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Esattamente 10 anni fa, l'11 gernnaio 2013 Aaron Swartz si toglieva la vita.

In sua memoria fu creato il FIlm documentario "Il figlio di internet: Storia di #AaronSwartz" (The Internet's Own Boy).
Un'opera che dovrebbe essere vista in tutte le scuole e condivisa da tutti (è rilasciata su licenza libera #creativecommons):

:peertube: peertube.uno/w/t4Uft32TfUGk6bm…

Qua il suo manifesto di Guerilla Open Access nel sito dei @Devol :fediverso::

:opensource: devol.it/it/guerrilla-open-acc…

da condividere il più possibile.


Esattamente 10 anni fa, l'11 gernnaio 2013 Aaron Swartz si toglieva la vita.

In sua memoria fu creato il FIlm documentario "Il figlio di internet: Storia di #AaronSwartz" (The Internet's Own Boy).
Un'opera che dovrebbe essere vista in tutte le scuole e condivisa da tutti (è rilasciata su licenza libera #creativecommons):

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da condividere ❤️




A Soledar si combatte strada per strada: è la battaglia più sanguinosa dall’inizio del conflitto. Zelensky: “Ecco come appare la follia”. L’esercito russo è vicino, ma non ha ancora preso il controllo della città di Soledar, nell’Ucraina orientale.


Grand TourIeri Thierry Breton era a Madrid per presentare al Primo ministro spagnolo Pedro Sánchez la sua nuova proposta: il Clean Tech Act.


L’influenza occidentale in Africa si sta indebolendo e si sta costruendo un “nuovo mondo” // Ambasciatore eritreo in Russia


L’influenza dei paesi occidentali, compresa la Francia, in Africa si sta indebolendo, ha affermato l’ambasciatore eritreo in Russia. In un’intervista all’agenzia di stampa statale Sputnik,…

L’influenza dei paesi occidentali, compresa la Francia, in Africa si sta indebolendo, ha affermato l’ambasciatore eritreo in Russia.

In un’intervista all’agenzia di stampa statale Sputnik, l’ambasciatore Tsegay ha avvertito che la guerra nel Tigray potrebbe riaccendersi a causa della politica statunitense.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno imposto sanzioni a funzionari e istituzioni del governo eritreo per il coinvolgimento delle forze eritree nel conflitto civile in Etiopia.

L’ambasciatore ha detto che le forze eritree si ritireranno dal Tigray solo se il governo etiope lo richiedesse, ha detto l’agenzia di stampa russa.

Gli Stati Uniti pro-TPLF e i loro alleati occidentali hanno chiesto all’Eritrea di ritirare le sue truppe dal Tigray.

La scorsa settimana il presidente eritreo Isaiah Afewerki ha lanciato un messaggio fortemente critico all’Occidente in occasione del Capodanno

“Nel nostro quartiere, in modo simile, contrariamente alle loro agende più grandi, la loro cospirazione per destabilizzare la crisi è aumentata. L’isteria della loro ostilità contro l’Eritrea sta crescendo”, ha affermato.

L’ambasciatore Petros Tsegay ha dichiarato all’agenzia di stampa russa che l’indebolimento dell’influenza occidentale ha creato un “nuovo mondo” nel continente e gli africani hanno l’opportunità di “respirare liberamente”.

La cooperazione militare della Russia con alcuni paesi sulla scia dell’instabilità nell’Africa centrale e occidentale ha sollevato preoccupazioni in Occidente.

I crescenti rapporti economici e diplomatici della Cina con l’Africa negli ultimi due decenni hanno preoccupato gli Stati Uniti e l’Europa.

Questi paesi grandi e potenti stanno ospitando le proprie conferenze e invitando i leader africani a dimostrare la loro influenza sul continente.

Il mese scorso, gli Stati Uniti non hanno invitato l’Eritrea a un vertice dei leader africani, esacerbando le relazioni tese tra i due paesi.

Tutti i paesi africani sono stati invitati al vertice russo del luglio 2023 a San Pietroburgo. L’ambasciatore ha anche confermato che l’Eritrea parteciperà.

