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radiotre suite, 24 ago. 2025: fabio cifariello ciardi in dialogo con mg su “prima dell’oggetto” (déclic) e la rivista ‘la scuola delle cose’ (lyceum/mudima)


RadioTre Suite, 24 ago. 2025. dialogo con Fabio Cifariello Ciardi su Marco Giovenale, "Prima dell'oggetto" (déclic, 2025)

https://www.raiplaysound.it/audio/2025/08/Radio3-Suite—Magazine-del-24082025-aef7d6cc-546a-474c-bcbb-3db0019727f8.html

grazie a Fabio Cifariello Ciardi per il dialogo, l’attenzione e il grande spazio accordato al mio libro e a ‘La scuola delle cose’

§


La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
link alla rivista

copertina di "Prima dell'oggetto", di Marco Giovenale (déclic, 2025)
link al libro

#cambioDiParadigma #déclic #dialogo #FabioCifarielloCiardi #LaScuolaDelleCose #lettura #letture #Lyceum #LyceumMudima #MarcoGiovenale #MG #MonicaDOnofrio #Mudima #presentazione #PrimaDellOggetto #prosa #ProsaInProsa #radio #Radio3Suite #RadioTreSuite #reading #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca


un inquadramento della scrittura di ricerca: nel n. 19 della ‘scuola delle cose’ (lyceum/mudima)


post in continuo aggiornamento

La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
cliccare per ingrandire

forse per la prima volta dopo oltre 20 anni di non disonorevole attività, un certo modo di fare sperimentazione letteraria ottiene un inquadramento teorico-critico complessivo, pur sintetico.

esce cioè il n. 19 del periodico ‘La scuola delle cose’, dell’associazione Lyceum (grazie alla Fondazione Mudima), interamente dedicato alla SCRITTURA DI RICERCA.

lo si sa e lo si è ripetuto assai: la (formula) “scrittura di ricerca” ha una storia di lunga durata, attraversando un po’ tutto il Novecento, almeno dagli anni Quaranta-Cinquanta, e in maniera nemmeno poi troppo carsica. d’accordo. tuttavia questo numero della “Scuola delle cose” non è una disamina storica integrale, semmai un lavoro sugli ultimi venti-venticinque anni di ricerca letteraria, o scrittura complessa. con (ovviamente, immancabilmente) puntuali affondi nel passato e nella produzione di certi autori a dir poco fondativi, soprattutto Corrado Costa e Jean-Marie Gleize.

prima occasione di presentazione: 19 giugno, Milano, Fondazione Mudima:
slowforward.wordpress.com/wp-c…

audio della presentazione a Milano (19 giu. 2025):
slowforward.net/2025/07/01/pod…

audio di una successiva presentazione, a Roma (5 lug. 2025):
slowforward.net/2025/07/24/pap…

RadioTre Suite: presentazione di Prima dell’oggetto, di MG, e – in conclusione – “La scuola delle cose” (24 ago. 2025):
slowforward.net/2025/08/25/rad…

podcast della presentazione ospitata da La Finestra di Antonio Syxty (25 ago. 2025):

*

e, rapidamente descrivendo:

dettaglio de La scuola delle cose n 19_ 2025__ foto di Antonella Anedda
dettaglio da una foto di Antonella Anedda. cliccare per ingrandire

L’espressione “scrittura di ricerca” è in azione da diversi decenni, e di certo si perde già nelle “profondità” del Novecento. Tuttavia, dagli anni 2003-2009 (ovvero fra l’esplosione dei blog letterari e l’uscita del libro collettivo Prosa in prosa – edito da Le Lettere; ora da Tic edizioni) e fino a oggi, il numero di materiali sperimentali e saggi sugli stessi è decisamente cresciuto. Ha dunque senso ed è forse addirittura indispensabile iniziare a fare il punto della situazione. Un primo e senz’altro assai sintetico tentativo è rappresentato da questo numero de «La scuola delle cose», che raccoglie otto interventi di altrettanti studiosi e studiose, intorno alla ricerca letteraria e alle scritture complesse.

*

queste le autrici e gli autori dei saggi nel tabloid, e i titoli degli interventi:

Gian Luca Picconi,
Scrittura di ricerca, prosa in prosa, letteralità

Massimiliano Manganelli,
Appunti sulle scritture procedurali

Luigi Magno,
Cinque nomi (più uno) e dieci titoli. La poesia di ricerca francese (oggi) in Italia

Chiara Portesine,
Il compromesso fonico: l’eredità di Corrado Costa

Renata Morresi,
Il movimento chiamato Language Poetry in Italia oggi

Chiara Serani,
Scritture non convenzionali e intermedialità (2000-2025)

Luigi Ballerini,
Intervento sulla poesia che si potrebbe fare

Daniele Poletti,
Scritture complesse. Il superamento dell’appartenenza

*

il tabloid gratuito è disponibile a Milano in Fondazione (via Tadino 26); a Roma presso la Libreria Tic (piazza San Cosimato 39); a Perugia nella libreria Mannaggia (via Cartolari 8); a Bologna da Modo Infoshop (via Mascarella 24/b); a Napoli alla libreria Luce (piazzetta Durante 1).

*

incontri, presentazioni e altre occasioni legate alla rivista:

22 maggio 2025: intervista a Rai RadioTre Fahrenheit

25 maggio: presenza del tabloid alla Serata del Premio Pagliarani al Palazzo delle Esposizioni (Roma)

31 maggio: presenza al reading collettivo “Roma chiama poesia”, Teatro Basilica (Roma)

3 giugno: presenza allo Studio Campo Boario (Roma), in occasione della presentazione di NZ, di A. Syxty

8 giugno: presenza nella libreria Tic di piazza San Cosimato (Roma)

17 giugno: presenza al reading di Giovenale e Perinelli allo Studio Campo Boario

26 giugno: ex Discoteca di Stato in via Caetani (Roma), dialogo sulla memoria delle avanguardie

Da luglio 2025: presenza alla Libreria Luce, Napoli

5 luglio: presentazione della rivista in occasione del festival Inverso, a Roma

24 agosto: a RadioTre Suite, presentazione di Prima dell’oggetto, di MG, e – in conclusione – del tabloid

25 agosto: va in onda il podcast della presentazione ospitata da ‘La Finestra di Antonio Syxty’

5-6-7 settembre: presenza di molte copie del tabloid ai tre giorni dell’incontro ‘Esiste la ricerca’, presso lo Studio Campo Boario


Lyceum _ Scuola delle Cose _ dati editoriali e redazionali
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Fondazione Mudima
FONDAZIONE MUDIMA

Via Tadino 26, Milano
info@mudima.net
mudima.net

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in collaborazione con
l’associazione dipoesia
logo dell'"associazione dipoesia"

#ChiaraSerani #CorradoCosta #DanielePoletti #EsisteLaRicerca #FondazioneMudima #GianLucaPicconi #GinoDiMaggio #intermedialità #kritik #LaFinestraDiAntonioSyxty #LaScuolaDelleCose #langpo #languagePoetry #letteralità #LuigiBallerini #LuigiMagno #Lyceum #MassimilianoManganelli #MicheleZaffarano #Mudima #poesiaDiRicercaFrancese #ProsaInProsa #RadioTreSuite #RenataMorresi #ricercaLetteraria #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scritturaNonAssertiva #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureNonAssertive #scrittureNonConvenzionali #scrittureProcedurali #ScuolaDelleCose #segnaliEAzioni #StudioCampoBoario #traduzione #traduzioni #zinesAuthorsETaggatoComeChiaraPortesine


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Ho conosciuto il maggiore Temple, che era sceso in paracadute nelle Langhe


Il maggiore Temple e Enrico Martini (Mauri). Fonte: Casa della Memoria di Vinchio cit. infra

Nell’estate del 1944 le Langhe sono, di fatto, controllate dai partigiani: Mauri forma due divisioni autonome, la prima comandata da Mario Bogliolo e la seconda da Poli, mentre Nanni organizza i suoi uomini nella VI divisione Garibaldi.
Attorno a Canelli agisce la 78° brigata Garibaldi di Primo Rocca e nell’acquese opera la 79° brigata garibaldina di Pietro Minetti Mancini.
È la grande stagione della Resistenza, quando l’avanzata alleata dal Sud e la crescente forza dei partigiani diffondo l’illusione che la guerra possa vittoriosamente finire prima dell’inverno.
Mentre i garibaldini danno vita a esperienze di autogoverno democratico locale in molti centri delle Langhe, Mauri progetta e realizza l’occupazione di Alba, che avviene il 10 ottobre. […] La prima missione alleata che giunge nelle Langhe è quella comandata dal Maggiore Neville Lawrence Darewski detto Temple.
Nato a Londra il 21 maggio 1914, figlio del compositore di origine polacca Herman Darewski e dell’attrice Madge Temple, ufficiale del Royal Army Ordnance Corps dal marzo 1940, il Maggiore è il responsabile del nucleo SOE destinato al Piemonte. Paracadutato ad Igliano, nell’Alta Langa il 7 agosto 1944, Temple incontra a Torino i vertici della Resistenza piemontese e compie ricognizioni operative nelle valli cuneesi.
Al suo ritorno nelle Langhe si attiva con Piero Balbo Poli per costruire un piccolo aeroporto partigiano a Vesime.
Nella tarda estate del 1944, il Maggiore Darewski [Temple] venne paracadutato tra i partigiani, in quel momento organizzati in due formazioni, una comandata da Mauri (Autonomi) e una comandata da Nanni (Garibaldini) […].
Tra i vari compiti svolti, […] il Maggiore organizzò i partigiani, pianificò aiuti aerei e lanci e costruì una pista di atterraggio per i Lysander a Vesime a Val Bormida di Millesio.
Casa della Memoria della Resistenza e della Deportazione di Vinchio

Una volta in Langa, Mauri non tardò a riavere in pugno la situazione. Già il 6 agosto accolse la Missione paracadutata del maggiore inglese “Temple” (che si spostò poi al Pino di Baracco e sulla Tura, dove avvennero numerosi aviolanci di materiali raccolti e smistati dal distaccamento di Beppe Milano, un tenente fariglianese esperto e volitivo, reduce di Russia e allora capo di un gruppo di bravi ragazzi di Mondovì e dintorni, fra i quali saliva spesso don Beppe Bruno).
Una pista d’atterraggio e decollo per altre missioni alleate e per l’invio di feriti in ospedali in zone dell’Italia già liberata fu realizzata nel cuore della Langa, a Vesime. Dalla val Ellero partirono [n.d.r.: con uno dei tre gruppi in cui si divise, per rientrare facendo un’ultima tappa a Pigna in provincia di Imperia nelle linee alleate, la Missione Flap] , a fine settembre, il professore villanovese Giovanni Bessone e l’avv. Augusto Astengo per riferire, dopo un viaggio molto avventuroso, al Governo legittimo la situazione del sud Piemonte.Trovarono parecchie diffidenze; ma Bessone riuscì a infilarci, di suo, un sollecito al principe Umberto perché si trasferisse al Nord.
Redazione, Mondovì e il Monregalese in lotta per la libertà, Unione Monregalese, 21 aprile 2015

Nell’agosto ’44 erano attive ben 4 missioni italiane, con 13 agenti italiani; 9 missioni britanniche con 16 agenti britannici; 13 italiani in missioni britanniche. In Piemonte, le comandava il maggiore “Temple”, missione “Flap”. Cfr. M. BERRETTINI, op. cit., p. 38. “Temple” (Neville Darewsky), classe 1914, ufficiale dell’esercito inglese, morì il 15 novembre 1944 in un incidente a Marsaglia (CN). Era stato paracadutato tra le formazioni di Mauri il 6-7 agosto 1944. Ebbe importanti incontri con il Cmrp; a lui si deve l’idea della costruzione dell’aeroporto di Vesime (AT); qui giunsero Stevens e Ballard, gli ufficiali dello Soe che lo sostituirono.
Marilena Vittone, “Neve” e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, in “l’impegno”, n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia

Il 20 ottobre 1944 il comandante Nino Siccardi “Curto” con la scorta di 5 partigiani tornò momentaneamente ad Upega per procedere alla messa in salvo anche dei patrioti feriti che là erano rimasti.
[…] Nei primi giorni di permanenza a Fontane avvenne l’incontro tra “Curto” ed il maggiore inglese Temple (Darewski): “Curto” chiese un consistente aiuto militare per le sue formazioni: la riunione si concluse, tuttavia, con un nulla di fatto.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio – 30 Aprile 1945) – Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Ho conosciuto il maggiore Temple, capo della missione delle Special Forces presso le formazioni autonome Mauri; era sceso il 7 agosto 1944 in paracadute sul campo di Igliano nelle Langhe. L’ho visto, per la prima volta, poco dopo il suo arrivo, nel castello di Ciglié dove si era sistemato con la sua missione e dove io avevo la mia base quando mi recavo presso le formazioni Mauri.
Già nel gennaio precedente avevo avuto modo di apprezzare l’efficenza della collaborazione tra gli Alleati e le formazioni partigiane italiane; è di quell’epoca il mio ansioso ascolto di radio Londra che doveva preannunciare, con la frase convenuta: «Arrivano i capitani», il lancio di materiale alla formazione autonoma del capitano Cosa nell’alta valle Pesio a quota 1800 metri; avevo visto i famosi Sten e l’esplosivo plastico che dalla valle portavo a Cuneo, distante una ventina di chilometri, con i relativi detonatori e micce, per essere destinato ai gruppi di sabotatori a Torino.
Ma l’arrivo del maggiore Temple rappresentava qualcosa di più: era arrivato tra noi un ambasciatore e un addetto militare del governo inglese e degli Alleati, era il riconoscimento ufficiale e tangibile della legittimità della nostra lotta; con lui diventavamo cobelligeranti.
Il maggiore Temple sentì profondamente – e ce ne fece sentire partecipi – questa nostra legittimazione: tutta la sua, purtroppo breve, presenza tra di noi fu improntata dalla consapevolezza di trovarsi tra amici, di essere un soldato tra soldati e un uomo tra uomini.
Io lo ricordo così a Ciglié: robusto ma agile, bruno di capelli e abbronzato, sotto i grossi occhiali gli occhi brillanti ed espressivi, di temperamento cordiale e comunicativo, sempre allegro. Ha già conosciuto, nel corso di diverse sue missioni, i partigiani di altre nazioni e sa come farsi voler bene. Non parla perfettamente l’italiano ma si fa capire e capisce e intuisce tutto. A Ciglié, nel momenti liberi, simpatizza con tutti, inventa il “toto-Liberazione”, lanciando una moneta per aria e scommettendo al gioco di testa e croce. A me consegna metà biglietto da dieci lire (che conservo ancora) quale eventuale mezzo di riconoscimento nei messaggi. Amava guidare le automobili, anche l’autoblinda che il tenente Ippolito aveva catturato ai tedeschi. Con Mauri raggiunse, dopo una settimana dal suo arrivo, le formazioni della valle Pesio e da lì le formazioni Giustizia e libertà in valle Stura e nelle valli Grana e Gesso; a Demonte e a Valdieri conosce e si fa conoscere dai comandanti e dai rappresentanti politici.
Ha grande considerazione per il CLN piemontese; ciò lo induce ad affrontare un avventuroso viaggio a Torino, dove conosce, tra il 28 ottobre e il 4 novembre 1944, tutti gli esponenti dei partiti e delle formazioni militari della Resistenza, nonché importanti esponenti della industria torinese.
In breve tempo ha conquistato la stima, l’ammirazione, la simpatia di tutti, compresi gli esponenti delle formazioni Garibaldi.
Ma arrivano momenti tristi e dolorosi.
Alla sera del 12 novembre 1944 i nazifascisti iniziano un attacco – grande per vastità e territorio e per mezzi impiegati – nelle Langhe dove, in pieno giorno, era stato paracadutato ai partigiani molto materiale bellico, ma purtroppo non i cannoni che Temple aveva chiesto. Il giorno 15 Ciglié rischia l’accerchiamento e la missione inglese al completo sale su un camioncino, di quelli che hanno il cassone scoperto; in cabina l’autista e l’interprete; io, Temple e gli inglesi, tutti in divisa, seduti sul materiale nel cassone scoperto.
Ci dirigiamo a Marsaglia, sentiamo scoppiare le bombe da mortaio sempre più vicine: i nemici avevano sfondato le nostre linee di difesa in più punti. A Marsaglia Temple aveva alcune cose da sbrigare; salta giù dal camion e va al magazzino della prima divisione Langhe. Quando esce viene trattenuto a lungo da un comandante partigiano; noi sul camion l’aspettiamo, ansiosi di ripartire; attorno non c’era più nessuno.
Erano circa le dieci del mattino. Il nostro camion era fermo all’angolo di uno spiazzo, sulla nostra sinistra un muro a secco, poco più avanti iniziava una stretta stradina che, in discesa, curvava per uscire dal paese. Lo richiamiamo parecchie volte, siamo impazienti a causa delle esplosioni sempre più vicine. Il camion inizia a muoversi lentamente e Temple, che era atletico e agile pur nella sua robustezza, correndo raggiunge la fiancata sinistra del cassone. Si aggrappa con le mani al bordo e cerca di spiccare un salto verso l’interno.
Restò appeso a mezz’aria davanti alla ruota posteriore e non poté più muoversi.
L’autista era stato costretto a spostarsi a sinistra, verso il muro a secco, poiché dalla parte opposta stava sopraggiungendo dalla curva contromano un carro trainato da buoi con un carico di paglia.
Temple rimane schiacciato tra il muro e la fiancata del camion, fece due giri su se stesso e cadde a terra.
Nel mio ricordo, rivedo i suoi occhi sbarrati dal dolore.
Lo portammo a Murazzano; l’ospedale e l’intero paese erano nel caos, stavano evacuando i feriti. Temple chiede notizie sulla battaglia in corso a Mauri, il quale ci offre un’automobile per proseguire per l’ospedale di Cortemilia, località decentrata e più sicura.
Temple stava male, era grave; «Lussia – così mi chiamava – ho sete» erano le sue uniche parole; ogni tanto ci fermavamo a riempire la bottiglia di acqua.
All’ospedale di Cortemilia fecero di tutto per salvarlo, ma nonostante le cure, alle ore 14 dello stesso giorno 15 novembre 1944 cessò di vivere per emorragia interna.
La sua salma fu trasferita al Sud con lo stesso aereo, sceso al campo di Vesime (che lui aveva ideato e voluto). L’aereo aveva trasportato tra di noi la nuova missione inglese del colonnello Stevens e del maggiore Ballard, che parteciparono alla liberazione del Piemonte.
Lucia Boetto Testori, La missione Temple nelle Langhe in AA.VV., No. 1 Special Force nella Resistenza italiana. Vol. I, Atti del convegno di studio tenutosi a Bologna, 28-30 aprile 1987, sotto gli auspici dell’Università di Bologna, nell’ambito delle celebrazioni per il IX centenario, FIAP – Editrice Clueb Bologna, 1990

#12 #1944 #agosto #alleati #autonomi #badogliani #EnricoMartini #fascisti #Flap #Graibaldi #Langhe #LuciaBoettoTestori #maggiore #MarilenaVittone #MarsagliaCN_ #Mauri #missione #NevilleLawrenceDarewski #novembre #ottobre #partigiani #Piemonte #PignaIM_ #Resistenza #RoccoFava #SOE #SpecialForces #tedeschi #Temple #VesimeAT_


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amazzonici pacchi per un haul di letture pazzo (Sailor Moon e poca altra roba pagati dalle vostre tasse)


L’altra sera non ho scritto niente a riguardo, ma quello che è accaduto è che ho rapinato un Amazon Locker… inserendo il codice eh, niente danneggiamenti. Ok, sto scherzando; in verità, con la mano diretta di mio padre (che ha banalmente piazzato il suo ordine) ho piuttosto rapinato lo Stato italiano, ordinando circa 100 euroni di libri, per consumare i punti del bonus docenti che rimanevano e a giorni sarebbero scaduti. E però ora sono state, e a breve saranno, rogne, un pochino, perché sono veramente un botto di tavolette di carta. 🤯
Scatolone di Amazon con etichetta strappata sotto, sopra 1.28 Kgs 23/08, nella busta gialla Nintendo 3DS XLLo scatolone gigante aperto e visto dall'alto, con dentro vari dei volumi riordinati un po' meglio
Ho consumato il braccio la sera per andare a ritirare questa roba, perché, e vai a capire il motivo, da un lato gli articoli sono stati divisi in due diversi pacchi, uno gigante da 1,28 kg (e maremma bilancia…) e uno più piccolo con solo 2 volumi dentro… e, giustamente, nella busta che mi sono portata per trasportare i pacchi non c’è stato verso di farli entrare tutti e due, quindi un braccio non ha portato quasi niente e l’altro si è tirato al punto da rimanermi moscio per tutta la sera (e ancora adesso lo sento strano, ma forse avrò solo dormito stort). Tutto divertente fino a qui… e in effetti le rogne vere arrivano adesso. 💥

Per circa 60€ sono arrivati tutti e 12 i volumi di Pretty Guardian Sailor Moon, che è oggettivamente una serie da avere in libreria per ogni ragazza magica che si rispetti; nonché da leggere, immagino, motivo per cui ho già iniziato il primo volume senza preoccuparmi troppo. Poi ho preso un tomone di Zerocalcare, perché essendo lui e i suoi fumetti gnam allora immagino che anche i suoi libri lo siano, e infine qualche altro tomino per arrivare alla cifra da spendere. Poca roba… o almeno sembra, per chi digerisce interi libri su base giornaliera… e invece io, mo’, come minchia me ne esco??? 😱

