Taiwan suscita la paura degli alleati USA di venire intrappolati in Asia
Il rischio che le azioni degli Stati Uniti possano aumentare le tensioni, o addirittura avviare un conflitto a Taiwan preoccupa Australia e Giappone e Washington stenta a capire che i suoi alleati non vogliono dimostrazioni di forza americana nell'area
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Il mito di una nascente ‘NATO mediorientale’
Israele vuole stringere un'alleanza militare con gli Stati del Golfo per controllare l'Iran. Ma le ambizioni israeliane rischiano troppo e offrono troppo poco. Gli Stati del Golfo respingono il progetto di Israele e dialogano con l'Iran
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Cina: quanto durerà il terzo mandato di Xi Jinping?
La difficoltà di prevedere quanto durerà il terzo mandato (più che probabile) di XI e di quanto supporto avrà bisogno dalle fazioni rivali nel partito. Nel partito si sono formate diverse fazioni, bisognerà vedere quanto è forte XI rispetto a queste opposizioni interne. Si parla di blindare i suoi sostenitori con un terzo mandato a vita. E' stato difficile per i leader cinesi rimanere rilevanti per sempre
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🔍 #PNRRIstruzione, quanto ne sai?
Nella rubrica di oggi approfondiremo insieme un’altra linea di investimento del #PNRR, quella dedicata all’educazione motoria e allo sport a scuola.
Nobel per l’economia 2022: una stridente contraddizione
Anche quest’anno puntualmente il premio Nobel viene assegnato a tre studiosi degli Stati Uniti (Ben Bernanke, Douglas Diamond e Philip Dybvig) come ormai da sempre ed incuranti del fatto che quel modello socioculturale rappresentato da un pensiero unico ha portato al caos il Paese che l’ha cavalcato. I premiati di quest’anno in scienze economiche, si legge nelle […]
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Ucraina e Moldova si mobilitano per disarmare l’arma energetica di Vladimir Putin
La Russia potrebbe aver sperato che la stagione di riscaldamento iniziata il 1 ottobre sarebbe iniziata con il botto per infliggere più dolore ai mercati energetici nervosi d’Europa. Tuttavia, finora il Cremlino ha avuto poco da esultare. La notizia degli ultimi giorni di settembre che i gasdotti russi del Nord Stream erano stati sabotati ha […]
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Dal Pianeta Terra allarme per l’Amazzonia futura savana
“Ambiente e sviluppo sostenibile sono due parole che col tempo stanno perdendo di significato, se ne fa uso in maniera vaga: la questione fondamentale è l’alfabetizzazione, cioè rendere evidente a tutti il problema che stiamo vivendo, fornendo le chiavi e gli strumenti per comprendere beneche si tratta del più grave problema che l’umanità abbia avuto […]
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Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 l’11 ottobre 2022
L’11 ottobre 2022, a partire dalle ore 10.30, il nostro Presidente Giuseppe Benedetto è stato ospite di Roberto Inciocchi a “Start” su Sky TG 24.
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REPORTAGE. Tra uliveti e “terra di nessuno”: i lavoratori migranti nella Sicilia occidentale
di Emma Wallis, articolo pubblicato il 7 ottobre 2022 da Infomigrants* (infomigrants.net/en/)
(foto screenshot da TG RAI regionale)
(traduzione dall’inglese a cura di Pagine Esteri)
Pagine Esteri, 11 ottobre 2022 – Negli ultimi dieci anni il campo migranti di Campobello di Mazara, nella Sicilia occidentale, è diventato una “terra di nessuno insalubre”. Le autorità regionali dicono che è così pericoloso che anche la polizia non va lì. InfoMigrants ha dato un’occhiata all’interno.
Per arrivarci è necessario guidare ad ovest dal capoluogo Palermo, verso le città di Trapani e Mazara del Vallo. Fuori dalle strade principali, lungo viuzze ventose e piene di buche, attraverso città povere, dall’aspetto quasi abbandonato, costituite da tetti piatti, abitazioni a un piano, tende sbrindellate che soffiano nella brezza serale, ci sono i resti di un cementificio abbandonato.
Da un lato della strada ci sono uliveti e dall’altro cumuli di rifiuti, accatastati più in alto di un’auto. Bottiglie di plastica per lo più, pacchetti vuoti, barattoli di latta arrugginiti e mosche. Mentre ci avviciniamo all’ingresso di questo insediamento, alcuni giovani dell’Africa subsahariana osservano la strada. La loro pelle sembra gessosa e callosa, le spalle accasciate, i vestiti impolverati ea volte strappati.
È qui nella Sicilia occidentale che un campo informale si riempie ogni anno di centinaia, a volte più di 1.000 lavoratori migranti, per lo più dall’Africa subsahariana, che vengono a raccogliere. Per molti in Sicilia, questo luogo è diventato una “terra di nessuno”.
“Anche la polizia non ci va”
Il capo dell’Ufficio regionale siciliano per l’immigrazione, Michela Bongiorno e la sua squadra, affermano che può essere pericoloso entrarvi. “Non si entra da soli”, avvertono, “anche la polizia non entra”. Fanno in modo da farci incontrare i mediatori culturali e traduttori locali Jonny Affun, Albert Kalenda Kabongo e Simona Scovazzo vicino al campo per aiutarci ad accedere. Bongiorno descrive le condizioni lì come “disumane” e riferisce che all’interno si svolgono spaccio di droga e attività mafiose.
“Non c’è luce né acqua. Immagina le grandi difficoltà che stanno affrontando [i migranti]. È molto difficile, è un’area abbandonata dove nessuno ha il controllo”, spiega Jonny, un traduttore nigeriano, arrivato lui stesso come migrante dal Mediterraneo circa 16 anni fa.
E’ fine settembre, la raccolta delle olive si avvia ai primi di ottobre. I residenti del campo hanno iniziato ad arrivare. In fondo a un vicolo, dietro i mucchi di spazzatura sul davanti, si apre una specie di viottolo, fiancheggiato da poltrone abbandonate e vecchi sedili per auto. Alcuni uomini siedono tra loro mentre i cani randagi vagano intorno. Un uomo sta cucinando su un fuoco aperto, una grande pentola di metallo in equilibrio sopra le fiamme. La cenere vola nella brezza e il fumo oscura le dimore sbrindellate fatte di pezzi di legno abbandonati, lamiera ondulata e vecchi muri fatiscenti.