Ha anche lasciato intendere che potrebbe partecipare il presidente eritreo, che non partecipa a tali conferenze da molto tempo.

“Il leader eritreo Isayas Afewerki potrebbe partecipare alla [conferenza] se la situazione al confine con il Tigray si stabilizza”, ha detto l’agenzia di stampa citando l’ambasciatore Petros.


FONTE: bbc.com/tigrinya/articles/c9e4…


tommasin.org/blog/2023-01-11/l…



Le sanzioni contro la Russia funzioneranno, ma lentamente


In risposta all’invasione russa dell’Ucraina, il G7 e circa altri 50 paesi hanno imposto sanzioni economiche alla Russia. Si suddividono in due grandi categorie: reali e finanziarie. Le vere sanzioni includono restrizioni al commercio con la Russia e la revoca del suo status di nazione più favorita. Quelli finanziari comportano il congelamento dei beni russi […]

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Gli armeni cancellati dalla guerra che nessuno vuole vedere


La scrittrice: «Nel Nagorno-Karabakh un popolo invaso viene torturato nel silenzio» Le bugie hanno le gambe corte. Ma a volte, come nel caso della lettera del prof. Daniel Pommier Vincelli a La Stampa del 22 dicembre, pubblicata col titolo L’Azerbaigian r

La scrittrice: «Nel Nagorno-Karabakh un popolo invaso viene torturato nel silenzio»


Le bugie hanno le gambe corte. Ma a volte, come nel caso della lettera del prof. Daniel Pommier Vincelli a La Stampa del 22 dicembre, pubblicata col titolo L’Azerbaigian rivendica i propri confini legittimi. Sono le interferenze russe a peggiorare la situazione, non le hanno affatto. Vorrei segnalare le affermazioni e omissioni più eclatanti di questa lettera. In risposta all’affermazione che «l’espulsione della popolazione civile» azera dal Nagorno-Karabakh negli Anni 90 è «stata tecnicamente la più grande pulizia etnica del XX secolo», vorremmo sommessamente ricordare al prof. Vincelli che nel XX secolo ci sono stati numerosi – e ben noti – genocidi e pulizie etniche, riguardanti – in primis – armeni ed ebrei e poi l’Holodomor ucraino (su cui, nel 2019, è uscito il bel film Mr. Jones), il Ruanda, la Cambogia, i Balcani…

Quanto alla “pulizia etnica” dell’Azerbaijan, ricordiamo che di profughi armeni ce ne furono circa 400.000. Secondo l’European Commission against Racism and Intolerance, gli armeni erano «il gruppo più vulnerabile in Azerbaijan nel campo del razzismo e della discriminazione razziale» (2006). All’affermazione che «l’Armenia … [ha strappato] all’Azerbaigian non solo la regione del Karabakh» e alla descrizione della prima guerra del Nagorno-Karabakh come «l’invasione armena dei territori azerbaigiani», faremmo notare che solitamente non si definiscono come “invasori” le popolazioni autoctone o indigene. Gli “invasori” vengono dal di fuori. Gli armeni, invece, vengono dal di dentro: sono autoctoni di quelle terre. Tanto è vero che la lingua ufficiale della regione autonoma (oblast) del Nagorno-Karabakh, dotata anche di un Soviet autonomo, era l’armeno. Infine: bene il richiamo al l’Onu del Vincelli: «Diritto all’autodifesa come da articolo 51 dellacarta delle Nazioni Unite». Male invece non aver citato l’altro fondamentale diritto riconosciuto dall’Onu: il diritto all’autodeterminazione dei popoli (Risoluzione 1514 (XV), 14 dicembre 1960).

E arriviamo alle omissioni. Ciò che è più incredibile della lettera di Vincelli è il voler «spazzare sotto il tappeto», come si dice in inglese, il pericolo corso dal popolo autoctono armeno del Nagorno Karabakh (tenuto a bada dall’Unione Sovietica, finché è durata). Come ricorda Sohrab Ahmari nel suo magistrale articolo sui fatti dell’Artsakh (del 22 dicembre scorso), finché c’era il Soviet gli armeni del Karabakh riuscirono a coesistere coi non armeni. Ma con il suo indebolimento, essi rividero lo spettro dei pogrom del XX secolo. Per loro combattere divenne una questione di sopravvivenza.