Io tutto sommato leggo anche tanto, relativamente alla media comune dei (decadutissimi) giorni odierni… però leggo comunque solo quando l’alternativa sarebbe fare puro rotting (a qualsiasi dei livelli del niente); quindi, se raramente magari finisco un intero volume di un manga in 1 o 2 giorni, più spesso un tomino di quelli mi dura di più… talmente di più che ho ancora un paio di cosini da parte comprati con il bonus cultura (il mio, quello) l’anno scorso che ancora non ho recuperato. Ma non è tutta colpa mia, perché nel frattempo sono arrivate altre robe, anche libri non-fumetti, e quindi ops. 😳

Vabbene però, dai, guardiamo il lato positivo: avere tutte queste letture arretrate è buono dal punto di vista che devo necessariamente posticipare il giorno in cui andrò per keepare myself safe… Almeno, questo perché i libri sono arrivati fortunatamente intatti, e quasi tutti perfetti ad un’occhiata veloce; tranne 1 volume della bella ragazza guerriera con la copertina leggermente piegata, ma si è sistemato impilandoci altri libri sopra. Quindi, stavolta sono calma, ma altrimenti per davvero mi incazzavo!!! 😈

P.S: un (1) bacino a tutti i cittadini i-ta-lia-ni! che, pagando le tasse, pagano alla ragazza magica quest’anno i manga, e due anni fa il server che regolarmente serve i frutti del mio lavoro di sviluppo magico per tutti… 🥰

#AmazonHaul #haul #libri #manga #pacchi


Currently sailing my moon 🥰 (with my imaginary friend Usagi)

#SailorMoon #manga


Questa voce è stata modificata (1 mese fa)

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nel podcast ‘la finestra di antonio syxty’: il n. 19 de ‘la scuola delle cose’ (numero monografico sulla scrittura di ricerca)

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dialogo tra Massimiliano Manganelli, Luigi Magno e Marco Giovenale; coordinamento di Antonio Syxty

maggiori informazioni: slowforward.net/2025/06/11/un-…

La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)

#AntonioSyxty #audio #LaFinestraDiAntonioSyxty #LaScuolaDelleCose #LuigiMagno #Lyceum #LyceumMudima #MarcoGiovenale #MassimilianoManganelli #MicheleZaffarano #Mudima #podcast #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca


un inquadramento della scrittura di ricerca: nel n. 19 della ‘scuola delle cose’ (lyceum/mudima)


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La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
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forse per la prima volta dopo oltre 20 anni di non disonorevole attività, un certo modo di fare sperimentazione letteraria ottiene un inquadramento teorico-critico complessivo, pur sintetico.

esce cioè il n. 19 del periodico ‘La scuola delle cose’, dell’associazione Lyceum (grazie alla Fondazione Mudima), interamente dedicato alla SCRITTURA DI RICERCA.

lo si sa e lo si è ripetuto assai: la (formula) “scrittura di ricerca” ha una storia di lunga durata, attraversando un po’ tutto il Novecento, almeno dagli anni Quaranta-Cinquanta, e in maniera nemmeno poi troppo carsica. d’accordo. tuttavia questo numero della “Scuola delle cose” non è una disamina storica integrale, semmai un lavoro sugli ultimi venti-venticinque anni di ricerca letteraria, o scrittura complessa. con (ovviamente, immancabilmente) puntuali affondi nel passato e nella produzione di certi autori a dir poco fondativi, soprattutto Corrado Costa e Jean-Marie Gleize.

prima occasione di presentazione: 19 giugno, Milano, Fondazione Mudima:
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audio della presentazione a Milano (19 giu. 2025):
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podcast della presentazione ospitata da La Finestra di Antonio Syxty (25 ago. 2025):

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e, rapidamente descrivendo:

dettaglio de La scuola delle cose n 19_ 2025__ foto di Antonella Anedda
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L’espressione “scrittura di ricerca” è in azione da diversi decenni, e di certo si perde già nelle “profondità” del Novecento. Tuttavia, dagli anni 2003-2009 (ovvero fra l’esplosione dei blog letterari e l’uscita del libro collettivo Prosa in prosa – edito da Le Lettere; ora da Tic edizioni) e fino a oggi, il numero di materiali sperimentali e saggi sugli stessi è decisamente cresciuto. Ha dunque senso ed è forse addirittura indispensabile iniziare a fare il punto della situazione. Un primo e senz’altro assai sintetico tentativo è rappresentato da questo numero de «La scuola delle cose», che raccoglie otto interventi di altrettanti studiosi e studiose, intorno alla ricerca letteraria e alle scritture complesse.

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queste le autrici e gli autori dei saggi nel tabloid, e i titoli degli interventi:

Gian Luca Picconi,
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incontri, presentazioni e altre occasioni legate alla rivista:

22 maggio 2025: intervista a Rai RadioTre Fahrenheit

25 maggio: presenza del tabloid alla Serata del Premio Pagliarani al Palazzo delle Esposizioni (Roma)

31 maggio: presenza al reading collettivo “Roma chiama poesia”, Teatro Basilica (Roma)

3 giugno: presenza allo Studio Campo Boario (Roma), in occasione della presentazione di NZ, di A. Syxty

8 giugno: presenza nella libreria Tic di piazza San Cosimato (Roma)

17 giugno: presenza al reading di Giovenale e Perinelli allo Studio Campo Boario

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Il Ministro degli Affari Esteri provveda subito a consentire a chi ne ha diritto di lasciare Gaza ed entrare in Italia !


Riprendiamo e condividiamo l’appello di ASGI chiedendo che il governo si muova subito ottemperando alle decisioni del Tribunale di Roma e consentendo l’uscita da Gaza e l’ingresso in Italia ai richiedenti. Nessun ulteriore ritardo è ammissibile !

Il Tribunale di Roma ordina l’ingresso di famiglie da Gaza, ma il governo italiano ancora non agisce


23 Agosto 2025

Comunicato stampa ASGI

In seguito a ricorsi presentati da socie e soci ASGI, il Tribunale di Roma ha ordinato alle autorità italiane di garantire l’ingresso in Italia per motivi umanitari e familiari ad alcuni nuclei familiari e persone di Gaza. Nonostante ciò, le autorità competenti non hanno ancora agito. Data la grave e crescente situazione a Gaza, ASGI chiede con forza un immediato intervento del Ministro degli Affari Esteri per l’evacuazione e il rilascio dei visti.

A seguito di alcuni ricorsi presentati in via d’urgenza per la richiesta di visto d’ingresso a favore di alcuni nuclei familiari di Gaza, alcuni dei quali familiari di cittadini italiani, il Tribunale di Roma ha impartito cinque differenti ordini giudiziali di autorizzazione all’ingresso, il primo dei quali ormai 15 giorni fa.

In particolare, il Tribunale di Roma ha ordinato alle autorità italiane di attivarsi nell’immediatezza per garantire l’uscita delle persone e l’arrivo in Italia per motivi umanitari e familiari. Le Autorità competenti sono state messe a conoscenza dei provvedimenti giudiziali immediatamente e contattate per rappresentare la gravità delle singole situazioni. Tutti coloro che hanno richiesto il visto per raggiungere l’Italia, sono in una condizione di estremo pericolo e rischio. Sono nuclei familiari con bambini, anche piccolissimi, che necessitano di immediata evacuazione e protezione.

ASGI evidenzia che le Amministrazioni competenti sono state più volte sollecitate ad ottemperare gli ordini giudiziali del Tribunale di Roma, con tutti gli aggiornamenti di aggravamento delle condizioni a Gaza pervenute dalle famiglie interessate.

La situazione a Gaza si aggrava di ora in ora, l’operazione di terra da parte dell’esercito israeliano in alcune zone di Gaza e gli ordini di evacuazione senza alcuna garanzia di spostamento in sicurezza, si aggiungono ai continui bombardamenti e all’impossibilità di reperire il cibo necessario alla sopravvivenza.

Chiediamo con forza che il Ministro per gli affari esteri e la cooperazione internazionale intervenga, in ottemperanza ai provvedimenti giudiziali, per la protezione della vita delle persone interessate, così come quella di tutte e tutti i cittadini palestinesi che intendono lasciare Gaza.

Riteniamo che, di fronte alla drammaticità della situazione e dell’obbligo di tutti gli Stati -fra cui l’Italia- di agire per prevenire e impedire il genocidio a Gaza, non possa essere giustificabile alcun ulteriore ritardo nel rilascio di visti e lasciapassare per l’ingresso in Italia per coloro ai quali è stato già riconosciuto questo diritto.

Sollecitiamo pertanto, anche pubblicamente, un immediato intervento per la fuoriuscita delle persone dalla Striscia di Gaza e l’immediata soluzione positiva per la tutela dei diritti fondamentali.


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Da 44 paesi verso Gaza, la Flotilla prova a rompere l’assedio


Sono passati quasi due anni dall’invasione israeliana della striscia di Gaza. Ormai è chiaro a tutti che si tratta di un genocidio, del tentativo di espellere dal loro territorio oltre due milioni di cittadini palestinesi. Per raggiungere questo obiettivo, Israele sta utilizzando anche l’arma della fame, impedendo che gli aiuti umanitari arrivino nella Striscia. Se prima Gaza era una prigione […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/08/24/da-4…

#FreedomFlotilla #Gaza #Palestina


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le città della monetizzazione sono già città di repressione


sullo sgombero del Leoncavallo, è vero che il sindaco Sala non ha responsabilità diretta di quanto è accaduto (cfr. il suo comunicato del 21 agosto: differx.noblogs.org/2025/08/24…), ma allo stesso tempo è altrettanto vera questa osservazione di Michela Becchis:

di fatto i sindaci, anche di sinistra, costruiscono una città perfetta per la destra
facebook.com/michela.becchis/p…

[…] i vari sindaci di centrosinistra possono giurare e spergiurare che non vengono mai avvisati degli sgomberi, ma da Milano a Roma a Napoli generano colpevolmente l’ambiente, la possibilità che consente alla destra (ma Minniti e il suo “decoro” l’abbiamo dimenticato?) di agire in modo repressivo e fascista . Città finanziarizzate dove ogni spazio è assurdamente e terribilmente monetizzato, dove chi vive la difficoltà di abitare, lavorare, studiare, ricrearsi e fare cultura e fare conflitto, sì quel conflitto che non piace neanche a voi, viene piano piano compresso in un altrove che città non è più.
Cari sindaci di una sinistra liberale, potete chiamarli coworking, hub, stakeholder e con tutte le parole che sempre della finanza sono, ma siete colpevoli di non difendere mai la libertà della vita di una comunità dalla monetizzazione che sempre repressione è.
(La frase è di Sandrone Dazieri)”

#BeppeSala #centrosinistra #ComitatoPerLOrdineELaSicurezza #comunicato #CSA #csoa #Leoncavallo #LeoncavalloSpazioPubblicoAutogestito #MichelaBecchis #monetizzazione #neofascismo #repressione #SandroneDazieri #sgomberi #sgombero #sgomberoDelLeoncavallo #sindaci #sindaco #sinistra #spaziAutogestiti

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6 settembre, milano: corteo per il leoncavallo


Giù le mani dalla città!
Sabato 6 settembre CORTEO nazionale
Contro lo sgombero del Leoncavallo, contro il fascismo di governo, la gentrificazione ed espropriazione dei patrimoni pubblici e autogestiti.
Difendiamo gli spazi sociali, la cultura libera, l’arte sovversiva e i movimenti dal basso.
Vogliamo un’altra Milano!

6 settembre corteo per il leoncavallo
cliccare per ingrandire

#AbbaVive #antagonismo #antifascismo #autogestione #controLoSgombero #controLoSgomberoDelLeoncavallo #corteo #corteoNazionale #csoa #decolonialismo #democraziaDalBasso #gentrificazione #Leoncavallo #manifestazione #manifestazioneNazionale #ParcoSempione #spaziAutogestiti #spaziSociali

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spiega il tuo diritto, izrahell


facebook.com/share/v/1B1AGks4x…
: a ogni immagine o video come questo, e alle migliaia e migliaia di testimonianze simili e rapporti sul #genocidio che abbiamo visto e registrato in questi ultimi due anni e nei 75 precedenti, la domanda è sempre la stessa: #israele , che giustificazione, che diritto hai di esistere, se il tuo esistere è QUESTO?

#Gaza #Cisgiordania #Palestina #criminidiguerra #apartheid #puliziaetnica

#apartheid #Cisgiordania #criminiDiGuerra #criminidiguerra #Gaza #genocidio #Israele #Palestina #puliziaEtnica #puliziaetnica

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dip 059


per qualche motivo, substack ha (non so con quale diritto) …creato un account a mio nome (certi social fanno di queste cose, evidentemente)… e di conseguenza mi sono fatto tentare e ho settato un po’ di cose. ovviamente per gioco. ora l’ho cancellato e per adesso non se ne parla.
mi manca giusto substack, oltre tutta questa roba: linktr.ee/differx

#differx #dip #dip059 #dip059

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Craig Jones da Mighty Mouse parla di Steroidi, Mikey Musumeci, CJI2 e Tanto altro.


Craig Jones ospite al Mighty Cast con Demetrious Johnson Un episodio lungo e pieno di spunti: Demetrious “Mighty Mouse” Johnson intervista Craig Jones, tra storie personali, polemiche e discussioni sul futuro del BJJ.Qui i momenti più interessanti, ordin

Craig Jones ospite al Mighty Cast con Demetrious Johnson


Un episodio lungo e pieno di spunti: Demetrious “Mighty Mouse” Johnson intervista Craig Jones, tra storie personali, polemiche e discussioni sul futuro del BJJ.
Qui i momenti più interessanti, ordinati con titolo, descrizione estesa e timestamp.


Benvenuto a Craig Jones sul Mighty Cast


Dopo mesi di tentativi, Demetrious Johnson riesce finalmente a portare Craig Jones come ospite. Craig è collegato da Las Vegas, dove si prepara al CJI 2. I due scherzano sull’attesa e ricordano quando DJ visitò il B Team per allenarsi con Nikki Rod senza però incontrare Craig, sempre in viaggio tra Russia e USA. L’atmosfera è subito amichevole ma pungente: il tono è da fan di lungo corso che finalmente incontra un personaggio discusso e polarizzante del grappling.

  • time stamp sul video: 1:54

Craig Jones: feste, droghe e mind games nel BJJ


Craig racconta il suo stile di vita tra eccessi e competizioni. Dice apertamente che a volte entra in gara dopo serate di alcol e “nose beers”, usando questo come arma psicologica: se vinci contro un avversario dichiaratamente fuori forma, sembri scarso. Ricorda anche l’esperimento fallito in Messico, dove pensava che la coca potesse aiutarlo con l’altitudine… e invece lo ha solo stremato. Spiega che questo atteggiamento è anche una forma di “big brother syndrome”: se batti sempre qualcuno, il gap mentale resta, anche se l’altro è più preparato. Un mix di ironia e realtà scomoda sul lato nascosto del grappling professionale.

  • time stamp sul video: 4:51

Come DJ ha scoperto Craig Jones


Demetrious spiega come, dopo aver lasciato l’MMA, abbia iniziato a praticare gi jiu-jitsu. Il suo maestro gli parlò subito di Craig Jones, definendolo non solo un grappler di livello ma anche un personaggio unico. I suoi sketch comici e la provocazione “jiu-jitsu is gay” avevano già reso Craig una figura virale, nota anche a chi non seguiva il grappling da vicino. DJ racconta che da lì in poi il nome di Craig era impossibile da ignorare.

  • time stamp sul video: 6:43

Le origini di Craig nel BJJ e il passaggio al no-gi


Craig ripercorre la sua storia: a 15 anni inizia ad allenarsi ad Adelaide grazie al cugino. All’inizio si concentra sul gi, 2-3 volte a settimana per anni. Il vero salto arriva a Melbourne, sotto la guida di Lachlan Giles, che lo spinge a studiare gli heel hook. Vince un Open a San Francisco e capisce che può tentare la carriera. Con Giles impara il valore delle leg locks, poi arriva il trasferimento in America con Danaher, “il lato oscuro” come lo definisce Craig. Qui trova il contesto perfetto: centinaia di praticanti no-gi ogni mattina, un ambiente unico all’epoca. Il resto è storia: l’heel hook come marchio di fabbrica e il definitivo abbandono del gi.

  • time stamp sul video: 7:11 – 9:38

Quanto è strana la community del BJJ?


DJ chiede a Craig un confronto con l’MMA. Jones spiega che il BJJ è popolato da personaggi eccentrici ma più “rilassati” rispetto all’MMA, dove c’è sempre più in palio. Nelle arti marziali miste gli atleti competono per sponsor e ranking, quindi spesso regna l’ostilità. Nel BJJ invece la maggioranza è composta da hobbyist e appassionati, anche se nei seminari non mancano quelli che cercano di metterti alla prova. La differenza è chiara: meno soldi in ballo, più clima da “famiglia allargata” — anche se le rivalità restano.

  • time stamp sul video: 15:00

Perché creare il Craig Jones Invitational (CJI)


Craig racconta senza filtri che il CJI nasce da rabbia e pettiness contro ADCC: borse ferme a 10.000$, organizzatori poco trasparenti e zero opportunità per chi perde al primo turno. L’idea iniziale era pagare i “day one losers” più dei semifinalisti ADCC, solo per far vedere l’assurdo. Con l’aiuto di un finanziatore anonimo e un sacco di contanti esibito anche da Joe Rogan, nasce il CJI con un montepremi di un milione. Craig ammette che non era solo filantropia: “se non puoi vincere ADCC, lo destabilizzi e ti inventi qualcosa di nuovo”. Un evento nato da ripicca, che però ha cambiato gli standard economici del BJJ.

  • time stamp sul video: 19:50

Il format a squadre di CJI 2


Craig illustra la novità: non più singoli, ma team. Cinque contro cinque, stile quintet, con eliminazioni a staffetta. Una squadra può essere spazzata via da un solo atleta in forma eccezionale. I coach scelgono chi mandare, creando strategie da “Royal Rumble”. Heel hook ammessi, niente reset a bordo materasso: la buca (“pit”) diventa elemento tecnico per evitare stalli. L’obiettivo: più spettacolo, più ritmo e match sempre pericolosi.

  • time stamp sul video: 26:45

Heel hook: da vietare o arma dei piccoli?


Demetrious racconta di aver visto troppi compagni rovinarsi le ginocchia con gli heel hook e sostiene che dovrebbero essere vietati. Craig ribatte che sono l’arma perfetta per i grappler più piccoli contro avversari enormi. Cita l’esempio di Lachlan Giles che al mondiale ADCC finalizzò atleti di peso superiore solo con gli heel hook. Per Jones, bandirli significa togliere una delle poche armi realmente “democratiche” del grappling. Dibattito aperto: sicurezza o spettacolarità?

  • time stamp sul video: 30:27 – 31:46

Perché Craig vuole lasciare l’America dopo CJI 2


Craig annuncia che dopo il secondo Invitational sparirà dalla scena. Non vuole finire intrappolato in un loop di eventi “meno spettacolari del precedente”. Spiega che organizzare e promuovere un torneo è uno stress enorme: convincere team, fare marketing, allenarsi e allo stesso tempo affrontare avversari come Gable Steveson. Per ora sente di aver già “dato il format definitivo” al grappling e preferisce prendersi una pausa piuttosto che rischiare un flop.

  • time stamp sul video: 41:19

UFC BJJ e il problema dei soldi nel grappling


DJ provoca: “perché non c’è denaro nel BJJ?”. Craig risponde che non basta vincere: serve una narrativa. Gordon Ryan vende arroganza e vittorie, Mikey Musumeci vende disciplina e la sua storia personale, lui vende ironia e caos. I titoli da soli non bastano: servono personaggi. Jones critica ADCC e IBJJF per i premi ridicoli, spiegando che senza storytelling il BJJ resta invisibile al grande pubblico. Una riflessione amara: “legacy non paga le bollette”.

  • time stamp sul video: 48:15

Lo stile di Mikey Musumeci è noioso?


DJ solleva la questione: Mikey vince, ma il suo gioco è divertente per il pubblico? Craig non ha dubbi: serve spettacolo, non solo efficacia. Il dibattito anticipa il confronto diretto tra i due, con Craig che non risparmia critiche e ironie sul rivale.

  • time stamp sul video: 1:04:07

UFC BJJ fa bene o male al jiu jitsu?


Secondo Craig, l’ingresso dell’UFC nel grappling è un’arma a doppio taglio. Da un lato porta soldi e visibilità, dall’altro rischia di cambiare il DNA del BJJ, piegandolo alle logiche dello show business. Il confronto rimane aperto: crescita o snaturamento?

  • time stamp sul video: 1:05:14

Craig Jones vs Mikey Musumeci: dibattito fissato


Annuncio ufficiale: Craig e Mikey si sfideranno in un dibattito pubblico. Non sarà un match tecnico, ma uno scontro di visioni sul grappling e sul futuro del BJJ.

  • time stamp sul video: 1:15:24

Le aspettative di Craig per il dibattito


Craig dice chiaramente di non voler solo provocare: il dibattito con Mikey sarà un’occasione per smontare narrazioni tossiche e far riflettere sullo stato del BJJ.

  • time stamp sul video: 1:16:46

“Mikey è un sellout!”


Craig non usa mezzi termini: accusa Mikey di essersi venduto e di rappresentare la versione “corporate” del grappling. Una provocazione calcolata per alzare l’hype del confronto.

