mia stessa volontà. Attenzione a fare “il bene” degli altri con la forza…
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Cryptoanarchia e comunità virtuali
Ogni tanto qualcuno mi chiede: Matte ma secondo te come si può uscire da questo sistema di stati-nazione sempre più estesi e onnipotenti?
Ebbene io credo che il sistema sia già stato superato, ma che serviranno ancora diversi anni per rendersene conto davvero.
I più lungimiranti ne parlavano già quasi 30 anni fa. Ad esempio, il libro “The Sovereign Individual” parla espressamente del superamento del concetto di stato nazione, verso un mondo di individui sovrani collegati tra loro. Ne ha parlato recentemente Federico Rivi nella sua newsletter, che consiglio di seguire.
Un altro contributo sul tema fu quello di Timothy May, Cypherpunk e autore del Crypto Anarchist Manifesto, che nel 1994 scriveva un breve saggio chiamato “Criptoanarchia e comunità virtuali”, in cui parlava di Internet come di un luogo dove regnava l’anarchia; non intesa come assenza di regole, ma nel senso di assenza di governo, che poi è il vero significato politico di anarchia.
Secondo lui la crittografia sarebbe diventato lo strumento con cui sostenere i “muri” delle comunità virtuali fondate su sistemi anonimi o pseudoanonimi.
Il futuro che immaginava May nel 1994 era un mondo di individui divisi in due categorie: coloro che avrebbero saputo cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, e coloro che invece sarebbero rimasti schiavi del sistema1. Gli strumenti di crittografia, Internet, e oggi anche Bitcoin danno alle persone il potere di separarsi dallo Stato e di decidere autonomamente cosa fare della propria vita. I tempi oggi sono maturi, ma quanti sapranno cogliere l’occasione?
Consiglio la lettura del saggio, che trovate qui (in inglese).
Meme del giorno
Citazione del giorno
“Libertarianism holds that the only proper role of violence is to defend person and property against violence, that any use of violence that goes beyond such just defense is itself aggressive, unjust, and criminal”
― Murray N. Rothbard
“Something that is inevitable is the increased role of individuals, leading to a new kind of elitism. Those who are comfortable with the tools described here can avoid the restrictions and taxes that others cannot. If local laws can be bypassed technologically, the implications are pretty clear.
The implications for personal liberty are of course profound. No longer can nation-states tell their citizen-units what they can have access to, not if these citizens can access the cyberspace world through anonymous systems.”
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Le sei condizioni chiave dell’Ucraina per i colloqui di pace con la Russia di Putin
Una serie di audaci recenti attacchi ucraini nella Crimea occupata e oltre il confine russo a Belgorod hanno segnato una nuova fase della guerra, con l’Ucraina che prende sempre più l’iniziativa e stabilisce l’agenda militare. Il panico si sta lentamente diffondendo tra i russi comuni, con un numero significativo di persone in fuga dalla Crimea [...]
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USA – Russia: l’omicidio di Daria Dugina è un jolly in un conflitto a somma non zero
Nelle discussioni diplomatiche tra Mosca e Washington che hanno avuto luogo prima dell'invasione, gli USA si sono rifiutati di negoziare con la Russia per tenere l'Ucraina fuori dalla NATO
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Il futuro del conflitto Israele – Palestina
In termini geopolitici e di relazioni internazionali, ci si può aspettare solo una riconfigurazione dei rapporti di potere e delle influenze
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"Le politiche ultraliberiste degli ultimi anni e a vantaggio di pochi, hanno gettato le basi per il presente di oggi. 30 anni passati a smontare tutte le solide basi strutturali dello Stato sociale che, pur con decine di contraddizioni, poneva l’interesse nazionale e la tutela dei cittadini al primo posto, facendo sue le istanze strategiche a tutela della popolazione. La sanità, così come l’apparato energetico e non solo, sono servizi di prima tutela, devono essere pubblici."