Vergognoso poi è il silenzio sulle decapitazioni da parte azera di abitanti dell’Artsakh, sulle torture su civili armeni e sui prigionieri di guerra, sui video (da loro diffusi sui social) di donnearmene mutilate, sul vergognoso Parco della Vittoria creato da Aliyev a Baku alla fine della guerra; per non parlare dell’assassinio dell’ufficiale armeno Gurgen Markaryan durante il sonno, colpito 16 volte con un’ascia dall”ufficiale azero Ramil Safarov a Budapest, durante le esercitazioni Nato del gennaio 2004. Condannato all’ergastolo, Safarov venne rimpatriato dopo una trattativa segreta col governo ungherese, e festeggiato in patria come un eroe nazionale. Tutte questo cose sono state ampiamente documentate e riportate dai giornali.

E che dire del “caso Akram Aylisli”? Questo scrittore ottantacinquenne, uno dei più noti e celebrati autori azeri, ha scritto un breve romanzo, Sogni di pietra (2013), pubblicato anche in Italia da Guerini, con la prefazione di Gian Antonio Stella. Una piccola storia incantevole di fratellanza e di pace ambientata a Baku, in cui un vecchio attore azero finisce in ospedale per aver difeso un armeno da un linciaggio, e nel delirio ricorda la pacifica convivenza nel villaggio natio. Aylisli è diventato un reietto: è stato dichiarato apostata, espulso dall’Unione degli scrittori azeri, privato della pensione, gli è stato impedito di uscire dal Paese. E infine, perché parlare di «una premessa storica, che assume un valore etico-politico»? Vogliamo proprio parlare di etica, prof. Vincelli? Perché non cominciamo con il parlare di verità? Come ricorda Kant, le bugie sono in sé cosa non etica: mendacium est falsiloquium in praeiudicium alterius.

Proprio in questi giorni ecco l’ultimo episodio di questa spietata guerra sotterranea, chiaramente intesa a far sloggiare i restanti 120.000 abitanti armeni del Karabakh: il blocco del corridoio di Lachin, l’ultima strada – rimasta operativa sotto il controllo di militari russi – che collega al mondo questa enclave abitata da millenni dal popolo armeno. È una mossa che fa seguito ai bombardamenti del luglio scorso,
in cui furono attaccati diversi villaggi di confine e anche la celebre stazione termale di Jermuk, nel territorio stesso dell’Armenia, con parecchi morti e feriti. Una perversa partita del gatto col topo, il cui scopo è di accrescere l’ansia e l’angoscia di questi poveri e ostinati montanari, attaccati come ostriche allo scoglio alla loro terra natia, dove sono ritornati dopo la guerra dell’autunno 2020, vinta dall’Azerbaigian col supporto dei droni turchi e delle milizie dei jihadisti siriani. Farli diventare miserandi profughi, insomma, come gli sventurati sopravvissuti al genocidio del 1915-1922, che non a caso in Turchia vennero chiamati “i resti della spada”. L’attuale blocco totale del corridoio di Lachin, attuato da sedicenti “ambientalisti” azeri da 18 giorni, sta strangolando gli armeni del Karabakh. Ogni attività si sta fermando.

Nel severo inverno caucasico, manca il petrolio. Mancano o scarseggiano frutta, verdura, zucchero e molte altre cose di quotidiana utilità, che di solito arrivano dall’Armenia. I 612 studenti del complesso educativo italo-armeno(Hamalir Antonia Arslan), istituito dalla Cinf, fondazione italo-americana attiva da qualche anno, che vanno dai 4 ai 27 anni, sono costretti a casa, al freddo. Così hanno passato il Natale e il Capodanno. E il mondo occidentale tace, non guarda fischiettando dall’altra parte.