Dice anche non è un problema vendersi, ma bisogna esserne consapevoli e prendersene la responsabilità.

  • time stamp sul video: 1:23:13

La sfida di Craig a Mikey e Moneyberg


Oltre al dibattito, Craig rilancia: vuole un confronto che unisca grappling e soldi, provocando sia Musumeci che Moneyberg. Mikey porta MoneyBerg, Jones porta una sua cintura Blu.

  • time stamp sul video: 1:25:28

Come supportare la Fair Fight Foundation


Jones spiega come sostenere la sua fondazione, nata per aiutare atleti in difficoltà e finanziare progetti benefici legati al BJJ. Non solo spettacolo, ma anche impegno sociale.

  • time stamp sul video: 1:26:36

DJ vs Gabi Garcia?!


Momento ironico: DJ scherza sull’idea di affrontare Gabi Garcia al CJI 2. La battuta strappa risate, ma mostra quanto i freak match restino parte integrante dell’immaginario grappling.

  • time stamp sul video: 1:28:21

Mighty Recap: chiusura dell’episodio


DJ riassume i punti principali dell’intervista: la nascita del CJI, il futuro del grappling, le polemiche con Mikey e l’idea di Craig di lasciare l’America. Una puntata piena di contenuti, tra ironia, polemica e riflessioni sul BJJ moderno.

  • time stamp sul video: 1:31:05

youtube.com/watch?v=0tIBktUamb…


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stasera: “prima dell’oggetto”, di mg (ed. déclic) @ radiotre suite, h. 23:00 circa


copertina di "Prima dell'oggetto", di Marco Giovenale (déclic, 2025)


Prima dell’oggetto (déclic, 2025)
a Radio3 Suite

OGGI, domenica 24 agosto
alle ore 23:00 circa
MG in dialogo con Fabio Cifariello Ciardi

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evento facebook: facebook.com/events/1981922402…

il libro: declicedizioni.it/prodotto/pri…

link e materiali vari: slowforward.net/2025/05/16/lin…

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#cambioDiParadigma #déclic #dialogo #FabioCifarielloCiardi #lettura #letture #MarcoGiovenale #MG #MonicaDOnofrio #presentazione #PrimaDellOggetto #prosa #ProsaInProsa #radio #Radio3Suite #RadioTreSuite #reading #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca


link e materiali per “prima dell’oggetto” (déclic, maggio 2025)


POST IN CONTINUO AGGIORNAMENTO


scheda editoriale:

copertina di "Prima dell'oggetto", di Marco Giovenale (déclic, 2025)
cliccare per accedere al sito dell’editore

Se c’è un libro che si è stufato sia della poesia sia del narrare usuale, e che va in senso opposto, è questo: si muove verso il senza verso e si interroga sulla fuga caotica delle cose e delle narrazioni, come alice che non capisce le corse del bianconiglio ma si secca pure di seguirlo. il lettore non deve però spaventarsi di questo smarrimento. potrà confidare in alcune chiavi, rammentando:

– che quasi tutto si svolge a roma, ossessivamente richiamata: e tanto il richiamare quanto il suo oggetto danno sul barocco, con conseguente eco lontana di erotía;
– che una sfumante prima parte del libro si abbandona al flusso fonico del discorso, toccando solo leggermente la sostanza di storie e microstorie;
– che detto flusso si cristallizza pian piano in quasi-racconto, e allora affiorano figure precise, anche se spesso poi si sfaldano, si dissipano;
– che a sfarinarsi è tanto il linguaggio quanto il reale già sotto scacco e fuori fuoco, come per un’apocalisse nascosta in ogni pixel del quadro.

PRIMA DELL’OGGETTO
di Marco Giovenale
déclic edizioni || libro in brossura con alette, cm 13,5 x 19 || pp. 128, ISBN 9791281406117 || uscita: 16 maggio 2025

READING, INCONTRI, REGISTRAZIONI, APPUNTI, IMMAGINI:

15 set. 2025:
il podcast ‘La Finestra di Antonio Syxty’ propone un dialogo sul libro con Niccolò Scaffai, open.spotify.com/episode/0mCWU… (cfr. anche slowforward.net/2025/09/15/fin…)

25 ago. 2025:
intervista su Prima dell’oggetto, e su “La scuola delle cose”, n. 19 (“scrittura di ricerca”): RadioTre Suite, 24 ago. 2025, h. 23:00-23:25, https://www.raiplaysound.it/audio/2025/08/Radio3-Suite—Magazine-del-24082025-aef7d6cc-546a-474c-bcbb-3db0019727f8.html e slowforward.net/2025/08/25/rad…

28 lug. 2025:
una pagina dal libro, riprendendo un post editoriale su fb
slowforward.net/2025/07/28/una…

19 giu. 2025:
notille da un social dopo il reading a Villa Lais del 28 mag. 2025
slowforward.net/2025/06/19/not…

17 giu. 2025
pod al popolo, #070: reading perinelli e giovenale @ studio campo boario, 17 giu. 2025
@ archive: archive.org/details/pap-070-pr…

16 giu. 2025:
registrazione del reading (con autoannotazioni) a Villa Lais, 28 mag. 2025
slowforward.net/2025/06/16/pap…

31 mag. 2025
pod al popolo, #069: lettura di mg (da Oggettistica e Prima dell’oggetto) @ ‘roma chiama poesia’, teatro basilica, 31 mag. 2025
@ archive; archive.org/details/pap069_Rom…


ANTEPRIME, ESTRATTI, FRAMMENTI:

un estratto qui

Quattro estratti/anteprime su fb (apr.-mag. 2025):
slowforward.net/2025/06/02/ant…

Alcuni materiali comparsi in altra forma sul Multiperso:

Scendi, 21 giu. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

L’importanza dell’ascolto, 16 lug. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

Stanza stanza, 24 lug. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

Pietra, 25 set. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

[Nest. Rest. Reset. Next], 4 ott. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

Videoripresa, 13 ott. 2023:
multiperso.wordpress.com/2023/…

*

declicedizioni.it/prodotto/pri…

#069 #070 #antiracconto #controracconto #déclic #MG #PrimaDellOggetto #prosa #prosaBreve #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #testiDiMgInRete #testiDiMgOnline #VillaLais


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clanker youtubici rompono la quiete in modo sempre più metallico


È semplicemente da non credere che sono ormai anni e anni (e ho perso il conto di quanti) che su YouTube c’è il problema degli spammer e, anziché migliorare peggiora sempre di più! #YouTube è un’impresa che si regge interamente su un datamining inquantificabilmente grosso — per i video consigliati, per controllare che i video caricati non violino i ToS, per servire le pubblicità figuriamoci… — ma quegli scemi che ci lavorano non saranno capaci di contrastare commenti di spam che si vede lontano un miglio sono spam! (E poi, intanto, i commenti legittimi vengono rimossi per errore; Louis Rossman si lamenta continuamente di ciò, e vorrei ben vedere altrimenti.) 😵‍💫

La cosa peggiore è che ormai, negli ultimi mesi, questi clanker sono diventati persino aggressivi! Mazonna ragassi, prima l’approccio di questi affari era solo o completamente distaccato dal video, facendo off-topic totale per veicolare il proprio messaggio, o falsamente positivo, quando profili con la foto di un culo di fuori (e qualche volta anche altro, in una maniera che sarebbe violazione delle norme della community se fotogrammi del genere fossero all’interno di video, ma le regole sono scritte a cazzo e quindi per le foto profilo non vale) scrivono (in un italiano rotto e palesemente tradotto a macchina da un’altra lingua) semplicemente complimentando il video in modo irrealistico… Adesso, invece, puntano sull’offendere il creatore del video preso di mira o i suoi fan, insinuando che i propri video sarebbero meglio, cosa che dimostra (negli umani marci che li hanno programmati e/o ordinati) una estrema mancanza di rispetto e un ego largo quanto una fottuta mongolfiera… 💔
Ma dove cazzo andremo a finire??? Questo l’ho beccato addirittura sotto un video di Kurzgesagt ieri (ora sembra essere sparito), e ha il coraggio di dire “I video che posto sono molto meglio di quelli di Kurzgesagt, Kurzgesagt non può essere comparato a me [e lo dice immediatamente dopo aver fatto esso stesso un paragone; porca puttana, impara a usare la lingua umana oppure taci!], io sono molto meglio“… E potrei capire critiche politiche a Kurzgesagt, ce ne sarebbero molte da fare riguardo il conflitto di interessi, ma sminuirne la qualità è completamente disonesto intellettualmente e non trova alcun riscontro nella realtà! 🥴
Di questo esempio qui (ma ce ne sarebbero tanti altri), già la foto profilo palesemente generata con IA dice tutto, ma aprendo il canale la situazione peggiora. Si vede innanzitutto un video interamente generato dall’intelligenza artificiale (lo si nota dalla copertina, e dal guardare i primi 2 secondi; non di più, altrimenti verrebbe contata la visualizzazione), che da contesto + titolo si deduce chiaramente essere privo di senso (quale valore intrinseco può mai avere un video “primo video sul canale!!!” creato da un’IA generativa, cioè un video dal senso unicamente personale creato da qualcosa che non è una persona?)… ma c’è di mezzo pure un trucchetto tecnico che ha colto persino me alla sprovvista. Il canale che ha caricato il video, che in qualche modo ha pure superato i 20mila iscritti (poveri noi…), non è lo stesso che ha spammato con il commento, che è invece palesemente usa e getta… il video è fissato sul profilo, altrimenti vuoto, usando una playlist dal nome cortissimo, che non si nota. 🤯

Ormai siamo a livelli esagerati: sfruttando il fatto che i coglioni che gestiscono questa piattaforma hanno ormai da anni eliminato tutta la moderazione umana, ritenendo erroneamente che si possa delegare tutto all’intelligenza artificiale, questi spammer mettono in atto trucchetti così beceri come separare il canale effettivo da uno usato per spammare; così, se quest’ultimo viene fatto fuori (non si sa come, visto che il tasto segnala per i commenti è a tutti gli effetti finto; se l’intelligenza artificiale deve bloccare un commento lo fa solo al momento in cui questo viene inviato), i malintenzionati non hanno perso in realtà niente. Ah, per giunta, ho come il presentimento che il canale su cui stanno i video di merda (che sono una manciata, e partono da quasi un an anno fa) sia in realtà rubato, perché esiste almeno da 3 anni prima… e pubblicava video di cucina… in arabo. 😶
E ancora, sui video merdosi i commenti sono disattivati, perché il rischio che arrivi gente a scrivere la verità è tosto… mentre sui video vecchi, originali, la gente ovviamente ride (ma ci sarebbe da piangere). E questo senza neanche parlare dello schifo che fa per aver caricato un video “I am sick with cancer, pray for me 😭😭“, essendo, appunto, un ammasso di sola ferraglia e non materiale biologico…
Non molti anni fa si diceva “Susan porco**io (in inglese “Susan I swear to god“) per inveire contro colei che all’epoca era la CEO di YouTube. Poi lei è morta, e al suo posto arrivò un tizio dal nome evidentemente meno memorabile (non in quest’ordine), e adesso questa cosa non si dice più, ma il problema dello spam continua ad esistere come lo ha sempre fatto e, per l’appunto, forse anche peggio di prima. A onor del vero, quelli che cercavano di truffare includendo numeri di telefono scritti in caratteri unicode nel nome non ne vedo più da un po’… ma, ammesso siano stati davvero bloccati, e non che siano spariti semplicemente perché la tecnica di spam è diventata vecchia, è solo un’ammaccatura al problema e non una soluzione. Quanto stracazzo ODIO Alphabet Inc.!!! 😫

#clankers #commenti #comments #spam #spammers #YouTube

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da oggi, 24 agosto, e fino al 10 settembre, a roma: “di là dal fiume”, ottava edizione, a cura dell’associazione culturale teatroinscatola

Di là dal fiume | ottava edizione
festival ideato e prodotto dall’associazione culturale Teatroinscatola
direzione artistica: Lorenzo Ciccarelli


*
A Roma dal 24 agosto al 10 settembre 2025
ingresso gratuito
11 eventi in 8 spazi della città

Festival ideato e totalmente prodotto dall’associazione culturale Teatroinscatola: teatro, cinema, installazioni e visite guidate.

Tema di questa edizione è il rapporto tra arte e diritti umani. I luoghi che abiterà il festival sono essi stessi strettamente collegati con i temi che l’iniziativa vuole approfondire nella Capitale. Una delle caratteristiche del Festival è quella di coinvolgere contemporaneamente più spazi della città, anche luoghi insoliti da scoprire o riscoprire.


di là dal fiume (Roma, 24 agosto - 10 settembre), festival a cura di TEATROINSCATOLA, ottava edizione, ingresso gratuito
cliccare per ingrandire

“In questo murale (Tuttomondo)
ho disegnato tutto quello che riguarda l’umanità
è fatto di simboli delle differenti attività umane,
è una sintesi delle problematiche della vita di oggi.
Non mi sono dedicato unicamente alla vita degli uomini
ma anche alla vita degli animali,
ecco perché vedete delfini, scimmie e altro.
È un affresco della Vita in generale”

Keith Haring

Prendendo spunto da una recentissima rassegna prodotta da Teatroinscatola & Arch+Hr (laboratorio internazionale di ricerca, diretto dall’arch. Eleonora Carrano) denominata Utopia! Architettura e Diritti Umani“, TEATROINSCATOLA vuole continuare ad indagare il rapporto tra arte e diritti umani, concentrando l’attenzione su temi come il cambiamento climatico, le migrazioni, la detenzione, l’inclusione, le emergenze umanitarie, la povertà e la malattia mentale.


Grazie alla collaborazione con Francesco Cordio, regista e direttore di Human Rights International Film Festival (Festival Internazionale del Cinema dei Diritti Umani che si tiene in Umbria) e con Testaccio Estate è stato possibile inserire all’interno dell’ottava edizione del festival anche una sezione cinema.

Apre infatti il festival, il 24 agosto alla Città dell’Altra Economia (Cae), la proiezione di Io capitano di Matteo Garrone (David di Donatello per miglior film e migliore regia 2024, Leone d’argento per migliore regia 2023) che racconta l’odissea di due giovani senegalesi che affrontano il pericoloso viaggio per arrivare in Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.


Segue il 25 agosto Lo Stato della Follia di Francesco Cordio. Un documentario inchiesta sui manicomi giudiziari in Italia. Il racconto in prima persona di alcuni ex-internati in uno di questi ospedali, si intreccia con le riprese effettuate, senza preavviso, in questi luoghi “dimenticati” anche dallo Stato.

Il 27 agosto, ancora al Cae, verrà presentato anche Cesare deve morire regia dei fratelli Taviani (Orso d’oro alla Berlinale 2012, 5 David di Donatello nel 2012 tra cui miglior film e migliore regia). Qui un gruppo di detenuti del carcere di Rebibbia mette in scena il Giulio Cesare di Shakespeare. La proiezione sarà preceduta dall’incontro con Giovanna Taviani.


Dal 24 agosto al 27 agosto sarà posizionata sul palco del CAE l’opera Roma Città Aperta La ricostruzione di un grande fermaporta in legno fuori scala vuole evocare una porta immaginaria che si apre e rimane aperta in modo permanente.

I luoghi che abiterà il festival sono strettamente collegati con il tema dei diritti umani.
La Città dell’altra Economia (CAE) dove si proietteranno i film, è uno dei primi spazi in Europa interamente dedicato a quelle pratiche economiche che si caratterizzano per l’utilizzo di processi a basso impatto ambientale, che garantiscono un’equa distribuzione del valore, che non perseguono il profitto e la crescita a ogni costo e che mettono al centro le persone e l’ambiente. La Città nasce come luogo di promozione di tutta l’altra economia romana, offrendo spazi per esposizioni, vendita, eventi, incontri e formazione.
Il programma intero degli incontri, con orari e luoghi, è scaricabile al link di là dal fiume 2025_ teatroinscatola_ ottava edizione
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teatroinscatola.it/
facebook.com/TeatroinscatolaRo…
facebook.com/TeatroinscatolaRo…


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Alieni a Stonehenge


Nei pressi di Stonehenge l’incontro con una misteriosa astronave aliena

Da Londra, tutto a un tratto, mi sono ritrovato in un pullman zeppo di giapponesi diretto a Stonehenge. All’interno era tutto un intercalare continuo di parole incomprensibili, ripetute fino allo sfinimento, fra foto reiterate fatte fuori dal finestrino e all’interno, per mezzo di bracci meccanici per facilitare i cosiddetti “selfie”. Non ne potevo più, speriamo che alla fine la visione di Stonehenge mi ripaghi di questo viaggio stressante – pensavo. Il pullman si fermò in un parcheggio lontano e scoprii con orrore che dal luogo del ristorante e del negozio di souvenir era necessario prendere un altro pullman per recarsi al sito archeologico. Di nuovo un agghiacciante viaggio con turisti di tutto il globo. Mi sedetti vicino a un australiano che faceva il giro del mondo in solitaria in cinque giorni con un unico zaino. Finalmente giungemmo dinanzi alle pietre di Stonehenge. Rimasi un po’ deluso perché me le immaginavo più grandi: d’altra parte avevo visto recentemente un brutto film di fantascienza in cui un gruppo di turisti in visita al sito archeologico, tutto a un tratto, viene disintegrato da degli strani raggi emessi dalle pietre. Nel film, gli esseri umani vicino alle pietre sembravano delle formiche accanto a dei giganti. Poi si vedevano quegli incauti turisti che si muovevano in mezzo alle pietre e le toccavano, mentre nella realtà non ci si può nemmeno avvicinare perché sono recintate. Si possono soltanto vedere da lontano, me lo disse una guida turistica cinese di nome Cin Cian Lai, mentre mi avvicinavo: “gualdale da lontano, pelicolo di lovinale pietle”, ah ho capito, me ne sto alla larga. Mi avvicinai a un gruppo di frikkettoni con una specie di antenna radar che voleva captare messaggi dallo spazio profondo e scattai alcune foto. Feci il giro del sito e me ne tornai verso il ristorante: volevo assaggiare un panino farcito, tipico della vicina Cornovaglia (che si chiamava “corn” e qualcosa…).

Non avevo assolutamente voglia di farmela in pullman e, insieme ad altri arditi turisti, mi incamminai a piedi sulla via del ritorno. Dovevo andare in bagno (avevo bevuto un caffè lunghissimo a Londra e non potevo più) e mi allontanai un po’ dalla strada battuta per farla dietro una frasca. Mi sentii alquanto rinato dopo aver orinato e, fatto qualche passo per tornare sulla via, vidi un buffo ometto vestito di verde. Lì per lì pensai a qualche cosplay o ad un americano in vena di divertirsi ma ben presto venni circondato da un nutrito gruppo di omini verdi. Mi dissero di seguirli verso una grande balla di fieno che si ergeva solitaria nella campagna. Sotto il fieno vi era in realtà una avveniristica astronave e mi fecero accomodare al suo interno. Mi dissero che venivano dal pianeta Strinzo e che erano stati i loro progenitori, molti anni fa, a costruire l’insediamento di Stonehenge. Si dimostrarono contenti che le rovine delle loro case e dei loro templi fossero così ben custodite dai terrestri; assai meno contenti però del fatto che sulla Terra gli esseri umani non facevano altro che farsi la guerra tra di loro e opprimere i più deboli. Eh – dissi – se gli esseri umani derivano dai vostri progenitori del Pianeta Strinzo è però vero che fra di essi ci sono tanti stronzi!

Rimasero di stucco di fronte a questa parola, assai simile al nome del loro pianeta. Spiegai loro che di stronzi ce ne erano tanti, soprattutto i guerrafondai e coloro che opprimevano e falcidiavano intere popolazioni inermi, donne e bambini, come avveniva oggi nella striscia di Gaza. Dissero che sul loro pianeta non c’erano guerre perché non esisteva il denaro e neppure le ricchezze. Gli interessi privati erano banditi ed esisteva un unico bene condiviso per tutta la comunità. Io, che un po’ avevo letto i libri di Peter Kolosimo, non rimasi tanto stupito di fronte ai loro discorsi perché un po’ me l’aspettavo che un giorno o l’altro sarebbero venuti a palesarsi e a riprendersi i loro manufatti. Infatti, l’ometto verde che sembrava il capo mi disse: “Non è possibile lasciare una costruzione bella come Stonehenge alla follia degli umani, alla loro ansia di distruzione”. Mi fecero quindi uscire dall’astronave e mi abbandonarono in mezzo a un campo di grano. L’astronave uscì dalla balla di fieno e si sollevò lasciando una traccia circolare in mezzo ai campi (i famosi cerchi nel grano!).

Dopo aver svolazzato un po’ sopra la campagna inglese, l’astronave si diresse sopra le rovine e le agganciò con dei cavi metallici di origine sconosciuta. I turisti rimasero con tanto d’occhi nel vedere le rovine di Stonehenge che stavano volando via: i giapponesi non facevano altro che fare foto, i frikkettoni si misero tutti intorno al loro palo cadendo in deliquio e i guardiani spaventati scapparono via. La fame però non mi era passata (su quella benedetta astronave avrebbero almeno potuto offrirmi un aperitivo!) e mi diressi quasi correndo verso il ristorante. Nel frattempo vidi sfrecciare via l’astronave inseguita dai caccia della RAF. Cavoli loro.

