ProtectEU: l’approccio europeo alla sicurezza interna
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La Commissione europea ha reso noto la strategia di sicurezza interna allo scopo di creare un’Unione sicura in ogni ambito. Ecco in in cosa consiste ProtectEU
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New 'Bring Your Own Installer (BYOI)' technique allows to bypass EDR
New BYOI technique lets attackers bypass SentinelOne EDR,disable protection, and deploy Babuk ransomware by exploiting agent upgrade processPierluigi Paganini (Security Affairs)
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Chiude Mr. Deepfakes: il più grande sito di pornografia deepfake sparisce nel nulla
Mr. Deepfakes, la più grande piattaforma online per la distribuzione di pornografia deepfake, ha ufficialmente cessato di esistere. Il messaggio di chiusura viene ora visualizzato nella pagina principale della risorsa. Afferma che un fornitore di servizi ha smesso definitivamente di supportarlo e che la perdita di dati ha reso impossibili ulteriori operazioni. Nella dichiarazione si sottolinea che il sito non ha intenzione di essere rilanciato, che qualsiasi tentativo di utilizzare il suo nome è falso e che il dominio stesso verrà presto rimosso.
Non viene rivelato il nome del provider che ha interrotto la fornitura dei servizi al sito, né i motivi per cui ciò è accaduto. Non ci sono dettagli sulla natura della perdita di dati. L’anonimato del proprietario delle risorse non è stato ancora ufficialmente violato, sebbene nel gennaio 2024 la rivista tedesca Der Spiegel abbia affermato di essere riuscita a identificare l’amministratore come un uomo di 36 anni di Toronto che lavora presso l’ospedale da diversi anni.
Gli esperti che lottano contro la diffusione di immagini intime senza consenso ritengono che la mossa sia una vittoria importante, ma attesa con largo anticipo. Per Hani Farid, professore presso l’Università della California a Berkeley e figura chiave nello studio della manipolazione digitale, questa è solo l’inizio della lotta. Ha osservato che la tecnologia e le piattaforme finanziarie che supportano i Deepfake sono anche responsabili del funzionamento di tali risorse. Chiudere un sito non fermerà l’intero settore: troppi restano nell’ombra. Questo è cosa si nasconde dietro il lato oscuro della tecnologia
L’emergere del fenomeno dei deepfake è iniziato nel 2017 con l’attività di un utente chiamato “deepfakes” su Reddit, che ha pubblicato video in cui i volti di celebrità venivano sostituiti da scene pornografiche. Mr. Deepfake ha rapidamente riempito la nicchia vacante. Il sito non solo accettava i caricamenti degli utenti come un normale sito di hosting porno, ma consentiva anche di ordinare video deepfake da artisti anonimi, il più delle volte in cambio di criptovalute.
Oltre ai contenuti video, la parte più importante del progetto erano i forum. Fu lì che si formò una comunità che perfezionò i metodi per creare deepfake. Gli utenti si sono scambiati strumenti, link a software, algoritmi e set di dati per generare video di scambio di volti. Il risultato di questi sforzi è uno degli strumenti open source più potenti: DeepFaceLab. Uno studio scientifico del 2022 sulla tecnologia deepfake menzionava che lo sviluppo aveva avuto luogo sui forum di Mr. Deepfake (nella pubblicazione il sito era elencato come “Mr. Dpfks”). A seguito di un’indagine giornalistica, il riferimento è stato rimosso.
Nonostante la scomparsa della risorsa, la comunità non si è disintegrata. I suoi partecipanti sono già passati a Telegram, dove continua lo sviluppo, lo scambio di nuovi metodi e la distribuzione di contenuti deepfake. Le app e gli strumenti più popolari promossi tramite Mr. Deepfake continuano a vivere la loro vita. Sono disponibili su diverse piattaforme, compresi gli app store per dispositivi mobili, e perfino grandi aziende come Apple e Google hanno difficoltà a rimuoverli completamente. I social network rimangono piattaforme in cui tali servizi vengono pubblicizzati, aggirando la moderazione.
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Collegarsi a Wi-Fi pubblici? Anche con HTTPS non sei al sicuro! Scopriamolo con questo tutorial
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Collegarsi a Wi-Fi pubblici? Anche con HTTPS non sei al sicuro! Scopriamolo con questo tutorial
HTTPS non è infallibile. Scopri perché sei ancora vulnerabile su reti Wi-Fi pubbliche, anche se vedi il lucchetto verde nel browser.RedWave Team (Red Hot Cyber)
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Collegarsi a Wi-Fi pubblici? Anche con HTTPS non sei al sicuro! Scopriamolo con questo tutorial
Molte persone credono che accedere esclusivamente a siti HTTPS sia sufficiente per garantire la sicurezza durante la navigazione su reti Wi-Fi non protette. Spoiler: anche questa convinzione è un falso senso di sicurezza.
HTTPS: un passo avanti, ma non infallibile
HTTPS (HyperText Transfer Protocol Secure) utilizza protocolli di crittografia come TLS per proteggere la comunicazione tra il browser e il sito web, garantendo riservatezza e integrità dei dati.
Sebbene HTTPS offra quindi una protezione significativa rispetto a HTTP.
In questo articolo della nostra Rubrica WiFi, mostreremo come questa protezione da sola non è sufficiente soprattutto in ambienti non sicuri come le reti Wi-Fi aperte.
Vulnerabilità persistenti su reti Wi-Fi aperte
Nonostante la crittografia garantita dal protocollo HTTPS, la rete aperta e l’accesso facile alle informazioni da parte degli attaccanti ci espone ad:
- Attacchi Man-in-the-Middle (MitM): Un attaccante può intercettare il traffico tra l’utente e il sito web, potenzialmente reindirizzando l’utente a un sito falso che imita quello legittimo.
- Spoofing DNS e ARP poisoning: Tecniche che permettono a un attaccante di manipolare le risposte DNS o la cache ARP, reindirizzando l’utente verso siti malevoli anche se digitati correttamente.
- Intercettazione dei metadati: Anche se il contenuto delle comunicazioni è crittografato, informazioni come i nomi di dominio visitati (DNS queries) possono essere visibili e utilizzate per profilare l’utente.
Come scritto in diversi articoli gli hacker possono sfruttare diverse tecniche per aggirare o compromettere la protezione HTTPS, tra cui:
- Reindirizzamenti Malevoli
Con tecniche come lo spoofing DNS, l’attaccante modifica le risposte DNS per reindirizzare l’utente verso un sito web falso, che può avere un certificato HTTPS valido o simulato, facendo credere all’utente di essere al sicuro. - Siti HTTPS Falsi (Certificati Contraffatti)
Un attaccante può creare un sito falso con un certificato SSL/TLS valido utilizzando servizi di certificazione automatizzati o persino ottenendo certificati legittimi per domini che assomigliano a quelli reali (es. typo-squatting). L’utente, vedendo il lucchetto verde o l’indicazione HTTPS, può essere indotto a fidarsi del sito contraffatto. - Downgrade dell’HTTPS
Tramite un attacco chiamato SSL stripping, un hacker può forzare una connessione a un sito HTTPS a utilizzare HTTP, compromettendo la crittografia. Questo attacco sfrutta la possibilità che il sito supporti entrambe le versioni del protocollo. - Attacchi ai Certificati di Root
Se un attaccante riesce a compromettere i certificati di root installati sul dispositivo della vittima (ad esempio tramite malware), può creare certificati personalizzati per qualsiasi sito web, rendendo il traffico completamente vulnerabile anche con HTTPS.
La buona notizia
Partiamo col dire che dai nostri test e analisi di alboratioro: uno degli attacchi più insidiosi degli ultimi anni, l’SSL Stripping, è risultato essere molto meno efficace.
Introdotti nel 2009 da Moxie Marlinspike, questo attacco aveva lo scopo di trasformare una connessione sicura HTTPS in una semplice HTTP, privando l’utente della protezione crittografica senza che se ne accorgesse.
In pratica, l’attaccante si inseriva tra il browser e il sito web – un classico attacco man-in-the-middle – intercettando le comunicazioni e modificandole al volo, con la possibilità di leggere e manipolare tutto ciò che passava.
L’introduzione di HSTS
Per contrastare questo tipo di attacco, nel 2012 è stato introdotto il meccanismo HTTP Strict Transport Security (HSTS). Attraverso l’intestazione Strict-Transport-Security, un server può indicare al browser di accedere al sito esclusivamente tramite connessioni HTTPS per un periodo di tempo specificato. Questo impedisce al browser di effettuare richieste HTTP non sicure verso il sito, riducendo significativamente la superficie di attacco per l’SSL Stripping.
Immaginiamo HSTS come un varco elettronico: una barriera digitale che si apre solo se arrivi con i requisiti giusti — in questo caso, una connessione HTTPS. Se tenti di passare con un collegamento HTTP non cifrato, la sbarra rimane abbassata. Niente accesso.
Il sito web comunica al browser, attraverso una semplice intestazione HTTP, una regola precisa:
“Per entrare qui, devi usare solo HTTPS, sempre. Qualsiasi altra via è bloccata.”
Una volta ricevuto quest’ordine, il browser lo memorizza e da quel momento in poi rifiuta qualsiasi connessione non protetta a quel sito. Nemmeno l’utente può forzarlo: il varco resta chiuso a chi non rispetta i requisiti di sicurezza.