E’ israeliano l’aeroporto per i palestinesi
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 25 agosto 2022 – Forse resterà solo un esperimento il volo della Arkia Airlines che lunedì è partito dal piccolo aeroporto israeliano «Ramon», 20 chilometri a nord di Eilat, con a bordo 43 palestinesi di Ramallah, Betlemme, Hebron, Gerico e Nablus, a fianco di passeggeri israeliani, ed è atterrato poco più di un’ora dopo a Cipro. L’iniziativa è stata subito congelata. Prima per le proteste (dietro le quinte) della Giordania, che non vuole perdere milioni di dollari dal mancato arrivo di palestinesi al suo aeroporto di Amman, «Queen Alia». Poi per il fastidio dei viaggiatori israeliani per la presenza dei palestinesi, mascherato dalla presunta paura del «terrorismo». Infine, per la contrarietà politica dell’Autorità Nazionale di Abu Mazen (Hamas a Gaza non si è ancora espresso) a una soluzione che, palesemente, nega ai palestinesi un loro aeroporto. Per questo e altri motivi i voli per Antalya e Istanbul, sono stati annullati.
Spinti da qualche pressione statunitense – l’entourage di Joe Biden, durante la visita del presidente il mese scorso in Israele, ha chiesto al premier Lapid di favorire i movimenti dei palestinesi – e da un concreto interesse economico e di immagine, i dirigenti israeliani hanno attuato il piano del generale Ghassan Alian (un druso), capo del Cogat, l’ufficio di collegamento per gli affari civili con i palestinesi, che prevede che i palestinesi dei Territori occupati non siano più obbligati – per decisione israeliana – ad andare in Giordania per volare all’estero ma abbiano la possibilità di farlo dall’aeroporto israeliano «Ramon», nel Neghev. I vantaggi per Israele sono notevoli. Da un lato ne guadagna in termini di immagine – i risultati già si vedono, l’agenzia italiana Nova, in un lancio del 22 agosto, scrive citando un giornale israeliano che l’iniziativa «si inserisce nel quadro degli sforzi profusi da Israele per facilitare la vita dei palestinesi», come se le autorità di occupazione fossero la Croce Rossa -, dall’altro rilancia «Ramon» usato ben poco, perciò in perdita, e che grazie al possibile flusso di viaggiatori palestinesi incasserebbe annualmente decine di milioni di dollari. Senza dimenticare che trattandosi di uno scalo israeliano sarebbero i servizi dello Stato ebraico a gestire la sicurezza e a decretare se un palestinese può viaggiare. Nel 2021, riporta Haaretz, circa 10.000 palestinesi sono stati messi da Israele in una lista nera. Molti di loro non lo sanno.
Vantaggi ci sono anche per i palestinesi sotto occupazione – ai quali Israele non permette di volare da Tel Aviv – che pur dovendo raggiungere la lontana Eilat comunque risparmierebbero del tempo, considerando l’affollamento costante dei valichi per la Giordania. E anche del denaro, tenendo conto di tasse e pedaggi salati che il regno hashemita chiede per il passaggio del confine e all’aeroporto di Amman. Non sorprende che la Giordania sia furiosa per il volo di lunedì. Ogni anno vengono registrati circa tre milioni di ingressi ed uscite per il terminal al ponte di Allenby tra Cisgiordania e Giordania e centinaia di migliaia di palestinesi usano l’aeroporto di Amman per raggiungere le loro destinazioni. Ognuno dei palestinesi decollati l’altro giorno da «Ramon» per Larnaka ha speso in media, tra tasse e biglietto aereo, 350 dollari. Partendo dalla Giordania avrebbero avuto spese ben superiori.