Ripresi il primo pullman per Londra. Ne avevo abbastanza di turisti e di affollamenti. Non vedevo l’ora di tornare nella routine cittadina, tanto più che qualche ora prima il mio amico Bryant, ispettore di Scotland Yard, conoscendo il mio fiuto da segugio, mi aveva chiamato per aiutarlo a risolvere un nuovo misterioso caso che riguardava il ritorno nientepopodimenoche di Jack lo Squartatore.

gvs


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Livorno-Ternana: impressioni dell’esordio amaranto


I tifosi hanno dimostrato che se gli abbonamenti sono pochi non è per una disaffezione ai colori amaranto o al calcio in generale ma solo per scarsa fiducia in questa società.

di Nello Gradirà

Sono uno dei tanti sportivi che da tempo hanno deciso di non andare a vedere il Livorno in casa ma soltanto in trasferta, a causa della scarsa simpatia -chiamiamola così- per il presidente e i suoi collaboratori.

Ieri però ho fatto un’eccezione, considerato che si trattava del ritorno del Livorno in C dopo 4 anni tra i dilettanti e che sarebbe stato brutto far vedere agli spettatori di Sky uno stadio non all’altezza.

Faccio i biglietti online e scopro che non ci sono riduzioni per le donne e agli anziani: vabbè, niente di nuovo, è lo stile Esciua.

Arrivo allo stadio e per entrare in gradinata trovo una fila che occupa tutto il parcheggio del camposcuola. Superato il primo sbarramento, ai tornelli c’è gente infuriata perché dopo aver fatto la fila viene rimandata alla fila accanto: una è per i biglietti, l’altra per gli abbonamenti, ma non c’è nessun cartello che lo segnala.

Purtroppo, a causa della fila, mi sono perso il momento più emozionante della serata cioè il saluto a Igor Protti

Dopo circa mezz’ora comunque si entra: da un impianto audio mal funzionante si percepisce a malapena la voce di uno speaker mezzo addormentato, che sbaglierà perfino ad annunciare l’autore del gol amaranto.

Conclusione: la squadra è tornata tra i professionisti ma la società è ancora tra i dilettanti.

E dopo ieri sera si tornerà a fare solo trasferte.

Per quanto riguarda la partita, meglio dirlo subito: questo non è più calcio. Dal punto di vista tecnico non è neanche paragonabile alla serie C dei tempi di Jaconi, ma non è certo una questione di palato fine, dato che abbiamo seguito il Livorno anche con il Cenaia e il Perignano.

Il punto è che ogni dieci-quindici minuti o quasi la partita si interrompe per un controllo interminabile di quella che una volta si chiamava la moviola. L’arbitro ferma il gioco e va a vedere i replay. Dopo tre o quattro di queste pause, che non solo spezzano i ritmi della partita ma ne distruggono il filo logico e agonistico (narrativo si potrebbe dire), non sai più quanto manca alla fine, quando tornerai a casa, come ti chiami e cosa ci fai lì.

La partita diventa una serie senza senso di azioni a se stanti, come nel football americano. Prima o poi per evitare recuperi di venti minuti metteranno il tempo effettivo e si arriverà alla totale americanizzazione del calcio, a cui già da anni ci stiamo avvicinando, ad esempio con quella che qualcuno ha chiamato “la cultura delle highlights” che impone rigori per falli di mano irrilevanti e involontari e la scomparsa delle autoreti, orrori che si aggiungono a fuorigioco fischiati per mezzo naso o un dito mignolo, non richiesti neanche dai difensori, solo in ossequio al Dio della tecnologia.

La cosa straordinaria della partita di ieri è che l’indisponente bellimbusto in maglia azzurra che fischiettava in mezzo al campo non ne ha azzeccata una neanche con il VAR. Passi il fallo fischiato in attacco a Mawete, perché ormai fermata l’azione non si poteva più rimediare, ma l’espulsione di Marchesi ha veramente del clamoroso. Una simulazione così evidente da far pensare che forse il monitor trasmetteva il telegiornale anziché la partita. Sul gol segnato dallo stesso Marchesi l’arbitro sarà stato venti minuti a guardare e riguardare l’azione, alla ricerca del mezzo naso o del dito mignolo di cui sopra, e si può star certi che se li avesse trovati avrebbe annullato il gol. Perché il protagonista della partita di ieri, si era capito subito, doveva essere il VAR, e si doveva dimostrare quanto può essere utile il VAR su richiesta, novità ancora più micidiale del VAR normale.

Non mi sarei divertito neanche un po’, quindi, se non fosse stato per lo spettacolo che ha offerto il pubblico e per la vittoria della squadra.

Per capire quanto vale questa vittoria bisognerebbe sapere quanto vale l’avversario di ieri, quella Ternana che se due mesi fa non si fosse fatta parare tre rigori dalla nostra vecchia conoscenza Plizzari sarebbe in serie B. Ma quest’anno le difficoltà societarie probabilmente non consentiranno ai rossoverdi di replicare il bel campionato passato. In ogni caso il Livorno ha dimostrato grinta e solidità (si è rivista una fase difensiva degna di questo nome dopo gli orrori degli anni scorsi) e ha grandi margini di miglioramento visto che gli ultimi acquisti devono essere ancora inseriti. Forse manca qualcosa in mezzo, ma una partenza all’insegna dell’ottimismo ci voleva dopo i dubbi causati da un precampionato raffazzonato (ritiro con quattro gatti, campagna acquisti all’insegna di prestiti e scommesse). Non confermare l’ossatura dell’anno scorso può essere stata una scelta giusta (nessuno dei giocatori di Indiani alla fine è salito di categoria), anche se c’è da chiedersi se dietro ci sia stato un ragionamento tecnico o solo l’impossibilità di assecondare le richieste economiche dei più.

L’allenatore, anche se chi scrive ha una diffidenza innata per uno stile comunicativo mutuato dai corsi di formazione aziendale, sembra preparato e motivato. Una scommessa anche lui, ma chissà che non sia stata una scommessa azzeccata.

Staremo a vedere. Intanto i tifosi hanno dimostrato che se gli abbonamenti sono pochi non è per una disaffezione ai colori amaranto o al calcio in generale ma solo per scarsa fiducia in questa società. Da cui si attende ancora chiarezza sulla questione del centro sportivo, sulle giovanili e più in generale sul futuro della squadra.

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“Tutto bene grazie? Sono soddisfatto.” (laipad la pazzia…)

tony canu⭐⭐⭐⭐⭐ Verified PurchaseTutto okReviewed in Italy on 31 May 2024Style Name: 16gb | Colour Name: BlackTutto bene grazie? Sono soddisfatto.amazon.it - Apple iPad Air 2 16GB Wi-FiPost muto.
…No, ok, ovviamente non ce la posso proprio fare a non commentare, figurarsi. Eppure è difficile anche dire qualcosa, perché i boomer (e pre-boomer?) su Internet, e più nello specifico sui negozi online, in casi come questo… semplicemente lasciano senza parole. 😭

Ho trovato un iPad vecchio come il cucco, di tipo 11 anni fa, ricondizionato su Amazon a circa 70 euro e, se a qualcuno è arrivato spaccato (ops, ma gnam), a qualcuno più anziano è arrivato “Tutto ok, tanto da meritarsi 5 stelle nonostante il vecchiume. (Seriamente, cosa ci fai con un iPad credo non più supportato e solo 16 GB di archiviazione nel 2025? Boh.) E, mentre dice “Sono soddisfatto“, pone anche una domanda esistenziale: “Tutto bene grazie?“… allegando un proprio selfie. Non ho capito. ☠️

La foto, per di più, non capisco se è messa come dimostrazione della fotocamera del tablet, visto che non lo dice, o se è un suo vizio… visto che sul profilo ha un’altra recensione simile… per una tuta, che probabilmente indossava, ma solo da sotto, perché nemmeno si vede in foto… A-i-u-t-o. 🥴

#Amazon #anziani #iPad #recensioni

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50mila / alberto benedetto. 2025


sì Nadia ok io sto sfiorando sto ricredendo totalmente allora titolo che Truman e miracolo avere dei momenti progettati con cura con amore nei quali ci godi la vita con piccole cose e come tale si si dai Go e si sente una goduria tutta tua che non puoi condividere il tuo sogno tutto tuo con il tempo la vita cerca di toglierti queste zone franche franche dallo stress della competizione del giudizio ma se sai farlo una volta l’ho sempre fare per sempre giocare il lavoro può essere un gioco che non sia fatica o annoia essere un superiore e lo è anche solo per un attimo è un regalo che facciamo a noi stessi e quando la magia finisce e torniamo e cadiamo sulla terra il ragazzino che stava con me era vittima delle ma delle nostre madri che volevano che stessimo insieme a giocare ma il gioco bisogno di feeling tra noi non è non è scattato un’altra parola mi viene in mente stare al gioco anche questo è un piccolo miracolo o sei capace o no non c’è una via di mezzo saper vivere o no per giocare io e la palla sensazioni semplici ma difficile se fossi stato io al posto di Paolo avrei immaginato di essere Catwoman che tra parentesi ho visto il film 50.000 volte bello mi piace questo differenza degli altri sei stata molto pertinente su

#alberto #albertoBenedetto #benedetto #post2025


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Istantanee: frammenti di vita tra memoria e sguardo interiore

Indice dei contenuti

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Istantanee

Title:
Istantanee

Author:
Piera Caivano

Publisher:
GD Edizionei

Release Date:
2025

Source:
gdedizioni.it/prodotto/istanta…

Illustrazioni di Cristina Desideri

Introduzione


Istantanee è un’opera che nasce dall’urgenza di custodire e trasmettere memorie, voci e paesaggi interiori. Le parole di Donato Verrastro nella presentazione, ci conducono all’origine del percorso dell’autrice: dai banchi universitari alla costruzione di una voce letteraria radicata nella sua terra, la Basilicata, ma capace di elevarsi a dimensione universale. Nei racconti che compongono questo volume, l’intreccio fra storia personale, memorie collettive e riflessione sul tempo, diventa spazio di incontro tra psicologia e antropologia, letteratura e testimonianza.

Biografia dell’autrice


Piera Caivano è scrittrice, poetessa ed educatrice. La sua formazione universitaria a Salerno ha rappresentato il primo terreno in cui ha coltivato la vocazione all’insegnamento e alla narrazione. La sua produzione letteraria si è consolidata attraverso poesie, racconti e opere in cui la parola si fa strumento di resistenza e di appartenenza. Nei suoi testi è costante il legame con le radici, con la memoria dei luoghi del Sud, con la voce delle donne e con le tracce di una storia che si intreccia alla vita quotidiana. La Caivano appare, così, come “sentinella del tempo”, capace di restituire dignità a frammenti dimenticati, trasformandoli in narrazione esemplare.

Biografia dell’illustratrice


Ad accompagnare le parole, i disegni e la copertina sono affidati a Cristina Desideri, illustratrice e psicologa, che porta nel suo tratto una sensibilità duplice: estetica e conoscitiva. Le sue illustrazioni non sono meri ornamenti, ma aperture di senso. Con linee essenziali e suggestioni minimaliste, gli elementi grafici traducono le parole di Caivano in immagini interiori, restituendo al lettore uno spazio di riflessione visiva. La copertina, in particolare, diventa una soglia, un invito a entrare in un mondo di memorie intime e collettive: una figura femminile, voltata di spalle, avvolta in un abito che non è stoffa ma costellazione di punte di matite colorate. Ogni punta è una voce, ogni colore un’anima: insieme si intrecciano come fili di un coro silenzioso, dove l’arte diventa veste e la pluralità si fa poesia.

I racconti: memoria, psicologia e antropologia


I racconti di Istantanee sono fotografie dell’anima. Si muovono tra eventi della storia lucana – dal terremoto del 1980 alle migrazioni, dalle condizioni femminili alle difficoltà sociali – e riflessioni esistenziali, in cui il dolore, la perdita, la nostalgia e la speranza si intrecciano. La dimensione psicologica emerge nella rappresentazione degli stati emotivi che accompagnano la vita comunitaria: la malinconia come sentimento fondante, il bisogno di appartenenza, la resilienza delle donne, la forza dei legami familiari.
Dal punto di vista antropologico, i testi restituiscono la Basilicata come luogo simbolico: non solo contesto geografico, ma matrice culturale e identitaria. I riti domestici, gli oggetti, i paesaggi e le pratiche del mondo contadino diventano archetipi, che rimandano a dinamiche universali di sopravvivenza, resistenza e migrazione. La casa, costantemente evocata, rappresenta un porto sicuro, ma anche una metafora della memoria collettiva che custodisce radici e tradizioni.

Temi centrali della sua scrittura


1. Radici e appartenenza
Forte legame con la Basilicata: paesaggi, case, luoghi marginali diventano metafore di identità e resistenza.
Le radici come forza contro corrente che trattiene anche l’incontenibile.

2. Memoria e Storia collettiva
La scrittura intreccia la vita personale con gli eventi storici: terremoto del 1980, emigrazione, disastri ferroviari, condizione femminile, povertà.
Narrazione che unisce microstorie e macrostoria, trasformando eventi locali in esperienze universali.

3. Il gioco degli opposti
Presenza/assenza, pace/violenza, pazienza/rivolta.
Contrasti che producono emozione, nostalgia e riflessione.

4. Dimensione domestica
La casa come simbolo di sicurezza e continuità, legata alla famiglia.
Oggetti e simboli domestici evocano un tempo ancestrale, diventando porti sicuri della memoria.

5. Emigrazione e transnazionalità
Il migrare non è mai isolamento: esiste sempre un filo con la terra d’origine.
Lingua e memoria collettiva come eredità intergenerazionale.

6. Stile e tono emotivo
Scrittura segnata da malinconia e nostalgia.
Trasforma le vicende individuali in topoi universali, con un valore formativo ed educativo.
Il tempo del narrare diventa al tempo stesso strumento e metodo didattico.

Visione psicologica e simbolica


Ukeireru (accettazione): nel testo emerge la capacità di accogliere il dolore storico e personale trasformandolo in memoria condivisa.
Resilienza narrativa: la scrittura diventa strumento di elaborazione del lutto e di ricomposizione identitaria.
Nostalgia creativa: il filo nostalgico non paralizza, ma cuce insieme frammenti sparsi, trasformando il passato in occasione di crescita.
Casa come base sicura (in senso bowlbiano): luogo reale e simbolico che permette l’apertura al mondo senza perdere le radici.

Le illustrazioni: psicologia dello sguardo


I disegni di Cristina Desideri si collocano come veri e propri specchi emotivi: non cercano di riprodurre il reale, ma di evocarlo, restituendone l’essenza. La linearità delle forme e la scelta di un tratto sobrio e nitido creano spazi vuoti che il lettore riempie con il proprio vissuto. Psicologicamente, questa scelta grafica invita all’introspezione: il non detto e il non rappresentato diventano luoghi di proiezione personale, permettendo a chi legge di dialogare con la propria memoria. La copertina stessa, con il suo carattere evocativo, si pone come sintesi tra parola e immagine, memoria e identità.

Riflessione finale


Istantanee è più di una raccolta di racconti: è un’esperienza di attraversamento. La scrittura di Caivano, intrecciata alle illustrazioni di Desideri, costruisce un ponte tra memoria personale e collettiva, tra psicologia del ricordo e antropologia della cultura. Ogni pagina, ogni immagine, diventa un tassello di un mosaico che racconta non solo la Basilicata, ma l’umano universale: la fragilità, la resilienza, la nostalgia e la forza delle radici.
Il libro si configura dunque come un’opera di resistenza poetica, che invita il lettore a riflettere su cosa significhi appartenere, ricordare e tramandare.

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I primi attentati dei GAP non comportano grandi difficoltà per chi li esegue


La formazione dei Gruppi d’azione patriottica nelle principali città non costituisce un processo del tutto uniforme, variando per quel che riguarda i tempi in cui le strutture diventano operative e i risultati da esse ottenuti.
A Milano, all’inizio dell’ottobre 1943, Francesco Scotti ed Egisto Rubini mettono insieme un primo nucleo gappista, nelle persone di Validio Mantovani <97, Carlo Camesasca <98, Vito Antonio La Fratta <99 e Renato Sgobaro <100: si tratta di uomini non più giovanissimi, sposati, operai provenienti dall’ambiente delle fabbriche di Sesto San Giovanni. In seguito, con l’arrivo a Milano di Vittorio Bardini <101 e Ilio Barontini, le squadre gappiste, sparse nelle diverse zone della città, crescono di numero e si raccolgono nel 17° distaccamento GAP Gramsci <102, divenendo, per numero di azioni svolte e di combattenti arruolati nei primi mesi di lotta, il gruppo più consistente del panorama nazionale <103.
A Torino, l’organizzazione dei GAP scaturisce dalla riunione, tenuta il 10 ottobre 1943, tra Ilio Barontini, Remo Scappini e Ateo Garemi. Il fatto che la prima azione, compiuta il 24 ottobre contro il Seniore della MVSN Domenico Giardina, venga eseguita dallo stesso Garemi e dall’anarchico Dario Cagno è sintomatico delle difficoltà occorse nel reclutare nuovi elementi. La scarsa entità numerica e le numerose problematicità del gappismo torinese restano una costante <104, come evidenziato da Giovanni Pesce, il quale, divenuto comandante dei GAP di Torino, lamenta di trovarsi «senza servizio d’informazioni, senza altri uomini, senza mezzi, senza attrezzature tecniche» <105.
A Firenze, per realizzare la prima azione gappista, il PCI si rivolge, alla fine di novembre, ad un gruppetto partigiano di stanza a Greve, a testimonianza del fatto che l’organizzazione gappista della città non fosse ancora ritenuta pronta. Il tentativo si risolve in una nulla di fatto, ma sono proprio questi partigiani, in primis Cesare Massai <106 e Bruno Fanciullacci, una volta terminata l’esperienza in montagna, a comporre il nucleo principale del gappismo fiorentino.
A Genova, verso la metà di ottobre, prende forma un primo raggruppamento gappista intorno al comandante Giacomo Buranello <107 e a Walter Fillak <108.
A Roma, dove ciascuna delle 8 zone operative <109 in cui i partiti antifascisti hanno suddiviso la città ha un proprio GAP di zona, il «salto di qualità» <110 si ha verso la metà di ottobre con la costituzione di 4 GAP centrali: “Quel giorno decidemmo di separare dalle otto zone alcuni degli elementi più validi, di isolarli completamente […] in modo che agissero clandestinamente, in misura più pertinente e utile, dovevano fare azioni speciali contro i tedeschi, i fascisti, la polizia, contro i mezzi di comunicazione <111. I GAP Pisacane e Gramsci, comandati rispettivamente da Rosario Bentivegna e Mario Fiorentini, sono inseriti nella rete di Carlo Salinari <112, i GAP Sozzi e Garibaldi, invece, fanno parte della rete di Franco Calamandrei <113. Primo comandante dell’intera struttura è Antonello Trombadori <114.
Lo sviluppo
Questa prima fase di avvio e sviluppo dell’attività gappista, nel tentativo di operare una generalizzazione, può essere collocata temporalmente tra il tardo autunno del 1943 e la primavera del 1944. I Gruppi d’azione patriottica, malgrado i problemi di reclutamento e la precarietà delle attrezzature a disposizione, mettono a segno un numero elevato di azioni, soprattutto, eccezion fatta per il gappismo romano che rivolge numerosi attentati anche contro le forze tedesche, ai danni di esponenti di spicco della RSI. I primi attentati non comportano grandi difficoltà per chi li esegue, per il fatto che le vittime vengono colte del tutto impreparate. Si pensi alle uccisioni di Gino Gobbi e di Aldo
Resega, i quali, nonostante la posizione ricoperta, essendo rispettivamente comandante del distretto militare di Firenze e commissario federale di Milano, girano senza scorta e si recano a lavoro in tram. La descrizione delle due azioni evidenzia, da una parte, la mancanza di precauzioni dei fascisti, dall’altra, la relativa facilità dell’atto gappista. La soppressione di Gobbi, avvenuta la sera del 1° dicembre 1943 a Firenze, è: “[…] condotta in una precarietà incredibile. Erano in quattro e disponevano solo di due vecchie biciclette. Avevano quattro pistole così malandate che decisero di usare solo le due meno vecchie e malgrado ciò una di esse si inceppò. Attesero il Gobbi all’uscita del Distretto Militare in Piazza S. Spirito. Due salirono sul tram dietro a lui mentre gli altri due, con le biciclette, seguivano il convoglio. Quando il Gobbi scese dal tram, vicino alla sua abitazione, in via Pagnini, i gappisti che lo seguivano appiedati aprirono il fuoco con le loro pistole. […] Dopo aver ucciso il colonnello i due che avevano sparato salirono sulla canna della bicicletta dei loro compagni e con tale mezzo abbandonarono la zona” <115.
A Milano, la mattina del 18 dicembre 1943, in modo simile, Resega viene ucciso dal quartetto composto da «Barbisùn» Camesasca, «Ninetto» Mantovani, «Totò» La Fratta e «Lupo» Sgobaro: “Ninetto e la compagna si mettono poco discosto dalla porta ove lui deve uscire conversando tranquillamente, al momento giusto ci avrebbe fatto il segnale levando il cappello in segno di saluto alla compagna che con indifferenza si sarebbe allontanata, Totò come protezione si trovava all’angolo di Via Bronzetti con Corso 22 Marzo, e precisamente alla fermata del tram, io e Lupo che dovevamo operare […] la manovra riesce meravigliosamente, e così ci troviamo all’angolo proprio contemporaneamente con lui, che ingannato dalla nostra tattica è costretto per sorpassarci passare in mezzo a noi due, non si aspettava che questo momento, così io che avevo la pistola sotto il giornale fingendo di leggere, a non più di 10 cm. dal suo dorso lascio partire 4 colpi, egli cade in avanti senza un grido, fulminato all’istante, Lupo per non essere a meno, gli scarica pure lui 4 colpi mentre è steso per terra, dopo di che in quattro salti attraversiamo la strada, inforchiamo le nostre biciclette e ci allontaniamo indisturbati […]” <116.
Con il passare dei mesi, l’aumento di misure cautelari prese dalle autorità fasciste nelle città, ed il conseguente innalzamento del coefficiente di difficoltà dei colpi, vanno di pari passo con il miglioramento dell’efficienza dell’organizzazione gappista.