Limitazioni e soluzioni
Una limitazione di HSTS è che la sua efficacia dipende dal fatto che l’utente abbia già visitato il sito almeno una volta tramite HTTPS. Per mitigare questo problema, i principali browser mantengono una lista interna di siti “autorizzati” che devono essere contattati solo e sempre via HTTPS già dalla prima visita. È come se quei siti avessero il badge elettronico pre-configurato: l’accesso sicuro è garantito fin da subito.
Tuttavia, questa lista non può includere tutti i siti web esistenti, lasciando una finestra di vulnerabilità per siti non inclusi.
Ecco perché, per i siti che non sono inclusi in quella lista e non configurano HSTS correttamente, la barriera può restare alzata. E in quel caso, un attaccante potrebbe ancora tentare un downgrade, forzando una connessione HTTP con tecniche come SSL Stripping o DNS Spoofing.
Configurazioni errate e rischi residui
Oltre a quanto già detto, le configurazioni errate possono esporre i siti a ulteriori rischi. Ad esempio, se un sito non implementa correttamente HSTS o non è incluso nella lista pre-caricata dei browser, un attaccante potrebbe ancora tentare un attacco di SSL Stripping. È quindi fondamentale che i siti web configurino correttamente HSTS e che gli utenti siano consapevoli dei rischi associati a connessioni non sicure.
HSTS è uno strumento potente, ma non magico. Funziona molto bene ma se si sodisfano i seguenti criteri:
- Il sito lo ha configurato in modo corretto
- Il dominio è presente nella lista pre-caricata del browser
- L’utente non viene intercettato prima della prima connessione sicura
L’adozione di HTTPS e HSTS ha reso gli attacchi di SSL Stripping significativamente meno efficaci. Tuttavia, la sicurezza completa dipende da una corretta configurazione dei server e dalla consapevolezza degli utenti. È essenziale che i siti web implementino HSTS in modo appropriato e che gli utenti prestino attenzione alla sicurezza delle loro connessioni.
Attenzione
La sicurezza completa non esiste, la consapevolezza e conoscenza di questi limiti ci permette di essere meno esposti. Soprattutto su reti aperte come quelle pubbliche o non protette.Gli attaccanti ci hanno mostrato più di una volta di essere molto ingegnosi e di riuscire a trovare sempre un modo di ottenere quello che vogliono. In questi due laboratori vogliamo dare evidenza di due possibili scenari in cui ci potremmo trovare collegandosi ad una rete aperta:
- Un portale fasullo: laboratorio per superare le cifrature l’HTTPS
Laboratorio realizzato grazie a Marco Mazzola - File in chiaro: laboratorio sul degrado della cifratura nei trasferimenti FTP
Laboratorio realizzato grazie a Manuel Roccon
⚠️ Attenzione le informazioni riportate in calce sono a scopo educativo! Non utilizzarle per attività illegali o senza autorizzazione.⚠️
NB: Tutte le simulazione sono svolte in un ambiente di laboratorio, senza coinvolgere reti o utenti reali.
ARP spoofing
Partiamo da un piccolo accenno sull’arp spoofing che useremo in entrambi i laboratori e che viene usata di frequente nelle reti non sicure.
L’ARP spoofing (o ARP poisoning) è una tecnica di attacco informatico che sfrutta le vulnerabilità del protocollo ARP (Address Resolution Protocol) per associare l’indirizzo MAC dell’attaccante all’indirizzo IP di un altro dispositivo sulla stessa rete locale.
In parole semplici, l’attaccante invia messaggi ARP falsificati sulla rete, convincendo gli altri dispositivi (ad esempio, un computer vittima e il router) che l’indirizzo MAC dell’attaccante corrisponde all’indirizzo IP della vittima (o del router).
In breve possiamo vedere nella tabella di arp dispositivo della vittima, prima dell’attacco ARP, il MAC address corretto associato all IP gateway.
Nei sistemi Windows “arp -a” permette di vedere l’attuale tabella arp creata da precedenti comunicazioni con gli hosts.
Una volta iniziato attacco di arp spoofing, questo mac associato all’IP del gateway è stato sostituito con quello dell’attaccante.
D’ora in poi tutto il traffico che la vittima cercherà di inviare al gateway (192.168.0.1) per raggiungere internet, arriverà tutto all’attaccante, che poi tramite forwarding invierà al router originale e viceversa.
La vittima è già sotto attacco e non si sta accorgendo del problema.
Alcune Considerazioni
ARP spoofing è uno degli attacchi per poter eseguire del MiTM.
Un’altra tecnica potrebbe essere quella di usare il DHCP spoofing, inducendo i client a usare differenti configurazioni DHCP da quelle previste, incluso un gateway diverso che può essere controllato dall’attaccante per sniffare e re-indirizzare il traffico.
LAB 1 – Un portale fasullo: laboratorio per superare le cifrature l’HTTPS
In questo laboratorio analizziamo passo dopo passo un attacco Man-in-the-Middle (MITM) condotto su una rete Wi-Fi non protetta. L’obiettivo è simulare uno scenario reale in cui un attaccante riesce a intercettare il traffico della vittima e manipolarlo, sfruttando l’urgenza e la disattenzione dell’utente. Tutte le operazioni sono svolte in ambiente di laboratorio, a fini esclusivamente formativi.
Descrizione Scenario
- Connessione del Client alla Rete
- Il dispositivo client si connette a una rete Wi-Fi Free, preparandosi a navigare verso siti web.
- Intercettazione del Traffico tramite ARP Spoofing
- Utilizzando tecniche di ARP spoofing, l’attaccante manipola le tabelle ARP della rete locale, facendo sì che il traffico del client venga indirizzato attraverso il dispositivo dell’attaccante. Questo posiziona l’attaccante tra il client e il gateway, permettendo l’intercettazione trasparente dei dati.
- Reindirizzamento delle Richieste DNS (DNS Hijacking)
- L’attaccante manipola le risposte DNS, indirizzando tutte le richieste del client verso un server controllato. Questo permette di presentare al client contenuti falsificati o dirottare le sue richieste verso destinazioni malevole.
- Presentazione di un Captive Portal Falso
- Il client, tentando di accedere a Internet, viene reindirizzato a un captive portal falso che simula una pagina di accesso. Questo portale può essere utilizzato per indurre l’utente a fornire credenziali o come in questo caso per installare certificati malevoli.
- Installazione di un Certificato Malevolo
- Il captive portal falso può richiedere l’installazione di un certificato SSL/TLS controllato dall’attaccante. Se l’utente accetta, l’attaccante può decrittare il traffico HTTPS del client, accedendo a informazioni sensibili.
- Analisi del Traffico in Chiaro
- Con il certificato installato, l’attaccante può monitorare e analizzare il traffico del client, raccogliendo dati come credenziali di accesso, informazioni personali e altri dati sensibili
Descrizione degli strumenti e fasi Operative
In questo laboratorio sia vittima che attaccante si trovano nello stesso segmento di rete non protetta, dove non sono state implementate tecniche protezione lato rete (parleremo di queste mitigazioni nei prossimo articoli )
La vittima
La nostra vittima è un utente con sistema operativo Window 11 aggiornato alle ultime patch disponibili, che si connette ad una rete WIFI aperta. L’utilizzo di una rete non sicura avviene per diversi motivi come già trattato nell’articolo “Reti WiFi Aperte: Un Terreno Fertile per il Cybercrime”.
Ed è proprio questa esigenza di restare connessi a tutti i costi che diventa un’arma molto potente per gli attaccanti.
L’attaccante
L’attaccante opera da una macchina Kali Linux, sulla stessa rete della vittima, e predispone il sistema per intercettare e manipolare il traffico.
Predisposizione del attacco
Fase 1 – Abilitazione del forwarding
Il primo passo consiste nel abilitare il packet forwarding su Kali, trasformandolo in un nodo che inoltra il traffico tra la vittima e il gateway reale.
sudo sysctl -w net.ipv4.ip_forward=1
Fase 2 – Reindirizzamento del traffico HTTP e HTTPS
Utilizziamo iptables per dirottare tutto il traffico in uscita su porte 80 (HTTP) e 443 (HTTPS) verso la porta locale 8080, dove un proxy sarà in ascolto.
sudo iptables -t nat -A PREROUTING -p tcp –dport 80 -j REDIRECT –to-port 8080
sudo iptables -t nat -A PREROUTING -p tcp –dport 443 -j REDIRECT –to-port 8080
Fase 3 – DNS Hijacking con dnsmasq
Per intercettare le richieste di nomi a dominio e forzarle verso l’IP dell’attaccante, configuriamo un DNS Hijacking con dnsmasq.
Modificando o creando il file di configurazione:
sudo nano /etc/dnsmasq.conf
Con il seguente contenuto:
interface=wlan0
no-dhcp-interface=wlan0
bind-interfaces
bogus-priv
log-queries
log-facility=/var/log/dnsmasq.log
address=/#/192.168.1.251
In fine avviamo dnsmasq con:
sudo dnsmasq -C /etc/dnsmasq.conf
Da questo momento tutte le richieste DNS ricevute dall’interfaccia wlan0 restituiranno sempre l’indirizzo IP dell’attaccante (192.168.1.251), simulando un captive portal o un MITM proxy.
