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‘bit’ n. 6, dicembre 1967 (con un intervento di renato mambor)


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“bit”, n. 6, dic. 1967

*
Un breve testo di Renato Mambor (pp. 16-17):

“Giornata al mare, Ostia, primi di gennaio ’67; raccolgo intuizioni che modellate su precedenti esperienze, determinano il mio lavoro di un anno, un diario concreto nel tempo.
Vedevo una larga curva, piena di acqua verde, color mare. Mi ero riscaldato al sole « rubiamo un giorno d’estate airinvemo », pensavo, io facevo il pittore.
Forse era possibile realizzare una sequenza immaginaria su un quadro unico, fatto di pannelli, come fotogrammi, l’uno dopo l’altro, ma ognuno a sé stante.
Mi staccai da quella situazione contemplativa e… con la mia intuizione addosso, ho visto un’ombra concava nella sabbia; grigio asfalto, corteccia d’albero, piacevole ruvidezza di pelliccia di guanaco, rosso caldo della resistenza. Ora l’arancio del tramonto era disturbato dalle serrande-metallo. Poi… ho sempre visto le cose cosi e così ho cominciato a registrarle, appunti di un diario visivo. Non volevo scrivere una storia, quindi non mi serviva un quaderno ma un classificatore, con fogli volanti intercambiabili: pannelli (50 x 140) stretti per riempire in senso componitivo (non compositivo), con altezza facile al campo visivo di chi guarda.
La notte del 31, farò l’ultimo pannello del diario ’67, poi… sarà l’uomo a muoversi, a scegliere i fotogrammi per il suo quadro. Presenterò al Premio San Fedele una serie di pannelli d’argento, di rame, blu-pullman, nero-ottico, ecc.
Potrebbero far pensare ad un mio problema di strutture, con materiali finiti e… non è così.
Domani ognuno di essi sarà reinserito e potrà essere riaccostato alla struttura della sedia, ai colori in provetta, ai legni di Ceroli, alla materia ruvida.
Ho eseguito un «giocattolo per collezionisti» (oggetto che tramite una meccanica determina un suono), una scultura mobile. Esso dichiara un distacco formale dai miei precedenti lavori e unitamente una coerenza di contenuto. Questo mi rende cosciente della mia irresponsabilità, garantendo il mio atteggiamento libero da un codice di lettura preordinato”.


e inoltre, nel fascicolo: Illuminazione, di Nanni Balestrini, regia di Mario Ricci, scene di Umberto Bignardi Teatro la Ringhiera, Roma, 1967 (pp. 20-21); una lettera di Joseph Rykwert; interventi di Daniela Palazzoli, Maurizio Fagiolo, Michelangelo Pistoletto, Germano Celant, Mario Diacono, Paolo Fossati e.a.

#art #arte #arteContemporanea #avanguardia #Balestrini #Balla #bit #Celant #DanielaPalazzoli #GermanoCelant #GiacomoBalla #giocattoloPerCollezionisti #Illuminazione #JosephRykwert #Mambor #MarioDiacono #MarioRicci #MaurizioFagiolo #MichelangeloPistoletto #NanniBalestrini #PaoloFossati #RenatoMambor #teatro #TeatroLaRinghiera #UmbertoBignardi

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Il libro magico


A Glastonbury, in Inghilterra, un vecchio libro evoca magiche presenze

Erano tanti anni che desideravo recarmi a Glastonbury, nell’Inghilterra meridionale. Approfittai quindi della generosa proposta di ospitalità del mio amico Aristides, un grande studioso e conoscitore del mondo dell’occulto e della magia. Elegante, con una bella e curata barba bianca, Aristides viveva in un grazioso cottage in un paesino del Dartmoor (si era trasferito lì perché era un appassionato dell’avventura di Sherlock Holmes, Il mastino dei Baskerville, che proprio nel Dartmoor si ambienta) e quel giorno mi aveva accompagnato volentieri a visitare Glastonbury, che si trovava nella contea del Somerset. Inutile dire che il mio amico conosceva alla perfezione ogni angolo di quella cittadina, ogni scaffale delle belle librerie che vi si trovavano, ogni recondita stanzetta dei tanti negozi di magia che la rendevano unica nel suo genere. Dopo aver parcheggiato la gipsy car di Aristides, entrammo in paese.

Il mio stupore fu grande perché Glastonbury era assai diversa da tutte le altre città inglesi che avevo visto fino a quel momento, eleganti anche se trascurate, rapprese in una voglia di precisione e raffinatezza a tutti i costi. Non appena entrammo in paese vidi alcune ragazze dagli abiti lunghi e colorati che sembravano uscite dal festival di Woodstock del 1969 e, successivamente, nella piazzetta principale, un gruppo di personaggi che danzavano a piedi nudi sventolando tante bandiere della Palestina. Sembrava un’allegra manifestazione di protesta e mi fece un enorme piacere vederla durante il mio viaggio. Sono infatti convinto che in Palestina si sta compiendo un terribile genocidio ad opera dell’esercito israeliano sotto la guida del premier Netanyahu nonché con il beneplacito dei paesi occidentali. Quelle persone che protestavano con allegria e spensieratezza, ma anche con profondo dolore e angoscia ritmati da una specie di canto prolungato, mi sembravano una perfetta testimonianza, qui, nel ricco occidente, nella pasciuta Inghilterra, dell’assurdità e della tragedia di una carneficina che si sta consumando sotto gli occhi dell’Europa.

Aristides mi portò a visitare la bellissima abbazia di Glastonbury, laddove secondo il mito si troverebbe la tomba di re Artù e mi fece vedere da lontano il mitico colle di Avalon. Nella leggenda si parla dell’isola di Avalon – mi spiegò – perché nelle giornate di nebbia l’altura sembra ergersi appunto come un’isola in mezzo ad un candido mare. L’abbazia sorgeva in un bosco meraviglioso e lo percorremmo in lungo e in largo, vicino a gruppi di giovani vestiti come i “figli dei fiori” che stavano facendo esercizi di meditazione. Ci recammo poi in una tea room che, a parere di Aristides, aveva degli scones (cioè dei dolci inglesi da mangiare con il tè) con marmellata di fragole buonissimi. Dopo che ci fummo rifocillati iniziò il giro dei negozi di magia. In essi vi erano soprattutto gadgets legati al misticismo orientale e alla meditazione yoga ma anche degli amuleti e degli oggetti legati alla tradizione medievale britannica, ad esempio, le scope delle streghe e alcune pozioni magiche. Aristides mi portò anche in una bellissima libreria nella quale odorosi incensi spargevano dei profumi dal sapore d’Oriente. Erano tantissimi i libri vecchi che si accavallavano sugli scaffali quando Aristides, con il suo occhio esperto, mi indicò un volume dalla copertina elegante, che si intitolava The Occult World. Lo prese dallo scaffale e cominciò a sfogliarlo. Il libraio, un anziano con una elegante bombetta, disse che negli ultimi tempi quel volume si era reso protagonista di strani episodi. Aggiunse infatti che lo trovava ogni volta in un posto diverso da quello in cui lo aveva lasciato. Aristides, che era assai sensibile a tutto ciò che riguardava l’occulto, tese l’orecchio con attenzione a quei discorsi. A un certo punto mi fece cenno di seguirlo e mi condusse in una stanza interna della libreria che dava su un cortiletto sul quale si aprivano i retrobottega di diversi negozi di magia. Ci sedemmo su due poltroncine e, nel momento in cui Aristides lesse dal libro una strana parola – “kakalumi” – nella stanza si sprigionò una luce che ci accecò.

Dissoltasi la luminosità che ci aveva resi ciechi per pochi attimi, ci trovammo di fronte un essere avvolto in un antico costume, con un elmo e una spada affilata. Uscimmo nel retrobottega e vedemmo altri dodici individui vestiti esattamente come lui. Aristides quasi non credette ai suoi occhi e mi sibilò in un sussurro: “Sono re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda”. I cavalieri e il loro sovrano uscirono per le strade di Glastonbury e, contemporaneamente, da altri negozi di magia uscirono degli altri strani esseri. Evidentemente, la parola pronunciata da Aristides era magica e aveva evocato spettri e presenze di antiche ere. Da un negozietto che recava l’insegna “Visions” uscirono nell’ordine: la strega dello Yorkshire con la sua scopa disfatta, gli elfi della Cornovaglia, il fantasma di un vecchio lupo di mare di St. Ives con la sua pipa di schiuma, il mastino dei Baskerville cogli occhi di fuoco, le fate di Sherwood insieme a Robin Hood, un mostro di Lockness in miniatura, il fantasma del conte del Kent e i lupi mannari del Somerset.

Io e Aristides seguimmo Artù e tutta la masnada di strani esseri per le strade del paese fino ad unirci alla manifestazione pro Palestina. Artù, in testa al corteo, gridava forte contro l’ingiustizia atroce di quel genocidio. Chiudevano la sfilata i mannari che ululavano a frotte il loro dolore. Non pensiate che un’accozzaglia del genere potesse in qualche modo mancare di rispetto alla tragedia che accompagna il genocidio di Gaza: anzi, quest’ultimo era così angoscioso e tremendo da richiamare dai quattro angoli magici ed occulti dell’Inghilterra tutti quegli strani esseri che mai si erano mostrati così palesemente agli umani. Aristides mi guardò e mi disse: “Di fronte a una tragedia disumana, assistiamo qui a una protesta che va oltre l’umano”. E anche noi ci incamminammo dietro al corteo.

gvs

(in copertina: bandiere palestinesi a Glastonbury, luglio 2025)


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link sul genocidio, 17 agosto


da ricordare sempre
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Ofer Cassif
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South Africa, Palestine, USA
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israele e la fame come strategia di guerra
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Alessandro Ferretti sulla ‘mostrificazione’ di hamas
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israele uccide il giornalista Anas Al Sharif, insieme ad altri tre colleghi
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massacro sionista presso Al Zaytoun
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11 agosto 2025, alcune università israeliane finalmente si svegliano
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le proteste israeliane devono alzare il tiro e schierarsi frontalmente per la Palestina
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il solito eretz israel
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il cecchinaggio sui bambini: la pubblicazione delle radiografie da parte del NYT
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citazioni istruttive da capi di stato del cosiddetto popolo eletto
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Amira Hass: vessazioni dell’idf in Cisgiordania
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i criminali dell’idf uccidono persone che stavano semplicemente recuperando il corpo di una vittima
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15 Aug, 2025. After an israeli airstrike on Majida al-Waseela school shelter: mastodon.uno/@differx/11503460…

testo di Alessandro Ferretti contro l’ignavia degli “equidistanti” alessandroferretti123.substack…

#Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #starvingpeople #starvingcivilians #iof #idf #colonialism #sionisti #izrahell #israelterroriststate #invasion #israelcriminalstate #israelestatocriminale #children #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra

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un’intervista a ofer cassif


fonte: facebook.com/share/p/16BMLtiVj…

Leggete l’intervista a Ofer Cassif, comunista Israeliano membro dell’opposizione alla Knesset. L’intervista è pubblicata su il Fatto Quotidiano, altro che Grossman (Ludovica Candiani)

Ofer è un deputato comunista israeliano, l’unico di religione ebraica tra i cinque parlamentari della lista Hadash-Taal, nata dall’alleanza di due partiti arabi di sinistra. Cassif è stato appena sospeso dalla Knesset, il Parlamento israeliano, per la terza volta dal 7 ottobre 2023, perché denuncia regolarmente il genocidio in corso a Gaza, la pulizia etnica in Cisgiordania e l’apatia della società israeliana di fronte ai crimini commessi.

Clothilde Mraffko: “Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di riconoscere lo Stato di Palestina durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre. Come valuta questo annuncio e come è stato accolto in Israele?”

Ofer Cassif: “Ovviamente, per quanto mi riguarda, lo apprezzo. Ma basta parole, è il momento di agire! Bisogna riconoscere lo Stato di Palestina ora, senza più rimandare! Il governo israeliano, e purtroppo gran parte dei leader dell’opposizione, contesta la decisione di Macron affermando che in questo modo Parigi premia il terrorismo. Ma non c’è da stupirsi, i criminali accusano gli altri di perseguitarli e di mentire… Per quanto riguarda l’opinione pubblica israeliana, non ci sono state reazioni particolari perché Macron ha già tenuto in passato dichiarazioni simili, che quindi non hanno più alcun effetto. Ora bisogna agire!”

CM: “Gli abitanti di Gaza non sono né morti né vivi, sono cadaveri ambulanti”, ha dichiarato Philippe Lazzarini, il commissario generale dell’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA). Israele, che ha parzialmente levato il blocco all’ingresso degli aiuti a Gaza, imposto dal 2 marzo scorso, ha di fatto ridotto l’enclave palestinese alla fame. Come reagisce l’opinione pubblica israeliana?”

OC: “Purtroppo sembra che la maggioranza degli israeliani sia indifferente o neghi la realtà. Tanti sostengono che la crisi alimentare, se c’è, è una conseguenza della guerra e che quindi è colpa dei palestinesi o, più precisamente, di Hamas. Alcuni addirittura se ne rallegrano. E se altri si indignano, la maggioranza è semplicemente indifferente. A mio avviso, la responsabilità è dei politici. In primo luogo del governo, del primo ministro Benjamin Netanyahu e della sua coalizione, ma anche di una parte dell’opposizione che ha incitato all’odio contro i palestinesi e giustifica le atrocità commesse da Israele. Su 120 deputati, 52 sono all’opposizione, ma solo in cinque ci siamo opposti, e sin dall’inizio, sia ai massacri commessi da Hamas che a quelli perpetrati da Israele dal 7 ottobre. Finalmente il partito islamista Ra’am si è unito alla nostra condanna. Alcuni mesi fa, anche i laburisti hanno cominciato ad esprimersi su Gaza. Ma loro non parlano né di crimini di guerra né di genocidio. Parlano di “pregiudizi” causati a civili innocenti di Gaza. Il resto dell’opposizione, 38 deputati, chiede la liberazione degli ostaggi, ma in generale sostiene l’azione del governo. Quindi, in pratica, non c’è opposizione.”

CM: “Lei è stato sospeso più volte dal Parlamento per aver denunciato il genocidio a Gaza…”

OC: “La prima volta nell’ottobre 2023 per 45 giorni perché in un’intervista avevo affermato che il governo israeliano aveva utilizzato il massacro di Hamas come pretesto per giustificare l’attuazione del piano “decisivo” presentato nel 2017 da Bezalel Smotrich. Un piano genocida che si basa su tre principi: Israele deve annettere i territori palestinesi occupati senza accordare i diritti fondamentali ai palestinesi, instaurando, per definizione, un regime di apartheid; i palestinesi che si opporranno al piano saranno espulsi dalla loro terra natale; quelli che resisteranno al nuovo regime di apartheid saranno uccisi. All’inizio del 2024 hanno tentato di destituirmi, perché avevo firmato una petizione a sostegno della denuncia del Sudafrica dinanzi alla Corte internazionale di giustizia. Servivano 90 voti, ne sono stati raccolti 86. Sono stato poi sospeso per sei mesi dal comitato etico del Parlamento e ora sarò nuovamente sospeso per due mesi, da ottobre a dicembre, perché ho denunciato i crimini in una lettera alla Corte penale internazionale dell’Aia.”

CM: “Ogni settimana ci sono manifestazioni per chiedere il rilascio degli ostaggi, in particolare a Tel Aviv. Quale è la posizioni di questi oppositori?”

OC: “Loro dicono che è una “guerra”, dal mio punto di vista invece è un genocidio. Una guerra implica una sorta di simmetria, che in questo caso non c’è. La maggior parte dei manifestanti chiede la fine della guerra per portare in salvo gli ostaggi e evitare che muoiano altri soldati. La maggior parte non fa neanche riferimento ai palestinesi. Eppure qualche cambiamento c’è stato. Quelli che parlano delle sofferenze dei palestinesi sono sempre più numerosi. Non sono abbastanza ed in ogni caso è troppo tardi. Ma sempre più persone stanno cominciando a capire che non si può separare il destino degli ostaggi e dei soldati israeliani da quello dei palestinesi di Gaza. La situazione è così drammatica che non si può ignorare. I media sono in gran parte responsabili. A parte il quotidiano Haaretz, in pochi parlano di ciò che sta accadendo a Gaza e non si vedono immagini.
CM: “Alcuni sostengono che Israele sia “l’unica democrazia del Medio Oriente”. Come descriverebbe il sistema politico del suo Paese?”

