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Regno Unito: l’ascesa della Trussonomics


È impossibile sapere se il nuovo Primo Ministro britannico sia veramente serio o no riguardo alla politica economica. È certamente interessata a sollevare la situazione e calmare le tempeste, se non altro per ritardare l’inevitabile. Dopo essersi dimostrata la candidata più superficiale per succedere al suo predecessore caduto in disgrazia, Liz Truss è balzata nella […]

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#NotiziePerLaScuola

Esami di Stato, indicazioni per gli Istituti professionali sulla redazione e lo svolgimento delle seconde prove del secondo ciclo delle scuole di nuovo ordinamento.

I dettagli ▶️ miur.gov.



Cina in corsa per la risurrezione del soft power


L’influenza dei media cinesi e la spinta alla ricerca di influenza in tutto il mondo stanno acquistando intensità e portata, come sottolineato dal recente rapporto di Freedom House. La percezione e l’opinione globale riguardo alla Cina sono in picchiata dall’inizio della pandemia e ora hanno raggiunto il livello più basso, il che ha spinto a […]

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Iran: i diritti delle donne in primo piano mentre le proteste dilagano


I diritti delle donne ma non solo al centro delle proteste in Iran. Se un successo improbabile è nelle carte, potrebbe essere perché queste proteste stanno riuscendo a riunire una coalizione diversificata di gruppi etnici che lottano per una causa comune

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La diplomazia USA fallisce nel momento critico della guerra in Etiopia


Washington sembra accettare il dominio militare del governo sul Tigray in collaborazione con l'Eritrea, nel mezzo del conflitto più sanguinoso al mondo. I tigrini dovrebbero negoziare la loro sottomissione alle condizioni di Addis Abeba, secondo la politica USA. Il fallimento della diplomazia statunitense e multilaterale sta nel rifiuto di prendere sul serio i tigrini

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L’Occidente non dovrebbe temere la prospettiva di una Russia post-Putin


Mentre l’esercito ucraino continua a liberare la terra dall’occupazione russa, una nuova narrativa sta cominciando a prendere piede. Sostiene che una vittoria ucraina potrebbe cacciare Vladimir Putin dal potere e che una Russia post-Putin sarà anche peggio. Le proiezioni per questa Russia futura vanno da un successore più stalinista alla guerra civile e al crollo […]

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Giustizia, è sempre una Cenerentola dimenticata


Il tema e’ stato abbondantemente ignorato un po’ da tutte le forze politiche che si sono presentatealle elezioni che ci si e’ lasciati alle spalle. La Giustizia, lo stato semi-comatoso in cui versa da decenni, le riforme possibili, la situazione delle carceri, continuano a essere una sorta di Cenerentola. Quando poi se ne parla e discute, […]

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Al via a Tivoli, alla presenza del Ministro Patrizio Bianchi, il Consiglio Nazionale dei Presidenti delle Consulte provinciali studentesche (CNPC).


Meloni al comando: tanto rumore per nulla


Prima delle elezioni venivano anticipati tempeste monetarie e drammi finanziari, il richiamo al prossimo danno era la rimembranza dei dissesti finanziari che del 2011. Quadro oggi non oggi ripetibile

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Sostanza


Fine della propaganda, si passa alla sostanza. La vittoria va a Fratelli d’Italia, ma veniamo da vittorie anche più marcate (Pd renziano nel 2014, 5 Stelle nel 2018 e Lega nel 2019) dissoltesi nel nulla. Prima delle prossime scadenze elettorali, fossero a

Fine della propaganda, si passa alla sostanza. La vittoria va a Fratelli d’Italia, ma veniamo da vittorie anche più marcate (Pd renziano nel 2014, 5 Stelle nel 2018 e Lega nel 2019) dissoltesi nel nulla. Prima delle prossime scadenze elettorali, fossero anche municipali, si gioca la partita del passare dal prendere i voti al saper governare.

Siccome il governo sarà guidato da Giorgia Meloni, è lì che si deve concentrare l’attenzione. Ma la sostanza vale anche per l’opposizione. Le democrazie non corrono rischi se vince la destra o la sinistra, ma se perde la politica.

Prima sostanza, l’Unione europea. Qui l’effetto è paradossale, perché inseguendo un maggiore peso nazionale si realizza un perdita di peso politico. Dalle questioni economiche alla revisione dei trattati, dalla reazione all’invasione dell’Ucraina al mercato del gas, l’azione di Draghi, forte dell’esperienza in Bce, ha insidiato il ruolo del tandem franco-tedesco. Complice la debolezza tedesca. Se non si abbandona subito la prosopopea propagandistica e ci si marginalizza il problema non è cosa diranno di noi, ma che smetteremo di dire ad altri come indirizzare l’Ue.

Seconda sostanza, la politica estera. Meloni ha una marcata (e benemerita) posizione atlantista, ma talora pare volere fare il verso a quella del Regno Unito, nel rapporto diretto con gli Usa. Ma l’Italia non ha quella storia e il nostro peso è mediato dal rapporto Ue-Usa. O non c’è. Senza questa nettezza si torna alle derive mediterranee e si resta sguarniti nel caos ad Est e a Sud.

Da questo punto di vista Meloni è indebolita dagli alleati, perché uno è filorusso e anti europeo, mentre l’altro si dipinge come garante d’europeismo, ma sull’Ucraina è riuscito a dire delle oscenità. Molto dipenderà dal terreno economico.

Terza sostanza, i conti, appunto. Nel corso della campagna elettorale Meloni ha (meritoriamente) tenuto il punto sullo scostamento di bilancio, ovvero sul maggiore debito. Crosetto ha già chiesto a Draghi la collaborazione sulla legge di bilancio, cosa di ottima correttezza istituzionale, opposta alla volgarità dei vincitori che s’industriano a smontare quanto fatto dai predecessori.

Certo, a chiedere collaborazione sono gli oppositori di ieri, il che racconta molto di quel che è stato. Ma il tema non è solo la legge di bilancio, che deve essere pronta in un mese, bensì la condotta successiva. Qui si deve subito abbandonare la propaganda per gonzi, che finge il problema siano i “parametri” europei.