Fase 4 – ARP Spoofing
Per intercettare il traffico, l’attaccante esegue un attacco ARP spoofing, facendo credere alla vittima che il suo MAC sia quello del gateway.
sudo arpspoof -i wlan0 -t 192.168.1.113 192.168.1.1
Come visto sopra in questo modo, tutto il traffico destinato al gateway sarà deviato attraverso la macchina dell’attaccante, che agisce da intermediario trasparente.
Fase 5 – Attivazione di mitmproxy
Ora abilitiamo mitmproxy, che agirà da proxy trasparente per intercettare e ispezionare il traffico HTTP e HTTPS.
sudo mitmproxy –mode transparent –showhost –listen-port 8080
NB:Per questo laboratorio abbiamo selezionato “mitmproxy” in quanto dispone di un certificato scaricabile pubblicamente che non deve essere trustato, e quindi semplifica l’ installazione nel client della vittima (mitm.it/).
Azione
Quando la vittima si collega alla rete WiFi aperta e non protetta, tutto il suo traffico finirà nella macchina Kali Linux dell’attaccante. Già questo abbiamo visto nei vari articoli essere un problema di per sé, ma se la vittima non effettuasse ulteriori azioni almeno il traffico HTTPS sarebbe al sicuro.
Presentazione del Captive Portal e Installazione Certificato
Una volta che la vittima apre il browser e prova a navigare, viene automaticamente reindirizzata a un falso captive portal ospitato dall’attaccante.
- Il portale simula una schermata di accesso alla rete dove viene proposto il download del certificato per poter navigare in modo “sicuro”
- La vittima a causa della sua esigenza di essere connesso accetta e installa il certificato senza prestare troppa attenzione a quello che sta facendo.
- Effettua quindi il download del certificato e in pochi semplici passaggi lo installa :
- Il portale di login registra questa azione e mette il dispositivo della vittima in white list. In caso di problemi lato script l’attaccante potrebbe vedere per una seconda volta la pagina del portale dove questa volta deve solo cliccare “Ho installato il certificato- Continua”
- La vittima da questo momento può navigare. Ignaro che il suo traffico arriverà all’attaccante che potrà da ora decifrare tutto il traffico cifrato HTTPS.
Analisi del traffico
Come mostrato in figura con il certificato accettato e il traffico in transito attraverso mitmproxy, l’attaccante potrà:
- intercettare credenziali di accesso,
- visualizzare richieste a servizi sensibili (banche, email, social),
- analizzare contenuti originariamente cifrati.
Considerazioni
In conclusione, questo laboratorio rappresenta un’opportunità preziosa per comprendere le tecniche storiche di intercettazione in rete, esplorandone il funzionamento in un ambiente controllato e sicuro. Analizzare questi scenari non significa solo conoscere “come avvenivano gli attacchi”, ma soprattutto capire come prevenirli e rafforzare la sicurezza delle nostre infrastrutture digitali. Solo attraverso lo studio pratico e la consapevolezza possiamo costruire sistemi più resilienti, capaci di resistere alle minacce del passato e del futuro.
LAB 2 – File in chiaro: laboratorio sul degrado della cifratura nei trasferimenti FTP
Come HTTP, il protocollo FTP (File Transfer Protocol) è ormai obsoleto e non sicuro; ma continua a essere utilizzato in molte organizzazioni per il trasferimento di file, inclusi dati sensibili.
Come HTTPS, invece il protocollo FTPS permette di instaurare una connessione cifrata e sicura tra Client e Server; questa estensione del protocollo FTP aggiunge la cifratura TLS o SSL (da non confondere con SFTP), in modo che nessuno a parte server e client possano accedere al contenuto dei dati.
L’FTP (File Transfer Protocol) è un protocollo standard di rete usato per trasferire file tra un client e un server su una rete TCP/IP, come Internet. In pratica, permette di caricare (upload) e scaricare (download) file da un computer remoto.
Questo è ancora molto usato per lo scambio di dati,
per cui è chiaro che anche questi dati che viaggiano nella rete o verso internet dovrebbero essere protetti da cifratura.
In questo tipo di attacco forzeremo la vittima a usare un protocollo debole, FTP downgrade.
Questo attacco può essere sferrato quando la vittima utilizza un client FTP configurato per decidere in autonomia il protocollo più sicuro tra i disponibili.
In questo esempio abbiamo usato FILEZILLA, in cui la configurazione di default prevede che il programma scelga lui in automatico la connessione sicura se presente.
In questo caso connettendosi normalmente il client sarà connesso tramite TLS in automatico, perchè questo capirà che FTP server ha configurato il protocollo TLS.
Vediamo invece che utilizzando un attacco MiTM (Man In The Middle), in cui un aggressore si posizionerà in mezzo alla comunicazione, permetterà di forzare la vittima ad usare il protocollo FTP in chiaro, così da recuperare le credenziali di accesso.
PREPARAZIONE ATTACCO
Prima cosa abilitare il forwarding dei pacchetti, che trasforma l’attaccante in un router IPv4, così come vedremo dopo tutto il traffico della vittima che arriverà verrà girato al vero gateway e vice versa:
echo 1 > /proc/sys/net/ipv4/ip_forward
Installiamo un FTP locale nel dispositivo della vittima. In questo esempio abbiamo installato e avviato pure FTP e configurato in modo che accetti solo connessioni in chiaro (escludendo il TLS).
sudo systemctl start pure-ftpd
Eseguiamo del ARP spoofing (lo spiegheremo meglio qui sotto) tramite il framework MITMf, questo farà in modo che la vittima modifichi il mac address associato all’IP del router sostituendolo con quello della vittima.
MITMf (Man-In-The-Middle Framework) si pone come un potente strumento “tutto in uno” per eseguire attacchi Man-In-The-Middle e manipolare il traffico di rete. La sua forza risiede proprio nell’aver superato le limitazioni di tool precedenti come Ettercap e Mallory, offrendo un’architettura modulare e altamente estensibile.
MITMf rappresenta un’evoluzione significativa nel panorama degli strumenti MITM, offrendo una piattaforma potente, flessibile e aggiornata per l’analisi della sicurezza delle reti e la simulazione di scenari di attacco.
Useremo il parametro -i per indicare interfaccia connessa alla rete pubblica, –spoof e –arp per questo attacco di arp poisoning e infine –target e –gateway, come è intuibile, per IP di vittima e gateway.
sudo ./mitmf.py -i wlan0 –spoof –arp –target 192.168.0.42 –gateway 192.168.0.1
Come spiegato sopra grazie all’ARP spoofing tutto il traffico che la vittima cercherà di inviare al gateway per raggiungere internet e FTP esterno, arriverà tutto all’attaccante, che poi tramite forwarding invierà al router originale e viceversa.
Il tutto senza che la vittima si accorga di nulla.
Ora per poter intercettare il traffico ftp transitante creiamo una regola di prerouting tramite iptables nel dispositivo dell’attaccante, così tutto quello il traffico che la vittima effettuerà verso la porta 21, verrà dirottato al FTP server locale dell’attaccante.
sudo iptables -t nat -A PREROUTING -p tcp –destination-port 21 -j REDIRECT –to-port 21
DOWNGRADE E RECUPERO DELLE CREDENZIALI FTP
Ora se la vittima si collegasse da qui in poi a un server FTP, l’autenticazione verrà fatta sul server dell’attaccante priva di TLS.
In questo caso questa ultima versione di FILEZILLA avvertirebbe di un problema e di un probabile attacco di downgrade, un altro software potrebbe anche non avere questo controllo e procedere senza avvisi.
Questo perché in precedenza ci siamo collegati tramite TLS, se fosse la prima volta non avrebbe però segnalato il problema.
Se la vittima consentirà a questo messaggio senza farsi molte domande e proseguirà con l’autenticazione, MITMF catturerà le credenziali scambiate in chiaro, incluso IP del server FTP.
Il messaggio che usiamo una connessione non sicura lo vedremo anche su filezilla nei log.
Una conseguenza oltre al furto di credenziali, se l’attaccante avesse configurato un server locale FTP che possa accettare qualunque credenziale passata dalla vittima, potrebbe accedere anche il furto dei dati che la vittima potrebbe provare a inviare all’attaccante.
Ovviamente per questo caso manca il prerouting anche della porta 20 e alcune porte passive.
NB: FileZilla segnala il downgrade solo se in precedenza era avvenuta una connessione FTPS, ma non sempre blocca il tentativo se la configurazione è su “connessione automatica”.
Considerazioni
Con questo laboratorio abbiamo dimostrato come, anche in presenza di protocolli sicuri come FTPS, la sicurezza possa essere compromessa se non si adottano configurazioni adeguate e consapevoli. Attraverso un attacco Man-in-the-Middle (MITM) e tecniche di ARP spoofing, è stato possibile forzare un client FTP, configurato per selezionare automaticamente il protocollo più sicuro disponibile, a retrocedere a una connessione non cifrata (FTP), esponendo così le credenziali e i dati trasmessi.
Questo scenario potrebbe presentarsi anche con i protocolli POP, IMAP, SMTP se il client di posta agisse in automatico a configurarsi il protocollo.
Importante quindi prestare attenzione alle configurazioni dei client per utilizzare esclusivamente connessioni sicure.
