Dalla “social catena” di Leopardi alla “catena social” il passo non è né breve né per forza solo distruttivo. I sistemi e sismi generalisti – sì – rubano dati e vendono i nostri contenuti (lavorati e semilavorati, sempre gratuiti) da circa un ventennio: fb, ig, x, youtube eccetera. Grosso modo anche io ci sono dentro, con l’ossessione della disseminazione di materiali nell’orizzontalità dei (vari) loci, contro la verticalizzazione implicita nell’ideologia egocentrica ed economicista dello “youtuber” (o “influencer”, “podcaster” eccetera). In mezzo, e insieme, e in legame, in questi ultimi venti e forse trent’anni: la demolizione dello stato sociale (sostituito, anche qui, dallo status sui social – let’s play), della sanità e della scuola pubbliche. E la parallela prassi di smantellamento dei centri sociali. Bon (malissimo): la parola “sociale”, se cade la “e”, pare proprio vada perdendo più di qualcosa. Ma è completamente vero? Cosa sarebbe stato, dal punto di vista della comunicazione della realtà di morte, il genocidio, senza i social, e senza la rete? Come avrebbero potuto i palestinesi comunicare, registrare in diretta, testimoniare, nelle condizioni oggettive imposte dal colonialismo israeliano? Alcune pezzi di appunti sono qui di séguito, disordinati in Pod al popolo. Podcast irregolare ed ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto. (A velocità 1.5, magari: per rendere meno intollerabili le mie micro e macropause).
shitti shitti quatti quatti, gli oligarchi di cui parla Bernie Sanders si stanno socialmediamente prendendo tutta la torta. allora all’interno della torta medesima sorgono dubbi.
qui dico la mia, o un atomo della mia, con tutti i limiti del soggetto dell’inconscio che sono (verbigerante in un commentoqui):
come occorre sostenere #BDS per boicottare #izrahell, così bisogna trovare vari modi per staccare gli sguardi (e i portafogli) dai #socialmedia generalisti. la mia idea è (sempre stata) (soprattutto per quei versanti che – come dice giustamente Terzago – si occupano di linguaggio) quella che Antonio Pavolini descrive nel suo Stiamo sprecando internet a proposito delle zone – diciamo così – ‘virtuose’ della rete. quindi: diffondere (al limite anche attraverso i social media, perfino generalisti) le frecce direzionali che portano ALTROVE = *direttamente* a quelle zone. (siano esse più o meno temporaneamente autonome). una di queste zone è #Mastodon. ma finché su Mastodon ci sto solo io e un gruppo di cinque persone, l’acqua scarseggia e la papera non galleggia. bisogna migrare in massa, cristo santo. e lasciare che su #facebook resistano e persistano solo ed esclusivamente #link che portano FUORI da facebook. solo ed esclusivamente materiali indigeribili da facebook medesimo.
e bisogna moltiplicare gli spazi autonomi. non a caso, in varie occasioni e momenti di #esistelaricerca, ho sollecitato (starei per aggiungere: “in modo accorato”) la nascita di più siti, spazi in rete, indipendenti e connessi. la stessa cosa può succedere anzi già succede da tempo con versanti del #giornalismo indipendente. che però ha bisogno di noi. finché ci sarà qualcuno di “noi” che fa cadere la monetina nel bussolotto di Repubblica e del Corsera, hai voglia a parlare di (un pur minimo) #antagonismo in rete.
su #Gaza e sul #genocidio (ampiamente bannato da zucko su fb, meno su #instagram), faccio l’esempio delle decine e decine di immagini, report, link, materiali video e di altro genere che ho caricato su spazi #Mega che poi di volta in volta linko usando *anche* i social media. ma principalmente attraverso #slowforward + uno spazio (da qualche mese da me negletto per mancanza di tempo: ma lo riprenderò) ospitato dalla rete indipendente #noblogs.
poi ognuno può aggiungere proprie iniziative. la mia idea o impressione, in definitiva, è che su fb si continua sì ad accedere a moltissimi materiali a volte indispensabili, soprattutto relativi all’arte contemporanea (unico motivo per cui mi ero iscritto a fb alle origini, quando ancora il tasto per postare sembrava di gomma), però le cose buone ormai da ANNI bisogna prendersele e spostarle di peso FUORI. dopodiché si può usare fb (finché e SE ha senso) esclusivamente per indirizzare la gente fuori da fb.
oh, magari sbaglio, non so. però fin qui è una #strategia che qualche frutto lo ha portato.
Da anni considero questa piattaforma un male minore in fatto di comunicazione, minore ma chiaramente male, per ragioni d'ordine psicologico, sociologico e infine politico. Non sono l'unico...
proprio per l'importante apporto dei social nell'informazione è fondamentale difendere internet, la rete dalle grasse untuose mani dei poteri che puntano al controllo di essa limitando la libertà di tutti noi.
emama 🦉
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