Leader autoproclamati
Al comando sembrano essere due senegalesi in piedi vicino al fuoco. Non vogliono essere registrati o filmati e non ci lasciano parlare con nessun altro prima che abbiano deciso se possiamo restare. L’ostilità è palpabile. L’anno scorso, alla fine di settembre, un incendio ha squarciato una parte del campo, provocando la morte di un giovane lavoratore migrante di nome Omar Baldeh. Il suo corpo è stato trovato bruciato dove aveva dormito.
L’emittente statale italiana Rai è entrata nel campo quasi un anno dopo e ha chiesto a uno dei due sedicenti leader del campo cosa fosse cambiato da allora. “Niente. Semmai è peggiorato”, fu la sua risposta. “Siamo ancora noi qui, gente del Gambia, del Mali, del Senegal e dei tunisini. Vedi degli italiani che raccolgono le olive da queste parti?”
Olive raccolte a mano
Ogni anno circa 1.000-1.300 persone vengono nella regione per lavorare tra settembre e dicembre, raccogliendo le olive a mano per la raccolta. La maggior parte di loro proviene dal Mali, dal Senegal, dal Gambia, dal Burkina Faso, dalla Tunisia, dal Marocco, dal Pakistan e alcuni ora dal Bangladesh, spiega Simona Scovazzo, mediatrice culturale che sembra conoscere molti nel campo.
“Questa è una zona compresa tra due comuni, Castelveltrano e Campobello di Mazara, dove c’è una concentrazione di olivicoltura. Qui produciamo un’oliva speciale che può essere usata per l’olio extravergine di oliva e anche da mangiare come spuntino”. Ma Scovazzo, che da una decina di anni opera sul territorio, ammette dopo la giornata di lavoro gli uomini sono costretti a vivere in condizioni che sono un mondo a parte da questa industria gastronomica.
“All’interno del campo non ci sono servizi. Non c’è acqua corrente, elettricità, servizi igienici, quindi i ragazzi qui fanno del loro meglio”, dice. “Ad esempio, faranno bollire l’acqua e poi la distribuiranno attraverso il campo. Hanno costruito piccoli spazi doccia per questo e ci sono aree “toilette”. Di notte, accendono fuochi in modo che si possa vedere, poiché non ci sono luci all’interno il campo.”
Funzionano anche i generatori a benzina, che forniscono l’elettricità a un televisore per l’intrattenimento, dice uno dei capi del campo a InfoMigrants. Ma è stato un generatore a causare l’incendio anche nel 2021, spiega Jonny.
Nessun posto dove andare
Non tutti coloro che vivono nelle cementerie abbandonate hanno contratti di lavoro. Simona Scovazzo spiega che le persone finiscono qui per motivi diversi. “Alcuni di loro semplicemente non riescono a trovare un posto in affitto, quindi vengono qui. E non vengono forniti abbastanza posti ufficiali. Altri forse hanno avuto un permesso di soggiorno ma potrebbe essere scaduto e ora, senza un indirizzo, non sono in grado di rinnovarlo”.
Altri, aggiunge, si accampano per tutta la durata del raccolto in piccole tende vicino ai campi, ricoperte di plastica per proteggersi dalle frequenti piogge durante questa stagione. Anche se alcuni affermano di essere in possesso di documenti, dice Jonny Affun, la maggior parte degli uomini del campo sono costretti a rimanere lì perché non hanno uno status legale. “Cercano di sopravvivere lì (dentro la fabbrica di cemento abbandonata) perché la maggior parte di loro sopravvive senza documenti”, aggiunge. “Alcuni anni fa lì vivevano meno migranti, ma dopo le leggi Salvini (leggi sulla migrazione e sulla sicurezza approvate nel 2018 che hanno revocato alcune protezioni e reso più difficile in alcuni casi l’ottenimento dei permessi di soggiorno e di lavoro) molti di loro hanno perso i documenti e quindi non hanno altro posto dove andare”.
Nel frattempo, la situazione all’interno del campo peggiora di giorno in giorno, spiega Affun. “Si vede la quantità di rifiuti all’ingresso. Questo perché negli ultimi due anni non è passato nessuno a sgomberare. Quei ragazzi sono sempre arrabbiati, non vogliono parlare, sono stanchi, non hanno documenti, nessun posto dove andare, nessun posto dove lavorare. Anche alcuni di loro con i documenti lì dentro, non riescono a trovare un posto da affittare. Quando chiamano e chiedono se possono affittare una casa, i cittadini chiedono: “di dove sei?”. Quando rispondono “dall’Africa”, gli viene detto “non c’è una casa da affittare”. Quindi sono costretti a vivere in quello spazio”.
Affun pensa che le autorità debbano parlare di più con i lavoratori migranti per vedere cosa vogliono. “Molte di quelle persone che lavorano, non conoscono i loro diritti e un contratto di lavoro. È davvero importante dare informazioni e insegnare a queste persone i loro diritti fondamentali”.
Nuovi progetti
La regione siciliana sta cercando di fare qualcosa. La responsabile dell’ufficio per la migrazione, Michela Bongiorno, è stata impegnata con i comuni della Sicilia occidentale per prendere possesso dei terreni confiscati alla mafia e rilanciare i borghi marinari abbandonati dai residenti andati in città in cerca di lavoro.
Alcuni lavoratori migranti sono già ospitati in un centro di accoglienza SPRAR pulito a cinque minuti di auto da Campobello, e accanto ad esso sono state costruite anche 300 nuove cabine in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR per ospitarne altri.
«Il problema dell’alloggio è davvero serio», dice Bongiorno. “I lavoratori stagionali che vengono per alcuni mesi dovrebbero poter vivere in condizioni igieniche, ma io sono contraria all’idea che questi campi esistano tutto l’anno. Se le persone vivono nella nostra regione per tutto l’anno, dovrebbero essere adeguatamente integrate. Ecco perché stiamo avviando nuovi progetti per farlo”.
Diritti per i lavoratori
Una nuova campagna, “Diritti negli Occhi”, mira a fornire un sistema di alloggi, trasporti e infrastrutture sponsorizzato dallo Stato affinché i lavoratori stagionali possano arrivare nei campi, vivere in luoghi igienici ed evitare lo sfruttamento. In precedenza, questi progetti erano offerti solo a chi aveva un permesso di soggiorno, ma si spera di offrire alloggi sanitari sicuri a tutti coloro che lavorano nella zona, al fine di spezzare la morsa dei contratti di lavoro abusivi e dello sfruttamento che alcuni agricoltori richiedono ai loro lavoratori e che alimenta questo ciclo di povertà e abusi.