OC: “Dal mio punto di vista, Israele non è mai stata una democrazia. È una “etnocrazia”, perché costruita sulla supremazia etnica degli ebrei. Per decenni la supremazia è stata essenzialmente politica, ma negli ultimi anni, in particolare sotto Netanyahu, si è trasformata in supremazia razziale. D’altra parte, Israele non è mai stata neanche una vera dittatura. Ha un sistema non democratico con alcuni elementi democratici. E questi ultimi vengono progressivamente distrutti da questo governo. Dal 1967 Israele controlla, domina e governa milioni di palestinesi che non hanno alcun diritto politico, civile e sociale. Assomiglia più ad una tirannia che a una democrazia. È un’impostura, il classico esempio di colonialismo e dominio razziale.”

CM: “In che modo il genocidio e la politica del governo israeliano influenzano la società? Qual è il prezzo da pagare per chi, come lei, si oppone?”

OC: “Il 19 luglio io e il deputato Ayman Odeh, il nostro capolista, siamo stati quasi linciati durante una manifestazione. Oltre al genocidio a Gaza e alla pulizia etnica in Cisgiordania, esiste un vero e proprio fascismo violento all’interno dello stesso Stato di Israele, che include la legittimazione e la normalizzazione della violenza omicida contro i dissidenti, in particolare gli arabi. Ricevo minacce quotidianamente, soprattutto sui social. Sono stato aggredito mentre ero dal parrucchiere tre anni fa, e un’altra volta mentre facevo la spesa. Sono disposto a pagare questo prezzo perché la mia lotta è fondamentale. Al di là delle mie convinzioni socialiste, delle mie credenze umanistiche e del mio impegno per la democrazia, ho l’impressione che i miei antenati ebrei mi stiano chiamando dalle loro tombe chiedendomi di combattere contro il razzismo e il genocidio. Nella mia famiglia, in molti sono stati uccisi dai nazisti. Questo mi ha reso molto sensibile alle discriminazioni razziali e alle persecuzioni. Sul breve termine sono molto pessimista: anche quando questi crimini cesseranno – e un giorno cesseranno – ci saranno profonde ripercussioni sulla società israeliana. Il tasso di suicidi tra i soldati che hanno prestato servizio a Gaza per esempio è terribilmente alto. Devono essere puniti per i crimini che hanno commesso, ma il carnefice è a volte anche vittima. Alcuni soldati hanno visto cose atroci laggiù. Forse ne hanno anche fatte. Ne escono come minimo psicologicamente distrutti. Tra il 14 e il 21 luglio sono stati registrati quattro casi di suicidio. Sul lungo termine, invece, sono ottimista, perché credo che sempre più persone finiranno per ascoltarci. Le ferite della società cominceranno a cicatrizzare, ma ci vorrà molto tempo. La società israeliana ha bisogno di guarire. Ma per poter guarire l’occupazione deve finire e il popolo palestinese deve essere liberato. E questo accadrà, è inevitabile. Quando il genocidio a Gaza sarà finito, penso che anche la comunità internazionale e i governi che hanno sostenuto Israele dovranno fare i conti con la propria coscienza.”

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Traduzione Luana De Micco

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Astrocampania organizza una visita guidata su prenotazione presso l’Osservatorio Astronomico S. Di Giacomo in Agerola, un viaggio tra le nebulose della Via Lattea nel cielo dell’alta costiera amalfitana.

Un coinvolgente spettacolo al Planetario per scoprire i segreti delle stelle, emozionanti osservazioni delle zone di formazione stellare della Via Lattea con l’ausilio di un potente telescopio da campo, il tutto sotto la guida esperta dei divulgatori di Astrocampania.

[…]

astrocampania.it/2025/08/16/vi…


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Viaggio di nozze in Egitto


Dopo il matrimonio, si sa, è quasi obbligatorio fare la luna di miele. E quest’anno io e Claudia l’abbiamo abbinata alle nostre vacanze estive (complice anche il fatto che Claudia ha da poco cambiato lavoro mettendosi in proprio e ogni giorno di vacanza è un giorno di lavoro perso).

La meta scelta è stata l’Egitto, complici le puntata di Freedom (grazie Roberto Giacobbo) e un’offerta resort+crociera sul Nilo piuttosto conveniente.

Quindi, il 13 luglio, dopo aver dormito 3 ore scarse causa volo in partenza la mattina presto, siamo partiti alla volta di Marsa Alam, con un volo di 4 ore tutto sommato tranquille. Il caldo a terra si fa sentire, ma è secco e molto più sopportabile del caldo umido della pianura padana. Il resort è un resort tipico, con piscine, bar e ristoranti. È un 5 stelle, non tanto perché volevamo goderci la luna di miele al massimo, ma piuttosto perché in zona non ci sono resort meno lussuosi (alcuni europei devono sentirsi superiori ai locali, se no non è vacanza per loro).

Claudia non è mai stata in un resort e nemmeno in Egitto, anche se è un paese che avrebbe voluto visitare fin da quando era bambina. E così, non appena usciti dall’aeroporto, i suoi occhi sono diventati due piccole stelline che brillavano ogni volta che il suo sguardo incrociava qualcosa di nuovo. Lo stesso sguardo le è rimasto anche arrivati al resort. E non potete immaginare la faccia che ha fatto quando, grazie alla formula all-inclusive, ha scoperto che tutto quello che consumiamo all’interno del resort non dobbiamo pagarlo (o meglio, l’abbiamo già pagato).

  1. Crociera sul Nilo
    1. Tempio di Karnak
    2. Tempio di Luxor
    3. Valle dei Re
    4. Tempio di Hatshepsut
    5. Valle delle regine
    6. Colossi di Memnone
    7. Tempio di Edfu
    8. Tempio di Kom Ombo
      1. Museo del coccodrillo


    9. Templi di File


  2. In resort


Crociera sul Nilo


Dopo un’altra notte di sonno breve, alle 6 del mattino una macchina ci ha portato verso Luxor. Durante le cinque ore di strada, praticamente tutte percorse nel deserto, ho potuto vedere una realtà molto diversa dalla quale sono abituato, cosa che mi ha portato diverse riflessioni. La nostra nave da crociera era poco più di un battello fluviale, anche se abbastanza lussuosa. Con questo battello abbiamo viaggiato per 5 giorni da Luxor ad Aswan, passando per Edfu e Kom Ombo, facendo un’immersione totale nella cultura egizia: ci è sembrato come tuffarci nei libri di scuola delle elementari, circondati da geroglifici e immagini così lontane eppure così familiari.

Tempio di Karnak


Il tempio di Karnak è stato il primo incontro che abbiamo avuto con l’antica cultura egizia e siamo rimasti affascinati dalla quantità di colonne e pareti ben conservate all’interno del tempio, tutte adornate da geroglifici, alcuni dei quali ancora colorati. L’imponenza delle costruzioni era qualcosa a cui non ero pronto e stare col naso all’insù per tutto quel tempo è stato faticoso, ma magico.

Tempio di Luxor


Il tempio di Luxor è simile, eppure completamente diverso. Oltre ad essere stato sepolto per molto tempo – la nostra guida ci ha persino detto che il suo bisnonno abitava davanti al tempio – è stato, nelle epoche antiche, riadattato a chiesa cristiana. È affascinante vedere lo stato di conservazione del tempio, degli affreschi di epoca romana e curioso trovare la porta di una moschea che, a quasi tre metri di altezza, porta nel vuoto.

Valle dei Re


Dopo una fantastica alba sul Nilo e la vista di alcune mongolfiere siamo arrivati alla Valle dei Re quando ancora la temperatura non era insopportabile. Visitare la Valle dei Re lascia un senso di straniamento perché, nello spazio di pochi metri quadrati, ci sono circa una settantina di tombe che, scavate nella roccia, raggiungono anche il centinaio di metri di profondità. Noi ne abbiamo visitate tre: la tomba di Ramses III (KV11), la tomba di Ramses I (KV16) e la tomba di Ramses IX (KV6). Tutte le tombe sono ben conservate, specialmente quella di Ramses I che conserva ancora i colori originali, molto vividi e brillanti. La tomba di Ramses IX è quella, tra le tre, messa peggio, perché mancano molti pezzi delle decorazioni delle pareti, alcuni trafugati, alcuni spostati nei vari musei del mondo.

Tempio di Hatshepsut


Il tempio di Hatshepsut era la destinazione che più attendevamo della nostra crociera. Dopo averlo scoperto grazie a Freedom e aver conosciuto la storia della cosiddetta di questa regina ci siamo trovati davanti a un palazzo maestoso, quasi impossibile da descrivere a parole. L’unica nota dolente viene dalla storia: il figlio di Hatshepsut, Thutmose III, arrabbiato con la madre, ordinò di distruggere tutte le rappresentazioni della madre dal tempio funerario.

Valle delle regine


La Valle delle Regine, per quanto meno nota rispetto alla Valle dei Re, non è da meno a impatto visivo. Ma la cosa più impressionante è sapere quanti bambini siano sepolti lì. Sì, perché i figli dei faraoni che non arrivavano alla maggiore età venivano sepolti qui, dove poi sarebbero state sepolte le loro madri. E i faraoni procreavano decine di figli (Ramses II pare ne avesse un centinaio tra legittimi e non) e quindi i dedalo sotterranei sono pieni di cripte per ospitare i figli dei faraoni. In una delle tombe c’è anche un feto mummificato, sebbene non si sappia esattamente come ci sia giunto né quando sia stato sepolto lì.

Colossi di Memnone


I Colossi di Memnone, in sé, hanno poco da offrire: sono mal ridotti dai millenni sulle loro spalle, sono in una zona piuttosto spoglia e turisticamente poco appetibile. Quello che sorprende è sapere che una volta, fino a prima della costruzione della prima diga di Aswan, ogni anno le due statue avevano i piedi a mollo per 3 mesi durante la piena del Nilo. Le guide hanno anche delle fotografie dell’epoca e quello si che è impressionante.

Tempio di Edfu


Il Tempio di Edfu è grandissimo e ben conservato ed è quasi strano che Edfu, la città che gli è cresciuta attorno, non sia una meta turistica – anzi, a detta della mostra guida, non c’è neppure un albergo in città. Fatto sta, che dietro un’imponente cinta muraria a secco si nasconde un tempio molto ben conservato, a partire dal Mammisi (praticamente una piccola camera che veniva usata per celebrare la nascita delle divinità, nel caso del tempio di Edfu la nascita di Horus) che riporta tantissime incisioni ben conservate. Il tempio principale è grande, mastodontico e finemente decorato da miglia di geroglifici e rappresentazioni di divinità e faraoni. Le varie stanze sono conservate così bene che in una, chiamata “Farmacia”, sono state trovate delle iscrizioni che spiegano come producevano i farmaci all’epoca. Nell’ipostile è raccontato il rito di preparazione del terreno e costruzione del tempo. Persino il secondo piano del tempio è ancora presente (sebbene non visitabile). La mia guida ha anche scambiato due chiacchiere con un addetto ai restauri e ci ha spiegato un po’ cosa stava facendo: grazie a una collaborazione con un’università tedesca stavano ripulendo i soffitti dal nerofumo, sfruttando una nuova tecnica, più rapida ma che non danneggia le opere.

Tempio di Kom Ombo


Il tempio di Kom Ombo è piccolo e molto vicino al Nilo. La grande particolarità sta nel fatto che è uno dei pochi (o forse l’unico) tempio dedicato contemporaneamente a due divinità, i fratelli Horus e Sobek. E il motivo è molto affascinante: la zona di Kom Ombo era infestata da pericolosi coccodrilli e gli egiziani credevano che per estirpare il male da qualcosa fosse necessario divinizzarlo. I locali decisero quindi di innalzare un tempio a Sobek, il dio dalla testa di coccodrillo, ma questo sarebbe stato visto male dal resto degli egizi, perché Sobek è una divinità malvagia. Quindi decisero di costruire un tempio e di dedicarlo ai due fratelli Horus e Sobek e misero a guardia una statua della loro madre, che Iside, in modo che mantenesse la pace tra i due fratelli.

Del tempio è, purtroppo, rimasto poco, ma è ben conservato un bassorilievo su cui sono ben visibili gli attrezzi medici dell’epoca (offerti come dono alla divinità) e il Nilometro, un pozzo che serviva per variare le tasse in base all’altezza del Nilo.

Museo del coccodrillo


Proprio perché il tempio è dedicato a Sobek, vicino al tempio si trova il Museo del coccodrillo, che ospita diversi corpi mummificati di coccodrilli, a partire dai feti fino ad esemplari adulti.

Templi di File


Il complesso dei tempi di File è raggiungibile solo in barca perché è situato su un’isola nel lago creato dalla prima diga di Aswan. Il giorno in cui avremmo dovuto vederlo c’è stata una forte violenta di sabbia che occlideva la vista a 50m dai nostri nasi. Il giorno dopo siamo stati più fortunati e abbiamo potuto visitare questa splendida testimonianza dell’Egitto di epoca tolemaica, con un tempio molto ben conservato e diverse costruzioni di epoca romanica ancora ben visibili (anche se c’è un trucco: il complesso è stato sommerso nel 1968 insieme all’isola di File; anni dopo il governo egiziano ha deciso di recuperarlo e spostarlo pezzo per pezzo sull’isola di Agilkia, dove si può ammirare tutt’oggi).


Il Nilo è maestoso, silenzioso e prepotente. Taglia a metà l’Egitto e crea una stretta striscia verde in un ambiente altrimenti perlopiù arancione. Milioni di persone vivono sulle sue rive, molte con pochissimo (alcune case hanno ancora il tetto di paglia e alcune hanno un piano non terminato) ma tutte facevano del loro meglio per essere gentili, ospitali e mai invadenti, anche quando chiedevano la carità o un po’ di cibo.


In resort


Dopo 8 ore di macchina nel mezzo del nulla (anche se abbiamo visto dei Dust devil a poca distanza dall’auto) siamo tornati in resort dove ci aspettavano 10 giorni di dolce far niente. Anche qui abbiamo avuto un po’ di alti e bassi (caldo, marea talmente bassa che la spiaggia si è allungata di 30 metri, cibi molto piccanti o praticamente senza sapore), ma ho avuto l’occasione di tornare a fare snorkeling dopo anni. La barriera non stava benissimo, era abbastanza grigia, ma comunque popolata, non è appena mi sono immerso con la maschera, ma una tartaruga ha scavallato il reef per nuotare in mare aperto, in mezzo a banchi di pesci variopinti, incuriositi dai vari turisti che invadevano le loro acque. Il mare ti sorprende sempre quando lo rispetti e ti prendi del tempo per osservarlo attentamente.

Nel mentre abbiamo anche deciso di regalarci una gita nel deserto, quindi siamo partiti nel primo pomeriggio in 5 jeep che ci hanno portati in un luogo dove abbiamo preso dei quad e abbiamo fatto un giro in mezzo al deserto: messi da parte il rumore del motore nelle orecchie e i sobbalzi delle rocce, è stata un’esperienza incredibilmente divertente, vedere la carovana che alza la sabbia, vedere il nulla per chilometri intorno… È stato inusuale e affascinante. Riportati i quad al noleggio, le guide ci hanno portato sotto un albero di acacia per spiegarci un po’ com’è l’Egitto e la zona in cui ci trovavamo. Fatta qualche foto, siamo ripartiti alla volta del villaggio beduino, dove abbiamo assaggiato il tè locale, del pane fatto da loro e abbiamo assistito alle prodezze del Giorgio Mastrota locale che è stato piuttosto convincente e ha venduto parecchio materiale. Giunta l’ora di cena, ci siamo disposti in una specie di anfiteatro dove abbiamo assistito a uno spettacolo di danza locale, molto suggestivo (ma forse poco beduino). A chiudere la serata, mentre tornavamo in resort, ci siamo fermati nel deserto per ammirare il cielo stellato. In mezzo al nulla, la quantità di stelle che si vedevano dava un senso di suggestione ed emozione (e io ho finalmente visto la Via Lattea, una cosa che sognavo di fare da tempo).

Il viaggio di nozze ci ha lasciati soddisfatti e con un po’ di amarezza abbiamo lasciato una terra di cui abbiamo scoperto solo pochi misteri, ma che torneremo a visitare perché ci ha lasciato nel cuore qualcosa di indescrivibile.