Quelli sono solo il riflesso della realtà, nonché la base su cui poggiano le difese di cui godiamo. Sarà sufficiente osservare quel che è capitato al Regno Unito, che ha un debito ben inferiore al nostro, dopo avere annunciato il taglio delle tasse a debito (si lasci stare Thatcher, che c’entra nulla): tassi in salita e sterlina che non hanno svalutato loro, ma direttamente il mercato. Svalutazione che li rende più poveri, non più esportatori. Nel 2023 i titoli del debito italiano da emettere o rinnovare si aggirano sui 200 miliardi di euro. C’è poco da fare gli spiritosi.

Nelle democrazie gli elettori sono sovrani. Nel decidere da chi essere rappresentati, ma non sono mica sovrani sul resto del mondo. Quello è un delirio. La realtà deve essere affrontata per quello che è, non per quel che si desidera. La qualità di una classe politica (anche d’opposizione) si misura dalla capacità di trasformare i consensi in forza realistica e operativa.

Se per raccoglierli si è detto qualche sproposito, perseverare non è coerenza, ma incoscienza. Se si usano i consensi per poterne avere altri, si perdono. Come è successo nei tre casi all’inizio ricordati. L’interesse comune di un Paese è che chi governa ci riesca, che sappia essere all’altezza. Supporre il contrario, sperare di rivincere per incapacità e fallimento altrui, è la morte della politica. Che nuoce gravemente alla salute delle democrazie. Illude che basti una mano di vernice, del proprio colore. Un’illusione che cade con l’intonaco.

La Ragione

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Mosca: sconcerto per la liberazione dei capi del Reggimento Azov


A sorpresa il Cremlino ha accettato di liberare 215 prigionieri, tra cui i capi del Reggimento Azov e dieci mercenari stranieri, alcuni dei quali condannati a morte. In cambio, ha ottenuto la liberazione di 55 militari russi e di un oligarca ucraino amico

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 27 settembre 2022 – Proprio mentre Vladimir Putin decretava la mobilitazione generale parziale nel tentativo di rafforzare il dispositivo bellico finora dispiegato in Ucraina, tra Mosca e Kiev andava in scena il più massiccio scambio di prigionieri finora realizzato.
Lo scambio ha colto di sorpresa tutti, a partire dalle opinioni pubbliche russa e ucraina, e ha provocato malumori e polemiche a Mosca e nelle repubbliche del Donbass.

215 contro 56

Il Cremlino è riuscito a irritare sia le correnti antifasciste e di sinistra, che evidentemente avevano creduto che il proposito di “denazificare” il paese invaso giustificasse la cosiddetta “operazione militare speciale”, sia quelle di destra e ultranazionaliste, per non parlare dei settori della società russa che tolleravano la guerra pensando però che sarebbero bastati i militari di professione a combatterla.

A provocare l’ira di molti russi è stata la decisione di liberare una gran quantità di combattenti del famigerato Reggimento Azov, la milizia di estrema destra che dal 2014 massacra la popolazione del Donbass in nome di un’Ucraina derussificata e ideologicamente omogenea.
In cambio della liberazione di 108 tra dirigenti e miliziani del Reggimento Azov, arresisi il 20 maggio al termine di un lunghissimo e sanguinoso assedio all’acciaieria Azovstal di Mariupol all’interno della quale si erano asserragliati, e di altri 107 tra soldati di altri reparti, guardie di frontiera, poliziotti, marinai, doganieri, medici e civili, il Cremlino ha ottenuto la “restituzione” del miliardario Viktor Medvedchuk e di 55 tra soldati e ufficiali.

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Parata del Reggimento Azov

L’oligarca amico di Putin

L’evidente sproporzione nello scambio – 215 contro 56 – dà l’idea del peso che Putin attribuisce al miliardario ed ex leader del partito “Piattaforma di Opposizione – Per la vita”, la principale formazione di minoranza nel parlamento ucraino la cui attività è stata sospesa d’autorità dal governo di Kiev perché considerato la longa manus di Mosca. Messo agli arresti domiciliari nel 2021 per tradimento e poi accusato di aver pianificato un colpo di stato per instaurare un governo filorusso a Kiev, nell’aprile scorso l’oligarca aveva tentato di fuggire in Bulgaria travestito da soldato ma era stato nuovamente arrestato.
Medvedchuk è molto vicino a Vladimir Putin: Daryna, la figlia avuta con Oksana Marchenko – celebre conduttrice della tv ucraina sposata nel 2003 – è stata battezzata a San Pietroburgo potendo contare su due padrini del calibro del presidente russo e di Svetlana Medvedeva, moglie dell’attuale primo ministro russo Dmitrji Medvedev.
Possibile, ci si chiede, che la liberazione di Medvedchuk – che tra l’altro non è neanche cittadino russo – giustifichi un colpo così grave alla retorica della “denazificazione dell’Ucraina”, che almeno nei primi mesi del conflitto ha costituito il principale obiettivo dichiarato del Cremlino, insieme alla messa in sicurezza delle comunità russofone del Donbass martoriate da 8 anni di attacchi e bombardamenti da parte di Kiev e in particolare dei battaglioni punitivi – l’Azov, l’Ajdar, il Donbass – frutto della militarizzazione delle varie organizzazioni dell’estrema destra ucraina?
Durante tutti i conflitti avvengono degli scambi di prigionieri, e quello in corso in Ucraina non fa ovviamente eccezione.
Denis Pushilin, il leader della Repubblica Popolare di Donetsk che presto verrà annessa alla Federazione Russa dopo un referendum quanto meno discutibile (in barba al diritto all’autodeterminazione dei popoli che le varie potenze, al di qua e al di là dell’ex cortina di ferro, continuano a strumentalizzare per sostenere i propri interessi) difende l’operato del Cremlino. «Con i miei occhi ho visto come durante il processo di Minsk più di 1.000 dei nostri ragazzi sono stati liberati con l’aiuto di Viktor Medvedchuk che non sarebbero sopravvissuti altrimenti» ha spiegato Pushilin, sottolineando il fecondo ruolo di negoziatore dell’oligarca, in un video pubblicato dall’agenzia di stampa RIA Novosti.
Ma quelli concessi – e in così gran numero – a Kiev non sono prigionieri qualsiasi, sono gli odiatissimi componenti del Reggimento Azov, per scovare i quali i soldati delle milizie del Donbass e dell’esercito russo facevano spogliare gli uomini in fuga da Mariupol alla ricerca di tatuaggi raffiguranti svastiche, rune e altri simboli neonazisti.
Già a fine giugno i russi avevano, in un precedente scambio di prigionieri, liberato 95 combattenti dell’Azovstal, compresi 43 membri dell’Azov.