Secondo TP24, un giornale online per la provincia di Trapani e la Sicilia occidentale, due progetti finiranno per migliorare la situazione, con un costo stimato di quasi 2,6 milioni di euro. Mirerebbero a costruire ostelli per i lavoratori stagionali e ad assicurare che tutti abbiano contratti di lavoro adeguati, anche se il tempo necessario per installarli “potrebbe essere lungo”.
Nel frattempo, dice Jonny Affun, la situazione per i lavoratori è desolante. “Alcune di queste persone lavorano dieci ore al giorno e percepiscono a malapena 30 euro di compenso. Quando finiscono la giornata sono davvero stanche, è quello che è successo al fratello guineano morto nell’incendio l’anno scorso. Era così stanco, si è addormentato e nel frattempo l’intero campo è andato a fuoco. Un altro incendio è accaduto anche quest’anno. Il governo è arrivato, parlano, parlano, ma non è stato fatto nulla. Finora non c’è una soluzione. È molto deprimente. Gli stessi incidenti accaduti allora potrebbero ripetersi di nuovo”. Pagine Esteri
Link dell’articolo in lingua inglese
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PETROLIO. Biden “deluso” dagli alleati sauditi, Riyadh resta amica di Putin
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 11 ottobre 2022 – «Il petrolio non è un’arma e l’Arabia saudita non intende politicizzare questa risorsa». Prova ad allentare la tensione con Washington il ministro di Stato saudita per gli affari esteri, Adel al Jubeir, dopo il taglio annunciato dall’Opec+ della produzione globale di petrolio di due milioni di barili al giorno. Intervistato dalla Fox news, Al Jubeir ha fatto il possibile per smentire che il taglio sia avvenuto di concerto con la Russia, uno dei paesi associati all’Opec+. «Il petrolio, ai nostri occhi, è un bene importante per l’economia globale, in cui abbiamo un grande interesse», ha affermato il ministro saudita prima di ricordare i legami storici tra Washington e Riyadh. Ma le sue parole non bastano a stemperare la «delusione» profonda espressa qualche ora prima da Joe Biden che si sente tradito dal principale partner arabo. Il presidente americano ha reagito ordinando al Dipartimento dell’Energia di mettere sul mercato a novembre 10 milioni di barili dalla Strategic Petroleum Reserve (SPR), la più grande riserva mondiale di greggio, istituita nel 1975. Un passo che preoccupa alcuni esperti. La riserva di emergenza è già ai livelli più bassi dal 1984. Politico la scorsa settimana scriveva che Repubblicani e Democratici valutano diverse azioni, anche punitive, contro l’Opec+ ma appaiono tutte poco credibili.
Dopo il viaggio a Gedda di tre mesi fa che, tra le altre cose, aveva sancito la riconciliazione con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – accusato di aver ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi-, Biden si attendeva da Riyadh una collaborazione più stretta, a cominciare dall’isolamento della Russia. E subito dopo il mantenimento di livelli elevati di produzione del greggio per contenere il costo del barile e dare una mano alle economie occidentali minacciate da un quadro energetico sempre più preoccupante per le conseguenze delle sanzioni contro il Cremlino. E invece i sauditi, di concerto proprio con la «nemica» Mosca, mentre gli Usa fanno di tutto per colpire Vladimir Putin, sono stati decisivi per il taglio della produzione. «Stiamo valutando una serie di alternative, ma non è ancora stata presa una decisione finale», ha affermato Biden, aggiungendo di non rimpiangere il suo viaggio in Arabia Saudita. «La mia visita non ha riguardato solo il petrolio, anzi era incentrata sulla stabilizzazione del Medio Oriente e di Israele», ha precisato per sottrarsi alle critiche che lo sommergono in queste ore.
Funzionari dell’Amministrazione Usa confermano che la Casa Bianca aveva fatto il possibile per impedire il taglio della produzione dell’Opec ed evitare che il prezzo della benzina negli Usa aumenti mentre si avvicinano le elezioni di medio termine e il Partito Democratico lotta per mantenere il controllo del Congresso. Biden il mese scorso aveva spedito in Arabia saudita Amos Hochstein, l’inviato speciale per l’energia, e il funzionario della sicurezza nazionale Brett McGurk per discutere di questioni energetiche e della decisione dell’Opec+. Non è servito ad impedire il taglio alla produzione del greggio. Stando alle indiscrezioni gli inviati statunitensi avrebbero cercato di mettere i sauditi di fronte a un aut aut: «noi o la Russia». La risposta del ministro dell’energia di Riyadh, il principe Abdulaziz bin Salman, è stata eloquente. «Ci preoccupiamo prima di tutto degli interessi del regno dell’Arabia saudita, quindi degli interessi dei paesi membri dell’Opec e dell’alleanza OPEC +». In poche parole: noi con Putin non rompiamo, continuiamo a collaborare e pensiamo solo a come evitare che l’economia saudita vada in recessione.
Intervistato dalla Reuters Ben Cahill, ricercatore presso il Center for Strategic and International Studies, ha affermato che i sauditi sperano che i tagli alla produzione garantiscano entrate sufficienti. «Il rischio macroeconomico sta peggiorando. I sauditi sapevano che il taglio avrebbe irritato Washington ma stanno gestendo il mercato», ha spiegato. A Riyadh puntano l’indice contro l’insufficiente capacità di raffinazione negli Usa e non condividono l’iniziativa americana per un tetto massimo del prezzo del petrolio russo che ritengono un meccanismo di controllo non di mercato che potrebbe essere utilizzato da un cartello di consumatori contro i produttori.
Negli Usa si sono convinti che l’Opec+ si stia progressivamente allineando con la Russia e al Congresso i Democratici hanno chiesto il ritiro delle truppe statunitensi dall’Arabia saudita. «Pensavo che lo scopo principale della vendita di armi agli Stati del Golfo, nonostante le loro violazioni dei diritti umani, l’assurda guerra nello Yemen, il lavoro contro gli interessi degli Stati uniti in Libia, Sudan, fosse che il Golfo avrebbe scelto l’America e non la Russia/Cina durante una crisi internazionale» ha scritto su Twitter il senatore Chris Murphy, un Democratico. Parole che rappresentano un attacco frontale alla decisione presa da Biden nei mesi scorsi di rilanciare le relazioni con Riyadh. Pagine Esteri
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BEN(E)DETTO 11 ottobre 2022
Coloro che, legittimamente, in Italia vogliono chiamarsi conservatori, ci spieghino se intendono ispirarsi alla Le Pen o alla Thatcher. Cambia tutto. Ma proprio tutto.