[NOTE]97 Validio Mantovani (1914-1944). Operaio alla Pirelli, fu capogruppo del primo nucleo gappista milanese. Venne fucilato a fine luglio 1944 insieme al padre, Rotilio, anch’egli collaboratore dei GAP milanesi con la funzione di recapito e intendenza, in Borgomaneri, Li chiamavano terroristi, cit., pp. 63-64.
98 Carlo Camesasca (1912-1945). Durante il servizio di leva, fu uno dei tiratori scelti della squadra del 7° Reggimento bersaglieri che, alle gare nazionali di tiro a segno del 1933, si aggiudicò il titolo di campione d’Italia delle Forze armate. Assunto alla fabbrica Breda di Sesto San Giovanni, nel 1942 passò alla Marelli, dove entrò in contatto con elementi della cellula di fabbrica. Fu componente dei GAP di Milano, fino al suo passaggio in Val d’Ossola. Fu internato nei campi elvetici del Lago Nero. Rientrato a Milano nei giorni dell’insurrezione, fu, per ragioni poco chiare, ucciso con un colpo alla nuca da uno dei suoi stessi compagni, in Ibid., pp. 65-66.
99 Vito Antonio La Fratta (1908-1944). Appena sedicenne, fu arrestato a Torino per propaganda comunista. Operaio specializzato alle acciaierie Falck, fece parte dei primi GAP milanesi. Fu arrestato il 1° maggio 1944 e morì nel carcere di San Vittore, in Ibid., p. 64.
100 Renato Sgobaro, nato nel 1906, residente a Sesto San Giovanni dal 1924, fu operaio alla fabbrica Breda. Fece parte dei GAP milanesi. Individuato, riuscì a sottrarsi alla cattura e fu trasferito in provincia di Varese, in Istituto per la storia dell’età contemporanea (d’ora in poi Isec), Fondo Renato Sgobaro, b. 1, f. 1, Biografia del gappista Sgobaro Renato (Giulio).
101 Vittorio Bardini (1903-1985). Comunista, arrestato più volte e costretto ad espatriare, frequentò la scuola leninista in Unione Sovietica, combatté in Spagna, fu internato in Francia, estradato in Italia nel 1941 e trasferito al confino. Con la caduta del fascismo, fu inviato a Milano a dirigere i primi GAP. Catturato, fu internato nel campo di Mauthausen. Rientrato in Italia dopo la Liberazione, fu membro del Comitato Centrale del PCI e segretario della federazione comunista di Siena, in Donne e Uomini della Resistenza, ad nomen, consultato il 27-06-2019.
102 Luigi Borgomaneri, Due inverni, un’estate e la rossa primavera. Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia 1943-1945, Franco Angeli, Milano 1985, pp. 23-29.
103 Peli, Storie di Gap, cit., p. 43.
104 Ibid., p. 44.
105 Giovanni Pesce, Soldati senza uniforme. Diario di un gappista, Edizioni di cultura sociale, Roma 1950, p. 18.
106 Cesare Massai (1911-1995). Operaio fiorentino di San Frediano, divenne comunista nel 1938. Fu arrestato e rimase in carcere fino al 1943. Dopo una breve esperienza partigiana, fu comandante dei GAP fiorentini. Individuato, venne trasferito nel maggio 1944 a Pisa, in Donne e Uomini della Resistenza, ad nomen, consultato il 27-06-2019.
107 Giacomo Buranello (1921-1944). Studente di ingegneria con Walter Fillak. Fu organizzatore di una cellula comunista studentesca, per la quale fu arrestato nel 1942. Fu comandante dei GAP genovesi. Braccato, venne trasferito in montagna. Tornato in città per lo sciopero generale del marzo 1944, fu arrestato, torturato e fucilato il 3 marzo, in AA. VV., Ear, vol. I, cit., pp. 403-404.
108 Walter Fillak (1920-1945). Espulso dal liceo scientifico di Genova per attività sovversiva, fu arrestato nel 1942 in quanto promotore, con Giacomo Buranello, di una organizzazione comunista studentesca. Entrò a far parte dei GAP di Genova e, in seguito, fu comandante partigiano in Piemonte. Catturato dai tedeschi nei pressi di Ivrea, fu impiccato il 5 febbraio 1945, in AA. VV., Ear, vol. II, cit., p. 348.
109 La prima zona Prati, la seconda zona Trastevere, la terza zona Flaminio, la quarta zona Centro, la quinta zona Macao, la sesta zona San Giovanni, la settima zona Ostiense e l’ottava zona Prenestino.
110 Fiorentini, Sette mesi di guerriglia urbana, cit., p. 52.
111 Ibid., p. 53.
112 Carlo Salinari (1919-1977). Laureato in Lettere all’Università di Roma nel 1941, fu militante comunista e partecipò alla Resistenza romana dirigendo una delle due reti dei GAP centrali. Nel maggio 1944, a causa della delazione del gappista Guglielmo Blasi, fu arrestato, torturato e condannato a morte. L’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno 1944 lo salvò. Nel dopoguerra, fu responsabile della sezione culturale del PCI e insegnante universitario, in AA. VV., Ear, vol. V, cit., pp. 317-318.
113 Franco Calamandrei (1917-1982). Militante nel PCI a partire dal 1943, durante la Resistenza a Roma fu responsabile di una delle due reti dei GAP centrali. Catturato il 28 aprile 1944, riuscì a fuggire dalla pensione Jaccarino, sede della banda Koch. Nel dopoguerra, fu membro del Comitato centrale del PCI e senatore dal 1968, in AA. VV., Ear, vol. I, cit., p. 404.
114 Bentivegna, Senza fare di necessità virtù, cit., p. 107.
115 Fagioli, Partigiano a 15 anni, cit., p. 198.
116 Isec, Fondo Antonio Mantovani, b. 4, f. 1, Autobiografia del compagno Camesasca Carlo (Barbisùn).
Gabriele Aggradevole, Biografie gappiste. Riflessioni sulla narrazione e sulla legittimazione della violenza resistenziale, Tesi di laurea magistrale, Università di Pisa, 2019

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Nel 1946 gli americani vedevano una minaccia russo-jugoslava di invasione dell’Italia


Il risultato elettorale della consultazione per l’Assemblea costituente del 2 giugno è1946], benché avesse mostrato una forte affermazione della Democrazia Cristiana, non aveva fornito rassicurazioni in merito al futuro politico del paese considerando che i voti raggiunti dai due partiti della sinistra, sommati insieme, rappresentavano la maggioranza. Come sottolineava Stone in un telegramma del 5 giugno per il vertice del servizio segreto militare in Italia, il G-5, a commento dei risultati elettorali, sette milioni e mezzo di italiani si erano espressi per la Dc, ma otto milioni e mezzo avevano dato il voto a Pci e Psi <302. Il nuovo governo scaturito dal risultato elettorale si insediò il 13 luglio dello stesso anno, mostrando la fine dell’equilibrio politico frutto del periodo della Resistenza basato sul governo dei sei partiti del CLN: il partito d’Azione infatti, che già aveva ritirato i suoi due ministri, La Malfa e Lombardi, dal governo De Gasperi, non avrebbe partecipato, così come i liberal-democratici. Si trattava di una coalizione tripartita, che si trovava a governare una situazione in divenire, in cui ogni risultato futuro era possibile. I vertici americani ritenevano ormai necessaria ed imprescindibile una rottura da parte del partito di De Gasperi con i due partiti social-comunisti, poiché la loro stessa partecipazione al governo era considerata un costante pericolo sia dal punto di vista del loro conseguente rafforzamento, sia dal punto di vista di un loro possibile via libera all’ordine di insurrezione, che sarebbe stata facilitata dalla loro presenza all’interno del governo.
Come sottolineava il console americano a Firenze, il fatto stesso che la Democrazia Cristiana non avesse ancora operato una rottura ufficiale mostrava la debolezza intrinseca del partito, svigorito dal progressivo aumento di consenso nazionale dei socialisti e dei comunisti. “I cristiano-democratici sono indubbiamente arrivati ad un crocevia dal quale devono essere raggiunte importanti decisioni di politica fondamentale velocemente se il partito vuole continuare a giocare un ruolo maggioritario nelle politiche italiane. Si trovano adesso di fronte al problema se dare corso o no ad un’aperta rottura con i socialisti e i comunisti con cui sono stati associati nel presente e nei passati governi di
coalizione. La loro riluttanza ad operare tale rottura mostra una debolezza organica all’interno del partito stesso” <303.
Trieste al centro di una nuova crisi internazionale.
L’arrivo dell’estate riportò il problema delle frontiere con la Yugoslavia alla ribalta delle questioni internazionali. La possibilità di un’imminente invasione della Venezia-Giulia da parte dell’esercito di Tito divenne l’argomento principale delle riunioni dei vertici militari americani in Italia e a Washington. A partire da luglio il comandante supremo alleato nel Mediterraneo, il generale Morgan, aveva proposto al Joint Chief of Staff statunitense la “partecipazione dell’esercito italiano nell’eventualità di ostilità con la Yugoslavia nell’Italia settentrionale”. La commissione congiunta tra dipartimento di Stato, il ministero della Guerra e il ministero della Marina, recentemente creata su ordine di Truman, prendendo una posizione ancora più apertamente ostile nei confronti degli yugoslavi rispetto a quella espressa dai comandi britannici in proposito, si dichiarò a favore dell’utilizzo dei reparti italiani “nell’eventualità di un attacco generale yugoslavo”, proprio in considerazione delle stesse “finalità politiche evidenziate dal comandante supremo per il Mediterraneo”, relative alle ricadute positive in termini di immagine del nuovo governo De Gasperi sull’opinione pubblica italiana <304.
Pertanto, stabiliva la Commissione, il Sacmed (comando supremo alleato per il Mediterraneo) era autorizzato ad utilizzare tutte le forze italiane disponibili, in caso di attacco da parte di Tito. Inoltre, “al recente incontro del Consiglio dei ministri degli esteri a Parigi – si legge nel documento – il segretario di Stato e il ministro degli Esteri britannico si sono accordati informalmente sulla sostanza delle istruzioni proposte sopra” <305. La situazione al confine giuliano si aggravò nel mese di agosto: il 10 e il 19 agosto aerei da combattimento yugoslavi attaccarono aerei da trasporto statunitensi, abbattendoli ed uccidendo l’equipaggio, poiché avevano violato lo spazio aereo nazionale. La reazione dei militari americani fu di estrema indignazione, soprattutto perché, come sottolineato da Offner, “essi vedevano il maresciallo Tito (…) come una maschera per l’espansione sovietica” <306. Il 25 agosto una direttiva del Joint Chiefs of Staff statunitense ordinava al generale Morgan di “prepararsi per un attacco generale organizzato yugoslavo”: nei suoi piani avrebbe dovuto “includere l’utilizzo di tutte le forze presenti in Italia”, che avrebbero dovuto essere rese “disponibili per le operazioni”. Tutte le obiezioni britanniche all’utilizzo dell’esercito italiano in funzioni attive inoltre, informava il Joint Chiefs of Staff, erano state rimosse in seguito alla discussione del tema con il dipartimento di Stato, che aveva insistito sul punto proprio “in considerazione dell’attuale attitudine yugoslava, esemplificata dall’abbattimento dei velivoli statunitensi e dalla serie di incidenti che hanno coinvolto le truppe di terra e le manifestazioni organizzate” <307. Il 29 agosto un memorandum del Pentagono ribadiva: “L’U.S. Chiefs of Staff ritiene fortemente, e il dipartimento di Stato concorda con questo, che nell’eventualità dell’aggressione yugoslava il Comandante Supremo Alleato per il Mediterraneo dovrebbe essere autorizzato ad utilizzare ogni forza militare che possa essere fisicamente disponibile per il compimento della sua missione” <308.
L’11 settembre la Chiefs of Staff Committee avvisava con urgenza l’AFHQ [quartier generale responsabile del controllo delle forze alleate – occidentali – nel teatro del Mediterraneo] di un considerevole rinforzo delle truppe yugoslave al confine con l’Italia, segno della possibilità di realizzazione di un imminente attacco da parte delle forze di Tito. Nel documento redatto dalla commissione si analizzavano le probabili modalità di attacco da parte della Yugoslavia, sottolineando che “le forze aeree yugoslave avrebbero probabilmente una parte di rilievo nelle prime fasi di qualsiasi tipo di operazione gli yugoslavi possano intraprendere contro inglesi e americani” <309. Si tratta di un documento interessante, che mostra la percezione statunitense della minaccia russo-yugoslava di un’invasione dell’Italia, per lo meno della Venezia-Giulia. Il rapporto infatti sottolineava la sicura partecipazione di divisioni sovietiche nel preventivato attacco yugoslavo: “La Russia in ogni circostanza garantirebbe tutta la possibile copertura d’aiuto alla Yugoslavia, probabilmente nella forma di truppe M.V.D.” <310.
L’arrivo del rapporto Clifford-Elsey, il 24 settembre, segnò un altro momento cruciale nella considerazione statunitense della penisola. Le ottantadue pagine del “Russian report”, prodotte su ordine di Truman dai due assistenti alla Casa Bianca, vertevano interamente sui piani di espansione preparati dai sovietici, che a giudizio dei due analisti americani si concentravano proprio sull’ottenimento di un’influenza nell’Europa occidentale: in particolar modo l’obiettivo sovietico si focalizzava sull’Italia, che avrebbe dovuto essere portata sotto l’ombrello sovietico tramite l’azione del partito comunista, e sulla ricerca di un controllo della Grecia, da attuare attraverso l’instaurazione di un governo simile in tutto ai regimi imposti nell’Europa dell’Est <311.
I rapporti provenienti dalla penisola delineavano un crescente pericolo per la stabilità del governo, e soprattutto per la potenziale crescita politica del blocco social-comunista che minacciava di portare legalmente l’Italia fuori dall’ambito atlantico. La percezione statunitense della situazione si concentrava sul rafforzamento dei due partiti della sinistra a danno della Dc, che avrebbe potuto provocare lo scivolamento del paese verso un governo guidato dal Pci e quindi verso un orientamento in politica estera favorevole al blocco sovietico. Il 22 novembre Key inviò un una sorta di avvertimento ai vertici di Washington: la situazione nella penisola si deteriorava ogni giorno di più, e la possibilità di garantire un governo stabile così come la permanenza della presidenza del Consiglio nelle mani di De Gasperi erano a rischio. L’incaricato d’affari presso l’ambasciata di Roma riferiva con preoccupazione i continui “tentativi di screditare il governo” da parte “del partito comunista, sebbene partecipi ad esso” <312. De Gasperi inoltre, riferiva Key, aveva “definitivamente perso la speranza di ottenere una genuina collaborazione inter-partito”, a causa della volontà dei due partiti dell’ala sinistra di provocare uno stravolgimento degli equilibri politici. Il rapporto del CIC, il servizio di controspionaggio militare dell’AFHQ, allegato al telegramma di Key per Byrnes illumina chiaramente la percezione statunitense della prospettiva politica del paese. Il risultato dell’analisi del vertice del servizio segreto militare gettava un’ombra scura sulle possibilità del paese di mantenere un assetto democratico senza essere risucchiato nell’orbita sovietica tramite l’instaurazione di un governo dominato dai comunisti filo-Urss, come nei paesi dell’Europa orientale, o tramite lo scoppio di una guerra civile, come gli avvenimenti greci stavano mostrando proprio in quelle settimane. “L’obiettivo delle sinistre [Leftists] è di forzare la nazione in convulsioni interne provocate dall’insicurezza sociale ed economica, e allo stesso tempo di accreditare la responsabilità al programma dei democristiani, ed eventualmente costringerli a lasciare la posizione di maggior partito all’interno del governo” <313. In linea con l’interpretazione circolante all’interno dell’amministrazione Truman circa i veri obiettivi del partito di Togliatti, l’analisi del Cic evidenziava l’eterodirezione operata sul Pci da parte di potenze straniere: “il programma del partito è stato deciso fuori dalla sfera nazionale”, sottolineava il rapporto. “Nel frattempo, le sinistre organizzano l’opposizione [alla D.C.] tramite la propaganda, l’agitazione sindacale e la provocazione dei gruppi economicamente insicuri”, e tuttavia, a causa del forte radicamento nel tessuto sociale, economico e produttivo del paese di Pci e Psi non era possibile provocare un’espulsione dal governo di alcuna delle due forze politiche, opzione che da quanto espresso nel rapporto era stata chiaramente presa in considerazione a Washington. “I comunisti e i socialisti sono fortemente impiantati non solo nel governo, ma sono ben radicati in gran parte degli strati sociali e produttivi del paese. (…) Per questa ragione, eliminare un importante partito dal governo, sarebbe un invito ad attivare opposizione e sabotaggio politico-economico. Ciò è particolarmente vero relativamente ai comunisti” <314.
Pochi giorni più tardi il segretario di Stato in persona ritenne opportuno concentrare l’azione del suo dipartimento sui segnali sempre più preoccupanti che arrivavano relativamente alla situazione italiana: un’agenzia del governo aveva infatti sottolineato una nuova attività in corso tra il partito comunista e l’ambasciata sovietica, foriera di nuove indicazioni provenienti da Stalin per l’azione del Pci. L’ipotesi di un’azione insurrezionale era fortemente presa in considerazione da Byrnes, che decise di mettere in allerta l’ambasciata a Roma: “Il segretario di Stato – si legge nel telegramma inviato da Byrnes a Key – inoltra per informazione dell’incaricato d’affari un rapporto, con allegato, fornito al Dipartimento da un’altra agenzia del Governo sui contatti tra il Partito Comunista Italiano e l’ambasciata sovietica” <315. Purtroppo l’allegato non è presente nella documentazione conservata, ma è interessante notare come l’attenzione di Byrnes si concentrasse sul legame tra il Pci e l’Urss.
In quel periodo l’attenzione dei policy-makers statunitensi a Washington era concentrata sugli sviluppi della politica interna italiana. Il nuovo turno di consultazioni locali, che si era concluso il 10 novembre con le votazioni di Roma, Napoli, Genova, Torino, Firenze e Palermo, aveva mostrato la tendenza ad un evidente aumento di voti a sinistra, con un predominio del Pci sui socialisti. La Dc ne usciva ridimensionata a vantaggio dei partiti della destra, soprattutto dall’Uomo Qualunque. A Roma la lista democristiana passava dai 218.000 voti registrati il 2 giugno a 103.000 voti, meno della metà. Agli occhi degli analisti del dipartimento di Stato la sconfitta mostrava come la strategia di De Gasperi di governare con le sinistre, cercando di mantenerle in posizione secondaria, avesse finito per alienare al suo partito i consensi dei settori della destra. Il 2 dicembre il capo dell’Ufficio Affari Europei Hickerson inviò un memorandum al dipartimento di Stato per fare un’analisi della situazione creatasi dopo le elezioni amministrative: “Come sapete, le recenti elezioni municipali in Italia hanno mostrato impressionanti guadagni dei Comunisti alle spese dei moderati cristianodemocratici. Questi guadagni riflettono il successo dei costanti attacchi comunisti contro De Gasperi e le potenze occidentali”. <316 Nel memorandum il responsabile per gli Affari Europei continuava poi osservando come la strategia dei comunisti fosse quella di screditare De Gasperi, allo scopo di formare un nuovo governo più spostato a sinistra, e come essi non aspettassero altro che un fallimento del premier DC su qualche questione per poterlo attaccare apertamente. Dunque sollecitava il dipartimento a prendere misure concrete per sostenere il leader democristiano, altrimenti il rischio che l’Italia diventasse un paese comunista sarebbe diventato eccessivamente alto.