Ha collaborato SiobhanNash-Marshall.
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La Stampa

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Nigeria: elezioni 2023, democrazia alla prova


Il 2023 è un momento critico per la Nigeria. L’anno determinerà se la Nigeria andrà avanti o andrà nella direzione opposta. È un anno magico per i nigeriani perché l’anno segnerà 24 anni di democrazia ininterrotta. Allo stesso tempo, le elezioni generali sono previste per febbraio. Questo è il più lungo esperimento democratico da quando […]

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Etiopia, “Sei Con Noi o Con Loro?”


La politica estera dell’Etiopia sotto esame. Due mesi dopo che il governo federale e il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) hanno concordato di porre fine…

La politica estera dell’Etiopia sotto esame.

Due mesi dopo che il governo federale e il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) hanno concordato di porre fine a una guerra brutale durata due anni che potrebbe aver provocato la morte di oltre 600.000 persone, l’Etiopia è tornata al lavoro per riparare le sue relazioni diplomatiche estere danneggiate. Durante la guerra, le relazioni diplomatiche tra l’occidente e la nazione del Corno d’Africa erano ai minimi storici. L’incertezza nelle relazioni diplomatiche è servita da deterrente agli investimenti esteri diretti e alla cooperazione politica ed economica.

“Molti hanno investito in questa guerra, investitori locali e stranieri. Dopo che abbiamo risolto pacificamente il conflitto nel nord, ora si stanno spostando verso il conflitto in Oromia”, ha dichiarato Redwan Hussein (Amb.), Consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro, durante la sua discussione con i leader dei partiti politici presso l’African Leadership Academy la scorsa settimana a Sululta . “Siamo in un conflitto sponsorizzato”.

Solo negli ultimi due anni, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) si è riunito 15 volte per affrontare l’attuale situazione dell’Etiopia. In ogni singola votazione e discussione che ha avuto luogo all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Cina e Russia hanno mantenuto il loro incrollabile sostegno all’Etiopia, mentre Stati Uniti ed Europa hanno preso posizione contraria. L’ultima votazione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha mostrato lo stesso schema.

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Settantuno paesi, principalmente occidentali, hanno votato contro la mozione dell’Etiopia per porre fine al finanziamento della Commissione internazionale di esperti in diritti umani in Etiopia (ICHREE). La Cina, la Russia e alcuni paesi del Medio Oriente hanno fatto eco alle precedenti dichiarazioni di sostegno all’appello dell’Etiopia di porre fine ai finanziamenti per l’ICHREE.


Approfondimento:


Dieci nuovi membri che non serviranno a tempo indeterminato sono stati aggiunti al Consiglio di sicurezza.


Ma il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è già nel bel mezzo di un profondo cambiamento. Dieci nuovi membri che non serviranno a tempo indeterminato sono stati aggiunti al Consiglio di sicurezza. Molti paesi hanno lasciato il gruppo, tra cui Finlandia e Irlanda, paesi che hanno esercitato pressioni sull’Etiopia.


Approfondimenti:


I nuovi membri, invece, vanno piuttosto d’accordo con l’Etiopia. Nel 2023, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite accoglierà un nuovo gruppo di membri non permanenti Emirati Arabi Uniti, Ghana, Gabon, Mozambico, Giappone, Brasile, Svizzera, Ecuador e Albania sono stati selezionati come prossimi membri non permanenti del Consiglio servire per un periodo di due anni.


“L’Iran ha consegnato almeno 2 Mohajer-6 nell’agosto 2021, la Cina, da cui l’Etiopia ha ricevuto 3 Wing Loong I nel settembre 2021, e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno schierato almeno 6 dei propri Wing Loong nella base aerea Harar di Meda nel novembre 2021.”

Etiopia, attacchi aerei droni con centinaia di morti tra i civili in Tigray

Etiopia: droni dell’Iran in violazione ONU per la guerra in Tigray, un genocidio ignorato


L’Etiopia tira un sospiro di sollievo per il rimpasto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, poiché ora è meno probabile che l’organizzazione consideri il suo caso, secondo gli esperti. Ma gli avvenimenti accaduti nell’anno che si è appena concluso impongono ancora la necessità di una revisione della politica estera del Paese, che va rettificata alla luce dell’immagine offuscata che il Paese ha in occidente.