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Il Presidente Giuseppe Benedetto ospite a “Start” su Sky TG 24 l’11 ottobre 2022
L’11 ottobre 2022, a partire dalle ore 10.30, il nostro Presidente Giuseppe Benedetto sarà ospite di Roberto Inciocchi a “Start” su Sky TG 24.
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PETROLIO. Biden “deluso” dagli alleati sauditi, Riyadh resta amica di Putin
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 11 ottobre 2022 – «Il petrolio non è un’arma e l’Arabia saudita non intende politicizzare questa risorsa». Prova ad allentare la tensione con Washington il ministro di Stato saudita per gli affari esteri, Adel al Jubeir, dopo il taglio annunciato dall’Opec+ della produzione globale di petrolio di due milioni di barili al giorno. Intervistato dalla Fox news, Al Jubeir ha fatto il possibile per smentire che il taglio sia avvenuto di concerto con la Russia, uno dei paesi associati all’Opec+. «Il petrolio, ai nostri occhi, è un bene importante per l’economia globale, in cui abbiamo un grande interesse», ha affermato il ministro saudita prima di ricordare i legami storici tra Washington e Riyadh. Ma le sue parole non bastano a stemperare la «delusione» profonda espressa qualche ora prima da Joe Biden che si sente tradito dal principale partner arabo. Il presidente americano ha reagito ordinando al Dipartimento dell’Energia di mettere sul mercato a novembre 10 milioni di barili dalla Strategic Petroleum Reserve (SPR), la più grande riserva mondiale di greggio, istituita nel 1975. Un passo che preoccupa alcuni esperti. La riserva di emergenza è già ai livelli più bassi dal 1984. Politico la scorsa settimana scriveva che Repubblicani e Democratici valutano diverse azioni, anche punitive, contro l’Opec+ ma appaiono tutte poco credibili.
Dopo il viaggio a Gedda di tre mesi fa che, tra le altre cose, aveva sancito la riconciliazione con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – accusato di aver ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi-, Biden si attendeva da Riyadh una collaborazione più stretta, a cominciare dall’isolamento della Russia. E subito dopo il mantenimento di livelli elevati di produzione del greggio per contenere il costo del barile e dare una mano alle economie occidentali minacciate da un quadro energetico sempre più preoccupante per le conseguenze delle sanzioni contro il Cremlino. E invece i sauditi, di concerto proprio con la «nemica» Mosca, mentre gli Usa fanno di tutto per colpire Vladimir Putin, sono stati decisivi per il taglio della produzione. «Stiamo valutando una serie di alternative, ma non è ancora stata presa una decisione finale», ha affermato Biden, aggiungendo di non rimpiangere il suo viaggio in Arabia Saudita. «La mia visita non ha riguardato solo il petrolio, anzi era incentrata sulla stabilizzazione del Medio Oriente e di Israele», ha precisato per sottrarsi alle critiche che lo sommergono in queste ore.
Funzionari dell’Amministrazione Usa confermano che la Casa Bianca aveva fatto il possibile per impedire il taglio della produzione dell’Opec ed evitare che il prezzo della benzina negli Usa aumenti mentre si avvicinano le elezioni di medio termine e il Partito Democratico lotta per mantenere il controllo del Congresso. Biden il mese scorso aveva spedito in Arabia saudita Amos Hochstein, l’inviato speciale per l’energia, e il funzionario della sicurezza nazionale Brett McGurk per discutere di questioni energetiche e della decisione dell’Opec+. Non è servito ad impedire il taglio alla produzione del greggio. Stando alle indiscrezioni gli inviati statunitensi avrebbero cercato di mettere i sauditi di fronte a un aut aut: «noi o la Russia». La risposta del ministro dell’energia di Riyadh, il principe Abdulaziz bin Salman, è stata eloquente. «Ci preoccupiamo prima di tutto degli interessi del regno dell’Arabia saudita, quindi degli interessi dei paesi membri dell’Opec e dell’alleanza OPEC +». In poche parole: noi con Putin non rompiamo, continuiamo a collaborare e pensiamo solo a come evitare che l’economia saudita vada in recessione.
Intervistato dalla Reuters Ben Cahill, ricercatore presso il Center for Strategic and International Studies, ha affermato che i sauditi sperano che i tagli alla produzione garantiscano entrate sufficienti. «Il rischio macroeconomico sta peggiorando. I sauditi sapevano che il taglio avrebbe irritato Washington ma stanno gestendo il mercato», ha spiegato. A Riyadh puntano l’indice contro l’insufficiente capacità di raffinazione negli Usa e non condividono l’iniziativa americana per un tetto massimo del prezzo del petrolio russo che ritengono un meccanismo di controllo non di mercato che potrebbe essere utilizzato da un cartello di consumatori contro i produttori.
Negli Usa si sono convinti che l’Opec+ si stia progressivamente allineando con la Russia e al Congresso i Democratici hanno chiesto il ritiro delle truppe statunitensi dall’Arabia saudita. «Pensavo che lo scopo principale della vendita di armi agli Stati del Golfo, nonostante le loro violazioni dei diritti umani, l’assurda guerra nello Yemen, il lavoro contro gli interessi degli Stati uniti in Libia, Sudan, fosse che il Golfo avrebbe scelto l’America e non la Russia/Cina durante una crisi internazionale» ha scritto su Twitter il senatore Chris Murphy, un Democratico. Parole che rappresentano un attacco frontale alla decisione presa da Biden nei mesi scorsi di rilanciare le relazioni con Riyadh. Pagine Esteri
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USA. Milioni di americani rischiano la fame. I buoni pasto di Biden non bastano
della redazione con dati e notizie diffusi in rete dalla Reuters
Pagine Esteri, 6 ottobre 2022 – Grace Melt ha fatto la sua prima visita alla dispensa alimentare di Nourishing Hope di Chicago ad agosto. Durante la pandemia di COVID-19 aveva utilizzato buoni pasto emessi dal governo federale per acquistare generi alimentari mentre era disoccupata per un infortunio al ginocchio. Ma quest’estate, i buoni pasto non sono riusciti a tenere il passo dell’aumento dei prezzi del negozio di alimentari e per la prima volta è dovuta andare alla ricerca di una fornitura gratuita di cibo. “Non è sicuramente abbastanza. Non bastano mai fino alla fine del mese”, ha detto Melt a proposito dei buoni pasto. “E ora che sono aumentati i prezzi non puoi far altro che venire qui, in un centro dove donano cibo”.