Mitigazioni
Per ridurre i rischi legati all’utilizzo di reti pubbliche o non affidabili, esistono diverse tecniche di mitigazione che possono essere applicate a livello infrastrutturale. Tra le più efficaci troviamo:
- Network Isolation – Separazione logica dei dispositivi per limitare la visibilità e l’interazione diretta tra client.
- Private VLAN – Isolamento dei client all’interno della stessa VLAN.
- Dynamic ARP Inspection (DAI) – Protezione contro attacchi di tipo ARP spoofing tramite verifica dell’integrità delle risposte ARP.
- DHCP Snooping – Blocco delle risposte DHCP non autorizzate per prevenire attacchi man-in-the-middle.
- Port Security sugli switch – Limitazione e controllo degli indirizzi MAC connessi alle porte fisiche.
- QoS e Traffic Shaping – Gestione della banda e delle priorità per migliorare l’efficienza e ridurre le superfici di attacco legate al congestionamento.
- Segmentazione della rete – suddivisione dell’infrastruttura in zone separate per contenere le minacce e semplificare il controllo (può essere fatto anche su base login).
Nei prossimi articoli approfondiremo ciascuna di queste soluzioni, analizzando scenari reali, configurazioni consigliate e il loro impatto sulla sicurezza complessiva della rete.
Conclusioni Finali
Come RedWave Team vogliamo sensibilizzare sul fatto che affidarsi ciecamente ai protocolli cifrati o alle configurazioni predefinite può generare un pericoloso senso di sicurezza. Abbiamo infatti visto, come connessioni protette possono essere compromesse se gli strumenti non sono configurati correttamente o se l’utente non è pienamente consapevole dei rischi.
La sicurezza delle comunicazioni non si basa soltanto sull’uso di HTTPS o FTPS, ma sull’adozione di un approccio proattivo che includa configurazioni sicure, formazione continua e buone pratiche operative.
Nel prossimo articolo esploreremo l’uso della VPN come ulteriore livello di protezione su reti non affidabili, e nei successivi analizzeremo strategie di mitigazione concrete per ridurre l’esposizione al rischio anche su reti problematiche come una WiFi aperta.
L'articolo Collegarsi a Wi-Fi pubblici? Anche con HTTPS non sei al sicuro! Scopriamolo con questo tutorial proviene da il blog della sicurezza informatica.
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Chiude Mr. Deepfakes: il più grande sito di pornografia deepfake sparisce nel nulla
Il più grande sito di pornografia deepfake chiude improvvisamente: blackout tecnico, identità sospetta e community migrata su Telegram.Redazione RHC (Red Hot Cyber)
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Hardware Built For Executing Python (Not Pythons)
Lots of microcontrollers will accept Python these days, with CircuitPython and MicroPython becoming ever more popular in recent years. However, there’s now a new player in town. Enter PyXL, a project to run Python directly in hardware for maximum speed.
What’s the deal with PyXL? “It’s actual Python executed in silicon,” notes the project site. “A custom toolchain compiles a .py file into CPython ByteCode, translates it to a custom assembly, and produces a binary that runs on a pipelined processor built from scratch.” Currently, there isn’t a hard silicon version of PyXL — no surprise given what it costs to make a chip from scratch. For now, it exists as logic running on a Zynq-7000 FPGA on a Arty-Z7-20 devboard. There’s an ARM CPU helping out with setup and memory tasks for now, but the Python code is executed entirely in dedicated hardware.
The headline feature of PyXL is speed. A comparison video demonstrates this with a measurement of GPIO latency. In this test, the PyXL runs at 100 MHz, achieving a round-trip latency of 480 nanoseconds. This is compared to MicroPython running on a PyBoard at 168 MHz, which achieves a much slower 15,000 nanoseconds by comparison. The project site claims PyXL can be 30x faster than MicroPython based on this result, or 50x faster when normalized for the clock speed differences.
Python has never been the most real-time of languages, but efforts like this attempt to push it this way. The aim is that it may finally be possible to write performance-critical code in Python from the outset. We’ve taken a look at Python in the embedded world before, too, albeit in very different contexts.
player.vimeo.com/video/1074893…
Agenti dormienti. Un malware, in letargo per sei anni, colpisce Magento: centinaia di e-commerce a rischio
Identificata una backdoor in grado di colpire gli e-commerce basati su piattaforma Magento. Il malware, attivato af aprile, consente agli attaccanti di prendere il controllo dei negozi online.
cybersecurity360.it/news/malwa…
Malware in letargo per sei anni colpisce Magento: centinaia di e-commerce a rischio - Cyber Security 360
Identificata una backdoor in grado di colpire gli e-commerce basati su piattaforma Magento. Il malware, dormiente per sei anni, è stato attivato lo scorso aprile e consente agli attaccanti di prendere il controllo dei negozi online.Salvatore Lombardo (Cybersecurity 360)
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#securityaffairs #hacking
Smishing on a Massive Scale: ‘Panda Shop’ Chinese Carding Syndicate - Security Affairs
Resecurity found a new smishing kit called 'Panda Shop,' mimicking Smishing Triad tactics with improved features and new templates.Pierluigi Paganini (Security Affairs)
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Nuovo episodio di🌶️𝙍𝙚𝙙 𝙃𝙤𝙩 𝘾𝙮𝙗𝙚𝙧 𝙋𝙤𝙙𝙘𝙖𝙨𝙩: 18 - Alla scoperta della RHC Conference 2025
📌 Ultimo Podcast: youtube.com/watch?v=YUrDALBY2V…
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17 - Intervista alle forze dell' ordine
Red Hot Cyber Podcast - La Cybersecurity piccante al punto giusto · Episode17 - Intervista alle forze dell' ordine (Spotify)
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Nebula Mouse: The 6-DOF You Build Yourself
Let’s say your CAD workflow is starving for spatial awareness. Your fingers yearn to push, twist, and orbit – not just click. Enter the Nebula Mouse. A 6-DOF DIY marvel, blending 3D printing, magnets, and microcontroller wizardry into a handheld input device that emulates the revered 3DConnexion SpaceMouse – at a hacker price. It’s wireless, RGB-lit, powered by a chunky 1500mAh cell, and fully configurable through standard apps. The catch? You print and build it yourself, with a little help of [DoTheDIY]’s design files.
This isn’t some half-baked enclosure on Thingiverse. The Nebula’s internals are crafted with the kind of precision that makes you file plastic for hours just to fit weights correctly. Hall effect sensors track real-world movement in all axes; a Seeed Xiao nRF52840 handles Bluetooth duty. It’s hefty (280g), intentional, and smartly designed: auto-wake, USB-C, even a diffused LED bezel for night-time geek cred. Just beware that screw lengths matter. Misplace a 20mm and you’ll hear the soft crack of PCB grief. No open firmware either – you’ll get compiled code only, unlocked per build via Discord.
In short: it’s not open source, but it is deeply open-ended. If your fingers itch after having seen the SpaceMouse teardown of last month, this one’s for you.
Hacker cinesi usano IPv6 per infettare Windows: il pericoloso attacco di TheWizards
Il gruppoAPT TheWizards, legato alla Cina, sfrutta la funzionalità di rete IPv6 per condurre attacchi man-in-the-middle che dirottano gli aggiornamenti software per installare malware su Windows. Secondo gli analisti di ESET, il gruppo è attivo almeno dal 2022 e ha attaccato organizzazioni nelle Filippine, in Cambogia, negli Emirati Arabi Uniti, in Cina e a Hong Kong. Tra le vittime di TheWizards ci sono singoli individui, società di gioco d’azzardo e altre organizzazioni.
Nei loro attacchi, gli hacker criminali utilizzano uno strumento personalizzato chiamato Spellbinder, che sfrutta abusa della funzionalità IPv6 Stateless Address Autoconfiguration (SLAAC) per eseguire attacchi SLAAC. Si tratta di una funzionalità del protocollo di rete IPv6 che consente ai dispositivi di configurare automaticamente i propri indirizzi IP e il gateway predefinito senza utilizzare un server DHCP. Invece, i messaggi Router Advertisement (RA) vengono utilizzati per ottenere indirizzi IP dai router abilitati IPv6.
pellbinder sfrutta questa funzionalità inviando falsi messaggi RA e facendo in modo che i sistemi vicini ottengano automaticamente un nuovo indirizzo IPv6, nuovi server DNS e un nuovo gateway IPv6 preferito. L’indirizzo di questo gateway è l’indirizzo IP di Spellbinder, che consente agli aggressori di intercettare le connessioni e reindirizzare il traffico attraverso i server da loro controllati.
“Spellbinder invia un pacchetto multicast RA ogni 200 ms a ff02::1 (tutti i nodi). I computer Windows sulla rete con IPv6 abilitato si configureranno automaticamente utilizzando la configurazione automatica degli indirizzi stateless (SLAAC) utilizzando le informazioni fornite nel messaggio RA e inizieranno a inviare traffico IPv6 al computer che esegue Spellbinder, dove i pacchetti verranno intercettati, analizzati e, se necessario, verrà fornita una risposta”, spiega ESET.
Secondo i ricercatori, Spellbinder viene distribuito utilizzando l’archivio AVGApplicationFrameHostS.zip, che viene decompresso in una directory che imita un software legittimo: %PROGRAMFILES%\AVG Technologies.
Questa directory contiene AVGApplicationFrameHost.exe, wsc.dll, log.dat e una copia legittima di winpcap.exe. L’eseguibile WinPcap viene utilizzato per caricare il file dannoso wsc.dll, che carica Spellbinder nella memoria.