Durante il governo del Fronte democratico rivoluzionario popolare etiope (EPRDF – capo coalizione era il TPLF), la Cina e altre potenze orientali hanno influenzato il modello di stato di sviluppo dell’Etiopia. Quando il primo ministro Abiy Ahmed è salito al potere nel 2018, ha invertito una tendenza che si stava sviluppando da oltre 15 anni. Le prime politiche di Abiy erano più liberali, coinvolgendo la deregolamentazione, la privatizzazione e la liberalizzazione.

L’Etiopia sta impiegando una diversa strategia diplomatica per annullare i danni causati dalla guerra nella diplomazia post-guerra del Tigray. La nuova strategia adottata dall’Etiopia è inclusiva. In sostanza, non aderisce a un gruppo alla volta, ma piuttosto fa spazio a tutti e coglie le possibilità a vantaggio dello Stato etiope.

“Il mondo in cui viviamo attualmente non è un mondo diviso in due. Adesso è un sistema multipolare. I superpoteri stanno emergendo qua e là. A questo punto, l’Etiopia deve attenersi solo al suo interesse nazionale “, ha detto a The Reporter Dina Mufti (Amb.), membro della commissione permanente per le relazioni estere del Parlamento .

L’Ambasciatore ha affermato che fintanto che serve gli interessi nazionali, le relazioni possono essere sviluppate con chiunque. “È un approccio obsoleto rimanere con l’occidente ed evitare il campo orientale, o viceversa. L’attuale scenario globale non consente un simile approccio. Un tale approccio influisce anche sul nostro interesse nazionale”.

Allo stesso modo, si sta sviluppando una nuova politica estera che, una volta che terrà conto delle mutevoli circostanze globali, verrà attuata.

“Quindi il nostro standard è l’uguaglianza, il rispetto per la nostra sovranità e il rispetto per i nostri valori politici, economici e culturali. Rafforzeremo il nostro rapporto con chiunque fintanto che questi saranno protetti. Questa è la direzione del nostro approccio di politica estera ora”, ha affermato Dina, aggiungendo che l’obiettivo e l’approccio ora sono di massimizzare i benefici del vertice USA-Africa, del vertice Cina-Africa, del vertice Russia-Africa e di altre piattaforme.

Le relazioni internazionali sono dinamiche, dice Dina, aggiungendo che l’unica cosa permanente è l’interesse nazionale.

L’Etiopia e il Sudan hanno vissuto uno dei più efficaci aggiustamenti politici post-accordo di Pretoria. “Abbiamo raggiunto un accordo con il Sudan per quanto riguarda GERD”, ha detto Redwan. “Quindi, il Sudan non si preoccuperà dei nostri progetti su Abay”.

Un cambiamento significativo rispetto all’accordo di Pretoria è stato l’invito di Abiy da parte degli Stati Uniti all’incontro USA-Africa poche settimane fa.

Redwan è preoccupato che la mutevole geopolitica del mondo imporrà una stretta fedeltà piuttosto che una cooperazione.

“Ci sono segni di un cambiamento dell’ordine mondiale globale e, di conseguenza, alcune superpotenze globali sono nel panico. Ci stanno chiedendo: ‘Sei con noi o con loro?’ Dobbiamo testimoniare ogni giorno. Dobbiamo dimostrare la nostra fedeltà o verremo colpiti. Altrimenti, ci verrà negata la valuta forte dalla Banca mondiale o dal Fondo monetario internazionale”, ha affermato Redwan.

Crede che l’Etiopia sia attualmente l’unico paese che sta perseguendo la propria politica estera in modo indipendente. “La maggior parte dei paesi africani non è ancora libera, anche dopo la fine del colonialismo molto tempo fa. Questo è neo-patrimonialismo. Solo l’Etiopia non ha padrone.

Tuttavia, gli esperti sostengono che l’Etiopia non è in grado di sostenere un rapporto equo ed equilibrato tra i campi occidentale e orientale.