[NOTE]302 NARA, RG 84, Entry 2780, Box 5, telegramma a firma di Stone per il G-5, presso l’AFHQ, datato 5 giugno 1946.
303 NARA, RG 84, Entry 2780, Box 5, telegramma segreto del console generale americano a Firenze datato 18 novembre 1946.
304 NARA, RG 165, Entry 421, Box 87, relazione del Joint Chiefs of Staff intitolata “Use of Italian Army in Event of Hostilities in Northern Italy”, datata 25 luglio 1946.
305 Ivi.
306 A. Offner, Another Such Victory, cit., pp. 170-171.
307 NARA, RG 165, Entry 421, Box 88, direttiva top-secret del Joint Chiefs of Staff, datata 25 agosto 1946.
308 NARA, RG 165, Entry 421, Box 88, memorandum dell’U.S. Chiefs of Staff datato 29 agosto 1946.
309 NARA, RG 84, Entry 2790, Box 3, rapporto del Chiefs of Staff Committee datato 11 settembre 1946, intitolato “Appreciation of the Available Reinforcement for the Yugoslav Forces in North-West Yugoslavia”.
310 Ivi.
311 Cfr. M. Leffler, A Preponderance of Power, cit., pp. 130-138.
312 NARA, RG 84, Entry 2780, Box 5, telegramma di Key per il segretario di Stato intitolato “Evaluation of Italian Government by a Military Intelligence Agency”, datato 22 novembre 1946.
313 Ibidem, rapporto del CIC allegato al dispaccio di Key del 22 novembre.
314 Ivi.
315 NARA, RG 84, Entry 2780, Box 5, telegramma segreto del dipartimento di Stato a firma di Byrnes per lo Chargé d’Affaires Key, datato 29 novembre 1946.
316 FRUS, 1946, vol. V Italy, cit., p. 948, Memorandum segreto inviato dal direttore dell’Ufficio Affari Europei Hickerson al Dipartimento di Stato il 2 dicembre 1946.
Siria Guerrieri, Obiettivo Mediterraneo. La politica americana in Europa Meridionale e le origini della guerra fredda. 1944-1946, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Anno accademico 2009-2010

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a ostia, da oggi e fino al 31 agosto: incontri dedicati al regista claudio caligari


locandina iniziative Ostia per Claudio Caligari A Ostia (Roma),
dal 23 al 31 agosto,
alla Galleria Ess&rre del
Porto Turistico di Roma:

Rassegna d’arte
– una settimana di incontri
dedicati al regista
Claudio Caligari

programma: slowforward.net/wp-content/upl…

#art #arte #ClaudioCaligari #EssRre #finissage #mostra #mostre #vernissage

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Alcune note sulla vicenda dello sgombero del Leoncavallo


Lo sgombero di questo spazio non è che un episodio della lotta contro la socialità cittadina, condotta dall’Economia finanziaria che si sta mangiando Milano da diversi anni.

Solo alcune note a caldo sulla vicenda dello sgombero del Leoncavallo, sollecitato dagli amici di Codice Rosso, come ex abitante di Milano e vecchio militante degli Spazi sociali sin dagli anni ‘80.

Partirei da un dato apparentemente marginale, il fatto che le azioni della Finanziaria che possiede l’immobiliare l’Orologio dei Cabassi, che detiene l’ex Cartiera dov’era il Leoncavallo Spa, abbia fatto un balzo del 4% a Piazza Affari subito dopo lo sfratto: mi pare la migliore dimostrazione di come lo sgombero di questo spazio non sia che un episodio della lotta contro la socialità cittadina, condotta dall’Economia finanziaria che si sta mangiando Milano da diversi anni.

È una lotta che non fa prigionieri, perché vede non solo il profitto al centro di tutto, idea di tutta l’economia capitalista, ma come sua unica ragione di esistere quella di generare profitti mostruosi che non possono essere ottenuti se non devastando anche la società e l’economia reale, a costo di rendere invivibili luoghi fatti per la crescita sociale come la città. Questo progetto cementario/finanziario è stata perseguito in maniera paritaria, lo sappiamo dopo Palazzopoli, da tutte le giunte meneghine, da Albertini in poi a quella Moratti per la destra, da quella Pisapia alle due giunte Sala per la sinistra, che esprime i due responsabili del nefasto modello Expo: la sola differenza tra i due modelli è una “spruzzata di sociale”, per dirla con le parole di uno di questi banditi cementificatori; faccio notare, per dimostrare la verità di questo assunto, che la cosiddetta “sinistra” governa Milano dal 2011 e questo “problema” del Leo non lo ha mai voluto risolvere in maniera seria. Per quanto riguarda il livello nazionale è ovvio dover dire che questo sgombero – immotivato perché questa vicenda si stava avviando probabilmente a una conclusione di tipo pacifico come più o meno tutti sanno in città, c’era una data fissata per un altro viaggio del ufficiale giudiziario, ma c’era anche una trattativa per uno spazio comunale da prendere in gestione in San Dionigi – ovviamente però serviva alla destra fascista, che governa il paese e che ambisce anche a governare quella che è la sua capitale morale, lo sgombero forzoso come gesto simbolico, perché la politica è fatta anche di gesti simbolici: un po’ come uno scalpo da appendersi alla cintura.

In questo tipo di azione politica sono da notare le esternazioni del Pagliaccio Verde, quel personaggio che umilia la politica italiana dagli anni 90 e che all’epoca del precedente sgombero millantò di essere stato un frequentatore del Leoncavallo (cosa che, ci tengo a dire una volta per tutta, è assolutamente falsa, ma che qualcuno ogni tanto ritira fuori).

Un’altra questione che sarebbe lunghissima da trattare è quella della possibilità di fare cultura soprattutto nelle città, non solo a prezzi umani, ma anche in situazioni in cui ci sia un rapporto non solo di semplice fruitore, in una società in cui la cultura è solo merce, nel discorso generale del profitto smisurato di cui accennavo prima a proposito di Milano, una merce che non deve lasciare niente di estraneo a se stessa, perché deve massimizzare il suo ricavato.

Un aspetto di questa complessa questione è quello che riguarda gli spazi sociali, almeno quel che ne resta. Partiamo da due questioni che è bene chiarire: la prima è che il Leo è stato un luogo di produzione politica e culturale importantissimo, tutto quello che lì è stato fatto non sarebbe stato possibile farlo secondo le logiche di mercato, accessibile in tale modo, né questo spazio così grande sarebbe stato possibile gestirlo in un’altra maniera che rispondesse alle logiche di mercato e renderlo accessibile in tale modo. Deve essere chiaro altresì anche il fatto che il Leoncavallo del 2025 non era quello degli anni 70, e nemmeno quella degli anni ‘80 e ‘90, che negli ultimi decenni, quelli in cui ho vissuto tra l’altro a Milano, si può parlare per esso di una gestione da cooperativa sociale, con un discorso politico tutto sommato moderato (ci hanno fatto anche le primarie del Centro sinistra), difficilmente riconducibile alle originarie intenzioni, ma anche alla dimensione comunitaria degli anni 80-90 degli spazi, in una situazione comune a molti altri luoghi simili al Leoncavallo: quel modello lì, ovviamente, non esiste più da un pezzo, la riflessione sui motivi per cui si è estinto sono in corso da tempo e non sono facili da sintetizzare qui.

Quali sono gli scenari che apre un attacco così violento, così vigliacco, come al solito fatto di estate quando la città è vuota, un atto simbolico che a me ricorda il tipico gesto fascista, cioè farsi forti solo in situazioni di assoluta superiorità anche fisica, al di là del tutta la loro retorica “maschia” e della loro “virilità”?

Penso che sia difficile dirlo in questo momento, ma non mi aspetto niente di buono: che ruolo positivo può avere in questo brutto scenario la dimensione sociale delle città, sempre più blindate, coi loro spazi sempre più sottomessi al profitto, come si può vedere in qualunque città italiana compresa la nostra, in cui tutti gli spazi pubblici o quasi sono stati appaltati a privati e in cui buona parte della stessa sembra ridotta alla massima funzione di essere un enorme sala da pranzo o come scenario per baldorie sponsorizzate, con quello che resta identificato col “degrado”: mi sembra che anche tale dimensione stia diventando qualcosa in vendita come tutto il resto, per di più a caro prezzo, o sia ridotta a semplice scenografia, come nelle città d’arte più importanti.

Spero proprio che qualche tipo di reazione, specialmente da chi subisce più questa situazione di repressione, di privazione e di stimoli, cioè i giovani, smentisca il mio attuale pessimismo.

Per Codice Rosso Falco Ranuli

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“la mia forma di autismo è cercare la spilla di Kuromi nell’ufficio di Zelenskyy ogni volta che lo mostrano parlare”


Prima oggi ho scoperto una nuova cosa tanto incredibile e stupida allo stesso tempo… e raramente ne capitano di così buone, specialmente in un venerdì a caso. A quanto pare, Zelensky (…che in realtà si scrive Zelens’kyj, temo), nel suo ufficetto mezzo chic da presidente di un paese sotto legge marziale, tra tutte le spillette di tipo vari reparti militari (credo; non ci capisco molto di questa roba) che tiene lì belle e fieramente inquadrettate… ne ha una di Kuromi. C-o-s-a??? 😳
Alexzan's Telegram Blog:la mia forma di autismo è cercare la spilla di Kuromi nell'ufficio di Zelenskyy ogni volta che lo mostrano parlarecontento di sapere che c'è ancora oggi> E IO LO SCOPRO COSÌt.me/c/1230970294/59634
È una scoperta che io faccio ben in ritardo, grazie solo a questo post qui, ma sembra che non sia una completa novità. Infatti, stando a questo articolo, che tenta di fare un po’ luce sulla situazione sicuramente buffa ma per niente chiara, almeno da dicembre 2024 si sa che il presidente ha tale incredibile spilletta… Is Sanrio’s Kuromi Fighting for Ukraine? Badge on Wall Behind Zelenskyy Stands Out: https://unseen-japan.com/kuromi-ukraine-military-badge/. A quanto pare, questa è stata vista casualmente per la prima volta in un video-comunicato (che allego anche sotto) che, come dice l’articolo, non ha niente di rilevante di per sé per la questione. E quindi, la cosa è proprio pazzurda… 💀

youtube.com/watch?v=yppVL7SRX5…

Per trovare un senso a questa visione certamente fatta di contrasti, un’ipotesi interessante viene quantomeno proposta, e cioè che questa spilla (ammesso sia una spilla, e non uno stemma, come molti degli altri… ripeto, sono igniorante), sarebbe del reparto speciale che si occupa dei droni, perché essendo un reparto hi-tech della difesa ci lavorano probabilmente svariati weeb. La scritta lì sopra, sempre stando agli sconosciuti su Internet (è troppo piccola perché io possa verificare personalmente, non sapendo l’ucraino), direbbe solo “distaccamento speciale”, quindi non si capisce. 💔

E… questa è tutta la lore che abbiamo a disposizione, a quanto pare: una miseria. Provando a cercare il nome del presidente in caratteri ucraini assieme alla parola Kuromi, ovviamente, non trovo niente, quindi la mia ricerca finisce qui, e ne sono triste. Ma comunque è assurdo che il signorone abbia una spilla militare di Kuromi, e io no… ok, io ho un segnalibro di essa, però provo comunque un po’ invidia, non so se mi spiego. 😓

#difesa #Kuromi #military #stemmi #Ucraina #Ukraine #Zelensky #Zelenskyy


terzo giorn-


Questa voce fa parte 3 di 5 nella serie FantaExpo 2024

Oggi #FantaExpo forse un poco meno fant?! Vabbè, buona giornata 3, però essendo sabato c’è stata comunque un BOTTO di gente in più; cosa che non influisce direttamente sul divertimento né in positivo né in negativo, se tra quella gente non ci sono persone che conosci, ma… significa che fare qualsiasi delle attività della #fiera è più complesso, perché c’è più fila e più calca. Mio compagno venuto anche oggi avrà trascorso tipo 2 ore e mezza in una zona in penombra, per aspettare venisse uno degli ospiti per gli autografi… e poi è dovuto scappare immediatamente alla stazione. 😵‍💫

Ecco, io invece ho quindi con un po’ di difficoltà dovuto far passare il tempo. E fare una cosa non c’era versi, e fare altre cose non era cosa… alla fine, oltre a fare giri a vuoto, ho dovuto sperperare qualche soldino, e allora:

  • Comprato innanzitutto #segnalibro, col corpo in plexiglas o quello che è, di Kuromi, che avevo già adocchiato l’altro giorno (ma evito di fare acquisti d’impulso)… -7€, per Kuromi ci può stare 😈
  • Partitina a uno dei flipper che stanno nell’edificio chiuso… Costava il doppio di quanto indicato sull’etichetta (e dire che io avevo scelto apposta uno che diceva 50 centesimi; era un inganno) e praticamente non sono durata manco 2 minuti… mi sa che la gravità dei flipper fatti in hardware è più stronza di quella dei flipper software, -1€ 🥲
  • Origami allo stand Giappone, perché avevo finito le idee, e quindi, almeno… Volevo provare il duello con le spade tipo, però veramente fila infinita e gente prenotata prima di me, mi pento di non aver trovato il tempo gli altri giorni e chissà se domani riuscirò. Però dai, -2€ per portare a casa della carta illustrata che ho piegato è buono 🙄


Segnalibro con diverse Kuromi piastrellate, con sfondo viola cosino pendente biancoOrigami di non ricordo esattamente cosa, un fiore strano, voglio evitare di dire panzane grazieAi posteri l’ardua sentenza (su quale sia l’oggetto più sensato)… però c’è da dire che, avendo dovuto pagare il segnalibro con la nota da 50 euro (!!), mi è stato all’atto pratico fatto pagare solo 6,90 euro, perché qualcuno era evidentemente a corto di resto. Accetto lo sconto, e porto quindi a casa sia l’acquisto, che questa elemosina di 10 centini concessami dall’universo!!! 🤗
#acquisti #attività #FantaExpo #fiera #origami #segnalibro #soldi


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[r] _ carmelo bene intervistato da franco quadri durante la trasmissione ‘il quadrato senza un lato’


youtube.com/embed/6o_h0D5IFn4?…

Rarissima registrazione del 1975, tratta da una puntata radiofonica della trasmissione Il quadrato senza un lato, realizzata da Franco Quadri per Radio Due

#art #arte #CarmeloBene #cb #FrancoQuadri #intervista #nihilNihills #Radio2 #RadioDue #teatro

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25 agosto, podcast ‘niente di nuovo’: puntata dedicata al n. 19 de ‘la scuola delle cose’ (monografico, sulla scrittura di ricerca)


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Treno Merci con TRAXX E494.031 MIR con carri trasporto rotaie in transito a Bolgheri (28/05/2024)


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Un Calippo, na Bira – BJJ edition


Godetevi l’ultimo weekend prima di tornare in produzione!

#meme #bjj

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Passano i giorni e arrivano le Ore madrigalistiche


Non manca ormai molto agli incontri per madrigalisti nei primi giorni di settembre. Nella pagina di presentazione del laboratorio è possibile anche iscriversi, si sta cominciando a delineare la squadra di cantanti che affiancherà i GentilMusici negli app

Non manca ormai molto agli incontri per madrigalisti nei primi giorni di settembre.

Nella pagina di presentazione del laboratorio è possibile anche iscriversi, si sta cominciando a delineare la squadra di cantanti che affiancherà i GentilMusici negli approfondimenti dei madrigali scelti, e siamo tutti molto curiosi di sentire come suoneranno le formazioni che si creeranno.

I luoghi di lavoro son sale civiche del Comune di Verona, una in via Mantovana e una in centro storico, in Veronetta, la domenica, molto bella (magari riusciamo a tenerla aperta per poter permettere l’accesso ad ascoltatori al volo).

E quindi dai, vi aspetto!

matteozenatti.net/ore-di-madri…


[se conosci e usi il Fediverso, mi trovi laggiù su questo account, legato al sito]


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un inquadramento della scrittura di ricerca: nel n. 19 della ‘scuola delle cose’ (lyceum/mudima)


La scuola delle cose, n. 19, aprile 2025, SCRITTURA DI RICERCA (pubbl. Mudima / Lyceum)
cliccare per ingrandire

forse per la prima volta dopo oltre 20 anni di non disonorevole attività, un certo modo di fare sperimentazione letteraria ottiene un inquadramento teorico-critico complessivo, pur sintetico.

esce cioè il n. 19 del periodico ‘La scuola delle cose’, dell’associazione Lyceum (grazie alla Fondazione Mudima), interamente dedicato alla SCRITTURA DI RICERCA.

lo si sa e lo si è ripetuto assai: la (formula) “scrittura di ricerca” ha una storia di lunga durata, attraversando un po’ tutto il Novecento, almeno dagli anni Quaranta-Cinquanta, e in maniera nemmeno poi troppo carsica. d’accordo. tuttavia questo numero della “Scuola delle cose” non è una disamina storica integrale, semmai un lavoro sugli ultimi venti-venticinque anni di ricerca letteraria, o scrittura complessa. con (ovviamente, immancabilmente) puntuali affondi nel passato e nella produzione di certi autori a dir poco fondativi, soprattutto Corrado Costa e Jean-Marie Gleize.

prima occasione di presentazione: 19 giugno, Milano, Fondazione Mudima:
slowforward.wordpress.com/wp-c…

audio della presentazione a Milano:
slowforward.net/2025/07/01/pod…

audio di una successiva presentazione, a Roma:
slowforward.net/2025/07/24/pap…

*

e, rapidamente descrivendo:

dettaglio de La scuola delle cose n 19_ 2025__ foto di Antonella Anedda
dettaglio da una foto di Antonella Anedda. cliccare per ingrandire

L’espressione “scrittura di ricerca” è in azione da diversi decenni, e di certo si perde già nelle “profondità” del Novecento. Tuttavia, dagli anni 2003-2009 (ovvero fra l’esplosione dei blog letterari e l’uscita del libro collettivo Prosa in prosa – edito da Le Lettere; ora da Tic edizioni) e fino a oggi, il numero di materiali sperimentali e saggi sugli stessi è decisamente cresciuto. Ha dunque senso ed è forse addirittura indispensabile iniziare a fare il punto della situazione. Un primo e senz’altro assai sintetico tentativo è rappresentato da questo numero de «La scuola delle cose», che raccoglie otto interventi di altrettanti studiosi e studiose, intorno alla ricerca letteraria e alle scritture complesse.

queste le autrici e gli autori dei saggi nel tabloid, e i titoli degli interventi:

Gian Luca Picconi,
Scrittura di ricerca, prosa in prosa, letteralità

Massimiliano Manganelli,
Appunti sulle scritture procedurali

Luigi Magno,
Cinque nomi (più uno) e dieci titoli. La poesia di ricerca francese (oggi) in Italia

Chiara Portesine,
Il compromesso fonico: l’eredità di Corrado Costa

Renata Morresi,
Il movimento chiamato Language Poetry in Italia oggi

Chiara Serani,
Scritture non convenzionali e intermedialità (2000-2025)

Luigi Ballerini,
Intervento sulla poesia che si potrebbe fare

Daniele Poletti,
Scritture complesse. Il superamento dell’appartenenza

*

il tabloid gratuito è disponibile a Milano in Fondazione (via Tadino 26); a Roma presso la Libreria Tic (piazza San Cosimato 39); a Perugia nella libreria Mannaggia (via Cartolari 8); a Bologna da Modo Infoshop (via Mascarella 24/b); a Napoli alla libreria Luce (piazzetta Durante 1).


Lyceum _ Scuola delle Cose _ dati editoriali e redazionali
cliccare per ingrandire

Fondazione Mudima
FONDAZIONE MUDIMA

Via Tadino 26, Milano
info@mudima.net
mudima.net

*

in collaborazione con
l’associazione dipoesia
logo dell'"associazione dipoesia"

#ChiaraSerani #CorradoCosta #DanielePoletti #FondazioneMudima #GianLucaPicconi #GinoDiMaggio #intermedialità #kritik #LaScuolaDelleCose #langpo #languagePoetry #letteralità #LuigiBallerini #LuigiMagno #Lyceum #MassimilianoManganelli #MicheleZaffarano #Mudima #poesiaDiRicercaFrancese #prosaInProsa #RenataMorresi #ricercaLetteraria #scritturaComplessa #scritturaDiRicerca #scritturaNonAssertiva #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureNonAssertive #scrittureNonConvenzionali #scrittureProcedurali #ScuolaDelleCose #segnaliEAzioni #traduzione #traduzioni #zinesAuthorsETaggatoComeChiaraPortesine


pod al popolo, #072: audio completo della presentazione de “la scuola delle cose” @ fondazione mudima, milano, 19 giu. 2025


Il numero 19 de “La scuola delle cose” (Lyceum/Mudima, apr. 2025), dedicato alla scrittura di ricerca, è stato presentato nella sede della Fondazione Mudima il 19 giugno scorso. Con interventi di Laura Di Corcia, Luigi Ballerini, Giancarlo Sammito, e del curatore, MG. L’audio completo è ora su Pod al popolo. Podcast irregolareed ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto.
locandina della presentazione de "La scuola delle cose", tabloid n. 19, "Scrittura di ricerca" - a Milano, Fondazione Mudima, 19 giu 2025cliccare per ingrandire
#AssociazioneDipoesia #ChiaraPortesine #ChiaraSerani #CorradoCosta #DanielePoletti #dialogo #dipoesia #FondazioneMudima #GianLucaPicconi #GiancarloSammito #JeanMarieGleize #LaScuolaDelleCose #LauraDiCorcia #LuigiBallerini #LuigiMagno #Lyceum #MarcoGiovenale #MassimilianoManganelli #Mudima #nonAssertività #PAP #pap072 #pap072 #podAlPopolo #podcast #presentazione #ProsaInProsa #RenataMorresi #ricercaLetteraria #scritturaDiRicerca #scrittureComplesse #scrittureDiRicerca #scrittureNonAssertive #scrittureNonPacificate #TicEdizioni



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Via gli alberi da viale Africa?


La città è stata messa al corrente, dal quotidiano locale, che gli otto pini che da più di 50 anni ombreggiano, lato mare, il marciapiede di viale Africa potrebbero essere eliminati per fare posto alla progettata pista ciclabile. In questo modo la pista non toglierebbe spazio alla carreggiata, e quindi alle automobili, ma al marciapiede e ai pedoni. In una città ad altissimo debito di […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/08/22/via-…

#ComuneDiCatania #Consulta #RegolamentoDelVerde

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27 agosto, ‘niente di nuovo’, podcast: in dialogo, dimitri milleri e antonio francesco perozzi su “scrittura e


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#AntonioFrancescoPerozzi #AntonioSyxty #dialogo #DimitriMilleri #materiaSentimentale #MicheleZaffarano #ndn #NienteDiNuovo #podcast

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giuristi chiedono un intervento militare a gaza per fermare israele


contropiano.org/news/internazi…

L’ex relatore delle Nazioni Unite Richard Falk ha proposto l’invio di una forza armata internazionale a Gaza, mentre un vasto gruppo di giuristi ha chiesto all’Assemblea Generale di autorizzare un intervento armato di fronte al genocidio israeliano.