#Blog #Egitto #viaggi

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mediaburn


mediaburn.org

Media Burn collects, preserves, and distributes documentary and experimental media produced by artists, activists, and community groups. Our mission is to create positive social change by amplifying underheard voices, both in contemporary dialogue and the historical record. [continua a leggere]

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‘bit’ n. 5, novembre 1967 (con interventi di celant, manzoni, vautier)


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‘bit’ n. 5, novembre 1967

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Germano Celant
Poor-art Arte povera
GALLERIA LA BERTESCA, GENOVA ~

Nothing happens on the screen; a man sleeps; an ice-cream cone melts; nothing happens on the canvas; if not the canvas, the sea is made of blue water; the fire is made of flame; a drama is made of gestures; a pavement is made of bricks, a pile is made of tubes heaped one upon the other.

This is the description of a film by Warhol, a film by Andersen, a canvas by Paolini, a sculpture by Pascali, theater by Grotowsky or Ricci, a «space» by Fabbro, a «gesture» by Boetti. What’s happening? The banal and the insignificant begin to exist. Physical presence and behaviour itself becomes art.

The instrumentai sources of language are made to undergo a new research in philology. A new humanism comes into being and the arts posit themselves as non-fictions, as simple registrations of reality. They intentionally renounce all semantic convention; they desire to do no more than to make statements. The research is purified of everything that could appear to be reflection or mimetic representation — habit — and the move towards a kind of art that, according to Grotowsky’s theatrical hypotheses, we might define as poor.

The cinema — Empire or Sleep by Warhol, or Melting by Andersen — returns to its simplest manifestation, a single image that moves; it returns to cinema and does not become film; it reproduces action and the present, without any kind of montage, no attempt to place the action within history. And thus with the theater. It eliminates the superstructure of the written and the spoken; it eliminates linguistic artifice and returns to the situations that are elementary. It revives the gesture and the imitation. This is the rebirth of the work of the actor as a creator of signs. And likewise in the plastic arts, visual reality is seen in its essence. The visual superstructures not directly related to the object are refused, and the empirical nature of the research is exalted. (Paolini). The definition reduces itself to a mode of acting — to its essence. (Boetti, Fabbro, Pascali). Thus the «gestures» of Boetti are no longer an accumulation, a juncture, an incision, but rather the evidence of them. They are an immediate understanding of every behavioral archetype. It is thus a poor art that redimensions our false consciousness of the real, — a return to the real man operating in a space that is banal and quotidian like the space of our reality.

(p. 6)

*

Piero Manzoni
Free dimension

The emergence of new conditions and the appearance of new problems imply, together with the necessity of new solutions, new methods and new terms of measurement. One does not leave the ground merely by running and jumping; wings are required. Modifications are not sufficient; the transformation must be integral.

Allusion, expression and representation are non-existent problems today — and I wrote about this some years ago — whether one is dealing with objects, facts, ideas or dynamic or inert phenomena. A painting has value in as much as it is a totality. There is no need to say anything. lt is only necessary to exist. Two tones of the same colour or two blended colours already have a relationship that is extraneous to the significance of the surface which is unique, limitless, absolutely dynamic. The infinitability is rigourously monochrome, or better still of no colour. (In fact, hasn’t a monochrome, since it lacks all relation to colour, already become colourless?) Artistic criticism which makes use of concepts like composition and form has no value; form, colour and dimensions have no sense in total space. The artist has achieved integral freedom; pure material becomes pure energy; the obstacles of the space, me slavery to subjective foibles are annihilated; all problems of artistic criticism are surmonted; everything is permitted.

I find it quite incomprehensible, therefore, that the artist rigourously lays down today the limits or a surface on which to arrange forms and colours in exact relationships and in strict equilibrium. Why should one be bothered by the problem of disposing a line in space? Why delimit a space? Why such limitation ? All such problems like composition of form, form in space and spatial profundity are extraneous to us; a line can only be traced without limits or length into infinity and beyond any problem of composition or dimension. Dimension does not exist in total space.

All problems of colour and all questions of chromatic relationships are also useless, even if one is only dealing with tonal modulations. We can only utilize a single colour or, rather, utilize a single uninterrupted and continuous surface from which anything superfluous and all interpretative possibilities are excluded. It is not a question of « painting » blue on blue or white on white either in the sense of composing or in the sense of expressing oneself. In fact, quite the contrary. The question for me is that of creating an integrally white surface (yes, integrally colourless, neutral) which is completely unrelated to any pictorial phenomenon or to any element that is extraneous to the value of the surface. It is a white that is not a polar landscape, or a beautiful or evocative material, or a sensation, or a symbol, or anything else; it is a white surface that is nothing else but a white surface (a colourless surface that is nothing else but a colourless surface). Or better still it exists, and that is sufficient. It is, and to be totally is pure becoming. This indefinite surface, uniquely alive, even if in the material contingency the work cannot be infinite, is, however, infinitable, infinitely repeatable, without a solution or continuity. And that is even more apparent in the «lines», for in these there no longer exists the possible ambiguity of the «painting». The line develops only in length extends towards infinity. The only dimension is time. And it hardly needs to be said that a «line» is not a horizon or a symbol and it has value not as something beautiful but in the degree to which it exists. (The same is true of a blotch; it has value in the degree to which it is a blotch and not in the degree to which it is beautiful or evocative; but in this case the surface has only value as a medium).

The same may be said for bodies of air (pneumatic sculpture) which are reducible or extensible from a minimum of nothing to a maximum of infinity; they are absolutely indetermined spheroids, because every attempt to give them a form (even formless) is both illegitimate and illogical. It is not a question of formation and it is not a question of expression (nor can one turn to extraneous problems like parascientific complexities, psychoanalytical secrecies, graphic composition, ethnographical phantasy, etc.) Aren’t perhaps expression, phantasy and abstraction empty fictions? There is nothing further to add: there is only to be, to live.

(p. 10) (righe evidenziate a mia cura, MG)

*

Ben Vautier
Per un’arte sottile

No, l’arte di oggi non deve essere una succursale del dadaismo.
Un’arte che si limitasse a fare del sotto-dada non sarebbe né utile né necessaria poiché non porterebbe niente di nuovo.
Il Pop e l’Op e il nuovo realismo di oggi hanno tutti cominciato ad esistere nella realtà dell’influenza di dada. Influenza che si può riassumere nella nozione che TUTTO PUÒ ESSERE ARTE.
Ma dalla sua nascita nel 1920 esistono due tendenze in dada che derivano da una differenza di atteggiamento adottato nei confronti dell’opera d’arte. L’una intellettuale l’altra fisica.
La prima di queste due nozioni mantiene l’idea di opera fisica di qualità edonista che uno espone o stacca, che si può vendere e che è definita dalle stesse misure che determinano ogni altra opera classica. Sono i collages di Schwitters, i ready made di Duchamp, a partire dai quali sono nati la pop art e il nouveau réalisme.
Il secondo procedimento, più fedele alla nozione di TUTTO È ARTE si occupa di assoluti, di dichiarazioni, di dettagli, di sottigliezze, e evita ogni sistematizzazione.
Esiste anche nell’opera di Duchamp, ma soprattutto in Picabia, e dà origine a Fluxus, alla Non Arte, all’anti arte, e all’arte Totale. L’arte è inutile.
Oggi, come vent’anni fa, il grande pubblico preferisce indiscutibilmente l’opera da collezionare e che si cornmercia. Ma la seconda tendenza guadagna terreno e là dove la sistematizzazione Nuovo Realismo non porta più niente di nuovo i gesti, le insignificanze, le sottigliezze aprono una porta che vorrebbe cambiare l’arte.
È l’esplicitazione del dettaglio (un fiammifero per terra), della negazione (una mostra che non ha luogo), insomma dell’idea allo stato puro, che finisce per concretizzare la nozione di Tutto è arte.
Quest’arte sottile è per Daniela Palazzoli la Poesia Fredda, per Maciunas Fluxus, per me l’Art Total.

(p. 32)

ben vautier, dieu, 1965, in ‘bit’ n. 5, novembre 1967, p 32



a p. 35:

fiumalbo, due manifesti, in ‘bit’ n. 5, novembre 1967, p 35
cliccare per ingrandire

#111 #art #arte #artePovera #arteTotale #BenVautier #bit #boetti #Celant #dada #DanielaPalazzoli #Fabbro #Fiumalbo #fluxus #GermanoCelant #Grotowsky #Maciunas #Manzoni #materialiVerbovisivi #Pascali #PieroManzoni #PoesiaFredda #PoesiaTotale #poesieFredde #PoorArt #scritturaFredda #scrittureFredde #Warhol

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imprevisto ferragostiaco che vuol dire bagnarsi e soffrire


Ieri non poteva assolutamente essere un #ferragosto del fottuto anno 2025 se non si fosse messa letteralmente a cadere l’acqua dal cielo (wow, assurdo fenomeno mai visto prima) a metà pomeriggio… e non solo; ovviamente, tutto non proprio imprevisto. Cose veramente dell’altro mondo ormai, ma il terrore a questo mondo, il nostro, è un fatto sempre più reale… (zio temporalone…) ☠️

Praticamente, eravamo fuori per il solito pic-nic (già visto e fatto mille volte, eppure mai è andata così storta, incredibile), nonostante il meteo promettesse brutte cose dal tardissimo pomeriggio in poi… ma tanto noi per quell’ora ce ne saremmo dovuti andare comunque, quindi, cosa potrebbe mai essere andato storto nel frattempo??? Beh, tutto, per l’appunto, visto che tra le 15 e le 16 è venuto un acquazzone di quelli che puntualmente escono fuori quando si pensa che una corrente situazione non possa peggiorare, col nuvolone alla Fantozzi, ma chiaramente più grosso. (Siamo finiti davvero peggio dei cartoni, ormai!!!) 🥺

Fino a 10 minuti prima si sentivano a dire il vero dei tuoni, un po’ sporadicamente, ma non si vedevano nemmeno fulmini, quindi bah… ma poi ecco che, nel giro di 10 secondi, si è sia alzato il vento che arrivate le gocce… (e come cazzo è possibile che sia successo così perfettamente in contemporanea???) Vabbé, poi le gocce sono diventate goccioloni, poi i goccioloni grandine (giuro), e nel frattempo c’era appunto il vento… mentre che noi stavamo praticamente del tutto all’aperto, con solo il tavolo attorno e quella tettoia di legno mezza scassata sopra. Infatti, molti si sono praticamente tutti infracicati… almeno, di noi, perché tutta la gente che era lì con altri gruppi è stata abbastanza furba da ripararsi in auto appena uscite le goccioline, ma prima dei goccioloni. Siamo sempre solo noi gli scemi in queste situazioni! (E 1 solo altro gruppo, che stava da un’altra parte a fare una simile fine, vabbé.) 🤧
Foto ad angolo attorno ai tavoli con tutto fango, e la luce grigia del sole copertoFoto perpendicolare in mezzo ai tavoli con tutto fango
A me è fregato in realtà relativamente poco del fatto che fosse arrivato il diluvio, che nell’arco di un quarto d’ora ha fatto arrivare così tanta acqua da fare pure tutto fango attorno a noi, sia perché dove stavo seduta io era relativamente riparato e alla fine mi sono solo quasi inumidita ma non bagnata, sia perché in ogni caso avrei dovuto farmi la doccia a casina visto il regime abbrustoliaco; anzi, complessivamente ho riso, perché sul momento pareva stessero arrivando gli alieni… ma giuro che me ne sono tornata più pisciata che mai prima d’ora, perché pochi attimi prima che arrivasse lo scatafascio ci si stava organizzando per andare a prendere il caffè, cosa che giustamente è quindi immediatamente saltata. Evidentemente, il motto “cascasse il mondo, dopo pranzo si prende il caffè” gli altri non lo prendono alla lettera… 💔

La cosa specialmente assurda però è che ora siamo al giorno dopo e ancora non mi sono ripresa da questo avvenimento, o robe del genere… perché stamattina mi sono svegliata abbastanza stanca fisicamente (anche se non nell’animo come invece le ultime mattine, boh), dopo che circa 8 ore e 30 (“otto ore e mezza”) le ho dormite, visto anche come ieri sera ero particolarmente stanca e quindi ho perso poco tempo… E il punto è che non capisco se ciò è a causa della combo doccia calda verso le 18 + masturbazionamento, che a dire il vero mi mette alquanto K.O… o se è perché non ho avuto il caffè che per diritto naturale mi spettava. Ma vabbé, stamattina giustamente il kohi l’ho preso, e oggi pomeriggio si pranza a casa, per cui tutto OK… (Un giorno di questi mi rinchiuderanno al SERT, mamma mia…) 🥱

#acquazzone #diluvio #estate #ferragosto #imprevisto #meteo #picnic #temporale

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Venne scosso bruscamente l’ambiente fascista di Firenze