Ma dal punto di vista politico, questa soluzione rappresenta una normalizzazione dell’occupazione israeliana e una rinuncia all’aspirazione ad avere uno scalo palestinese totalmente indipendente da Israele. I palestinesi per decenni hanno chiesto di poter usare il loro aeroporto, a Qalandiya, tra Gerusalemme e Ramallah, molto attivo prima dell’occupazione nel 1967, che Israele ha abbandonato dopo l’inizio, nel 2000, della seconda Intifada palestinese e dove ora intende costruire un nuovo insediamento coloniale. Non è un caso che il Cogat israeliano non si sia coordinato in alcun modo con l’Autorità Nazionale sull’iniziativa a «Ramon» e per la gestione dei flussi di passeggeri dalla Cisgiordania. Tanto che il ministro dei trasporti palestinese, Asem Salem, ha minacciato di sanzionare i palestinesi che utilizzeranno lo scalo nel sud di Israele. L’Anp condanna i «tentativi di Israele di mostrare al mondo che sta aiutando i palestinesi», mentre, aggiunge, vuole solo salvare l’aeroporto «Ramon», utilizzato pochissimo da quando è stato inaugurato nel gennaio 2019. Pesano sull’Anp anche le pressioni della Giordania che non manca di ricordare l’«ospitalità» data da decenni a milioni di profughi palestinesi che non vivono solo dell’assistenza fornita dall’Onu ma anche degli aiuti dello Stato.
Sullo sfondo, non per importanza, ci sono i malumori e i «disagi» degli israeliani poco interessati alle strategie governative diplomatiche, economiche e di immagine. Il sindaco di Eilat, Eli Lankri, contesta il piano per rilanciare «Ramon» facendo partire da lì i palestinesi dei Territori diretti all’estero senza aver pensato a una soluzione diversa. Intervistati dai giornali locali, diversi viaggiatori israeliani a «Ramon» hanno detto di «temere per la sicurezza dei passeggeri ebrei». Haaretz ha scritto che lunedì, oltre al generale Ghassan Alian, all’aeroporto c’erano anche agenti della polizia di Eilat per paura di raduni di protesta da parte di chi i palestinesi lì non li vuole vedere.
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TURCHIA-SIRIA. Erdogan pronto a riconciliarsi con Assad. Damasco alza l’asticella
di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 22 agosto 2022 – La protesta ad Al Bab e nel resto dei territori siriani occupati dalla Turchia va avanti già da un po’. Da quando il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu ha parlato della necessità che Damasco e l’opposizione raggiungano una soluzione politica e scrivano una nuova costituzione. Parole nuove per Ankara che, dopo il 2011, ha fatto di tutto abbattere il presidente Bashar Assad. Ha accolto tre milioni di profughi della guerra in Siria, ha finanziato e addestrato una milizia mercenaria siriana impiegandola anche in Libia e contro le popolazioni curde. Ha fatto della provincia siriana di Idlib una sorta di protettorato a disposizione di milizie anti-Assad di ogni tipo, anche jihadiste e qaediste. Ora, per la prima volta, teorizza una soluzione che lasci al potere il presidente siriano.
Erdogan sta mollando i «ribelli» siriani che per dieci anni lo hanno servito puntualmente ricevendo in cambio promesse di ogni tipo, a cominciare dall’abbattimento del «regime». Bashar Assad però ha resistito, grazie all’appoggio militare e politico di Vladimir Putin, alleato/avversario di Erdogan. È rimasto al potere e ha ripreso gran parte del territorio siriano. Ankara ha capito di aver perduto la battaglia. Così, imitando la politica estera di Putin prima della guerra contro l’Ucraina – amici di tutti, nemici di nessuno (ad eccezione di Kiev) –, Erdogan ora stringe la mano a tutti: agli ex rivali sauditi, agli influenti emiratini, ai monarchi del Golfo. E ha riallacciato pieni rapporti con Israele, per anni bersaglio dei suoi attacchi. Non è un mistero che il presidente turco, alle prese con una pesante crisi economica e il declino del suo partito Akp, spera di recuperare consensi grazie ai ricavi derivanti da possibili intese con Israele per portare gas all’Europa.
Che Ankara abbia passato il Rubicone è stato chiaro quando Bulent Orakoglu, editorialista del giornale Yeni Safak, molto vicino a Erdogan, ha descritto i siriani che protestano ad Azaz, Jarablus e Tal Abyad, non più come degli alleati, bensì come degli «individui con le mani sporche…provocatori espulsi a causa dei crimini che avevano commesso in Turchia e infiltrati del regime e del Pkk». La scorsa settimana lo stesso Erdogan rispondendo a una domanda sul dialogo con la Siria al ritorno dal vertice a Leopoli, ha affermato che «il dialogo politico e la diplomazia tra Stati non possono mai essere interrotti …Dobbiamo fare ulteriori passi con la Siria. Facendoli romperemo molti giochi nell’intera regione».