L’aumento della fame (negli Usa) è un problema serio per l’immagine e le ambizioni del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che si prepara a ospitare la prima conferenza della Casa Bianca su fame, nutrizione e salute in oltre 50 anni e si dice impegnato a eliminare la fame negli Stati Uniti entro il 2030. A causa dell’inflazione (alta) gli elettori potrebbero punire il Partito Democratico nelle elezioni di medio termine. L’andamento dell’economia infatti è la priorità per gli elettori Usa, secondo un sondaggio Reuters/Ipsos. L’amministrazione Biden ha aumentato i finanziamenti per i buoni pasto quasi un anno fa ma allo stesso tempo ha acquistato la metà del cibo rispetto all’amministrazione Trump nel 2020 per banche alimentari, scuole e riserve indigene, secondo i dati ottenuti dall’agenzia statunitense USDA.
L’aumento dei prezzi dei generi alimentari sta erodendo il valore reale dei buoni pasto su cui sembra puntare l’attuale amministrazione per combattere la fame tra gli statunitensi. Quest’anno i buoni hanno un valore medio di 231 dollari a persona al mese. Troppo poco di fronte all’inflazione galoppante. Ciò ha costretto più americani a rivolgersi alle banche alimentari che a loro volta hanno ricevuto meno cibo dal governo.
L’indice dei prezzi al consumo per il cibo è salito al 13,5% ad agosto, l’aumento più sostenuto in 12 mesi dal 1979, secondo il Bureau of Labor Statistics. I prezzi dei generi alimentari sono cresciuti a livelli record dall’invasione russa del principale produttore di cereali, l’Ucraina. E co0sì anche i livelli di fame quest’estate sono saliti a punti mai raggiunti, neppure durante la pandemia nel 2020 quando i lockdown hanno gettato nel caos le catene di approvvigionamento.
“Questo problema era migliorato nel 2021, poi è nuovamente e rapidamente peggiorato” spiega Vince Hall, Chief Government Relations Officer di Feeding America, la più grande rete di banche alimentari della nazione. “La maggior parte delle nostre banche del cibo vede allungarsi le file di persone ogni settimana che passa”. Per alcuni occorre spendere di più in buoni pasto o distribuire contanti perché offrono alle persone più scelta rispetto alle dispense alimentari e vanno anche a vantaggio delle imprese locali.
L’insufficienza alimentare per le famiglie con bambini è salita al 16,21% lo scorso luglio quando quasi 1 famiglia su 6 ha dichiarato di non avere, talvolta o molto spesso, da mangiare a sufficienza, secondo i dati della Household Pulse Survey dell’US Census Bureau. Si tratta della percentuale più alta da dicembre 2020. La fame tra i bambini era scesa al 9,49% nell’agosto 2021 in parte a causa dei pagamenti del credito d’imposta per i bambini, secondo l’US Census Bureau.
La fame si era attenuata nel 2021 dopo che le amministrazioni Trump e Biden hanno distribuito sussidi per la pandemia alle famiglie per l’acquisto di generi alimentari, consegnato miliardi di scatole di cibo di emergenza e inviato pagamenti mensili del credito d’imposta per i bambini. Nell’anno 2020, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha speso 8,38 miliardi di dollari per 4,29 miliardi di libbre di cibo destinato a dispense alimentari, scuole e riserve indigene. Ma la spesa alimentare è diminuita costantemente, di quasi il 42% dal 2020 al 2022, fino ai 3,49 miliardi di dollari, il livello più basso dal 2018. L’agenzia ha acquistato solo 2,43 miliardi di libbre di cibo nell’ultimo anno, secondo i dati acquisiti da Reuters.
L’USDA ha cercato di compensare il calo degli acquisti di cibo con ulteriori sussidi per l’assistenza nutrizionale supplementare. Ma l’aiuto aggiuntivo è stato limitato dai costi più elevati…L’USDA ha recentemente annunciato che acquisterà altri 943 milioni di dollari in generi alimentari entro il 2024, utilizzando i fondi della Commodity Credit Corporation, normalmente stanziati per prestiti e pagamenti agli agricoltori statunitensi colpiti da disastri o dai bassi prezzi delle materie prime. Il dipartimento dell’agricoltura da parte sua ha riferito di un taglio drastico ai finanziamenti per la pandemia autorizzato dal Congresso che ha limitato il potere di spesa dell’agenzia per gli alimenti e le scuole.
Feeding America lamenta il taglio di 430 miliardi di dollari per alcune misure aggiuntive di assistenza alimentare dalla legge sulla riduzione dell’inflazione firmata ad agosto, inclusi gli investimenti nell’alimentazione infantile e un programma EBT da impiegare quando i pasti scolastici non sono disponibili. “Nelle versioni precedenti di questo disegno di legge c’erano priorità straordinariamente importanti per combattere la fame, che però non ci sono nell’ultima versione”, ha protestato.
RACCOLTI INSUFFICIENTI
Quest’anno, l’USDA acquisterà poco più della metà del cibo comprato al culmine della pandemia, mentre le donazioni dei negozi di alimentari e dei distributori sono diminuite e le aziende fermano le catene di approvvigionamento e riducono al minimo gli sprechi. Il Greater Chicago Food Depository, uno dei maggiori distributori di cibo alle dispense alimentari locali, prevede di ottenere quest’anno poco più di un terzo del cibo ricevuto dall’USDA durante l’anno fiscale 2021 (da luglio 2020 a giugno 2021).