In Toscana, era soprattutto il capoluogo fiorentino a sperimentare una precoce e non episodica azione gappista: agguati, attentati dinamitardi e sabotaggi, portati sin nel cuore del centro storico, si sarebbero ripetuti con crescente continuità, assimilando la resistenza urbana fiorentina – e di converso l’azione repressiva volta a rintuzzarla – più a quella delle grandi capitali del Nord Italia che alle altre realtà cittadine della regione <226. L’attentato che ne avrebbe inaugurata l’attività colpiva nella tarda serata del primo dicembre 1943 il tenente colonnello Gino Gobbi, comandante il locale distretto militare, ucciso «sulla porta della propria abitazione» da un piccolo manipolo partigiano <227. Per la sua importanza, tale da costituire «un salto di qualità dell’intera Resistenza toscana», appare opportuno soffermarci brevemente su questo episodio. Gobbi rappresentava infatti un obiettivo «specifico» e volutamente simbolico <228: se da un lato, a pochi giorni dall’inizio delle operazioni di leva, veniva colpito colui che più di tutti si era adoperato per la buona riuscita della stessa – dando in tal modo un forte segnale teso a «incoraggiare alla ribellione i giovani che avrebbero dovuto presentarsi alla chiamate alle armi» <229 – dall’altro l’agguato gappista intendeva punire un ufficiale «traditore» <230, ben «noto» in città «per il suo passato fascista» e il comportamento di smaccata collaborazione tenuto con l’occupante e le nuove autorità cittadine <231.
La morte dell’ufficiale, pur certamente non la prima vittima della provincia <232, scuoteva bruscamente l’ambiente fascista cittadino, scalfendone l’ostentato «vanto della calma e della disciplina» <233. Immediata e rabbiosa, la reazione delle autorità locali – la prima rappresaglia registratasi nella regione, su cui avremo modo di tornare – era affidata alla fucilazione, la mattina successiva l’agguato, di 5 detenuti politici già da mesi ristretti in carcere, condannati a morte da un sedicente tribunale straordinario quali mandanti morali dell’uccisione di Gobbi.
Nei mesi successivi, una fitta sequela di azioni dall’«audacia […] incredibile», culminata il 29 aprile 1944 con il ferimento a morte, in pieno giorno, del comandante provinciale la GNR Italo Ingaramo, avrebbe contribuito a ingenerare un crescente senso di tensione e «insicurezza continua» tra la fila fasciste <234. «Si sentiva in aria odor di vendetta, di odio, di sangue», ricorda con «disgusto» Armando Foppiani, commissario dell’Unione provinciale fascista degli industriali durante i primi mesi della RSI.
“Gli sguardi erano falsi; le parole servivano solo a mascherare il pensiero; Firenze inganna: ha il primo piano brillante e il fondo cupo […]. Si arrestavano i nemici personali, si uccidevano i nemici personali, si facevano rappresaglie sui nemici personali. […] Il sovvertimento e l’involuzione morale trasparivano da [questa] dialettica contorta, la quale mi faceva assai più pena delle miserie reali. Quanto mi trasferii in Lombardia alla fine di febbraio [1944] provai un senso di sollievo: pur con un panorama più insanguinato, c’era qualcuno che dava buon giorno senz’altro scopo che quello di augurare una giornata buona <235.
Negli stessi giorni, un’«atmosfera fiorentina […] molto tesa» accoglieva anche la marchesa Origo, nient’affatto sorpresa nel constatare come i «gerarchi fascisti» di passaggio all’Hotel Excelsior, adibito a sede del comando tedesco, fossero scortati da «grossi contingenti di polizia», nel timore di «altri attentati»” <236.
A conferma della segnalata crisi della sicurezza innescatasi a partire dai primi mesi del 1944, un pur rapido confronto con le fonti quantitative prodotte dagli stessi organi della RSI aiuta infine a restituire – e al contempo problematizzare – la ben nota «tendenza generale» che vede una crescita pressoché costante del movimento resistenziale, «dall’inverno [1943-44] all’estate» successiva <237. Ci riferiamo in particolare alla meticolosa opera di sistematizzazione e censimento condotta dal Servizio politico investigativo (SPI) del Comando Generale della GNR, tesa a evidenziare su base mensile l’«attività dei banditi» e i conseguenti sforzi compiuti dalla Guardia per contrastarla <238. Una documentazione preziosa, per completezza e serialità, non sufficientemente valorizzata – questa è l’impressione – dalla storiografia, cui faremo più volte riferimento <239.
Disponibili a partire dal gennaio 1944, generalmente suddivisi per compartimenti regionali <240, cartogrammi e specchi numerici permettono infatti, al di là delle singole rilevazioni, di farsi «un’idea precisa dell’accrescersi dell’intensità dell’attività dei ribelli», come significativamente sottolineato, presentando dati analoghi, dall’Ufficio operazioni e servizi dello Stato maggiore dell’esercito (SME) repubblicano <241. Una mole di informazioni ed elementi di valutazione che, pur con tutti le cautele del caso, offriva agli allora decision makers come agli studiosi odierni una «sintesi efficace delle indicazioni, tendenzialmente univoche», affioranti dalle relazioni provenienti dalle singole province, permettendo al contempo un utile confronto tra le diverse realtà territoriali capace di coglierne le marcate, e pur sfuggenti, specificità locali <242.
Quale dato di partenza, l’«attività dei banditi» registratasi agli inizi del 1944 appare ancora, in termini assoluti, relativamente sotto controllo <243. Al di là della comprensibile preoccupazione da parte fascista sui possibili sviluppi futuri del movimento partigiano, nel corso del mese di gennaio erano “solo” 476 le «segnalazioni» pervenute da tutto il Centro-Nord Italia, ben 200 delle quali (42%) relative al solo Piemonte, un dato che conferma la «non casuale specificità» e vivacità dell’ambiente resistenziale locale <244. Nelle altre regioni, con la macroscopica eccezione della «Venezia Giulia», sin dal 1942 sede di una vivace attività resistenziale <245, la media degli episodi ascrivibili all’attività delle bande scendeva invece a poco più di un caso al giorno, con minimi scostamenti tra le diverse aree della penisola.
Nel corso dei mesi immediatamente successivi, la situazione era però destinata a subire un drastico e repentino deterioramento, chiaramente percepibile anche e soprattutto in Toscana. Ancora in febbraio, pur registrandosi un deciso aumento delle segnalazioni – che passavano nella regione dalle 35 del mese precedente a 64 (+83%), sostanzialmente in linea con il dato generale <246 – queste non si discostavano comunque di molto dalla sporadica, seppur non trascurabile, attività partigiana registratasi «dal settembre al dicembre 1943», stimata da Giovanni Verni in «almeno 190 attacchi e sabotaggi, cioè più di uno al giorno» <247. Trovano in tal senso conferma le difficoltà del movimento partigiano segnalate durante i mesi invernali, ulteriormente aggravate della pur precario tentativo della RSI di normalizzare, anche attraverso una crescente azione repressiva, la situazione. A titolo di confronto, nello stesso mese il Piemonte avrebbe fatto registrare ben 432 casi (+116% rispetto a gennaio), mentre la vicina Emilia Romagna – separata dalla Toscana da un confine di fatto poroso all’azione delle mobili formazioni partigiane – si attestava a 112 episodi (+138%), confermando su base mensile una rinnovata vitalità della Resistenza sul versante settentrionale dell’Appennino.

[NOTE]226 Sullo spostamento del «baricentro della lotta nelle città», imposto dall’inclemenza della stagione invernale, si veda in particolare G. VERNI, La Resistenza in Toscana, cit., p. 222.
227 Un infame delitto dei traditori della Patria, «La Nazione», ed. di Firenze, 3 dicembre 1943. Sull’episodio, cfr. infra, cap. II.
228 S. PELI, Storie di Gap, cit., pp. 91, 96.
229 C. MASSAI, Autobiografia di un gappista fiorentino, Associazione Centro documentazione di Pistoia, Pistoia 2008, p. 39.
230 Gino Gobbi freddato da mani giustiziere, «L’azione comunista», 3 dicembre 1943. Il testo del comunicato era riproposto anche in un manifestino contestualmente stampato, in O. BARBIERI, Ponti sull’Arno. La Resistenza a Firenze, Editori Riuniti, Roma 1964 [ed. orig. 1958], p. 80.
231 ACS, MI, Gabinetto, RSI, b. 4, fasc. 11, Promemoria situazione Firenze, cit.. Sulla figura e il contegno di Gobbi si veda inoltre ASLU, Tribunale di Lucca, Corte d’Assise, Fascicolo processuale relativo a Mario Carità e altri, b. 1, vol. A-I, cc. 14-15, R. Questura di Firenze, Delitti compiuti durante il regime fascista, Firenze, 13 gennaio 1945 e AISRT, Sirio Ungherelli – Processo a carico di Enrico Adami Rossi e altri, b. 2, fasc. 2, vol. III, cc. 83-84, Esame teste Cammilli Giuseppe, s.l. [ma Firenze], 14 febbraio 1946.
232 Già nelle settimane precedenti, tra la fine di ottobre e i primi di novembre, 5 militi e un fascista repubblicano venivano uccisi in due diversi agguati, portati tra Sesto Fiorentino e la più decentrata San Godenzo. Queste prime azioni violente, immediatamente rivendicate dalla stampa comunista, erano invece passate sostanzialmente sotto silenzio dalla cronaca locale, in Proditoria e feroce uccisione di alcuni Fascisti Repubblicani, «La Nazione», ed. di Firenze, 11 novembre 1943.
233 «A Firenze – non mancava di sottolineare la stampa cittadina – episodi di odio e di sangue, verificatisi qua e là in altre città e in altri paesi, non se n’erano mai avuti […]. La capitale italiana dello spirito non smentiva la propria tradizione di gentilezza e di umanità», in Un infame delitto dei traditori della Patria, cit.
234 B. FANCIULLACCI, Vita dei gappisti, in R. BILENCHI, Cronache degli anni neri, Editori Riuniti, Roma 1984, p. 32.
235 A. FOPPIANI, Ubriacarsi con l’acqua, cit., p. 227.
236 I. ORIGO, Guerra in Val d’Orcia, cit., pp. 137-138.
237 Su questa fase di «sviluppo delle bande partigiane» si veda il ricco quadro offerto da S. PELI, La Resistenza in Italia, cit., pp. 55-81.
238 Il corposo incartamento è conservato in ACS, SPD, RSI-CR, b. 5, fasc. 28, s. fasc. 23A. Tra le altre voci presi in considerazione, e che torneremo a utilizzare, spiccano in particolare i «caduti e feriti della GNR» e le «perdite dei banditi».
239 Cenni in tal senso in G. TOSATTI, Leggere la Resistenza nei documenti dell’Archivio centrale dello Stato, in L. DI RUSCIO – L. FRANCESCANGELI (a cura di), Antifascismo Resistenza Liberazione. Itinerari della memoria a Roma, Pubbliprint service [stampa], Roma 2007, p. 62. Ben più note sono invece le rilevazioni contestualmente effettuate dall’Esercito repubblicano, per cui si veda SME – Ufficio operazioni e servizi, Relazione complessiva sulla forza dei banditi – Attività banditi ed antiribelli dal settembre 1943 al novembre 1944, s.l., Dicembre 1944, pubblicata in R. DE FELICE, La guerra civile, cit., pp. 567-580, 737-753.
240 Questi sono nell’ordine «Piemonte», «Emilia», «Toscana», «Venezia Giulia», «Veneto», «Lombardia», «Marche» e «Liguria», pur con alcune difformità rispetto all’odierna organizzazione amministrativa delle regioni suddette. Sui criteri di catalogazione e raccolta delle segnalazioni, iniziata presumibilmente nel novembre 1943, si veda ACS, GNR, b. 13, fasc. Maggio 1944, CoGeGuardia – SPI, Circolare n. 7458/A.5. del 20.11.44 [recte: 1943] – Specchio periodico, PdC 707, 29 maggio 1944 e R. ABSALOM – P. CARUCCI – A. FRANCESCHINI – J. LAMBERTZ – F. NUDI – S. SLAVIERO (a cura di), Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45, cit., pp. 38-39.
241 AINFP, CVL, b. 160, fasc. 492, Situazione ribelli alla data 15 giugno 1944, s.l., s.d. [ma fine giugno-inizio luglio 1944]. Copia del documento è pubblicata, pur con alcune difformità, in G. VACCARINO (a cura di), Documenti del governo di Salò sulla guerra partigiana, «Il movimento di liberazione in Italia», (1950), n. 9, pp. 12-14.
242 F. DE FELICE, I massacri di civili nelle carte di polizia dell’Archivio centrale dello Stato, cit., pp. 606-607. I suddetti specchi numerici andavano con ogni probabilità a integrare i «notiziari giornalieri» quotidianamente trasmessi del Servizio politico della GNR ai massimi esponenti fascisti, per i quali si veda L. BONOMINI – F. FAGOTTO – L. MICHELETTI – L. MOLINARI TOSATTI – N. VERDINA (a cura di), Riservato a Mussolini. Notiziari giornalieri della Guardia nazionale repubblicana, novembre 1943/giugno 1944, Feltrinelli, Milano 1974, p. IX-XIX.
243 Dove non diversamente indicato, la fonte dei dati presentati è ACS, SPD, RSI-CR, b. 5, fasc. 28, s. fasc. 23A, Attività dei banditi dal 1-1-1944 al 31-8-1944, s.l., s.d., che riporta anche le segnalazioni provenienti dalla Marche, successivamente omesse. La documentazione allegata non chiarisce in ogni caso le diverse tipologie di azioni di guerriglia considerate dagli estensori di questi specchi numerici.
244 Sull’eccezionalità della situazione piemontese, dove i CLN erano in grado di mobilitare fin dall’autunno 1943 un nutrito contingente di uomini e mezzi, vedi S. PELI, La Resistenza in Italia, cit., pp. 40-41. Il dato relativo al Piemonte comprende anche la provincia di Aosta.
245 Sono qui comprese le rilevazioni, certamente sottostimate, registrate nella province di Trieste, Gorizia, Pola e Fiume, riunite dal settembre 1943 nella Zona d’operazioni del Litorale adriatico di fatto sottratta alla sovranità della Repubblica sociale.
246 Globalmente le segnalazioni sarebbero aumentate da 476 a 944 (+98,3%). Per una rappresentazione grafica di questi dati cfr. infra, cap. III.
247 Di queste, 53 erano effettuate «nell’area di Siena e Grosseto», 21 «nella contigua area di Livorno e Pisa», 108 tra Arezzo, Firenze e Pistoia, mentre solo 8 «azioni e sabotaggi» risultavano eseguite nelle rimanenti province di Lucca e Massa Carrara. Si noti come le pur preziose stime fornite da Verni, ricostruite a posteriori sulla base dei risultati emersi dal progetto Cronologia della Resistenza in Toscana, siano per ammissione stessa del curatore «non […] certamente assolut[e]», avendo «un valore prevalentemente indicativo». In particolare, i dati relativi alla primavera 1944 risultano notevolmente difformi da quelli registrati dal Servizio politico della GNR, in G. VERNI, La resistenza armata in Toscana, cit., pp. 222-223. Cfr. inoltre G. VERNI (a cura di), Cronologia della Resistenza in Toscana, Carocci, Roma 2005, pp. 13-23.
Lorenzo Pera, La lunga RSI: violenza e repressione antipartigiana del fascismo repubblicano toscano, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Firenze – Università di Siena, 2022

#1943 #1944 #detenuti #fascisti #Firenze #fucilazione #GAp #GinoGobbi #GNR #guerra #ItaloIngaramo #LorenzoPera #partigiani #Piemonte #politici #Resistenza #RSI #tedeschi #Toscana


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Proprio qualche sera prima dell’udienza aveva subito l’incendio di un escavatore


Buccinasco (MI). Fonte: mapio.net

Il processo Cerberus iniziò il 21 maggio 2009 e furono chiamati diversi imprenditori a testimoniare. Nel complesso emerse un quadro di generale omertà e paura diffusa, che portò il pm durante la sua requisitoria a dare un giudizio impietoso e a parlare dello «strano» pragmatismo lombardo, già richiamato:
«Cosa possiamo dire avendo esaminato i diversi testi che operano nel settore edilizio in cui operano i nostri imputati? Qual è la reazione dell’imprenditoria locale lombarda rispetto a questa espansione che poi vedremo? È di diversi tipi: la prima reazione è una specie di consociativismo. Ci sono loro? Benissimo, veniamone a patti, accordiamoci con loro, cerchiamo di conseguire comunque i nostri vantaggi. […] Nessuna delle persone che sono state sentite, quasi tutti imprenditori, è venuto a raccontarci naturalmente di avere subito atti di intimidazione; nessuno ha detto alcunché. Tutti sono stati costretti sostanzialmente a fare parziali dichiarazioni in senso accusatorio soltanto all’esito di sospensione delle deposizioni testimoniali, reiterate contestazioni, arrabbiature del Presidente perché rendevano dichiarazioni assolutamente incongruenti ed illogiche, un insulto alla nostra intelligenza!» <1169
I giudici di primo grado misero nero su bianco tra l’altro che i testimoni avevano deposto «in un clima generale di intimidazione che, nato nel passato nel rapporto con i Barbaro – Papalia, perdura tuttora anche quando (si veda il pensionato Egidio Selmi) ogni rapporto è cessato nell’attualità» <1170.
Ad esempio, Adriano Pecchia, noto immobiliarista di Buccinasco, si disse sorpreso di aver appreso dai giornali di essere vittima di un’estorsione a opera «di persone che considero amiche, buoni compaesani con cui bevo il caffè e con cui gioco a calcio insieme» <1171, che però non avevano esitato in nome degli affari a sparare contro la sua macchina e contro la sua casa.
Ernesto Giacomel, titolare di una concessionaria Audi e Wolkswagen ad Assago abbastanza nota in Lombardia, interrogato dal pm circa la particolarità del territorio di Buccinasco, Assago o Corsico, riferì invece senza giri di parole:
«Ma, Dottoressa, qui andiamo a scoprire l’acqua calda, lei e tutti noi conosciamo che è meglio averli amici – lei l’ha messo a verbale – è meglio averli amici che averli nemici. E qui lo confermo, e per me sono e rimangono delle persone che hanno saputo lavorare e fare il loro dovere, nient’altro» <1172.
In una conversazione intercettata con Luraghi, Giacomel gli consigliò addirittura di presentarsi con Barbaro nell’ufficio dell’imprenditore Dario Broglia che non voleva pagare 870mila di lavori che aveva contestato, dicendogli «io non vado via se lei non vuole uscire vertica… eh orizzontale… hanno suggestione di te, non fanno mica scherzi. A te e Barbaro non fanno mica scherzi. A degli altri li fanno diventare pazzi» <1173. Broglia stesso dichiarò al pm in sede di indagini che «nell’ambiente in cui lavoro si sa che, qualora si intendano eseguire lavori di movimento terra nella zona di Assago, ci si deve rivolgere a ditte che impiegano padroncini calabresi. Io stesso ho potuto constatare che nostri fornitori ai quali vengono proposti lavori in Assago si tirano indietro. I prezzi applicati dalle ditte calabresi sono assolutamente di mercato, solo che nella zona di Assago, Corsico, Buccinasco vogliono avere il monopolio…»; in sede di dibattimento edulcorò la pillola, come gli fece notare il pm:
BROGLIA: «Ma sul movimento terra ad Assago c’era la tendenza ad appaltare i lavori alla ditta Barbaro».
PM: «Cosa vuol dire “C’era la tendenza ad appaltare i lavori”?
BROGLIA: «Beh, intanto perché loro erano locali e quindi c’è un problema di logistica nella movimentazione dei macchinari, è meglio avere aziende locali che non aziende che portano ruspe da tanti chilometri. E poi sicuramente c’era, come dire, anche da parte di altri fornitori quando sapevano che i lavori erano a Buccinasco e ad Assago, sì, facevano l’offerta, però poi sapevano che bene o male insomma il lavoro era indirizzato verso la ditta Barbaro».
PM: «E perché gli altri fornitori non lavoravano nella zona di Assago?»
BROGLIA: «Non lavoravano volentieri probabilmente, questo non posso saperlo».
PM: «Innanzi tutto Lei ha detto una cosa, dice: “I fornitori facevano l’offerta quando si trattava di lavorare ad Assago, però la facevano in modo diciamo così poco convinto”. Lei quando venne sentito da me il 1° febbraio 2007 aveva detto una cosa un po’ diversa, ha detto: “Io stesso ho potuto constatare che nostri fornitori ai quali vengono proposti lavori in Assago, si tirano indietro”».
BROGLIA: «Sì, poi all’atto effettivo dell’appalto si tiravano indietro».
PM: «E perché si tirano indietro?»
BROGLIA: «Questo posso solo presumerlo, nel senso, perché forse avevano paura di ritorsioni su macchinari piuttosto che sul posto, ma questa è una presunzione, non posso saperlo» <1174.
Broglia però seppe dalla viva voce di Luraghi, in un incontro dai toni accesi sempre per la questione dei lavori contestati, che i Barbaro «non sono gente che va dall’avvocato» <1175.
E del resto, che fosse gente non abituata ad andare dall’avvocato per risolvere questioni d’affari lo poterono vedere anche i giudici durante il processo, quando durante l’udienza del 17 luglio 2009, Barbara Luraghi, figlia di Maurizio, in qualità di testimone rivendicò in lacrime la volontà di continuare l’attività di famiglia ma raccontò delle continue minacce e intimidazioni cui era sottoposta da quando erano scattati gli arresti, affinché né lei né i suoi genitori parlassero. Proprio qualche sera prima dell’udienza aveva subito l’incendio di un escavatore attraverso l’esplosione di una bombola di gas, mentre numerose erano le telefonate e i bigliettini di minacce, che la Luraghi attribuì ad Antonio Perre detto Totò ’u Cainu, cugino dei fratelli Barbaro, all’epoca latitante insieme al ventisettenne Domenico Papalia, un altro figlio di Antonio <1176. I danneggiamenti continuarono anche dopo la sua deposizione, a fronte di una progressiva riduzione delle commesse: questo dato parla da solo, visto che prima di fallire ed essere coinvolta nel processo Cerberus la Lavori Stradali Srl del padre era arrivata a fatturare 6 milioni di euro l’anno e dava da mangiare a 40 dipendenti <1177. La sua vicenda doveva servire da lezioni a tutti gli altri, come evidenziò anche il pm nella sua requisitoria: al di fuori del sistema di relazioni con la ‘ndrangheta non poteva e non può esserci vita.