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Il magnate Viktor Mevdevchuk

Kiev canta vittoriaMa stavolta, tra quelli che hanno recuperato la libertà ci sono il capo del distaccamento della Azov a Mariupol, Denys Prokopenko, il suo vice Svyatoslav Palamar, il comandante ad interim della 36ima brigata dei Marines Serhiy Vlynskyi, il comandante della 12esima brigata della Guardia nazionale, Denys Shleha e infine il comandante della compagnia che dirigeva la difesa delle acciaierie, Oleh Khomenko.
I cinque dovranno astenersi dal partecipare al conflitto e saranno obbligati a risiedere in Turchia “fino alla fine della guerra”, recita l’accordo mediato da Recep Tayyip Erdogan, ma la vittoria simbolica ottenuta dal presidente ucraino Zelenskyi è consistente e si somma ai risultati della controffensiva di Kiev che ha strappato a Mosca migliaia di chilometri di territori occupati.
L’ex comandante del Reggimento Azov e leader del partito di estrema destra “Corpo Nazionale”, che di fatto è un’emanazione dell’unità militare, Andrey Biletsky, sui social ha rivendicato la vittoria: «Ho appena parlato al telefono con Radish, Kalina, tutti hanno uno spirito combattivo e sono persino desiderosi di combattere. Un’altra conferma che Azov è di acciaio. Adesso i ragazzi sono già liberi, ma in un Paese terzo. Rimarranno lì per un po’, ma la cosa principale è già accaduta: sono liberi e vivi».

In libertà anche dieci mercenari stranieri

Come se non bastasse, lo scambio ha portato anche alla liberazione di dieci combattenti stranieri inquadrati nelle forze ucraine: cinque britannici, due statunitensi, un marocchino, un croato e uno svedese. Grazie alla mediazione del principe saudita Mohammed bin Salman, i mercenari sono stati trasferiti a Riad e da qui rimpatriati nei paesi d’origine.
Fra i cinque britannici rilasciati anche Aiden Aslin, catturato a Mariupol ad aprile, e Shaun Pinner; entrambi, insieme al marocchino Brahim Saadoun, erano stati già condannati a morte a giugno da un tribunale della Repubblica Popolare di Donetsk. Ancora all’inizio della settimana scorsa Denis Pushilin aveva avvisato che la fucilazione dei condannati alla pena capitale, per l’applicazione della quale si era personalmente speso, sarebbe stata imminente ma segreta. Segno che Pushilin era probabilmente all’oscuro della trattativa e dell’imminente liberazione dei mercenari che pure erano sotto la sua custodia; le decisioni importanti, non è un mistero, si prendono a Mosca.

Le critiche al Cremlino

E così, mentre in Ucraina si festeggia, sui canali telegram russi e persino su alcuni media ufficiali le critiche e le accuse nei confronti del Cremlino emergono apertamente da parte di chi ha visto improvvisamente sfumare la Norimberga promessa da Putin a carico dell’estrema destra ucraina, che le autorità di Mosca hanno inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e che accusano di aver organizzato l’attentato costato la vita alla figlia di Alexander Dugin, ideologo dello sciovinismo grande-russo.
Tra i più duri il leader ceceno Ramzan Kadyrov – i suoi miliziani hanno dato un contributo fondamentale alla presa di Mariupol e all’assedio dell’Azovstal – secondo il quale «i criminali terroristi non dovrebbero essere scambiati con i soldati». D’ora in poi, ha avvisato Kadyrov dopo aver espresso il suo malumore per non essere stato consultato sullo scambio, le sue milizie «trarranno le proprio conclusioni e non faranno prigionieri i fascisti».
Igor Girkin “Strelkov”, una delle voci più influenti dell’ultranazionalismo russo e tra i primi leader delle repubbliche autoproclamate del Donbass (prima di essere messo da parte da Mosca) ha parlato di «fallimento totale», di una iniziativa «più grave di un crimine, peggiore di un errore, una grande stupidaggine».
Margarita Simonovna Simonyan, direttrice del canale russo d’informazione RT, si è lamentata della mancanza di cerimonie per il ritorno in patria dei prigionieri russi: «Perché i comandanti dell’Azov sono stati liberati? Spero che ne sia valsa la pena» ha scritto sul suo canale Telegram.
«Peggiore della liberazione di nazisti e mercenari può essere solo la nomina di Medvedchuk a qualche incarico nelle Repubbliche di Donetsk e Lugansk o nei territori liberati» ha invece commentato Alexander Diukov, storico e membro della Commissione Presidenziale russa sulle relazioni interetniche.

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Il leader ceceno Kadyrov

Il ruolo di Abramovich, di Erdogan e di bin Salman

Ha generato inquietudine, in Russia, anche il ruolo di un altro oligarca, questa volta russo, Roman Abramovich, che si è personalmente speso per la liberazione dei dieci foreign fighters, e in particolare di quelli britannici. Secondo alcune indiscrezioni circolate nei giorni successivi allo scambio, Abramovich era addirittura sull’aereo che li ha trasportati in Arabia Saudita.

Sul fronte internazionale, poi, emerge la competizione tra Erdogan e bin Salman nel ruolo di pontieri tra Russia e Ucraina. Il leader turco ha saputo, dopo mesi di stallo nelle trattative tra Kiev e Mosca, ottenere un nuovo successo personale dopo aver negoziato a luglio lo sblocco delle navi cariche di grano ancorate nei porti dell’Ucraina meridionale. La vicenda dello scambio ha però visto anche l’emergere dell’Arabia Saudita come mediatore credibile tra i due contendenti. – Pagine Esteri

2791141* Marco Santopadre, giornalista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e del Nord Africa. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale.