E mentre le scorte di cibo si riducono, l’inflazione sta spingendo per la prima volta più americani verso le banche alimentari. Nell’area di Chicago hanno visto un aumento del 18% dei visitatori a luglio, rispetto a un anno prima. Eppure i buoni pasto costituivano meno del 2% della spesa del governo degli Stati Uniti nel 2022, secondo i dati del Tesoro. Nell’agosto 2022, l’agenzia ha annunciato un adeguamento del costo della vita a partire dal 1 ottobre, aumentando le assegnazioni mensili massime per una famiglia di quattro persone da 835 a 939 dollari al mese.
Ma molti di coloro che visitano le dispense alimentari lavorano ancora o beneficiano della previdenza sociale, cosa che li squalifica dai buoni pasto, come Michael Sukowski, un impiegato dell’amministrazione universitaria in pensione a cui stati tagliati i sussidi a causa di una pensione mensile che riceve dallo stato. “Con la previdenza sociale e una piccola pensione di 153 dollari al mese non vado lontano”, ha spiegato “la metà va per l’affitto. Poi ci sono le utenze.”
La dispensa alimentare di Nourishing Hope, che quest’anno ha visto un aumento del 40% dei visitatori, e altre banche alimentari ora acquistano più cibo a costi più elevati. Ciò ha portato a forniture modeste di alimenti di base come pane, carne e formaggio. “Il raccolto è stato esiguo, per così dire. Ma sono grata di aver avuto della roba”, ha detto Grace Melt mentre metteva i suoi prodotti alimentari in un carretto, preparandosi per un viaggio in autobus verso casa. “Talvolta devi venire in un posto come questo. A volte non ottieni niente”, ha spiegato. Pagine Esteri
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PD: idee, prima che azioni; sezioni, non circoli
Non si tratta di nomi, e non si tratta di cercare problemi da risolvere. Si tratta di filosofia, di idee politiche, di prospettive. Insomma: di avere un metodo per risolvere i problemi, non di avere tutte le soluzioni in tasca. Sezioni, cioè parti di un tutto, non circoli per giocare a bocce … o a tennis
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Taiwan: in scena (nei giochi di guerra) la guerra diversa
Tra i temi al centro del 20° Congresso del Partito Comunista Cinese, c'è Taiwan. In attesa di sapere da Xi Jinping quali sono le intenzioni di Pechino, ecco come la Cina potrebbe costringere Taiwan a capitolare nel corso dei prossimi 10 anni escludendo una guerra tradizionale
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Il senso della bomba atomica per gli esseri umani
“Rimane il fatto che capire la gente non è vivere. Vivere è capirla male, capirla male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando” (P. Roth, Pastorale americana) La specie umana sarebbe presente sulla terza pietra dal Sole da almeno 250 mila anni ma altre teorie […]
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Il giornalismo e la minaccia del neo-populismo
Il primo dibattito dal vivo prima delle elezioni presidenziali in Brasile ha visto i candidati indulgere in un’oratoria estremamente accesa e offensiva, ma a un certo punto il Presidente populista Jair Bolsonaro ha superato tutti i limiti possibili rispondendo a una domanda di un giornalista. “Penso che tu ti addormenti pensando a me. Hai una […]
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Gli americani devono dire fino a che punto gli USA sono pronti a sostenere l’Ucraina
Il presidente russo Vladimir Putin sta giocando un gioco pericoloso minacciando di usare “piccole” cosiddette armi nucleari da teatro con potenza esplosiva, questa frazione della potenza delle bombe anti-città usate dagli Stati Uniti sul Giappone nell’agosto 1945. Ma anche la Casa Bianca e il Pentagono stanno giocando un gioco pericoloso quando “funzionari di Washington” non […]
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Dire #MIStaiACuore significa anche imparare come agire nei momenti di necessità.
Flavia Civitelli, studentessa del Liceo artistico “E.
La trappola della politica estera della Malesia e la paura della Cina
La Malesia ha recentemente annunciato il piano per reclutare addetti linguistici e culturali per le missioni malesi nel mondo, in un’apparente priorità e urgenza non corrispondenti per il suo orientamento di politica estera. Difesa come la ricerca della promozione della sua lingua nazionale e del suo potere di persuasione culturale sulla scena mondiale, questa mossa […]
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Pirates are against the new rules on crypto assets which will ban anonymous payments
Tonight, the ECON and LIBE committees of the European Parliament will vote on a complete ban on anonymous crypto payments. The latest agreement between the European Parliament and the European Council goes even further than the original European Commission’s proposal which was setting the limit at the equivalent of €1000. The new rules will impose an identification requirement for crypto-asset transactions in all amounts. Moreover, all users of hosted wallets will now have to identify themselves, as well as all users who send non-hosted funds to hosted crypto wallets.
Patrick Breyer, MEP for the Pirate Party Germany and member of the LIBE committee, comments:
„These rules will deprive law-abiding citizens of their financial freedom. For example, opposition leaders like Alexei Navalny are increasingly reliant on anonymous donations in virtual currencies. Banks have also blocked donations to Wikileaks in the past. The creeping abolition of real and virtual cash threatens negative interest rates and a shutdown of the money supply at any time. We should have a right to be able to pay and donate online without having our financial transactions recorded in a personalised way.There is no justification for this de facto abolition of anonymous virtual payments: Where virtual assets have previously been used for criminal activity, prosecution has been possible based on current applicable regulations. A complete ban on anonymous crypto payments will not have a significant impact on crime. The stated goal of combating money laundering and terrorism is just a pretext to gain more and more control over our private transactions.”
Mikuláš Peksa, MEP, Chairperson of the European Pirate Party, comments:
“In these times of war, it is absolutely crucial to still be able to make anonymous payments to support those that are the most at risk of being persecuted. Today’s decision by some Members in this house is one based on fear and misunderstanding of what cryptocurrencies really are and the ground breaking innovations they can bring to society. We should be allowed to do online what we are allowed to do offline. These double standards are outdated. I believe that a ban on anonymous payments in cryptocurrencies simply violates our core privacy rights and, therefore, this type of regulation has no place in our democratic European Union.”