[NOTE]1169 Requisitoria del pm, pp. 7 e 10.
1170 Barazzetta, op. cit., p. 41. Il riferimento è inserito a commento di tutte le deposizioni nel paragrafo dedicato a Franco Chiricozzi, imprenditore edile di Corsico, che dopo aver ringraziato gli inquirenti per la loro attività di pulizia perché “si respira un’aria nuova a Buccinasco” fece scena muta al processo, provocando l’ira del pm, come segnalato nella sua requisitoria (cfr p. 8).
1171 Requisitoria del pm, p. 7.
1172 Ivi, p. 113.
1173 VERONELLI, E. (2017). Sentenza n. 4815/17 contro Barbaro Domenico + 3, Tribunale di Milano – Corte d’Appello, IV sezione penale, 18 settembre, p. 54.
1174 Sentenza di 1° grado, p. 107.
1175 Ivi, p. 109.
1176 Il primo si costituì ai Carabinieri di Platì il 13 settembre 2010, mentre l’altro lo fece il 24 gennaio 2011.
1177 Oggi Barbara Luraghi lavora come libera professionista e non ha mai più riaperto una ditta nel settore edilizio. «Non è cambiato niente specialmente nel movimento terra. Sui lavori di precisione, tipo le fognature o gli impianti “loro” non ci sono, ma su quelli grossi, escavazioni, trasporti, smaltimento, non c’è una sola ditta che non abbia sede operativa nei paesi del sud più legati a certe famiglie malavitose». Citato in Salvatore Cassinelli e Salvatore Garzillo, Ghe pensi la ‘Ndrangheta, ANSA, 28 ottobre 2014.
Pierpaolo Farina, Le affinità elettive. Il rapporto tra mafia e capitalismo in Lombardia, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2019-2020

#Ndrangheta #2009 #AssagoMI_ #BuccinascoMI_ #Cerberus #escavatore #incendio #Lombardia #mafia #Milano #PierpaoloFarina #processo


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[r] _ all sorts of cool things since it touched down on the red planet a few months ago / differx. 2009


bombay peaceville and sweet potato pies _ dorothy saying good-bye _ a nice little interview _ inexplicable joy _ processes are illustrated by the example of radioactive decay of the radium family isotopes _ it is your reference guide to 90210 episodes _ it’s saddam’s sadness _ sad adam says i got trapped by freud’s mailbox _ fallout _ fall to a lower level _ the coffee tasted so rancid and bitter that one sip was more than enough _ she was going to be a policewoman _ her nickname was the phoenix _ the love of money is a root of all kinds of evil _ and the news keep coming _ nervous breakdown, nessie, net-neutrality, neuroscience hints, optical illusion, optimism, oral sex, zoo-based population of spider monkeys, inedible seeds, sulfadimethoxine 50 mg, the supreme court of brass cemetery prometheus _ a short trip to instanbul _ byron trampled under boots, he said you should come, and bring your friends, to sip vodka tonics against diarrhea soap’s acarology _ whirlers and narrators suck, while decca stores get unwillingly crowded _ crowdness exhausts zephyr’s polar morgue _ dilate eyes _ we were, first of all, looking for a place where we could grow _ if you will keep the vines in the almond bunker you’ll see the patrols won’t handle the guerrilla situation _ too tired to be ashamed of it _ planet descends into the star _ the martian troops stole sheep and butchered civilians _ brazil occupies trinidad _ halt tooth decay _ an orgy of werevowels _ intoxicated college students make sex with worms _ free audio clip here
________________________________________
[ first published in surrism]

#differx #googlism #proseInProse #prose_

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Sant’Agata d’agosto, ancora ombre sulla gestione delle candelore


Anche ad agosto Catania dedica alcuni giorni di festa alla sua santa patrona, sant’Agata. Viene ricordato il ritorno in patria, da Costantinopoli, delle sue reliquie, e i festeggiamenti hanno il loro momento culminate nella giornata del 17 agosto.

E’ una festa in tono minore, rispetto a quella, grandiosa, di febbraio, ma è comunque un momento in cui la città fa i conti con tutto quello […]

Leggi il resto: argocatania.it/2025/08/16/sant…

#clanCappello #clanSantapaola #ComitatoPerLaLegalitàNellaFestaDiSAgata #festaDiSAgata #RenatoCamarda

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link sul genocidio, 15 agosto


disegno di legge liberticida presentato al senato italiano
facebook.com/share/p/1XzkCvf3k…
e
fanpage.it/politica/la-propost…

prassi delle idf
facebook.com/share/1AtfmrnCJo/

Lavinia Marchetti su una recente intervista di Noemi Di Segni
facebook.com/share/1P4yGfkMK6/
(4 ago 2025)

John Mearsheimer: israelis committing genocide in Gaza
middleeastmonitor.com/20250731…

Evidence pointing to genocide in Gaza overwhelming, says ex-war crimes prosecutor Graham Blewitt
middleeastmonitor.com/20250803…

Antonio Pasca, presidente del Tar di Lecce: “genocidio”
facebook.com/share/1A98m1WWUJ/

Ben Gvir e Weiss, due figure infernali al lavoro, tra morte e deportazione
facebook.com/share/r/16hrdqsRt…

#Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #starvingpeople #starvingcivilians #iof #idf #colonialism #sionisti #izrahell #israelterroriststate #invasion #israelcriminalstate #israelestatocriminale #children #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra

#bambini #children #colonialism #concentramento #deportazione #famearmadiguerra #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #Palestina #Palestine #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism

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l’anti-sionismo censurato, come sempre (stavolta da youtube)


i video di #karemfromhaifa sono sempre documentati, chiari, e direi essenziali per la lettura e la critica al sempiterno e fondativo #colonialismo razzista e genocida di #israele .

il video fermato nello #screenshot che qui mostro è stato rimosso da un evidentemente occhiuto e filosionista #youtube, proprio perché coglieva nel segno, in tutta evidenza.

individuava ed esponeva assai bene l’illegittimità e la #criminalità di un #regime che colpisce a morte e devasta una popolazione che esso stesso – il regime stesso – tiene prigioniera in un #campo di concentramento da decenni, attribuendo tutte le colpe di qualsiasi cosa a quella #resistenza (costituitasi dopo i primi 40 anni di #deportazioni e massacri e pulizia etnica) che, SEMPRE ALL’INTERNO DI UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO noto come Gaza, si è costituita per contrastare l’occupazione, i furti, gli omicidi, le vessazioni quotidiane operate dai sionisti e dal loro stato=milizia.

è una resistenza che l’occidente unilateralmente marchia con l’etichetta-mantra di “terrorismo”, sempre, tout court, qualsiasi cosa accada, col fine di rovesciare come un calzino la realtà di un #israelestatoterrorista storico, riconosciuto e condannato praticamente da qualsiasi entità raziocinante del mondo, non solo occidentale (tribunali, ong, istituzioni internazionali, stati, università, associazioni laiche e religiose, prelati, imam e rabbini, popolazioni intere, ebrei di mezzo pianeta, organi di stampa non al soldo di #telaviv , social media, medici, operatori umanitari, relatori indipendenti, storici del genocidio, studiosi ebrei e non ebrei, …)

israele, specie nella sua forma etno-religiosa, e come entità colonialista, razzista e genocida, non è (ora e per storia) uno dei fantasiosissimi “due stati” che magicamente riporterebbero il medio oriente alla pace, ma un esercito.
punto.
nato e nutrito per devastare e rubare.


#Gaza #genocide #genocidio #Palestine #Palestina #warcrimes #sionismo #zionism #starvingpeople #starvingcivilians #iof #idf #colonialism #sionisti #izrahell #israelterroriststate #invasion #israelcriminalstate #israelestatocriminale #children #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra

#bambini #campo #censura #children #colonialism #colonialismo #concentramento #deportazione #deportazioni #famearmadiguerra #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #Israele #israelestatocriminale #israelestatoterrorista #israelterroriststate #izrahell #KaremFromHaifa #karemfromhaifa #massacri #Palestina #Palestine #regime #Resistenza #screenshot #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #telaviv #video #warcrimes #youtube #zionism

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riempimento della squachiavanza porta la morte ad essere dischica… (Sharkey prende troppo spazio ed è un problema)


È doloroso trovarmi qui ad ammetterlo a me stessa ma, ancora una volta, scopro che i miei piani di dominazione del mondo sono stati troppo ambiziosi; almeno per ora, in questa fase più iniziale. Ovviamente tutto bene col mio codice, anche se è ancora nelle fasi iniziali… i problemi inaspettati sono piuttosto arrivati con Sharkey, che nell’arco di una settimana mi avrà sequestrato almeno 1 GB di disco col suo database di merda, e non penso di dover spiegare quali calcoli fare per capire che una situazione del genere è insostenibile. Quindi, ho dovuto per il momento abbassare il tiro, prima che il disco del server mi si riempia in misura da costringermi a levare tutto quanto… 😖
Schermata resoconto database avvilente nel pannello admin di Sharkey523MB (425,811 recs)212MB (122,236 recs)67MB (33,361 recs)36MB (70,234 recs)26MB (115,262 recs)26MB (33,381 recs)25MB (33,393 recs)12MB (41,624 recs)12MB (60,939 recs)7MB (13,360 recs)7MB (29,394 recs)5MB (39,449 recs)3MB (10,779 recs)3MB (3,623 recs)2MB (3,365 recs)
Il problema è sostanzialmente una combinazione di 3 fattori: la mole di dati in ingresso generata da migliaia di utenti di migliaia di istanze ogni giorno è gigantesca (e il mio server non ha problemi a processarla, ma ecco, sono troppi miliardi di byte), il database è strutturato di merda (con troppi dati derivati che occupano inutilmente spazio, nonché francamente colonne inutili)… e, soprattutto, il software non ha alcun meccanismo per cancellare dati vecchi, quindi per ripulire periodicamente le note di utenti di istanze terze, o comunque quei dati che sono riottenibili. E per Misskey è da anni che la gente chiede aiuto per questo problema, ma la richiesta continua a naufragare, si vedano #13157 e linkate… e per Sharkey ugualmente è da un po’ di tempo che si parla di questo schifo, ma, forse, il fato per una buona volta mi vuole bene: 3 settimane fa in #1017 qualcuno sembra aver preso interesse a lavorarci… 😨

Comunque sia, il problema per me è ora, e quindi ho come minimo dovuto disattivare i relay, che sono dei cosi che si aggiungono per far scambiare i messaggi tra la propria istanza ed altre pur senza avere relazioni di follow con migliaia di utenti (…perché non so chi cavolo seguire io, e a me pochi mi cagano), e così l’influsso di note e allegati è passato da decine di migliaia al giorno a poche decine e basta al giorno, che è persino meno di quanto ho sulla Spacc BBS… Ma questo quindi significa direttamente che, per il momento, non avrò un flusso costante estremamente sparso e variegato di conversazioni che posso passare all’intelligenza artificiale per farla funzionare in modo completamente autonomo e a dir poco extracircostanziale. (Non che io avessi finito di scrivere il codice per questa parte, eh, ma prima o poi quello sarà pronto… e i dati allora mancheranno.) 💨

Avrei quasi la mezza idea di, pur non sapendo se questa mossa potrebbe in parte rompere l’applicazione (ma, come si suol dire, cip ciop fa l’uccellino, YOLO fa il cormorano… e in ogni caso farei un backup prima), creare uno script per fare in modo grezzo la pulizia del database… ma purtroppo non è affatto una stronzata filtrare tutto per cancellare solo i dati effettivamente ridondanti, ossia le note solo da server terzi (e fin qui ok) che non hanno relazioni internamente alla mia istanza (niente reazioni o commenti o boost da parte dei miei utenti, non sono salvate tra i preferiti, e così via), e poi cancellare anche i file a queste associati dall’altra tabella (aiuto!!!). E oltre alle note, che sono rogne, e agli allegati, che invece mi fanno proprio incazzare visto quanto occupano pur essendo solo metadati (il contenuto dei file non viene scaricato!), volendo pulire pure gli utenti è la fine… 😭

Vabbè, viste le parole (…poco attendibili?) di quella persona sconosciuta di cui sopra, però, mi conviene evitare di sbattermi, e piuttosto semplicemente pregare affinché tale promessa si trasformi in codice… al più presto. Se la mia speranza (e i miei bot potentissimi…) proprio deve morire, allora lo farà solo dopo la mia istanza, non prima!!! 😾

#1017 #database #Misskey #server #Sharkey #spazio #storage


misschiavanza senza chiavina = trasformazione squalotica (nuova mia istanza Sharkey!!!)