L’Etiopia e l’Africa in generale sono sotto l’influenza degli Stati Uniti. Tutti i leader africani fanno ciò che dicono gli Stati Uniti. Tutti i leader africani sono accorsi a Washington poche settimane fa per il vertice USA-Africa. Anche Abiy, che ha denunciato gli Stati Uniti, non ha esitato a incontrare Biden”, ha detto un analista politico che ha parlato con The Reporter a condizione di anonimato.

Secondo l’esperto, è ovvio chi si occupa dell’Africa, e in particolare dell’Etiopia, sta intraprendendo diverse azioni vantaggiose per l’Occidente. “La liberalizzazione economica, le principali privatizzazioni e le deregolamentazioni favoriscono l’Occidente”.

Durante il conflitto, l’Etiopia è stata aiutata da una serie di paesi che ora chiedono favori all’Etiopia, secondo l’analista. “Gli Stati Uniti sono anche dietro non solo l’accordo di pace di Pretoria, ma anche la guerra nel nord dell’Etiopia. In vari momenti, gli Stati Uniti e l’Europa hanno fornito dati satellitari per l’intelligence militare sulle parti in guerra, compresi i droni” ha affermato.

L’analista afferma che le informazioni satellitari decidono chi vince la guerra. “Ma alla fine, hanno cambiato rotta perché la guerra dell’Etiopia settentrionale stava diventando una guerra regionale perché il Sudan doveva iniziare ad acquisire informazioni satellitari dalla Russia. Gli Stati Uniti hanno costretto la guerra a finire prima che potesse espandersi in un conflitto regionale. Quindi, non possiamo dire che un paese possa gestire allo stesso modo le superpotenze”, ha affermato l’analista.


Approfondimento:


Tuttavia, l’analista concorda sul fatto che ci vorrà del tempo prima che l’Etiopia ripari le barriere e ritorni sulla strada di una diplomazia costruttiva e produttiva.

La firma dell’accordo di pace* e la fine della guerra non significano automaticamente che le cose torneranno alla normalità, ha affermato un diplomatico che ha parlato con The Reporter a condizione di anonimato.

* = [L’ accordo di Pretoria è definito “accordo di cessazione delle ostilità” che è più vicino alla definizione di tregua, stato di “non guera” più che di stato di vera pace, mia nota]

“Ora l’occidente chiede che indaghiamo sui crimini di guerra. Tuttavia, hanno questo come precondizione. Il diplomatico afferma che gli Stati Uniti e l’Europa vogliono ancora portare avanti l’ICHREE e che i legami con l’Etiopia non sono ancora del tutto tornati alla normalità. “Inoltre, l’Occidente è ancora preoccupato per la crisi dell’Europa orientale. E l’Occidente ora preferisce solo i paesi che sono dalla parte dell’Ucraina. Ma ci sono opportunità per la diplomazia estera dell’Etiopia”, ha concluso il diplomatico.


FONTE: thereporterethiopia.com/29509/


tommasin.org/blog/2023-01-11/e…



Ucraina: l’invasione mette in luce i limiti della propaganda russa


Mentre l’attacco russo all’Ucraina si avvicina al traguardo di un anno, è sempre più chiaro che la decisione di Vladimir Putin di invadere è stata uno dei più grandi errori geopolitici dell’era moderna. Il dittatore russo inizialmente si aspettava una guerra breve e vittoriosa. Invece, la vacillante invasione di Putin lo ha trasformato in un […]

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La guerra con la Cina per Taiwan non finirà bene per nessuno


Come sarebbe se la Cina invadesse Taiwan nel 2026? Questa è la domanda a cui cerca di rispondere un rapporto sul wargame del Center for Strategic and International Studies. Il risultato è piuttosto devastante per tutte le parti, secondo “The First Battle of the Next War: Wargaming a Chinese Invasion of Taiwan”, che è stato […]

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Doppio Falso


Una una nota cantante è finita al centro dell’attenzione per vicende relative ai vaccini: non ha ritenuto di vaccinarsi e questo ha innescato le polemiche. Non faccio il nome, non perché ci sia qualcosa di riservato dato che la notizia è su tutti i giorna