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La vittoria di Giorgia Meloni entusiasma l’intera destra neofascista europea


Dagli spagnoli di Vox alla francese Marine Le Pen fino ai tedeschi di Afd, l'ultradestra europea celebra il successo della leader di Fratelli d'Italia.

della redazione

Pagine Esteri, 26 settembre 2022 – Esulta la destra in Europa, non solo quella estrema, per la vittoria straripante di Giorgia Meloni e del suo partito alle legislative italiane. Solo Benito Mussolini e il partito fascista, al quale, senza poterlo affermare pubblicamente, si richiama Fratelli d’Italia, era riuscito cento anni fa ad infondere tanto entusiasmo nella destra del Vecchio Continente. Gli applausi più scroscianti arrivano dalla Francia. Secondo Jordan Bardella, tra i principali dirigenti del Ressemblement National, il partito di Marine Le Pen, “Gli italiani hanno dato una lezione di umiltà all’Ue” di fronte alle presunte minacce della Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen. “Nessuna minaccia – scrive Bardella in un tweet – può fermare la democrazia: i popoli europei alzano la testa e stanno prendendo in mano il loro destino!”.

Felice anche Eric Zemmour, ex giornalista di Le Figaro e leader del partito nazionalista francese Reconquete: “Dalla Svezia all’Italia stiamo vivendo la seconda coalizione di destra vittoriosa in Europa il cui cemento è la questione di identità. Rivolgo tutte le mie congratulazioni alla signora Meloni ed esprimo la mia gioia per il popolo italiano. Un popolo orgoglioso e libero che si rifiuta di morire”. Secondo Zemmour la vittoria della Meloni sarà di buon auspicio per le ambizioni del suo partito e della destra estrema francese.

Sulla stessa linea Vox, il partito neofascista spagnolo al quale Giorgia Meloni ha fatto spesso gli auguri e i complimenti. “Milioni di europei ripongono le loro speranze sull’Italia. Giorgia Meloni ha indicato la strada per un’Europa orgogliosa, libera e di nazioni sovrane, capaci di cooperare per la sicurezza e la prosperità”, ha scritto su Twitter il leader di Vox, Santiago Abascal. Altrettanto entusiasta Afd, partito della destra estrema tedesca con simpatie per il passato nazista. “Congratulazioni all’intera alleanza di centrodestra – scrive sui social Beatrix von Storch, vice leader di Afd. “Insieme agli amici Matteo Salvini e Giorgia Meloni – aggiunge – si può costruire un forte governo di destra. Svezia al nord, Italia al sud: i governi di sinistra sono quelli di ieri”.

Da segnalare la felicità espressa del premier polacco, un ultraconservatore, Mateusz Morawiecki – “Congratulazioni Giorgia Meloni!” – e l’applauso dei neofascisti ungheresi alla leader di Fratelli d’Italia e ai suoi compagni di coalizione. “Complimenti Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi. In questi tempi difficili, abbiamo bisogno più che mai di amici che condividano una visione e un approccio comune alle sfide dell’Europa”, esorta su Twitter Balazs Orban, consigliere del leader ungherese Viktor Orban, il riferimento più importante per l’attuazione di politiche neofasciste e razziste in Europa. Pagine Esteri


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PODCAST. Russia-Ucraina, la guerra si allarga. Biden e la Nato danno altre armi a Zelensky, Putin richiama 300mila riservisti


L'analista Danilo Della Valle a Pagine Esteri: "Le recenti sconfitte di Mosca non significano la sconfitta totale della Russia ma Putin avrà problemi interni: la mobilitazione dei riservisti non piace alla popolazione. La Cina non sta prendendo le distanz

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 22 settembre 2022 – Con il suo ultimo discorso Vladimir Putin ha aperto una nuova fase della guerra cominciata a fine febbraio con l’attacco delle sue truppe all’Ucraina.

Non è passato inosservato il suo riferimento alle armi nucleari: “Per difenderci useremo tutti i mezzi a nostra disposizione”. Dall’altra parte il presidente Usa Biden continua a rifornire Kiev di armi nell’intento, evidente sin dall’inizio, di combattere una guerra americana alla Russia attraverso le truppe ucraine.

Nessuno spiraglio diplomatico in vista.

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pagineesteri.it/2022/09/22/pri…



ARCHEOLOGIA. Gerusalemme. Al Santo Sepolcro riemerge storia millenaria


Procede il restauro del pavimento della Basilica gestiti dalla Custodia francescana di Terra Santa, dall’architetto palestinese Osama Hamdan, dall’archeologa Carla Benelli e da un gruppo di esperti dell’Università La Sapienza di Roma. Riscoperta la sezion

di Nello del Gatto*

Pagine Esteri, 28 settembre, 2022 – Inaugurati lo scorso 14 marzo alla presenza delle comunità religiose cristiane, responsabili dello Status Quo del Santo Sepolcro, procedono i lavori di restauro del pavimento della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Rappresentano la continuazione di quelli realizzati all’edicola della Tomba di Cristo circa sei anni fa a guida del Patriarcato Greco-Ortodosso in nome delle altre confessioni cristiane. Quegli attuali, sono gestiti dalla Custodia di Terra Santa, la speciale provincia francescana che rappresenta la chiesa latina, coordinata nel progetto dall’architetto palestinese Osama Hamdan e dall’archeologa dell’Associazione ProTerra Sancta Carla Benelli. La Custodia si sta avvalendo della cooperazione di un gruppo di esperti dell’Università La Sapienza di Roma. “Abbiamo iniziato dalla Rotonda – ha spiegato il direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, Giorgio Piras – la parte più importante della Basilica, dove si trova l’edicola che secondo la tradizione è costruita sul luogo esatto della sepoltura di Cristo. Sono già emerse tracce di fasi molto antiche: sono stati rinvenuti resti delle fondazioni e dei muri della Basilica costantiniana, e abbiamo scoperto che chi l’ha edificata nel IV secolo ha prima livellato il terreno con pietre di risulta. Sono emersi frammenti di ceramica e di decorazioni risalenti presumibilmente alla stessa epoca. In seguito, dateremo i reperti pezzo per pezzo, perché i romani utilizzavano spesso materiale di risulta per costruire e questo potrebbe riservare qualche sorpresa”.

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Il progetto, che prevede opere di restauro o sostituzione delle piastrelle danneggiate del pavimento nella parte nord della rotonda e scavi della sua area sotterranea, sotto i sette archi e davanti alla Sacra Edicola, dovrebbe essere completato, secondo il programma, entro ventisei mesi ed è finanziato da sponsor e anche da singoli donatori.