Si è riferito non solo all’aiuto Usa ai curdi siriani ma anche al coordinamento tra Damasco e i vertici delle Sdf curde avviato dopo la minaccia di un’altra offensiva turca nel Rojava. Da parte sua Bashar Assad alza l’asticella, vuole il ritiro totale delle forze turche di occupazione in Siria e non si sente obbligato a riconciliarsi con l’opposizione che per dieci hanno ha trovato ospitalità in Turchia e con le milizie armate e finanziate da Ankara. Putin, dopo il summit di Sochi del 5 agosto con Erdogan, gli ha chiesto di non opporsi a un possibile vertice con il leader turco. In una intervista, il presidente siriano ha replicato «Dico che non sarei onorato di farlo…Tuttavia se incontrarlo porterebbe risultati favorevoli alla Siria, allora va fatto». Assad in realtà il summit con Erdogan lo vuole, sa bene che la riconciliazione con la Turchia significherebbe per lui la vittoria definitiva.
Erdogan punta a demolire l’autogoverno curdo nel nord-est della Siria e ad avviare il rimpatrio dei rifugiati siriani che sono considerati un peso da molti turchi e che potrebbero pesare sul risultato del partito Akp alle elezioni del 18 giugno 2023. Vuole inoltre lungo il confine con la Siria un’ampia “zona di sicurezza” – così la chiamano in Turchia – sgomberata dalle Sdf. In gioco c’è la sopravvivenza politica di Erdogan. L’economia turca, il cui successo per lunghi anni ha favorito quello personale del presidente, è in caduta libera. Il risentimento contro i profughi è alle stelle e le aggressioni ai siriani sono sempre più frequenti. L’opposizione da tempo sostiene che non appena salirà al potere, “manderà a casa i siriani”, quindi, la normalizzazione con Assad è diventata quasi obbligata per Erdogan, se vuole alimentare di sue speranze di riconferma al potere. Pagine Esteri
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Analisi del Max Planck Institute sui suoi elettori: il PD è il partito della destra neo-liberale
«Il Fatto quotidiano di ieri pubblica un'analisi del Max Planck Institute sul voto Dem che conferma cose che sappiamo già da un pezzo: gli elettori di questo partito sono in larga maggioranza benestanti, abitano nelle grandi città e nutrono opinioni "di centro" (leggi neoliberal-liberiste) in economia e "di sinistra" (leggi politically correct) in tema di diritti individuali e civili ( di quelli sociali non gliene importa un baffo).»
Draghi: metodo, credibilità e autorevolezza … Beh, provateci voi ora!
Non 'agenda' ma metodo, che ha prodotto autorevolezza. Chi possa raccogliere la sua eredità, cioè applicare il suo metodo, è veramente difficile immaginarlo
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Altri tre nuovi post con il monitoraggio dei temi digitali nei programmi dei partiti che si presentano alle #politiche2022
Ancora tre post con il monitoraggio sui temi digitali nei programmi delle #elezioni2022:
- Unione Popolare
- Impegno Civico
- +Europa
(spoiler per chi ha fretta: solo +Europa ci ha soddisfatto)
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fortuneita.com/2022/08/24/lo-s…
Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nella Repubblica Popolare Cinese • Fortune Italia
A che punto è l’Intelligenza Artificiale in Cina oggi? Rispetto al resto del mondo, quello cinese è stato un percorso accidentatoGiancarlo Elia Valori (Fortune Italia)
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In Palestina, l’Europa chiamata a un cambio di passo
La politica europea è sempre più fuori sintonia con la realtà sul campo di AP, Hamas, Israele
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Lavoro e Salute, il ruolo dello psicologo in azienda: verso un nuovo welfare
Nell’era moderna, le aziende devono affrontare molte sfide. Il numero crescente di ore di lavoro e il costante stress a cui i dipendenti sono sottoposti, possono causare uno stato di ansia e depressione, che necessita la giusta attenzione. Si fa riferimento al supporto psicologico nel contesto lavorativo, che risulta essere una vera e propria necessità [...]