Una una nota cantante è finita al centro dell’attenzione per vicende relative ai vaccini: non ha ritenuto di vaccinarsi e questo ha innescato le polemiche. Non faccio il nome, non perché ci sia qualcosa di riservato dato che la notizia è su tutti i giornali, ma perché non interessa il caso specifico. Credo infatti che sia interesse collettivo quel che presuppone quel modo di ragionare e quello che poi si è espresso. Ad esempio, la cantante ha detto di essere cresciuta in una famiglia che dubita della medicina tradizionale. Punto numero uno: cos’è è la medicina tradizionale? Quale quale sarebbe l’altra medicina? Quella orientale? Perché in tutto il mondo, da Oriente Occidente, da nord a sud, si pratica “la medicina”, della quale esistono diverse scuole di pensiero, che si evolve continuamente, ma praticano tutti la medesima medicina per i malati. Se hai una calcolosi renale, un tumore al pancreas, o qualsiasi altra cosa sia malattia, si pratica “la medicina”, non quella “tradizionale”, “innovativa” o chissà che altro.

Poi ci sono gli altri, cioè quelli che non sono malati fortunatamente, cui vengono ammannite delle cose senza senso, per esempio la stessa persona continuava dicendo :”tranne che in casi eccezionali, ho avuto sempre cure naturali” e quali sono queste cure naturali? No perché la morfina, l’oppio, l’eroina, la cocaina son cose naturali, vengono da piante; sono naturali anche i funghi alcuni dei quali sono sufficienti a mandare una persona al creatore; sono naturali i serpenti a sonagli dei quali non sto a parlarvi, perché immagino che qualcosa avrete capito.

La verità è che è nato tutto un filone industriale che non è neanche corretto chiamare farmaceutico (sono i cosiddetti integratori, la polverina, i tè, la bevanda calda) che, per carità, se uno si sente meglio nell’anima, si sente più leggero e più pulito, che benedicano lui che l’ha preso e quello che glielo ha venduto che ha fatto i soldi, ma questa cosa del naturale è una maxi presa in giro per quelli che ci vogliono credere. Ma ripeto, va benissimo, sempre che non ci si approfitti della debolezza altrui.

Il terzo elemento che è interessante di questa questione che riguarda la cantante è che a un certo punto, siccome la cosa è venuta fuori, ha detto di aver capito che bisogna fidarsi delle persone giuste, che l’ha detto anche ai genitori e che farà i vaccini. Ma le abiuree non si richiedono in un mondo di persone razionali, mentre il pentimento eventualmente è un sentimento personale. Il punto è un altro: non è che siccome io sono convinto che nonostante abbia bevuto molto alcool sono lucidissimo, basta questa mia convinzione per mettermi alla guida e così mettere a rischio la vita degli altri, perché la libertà che molti hanno in mente è una libertà che funziona solo alla prima persona singolare, mentre alla seconda già crolla. La profilassi collettiva è stato un modo per difendere la collettività, basta guardare cosa succede in Cina dove non lo hanno fatto. Se mi sottraggono non è che devo pentirmi o abiurare le idee scientifiche, devo semplicemente riconoscere di avere agito egoisticamente pensando a me e alle mie convinzioni – giuste sbagliate, poi ognuno se la vede con se stesso – ma non mi importava di tutti gli altri, e questo non è un bell’esempio.

Ultimo elemento, decisivo, è che le polemiche non sono nate perché non si è vaccinata. Infatti sono un bel numero, anche se non​ tantissimi​ (il 90% della popolazione che poteva vaccinarsi ha deciso di farlo), quelli che hanno scelto di non vaccinarsi e non sono al centro di nessuna polemica. Il problema è la certificazione falsa, poiché la persona in questione ha falsamente attestato di avere fatto quello che ora dice che secondo lei era moralmente e teoricamente sbagliato e questa sì, è una colpa, anzi, sono due colpe: falso e doppio falso.

youtube.com/embed/zXBIKEk9UE4?…

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Perché proprio ora si torna a parlare di Emanuela Orlandi?