La superficie è stata suddivisa in dodici parti e il cantiere procede a blocchi di 100 metri quadrati per volta per non ostacolare le funzioni religiose delle tre comunità e le visite dei pellegrini “La cooperazione tra le tre comunità è la cosa più importante di questo progetto – ha affermato padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa – mostra al mondo intero che è possibile tra cristiani di diverse Chiese e comunità avere un rapporto fraterno e collaborare”.

Il team della Sapienza ha scoperto strati rocciosi della cava di pietra utilizzata per la costruzione originaria della Chiesa. Questi strati, secondo Francesca Romana Stasolla, direttrice dei lavori del sito “hanno differenze di altezza causate da tagli profondi e irregolari, che scendono anche molto in profondità, come si vede in altre aree della basilica. L’operato del cantiere costantiniano – ha aggiunto la Stasolla – aveva come esigenza primaria quella di colmare tali dislivelli per creare un piano unitario ed omogeneo per la realizzazione delle strutture della chiesa e dei suoi annessi. È stato fatto con riempimenti progressivi, utilizzando strati di terreno per drenare l’acqua e livellare le zone più profonde”. Nella rotonda, gli archeologi hanno poi anche portato alla luce un tunnel che era stato in parte già scavato in precedenti ricerche, che si ritiene sia fondamentale per capire e spiegare l’intero sistema di deflusso dell’acqua dell’edificio.

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Da maggio gli archeologi stanno scavando 24 ore su 24 nel sito. “Il lavoro si svolge a ciclo continuo, giorno e notte, e la lavorazione dei materiali prodotti avviene in tempo reale tra Gerusalemme e Roma, dove lavora il resto del team”, ha concluso la Satolla. I primi mesi di lavoro sono stati tra l’altro caratterizzati da una importante scoperta archeologica. I ricercatori, scavando nella chiesa del Santo Sepolcro, hanno infatti riscoperto la sezione principale dell’altare maggiore medievale che si trovava all’apice della chiesa dell’era crociata. Si tratta di una lastra di pietra di 2,5 x 1,5 metri. Poche settimane fa, durante un sopralluogo volto appunto a verificare l’andamento e lo svolgimento dei lavori, gli esperti hanno spiegato nel dettaglio i loro metodi di lavoro; in particolare sono state mostrati campioni di lastre vecchie e lastre nuove, che saranno installate in sostituzione delle lastre danneggiate, evidenziando come la sostituzione tiene conto dello spessore delle lastre, del loro colore etc. Sono state anche spiegate le modalità di assemblaggio.

“Gerusalemme e la stessa Basilica del Santo Sepolcro – ha dichiarato ancora Piras – sono nodi di complesse tensioni politico-religiose. È una situazione che può generare stress, specie nei più giovani: dottorandi, assegnisti e studenti poco più che ventenni con cui condividiamo questa esperienza straordinaria. Ecco perché nel team ci sono persino alcuni psicologi. Il grosso del team in realtà è però composto da archeologi del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, affiancati da tecnici di geologia e ingegneri statici. Il restauro delle pietre del pavimento, invece, sarà realizzato dalla Venaria Reale di Torino con criteri rigorosamente conservativi: le pietre non più utilizzabili saranno sostituite con materiale locale”. Pagine Esteri

*Nello del Gatto è corrispondente estero, autore e conduttore per Radio 3 Rai. Dopo aver lavorato come giornalista di nera e giudiziaria si è dedicato agli esteri, occupandosi di diritti civili. Ha trascorsi sei anni in India come corrispondente dell’ANSA e successivamente a Shanghai con lo stesso ruolo. Dal 2019 è a Gerusalemme.

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94 i migranti libanesi, siriani e palestinesi morti nel naufragio davanti Tartous.


A causa della crisi economica, il numero di persone che hanno lasciato o tentato di lasciare il Libano via mare è quasi raddoppiato nel 2021 rispetto al 2020 ed è aumentato di oltre il 70% nel 2022 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, riferisce

della redazione con notizie di agenzie

(foto-fermo immagine da un video su Twitter)

Pagine Esteri, 23 settembre 2022 – Sale con il passare delle ore il bilancio di vittime della nave di migranti libanesi, siriani e palestinesi che si è capovolta vicino alla città costiera siriana di Tartous. Le ultime notizie riferiscono di almeno 94 morti e la Siria ha confermato che ci sono 20 sopravvissuti in cura all’ospedale di Tartous. Si tratta della più grave tragedia della migrazione libanese. Lo scorso aprile una trentina di migranti morirono in un naufragio causato dalla guardia costiera del paese dei cedri.

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L’imbarcazione aveva lasciato la regione settentrionale libanese di Minyeh con a bordo tra 120 e 150 persone, tra i quali più di 40 bambini, nessuno dei quali è sopravvissuto ha comunicato il ministro dei trasporti libanese Ali Hamiye. Il direttore generale dei porti siriani, Samer Qubrusli, ha aggiunto che le operazioni di ricerca sono ancora in corso nonostante le cattive condizioni del mare a causa di forti venti. Da segnalare che Cipro aveva mobilitato squadre di ricerca lunedì e martedì scorsi quando nel giro di poche ore due navi che trasportavano migranti dal Libano avevano lanciato segnali di soccorso: 300 migranti erano in una imbarcazione, 177 nell’altra. In quei casi, tutti quelli a bordo sono stati salvati.

La giornalista di Al Jazeera, Zeina Khodr, ha fatto visita a una delle famiglie dei dispersi. Una donna le ha spiegato che suo padre intendeva andare in Europa a causa dell’attuale grave crisi economica che affligge il Libano e che ha impoverito gran parte della popolazione. Secondo un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite nel settembre 2021, tre quarti della popolazione libanese vive al di sotto della soglia di povertà.

Decine di persone sulla barca provenivano dal campo per rifugiati palestinesi di Nahr al-Bared vicino a Tripoli, ha detto all’agenzia Reuters Mahmoud Abu Heid, un residente del campo. Le condizioni di vita già difficili per i profughi palestinesi sono peggiorate a causa della crisi economica che ha devastato il Libano negli ultimi tre anni.