Iran: la battaglia esistenziale degli Ayatollah
Il clero sciita iraniano difronte alle manifestazioni che da un mese proseguono nel Paese, non ha scelta: deve impedire qualsiasi tipo di riapertura dell'arena politica che possa incoraggiare più proteste o che permetta ai riformisti di sostenere il dialogo politico. Per il clero e per le Guardie Rivoluzionarie e i loro alleati, questa è una battaglia esistenziale che non possono permettersi di perdere
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Il Giappone e la relazione con gli USA dopo l’Ucraina
La politica di sicurezza nazionale del Giappone sta subendo un cambiamento storico a un ritmo senza precedenti, e gli Stati Uniti apprezzano. E tutto nel ricordo di Abe. Ora tenere d'occhio le prestazioni di Fumio Kishida
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20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese: quel che c’è da sapere
Domenica 16 ottobre i vertici del PCC, 3.000 delegati si riuniranno a Pechino per l'evento politico più importante del decennio: il 20° congresso del partito. Xi Jinping al terzo mandato al centro dell'attenzione per capire la Cina che sarà
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Rivoluzione in Iran?
Almeno dal 2009 e dalla “rivoluzione verde”, la popolazione giovane e borghese dell’Iran ha ripetutamente dimostrato il suo disgusto per gli anziani governanti clericali che governano le loro vite. Marciano per le strade a rischio di tutto per denunciare la dittatura brutale e inflessibile che abusa del potere rivoluzionario conferito loro dal popolo nel 1979. […]
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Anche gli Stati Uniti beneficeranno dell’integrazione europea dell’Ucraina
L’invasione russa dell’Ucraina è già ampiamente riconosciuta come uno spartiacque nella storia europea moderna. Chiaramente, il sistema di sicurezza europeo prebellico non è più praticabile e sono necessari nuovi approcci. Mentre le truppe ucraine continuano a liberare il loro paese dall’occupazione russa, sta emergendo un consenso sul fatto che la futura stabilità del continente dipenderà […]
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Spazio italiano: scelte autonome cercasi
«L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione». Come possono non apprezzarsi le parole scelte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Piemonte al margine della celebrazione per il centenario della nascita dello scrittore Beppe Fenoglio! Una distanza calibrata dalle esternazioni della ministra francese per gli Affari europei Laurence Boone che lo scorso […]
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European Digital Identity: EU Parliament wants decentralized data storage and right to anonymity
Tonight, the EU Parliament’s Home Affairs Committee (LIBE) will vote on amendments to the envisaged “European Digital Identity” and “digital wallet”, calling for far-reaching changes to the Commission’s proposal. Among other things, use is to remain voluntary and alternative identification without disadvantages is to remain on offer. Service providers should, as far as possible, enable the anonymous use of their services; otherwise, self-selected, changing pseudonyms could be used for signing up to Internet services. Instead of mandating a unique personal identification number or “citizen number” throughout Europe, every Member State would be able to opt for identifiers that are different for every service. The committee also calls for decentralized storage of the contents of the personal “digital wallet” (e.g., credit card data, driver’s license, medical prescriptions) exclusively on the holder’s own device, unless the holder requests external backup and data storage.
German Pirate Party MEP Patrick Breyer (Pirate Party), who had requested comprehensive changes to protect against data trafficking and identity theft, will support the compromise:
“The great risk of the envisaged ‘EU digital identity’ is that anonymity on the Internet could be eroded and the disclosure of our personal data could become the ‘norm’. Initially voluntary identification procedures could gradually become mandatory, and identification with official identification instruments could be required much more often online than offline. To protect against such a development, we call for a ban on discriminating against non-users and a right to use digital services as anonymously as possible. Being able to use pseudonyms to sign up rather than revealing the real identity also protects vulnerable groups.I was not able to secure a majority for abolishing unique digital personal identifiers throughout Europe, but at least each EU country will have a choice. The European Digital Identity must not become a digital diary based on a lifelong identification number that can be used to record and monitor our entire digital lives!
It is a great success that the sensitive data of citizens in their ‘digital wallet’ will in the future be stored exclusively in a decentralized manner on their own device, unless they choose centralized storage. Decentralized data storage protects our data from hacks and identity theft.”
Background: The planned “European Digital Identity” is intended to give EU citizens access to public and private digital services and enable them to pay online. Under the proposal, payment data and documents such as driver’s licenses or medical prescriptions can be stored in addition to the user’s identity in the “wallet app.” It could be possible to mandate the user of biometric data such as fingerprints or iris scans to access the app. The EU service is intended to be an alternative to the login services of Facebook and Google.
After the LIBE Committee, which is exclusively responsible for the data protection rules governing the envisaged “digital identity,” the EU Parliament’s economic affairs Committee (ITRE), will take a position on the project. This will be followed by negotiations with the second legislative body, the EU Council.
EU chat control negotiations kick off: Commissioner Johansson defends controversial surveillance law before LIBE committee
Today from 3-4 p.m., EU Home Affairs Commissioner Ylva Johansson will officially present her controversial draft law on mandatory message and chat control to the EU Parliament’s Civil Liberties Committee (LIBE) and answer MEPs’ questions. With the law, the Commission wants to oblige providers of email, chat and messenger services, among others, to search for suspicious messages in a fully automated way and forward them to the police, citing the of prosecuting “child pornography” as reason. End-to-end encryption would have to be thwarted by scans on all cell phones.
MEP and civil rights activist Dr. Patrick Breyer (Pirate Party), who is co-negotiating the law as shadow rapporteur for Group Greens/European Free Alliance, comments:
“An indiscriminate search into the blue which violates fundamental rights is the wrong way to protect young people and even endangers them by putting their private recordings in the wrong hands and criminalizing children in many cases. Victim protection largely depends on focusing all resources on preventing the abuse and the production of abusive material. Child porn rings do not organize themselves on Facebook or Whatsapp but use self-operated forums and encrypted archives, which automated chat control completely misses. Children have a right to protection from political instrumentalization!In addition to ineffective network blocking censorship, chat control threatens the end of digital privacy of correspondence and secure encryption, the screening of personal cloud memories threatens mass surveillance of private photos, age verification threatens the end of anonymous communication, appstore censorship threatens the end of secure messenger apps and the paternalism of young people. What is not planned, however, is a long overdue obligation to delete known abuse material on the Internet or the urgently needed Europe-wide standards for effective prevention measures, victim assistance and counseling, and consistent criminal investigations.
Chat control is like the post office opening and scanning all letters – ineffective and illegal. Even the most intimate nude photos and sex chats can suddenly end up with company personnel or the police because of error-prone algorithms. Those who destroy the digital secrecy of correspondence destroy trust. We all depend on the security and confidentiality of private communication: People in need, victims of abuse, children, the economy and also state authorities.”