Il 14 gennaio Emanuela Orlandi festeggerebbe, fosse ancora viva, 55 anni. Ne aveva 15, quando, il 22 giugno 1983, è misteriosamente scomparsa. A quarant’anni dalla scomparsa, il Vaticano annuncia ufficialmente di aver deciso di studiare per l’ennesima volta tutto il corposo fascicolo relativo a quest’’affaire’, per cercare di fare piena luce e fugare ogni possibile sospetto e […]

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Meta Advertising Ban - Decision Published


Divieto di pubblicità su Meta - Pubblicata la decisione Ora è possibile leggere i dettagli della decisione del DPC! Sembra che ci siano tempi interessanti per i tribunali! decision published


noyb.eu/en/meta-advertising-ba…



Meno vincoli sui contratti a termine: l'attacco del Governo si intensifica | Senza Tregua

"Aumentare la durata massima di proroga di un contratto a tempo determinato permetterà ai padroni di aumentare tantissimo il tempo in cui quel lavoratore potrà essere sottoposto a ricatto, con la continua pressione del licenziamento, rendendolo di fatto più esposto nel subire le ingiustizie e le richieste di straordinari. Inoltre, senza un contratto a tempo indeterminato, è estremamente difficile, se non impossibile per i proletari, a maggior ragione se stranieri, ottenere un contratto di affitto di un appartamento. Infine, l’incertezza in merito al proprio destino lavorativo andrà ulteriormente a minare la possibilità per i lavoratori di organizzarsi sul piano sindacale, i quali, sotto ricatto costante, saranno ancora più ostacolati nel portare avanti lotte e vertenze all’interno dei luoghi di lavoro per richiedere condizioni migliorative."

senzatregua.it/2023/01/11/meno…



Brasile: ‘illusione’ di colpo di Stato


“Questa è una mattina / del Brasile. Vivo dentro / a un violento diamante, / tutta la trasparenza / della terra / si materializzò / sulla / mia fronte”, scriveva Pablo Neruda. La violenza, domenica scorsa, si è materializzata a Brasilia quando diverse centinaia di persone, molte delle quali avvolti nella bandiera carioca, hanno assaltato […]

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Le forze del Tigray iniziano a consegnare armi pesanti all’esercito etiope


ADDIS ABEBA, 10 gennaio (Reuters) – Le forze del Tigray, che hanno combattuto una guerra di due anni contro il governo federale etiope, hanno iniziato…

ADDIS ABEBA, 10 gennaio (Reuters) – Le forze del Tigray, che hanno combattuto una guerra di due anni contro il governo federale etiope, hanno iniziato martedì a consegnare armi pesanti all’esercito nazionale come parte di un processo di pace guidato dall’Unione Africana.

La smobilitazione delle forze del Tigray è considerata centrale per l’accordo di cessate il fuoco del 2 novembre, insieme al ripristino dei servizi, alla ripresa degli aiuti umanitari e al ritiro delle truppe eritree, che hanno combattuto a fianco dell’esercito etiope ma non erano parte della tregua.

Il passaggio di consegne nella città di Agulae, a circa 30 km (18 miglia) a nord-est del capoluogo regionale Mekelle, è stato supervisionato da un gruppo di monitoraggio composto da membri delle due parti e da un organismo regionale, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD).

Alla cerimonia, Mulugeta Gebrechristos, rappresentante delle Forze di difesa del Tigray (TDF), ha affermato che l’inizio del disarmo giocherà un ruolo importante nel ripristino della pace.

“Stiamo operando con la convinzione che se vogliamo avere la pace, tutte le cose che aprono la porta alla provocazione non devono esistere. La pace è vitale per tutti noi”, ha detto Mulugeta in un discorso trasmesso dalla Tigrai TV.

“Siamo tutti (parte di) un’unica Etiopia. Sia noi che il TDF ci siamo mossi dalle nostre rispettive posizioni difensive in pace, comprensione e amore”, ha detto Aleme Tadesse, un rappresentante dell’esercito etiope.

I soldati eritrei si sono ritirati da diverse grandi città del Tigray alla fine del mese scorso, ma non hanno lasciato il territorio del Tigray, secondo i residenti. L’Eritrea ha rifiutato di commentare se le truppe se ne andranno.


Approfondimento:


FONTE: reuters.com/world/africa/tigra…


tommasin.org/blog/2023-01-11/l…