Visto che ormai si sa che ho il piacere di fare tanta e spessa roba inutile, mi è venuta in mente la possibilità per un nuovo progetto semi-segreto assurdo — “distopico”, se lo chiedete ai pallosi — che per ora chiamerò con il nome in codice di D.I.T... Della serie che, se il mio Regno del Terrore Octoso non si è mai adeguatamente concretizzato ai tempi dei miei primi social federati hostati su quella merdaccia di Raspino, e né tantomeno lo ha fatto allo stato recente con la Spacc BBS, con una cosa del genere non ci sarà praticamente scampo alcuno per l’umanità sfortunata abbastanza da entrarci in contatto!!! 😇😈

Senza entrare già troppo nel merito, allora, avevo chiesto al mio compare Claudio Antropico (che lui è bravo a programmare intere cose tutto da solo) di farmi una app al volo per istituire e gestire il terrore e, almeno per iniziare a vedere un po’ il tutto nella pratica teorica, gli ho detto di usare NodeBB… ma non sembra funzionare, banalmente, ci sono rogne (la parte admin della app funziona, ma il punto principale no). E allora, visto che comunque probabilmente per questa cosa sarebbe meglio una struttura social a microblog, nonché un flusso in ingresso di dati non indifferente da una rete di informazione globale perlopiù informale, quindi la Spacc BBS sarebbe comunque un ripiego imperfetto… se devo fare la fatica di sistemare io il programma, allora tanto vale che metto su ‘sto Misskey. 🔑

Ed ecco che mi sembra già di riassaporare quei tempi col Raspino… molto agrodolci, perché la speranza era reale, ma l’hardware era da buttare… e invece oggi siamo più in una situazione opposta, ops. Vabbé, in sostanza è stato un vero bordello, contemporaneamente sia peggio che meglio di come mi ricordavo… perché in questo caso potevo usare Docker, ma il Dockerfile di Misskey a quanto pare è rotto (e te pareva). Ma vabbé… ho evitato di perdermi d’animo e ho provato invece Sharkey, che è un fork… e quello si è installato, ma la federazione non pareva funzionare (e te pareva). Ovviamente a causa di ciò ho perso tempo a vuoto, ho perso mezz’ora di sonno per niente, e stamattina per disperazione ho provato un altro fork invano, IceShrimp… per poi accorgermi che il problema era lo stesso che avevo avuto con NodeBB tempo fa, e cioè che avevo mancato una (1) riga di configurazione in nginx. Mannaggia!!! 🥴
Schermata di shark.octt.eu.org/@spaccoctt, con i primi post
Comunque ecco qui, ora c’è shark.octt.eu.org — che fortunatamente non è andata giù dopo aver aggiunto soli due (2) relay, a differenza dei tempi bui di miss.octt.eu.org (rest in miss, you will NOT be pissed…) — e per ora io sarò lì a parlare probabilmente da sola… quindi, se mi gira, dopo imposto l’inoltro verso Telegram. Ma ancora non so in realtà se userò normalmente il profilo appena creato, se ne creerò uno aggiuntivo in italiano (visto che questo ormai è ufficialmente viziato dall’inglese), o aspetterò di avere i miei spiriti virtuali pronti sotto il mio controllo ad essere scatenati malamente… l’infrastruttura di base è già pronta, e non ho dovuto chiedere un singolo centesimo di tasse ai miei sudditi per realizzarla, a differenza dei regnanti del nostro paese. 💥

#fediverse #Fediverso #instance #istanza #Misskey #octospacc #Sharkey


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Buon Ferragosto, ma poi si festeggia san Rocco.


Oggi un momento di pausa (per fortuna), ma il 17 agosto, domenica, finalmente debutta la lettura-concerto su san Rocco, così vediamo come va a finire. La preparazione ha visto nascere un coro all’improvviso, giustamente denominato Fortuitus, di cantanti

Oggi un momento di pausa (per fortuna), ma il 17 agosto, domenica, finalmente debutta la lettura-concerto su san Rocco, così vediamo come va a finire.

La preparazione ha visto nascere un coro all’improvviso, giustamente denominato Fortuitus, di cantanti con cui negli anni ho avuto contatto per motivi soprattutto didattici, e che hanno accettato di supportare alcuni del gruppo locale di Castiglione di San Michele, dove si farà lo spettacolo

Mi piace quello che ne è uscito e lo spirito di collaborazione emerso: ci sono in mezzo attrici, Beatrice Zuin e Daria Anfelli leggeranno parti della storia, altre ottave le canto io accompagnato da Elia de Molli, Gaetano Miglioranzi segue tutto con immagini e testi proiettati direttamente nell’abside della chiesa.

Molta carne al fuoco, speriamo sia un buon piatto.

San Rocco ci controllerà.

Vieni?
Locandina dello spettacolo
‘San Rocco iusto e santo’

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andrea prima di paz. appunti degli anni pescaresi


youtu.be/EezBEpujwq4?feature=s…

Film documentario incentrato sulla figura di Andrea Pazienza, negli anni vissuti a Pescara (tra il 1974 e il 1977), dentro e fuori il liceo artistico, raccontato attraverso una serie di interviste video a coloro che lo hanno conosciuto, compagni di scuola e amici coetanei […]
Tutto prende le mosse dalla nascita di uno spazio creativo intitolato “Clap – Comics Lab Art Pescara” che custodisce oltre 300 opere originali di Andrea Pazienza […]
Questo film ci offre la possibilità di chiarire la centralità delle esperienze pescaresi di quegli anni nella formazione intellettuale, artistica e culturale a tutto tondo di Pazienza ed evidenziare la vitalità intellettuale, artistica e culturale della città di Pescara […]

Film Documentario 50 minuti
Prodotto da Ultracorpistudios.it
da un’idea di Paolo Ferri
Scritto da Peter Ranalli e Paolo Ferri
Regia e montaggio Peter Ranalli
Musiche di Larry Manteca

#AndreaPazienza #art #arte #CLAP #ClapComicsLabArtPescara #documentario #film #fumetto #interviste #LarryManteca #liceo #liceoArtistico #PaoloFerri #Paz #Pescara #PeterRanalli #TaninoLiberatore #UltracorpiStudios #UltracorpistudiosIt

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Roberto Pedreira & Robert Drysdale: la storia “non autorizzata” del BJJ: tra verità scomode e porte chiuse


Roberto Pedreira Roberto Pedreira ha scritto una serie di 3 libri chiamati Choque, The untold story of Jiu-Jitsu in Brazil.L’opera di Roberto Pedreira offre un background storico ricco e indipendente, spesso in contrasto con la narrativa ufficiale Gracie

Roberto Pedreira


Roberto Pedreira ha scritto una serie di 3 libri chiamati Choque, The untold story of Jiu-Jitsu in Brazil.
L’opera di Roberto Pedreira offre un background storico ricco e indipendente, spesso in contrasto con la narrativa ufficiale Gracie: Volume 1 (1856–1949), Volume 2 (fino al 1960): la “Golden Age”, Volume 3 (fino al 1993): il declino e la rivoluzione UFC.

in questi libri tramite giornali brasiliani d’epoca; dettagli cronologici, appendici estese con linee genealogiche, descrizioni tecniche, cronache di luitte e accademie critica i Gracie: “Carlos può aver preso qualche lezione da Conte Koma, ma è certo che ha esagerato…”.

Pedreira sottolinea l’importanza di basarsi su fonti e dati, anche quando contrastano con versioni successive o familiari.

Roberto Pedreira non si sa nemmeno se è il suo vero nome, dato che non ha lasciato nessuna traccia dopo aver droppato le bombe

Robert Drysdale


Robert Drysdale non è solo un campione di Brazilian jiu-jitsu e vincitore ADCC. È anche un autore che, con i suoi libri, The Rise and Evolution of Brazilian Jiu-Jitsu: From Vale-Tudo, to Carlson Gracie, to its Democratization in particolare ha deciso di mettere in discussione le narrazioni ufficiali sulla storia dell’arte marziale. Una scelta che, come racconta lui stesso, gli è costata caro in termini di opportunità, visibilità e rapporti all’interno della community.

Tutto è esploso dopo alcune interviste, in particolare al Brazilian Pura Temple Podcast, dove ha ridimensionato il ruolo di Helio Gracie. Non per cattiveria, ma per onestà storica:

“Il contributo principale di Helio non è stato tecnico. Il suo valore era nel tenere unito il gruppo e portare avanti il messaggio: funzionerà, il nostro è migliore, credici e non mollare.”


Sul piano tecnico, però, Drysdale è netto:

“Dire che fosse un praticante eccezionale… no. All’epoca c’erano persone molto più forti di lui, non c’è paragone.”


Parole che, in Brasile, hanno fatto storcere più di un naso. C’è chi ha detto apertamente che una volta affermazioni del genere ti avrebbero fatto “saltare i denti”.

Dalla cronaca alla politica interna del BJJ


Drysdale ammette che i suoi libri gli hanno regalato molti buoni amici, ma anche “nemici silenziosi” che agiscono dietro le quinte. In un’intervista al Lytes Out Podcast ha spiegato come, negli ultimi anni, la sua agenda di seminari sia passata da uno a settimana a uno ogni due mesi, con compensi più bassi e meno pubblico.

“Ok, invecchio, lo capisco. Ma c’è anche chi dice ‘stategli lontano’… spesso persone che non mi conoscono e non hanno mai letto i miei libri.”


La radice del problema? Le sue ricerche mettono in discussione il dogma che attribuisce quasi tutto lo sviluppo del BJJ a Helio, Royce e Rickson Gracie. Drysdale insiste sull’importanza di Carlson Gracie, figura leggendaria in Brasile (ha persino una statua a Copacabana) ma sottovalutata negli Stati Uniti.

“Non ho detto nulla che i vecchi campioni brasiliani non dicano da anni. La differenza è che io l’ho messo nero su bianco.”


Choque: la genealogia del mito


Le sue posizioni trovano eco nel lavoro di Roberto Pedreira, autore della trilogia Choque – The Untold Story of Jiu-Jitsu in Brazil. Tre volumi monumentali che smontano, pezzo dopo pezzo, la versione “ufficiale” della storia del BJJ, basandosi su giornali brasiliani d’epoca e documenti originali.

  • Volume 1 (1856–1949): racconta le origini miste tra judo, lotta e catch wrestling. Dipinge un Carlos Gracie che, sì, forse prese lezioni da Mitsuyo Maeda (“Koma”), ma ne esagerò l’importanza, e un giovane Helio descritto come fragile e poco incline all’attività fisica.
  • Volume 2 (fino al 1960): l’uscita di scena di Helio, l’ascesa di Carlson, le rivalità con Waldemar Santana e Oswaldo Fadda, i primi match televisivi e le battaglie per il riconoscimento pubblico.
  • Volume 3 (fino al 1993): il declino di popolarità del jiu-jitsu, la spinta del vale tudo, e infine l’esplosione internazionale con l’UFC, che cambiò per sempre la percezione della disciplina.

Pedreira, come Drysdale, non teme di evidenziare come molte storie tramandate dai Gracie siano state adattate – e in alcuni casi romanzate – per rafforzare il brand familiare. La differenza sta nell’approccio: Drysdale lavora su interviste e testimonianze dirette, Pedreira su fonti d’archivio. Ma il messaggio è lo stesso: meno mito, più storia.

Storia onesta vs narrazione di comodo


Il prezzo di questa onestà è alto. Drysdale lo paga oggi in termini di occasioni perse, Pedreira lo ha pagato con critiche e accuse di “anti-Gracie”. Entrambi, però, sostengono che il BJJ ha più da guadagnare da una ricostruzione storica accurata che da un racconto agiografico.

Drysdale guarda avanti: vuole completare altri due libri prima di passare ad altri argomenti. Pedreira ha già lasciato in eredità una mappa dettagliata delle radici del jiu-jitsu brasiliano, difficile da ignorare per chiunque voglia andare oltre lo storytelling di facciata.


In sintesi: se Drysdale è il guerriero che sfida il presente, Pedreira è l’archeologo che scava nel passato. Due approcci diversi, stessa missione: ricordare che il Brazilian jiu-jitsu non è nato perfetto, ma da uomini, rivalità e scelte politiche. E che la verità, quando esce dalla guardia, non torna mai indietro.

Dove trovo i libri:




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“piera, morta di crepacuore a 11 anni” (da ‘rete italiana antifascista’, post del 14 ago. 2025)


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PIERA, MORTA DI CREPACUORE A 11 ANNI

Un giorno, nell’immediato dopoguerra, venne chiesto a Marlene Dietrich perché era ‘antifascista’.
‘Per decenza’ – rispose subito – ‘solo per decenza’.
E nel mio piccolo anch’io amo ricordare questa citazione e spesso la uso quando qualcuno mi chiede perché parlo e scrivo da anni sul fascismo.
‘Per decenza’ – che altro? – ‘solo per decenza’.
E ogni giorno il calendario me lo ricorda, malgrado il silenzio che, in Italia, da sempre copra alcuni degli eventi che, con forza, gridano il senso di quella risposta.
Del resto, ‘la libertà inizia dove l’ignoranza (storica ) finisce’. Credo che le parole di Victor Hugo anche in questo caso calzino per bene.
Per decenza, solo per decenza e per la piccola Piera morta a 11 anni di crepacuore, il 13 agosto del 1944. Era di Borgo Ticino, un paesetto a 30 chilometri da Novara, tra il lago Maggiore ed il Ticino.
Da quelle parti quel giorno giunsero dal varesotto (Sesto Calende) alcuni reparti delle S.S. del capitano Holm e soprattutto della Werhmacht, agli ordini del cap. Waldemar Krumhaar e del cap. Ernst Wadenpfuhl unitamente ad alcuni squadroni della X Mas del tenente Ongarillo Ungarelli, un fascistone già noto in zona per il suo sfrenato fanatismo.
La X Mas? Sì, proprio la X Mas tanto decantata ultimamente anche dall’eurodeputato e Vicepresidente della Lega, Roberto Vannacci.
Si deve sapere che, in questi giorni di agosto del 1944, in una frazione di Borgo Ticino, a San Michele, vi era appena stato un attacco dei partigiani delle Brigate Garibaldi, che operavano in zona e che da mesi davano il filo da torcere ai nazifascisti. Nell’attacco, che doveva bloccare alcuni camion della Werhmacht carichi di benzina, vennero feriti 4 soldati tedeschi.
L’ordine fu chiaro: rappresaglia.
I soldati nazisti e i fascisti della X Mas scesero dalle camionette e dagli autoblindo, circondarono il piccolo paese di Borgo Ticino, bloccandone subito le vie di accesso e di uscita. Tutti i civili che trovarono furono rastrellati e condotti con la violenza sulla piccola piazza centrale del paese. Si parla di oltre 200 persone.