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La realtà della guerra in Ucraina sta cominciando a farsi sentire sui russi
Dopo le prime settimane di errore, disorganizzazione e battute d’arresto militari nel nord dell’Ucraina, la Russia ha consolidato con successo le sue forze per offensive su larga scala nell’est, aprendo la strada alla conquista di Luhansk e della città strategicamente importante di Izium, sebbene entrambe le vittorie siano arrivate a un costo tale da renderle [...]
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Digitale 2022: +Europa
Il programma della lista è disponibile qui (documento – Link locale) L’impressione che abbiamo avuto del programma di +Europa è decisamente positiva. I temi digitali sono stati toccati con precisione e accuratezza; è chiara l’impronta liberale che vede i principi dello stato di diritto come la bussola politica. Ci ha sorpreso negativamente solo il fatto di aver circoscritto il diritto alla privacy...
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Digitale 2022: Impegno Civico
Il manifesto della lista è disponibile qui (Manifesto – Link locale), ma non abbiamo ancora potuto trovare il programma. Non sappiamo se il “manifesto” costituisca anche una sorta di programma. Al momento siamo costretti ad assumere che sia così, ma siamo certi di sbagliarci. Fatta questa precisazione, abbiamo poco altro da dire, in quanto non c’è traccia di nulla che possa essere fatto rientrare...
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Digitale 2022: Unione Popolare
Il programma della lista è disponibile qui (documento originale – Link locale) Programma abbastanza stringato e, perciò, l’assena pressoché totale di temi legati alla digitalizzazione può essere semplicemente dovuta a questo. Tuttavia questa constatazione non ci sembra sufficiente per giustificare questa mancanza. Se si esclude infatti il riferimento alle forme di partecipazione da ottenersi anche...
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L’Ucraina ha bisogno di più sostegno degli Stati Uniti per vincere la sua lotta per la libertà
A sei mesi dall’inizio della brutale invasione della Russia, l’Ucraina è ancora in piedi e rimane un’ispirazione per il mondo. Come proclamano le parole del suo inno nazionale: “L’Ucraina non è ancora morta, né la sua gloria, né la sua libertà”. Crediamo fermamente che l’Ucraina vincerà, ma il Paese ora ha bisogno di più sostegno [...]
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Iraq: perchè gli USA non hanno più influenza
Come e perchè l'uccisione del più alto generale iraniano ha sperperato l'influenza americana nell'Iraq di oggi
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L’Ucraina sta resistendo alla forza secolare dell’imperialismo russo
Le intenzioni della Russia di Putin relativamente a questa guerra sono diventate sempre più palesemente imperiali e coloniali
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Carceri: lo scandalo dei bambini prigionieri da ‘innocenti assoluti’
Si legge nella Bibbia (‘Esodo’, ‘Leviatano’, profeta Isaia): ’Le colpe dei padri non ricadano sui figli’. Evidentemente ci si è dimenticati delle madri; accade, infatti, che anche i figli sia pure incolpevoli, siano chiamati a pagare le colpe delle madri. I dati sono ufficiali, forniti dal ministero della Giustizia, aggiornati al 30 giugno: nelle [...]
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Digital Service Package: come regolare le piattaforme digitali?
Luna Bianchi, Leila B. Mohamed, Luca Nannini, Eleonora Bonel) Il 5 luglio 2022, al termine della sessione plenaria del Parlamento Europeo, è stato approvato il Digital Services Package, il primo set normativo composto dal Digital Service Act (DSA) e dal Digital Markets Act (DMA), volto a regolare rispettivamente i servizi e il mercato digitali al fine di creare uno spazio online più sicuro e...
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Un’Ucraina forte è la migliore soluzione al problema europeo della Russia
Il 24 agosto è il giorno dell’indipendenza ucraina. Per la prima volta in tre decenni da quando l’Ucraina ha riconquistato la sua indipendenza, quest’anno c’era il pericolo reale che le vacanze non si svolgessero affatto. Esattamente sei mesi prima, il 24 febbraio, la Russia ha lanciato un’invasione su vasta scala del paese con l’obiettivo di [...]
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