Una volta infettato un dispositivo, Spellbinder inizia a intercettare e analizzare il traffico di rete, monitorando i tentativi di connessione a diversi domini, come quelli associati ai server di aggiornamento software cinesi.
Secondo gli esperti, il malware traccia i domini appartenenti alle seguenti aziende: Tencent, Baidu, Xunlei, Youku, iQIYI, Kingsoft, Mango TV, Funshion, Youdao, Xiaomi, Xiaomi Miui, PPLive, Meitu, Qihoo 360 e Baofeng.
Lo strumento reindirizza le richieste di download e installazione di aggiornamenti dannosi, che alla fine distribuiscono la backdoor WizardNet sui sistemi delle vittime. Fornisce agli aggressori un accesso permanente al dispositivo infetto e consente loro di installare ulteriore malware.
Per proteggersi da tali attacchi, ESET consiglia alle organizzazioni di monitorare attentamente il traffico IPv6 o di disattivare del tutto il protocollo se non viene utilizzato nella loro infrastruttura.
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Trump pronto a spostare la scadenza per TikTok: “Ruolo importante nella campagna elettorale”
La scadenza fissata per la vendita degli asset statunitensi di TikTok potrebbe essere nuovamente posticipata . Donald Trump ha dichiarato di essere pronto a prorogare la scadenza oltre il 19 giugno se non si raggiungerà un accordo con la società cinese ByteDance.
Non è la prima volta che TikTok, un’app utilizzata da circa 170 milioni di persone negli Stati Uniti, si trova al centro del dibattito politico. All’inizio di quest’anno è stata approvata una legge che obbliga ByteDance a cedere il controllo del segmento statunitense dell’app a investitori statunitensi. Tuttavia, i progressi sull’accordo sono stati ritardati quando i funzionari cinesi hanno espresso insoddisfazione per i nuovi dazi sulle esportazioni imposti dall’amministrazione Trump.
Nonostante ciò, continuano le trattative per la ristrutturazione di TikTok. Una fonte vicina agli investitori statunitensi di ByteDance ha affermato che l’accordo è in fase di elaborazione, ma che la decisione finale dipenderà dai progressi nei colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina.
Trump ha sottolineato che TikTok ha avuto un ruolo importante nella sua recente campagna elettorale, soprattutto tra i giovani elettori, e ha sottolineato che vorrebbe mantenere l’app nel mercato americano. Secondo lui, gli attuali dazi sui prodotti cinesi, che arrivano fino al 145%, esercitano una forte pressione sull’economia cinese. Ha aggiunto inoltre che non intende allentare la pressione commerciale per raggiungere un accordo, ma che è disposto a prendere in considerazione tagli tariffari come parte di un accordo più ampio.
Intanto al Senato sono emersi dubbi sulla legittimità della proroga dei termini previsti dalla nuova legge. Alcuni membri del Partito Democratico sottolineano che il presidente non può modificare di propria iniziativa le date stabilite dalla legge. Inoltre, l’opzione di transazione discussa in precedenza potrebbe non essere conforme ai requisiti legali.
Inizialmente la legge imponeva a TikTok di cessare le operazioni negli Stati Uniti entro il 19 gennaio 2025, a meno che il trasferimento delle attività non fosse completato entro tale data.
Tuttavia, dopo che Trump è entrato in carica per un secondo mandato il 20 gennaio, l’attuazione della legge è stata ritardata. Inizialmente la scadenza è stata spostata ad aprile, poi a giugno.
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Hacker cinesi usano IPv6 per infettare Windows: il pericoloso attacco di TheWizards
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Hacker cinesi usano IPv6 per infettare Windows: il pericoloso attacco di TheWizards
Il gruppo APT TheWizards sfrutta IPv6 per attacchi man-in-the-middle e infetta Windows con aggiornamenti software falsi. Scopri la minaccia.Redazione RHC (Red Hot Cyber)
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Trump pronto a spostare la scadenza per TikTok: “Ruolo importante nella campagna elettorale”
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Trump pronto a spostare la scadenza per TikTok: "Ruolo importante nella campagna elettorale"
Trump valuta una nuova proroga per la vendita di TikTok USA oltre il 19 giugno, tra pressioni politiche e tensioni commerciali con la Cina.Redazione RHC (Red Hot Cyber)
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3D Print Your Own Injection Molds, Ejector Pins and All
3D printing is all well and good for prototyping, and it can even produce useful parts. If you want real strenght in plastics, though, or to produce a LOT of parts, you probably want to step up to injection molding. As it turns out, 3D printing can help in that regard, with injection molding company [APSX] has given us a look at how it printed injection molds for its APSX-PIM machine.
The concept is simple enough—additive manufacturing is great for producing parts with complex geometries, and injection molds fit very much under that banner. To demonstrate, [APSX] shows us a simple injection mold that it printed with a Formlabs Form3+ using Rigid 10K resin. The mold has good surface finish, which is crucial for injection molding nice parts. It’s also fitted with ejection pins for easy part removal after each shot of injection molded plastic. While it’s not able to hold up like a traditional metal injection mold, it’s better than you might think. [APSX] claims it got 500 automatic injection cycles out of the mold while producing real functional parts. The mold was used with the APSX-PIM injection molding machine squirting polypropylene at a cycle time of 65 seconds, producing a round part that appears to be some kind of lid or gear.
This looks great, but it’s worth noting it’s still not cheap to get into this sort of thing. On top of purchasing a Formlabs Form3+, you’ll also need the APSX-PIM V3, which currently retails for $13,500 or so. Still, if you regularly need to make 500 of something, this could be very desirable. You could get your parts quicker and stronger compared to running a farm of many 3D printers turning out the same parts.
We’ve seen similar projects along these lines before. The fact is that injections molds are complicated geometry to machine, so being able to 3D print them is highly desirable. Great minds and all that. Video after the break.
youtube.com/embed/VazxnBSpxJ0?…
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Water Drops Serve as Canvas for Microchemistry Art
If you’re like us and you’ve been wondering where those viral videos of single water drop chemical reactions are coming from, we may have an answer. [yu3375349136], a scientist from Guangdong, has been producing some high quality microchemistry videos that are worth a watch.
While some polyglots out there won’t be phased, we appreciate the captioning for Western audiences using the elemental symbols we all know and love in addition to the Simplified Chinese. Reactions featured are typically colorful, but simple with a limited number of reagents. Being able to watch diffusion of the chemicals through the water drop and the results in the center when more than one chemical is used are mesmerizing.
We do wish there was a bit more substance to the presentation, and we’re aware not all readers will be thrilled to point their devices to Douyin (known outside of China as TikTok) to view them, but we have to admit some of the reactions are beautiful.
If you’re interested in other science-meets-art projects, how about thermal camera landscapes of Iceland, and given the comments on some of these videos, how do you tell if it’s AI or real anyway?
Google sotto attacco: gli USA vogliono smontare il suo impero pubblicitario
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti chiede a Google di vendere parti fondamentali della sua attività pubblicitaria e di fornire ai concorrenti l’accesso a dati in tempo reale, nel tentativo di rompere il suo presunto monopolio nel mercato della pubblicità digitale. La sentenza segue una sentenza di aprile emessa dal giudice federale Leonie Brinkema, secondo cui Google controllava illegalmente i mercati dei server di hosting pubblicitario e degli scambi di annunci, raggruppando i servizi e limitando la concorrenza.
Venerdì 2 maggio, presso un tribunale della Virginia, alcuni funzionari del Dipartimento di Giustizia hanno sostenuto che l’unico modo efficace per ripristinare la concorrenza è costringere Google a vendere le sue risorse pubblicitarie, tra cui i server degli editori e gli scambi di annunci. Si propone inoltre di obbligare la società a condividere i dati di trading in tempo reale con gli altri partecipanti al mercato. Le udienze su queste proposte sono previste per il 22 settembre.
Google si oppone categoricamente a tali misure. L’azienda sostiene che i suoi strumenti pubblicitari sono efficaci e richiesti e che le vendite forzate danneggerebbero sia gli editori sia gli inserzionisti. Lee-Anne Mulholland, responsabile degli affari normativi di Google, ha affermato che le proposte del Dipartimento di Giustizia vanno oltre la sentenza della corte e non hanno alcuna base giuridica. La paranoia digitale è il nuovo buon senso.
Si tratta del terzo caso antitrust contro Google negli ultimi anni. In precedenza il tribunale aveva ritenuto l’azienda colpevole di monopolio illegale nel mercato dei motori di ricerca, nonché di abusi relativi all’app store Google Play. Nell’ambito di questi casi, il Dipartimento di Giustizia chiede inoltre a Google di vendere il suo browser Chrome e di fornire ai concorrenti l’accesso ai dati delle query di ricerca.
Google intende presentare ricorso contro le decisioni del tribunale, sostenendo che le sue azioni promuovono l’innovazione e la concorrenza e che le misure proposte potrebbero compromettere la tutela della proprietà intellettuale e la privacy degli utenti.
Si prevede che le prossime udienze in tribunale di questo autunno saranno fondamentali per determinare il futuro della pubblicità digitale e il ruolo di Google in essa.