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Negli ultimi mesi migliaia di persone – per lo più libanesi, siriani e palestinesi – hanno lasciato il paese dei cedri su zattere nel tentativo di trovare un lavoro e migliori opportunità nei paesi europei. Il numero di persone che hanno lasciato o tentato di lasciare il Libano via mare è quasi raddoppiato nel 2021 rispetto al 2020 ed è aumentato di oltre il 70% nel 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, riferisce l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Pagine Esteri

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LIBANO. Sali Hafiz, la Robin Hood dei risparmiatori traditi dallo Stato


La scorsa settimana Hafiz è entrata in una filiale della Blom Bank e ha prelevato con la pistola in pugno circa 13mila dollari dal conto di sua sorella che erano stati congelati nel 2019, un provvedimento mai legalizzato dal Parlamento. L'articolo LIBANO

della redazione

Pagine Esteri, 23 settembre 2022 – In fuga dalle autorità dopo aver costretto una banca a darle i risparmi di famiglia sotto la minaccia delle armi per curare la sorella malata di cancro, l’architetta libanese di 28 anni Sali Hafiz ripete che non è lei la criminale ma lo Stato. “Siamo nel paese delle mafie. Se non sei un lupo, i lupi ti mangeranno”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters, parlando da una strada di campagna nella valle della Bekaa dove si nasconde da giorni.

La scorsa settimana Hafiz è entrata in una filiale di Beirut della Blom Bank e ha prelevato con la forza circa 13.000 dollari dal conto di sua sorella che erano stati congelati per decisione delle banche commerciali nel 2019, un provvedimento mai legalizzato dal Parlamento.

Il filmato dell’incidente, in cui Hafiz impugna quella che in seguito si è rivelata una pistola giocattolo, in piedi su una scrivania, che ordina ai dipendenti di consegnarle mazzette di dollari, l’ha trasformata in una eroina molto in un paese dove centinaia di migliaia di persone non hanno più accesso ai loro risparmi.

“Forse mi vedono così perché sono stata la prima donna a fare questo una cosa del genere in una società patriarcale in cui la voce di una donna non dovrebbe neanche essere ascoltata”, ha spiegato Hafiz, aggiungendo che non aveva intenzione di fare del male a nessuno ma era stanca dell’inazione del governo. “Sono tutti in combutta per rubarci e lasciarci morire lentamente”, ha commentato.

2789259La giovane “rapinatrice” ha deciso di agire quando sua sorella ha iniziato a perdere la speranza di permettersi cure costose per ritrovare la mobilità e il linguaggio alterato dal tumore e la banca ha rifiutato di rendere disponibili i suoi risparmi.

La Blom Bank sostiene che la sua filiale avrebbe soddisfatto la richiesta di fondi presentata da Hafiz, ma ha chiesto, come fa con tutti i clienti, di presentare la documentazione necessaria per le eccezioni umanitarie. La giovane è tornata due giorni dopo con la pistola giocattolo dei suoi nipoti e una piccola quantità di carburante che ha mescolato con acqua e versato su un impiegato della banca. Prima della sua incursione, ha guardato la serie egiziana Irhab w Kabab (“Terrorista e Kabab”) in cui un uomo frustrato dalla corruzione del governo si impossessa di un edificio statale e chiede kebab per gli ostaggi a causa del prezzo elevato della carne.

Grazie alla sua rapina, Hafiz è riuscita a ottenere 13.000 dollari su un totale di 20.000 – sufficienti per coprire le spese di viaggio per sua sorella e circa un mese di cure – e si è premurata di firmare una ricevuta in modo da non essere accusata di furto. Per garantirsi una possibilità di fuga, ha scritto su Facebook di trovarsi in aeroporto sul punto di partire per Istanbul. Ha quindi indossato un velo e una vestaglia con sotto un fagotto di vestiti sulla pancia per sembrare incinta. “Sono scesa al piano di sotto davanti a tutti, tipo 60 o 70 persone…che mi auguravano buona fortuna per il parto. Sembrava un film”, ha riferito la donna.

Due degli amici di Hafiz con lei durante la rapina sono stati arrestati dopo l’incidente con l’accusa di aver minacciato i dipendenti della banca e averli trattenuti contro la loro volontà. Poi i giudici hanno disposto il loro rilascio su cauzione. Hafiz ha detto che si consegnerà all’autorità una volta che i giudici metteranno fine al loro sciopero che ha rallentato le procedure legali e lasciato i detenuti in attesa di giudizio a languire in prigione.

Tanti libanesi stanno prendendo in mano la situazione, esasperati da una crisi finanziaria che dura da tre anni e che le autorità hanno lasciato aggravare. La scorsa settimana il gesto di Hafiz e di altri sette rapinatori/risparmiatori, ha spinto le banche a chiudere a tempo indeterminato i battenti adducendo problemi di sicurezza e chiedendo protezione da parte del governo. Un passo duramente contestato dalla popolazione che ha manifestato in più occasioni, a Beirut e in altre città. George Haj del sindacato dei bancari afferma che la rabbia dei risparmiatori dovrebbe essere rivolta contro lo Stato libanese, il principale responsabile di una crisi che, peraltro, ha causato la perdita del posto di lavoro di circa 6.000 dipendenti delle banche. Da parte loro le autorità condannano le rapine e assicurano che presto presenteranno un piano di sicurezza per le banche.

Ben diversa è il quadro della situazione che fanno i risparmiatori. Affermano che banchieri e azionisti si sono arricchiti prestando al governo il denaro dei correntisti con interessi elevati. Inoltre, i governi che si sono succeduti dal 2019 ad oggi hanno dato la priorità alla salvezza delle banche e non alle riforme richieste dal Fondo monetario internazionale per garantire al Libano 3 miliardi di dollari nel 2022. Pagine Esteri

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Da Tambroni a Meloni


Similitudini e differenze, ricordando a Giorgia Meloni che il 26% raccolto, è il 26% del 60% dei votanti, cioè poco più del 13% degli italiani

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Avere account su tanti siti scommesse AAMS può portare vantaggi?