When the draft law on chat control was first presented in May 2022, the EU Commission promoted the controversial plan with various arguments. In the following, various claims are questioned and debunked:
1. “Today, photos and videos depicting child sexual abuse are massively circulated on the Internet. In 2021, 29 million cases were reported to the U.S. National Centre for Missing and Exploited Children.”
To speak exclusively of depictions of child sexual abuse in the context of chat control is misleading. To be sure, child sexual exploitation material (CSEM) is often footage of sexual violence against minors (child sexual abuse material, CSAM). However, an international working group of child protection institutions points out that criminal material also includes recordings of sexual acts or of sexual organs of minors in which no violence is used or no other person is involved. Recordings made in everyday situations are also mentioned, such as a family picture of a girl in a bikini or naked in her mother’s boots. Recordings made or shared without the knowledge of the minor are also covered. Punishable CSEM also includes comics, drawings, manga/anime, and computer-generated depictions of fictional minors. Finally, criminal depictions also include self-made sexual recordings of minors, for example, for forwarding to partners of the same age (“sexting”). The study therefore proposes the term “depictions of sexual exploitation” of minors as a correct description. In this context, recordings of children (up to 14 years of age) and adolescents (up to 18 years of age) are equally punishable.
2. “In 2021 alone, 85 million images and videos of child sexual abuse were reported worldwide.”
There are many misleading claims circulating about how to quantify the extent of sexually exploitative images of minors (CSEM). The figure the EU Commission uses to defend its plans comes from the U.S. nongovernmental organization NCMEC (National Center for Missing and Exploited Children) and includes duplicates because CSEM is shared multiple times and often not deleted. Excluding duplicates, 22 million unique recordings remain of the 85 million reported.
75 percent of all NCMEC reports from 2021 came from Meta (FB, Instagram, Whatsapp). Facebook’s own internal analysis says that “more than 90 percent of [CSEM on Facebook in 2020] was identical or visually similar to previously reported content. And copies of just six videos were responsible for more than half of the child-exploitative content.” So the NCMEC’s much-cited numbers don’t really describe the extent of online recordings of sexual violence against children. Rather, they describe how often Facebook discovers copies of footage it already knows about. That, too, is relevant.
Not all unique recordings reported to NCMEC show violence against children. The 85 million depictions reported by NCMEC also include consensual sexting, for example. The number of depictions of abuse reported to NCMEC in 2021 was 1.4 million.
7% of NCMEC’s global SARs go to the European Union.
Moreover, even on Facebook, where chat control has long been used voluntarily, the numbers for the dissemination of abusive material continue to rise. Chat control is thus not a solution.
Source: netzpolitik.org/2022/ncmec-fig…
3. “64% increase in reports of confirmed child sexual abuse in 2021 compared to the previous year.”
That the voluntary chat control algorithms of large U.S. providers have reported more CSEM does not indicate how the amount of CSEM has evolved overall. The very configuration of the algorithms has a large impact on the number of SARs. Moreover, the increase shows that the circulation of CSEM cannot be controlled by means of chat control.
4. “Europe is the global hub for most of the material.”
7% of global NCMEC SARs go to the European Union. Incidentally, European law enforcement agencies such as Europol and BKA knowingly do not report abusive material to storage services for removal, so the amount of material stored here cannot decrease.
5. “A Europol-backed investigation based on a report from an online service provider led to the rescue of 146 children worldwide, with over 100 suspects identified across the EU.”
The report was made by a cloud storage provider, not a communications service provider. To screen cloud storage, it is not necessary to mandate the monitoring of everyone’s communications. If you want to catch the perpetrators of online crimes related to child abuse material, you should use so-called honeypots and other methods that do not require monitoring the communications of the entire population.
6. “Existing means of detecting relevant content will no longer be available when the current interim solution expires.”
Storage service providers (filehosters, clouds) and social media providers will be allowed to continue scanning after the ePrivacy exemption expires. For providers of communications services, the exemption regulation for voluntary chat scanning could be extended without requiring all providers to scan.
7. metaphors: Chat control is “like a spam filter” / “like a magnet looking for a needle in a haystack: the magnet doesn’t see the hay.” / “like a police dog sniffing out letters: it has no idea what’s inside.” The content of your communication will not be seen by anyone if there is no hit. “Detection for cybersecurity purposes is already taking place, such as the detection of links in WhatsApp” or spam filters.
Malware and spam filters do not disclose the content of private communications to third parties and do not result in innocent people being flagged. They do not lead to the deletion or long-term blocking of profiles in social media or online services.
8. “As far as the detection of new abusive material on the net is concerned, the hit rate is well over 90 %. … Some existing grooming detection technologies (such as Microsoft’s) have an “accuracy rate” of 88%, before human review.”
With the unmanageable number of messages, even a small error rate results in countless false positives that can far exceed the number of correct messages. Even with a 99% hit rate, this would mean that of the 100 billion messages sent daily via Whatsapp alone, 1 billion (i.e., 1,000,000,000) false positives would need to be verified. And that’s every day and only on a single platform. The “human review burden” on law enforcement would be immense, while the backlog and resource overload are already working against them.
Separately, an FOI request from former MEP Felix Reda exposed the fact that these claims about accuracy come from industry – from those who have a vested interest in these claims because they want to sell you detection technology (Thorn, Microsoft). They refuse to submit their technology to independent testing, and we should not take their claims at face value.
Piratenpartij Nederland reshared this.
Pietre preziose e gioielli: guida alla scelta per il regalo perfetto
Il mondo della gioielleria è tanto eclettico quanto variegato ed è chiaro che, quando si regala un oggetto prezioso ad una persona, si dimostra un affetto ed un interesse tale da giustificare una spesa non esattamente accessibile e, talvolta, anche particolarmente esosa. Regalare un gioiello, del resto, può essere qualcosa di particolarmente sentito e personale […]
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Sentenza
in reply to Pëtr Arkad'evič Stolypin • • •informapirata ⁂ reshared this.
informapirata ⁂
in reply to Sentenza • • •la Thatcher però è comunque meglio della Le Pen per almeno due motivi:
- è morta
- nessuno in Europa occidentale può essere peggio della Le Pen
@petrstolypin
Sentenza
in reply to informapirata ⁂ • • •informapirata ⁂
in reply to Sentenza • • •ma su questo sono d'accordo: l'antinomia tra Thatcher e Le Pen è sbagliata, perché sono due visioni diversissime ovviamente ma contigue
@petrstolypin