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3D printed downspout makes life just a little nicer
Sometimes, a hack solves a big problem. Sometimes, it’s just to deal with something that kind of bugs you. This hack from [The Stock Pot] is in the latter category, replacing an ugly, redundant downspout with an elegant 3D-printed pipe.
As [The Stock Pot] so introspectively notes, this was not something that absolutely required a 3D print, but “when all you have a hammer, everything is a nail, and 3D printing is [his] hammer.” We can respect that, especially when he hammers out such a lovely print.
By modeling this section of his house in Fusion360, he could produce an elegantly swooping loft to combine the outflow into one downspout. Of course the assembly was too big to print at once, but any plumber will tell you that ABS welds are waterproof. Paint and primer gets it to match the house and hopefully hold up to the punishing Australian sun.
This is the first time we’ve posted work from [The Stock Pot] but we will be watching his career (and YouTube channel) with interest. The video, embedded below, is a good watch and a reminder than not every project has to be some grand accomplishment. Sometimes, it can be as simple as keeping you from getting annoyed when you step into your backyard.
We’ve seen raintwater collection hacks before; some of them a lot less orthodox. Of course when printing with ABS like this, one should always keep in mind the ever-escalating safety concerns with the material.
youtube.com/embed/xw6DmG80SzA?…
Riot Games is one of many companies that use a kernel-level anti-cheat system to fight cheaters. But it's not just about the kernel.
This is how Riot's tries to keep cheaters out of the game.
(Re-upping this for the folks that logged off during weekend.)
techcrunch.com/2025/05/03/how-…
How Riot Games is fighting the war against video game hackers | TechCrunch
Riot’s “anti-cheat artisan” Phillip Koskinas explains how he and his team go after cheaters and cheat developers to protect the integrity of games, such as Valorant and League of Legends.Lorenzo Franceschi-Bicchierai (TechCrunch)
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Round Displays Make Neat VU Meters
You can still get moving-needle meters off the shelf if you desire that old school look in one of you projects. However, if you want a more flexible and modern solution, you could use round displays to simulate the same thing, as [mircemk] demonstrates.
At the heart of the build is an ESP32 microcontroller, chosen for its fast clock rate and overall performance. This is key when drawing graphics to a display, as it allows for fast updates and smooth movement — something that can be difficult to achieve on lesser silicon. [mircemk] has the ESP32 reading an audio input and driving a pair of GC9A01 round displays, which are the perfect form factor for aping the looks of a classic round VU meter. The project write-up goes into detail on the code required to simulate the behavior of a real meter, from drawing the graphics to emulating realistic needle movements, including variable sweep rates and damping.
The cool thing about using a screen like this is the flexibility. You can change the dials to a different look — or to an entirely different kind of readout — at will. We’ve seen some of [mircemk]’s projects before, too, like this capable seismometer. Video after the break.
youtube.com/embed/kKqEtkJZw0g?…
Clever Puck reshared this.
securityaffairs.com/177476/dat…
#securityaffairs #hacking
Kelly Benefits December data breach impacted over 400,000 individuals
Kelly Benefits has determined that the impact of the recently disclosed data breach is much bigger than initially believed.Pierluigi Paganini (Security Affairs)
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Keebin’ with Kristina: the One with the Bobblehead
No, see, it’s what’s inside that counts. Believe it or not, [nobutternoparm] retrofitted this innocent, adorable little tikes® so-called “Kidboard” rubber-dome keyboard into a mechanical marvel. Yeah! No, it wasn’t exactly pure, unadulterated fun, nor was it easy to do. But then again nothing worth doing ever is.
Image by [nobutternoparm] via redditFor one thing, the PCB ended up being a bit too wide, so the bottom half of the case is a bit mangled. But that’s okay! Onward and upward.
Next problem: a real PCB and mechanical switches (Gateron Baby Kangaroos) are a lot taller than the previous arrangement. This required spacers, a mounting plate, and longer screws to hold it all together. Now imagine lining all that up and trying to keep it that way during assembly.
And then there’s the keycaps. Guess what? They’re non-standard because they’re for rubber domes. So this meant more adapters and spacers. You’ll see in the gallery.
So we know it looks great, but how does it type? Well… [nobutternoparm] gives the feel a 4/10. The keycaps now have too many points of contact, so they bind up and have to be mashed down. But it’s going to be a great conversation piece.
With a Little Luck, You Could Fly On Wings
Before you ask, unfortunately, Wings doesn’t seem to be open-source, at least not as of this writing. But based on the comments in the reddit thread, [MoreFruit3042] seems willing to build them for some undisclosed cost.
Image by [MoreFruit3042] via redditThat touch pad supports multi-touch gesture operations, so right there, you don’t have to use the mouse as much. And although it’s hard to tell from this picture, there is 6° inward angle between the halves and a 6° front-to-back incline, both of which are designed to match the natural angles of hands.
I really dig the lowered thumb clusters and the fact that they aren’t overloaded with keys. There are low-profile Kailh Chocs under there, which makes for quite a slim keyboard.
Wings runs QMK, has RGB lighting, and supports real-time key-mapping with VIAL. Be sure to check out the build video below.
youtube.com/embed/4I5uRmg3ftQ?…
The Centerfold: A Truly Ergonomic Meal
Image by [Dexter_Lim] via redditAgain, very little detail to go off of here, but the keyboard is a totem. Couldn’t even tell you what’s in the right hand (left hand, if you go by the handle orientation) mug. Water, I suppose. But being a two-fisted drinker myself, I can really appreciate this setup, And although the sammy isn’t really my type, the extreme tenting on it is a nice touch.
Do you rock a sweet set of peripherals on a screamin’ desk pad? Send me a picture along with your handle and all the gory details, and you could be featured here!
Historical Clackers: To the Victor Go the Spoils
Image via The Antikey Chop
The Victor was patented in 1889 and produced until 1892 by the Tilton Manufacturing Company of Boston, Massachusetts. It was invented by Arthur Irving Jacobs.
Probably the most noteworthy factoid about the Victor Type-Writer is that it was the first production typewriter ever to employ a daisy wheel. This significant achievement showed up in typewriters all throughout the 1970s and 80s. My IBM Wheelwriter 5 uses a daisy wheel, as do my Brother machines.
The Victor is of course an index typewriter, as evidenced by the lack of keyboard. To use it, you would simply move the guide to the letter you wanted, which moved the daisy wheel simultaneously. Then you’d press the innermost left-hand key to swing the hammer and strike the daisy wheel against the paper. The outer left-hand key is the Space bar.
Victors were 8″ by 12″ in their footprint and weighed around 5.25 lbs. They came with wooden cases that were either rectangular or contoured to the shape. The Victor cost $15, which is close to $500 in 2025 money.
Finally, There’s Gonna Be a Christopher Latham Sholes Bobblehead
Image via The National Bobblehead Hall of Fame and Museum
So, this happened. Someone went and made a Christopher Latham Sholes bobblehead. You know, the guy who is responsible for the QWERTY layout.
I’m not sure if this is an honor or an insult. But hey, at least it will probably resemble Sholes more than would one of those Funko things. Plus, it’ll actually do something.
Here’s hoping the bobblehead itself looks like this image at least in part. One can only wish that there will be a typewriter involved. (Doesn’t there almost have to be?)
This thing is currently available for pre-order for the low price of $35. You can either have it shipped, or you can pick it up at QWERTYFEST MKE (that means Milwaukee, WI), being held October 3-5.
So what’s the connection? Sholes hailed from Milwaukee, where was a noted newspaper publisher, politician, and of course, a successful commercial typewriter inventor. Do I want one of these? I may or may not be nodding my head right now.
Got a hot tip that has like, anything to do with keyboards? Help me out by sending in a link or two. Don’t want all the Hackaday scribes to see it? Feel free to email me directly.
Creative PCB Business Cards are Sure to Make an Impression
Business cards are a simple way to share contact information, but a memorable design can make them stand out. [Jeremy Cook] has been experimenting with adding artistic finishes to PCBs, and has recently applied what he’s learned to make some unique business cards. His write-up consolidates some great resources to get you started in making your own PCB business cards, as well as PCB art in general
To make his cards stand out, he designed them to serve as functional tools beyond sharing contact information. He created two designs: one incorporates an LED and a coin cell battery holder, while the other includes drafting tools, such as a ruler, circle stencils, and a simplified protractor.
While the classic PCB solder mask is green, many board houses now offer alternative finishes and colors to enhance designs. He tested and compared the offerings from various manufacturers, highlighting the importance of researching fabrication options early, as different providers offer a variety of finishes. His creative approach shines in details like using through-hole pads as eyes in a robot illustration, making them stand out against a halftone dot pattern.
If you’re looking for more inspiration, be sure to check out the winners of our 2024 Business Card Challenge.
Malware in letargo per sei anni colpisce Magento: centinaia di e-commerce a rischio
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Identificata una backdoor in grado di colpire gli e-commerce basati su piattaforma Magento. Il malware, dormiente per sei anni, è stato attivato lo scorso aprile e consente agli attaccanti di prendere il controllo dei negozi online. I dettagli
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Profili social fake di ITA-Airways, la nuova truffa per rubare dati personali
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La compagnia di bandiera avverte gli utenti sulle ultime campagne malevole che si stanno diffondendo in rete, con l'impersonificazione dei profili social della società per attrarre la fiducia degli utenti e carpirne dati personali. Scopriamo come funziona
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What Happened to WWW.?