In tedesco ed in italiano furono loro spiegati gli ordini ricevuti dal capitano Krumhaar ed il motivo della rappresaglia.
Ma venne anche loro detto che vi era una possibilità di salvezza per tutti i civili del paese. Evidentemente non sempre i nazisti erano criminali e assetati di sangue. Per tacitare la loro sete questa volta bastava che, in poco tempo, venissero raccolti 300.000 lire quale sanatoria o risarcimento. Cifra non certo modesta se si considera che, a quel tempo di vacche magre, un salario mensile di un operaio si aggirava sui 250/300 lire e uno stipendio di un professionista o alto funzionario comunale sulle mille lire.
Nel frattempo e per far capire che non si stava scherzando, o meglio per incentivare la raccolta/fondi, il ten. Fakel della Kriegmarine e lo stesso Ungarelli scelsero 13 giovani, quasi tutti operai della zona. Li schierarono davanti al muro che dava sulla piazza e li lasciarono in bella mostra.
Tra i civili di Borgo Ticino quel giorno vi era anche una donna ebrea, Clara Mosseri, che era scampata alla strage di Meina dell’autunno precedente. Fu quello il primo sterminio nazifascista di ebrei in territorio italiano, avvenuta tra il 22 e il 23 settembre 1943, con identificati 57 morti.
Clara sapeva bene cosa volessero i nazifascisti: per prima offrì i suoi gioielli e il suo danaro, poi cercò di organizzare per il meglio, con le altre donne, la raccolta dei soldi del ‘riscatto’.
Ma la guerra è guerra. Non ci sono regole e diritti. Già oltre 2000 anni prima Socrate diceva che tutte le guerre sono combattute solo per denaro. E nel 1944, come oggi nel 2023, non è cambiato nulla. La guerra serve solo per rubare, per arricchirsi in fretta, chi vendendo armi, chi usandole.
E tutte le guerre sono uguali: c’è chi fa guerra ed uccide in nome di Dio, chi in nome del ‘capo’, chi per esportare la democrazia, chi per Danzica o il Donbass. Di nemici da combattere – volendo – ce ne sono sempre e, caso mai non fossero tali o non accettassero quella parte o quel ruolo, si possono subito inventare motivazioni superiori o degne di tale scopo.
E tutte le guerre hanno un comune denominatore: le guerre necessitano di armi e le armi necessitano di guerre.
E’ un circolo chiuso, vizioso, che si autoalimenta e cresce.
E se poi pensiamo che i più grandi produttori di armi e i più grandi utilizzatori di guerre sono gli stessi paesi che gestiscono l’ONU – con tanto di diretto di veto – i discorsi si fanno semplici, lineari, quasi banali.
Ma la guerra è guerra. Anche a Borgo Ticino a metà agosto ‘44 era guerra, era affare di denaro.
Raggiunta la somma dei 300.000 lire e messa al sicuro, il cap. Krumhaar si ricordò che “i quattrini non bastano per il sangue tedesco”. E gli uomini della X Mas col tenente Ongarillo Ungarelli confermarono. Loro erano italiani, non avevano sangue tedesco, ma il loro capo era da anni socio d’affari col Fuhrer.
A nulla servirono le grida di dolore, i lamenti di disperazione, i pianti e le lacrime.
I 13 ragazzi prescelti dal ten. Fakel e da Ungarelli vennero così fucilati e colpiti, in molti casi, con uno o più proiettili di pistola sparati alla nuca. A morire furono in 12 quel giorno perché uno dei ragazzi più giovani – Mario Piola – ferito svenne e così, rimanendo immobile e coperto di sangue e dagli altri cadaveri, venne creduto morto.
Saranno gli amici degli uccisi a seppellirne il giorno dopo i corpi e come disse uno di loro (Alessandro Griggio) fu un’altra tragedia.
«Io, con queste mani, proprio con queste, li ho presi e portati al cimitero. Con queste mani. Non posso dimenticare quella mattina, quello che ho fatto, quello che ho toccato. Le mie mani che prendono i corpi dei miei amici le ho sognate e le sogno tuttora».
Il giorno dopo , perché era stato ordinato di lasciare i cadaveri sul selciato come ‘lezione’ ai sopravvissuti almeno fino al giorno successivo.
Ma furono ugualmente 13 i morti di quell’eccidio.
Per preciso ordine del cap. Krumhaar e del ten. Ungarelli tutti i bambini sequestrati quel giorno furono costretti a vedere la fucilazione dei 13 condannati in prima fila: dovevano vedere la forza degli uomini del Fuhrer e del Duce. Dovevano capire lo spettacolo. Dovevano imparare ‘de visu’ la lezione.
E forse Krumhaar e Ungarelli avevano ragione. In Italia poi sui libri di Storia spesso – e oggi nel 2023 soprattutto – avrebbero venduto altre verità al moto di ’Ha fatto anche cose buone’. Tra gli applausi dei fans, le vie dedicate a gerarchi razzisti e le corriere in pellegrinaggio verso Predappio, le foto della X Mas nelle sedi del partito del Premier come a Civitavecchia (27 luglio 2022, vedasi articolo su Repubblica)
Tra quei bambini c’era una piccola, spesso malata, molto esile e fragile. Probabilmente la malattia si chiamava ‘fame’ ed era molto contagiosa e malefica a quel tempo.
Di nome faceva Piera Bucelloni.
Non riuscì più a dormire da quel momento, dopo quell’orrendo spettacolo dal vivo, e dopo pochi giorni morì di crepacuore.
Aveva 11 anni e una vita davanti.
Ma alle SS, alla Werhmacht e alle nostra (nel senso di italiana) X Mas non importava.
Morto più, morto meno.
A loro importava il denaro. Vennero infatti – ad esecuzione avvenuta – saccheggiate 72 case del paese, 150 alloggi semidistrutti, 49 case bruciate o crollate causa l’incendio.
Soprattutto gli uomini della X Mas, con Ungarelli sempre in prima fila, rubarono tutto quello che potevano alle persone lì disperate per quanto visto e sofferto. C’era chi piangeva e chi si ingrassava.
Questo è stato il fascismo. Ma non ditelo in giro. Non tutti ci credono.
A guerra finita, il 31 marzo 1949, il cap. Waldemar Krumhaar venne assolto dalle amputazioni di omicidio e fu condannato solo a 4 anni per il saccheggio del paese.
Nel 2012 il comune di Borgo Ticino ha chiesto la riapertura del processo presso il Tribunale Militare di Verona e così il 10 febbraio 2012 si è svolta l’udienza preliminare, dove il giudice ha accettato la richiesta di rinvio a giudizio proposta dal pubblico ministero militare.
Ma di imputati ancora ‘vivi’ – 68 anni dopo l’eccidio – vi era solo l’ex sottotenente Ernst Wadenpfuhl, novantasettenne al momento del processo. Il 17 ottobre 2012 venne condannato ‘in contumacia’ all’ergastolo, perchè proprio in quei giorni morì in Germania.
Per quanto riguarda invece i ‘nostri’, ossia la X Mas di Junio Valerio Borghese, quello di Borgo Ticino, fu uno dei tanti crimini che caratterizzarono le loro azioni. Con l’amnistia Togliatti del Governo De Gasperi del giugno ‘46 tutto fu cancellato e – come si dice – ‘chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato’. Anche se è stata la sua unica vita.
E la X Mas? La tanto decantata oggi X Mas?
Ultimamente da noi stanno dedicando vie a uomini del fascismo. Uomini della X Mas non sono di meno. A Luigi Ferraro nel 2020 è stato dedicato il Porto di Nervi dal Comune di Genova. Non era presente quel giorno a Borgo Ticino ma i suoi ‘compatrioti’ sì. Ma ovviamente da noi la memoria è un optional e pure di scarso valore.
Per decenza, solo per decenza bisogna essere antifascisti.
Per decenza, solo per decenza e per la piccola Piera morta di crepacuore a 11 anni. Aveva una vita davanti.
Se dalle mie parti avete una via senza nome, dedicatela non a Giorgio Almirante, a gerarchi del fascismo o a uomini che lavoravano per deportare ad Auschwitz altri uomini, donne o bambini, ma ricordatevi di Piera, la bambina morta di crepacuore in un giorno d’agosto del 1944. Tra il silenzio di tutti e le lacrime di Borgo Ticino.


13 agosto 2025 – 81 anni dopo – Rinaldo Battaglia


liberamente tratto da L’inferno è vuoto, Ed. AliRibelli, 2023

#antifascismo #BorgoTicino #criminiFascisti #eccidio #ErnstWadenpfuhl #fascisti #Novara #OngarilloUngarelli #ReteItalianaAntifascista #WaldemarKrumhaar #XMas

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Tragedia all’Open BJJ di Chigago.


Un agonista si accascia sugli spalti, e nonostante la corsa in Ospedale muore. La IBJJF lascia un comunicato di circostanza:”13 agosto 2025 – La International Brazilian Jiu-Jitsu Federation (IBJJF) esprime il suo profondo cordoglio nel confermare che un

Un agonista si accascia sugli spalti, e nonostante la corsa in Ospedale muore.

La IBJJF lascia un comunicato di circostanza:
“13 agosto 2025 – La International Brazilian Jiu-Jitsu Federation (IBJJF) esprime il suo profondo cordoglio nel confermare che un atleta è deceduto in seguito a un’emergenza medica verificatasi durante il nostro evento di Chicago lo scorso domenica.
I nostri pensieri e le più sentite condoglianze vanno alla famiglia, agli amici, ai compagni di squadra e a tutti coloro che sono stati toccati dalla sua vita. Si tratta di una perdita devastante per l’intera comunità del jiu-jitsu.

L’emergenza medica si è verificata nell’area riservata agli spettatori poco dopo che l’atleta aveva concluso il proprio incontro. Lo staff IBJJF, insieme a personale medico qualificato e ad altri soccorritori esperti, è intervenuto immediatamente, utilizzando tutte le tecniche salvavita, le attrezzature e i protocolli medici disponibili per prestare assistenza. L’atleta è stato trasportato in ambulanza presso un ospedale nelle vicinanze. Nonostante gli sforzi urgenti e prolungati del personale sanitario, ci è stato successivamente comunicato con rammarico che l’atleta è deceduto.

L’IBJJF resta fermamente impegnata nella tutela della sicurezza e del benessere di tutti i partecipanti e degli spettatori e continuerà a collaborare strettamente con i professionisti sanitari e con lo staff degli eventi per garantire i più alti standard di assistenza in tutte le nostre manifestazioni.

Per rispetto della privacy della famiglia, non verranno diffusi ulteriori dettagli in questa fase. Invitiamo la nostra comunità a unirsi a noi nel lutto per questa grave perdita.”

Su reddit sono uscite altre informazioni, che non ho possibilità di verificare quindi prendiamole con la giusta dose di scetticismo. Sembra che la persona avese 50 anni, aveva appena combattuto e alcuni insinuano che ci sia stata disorganizzazione nel prestare i soccorsi.

Cosa dicono i presenti

Scrive una partecipante:


Ho sentito che non è stato “immediato”. Ci è voluto del tempo per raggiungerlo.
Nessun defibrillatore (AED) in vista. Nessuna chiara consapevolezza della situazione di emergenza. Nessun membro dello staff medico che si precipitasse nell’area.

Siamo stati tutti a competizioni IBJJF, e so bene che il loro “staff medico” è decisamente deludente.

Un altro partecipante condivide i suoi pensieri:


A tutti,
scrivo queste righe con grande dolore. Ieri, durante il torneo Chicago Open tenutosi lo scorso weekend, un nostro collega di competizione è tragicamente deceduto. È stato un momento assolutamente devastante — qualcosa che nessuno di noi si aspetta di vivere in un evento pensato per celebrare l’arte che tutti amiamo.

Ancora più doloroso è stato constatare quanto l’evento fosse impreparato a gestire una vera emergenza medica. Da quanto hanno potuto osservare molti presenti, la risposta medica è stata lenta e disorganizzata. Non c’era una tenda medica dedicata, nessuna squadra di pronto intervento chiaramente identificabile, e lo staff sul posto non sembrava dotato di procedure operative standard (SOP) aggiornate né di una formazione specifica per affrontare situazioni di vita o di morte.

Siamo tutti consapevoli dei rischi quando firmiamo la liberatoria e saliamo sul tatami, ma questo non dovrebbe mai più accadere.

Il nostro sport è cresciuto a livello internazionale, con eventi di alto livello che attirano centinaia, se non migliaia, di atleti e spettatori. Eppure, l’infrastruttura dedicata alla sicurezza degli atleti non sembra aver tenuto il passo. La IBJJF, in quanto principale organismo organizzativo delle competizioni di Brazilian Jiu-Jitsu, deve fare di più:

  • Istituire postazioni o tende mediche obbligatorie in ogni evento.
  • Garantire la presenza in ogni evento di paramedici qualificati e autorizzati o di personale preparato a intervenire in traumi gravi.
  • Implementare e rendere pubbliche procedure operative standard aggiornate per la gestione di emergenze mediche gravi.
  • Stabilire protocolli di emergenza visibili e assicurarsi che staff e volontari siano formati per applicarli.

Da queste misure può dipendere una vita. La tragedia di ieri non è stata solo un incidente isolato e imprevedibile — è stato un campanello d’allarme. La comunità merita di più, e gli atleti che mettono in gioco il proprio corpo e la propria salute meritano senza dubbio di più.

Vi invito a condividere esperienze o testimonianze di negligenza o ritardi medici visti nei tornei. Parliamo di come possiamo chiedere conto alle organizzazioni e fare in modo che la sicurezza diventi una vera priorità. Tutte le soluzioni o critiche costruttive sono benvenute.

Riposi in pace il competitor che ha perso la vita. Il mio pensiero va alla sua famiglia, ai compagni di squadra e a tutti coloro che sono stati colpiti da questa terribile perdita.

Stay Safe!, ovunque vi troviate.


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Come sta Ben Askren (aggiornamento ad Agosto 2025)


Ben Askren: “Sono scappato di nuovo” – Aggiornamento dopo il secondo ricovero I precedenti articoli sullo stato di Salute: Ben Askren è Grave | Ben Askren Uscito dal pericolo L’ex fighter UFC Ben Askren sta compiendo passi enormi nel suo percorso di rec

Ben Askren: “Sono scappato di nuovo” – Aggiornamento dopo il secondo ricovero

I precedenti articoli sullo stato di Salute: Ben Askren è Grave | Ben Askren Uscito dal pericolo

L’ex fighter UFC Ben Askren sta compiendo passi enormi nel suo percorso di recupero.

A giugno, Funky era stato ricoverato per una grave polmonite che lo aveva portato al coma, diventando una situazione critica per la vita. La svolta era arrivata con un trapianto doppio di polmoni che gli aveva letteralmente salvato la vita.

Il 41enne era poi tornato a casa dalla sua famiglia, ma al primo controllo i medici avevano individuato un’infezione, costringendolo a un nuovo ricovero.


Il ritorno a casa (bis)


Durante questo secondo periodo in ospedale, Askren ha documentato i progressi sui social.

Il momento più significativo? Imparare di nuovo a camminare, dopo mesi bloccato a letto o su una sedia a rotelle. Le sue storie e i suoi aggiornamenti hanno ispirato migliaia di follower, mostrando il lato più crudo e lento della riabilitazione di un atleta.

Martedì, l’annuncio che tutti aspettavano:

“Escaped again” (scappato di nuovo), ha scritto su Instagram, festeggiando la seconda dimissione dall’ospedale.

Rivali, ma non adesso


La comunità delle MMA si è stretta intorno a lui nel momento peggiore.

Persino Jorge Masvidal — l’uomo che lo aveva messo KO in cinque secondi in uno degli highlight più famosi della UFC — gli ha mandato un messaggio di incoraggiamento.

Jake Paul, con cui aveva condiviso il ring nell’aprile 2021, ha ripetutamente detto pubblicamente di volerlo aiutare.

Quando era tornato a casa la prima volta, Askren aveva commentato così la sorpresa di ricevere supporto da vecchi rivali:

“Ho ricevuto solo messaggi positivi. Jorge Masvidal e Jake Paul mi hanno scritto entrambi. E io ero tipo: ‘Ma da dove viene questa cosa?’ Il supporto è stato incredibilmente ampio, da ogni parte.”



Ben Askren in gravi condizioni


Ben Askren, ex stella della UFC, leggenda della lotta freestyle nonchè attore in 2 dei più grandi WTF moment della storia (prima la bulldog choke ai danni di Robbie Lawler e poi il Ko brutale subito per mano di Masvidal in 5 secondi) è stato ricoverato in ospedale a causa di una grave forma di polmonite sopraggiunta a seguito di una infezione.

Secondo quanto riportato dalla moglie Amy su Facebook, Askren al momento non è in grado di rispondere a nulla. La famiglia ha chiesto preghiere e rispetto per la privacy dei figli.

Askren, 40 anni, si era ritirato dalle MMA nel 2019 ma aveva combattuto in un match di boxe contro Jake Paul nel 2021. Considerato uno dei più grandi lottatori amatoriali statunitensi, è ancora attivo nella comunità della lotta e recentemente ha collaborato con Hulk Hogan’s Real American Freestyle.



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“israele. il patto di violenza che tiene insieme la società” (di ezra nahmad, in ‘orient xxi’, 7 ago. 2025)


Ezra Nahmad

tr. it. di Luigi Toni

Le aggressioni contro i palestinesi della Cisgiordania hanno visto un’ondata di violenza dall’ottobre 2023 e dall’attacco di Hamas. All’inizio del 2025, l’esercito israeliano ha inasprito le sue azioni in questa parte dei territori occupati, con una escalation condizionata dalla guerra condotta a Gaza. Il 19 gennaio, è stato varato un programma, in cui il governo israeliano aggiunge ai suoi “obiettivi di guerra” una nota dove si parla di una “intensificazione delle attività offensive” in Cisgiordania. Il piano, denominato “dottrina Gaza” dall’organizzazione non governativa (Ong) israeliana B’Tselem, prevede quattro tipi di misure: ricorso intensivo ai raid aerei; invasione su larga scala e distruzione delle infrastrutture civili; spostamenti massicci della popolazione e maggiore tolleranza per i responsabili di atti contro i civili palestinesi.