Il mondo del betting online diventa sempre più ricco di possibilità per gli appassionati di scommesse. Nell’ultimo biennio, in modo particolare, anche per gli effetti della pandemia, il settore del gambling si sta evolvendo rapidamente e i giocatori si trovano spesso a scegliere tra le diverse proposte dei nuovi bookmakers, più vantaggiose che mai. Districarsi […]

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Israele rafforza la difesa digitale contro la minaccia informatica iraniana


Al culmine della pandemia, poco più di due anni fa, gli hacker iraniani hanno colpito diversi impianti idrici israeliani, in un attacco informatico senza precedenti alle infrastrutture civili del Paese. Si ritiene che abbiano violato il software di funzionamento della pompa dopo essere stati instradati attraverso server americani ed europei per cercare di nascondere la […]

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Iran: per una ciocca di capelli … scricchiola il regime


E' prematuro valutare se queste proteste contro l'obbligo, per le donne, di indossare l'hijab, cambieranno significativamente la politica iraniana, ma potrebbero farlo, perchè la generazione che è in strada non vuole solo abolire questa legge, bensì sta mettendo in discussione il regime; è il regime che vuole cambiare

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Giorgia Meloni ‘osservata speciale’ dagli USA


Il successo della coalizione di centro-destra nel voto del 25 settembre e, in particolare, il successo di Fratelli d’Italia e della sua leader, Giorgia Meloni, aprono una serie di interrogativi importanti sulla futura collocazione internazionale dell’Italia. Anche se, nelle settimane della campagna elettorale, Meloni si è impegnata molto per trasmettere un’immagine rassicurante del suo partito […]

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Lunedì nero Sterlina al minimo storico: ieri la valuta britannica è sprofondata a 1,03 dollari, il valore più basso mai registrato dalla decimalizzazione della moneta nel 1971. Nelle ultime ore il pound ha poi recuperato fino a quota 1,08 dollari.


Elezioni politiche 2022: ‘la storia sono loro’


“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) Cantava Francesco De Gregori che “la storia siamo noi” in un’epoca storica in cui l’orizzonte politico-ideale era governato […]

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Ucraina: Vladimir Putin cambierà il volto della guerra?


Il presidente americano Joe Biden ha recentemente avvertito il presidente russo Vladimir Putin di non “cambiare volto alla guerra” usando armi di distruzione di massa in Ucraina. Le osservazioni di Biden erano forse in risposta all’avvertimento di Putin contro gli attacchi “terroristici” ucraini contro obiettivi civili in Russia e, sulla base del discorso di Putin […]

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Marcos è poco affidabile per l’Alleanza USA-Filippine


La flessibilità della politica estera dell'Amministrazione Marcos prevede di massimizzare la quantità di commercio, assistenza e sostegno politico che le Filippine possono ricevere dalla Cina e dagli Stati Uniti senza alienare nessuna delle due potenze. Così, la retorica pro-USA sposata dall'Amministrazione Marcos non è un indicatore affidabile dell'impegno del Presidente nell'alleanza

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La protesta innescata dalla morte di Mahsa Amini dilaga in oltre 80 città: e stavolta il pugno di ferro rischia di ritorcersi contro la Repubblica Islamica.


China is the elephant in the (Asian) room. Its resolute reaction to the visit of US Speaker of the House Nancy Pelosi to Taipei, its clear will to 're-unify' Mainland China with Taiwan, together with the never-ending disputes in the East China Sea ar…


🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?

Nell’appuntamento di oggi con la nostra rubrica approfondiremo un altro degli investimenti del #PNRR, quello dedicato alla costruzione di 213 nuove scuole.



🏆 Si è conclusa con 23 medaglie di bronzo, 16 d’argento e 8 d’oro la XXII edizione delle Olimpiadi italiane di Informatica!

🌐 Questa edizione ha coinvolto 497 istituti scolastici e quasi 10.



Dall’ONU a ‘The Late Show’, stanno vincendo i diplomatici ucraini


Il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha pronunciato una delle citazioni più memorabili della guerra durante la sua recente visita a New York. Commentando la frettolosa partenza del Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov da una sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Ucraina, Kuleba ha scherzato: “Oggi ho anche notato che i […]

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Qual è la prossima mossa di Israele se l’accordo nucleare con l’Iran fallisce?


Israele ha riflettuto sulle possibili conseguenze delle sue attuali politiche? Senza il JCPOA, la guerra è chiaramente all'orizzonte e non è chiaro se esista un piano B

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Brasile – USA: evangelici sì, ma diversi


Le differenze tra evangelici degli Stati Uniti e evangelici del Brasile che incidono sul voto religioso che nel 2018 ha aiutato Bolsonaro a diventare Presidente. A una settimana dalle elezioni presidenziali in Brasile, non è detto che questa volta gli evangelici scelgano Bolsonaro piuttosto che Lula

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Tabernacoli in rete, street art del medioevo


Qualcuno li ha paragonati alla Street Art: sono i tabernacoli del medioevo, opere d’arte e d’architettura che appaiono lungo le strade della città cui pochi destano attenzione, ma che in passato svolgevano una funzione sociale, di racconto e conforto religioso. Il riferimento non è un azzardo. Anzi, proprio loro possono essere considerati gli antesignani di questa moderna […]

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Online il focus sui principali dati relativi alle alunne e agli alunni con disabilità.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/gli-al…



LibSpace con Giuseppe Benedetto – Analisi dei risultati elettorali


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TRIPOLI DEL LIBANO. La povertà nella “città dei miliardari” provoca una migrazione letale


Mentre molti dei leader settari libanesi investono nelle loro comunità per guadagnare sostegno politico, Tripoli è stata trascurata nonostante la ricchezza dei suoi personaggi politici tra i quali figura il premier Mikati, il quarto più ricco uomo d'affar

Di Timour Azhari e Laila Bassam – Reuters

Pagine Esteri, 27 settembre 2022 – Nella città da cui provengono i politici più ricchi del Libano, i residenti più poveri piangono ancora una volta i loro morti. Tra loro, Mustafa Misto, un tassista della città di Tripoli, e i suoi tre bambini piccoli, i cui corpi sono stati trovati giovedì al largo delle coste siriane dopo aver lasciato il Libano su una nave di migranti che trasportava più di 100 persone.

Il ministro dei trasporti libanese Ali Hamie ha detto alla Reuters che 95 persone sono morte nell’incidente, inclusi 24 bambini e 31 donne. È il viaggio più letale mai partito dal Libano dove la disperazione costringe sempre più persone a tentare la via del mare su barche sovraffollate per cercare una vita migliore in Europa.

Prima di intraprendere lo sfortunato viaggio, Misto si era indebitato pesantemente, vendendo la sua macchina e l’oro di sua madre per sfamare la sua famiglia. Malgrado ciò non poteva permettersi cose semplici, come il formaggio per i panini dei suoi figli, raccontano parenti e vicini.