Once upon a time, typing “www” at the start of a URL was as automatic as breathing. And yet, these days, most of us go straight to “hackaday.com” without bothering with those three letters that once defined the internet.
Have you ever wondered why those letters were there in the first place, and when exactly they became optional? Let’s dig into the archaeology of the early web and trace how this ubiquitous prefix went from essential to obsolete.
Where Did You Go?
The first website didn’t bother with any of that www. nonsense! Credit: author screenshot
It may shock you to find out that the “www.” prefix was actually never really a key feature or necessity at all. To understand why, we need only contemplate the very first website, created by Tim Berners-Lee at CERN in 1990. Running on a NeXT workstation employed as a server, the site could be accessed at a simple URL: “http//info.cern.ch/”—no WWW needed. Berners-Lee had invented the World Wide Web, and called it as such, but he hadn’t included the prefix in his URL at all. So where did it come from?McDonald’s were ahead of the times – in 1999, their website featured the “mcdonalds.com” domain, no prefix, though you did need it to actually get to the site. Credit: screenshot via Web Archive
As it turns out, the www prefix largely came about due to prevailing trends on the early Internet. It had become typical to separate out different services on a domain by using subdomains. For example, a company might have FTP access on ftp.company.com/feed/, while the SMTP server would be accessed via the smpt.company.com subdomain. In turn, when it came to establish a server to run a World Wide Web page, network administrators followed existing convention. Thus, they would put the WWW server on the www. subdomain, creating company.com/feed/.
This soon became standard practice, and in short order, was expected by members of the broader public as the joined the Internet in the late 1990s. It wasn’t long before end users were ignoring the http:// prefix at the start of domains, as web browsers didn’t really need you to type that in. However, www. had more of a foothold in the public consciousness. Along with “.com”, it became an obvious way for companies to highlight their new fancy website in their public facing marketing materials. For many years, this was simply how things were done. Users expected to type “www” before a domain name, and thus it became an ingrained part of the culture.
Eventually, though, trends shifted. For many domains, web traffic was the sole dominant use, so it became somewhat unnecessary to fold web traffic under its own subdomain. There was also a technological shift when the HTTP/1.1 protocol was introduced in 1999, with the “Host” header enabling multiple domains to be hosted on a single server. This, along with tweaks to DNS, also made it trivial to ensure “www.yoursite.com” and “yoursite.com” went to the same place. Beyond that, fashion-forward companies started dropping the leading www. for a cleaner look in marketing. Eventually, this would become the norm, with “www.” soon looking old hat.Visit microsoft.com in Chrome, and you might think that’s where you really are… Credit: author screenshot
Of course, today, “www” is mostly dying out, at least as far as the industry and most end users are concerned. Few of us spend much time typing in URLs by hand these days, and fewer of us could remember the last time we felt the need to include “www.” at the beginning. Of course, if you want to make your business look out of touch, you could still include www. on your marketing materials, but people might think you’re an old fuddy duddy.…but you’re not! Click in the address bar, and Chrome will show you the real URL. www. and all. Embarrassing! Credit: author screenshot
Hackaday, though? We rock without the prefix. Cutting-edge out here, folks. Credit: author screenshot
Using the www. prefix can still have some value when it comes to cookies, however. If you don’t use the prefix and someone goes to yoursite.com, that cookie would be sent to all subdomains. However, if your main page is set up at yoursite.com/feed/, it’s effectively on it’s own subdomain, along with any others you might have… like store.yoursite.com, blog.yoursite.com, and so on. This allows cookies to be more effectively managed across a site spanning multiple subdomains.
In any case, most browsers have taken a stance against the significance of “www”. Chrome, Safari, Firefox, and Edge all hide the prefix even when you are technically visiting a website that does still use the www. subdomain (like microsoft.com/feed/). You can try it yourself in Chrome—head over to a www. site and watch as the prefix disappears from the taskbar. If you really want to know if you’re on a www subdomain or not, though, you can click into the taskbar and it will give you the full URL, HTTP:// or HTTPS:// included, and all.
The “www” prefix stands as a reminder that the internet is a living, evolving thing. Over time, technical necessities become conventions, conventions become habits, and habits eventually fade away when they no longer serve a purpose. Yet we still see those three letters pop up on the Web now and then, a digital vestigial organ from the early days of the web. The next time you mindlessly type a URL without those three Ws, spare a thought for this small piece of internet history that shaped how we access information for decades. Largely gone, but not yet quite forgotten.
Skype is getting shut down today. It was certainly one of the most revolutionaries chat apps in history.
Skype was the first major chat app to implement end-to-end encryption, prompting authorities all over the world to freak out about it, and look at spyware as a solution.
“Skype calls have excellent sound quality and are highly secure with end-to-end encryption,” Skype’s homepage read in 2004.
techcrunch.com/2025/03/03/as-s…
As Skype shuts down, its legacy is end-to-end encryption for the masses | TechCrunch
iMessage, Signal, and WhatsApp have made E2EE the default for messaging, but Skype paved the way decades ago.Lorenzo Franceschi-Bicchierai (TechCrunch)
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Bambini e adolescenti nel mirino del web: la Polizia Postale svela le nuove minacce digitali
“La protezione dei diritti di bambini e adolescenti rappresenta una priorità per la Polizia di Stato e richiede un’attenta valutazione delle minacce emergenti, l’impiego di tecnologie innovative e un approccio metodologico e operativo in linea con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione che possa consentire nuove prospettive in termini di conoscenza e interazione sociale.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito all’incremento di nuovi trend, tra cui l’uso dell’intelligenza artificiale generativa e di strumenti volti a garantire l’anonimato nel web. Queste tecnologie avanzate aprono nuove frontiere per la creatività e l’innovazione, ma allo stesso tempo introducono minacce inedite.
Le competenze della Specialità in materia di tutela dei minori si sono ampliate in questo panorama complesso grazie a disposizioni normative volte a rafforzare il sistema di protezione e a contrastare fenomeni come il cyberbullismo e bullismo, le tendenze giovanili emergenti, incluse le challenge – sfide rischiose diffuse sui social network – che hanno incrementato i pericoli per i ragazzi nel contesto digitale. I social media, le piattaforme di messaggistica e i nuovi strumenti digitali sono considerati dagli adolescenti ambienti privilegiati per creare e mantenere relazioni sociali.
Tuttavia, i pericoli della rete sono numerosi: i minori possono essere vittime di adescamento (grooming) o essere spinti da predatori online a produrre immagini intime, con il rischio di incorrere in minacce come la pedopornografia, il revenge porn e la sextortion.
Possono altresì subire atti di prepotenza, scherzi crudeli e molestie da parte di coetanei, spesso durante le sessioni di gioco online (cyberbullismo), oltre a rischiare violazioni della privacy o truffe informatiche (romance scam). La rete può anche offrire spazi di confronto e supporto emotivo tra coetanei, ma talvolta questi ambienti si trasformano in luoghi di condivisione di disagi psicologici, autolesionismo o disturbi alimentari. Inoltre, contenuti inappropriati risultano facilmente accessibili anche ai più piccoli, diventando un mezzo per esplorare precocemente la sessualità e partecipare a gruppi chiusi in cui si scambiano immagini di ogni genere, comprese rappresentazioni di violenza estrema, come il materiale “gore”.
La Polizia Postale, nel più ampio e complesso scenario della sicurezza online, con l’adozione di metodologie investigative all’avanguardia improntate alla cooperazione internazionale con tutte le Polizie del mondo e attraverso la promozione di una cooperazione sempre più stretta tra il settore pubblico e privato, ha strutturato l’impegno in un incessante monitoraggio della rete per fronteggiare tutti i rischi del web. L’attività preventiva e di contrasto ha posto come obiettivo prioritario la tutela dei minori e delle vittime vulnerabili con particolare attenzione nella fase della crescita della consapevolezza nella navigazione in rete.
La Giornata Nazionale contro la Pedofilia e Pedopornografia è un momento per riaffermare questo impegno e per rinnovare la nostra determinazione nella lotta a un crimine senza confini, che si evolve al passo con la tecnologia.”
Queste le parole riportate dal Direttore del Servizio Polizia Postale e per la sicurezza cibernetica
Ivano Gabrielli nella prefazione del documento “INTERNET, TANTE STORIE DA RACCONTARE INSIEME…” che vi invitiamo a leggere con attenzione.
C’è molto da fare, per questo occorre che tutti quanti facciano la propria parte: genitori, educatori, istituzioni, aziende tech e cittadini e aiutare la Polizia Postale a fare il loro lavoro. Non possiamo voltarci dall’altra parte. È fondamentale comprendere le difficoltà dei ragazzi, ascoltarli, accompagnarli e proteggerli nei loro percorsi digitali. Non bisogna mai aver paura di denunciare: segnalare situazioni sospette o pericolose è un atto di responsabilità e coraggio, non una colpa. La sicurezza dei bambini e degli adolescenti online dipende da un impegno collettivo e concreto, ogni giorno.