Con la svolta avviata all’inizio del 2025, l’esercito ha lanciato così un segnale forte ai coloni, per essere più strettamente coordinati. Le sue operazioni mirano a vessare le comunità palestinesi, incoraggiando l’insediamento di popolazioni ebraiche, proprio nei luoghi dove vivono le comunità. Parallelamente sta avvenendo un altro cambiamento: la crescente militarizzazione delle bande o delle milizie, in uniforme o travestite da soldati, sotto gli occhi delle autorità militari.

continua qui: orientxxi.info/magazine/israel…

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Con il nuovo nome il vecchio gruppo spionistico era ormai nella funzione di base estera ufficiale del BND a Roma


Dopo la fine della seconda guerra mondiale gli equilibri internazionali cambiarono velocemente, e con essi anche il mondo dei servizi segreti. All’interno di una più ampia strategia anticomunista in Europa, la Germania occidentale e le sue reti d’intelligence [con sede a Pullach] legate al defunto Terzo Reich emersero come nuovi alleati della superpotenza statunitense. In questo contesto l’Italia giocò un ruolo cruciale. Nel 1946 l’Organisation Gehlen, un servizio segreto tedesco-occidentale costituito per iniziativa statunitense e in collaborazione con l’ex ufficiale della Wehrmacht Reinhard Gehlen, istituì l’ODEUM Roma, la propria base estera nella capitale italiana, guidata dall’ex fisico nucleare Johannes Gehlen, fratello maggiore di Reinhard. Proprio il rapporto tra i due fratelli e le complesse dinamiche di comunicazione e controllo tra base estera e “organizzazione madre” diventano in questo volume la lente focale per un’analisi dell’evoluzione e dell’attività dell’Organisation Gehlen in Italia tra il 1946 e il 1956 nel contesto della “guerra di spie” che dilagava nella penisola agli inizi della guerra fredda.
Presentazione di Sarah Lias Ceide, Scontri tra spie agli inizi della guerra fredda. L’Organisation Gehlen in Italia, 1946-1956, fedOA – Federico II University Press, Napoli, 2023

E molti degli agenti nazisti che avevano operato in Italia furono poi riciclati dai servizi statunitensi nella costituzione di un servizio attivo in funzione anticomunista, la Rete Gehlen, che prese il nome dall’ex capo del controspionaggio nazista nell’Est Europa, il generale Reinhard Gehlen, arruolato proprio da Dulles.
Claudia Cernigoi, Alla ricerca di Nemo. Una spy- story non solo italiana su La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo, supplemento al n. 303, Trieste, 2013

Dopo il ’56: l’ODEUM Roma dalla nascita del Bundesnachrichtendienst alla fine dell’“era gehleniana”
Nel ’56 il servizio segreto di Pullach era dunque diventato un organo tedesco-federale a tutti gli effetti. Finalmente Reinhard aveva raggiunto la meta tanto desiderata: lavorare esclusivamente alle dipendenze della RFT, trasformando il suo rapporto con la CIA su un piano di cooperazione paritaria e non più di subalternità. In questo nuovo contesto l’ODEUM Roma, da parte sua, continuava a lavorare alle dipendenze del “Servizio Strategico” di Langkau, con il nuovo nome in codice “AK 14”, ormai nella funzione di base estera ufficiale del BND nella capitale italiana, come emergeva anche nella sua stessa nuova dicitura ufficiale tedesca di BND-Außenstelle Rom. Il gruppo avrebbe continuato a operare sempre sotto guida di Johannes, al quale vennero attribuiti nuovi codici interni e ulteriori nomi di copertura, come “501”, “V-24 013” e “Dr. Keller”. L’ODEUM Roma, ormai “AK14”, dipendeva da allora in poi dall’ufficio “502/K” del “Servizio Strategico” <567. A partire dal 1° aprile 1956, come dimostrano i documenti, l’ex fisico nucleare avrebbe ricevuto uno stipendio mensile di 2.430 marchi <568 e il 2 gennaio dell’anno successivo avrebbe firmato il contratto per l’impiego come dipendente pubblico di categoria II della RFT a tempo indeterminato <569. Solo due mesi dopo la firma di tale contratto la centrale di Pullach avrebbe richiesto un aumento per Johannes, argomentando che egli «è capo della base estera di Roma sin dall’autunno del ’46, la quale è stata da lui costituita nonostante le generali condizioni difficili e attraverso molteplici sacrifici personali» <570. Per motivare ulteriormente la suddetta richiesta di aumento, nel documento si continuava poi con una descrizione della presente e futura posizione di Johannes: “Die Tätigkeit des Leiters der Aussenstelle Rom […] ist eine besonders wichtige und verantwortungsvolle, da in Rom als der Drehscheibe der europäischen Politik eine Vielzahl von Fäden zusammenlaufen und damit Rom ein für den BND besonders wichtiges Zentrum darstellt. An den Leiter der Aussenstelle Rom werden deshalb besonders hohe menschliche und fachliche Anforderungen gestellt” <571. Guignot e von Fransecky dopo il ‘56 Per quanto riguarda invece gli altri membri “di vecchia data” dell’ODEUM Roma, come Guignot e von Fransecky, il loro inquadramento nel neonato BND, dal punto di vista burocratico-amministrativo, risultò più difficile. In generale, «l’evoluzione della composizione del personale del BND a partire dal 1956», ha opportunamente sottolineato Wolf, «non può essere ricostruita facilmente, come invece accade nel caso di altri organi federali», proprio a causa delle caratteristiche del tutto particolari del servizio segreto di Pullach <572. Così, ad esempio, nel caso del “Servizio Strategico” il personale veniva gestito separatamente dal resto del BND. La conseguenza fu una generale “decentralizzazione” della gestione del personale dei vari reparti del servizio segreto; una dinamica che sembrò essere tollerata dalla Cancelleria federale <573. Sullo sfondo di quanto appena detto, non è al momento possibile ricostruire con precisione le dinamiche e le conseguenze del passaggio di Guignot e von Fransecky al BND. Tuttavia, sulla base delle più recenti ricerche sul tema e di alcune tracce documentarie, è possibile almeno fornire qualche ipotesi plausibile sull’inquadramento e sull’attività dei due collaboratori di Johannes all’interno del BND. Nel caso di Guignot, essendo egli di nazionalità francese e inoltre un collaborazionista condannato a morte nell’immediato dopoguerra, la probabilità di diventare impiegato pubblico della RFT sarebbe stata sin dall’inizio bassissima o addirittura nulla. Di conseguenza è lecito ipotizzare che egli, a partire dal ’56, sia stato inquadrato come “collaboratore Y”, categoria che raccoglieva il «personale esterno all’impiego pubblico» del BND <574. Il pagamento dello stipendio di tali “collaboratori Y” avveniva tramite il fondo “Spese generali” del BND, che sfuggiva per lo più al controllo del governo tedesco e permetteva così a Reinhard di continuare a impiegare molti personaggi dal passato compromesso, come lo stesso Guignot, anche dopo l’”ufficializzazione” del proprio servizio d’intelligence <575. In effetti, come ha dimostrato l’analisi di Schmidt-Eenboom, Franceschini e Wegener Friis, Guignot avrebbe continuato a lavorare per il BND, probabilmente sempre in qualità di “collaboratore Y”, sino al ’64, anno in cui morì di tumore <576. Si può collegare all’esempio del collaborazionista francese anche un’ulteriore “consuetudine” della politica del personale del BND durante “l’era gehleniana”: il reclutamento di partner o conviventi dei collaboratori. Infatti dopo la morte di Guignot sarebbe stata la moglie Therese a succedergli nella sua funzione di membro del gruppo romano <577. Come già detto, il reclutamento di coniugi non era per nulla inusuale nel BND. Infatti all’inizio degli anni Sessanta ben 290 coppie sposate lavoravano per il nuovo servizio segreto estero della RFT <578. È opportuno specificare a questo punto che l’analisi delle attività del collaborazionista francese per il servizio segreto tedesco-federale dopo il ’56 non rientra negli obiettivi di questa ricerca, per tale motivo ci si limiterà a rapidi accenni a riguardo. È probabile che Guignot abbia continuato a svolgere il ruolo di “anello di collegamento” tra il BND e il SDECE, essendo in contatto sin dal ’55 con Enrico Dell Bello, un informatore del suddetto organo di spionaggio francese <579. Inoltre Guignot avrebbe giocato un ruolo non indifferente nelle attività più generali portate avanti da Johannes dopo il ’56, a cui si accennerà più avanti. Nel caso di Alix von Fransecky risultano del tutto assenti, dai documenti analizzati per questa ricerca, informazioni circa il suo passaggio al BND. È tuttavia lecito supporre che ella, a differenza di Guignot, sia diventata dipendente pubblica dopo il ’56, in quanto cittadina tedesca e, inoltre, priva di possibili o pesanti legami con i regimi nazista o fascista. Tale ipotesi sembra confermata, inoltre, dal fatto che nel ’68 von Fransecky, come già accennato in precedenza, avrebbe ricevuto una medaglia al merito della RFT per i suoi servizi come «impiegata di Bonn» <580. Tuttavia non è stato finora possibile ricostruire la natura precisa di tali servizi, ma è probabile che essi siano collegati al BND e all’ODEUM Roma. È inoltre possibile ipotizzare che lo stesso conferimento della medaglia a von Fransecky, avvenuto nel 1968, sia stato motivato anche da aspetti di natura “politica” interni al BND, dato che la suddetta data coincise con quella del pensionamento di Reinhard. [NOTE] 567 Ivi, p. 438; Festsetzung der Grundvergütung Johannes Gehlen, 30 ottobre 1956, BND-Archiv, P1-2160-02-OT, doc. 007. 568 Auszahlungsanordnung Johannes Gehlen, 5 dicembre 1956, BND-Archiv, P1-2160-02-OT, doc. 013. 569 Dienstvertrag Johannes Gehlen, 2 gennaio 1957, BND-Archiv, P1-2160-02-OT, doc. 016. 570 Betrifft: Höherstufung von V-24013, 15 marzo 1957, BND-Archiv, P1-2160-02-OT, doc. 021. 571 Ibidem. Quella del capo della base estera di Roma […] è un’attività di grande importanza e responsabilità, proprio perché a Roma, crocevia della politica europea, convergono numerosi fili, rendendo quindi Roma un centro di particolare importanza per il BND. Per la posizione di capo della base estera di Roma sono quindi richiesti requisiti di competenza umana e professionale particolarmente elevati. 572 T. Wolf, Die Entstehung des BND, cit., p. 485. 573 Ivi, p. 486. 574 Ivi, p. 499. 575 Ivi, pp. 499-511. 576 E. Schmidt-Eenboom, C. Franceschini, T. Wegener Friis, Spionage unter Freunden, cit., p. 69. 577 Ibidem. 578 T. Wolf, Die Entstehung des BND, cit., p. 491. 579 E. Schmidt-Eenboom, C. Franceschini, T. Wegener Friis, Spionage unter Freunden, cit., pp. 68-69. 580 Elenco onorificenze conferite, in «Bundesanzeiger», 15 maggio 1968, URL: < upload.wikimedia.org/wikipedia…; (sito visitato il 10 maggio 2021).
Sarah Anna-Maria Lias Ceide, ODEUM Roma. L’Organisation Gehlen in Italia agli inizi della guerra fredda (1946-1956), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, 2022

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Vitale il settore dell’energia solare in Burkina Faso.


[:it]Solare in espansione in Burkina Faso.[:]

Nonostante la persistente crisi di sicurezza e la transizione politica che sembra sempre più lontana, il settore dell’energia solare in Burkina Faso sta mostrando una notevole vitalità. La proliferazione di progetti di energia rinnovabile, sostenuti da sviluppatori privati, donatori multilaterali e autorità nazionali, sta delineando i contorni di una resilienza energetica in costruzione.

Malgrado i numerosi shock che hanno travolto il Paese—tra cui la guerra contro i jihadisti in corso dal 2015, due colpi di Stato consecutivi nel 2022, oltre due milioni di sfollati interni e la rottura delle alleanze regionali e dei rapporti con partner internazionali—la strategia energetica nazionale burkinabé continua a mantenere la sua validità. L’energia solare non è più soltanto una soluzione per le necessità energetiche, ma ha assunto il ruolo di indicatore di stabilità e leva di sovranità nazionale. La regolarità e la crescente numerosità dei progetti dimostrano che un settore può prosperare anche quando i parametri istituzionali subiscono forti scosse.

Un esempio significativo di questa dinamica è costituito dal finanziamento di 17,2 milioni di euro ottenuto il 29 luglio dalla società francese Qair per lo sviluppo di una centrale solare da 18 MW a Dédougou. Questo pacchetto include un prestito di 11,2 milioni di euro dalla Banca di sviluppo dei Paesi Bassi (Fmo) e sei milioni di euro di sostegno agevolato dal fondo Sefa, della Banca africana di sviluppo, destinato ai progetti verdi. Il progetto segue l’inaugurazione della centrale di Zano, da 24 MW, avvenuta nel dicembre 2023. Qair non è tuttavia l’unica azienda a scommettere sul Burkina Faso: Gutami Holding prevede di fornire 150 MWp di energia solare, con 50 MW di accumulo, entro il 2027; Amea Power ha recentemente commissionato 26,6 MW di capacità solare a Zina, operazione completata nel maggio 2024; mentre a Donsin è previsto un progetto da 25 MW con 5 MW/20 MWh di accumulo finanziato da China Eximbank. La società Axian ha acquisito una quota del 95% in una centrale elettrica da 30 MWp situata a Nagréongo.

Questa proattiva dinamica è sostenuta da un’architettura mista che coinvolge istituzioni finanziarie internazionali, produttori indipendenti e l’operatore nazionale di energia elettrica, il quale continua a rivestire un ruolo centrale nonostante le turbolenze politiche e i vincoli operativi. Il governo burkinabé ha fissato obiettivi industriali precisi, promuovendo la produzione locale attraverso iniziative come Faso Energy e condizionando le importazioni di energia solare a partire dal 2024. Secondo il Global Solar Council, il Burkina Faso aveva 200 MW installati alla fine del 2024, con la previsione di raggiungere i 225 MW entro il 2026. A questo si aggiunge un’ambiziosa strategia di elettrificazione rurale, con l’obiettivo di ottenere una copertura del 50% nelle aree rurali entro il 2028, rispetto al limitato 5,49% registrato nel 2022.

In conclusione, il panorama dell’energia solare in Burkina Faso è emblematico di una resilienza sorprendente, capace di prosperare in un contesto segnato da sfide significative. Questa trasformazione non solo contribuisce alla sicurezza energetica del Paese, ma rappresenta anche un passo importante verso un futuro più stabile e autonomo.

Fonte: africaeaffari.it

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CJI 2 – Big Dan fuori. Craig nel New Wave Team?


Anche se sembra una plotline del WWE. Parte con un video in cui Danaher chiama Craig Jones dicendo che Big Dan è infortunato (sembraLyme disease, tra l’altro) Craig Jones sul suo profilo posta questo: Ancora non è stato annunciato nulla ma se come se

Anche se sembra una plotline del WWE.

Parte con un video in cui Danaher chiama Craig Jones dicendo che Big Dan è infortunato (sembraLyme disease, tra l’altro)

Craig Jones sul suo profilo posta questo:

Ancora non è stato annunciato nulla ma se come sembra Craig Jones si unisce come wild card al Team New Wave la cosa si fa interessante.

Jones, che è uscito dal B-Team non solo combatterebbe sotto il suo ex-coach ma lo farebbe contro i suoi ex compagni.


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enrico ghezzi presenta “eraserhead”, di david lynch

youtu.be/ShUiUnZ5-AU


23 febbraio 2011 – Arezzo, Cinema Eden. enrico ghezzi introduce la proiezione di Eraserhead di David Lynch all’interno della rassegna Lost&Found di Cineforum2 e Sentieri Selvaggi

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#Arezzo #Cineforum2 #cinema #CinemaEden #DavidLynch #EnricoGhezzi #Eraserhead #LostFound #proiezione #SentieriSelvaggi

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“If you’d come today you could have reached a whole nation.

Israel in 4 BC had no mass communication.”

Non riesco a dormire e non soffro di insonnia ma queste notti tropicali sono davvero insopportabili. E quindi sfogo il mio nervoso come mi riesce meglio.

Si tratta in questo caso di una recensione un po’ fake, nel senso che non posso verificare direttamente come funziona l’applicazione in […]

pepsy.noblogs.org/2025/08/14/r…

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“il sionismo liberale” (video di karem from haifa)


il sionismo, un suprematismo etno-religioso che ha tormentato la Palestina e il Medio Oriente per un secolo, e che sta da due anni inasprendo una prassi di genocidio costante a Gaza, è qui spiegato molto chiaramente. con esempi da ricordare.

youtu.be/mSjNjPody8w?si=SPe1OH…


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