In una conferenza stampa tenutasi lunedì 18 agosto a Istanbul, il Tribunale Per Gaza ha chiesto alla comunità internazionale di autorizzare un intervento armato sotto l’egida delle Nazioni Unite per fermare quella che definisce la fase più mortale del genocidio israeliano contro il popolo palestinese.

Il giurista americano Richard Falk, da Istanbul, ha esortato i governi ad aggirare il blocco del Consiglio di Sicurezza – dove gli Stati Uniti usano il veto a favore di Israele – e ad appellarsi direttamente all’Assemblea Generale. Come ha spiegato, ci sono meccanismi legali per questo, come la risoluzione “Uniti per la Pace” del 1950 e il principio della “Responsabilità di Proteggere” approvato nel 2005.

Richard Falk, ex relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Palestina, ha avvertito che non agire immediatamente sarebbe “un fallimento storico dell’umanità”. Ha assicurato che il mondo sta assistendo, in tempo reale e con una trasparenza senza precedenti, a un genocidio che ricorda l’indifferenza mostrata di fronte ai crimini più atroci del XX secolo.

Il giurista ha accusato le cosiddette democrazie occidentali di complicità nell’offensiva israeliana. Ha sottolineato come la pressione dei cittadini deve tradursi in embarghi sulle armi, sanzioni e azioni di solidarietà internazionale, paragonabili alla campagna che ha contribuito a far cadere l’apartheid in Sudafrica.

Ha anche denunciato il tentativo di mettere a tacere le voci critiche attraverso sanzioni contro i relatori per i diritti umani e l’omicidio di giornalisti, tra cui Anas al-Sharif e i corrispondenti di Al Jazeera lo scorso 10 agosto. “Parte del lavoro del Tribunale di Gaza è quello di rafforzare il ruolo della verità di fronte a questi crimini”, ha detto Falk.

La dichiarazione d’urgenza dell’organismo riunitosi a Istanbul, intitolata “È tempo di agire”, sarà presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre. L’organismo ha anche in programma un’udienza finale a Istanbul a ottobre, dove emetterà un verdetto morale sulla base delle testimonianze raccolte dalla sua fondazione nel 2024.

Il Tribunale di Gaza, composto da accademici, giuristi e difensori dei diritti umani, ha già tenuto sessioni a Londra e Sarajevo, dove ha formalmente accusato Israele di genocidio, crimini di guerra e apartheid.

Nel frattempo, la situazione umanitaria continua a deteriorarsi: dall’ottobre 2023, più di 62mila palestinesi sono stati uccisi a Gaza, tra un blocco totale e una carenza di aiuti.


#TribunalePerGaza #onu #UN #NazioniUnite #RichardFalk #Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #starvingpeople #starvingcivilians #iof #idf #colonialism #sionisti #izrahell #israelterroriststate #invasion #israelcriminalstate #israelestatocriminale #children #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra #apartheid #criminidiguerra

#apartheid #bambini #children #Cisgiordania #coloni #colonialism #concentramento #criminiDiGuerra #criminidiguerra #deportazione #famearmadiguerra #Gaza #genocide #genocidio #ICC #icj #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #NazioniUnite #nazioniunite #Onu #ostaggi #Palestina #Palestine #prigionieri #RichardFalk #RichardFalk #settlers #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #TribunalePerGaza #TribunalePerGaza #UN #warcrimes #WestBank #zionism

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antonio syxty legge rossella or


youtu.be/wrRDYpf_pE0?si=W80bq9…

il libro: slowforward.net/2025/06/11/ros…

#AntonioSyxty #LIntervalloDiAntonioSyxty #lettura #poesia #RossellaOr #video


rossella or, “come l’amore di un timpano e una pupilla” (argolibri, 2025)


Per il poeta Carlo Bordini «la poesia di Rossella Or si nutre dello studio attento e puntiglioso delle avanguardie teatrali e letterarie, della pratica ossessiva del gesto rigoroso e portato all’estremo (completamente calato, e possiamo dire, riversato e riconvertito nella parola), cui è collegato il sentimento straordinariamente vivo dell’esistenzialità, dell’assurdo, dell’ossimoro del vivere, dell’ambiguità felice della vita». Mentre per il critico teatrale Nico Garrone, Rossella Or «rappresenta un immaginario incontro nell’aldilà tra i fantasmi di Eleonora Duse e di Antonin Artaud», figure centrali per la poetica dell’autrice, al pari di Brodskij, Blok, Valéry, Rosselli, Beckett (per citarne alcuni), e della poetessa russa Marina Cvetaeva, con la quale si accende un dialogo marino, lunare, spumoso e ‘immemoriale’ come «l’azzurro vento di nessuno sull’acqua», nella seconda sezione del libro. Un volume scritto in punta di dita, in uno stato solitario di grazia, a scandire una voce unica nel panorama della poesia italiana contemporanea.

argonline.it/prodotto/come-lam…

Hanno collaborato alla cura e alla realizzazione dell’edizione: Roberta Bisogno e Claudio Orlandi. Progetto grafico di Susanna Doccioli

*

Rossella Or (Roma, 1954) è stata protagonista dell’avanguardia teatrale italiana fin dagli anni ’70 e persegue tutt’ora una costante e personalissima ricerca sulla parola, detta e scritta. Ha lavorato, tra gli altri, con Memè Perlini, Simone Carella, Giuliano Vasilicò, Giorgio Barberio Corsetti, Leo De Berardinis, Mario Prosperi; in campo cinematografico è stata protagonista del film Estate romana di Matteo Garrone. In questi ultimi anni si è dedicata interamente alla scrittura poetica: Come l’amore di un timpano e una pupilla è il suo secondo libro di poesia, che segue L’acqua tende alle rive. Poesie 2001-2017, uscito nel 2019 per Zona Editrice con una prefazione di Carlo Bordini.

#Argo #Argolibri #CarloBordini #ClaudioOrlandi #NicoGarrone #poesia #poesie_ #RobertaBisogno #RossellaOr #SusannaDoccioli


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Cordoglio e partecipazione al funerale di Marah a Pontasserchio


E’ necessario attivarsi concretamente per le fine del criminale genocidio e delle inaudite morti per fame a Gaza, come quella di Marah vittima innocente.

Comunicato del Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina

Amarezza e rammarico per il mancato intervento della società civile locale

Nutrita la presenza e commossa la partecipazione popolare alle esequie della ventenne palestinese Marah Abu Zhuri, morta per grave denutrizione all’Ospedale di Cisanello a causa dell’embargo israeliano a Gaza, tenutesi al parco della Pace di Pontasserchio, nel comune di San Giuliano Terme, nella tarda mattinata di mercoledì 20 agosto.

Il Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina esprime profondo cordoglio e si stringe alla mamma, alla famiglia e alla comunità palestinese per la scomparsa di Marah, vittima innocente della barbarie israeliana che si è abbattuta sulla Striscia di Gaza da quasi 2 anni, nell’indifferenza e talvolta la complicità dei governi dei paesi occidentali che, salvo rare eccezioni, non hanno effettuato alcuna seria pressione sul governo Netanyahu e continuato a fornirgli armamenti.

Come ha ricordato Luisa Morgantini nel suo intervento, unica esponente della società civile italiana a cui è stato consentito esprimersi, “Siamo tutti colpevoli” rivolgendosi, non certamente ai movimenti per la Palestina, quanto piuttosto agli esponenti dell’establishment politico e istituzionale che affollavano numerosi le sedie riservate alle cosiddette “autorità”.

Sincero apprezzamento, sempre come Comitato, manifestiamo per la nobile proposta del Sindaco, Matteo Cecchelli, di aver offerto la disponibilità della comunità sangiulianese ad ospitare le esequie e farsi carico della sepoltura di Marah, interpretando il sentire della popolazione e rispettando il passato di solidarietà concreta e attivismo politico del territorio a favore della causa palestinese.

Il gesto del Sindaco ci ha reso orgogliosi di essere cittadini sangiulianesi e come Comitato ci siamo riconosciuti nei passaggi più significativi del suo discorso, concreto e privo di fronzoli, durante il quale, senza parafrasi, ha denunciato l’occupazione dei Territori, il genocidio in atto da parte del governo Netanyahu e chiesto con fermezza la fine del massacro a Gaza.

Un discorso, quello del Sindaco, mosso da consapevolezza e sincerità per il quale ci aspettiamo atti politici conseguenti, portando le istanze espresse, che sono le stesse della comunità locale, all’attenzione delle istituzioni di livello superiori e i vertici del proprio partito, adoperandosi concretamente affinché si trasformino nella cessazione di forniture di armamenti, in sanzioni per le continue violazioni del diritto internazionale e nella fine del genocidio.

Non riteniamo che le flebili e tardive voci di condanna dell’operato di Israele, definiti un crimine contro l’umanità dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja, rilasciate solo successivamente alla rottura unilaterale del cessate il fuoco da parte di Israele nel marzo scorso, quando la conta dei morti già aveva superato le 50.000 unità, possano riabilitare un ceto politico connivente con Tel Aviv che ha brillato per 2 anni e mezzo per immobilismo.

Come ha messo in evidenza l’Imam di Firenze, Izzedin Elzir, nel suo apprezzato intervento: “Ringrazio anche il mio governo (quello italiano,ndr), ma vorrei ringraziarlo dicendo non mandare più armi allo stato criminale di Israele. Non abbiamo bisogno di curare bambini dopo che abbiamo mandato armi per ucciderli”.

Purtroppo, ha invece destato rammarico e amarezza la decisione di escludere i rappresentanti della comunità locale, fra cui il nostro Comitato, dal poter intervenire alle esequie nonostante la mattina del giorno precedente uno dei suoi coordinatori si fosse prenotato presso la segreteria del sindaco. Ciò, nonostante il Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina abbia compreso fin dalle prime settimane il carattere genocida dell’aggressione a Gaza e sia stato il primo in provincia ad aver organizzato una iniziativa storico-formativa e di solidarietà concreta a Molina di Quosa fin dal novembre 2023, ad aver effettuato 2 raccolte fondi per gli aiuti umanitari per la popolazione sotto assedio a Gaza e varie altre attività sul territorio comunale.

Il Comitato nei suoi anni di esistenza ha cercato di interpretare la sensibilità e la solidarietà della comunità locale verso la causa Palestinese e uno dei coordinatori si era pure fatto promotore, da consigliere di minoranza, di una mozione consiliare di riconoscimento dello stato di Palestina già ad inizio 2015 che venne approvata, non solo per primo fra tutti i comuni italiani, ma anche col voto unanime di tutti i consiglieri di maggioranza e delle opposizioni, compreso il Suo di allora consigliere, Sindaco Cecchelli (documento 1).

Siamo molto dispiaciuti perché lei Sindaco conosce la nostra storia, il nostro impegno e la nostra attività e non concordiamo nella scelta di escludere la voce e le istanze della comunità locale, magari a beneficio di politici, in cerca di passerelle in vista delle imminenti elezioni, che non hanno alcun legame diretto col nostro territorio e che, peraltro, non sono stati nemmeno apprezzati dai convenuti, in quanto inopportuni. Lei è stato eletto dalla comunità locale ed è a questa che avrebbe dovuto dar voce, non a politici di lungo corso in cerca di visibilità.

Al di là dello spiacevole evento che speriamo venga chiarito a breve, la giornata di oggi resta nella storia della comunità sangiulianese come una delle migliori sue pagine di solidarietà verso i popoli oppressi e a sostegno di una famiglia che ha subito la morte di una figlia ventenne per sottoalimentazione e deperimento fisico irreversibile che probabilmente per il ricco Occidente appare inconcepibile ma che, nella Gaza dell’assedio e del genocidio è purtroppo, nell’indifferenza della maggior parte dei governi europei, la normalità.

Solo la mobilitazione popolare e le pressioni dal basso possono spingere i governi occidentali, gli unici che continuano a fornire armi e appoggio politico a Israele, ad attivarsi concretamente per le fine del criminale genocidio e delle inaudite morti per fame a Gaza, come quella di Marah vittima innocente che rimarrà per sempre nel nostro territorio a memoria delle responsabilità di ognuno nel genocidio.

Terra, pace e libertà per il popolo palestinese.

Il Comitato Popolare Sangiulianese per la Palestina

20 agosto 2025

Documento 1: la mozione consiliare redatta e presentata dal consigliere Andrea Vento e approvata all’unanimità dal Consiglio comunale nel gennaio 2015.

Al Presidente

del Consiglio Comunale di San Giuliano Terme

Paolo Pardini

Proposta di mozione avente per oggetto:

“Interventi del Comune di San Giuliano Terme a sostegno del

riconoscimento dello Stato Palestinese”

Considerato che

L’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi è in atto da oltre 45 anni;

l’espandersi continuo degli insediamenti colonici illegali nei territori occupati di Cisgiordania e

Gerusalemme est, insieme alla costruzione del muro di annessione e alla distruzione

di case e all’espulsione di palestinesi, nonché il protrarsi dell’embargo sulla Striscia di

Gaza, che ha preceduto e seguito l’attacco militare dell’estate 2014 con 2.141 vittime,

compromettono di fatto qualsiasi sforzo per l’attuazione del processo di pace;

Viste

le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, in particolare le risoluzioni 242, 338;

Considerato

l’estremo deterioramento della situazione in Medio Oriente, e in particolare la continua

violazione da parte del governo israeliano della Convenzione di Ginevra;

il diritto dei palestinesi a uno Stato sovrano, sicuro e democratico;

Ritenuto

urgente che la comunità internazionale adotti nuove iniziative per contribuire al rispetto

del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite;

che tutti i popoli del Medio Oriente abbiano diritto alla pace e alla sicurezza e che ciò

possa essere garantito a lungo termine solo attraverso una pace giusta e duratura basata su:

– il rispetto del diritto internazionale e la piena e completa applicazione delle risoluzioni

242 e 338 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;

– il ritiro delle forze di occupazione e lo smantellamento degli insediamenti;

– il riconoscimento del diritto al rientro dei rifugiati in applicazione della risoluzione 194

delle Nazioni Unite e la liberazione dei prigionieri politici palestinesi; .

Visto che

a oggi ben 139 Paesi, fra cui molti europei (Svezia, Francia, Regno Unito, Irlanda, Spagna e

Portogallo), e il Parlamento Europeo hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, secondo

quanto previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, con Gerusalemme est quale sua capitale;

lo Stato di Palestina è stato già ammesso alle Nazione Unite il 29 novembre 2012 in qualità di

membro osservatore;

Il Consiglio Comunale di San Giuliano Terme

impegna

la Giunta e il Sindaco

ad attivarsi affinché il Governo Italiano riconosca lo Stato Palestinese entro i

confini antecedenti l’occupazione del ’67 e sostenga il suo riconoscimento presso il Parlamento

Italiano che il 23 gennaio sarà chiamato ad esprimersi in merito;

a promuovere iniziative concrete di sensibilizzazione e di informazione presso la cittadinanza a

sostegno dei diritti del popolo palestinese e per la risoluzione equa del conflitto in atto.

Consigliere comunale de L’altra San Giuliano

Andrea Vento

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Psicologia REM di Michael Raduga: sogni lucidi e crescita personale

Indice dei contenuti

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Psicologia Rem

Psicologia Rem

Michael Raduga

saggio

autopubblicato

giugno 2025

234

https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__psicologia-rem-michael-radurga-libro.php?srsltid=AfmBOoqSmRrtwHox61MbsdXDYo4KOCjiKTAc7-WmTwLo-a7iSFWepF0s

Psicologia REM di Michael Raduga analizza l’uso dei sogni lucidi come strumento scientifico per la crescita personale e la risoluzione dei problemi. Questa guida ti accompagna attraverso la teoria delle connessioni neurali e l’applicazione pratica per superare traumi e blocchi emotivi. viaggio nei sogni lucidi con Psicologia REM: il metodo di Michael Raduga per trasformare la mente e migliorare la vita. Tradotto in italiano da Michele Bizzarri, trainer della Phase School.

Perché leggere Psicologia Rem: la guida ai sogni lucidi di Michael Raduga

E se i sogni lucidi potessero trasformare la tua vita?


Quante volte ci svegliamo da un sogno pensando che fosse talmente reale da lasciare in noi emozioni forti, come gioia, paura o nostalgia? E se potessimo entrare volontariamente in quel mondo e utilizzarlo come strumento di crescita personale? Non parliamo di fantasia o di semplici tecniche di rilassamento, ma di un metodo concreto che affonda le sue radici nella psicologia del sonno e nello studio della fase REM. Il libro Psicologia Rem ci invita a considerare i sogni lucidi come un vero e proprio laboratorio interiore, dove è possibile sperimentare nuove connessioni, affrontare blocchi emotivi, superare traumi e persino esercitare abilità da trasferire nella vita quotidiana. È un approccio pratico e innovativo, pensato per chi vuole trasformare le notti in un’opportunità di cambiamento.

Chi è Michael Raduga e l’efficacia del suo metodo


Psicologia Rem non è solo un manuale, ma il risultato di anni di ricerca coordinata da Michael Raduga, fondatore e CEO di REMspace Inc., del Phase Research Center e della Phase School (di cui Michele Bizzarri è trainer in Italia). Con oltre vent’anni di esperienza nello studio di sogni lucidi, esperienze extracorporee (OBE) e paralisi del sonno, Raduga è una delle figure di riferimento a livello mondiale. È autore di circa 15 libri tradotti in oltre dieci lingue, tra cui il celebre The Phase, considerato una guida pratica fondamentale per imparare a indurre la lucidità onirica e vivere esperienze fuori dal corpo.

Ma Psicologia Rem non è opera di un solo autore. È un lavoro corale a cui hanno contribuito diversi ricercatori e divulgatori del Phase Research Center:

  • Zhanna Zhunusova, “REM-psychologist”, specializzata nello studio del sonno REM e negli stati di coscienza durante i sogni, formatrice e tutor nel campo dei sogni lucidi;
  • Svetlana Dementieva, ricercatrice e divulgatrice nel settore dell’oniriologia;
  • Elena Puntus, attiva nella divulgazione scientifica e parte integrante del team internazionale legato a Raduga;
  • Dmitry Stolbov, collaboratore diretto di Raduga e co-autore del libro, impegnato nella ricerca e nello sviluppo delle metodologie pratiche;
  • Mikhail Baryshnikov, esperto e divulgatore dei sogni lucidi, membro stabile del gruppo di ricerca.

Il contributo di più voci rende il testo non solo scientificamente solido, ma anche più completo e ricco, unendo teoria, sperimentazione pratica e divulgazione.

L’impegno di Raduga e del suo team non si limita alla teoria. A testimonianza della sua dedizione allo studio pratico dei sogni lucidi, di recente è stata messa in commercio LucidMe, una mascherina tecnologica progettata per aiutare gli utenti a raggiungere la lucidità onirica. Grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, il dispositivo monitora la fase REM del sonno e invia segnali luminosi o vibrazioni, guidando chi lo indossa a diventare consapevole di stare sognando. Questa innovazione dimostra come Raduga stia lavorando per rendere le tecniche dei sogni lucidi ancora più accessibili e scientificamente supportate.

Scoprire il potere dei sogni lucidi


Conoscere i concetti principali di Psicologia Rem significa scoprire perché questo libro è un’opera unica nel suo genere, capace di distinguersi tra tutti i testi dedicati al sonno e ai sogni. Approfondiremo:

  • la teoria alla base del metodo, che mette in relazione emozioni, eventi e connessioni neurali;
  • le applicazioni pratiche dei sogni lucidi per superare traumi, blocchi e difficoltà personali;
  • i contenuti principali del libro, suddivisi tra spiegazioni teoriche, casi concreti e tecniche per indurre la lucidità onirica e le esperienze fuori dal corpo;
  • i punti di forza e i possibili limiti, con attenzione all’efficacia per chi cerca strumenti immediatamente utilizzabili.

I tuoi sogni possono diventare un terreno fertile per la trasformazione interiore e la crescita personale. Psicologia Rem è una guida pratica e accessibile, capace di aprire nuove prospettive sul rapporto tra mente, emozioni e sonno REM.

L’innovazione di Michael Raduga: la teoria che unisce psicologia e sonno REM

Emozioni e connessioni neurali: la teoria dietro Psicologia Rem


Uno dei punti di partenza di Psicologia Rem è l’idea che ogni esperienza della nostra vita lasci una traccia nel cervello sotto forma di connessione neurale. Quando un evento è accompagnato da una forte emozione – che sia positiva o negativa – quella connessione si consolida e diventa parte del nostro modo di reagire al mondo. Ecco perché certi traumi o blocchi emotivi continuano a condizionare i nostri comportamenti anche a distanza di anni: non è questione di volontà, ma di automatismi registrati a livello neurologico.
La proposta di Michael Raduga e del suo team è tanto semplice quanto rivoluzionaria: se queste connessioni si sono formate a partire da un’esperienza reale e carica di emozione, allora possono essere modificate o sostituite attraverso un’altra esperienza altrettanto vivida e significativa. Ed è qui che entrano in gioco i sogni lucidi e le esperienze extracorporee legate al sonno REM.