“Tutti sanno che potrebbero morire, eppure dicono: Forse riuscirò ad arrivare da qualche parte, c’è una speranza”, dice Rawan El Maneh, 24 anni, un cugino di Misto. “Sono andati… non per morire bensì per trasformare le loro vite. Ora sono in una vita nuova. Spero che sia molto meglio di questa qui”.

La tragedia della migrazione ha messo in evidenza l’aumento della povertà nel nord del Libano, a Tripoli in particolare, che sta spingendo sempre più persone a fare scelte disperate, tre anni dopo il devastante crollo finanziario del Paese. Ha anche messo a fuoco le forti disuguaglianze che sono particolarmente acute nel nord: Tripoli è la patria di numerosi politici ultraricchi ma ha goduto molto poco in termini di sviluppo e investimenti.

Mentre molti dei leader settari libanesi investono nelle loro comunità per guadagnare sostegno politico, gli abitanti di Tripoli affermano che la loro città è stata trascurata nonostante la ricchezza dei suoi personaggi politici. Nei giorni scorsi le persone in lutto, riunite per rendere omaggio alle vittime del naufragio nel quartiere povero di Bab al-Ramel di Tripoli, hanno manifestato con rabbia contro i politici della città, tra cui Najib Mikati, il primo ministro e magnate miliardario del Libano. “Siamo in un paese in cui i politici succhiano soldi, parlano soltanto e non hanno alcun riguardo per ciò di cui le persone hanno bisogno”, protesta El Maneh.

Tripoli, la seconda città del Libano con una popolazione di circa mezzo milione di abitanti, era già la più povera prima che il paese precipitasse nella crisi finanziaria, risultato di decenni di corruzione e malgoverno. Mohanad Hage Ali del Carnegie Middle East Center spiega che Tripoli non ha visto grandi investimenti nello sviluppo dalla guerra civile del 1975-90 nonostante l’ascesa politica dei ricchi uomini d’affari della città. “Ciò riflette la crescente disuguaglianza e disparità di reddito nel paese”, afferma.

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foto di Dominic Chavez/World Bank

MILIARDARI E POVERTÀ

Mikati ha fatto gran parte della sua fortuna nelle telecomunicazioni ed è stato classificato da Forbes come il quarto uomo più ricco del mondo arabo nel 2022. Attraverso il suo ufficio, ha detto alla Reuters di essere stato il “più grande sostenitore dello sviluppo socio-economico di Tripoli” per più di 40 anni, attraverso le sue fondazioni di beneficenza. Ha anche detto di comprendere “l’agonia che sta attraversando il popolo libanese in generale e Tripoli in particolare”, a causa della crisi. La villa di Mikati sul mare alla periferia della città è stata un punto di raccolta durante le proteste degli ultimi anni contro la corruzione del governo e la disperazione economica. Un pubblico ministero nell’ottobre 2019 ha accusato il premier di arricchimento illecito per essersi appropriato di fondi di un programma di prestiti sovvenzionati per le case destinate alle famiglie povere. Accuse che Mikati ha negato. Secondo il suo ufficio si tratta di accuse “motivate politicamente allo scopo di rovinare la reputazione del premier”. Un altro giudice ha archiviato il caso all’inizio di quest’anno.

PROBLEMI DELLA REGIONE

Riflettendo lo scollamento tra gli abitanti di Tripoli e i politici locali e la convinzione che nulla cambierà, solo tre persone su 10 in città hanno votato alle elezioni parlamentari di maggio. Il nord è stata una delle regioni più travagliate del Libano dalla fine della guerra civile. La città e le aree circostanti sono state terreno fertile di reclutamento per giovani jihadisti sunniti. Più recentemente, Tripoli è stata un punto focale del peggioramento della situazione legato al collasso finanziario libanese, tanto che il ministro dell’interno Bassam Mawlawi ha annunciato un piano di sicurezza dopo una ondata di crimini e violenze in quella zona.

Diverse dozzine di persone che erano sulla nave dei migranti (affondata) provenivano dal vasto campo profughi palestinese di Nahr al-Bared. C’erano anche molti siriani, di cui circa 1 milione vive in Libano. La crisi economica ha portato la povertà alle stelle, con l’80% della popolazione di circa 6,5 ​​milioni ridotta in miseria, secondo le Nazioni unite. Il governo ha fatto poco per affrontare la crisi che la Banca Mondiale ritiene “orchestrata” dall’élite attraverso la sua presa sfruttatrice sulle risorse del paese.

Altri avevano tentato il viaggio in mare la scorsa settimana: Cipro ha salvato 477 persone a bordo di due navi che avevano lasciato il Libano. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati riferisce che 3.460 persone hanno lasciato o tentato di lasciare il Libano via mare quest’anno, più del doppio rispetto all’intero 2021.

Tra coloro che sono morti sulla barca che trasportava Misto c’erano anche una donna e i suoi quattro figli della regione settentrionale di Akkar. Il padre è uno dei pochi sopravvissuti. Per il sindaco Yahya Rifai la crisi in atto è la peggiore della guerra civile. “Non so cosa che non va in questi politici…Dovranno rispondere di tutto questo”, ha avvertito. Pagine Esteri

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Materasso in memory foam: caratteristiche e vantaggi


I materassi in memory foam rappresentano una delle principali innovazioni che caratterizzano la moderna industria del bedding e dei sistemi per il riposo. L’utilizzo di questo materiale di moderna generazione ha reso obsolete soluzioni più ‘tradizionali’ come, ad esempio, i materassi imbottiti di lana o di piume. Al contempo, i supporti in memory assicurano un […]

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Fumetterie, è boom di vendite nel 2022: come se ne promuove una?


Negli ultimi anni l’industria dei fumetti ha registrato un forte aumento di popolarità, soprattutto in seguito al periodo del lockdown. Molti si sono avvicinati alle serie Tv e agli anime, e di riflesso hanno iniziato ad espandere la propria cultura, ricorrendo ai fumetti. In sintesi, in Italia i giovani e i meno giovani stanno riscoprendo […]

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Schiavi a Zanzibar: Tre Testimonianze Ottocentesche


Il Mercato degli Schiavi a Zanzibar raggiunse il massimo sviluppo nel XVIII e nella seconda metà del XIX secolo. Schiavismo Islamico ed Europeo Lo studio dello schiavismo e delle sue ramificazioni storiche è di estremo interesse.Continue reading

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