Sogni lucidi vs visualizzazione: perché il metodo di Raduga è più efficace


Molti approcci di crescita personale e tecniche di auto-aiuto si basano sulla visualizzazione: immaginare mentalmente un obiettivo, rivivere un ricordo o proiettare se stessi in una situazione positiva. Tuttavia, come sottolinea Raduga, la visualizzazione resta un processo “debole”, perché manca della forza sensoriale e della componente emozionale che caratterizzano le esperienze reali.
Un sogno lucido, invece, viene percepito dal cervello come un evento autentico. Le sensazioni tattili, visive e uditive sono così realistiche da ingannare completamente la mente, attivando gli stessi circuiti neuronali che si attiverebbero in una situazione di veglia. Per questo motivo, utilizzare i sogni lucidi come strumento terapeutico ha un potenziale molto più forte: il cervello registra l’esperienza come reale e la connessione neurale viene modificata in profondità.

Sogni lucidi come terapia: affrontare paure e traumi


Qui sta l’innovazione principale di Psicologia Rem: i sogni non vengono trattati come semplici proiezioni dell’inconscio o come fenomeni da interpretare, ma come un vero e proprio laboratorio psicologico personale. Nello stato di sogno lucido è possibile affrontare direttamente paure e traumi, vivere esperienze correttive, immaginare nuove soluzioni e persino esercitare abilità che hanno effetti misurabili nella vita di tutti i giorni.
Raduga e i coautori propongono quindi una sorta di “psicoterapia del sonno REM”, un approccio pratico che sfrutta il potere trasformativo delle esperienze extracorporee e dei sogni lucidi per lavorare su sé stessi. Non si tratta solo di esplorazione interiore o di curiosità onirica, ma di un metodo strutturato che combina neuroscienza, psicologia e pratiche di induzione onirica. In questo senso, il libro si distingue da molte altre guide perché mostra come i sogni lucidi possano diventare strumenti concreti di cambiamento personale, aprendo nuove possibilità nel campo della psicologia applicata e della crescita individuale.

Sogni lucidi e viaggi astrali: la guida pratica di Psicologia Rem

La neuroplasticità onirica: la teoria del metodo


La prima sezione di Psicologia Rem si concentra sulla spiegazione teorica del metodo. Qui Raduga e i coautori introducono il concetto di connessioni neurali generate da emozioni ed esperienze, e spiegano come queste diventino i “programmi” che guidano le nostre reazioni quotidiane. Quando un evento traumatico o molto intenso viene registrato nel cervello, tende a consolidarsi e a ripetersi come schema mentale, influenzando il modo in cui affrontiamo nuove situazioni.
L’idea centrale è che queste connessioni non sono immutabili: possono essere riscritte attraverso esperienze altrettanto vivide. Ed è proprio durante la fase REM che la mente ha la possibilità di creare scenari così realistici da competere con la veglia. Questa sezione getta quindi le basi scientifiche e psicologiche che sostengono l’intero libro, presentando la psicologia del sonno REM come un campo ancora in evoluzione, ma con enormi potenzialità pratiche.

Sognare per crescere: esempi pratici e applicazioni


Nella seconda parte il testo diventa più operativo: non ci si limita alla teoria, ma vengono presentati esempi reali di applicazione del metodo. Il lettore scopre come i sogni lucidi possano essere utilizzati per affrontare paure specifiche (come il parlare in pubblico o la paura di volare), per elaborare traumi passati o per sbloccarsi in ambiti di vita dove prevale l’insicurezza.
Raduga e i coautori illustrano diversi scenari pratici in cui il sogno lucido viene vissuto come una “simulazione reale”, capace di produrre un cambiamento immediato nella percezione del problema. L’aspetto interessante è che il libro non parla di risultati miracolosi, ma propone un metodo graduale, applicabile da chiunque, che unisce sperimentazione personale e comprensione dei meccanismi psicologici. Questa parte è forse la più coinvolgente per il lettore, perché dimostra che i sogni lucidi non sono solo un fenomeno affascinante, ma un vero strumento di trasformazione personale.

Tecniche per sogni lucidi e viaggi astrali: una panoramica


La terza parte del libro è dedicata alle tecniche per indurre sogni lucidi e esperienze fuori dal corpo (OBE). Anche se il tema non viene trattato in modo approfondito come in altri testi di Raduga, il lettore trova comunque una panoramica utile delle principali strategie per raggiungere la lucidità onirica. Vengono spiegati approcci pratici da sperimentare durante il risveglio o nel passaggio tra veglia e sonno, insieme a consigli per mantenere la lucidità una volta entrati nello scenario onirico.
Questa sezione funge anche da ponte con il resto delle opere di Raduga: chi desidera padroneggiare davvero le tecniche troverà in Psicologia Rem un’introduzione preziosa, che può essere integrata con altri manuali e risorse più specifiche. Per esempio, potresti leggere La Fase di Michael Raduga, scaricando l’eBook dal link presente nel nostro articolo recensione. Oppure puoi cercare altri manuali su sogni lucidi e viaggi astrali.

Psicologia Rem: pro e contro del metodo di Raduga

I punti di forza di Psicologia Rem: chiarezza e approccio pratico


Uno degli aspetti più apprezzabili di Psicologia Rem è la sua chiarezza espositiva. Nonostante affronti argomenti complessi come la neuroplasticità, la fase REM e le dinamiche delle esperienze extracorporee, il libro riesce a mantenere un linguaggio semplice e accessibile, adatto anche a chi si avvicina per la prima volta a questi temi.
Un altro punto di forza è la forte impronta pratica: non si tratta di un testo puramente teorico o accademico, ma di una guida che invita subito alla sperimentazione personale. Il lettore non rimane con concetti astratti, ma trova strumenti concreti da provare, che spaziano dalle tecniche di induzione dei sogni lucidi a esercizi per applicare il metodo nella vita di tutti i giorni.
Inoltre, il libro ha il merito di presentare una prospettiva innovativa: i sogni lucidi non vengono descritti solo come curiosità oniriche o come esperienze da raccontare, ma come un vero strumento psicologico per la crescita personale e la trasformazione interiore. Questa visione concreta e scientifica rende Psicologia Rem un testo originale, diverso dai classici manuali di auto-aiuto.

Possibili limiti del libro e suggerimenti per la lettura


Per offrire una recensione equilibrata, è giusto menzionare anche qualche possibile limite. Alcuni lettori potrebbero trovare la parte dedicata alle tecniche di induzione un po’ troppo sintetica. Chi cerca una guida dettagliata su come ottenere sogni lucidi e viaggi astrali potrebbe dover integrare la lettura con altri testi di Raduga, come La Fase, o con risorse più specifiche.
Un altro possibile limite è che, pur essendo molto stimolante, il metodo richiede costanza e impegno personale: non basta leggere il libro, bisogna mettersi in gioco e sperimentare. Per chi cerca soluzioni rapide e senza sforzo, Psicologia Rem come qualsiasi altro manuale sui sogni lucidi, potrebbe risultare impegnativo.
Tuttavia, proprio questi aspetti rafforzano la credibilità del testo: non promette scorciatoie miracolose, ma offre strumenti reali, che danno risultati a chi è disposto a provare con serietà. E per chi desidera approfondire, il libro si inserisce in un percorso più ampio di studio e pratica dei sogni lucidi, come, ad esempio, i corsi organizzati da Michele Bizzarri, trainer italiano della Phase School.

Psicologia Rem: opinione e valutazione finale

Perché Psicologia Rem è un libro da leggere


Psicologia Rem è molto più di un libro sui sogni lucidi: è una guida pratica alla trasformazione personale che unisce psicologia del sonno, neuroscienze e sperimentazione onirica. Grazie al lavoro di Michael Raduga e del suo team, il lettore scopre come i sogni lucidi possano diventare strumenti per affrontare paure, superare traumi e costruire nuove risorse interiori. La forza di questo testo sta nella sua capacità di rendere accessibili concetti complessi, trasformandoli in un metodo applicabile nella vita quotidiana.

A chi consiglio Psicologia Rem


Questo libro è adatto a chiunque voglia comprendere il mondo dei sogni lucidi non solo come esperienza affascinante, ma come opportunità di crescita. È perfetto per chi si avvicina per la prima volta al tema, grazie al linguaggio chiaro e agli esempi pratici, ma anche per chi ha già fatto esperienze fuori dal corpo (OBE) e desidera scoprire nuove applicazioni psicologiche. Chi soffre di ansia, blocchi interiori o vuole allenare la propria mente troverà in Psicologia Rem un alleato prezioso.

Credo che i sogni lucidi, un giorno, saranno uno strumento comune per la crescita personale e la risoluzione dei problemi. Non lo sono ancora, ma questo libro ti dà l’opportunità di iniziare a scoprirli e a sfruttarne il potere.

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trieste, 27 agosto: presentazione di “non fossi mai nato”, di ugo pierri


ricevo da U.P. & prontamente condivido:

mercoledì 27 agosto 2025, ore 18:30

Ex lavatoio di San Giacomo
via San Giacomo in Monte 9, Trieste

Gianluca Paciucci
presenterà il libro di Ugo Pierri

NON FOSSI MAI NATO


ugo pierri_ non fossi mai nato_ 2025
cliccare per ingrandire

non mancheranno i Bachibaflax nè Andrea Neami

#art #arte #UgoPierri #up

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di là dal fiume, 2025 – versione txt


DI LÀ DAL FIUME
ottava edizione
direzione artistica: Lorenzo Ciccarelli
dal 24 agosto al 10 settembre 2025
11 eventi in 8 spazi della città
ingresso gratuito
Dal 24 agosto al 10 settembre 2025 l’ottava edizione di Di là dal fiume, festival ideato e totalmente prodotto dall’associazione culturale Teatroinscatola ad ingresso gratuito, animerà con 11 eventi, 8 spazi urbani con teatro, cinema, installazioni e visite guidate.
Tema scelto per questa edizione è il rapporto tra Arte e diritti umani. I luoghi che abiterà il festival sono essi stessi strettamente collegati con i temi che l’iniziativa vuole approfondire nella capitale. Una delle caratteristiche del Festival è quella di coinvolgere
contemporaneamente più spazi della città, anche luoghi insoliti da scoprire o riscoprire. Prendendo spunto da una recentissima rassegna prodotta da Teatroinscatola & Arch+Hr (laboratorio internazionale di ricerca, diretto dall’arch. Eleonora Carrano) denominata “Utopia! Architettura e Diritti Umani“, l’associazione romana vuole continuare ad indagare il rapporto tra arte e diritti umani, focalizzando su cambio climatico, migrazioni, detenzione,
inclusione, emergenze umanitarie, povertà e malattia mentale.
Grazie alla collaborazione con Francesco Cordio, regista e direttore di Human Rights International Film Festival (Festival Internazionale del Cinema dei Diritti Umani che si tiene in Umbria) e con Testaccio Estate è stato possibile inserire all’interno dell’ottava edizione
del festival anche una sezione cinema. Apre infatti il festival, il 24 agosto alla Città dell’Altra Economia (Cae), la proiezione di “Io capitano” di Matteo Garrone (David di Donatello per miglior film e migliore regia 2024, Leone d’argento per migliore regia 2023) che racconta l’odissea di due giovani senegalesi che affrontano il pericoloso viaggio per arrivare in Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Segue il 25 agosto “Lo Stato della Follia” di Francesco Cordio. Un documentario inchiesta sui manicomi giudiziari in Italia. Il racconto in prima persona di alcuni ex-internati in uno di questi ospedali, si intreccia con le riprese effettuate, senza preavviso, in questi luoghi “dimenticati” anche dallo Stato.

Il 27 agosto, ancora al Cae, verrà presentato anche “Cesare deve morire” regia fratelli Taviani (Orso d’oro alla Berlinale 2012, 5 David di Donatello nel 2012 tra cui miglior film e migliore regia). Qui un gruppo di detenuti del carcere di Rebibbia mette in scena il Giulio
Cesare di Shakespeare. La proiezione sarà preceduta dall’incontro con Giovanna Taviani. Dal 24 agosto al 27 agosto sarà posizionata sul palco del CAE l’opera “Roma Città Aperta” di Wang Yuxiang. La ricostruzione di un grande fermaporta in legno fuori scala vuole evocare una porta immaginaria che si apre e rimane aperta in modo permanente. I luoghi che abiterà il festival sono strettamente collegati con il tema Diritti Umani. La Città dell’altra Economia (CAE) dove si proietteranno i film, è uno dei primi spazi in Europa interamente dedicato a quelle pratiche economiche che si caratterizzano per l’utilizzo di processi a basso impatto ambientale, che garantiscono un’equa distribuzione del valore, che non perseguono il profitto e la crescita a ogni costo e che mettono al centro le persone e l’ambiente. La Città nasce come luogo di promozione di tutta l’altra economia romana, offrendo spazi per esposizioni, vendita, eventi, incontri e formazione. Il 2 settembre è previsto un incontro con Dario D’Ambrosi fondatore e direttore artistico del Teatro Patologico. Dal 1992 l’Associazione si occupa di un lavoro unico ed universale, quello di trovare un contatto tra il teatro e un ambiente dove si lavora sulla malattia mentale, dove girano ragazzi con gravi problemi psichici. Il Teatro Patologico è stato invitato a rappresentare l’Italia presso le Nazioni Unite (ONU) a New York per discutere e affrontare il tema della disabilità su scala mondiale. Il 4 settembre poi si visiterà il Parco del Santa Maria della Pietà e alcune installazioni del Museo della Mente. Santa Maria della Pietà era la sede del Manicomio della Provincia di Roma inaugurato nel 1914 da Re Vittorio Emanuele III. I padiglioni dislocati nel bellissimo parco erano riservati alle varie categorie di alienati. Dal 1967 si avviò una riorganizzazione dell’attività assistenziale che guardò con interesse ai nuovi percorsi deistituzionalizzanti avviati da Franco Basaglia. Il 13 maggio 1978 è approvata la Legge 180, che vieta nuovi ricoveri negli ospedali psichiatrici, poi inclusa nella Legge 833 che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale con la consapevolezza che “La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana”. Alla fine del 1999
l’ospedale viene definitivamente chiuso. Il Museo Laboratorio della Mente della ASL Roma 1 è un museo di narrazione che ha l’obiettivo di documentare la storia dell’istituzione manicomiale. Aperto nel 2000, nel 2008 ha costruito un nuovo percorso espositivo in collaborazione con Studio Azzurro (di prossima apertura). Il 5 settembre presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, è in programma la proiezione del documentario Ombre lucenti regia di Nino Bizzarri preceduta da una presentazione di Federico Primosig (Co-curatore di ”Si può solo dire nulla”, la raccolta di intervista a Carmelo Bene pubblicata da Il Saggiatore e membro dell’associazione “L’Orecchio Mancante”). Il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Saxia. Il complesso monumentale, situato nel rione Borgo a Roma, sull’area anticamente occupata dagli “Horti” di Agrippina Maior (14
a.C. – 33 d.C.), è un’importante istituzione storica che ha svolto per secoli un ruolo cruciale nell’assistenza ai malati, ai poveri e agli orfani. Le sue origini risalgono alla fondazione della “Schola Saxonum” nell’VIII secolo, un luogo di accoglienza per i pellegrini sassoni, e si sviluppò nel corso dei secoli in un grande ospedale.
Il festival costituirà anche un’occasione per riscoprire uno spazio che in qualche modo è stato significativo per il teatro di ricerca romano: il Teatro della Visitazione. Grazie alla disponibilità della Asl Roma 1 l’incontro del 5 settembre si terrà nel Complesso Monumentale del Santo Spirito in Sassia dove aveva sede la mitica compagnia D’Origlia Palmi. ** Sabato 6 settembre alle 12.00 verrà presentato presso il Cinema Azzurro Scipioni riferimento cittadino per la diffusione del cinema d’autore, dei capolavori della storia del cinema, e del cinema di qualità e indipendente, il documentario “Storie d’Africa” regia di Piero Cannizzaro. Storie di speranze, di sogni rimasti tali, di fallimenti ma anche di successi. Storie di chi vorrebbe partire verso l’Europa nonostante tutto, e storie di chi è tornato subendo magari una sconfitta ma che è riuscito a ricostruirsi una vita nel villaggio creando una piccola economia e una vita dignitosa nel proprio paese.
Presso l’Orto Botanico di Roma poi domenica 7 settembre alle 16.30 si svolgerà la lettura del testo del poeta Giuseppe Conte “I delfini saltano” una favola ecologica (già messa in scena come installazione all’inizio degli anni ‘90 da Simone Carella) e che vede in questa occasione impegnati Arianna Ninchi, Pippo Di Marca e Francesco Suriano. Ed a proposito dei luoghi il pubblico potrà trovare ai piedi del Gianicolo, nel cuore di Trastevere, un gioiello verde di circa 12 ettari dove regna la natura, la pace e il silenzio.
L’Orto Botanico di Roma è uno dei più importanti d’Europa con oltre 3.000 specie vegetali ospitate, collezioni di pregio (dalle palme ai bambù), alberi ultracentenari, fontane monumentali e un panorama unico, con la città eterna a far da sfondo. La struttura fa parte dei Musei della Sapienza Università di Roma.
Lunedì 8 settembre alle 21.00 si abiterà l’Upter, Università Popolare di Roma che in quarant’anni di attività formativa ha sostenuto centinaia di migliaia di persone di tutte le età e di tutte le culture guardando alla rilevanza sociale dell’apprendimento permanente. Qui alle 21.00 si assisterà ad una Prova aperta del coro “Singers for Emergency” che sposando la causa di Gino Strada, cantano di diritti umani ed importanti tematiche sociali, attraverso il messaggio universale e unificante della musica. Grazie alla disponibilità dell’Istituto Centrale per il Restauro si potranno visitare le carceri femminili del Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande, un edificio a quattro piani edificato nel Seicento per accogliere giovani abbandonati e vagabondi. Quattro anni dopo, papa Innocenzo XII estese il progetto anche agli anziani in difficoltà, proseguendo l’attività di assistenza dei giovani orfani e il loro avviamento verso una professione lavorativa. Il 10 settembre si visiteranno le carceri femminili costruite nel 1735,
volute da papa Clemente XII, che hanno dato al complesso l’aspetto che conosciamo oggi.
**
“D’Origlia-Palmi La compagnia che ispirò Carmelo Bene
Nel fondo della mia provincia umbra, negli anni dopo la guerra, il solo teatro che era possibile vedere erano due compagnie “di giro” che ogni anno, d’inverno, vi sostavano per poche rappresentazioni: la compagnia di teatro siciliano di Angelo Musco e Rosina Anselmi con le sue farse (Musco era morto, sostituito da Turi Ferro, ma la maestosa Rosina era ferma al suo posto di capocomico e di prima attrice comica) e quella di Bianca D’Origlia e del cavalier Bruno Palmi, che metteva in scena degli improbabili Shakespeare insieme a Sem Benelli e D’Annunzio e alle vite di Sante e di martiri e, se era vicina la Pasqua, un Christus interpretato dal vecchio Palmi che parlava come nelle Bibbie più antiche: «imperocché imperocché io vi dico…». Ricordo un Romeo e Giulietta in cui Romeo era il vecchio Palmi e Giulietta la figlia Anna Maria mentre la signora Bianca faceva la nutrice… Una delle ragioni per cui, tanti anni dopo feci subito amicizia con Carmelo Bene fu che, coetanei, avevamo entrambi conosciuto il teatro attraverso la D’Origlia-Palmi, godendone come di una straordinaria sopravvivenza del teatro ottocentesco. Lui ne fece l’uso che si sa, io, per fortuna del pubblico, pensai ad altro. Negli anni cinquanta a Roma la compagnia ebbe in gestione un teatrino a Borgo Santo Spirito, in territorio vaticano, con un repertorio rigorosamente edificante. Negli anni in cui studiavo da assistente sociale lo frequentai assiduamente e imparai a riconoscere alcuni degli spettatori più fedeli: Carmelo Bene per primo e poi – un amico me li indicava – Arbasino, Paolo Poli (che rifece una loro Rita da Cascia spingendola molto sopra le righe), Sylvano Bussotti, Vito Pandolfi e una volta vi riconobbi Flaiano. Si venne alle mani più volte, e due volte c’ero, con un gruppo di cretini scesi dai Parioli a sghignazzare durante la rappresentazione, nella convinzione di essere tanto moderni… Anni dopo Nino Bizzarri fece per la tv un bel documentario sulla storia della compagnia che si chiamava, ricordo, Ombre lucenti, saccheggiando l’archivio e i ricordi di Carmelo, e per fortuna qualcosa di quella storia è rimasto. Con la D’Origlia-Palmi fecero le prime prove attori come Gian Maria Volonté, e Carmelo ne prese molti per il suo teatro e per i suoi film, a cominciare dalla stessa Anna Maria. Con la D’Origlia-Palmi una generazione poté apprezzare il teatro di un secolo prima, e c’era tanto da impararne, come ha dimostrato il più geniale attore-autore-regista del nostro Novecento” Goffredo Fofi
__________
Di là dal fiume
Dal 24 agosto al 10 settembre
Roma – diversi luoghi
Ingresso libero
Informazioni e prenotazioni:
info@teatroinscatola.it
347 680 8868
Teatroinscatola Roma
teatroinscatola.it
ufficio stampa:
Carla Romana Antolini
3939929813
crantolini@gmail.com

#DiLàDalFiume #diLàDalFiume2025 #eventi #Roma

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