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Bambini e adolescenti nel mirino del web: la Polizia Postale svela le nuove minacce digitali
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Bambini e adolescenti nel mirino del web: la Polizia Postale svela le nuove minacce digitali
Polizia Postale in prima linea nella protezione dei minori dai pericoli del web: grooming, sextortion, cyberbullismo e sfide social.Redazione RHC (Red Hot Cyber)
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A hacker stole data from TeleMessage, the firm that sells modified versions of Signal to the U.S. gov
A hacker stole data from TeleMessage, exposing messages from its modified Signal, WhatsApp, and other apps sold to the U.S. government.Pierluigi Paganini (Security Affairs)
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#securityaffairs #hacking #malware
Experts shared up-to-date C2 domains and other artifacts related to recent MintsLoader attacks
MintsLoader is a malware loader delivering the GhostWeaver RAT via a multi-stage chain using obfuscated JavaScript and PowerShell.Pierluigi Paganini (Security Affairs)
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Can we fix the digital transatlantic relationship?
WELCOME BACK TO DIGITAL BRIDGE. I'm Mark Scott, and this weekend marked May 4th — also known as Star Wars Day, for those who follow such things. This video plays in my head every time I have to explain the Star Wars basics to a non-fan.
For anyone in Brussels on May 15, I'll be co-hosting a tech policy gathering in the EU Quarter. We're running a waiting list, so add your name here and we'll try to open up some more slots.
— The transatlantic relationship on tech is in the worst shape in decades. Here are some ways to improve it — even if wider political tension remain.
— A far-right candidate won the first round of Romania's presidential election. Europe has not responded well to the digital fall-out.
— Media freedom has been significantly curtailed over the last decade amid people's shift toward social media for their understanding of the world.
Let's get started:
Rayhunter Sniffs Out Stingrays for $30
These days, if you’re walking around with a cellphone, you’ve basically fitted an always-on tracking device to your person. That’s even more the case if there happens to be an eavesdropping device in your vicinity. To combat this, the Electronic Frontier Foundation has created Rayhunter as a warning device.
Rayhunter is built to detect IMSI catchers, also known as Stingrays in the popular lexicon. These are devices that attempt to capture your phone’s IMSI (international mobile subscriber identity) number by pretending to be real cell towers. Information on these devices is tightly controlled by manufacturers, which largely market them for use by law enforcement and intelligence agencies.Rayhunter in use.
To run Rayhunter, all you need is an Orbic RC400L mobile hotspot, which you can currently source for less than $30 USD online. Though experience tells us that could change as the project becomes more popular with hackers. The project offers an install script that will compile the latest version of the software and flash it to the device from a computer running Linux or macOS — Windows users currently have to jump through a few extra hoops to get the same results.
Rayhunter works by analyzing the control traffic between the cell tower and the hotspot to look out for hints of IMSI-catcher activity. Common telltale signs are requests to switch a connection to less-secure 2G standards, or spurious queries for your device’s IMSI. If Rayhunter notes suspicious activity, it turns a line on the Orbic’s display red as a warning. The device’s web interface can then be accessed for more information.
While IMSI catchers really took off on less-secure 2G networks, there are developments that allow similar devices to work on newer cellular standards, too. Meanwhile, if you’ve got your own projects built around cellular security, don’t hesitate to notify the tipsline!
Password, fine di un’era: Microsoft passa definitivamente alle passkey
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Microsoft elimina definitivamente le password: ora tutti i nuovi account adottano automaticamente le passkey basate su standard FIDO2. Una rivoluzione nella sicurezza digitale che abbandona le credenziali statiche tradizionali in favore di
Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
StealC V2: anatomia di un malware moderno e modulare
Nel vasto arsenale del cybercrimine, una categoria di malware continua ad evolversi con una velocità e una precisione quasi industriale: gli information stealer. Questi strumenti, nati inizialmente per sottrarre dati di autenticazione dai browser, sono ormai diventati sofisticate piattaforme di raccolta dati, persistenti e scalabili. Tra questi, StealC rappresenta una delle implementazioni più dinamiche e pericolose degli ultimi anni.
La versione 2 di StealC, apparsa sul radar a marzo 2025, ne segna un’evoluzione profonda, sia dal punto di vista strutturale che operativo. Questo articolo vuole essere una disamina tecnica completa, arricchita dall’analisi comportamentale visuale ottenuta tramite una sandbox dinamica, e rivolta a professionisti del settore che vogliono comprendere il vero impatto di questo stealer nell’ecosistema delle minacce contemporanee.
Chi è StealC? Breve storia e contesto
StealC è emerso nel 2023 come un infostealer generico, spesso usato da threat actor di medio livello per campagne di phishing e malware-as-a-service (MaaS). Sfruttava già da allora un approccio modulare, basato su loader custom e comunicazioni C2 mascherate.
Negli ultimi mesi del 2024 e nei primi del 2025, gli analisti di Zscaler e altri team di threat intelligence hanno osservato una crescita esponenziale di varianti, con l’introduzione della versione 2 (V2) come vero e proprio salto architetturale. Si tratta, a tutti gli effetti, di un framework di cyber spionaggio: un sistema flessibile, adattivo e dotato di un builder integrato che permette di personalizzare l’eseguibile finale in base al target.
Analisi di StealC V2
C2 e comunicazione: JSON e RC4
Uno dei cambiamenti principali è l’introduzione di una struttura C2 basata su JSON. Il traffico in uscita utilizza pacchetti ben strutturati, con chiavi e valori che rappresentano lo stato del client infetto, i moduli attivi e le richieste di aggiornamento. Tutto il traffico è cifrato in RC4, una scelta apparentemente obsoleta ma ancora efficace per eludere i controlli superficiali (soprattutto nei casi di SSL inspection parziale).
Architettura modulare e distribuzione payload
StealC V2 può distribuire moduli secondari sotto forma di:
- MSI packages (T1218.007 – Trusted Execution Utility: msiexec.exe),
- Script PowerShell (T1059.001 – Command and Scripting Interpreter: PowerShell),
- File eseguibili camuffati con estensioni arbitrarie o DLL caricate in memoria.
Questi payload sono controllati da regole configurabili basate su:
- Geolocalizzazione IP,
- Hardware ID (T1082 – System Information Discovery),
- Software installato (T1518 – Software Discovery).
Persistenza e evasione
I meccanismi di persistenza si appoggiano su:
- Task Scheduler (T1053.005),
- Chiavi Run e RunOnce del registro (T1547.001),
- Caricamento tramite AppInit_DLLs per DLL hijacking (T1546.010).
L’offuscamento del codice è stato migliorato sensibilmente, con funzioni API risolte dinamicamente tramite hashing, per evitare il matching statico da parte degli AV tradizionali. Le configurazioni sono cifrate in AES con chiave embedded, e il codice presenta segmenti crittografati caricati solo in memoria (T1027 – Obfuscated Files or Information).
Nuove funzionalità: screenshot, file grabber e brute-forcing
Tra le funzionalità nuove o migliorate della V2 troviamo:
Screenshot multi-monitor
Il modulo screenshot ora è in grado di mappare più display, salvando una sequenza di immagini in formato compresso e inviandole via C2 in batch crittografati. La funzione può essere innescata manualmente o automatizzata a intervalli.
File Grabber Unificato
Un solo modulo è in grado di:
- Cercare file per estensione (.docx, .xlsx, .kdbx, .pdf),
- Filtrare per path (Desktop, Downloads, OneDrive),
- Analizzare metadati per evitare duplicati.
Brute-Forcing Server-Side
Un’altra novità è la possibilità di sottoporre credenziali raccolte a un modulo server-side di brute force, che sfrutta dizionari aggiornabili e reporta solo quelle effettivamente valide. Questo permette agli operatori di ridurre la rumore di fondo delle esfiltrazioni.
Grafo comportamentale: analisi della telemetria sandbox
Il grafo allegato rappresenta l’esecuzione osservata in un ambiente sandbox. Ecco alcuni elementi chiave:
- Il nodo iniziale StealC.exe attiva una catena di esecuzione parallela. Ogni linea rappresenta un collegamento parent-child tra processi (es. esecuzione o injection).
- Le relazioni con
[T1059.001]
indicano PowerShell scripts eseguiti, probabilmente per:- raccogliere info di sistema (T1082),
- testare la presenza di AV o sandbox (T1497),
- scaricare ulteriori moduli.
- Altri nodi (es.
[T1055]
) fanno riferimento a tecniche di Process Injection, usate per migrare in processi legittimi (es. explorer.exe o svchost.exe). - Tecniche come
[T1071.001]
(web protocols) evidenziano comunicazioni con il C2 via HTTP/HTTPS (eventualmente offuscati come traffico legittimo con header personalizzati o parametri randomizzati). - Alcuni processi secondari si chiudono rapidamente, altri restano attivi in background, suggerendo l’utilizzo di thread asincroni o tecniche di polling remoto.
In sintesi: la struttura modulare e non lineare del malware è pensata per eludere detection comportamentali e confondere l’analisi post-mortem.
Relazione con Amadey e l’ecosistema malware
StealC V2 è stato spesso osservato in combinazione con Amadey, usato come dropper iniziale. In questo schema:
- Amadey infetta il sistema,
- Raccoglie informazioni iniziali,
- Se i criteri sono soddisfatti, viene scaricato StealC,
- Quest’ultimo prende il controllo della fase di esfiltrazione e persistente C2.
Questa collaborazione tra malware è indicativa di un ecosistema cybercriminale maturo, in cui i payload si specializzano e agiscono in sinergia per massimizzare il profitto.
Considerazioni conclusive
StealC V2 non è uno stealer qualsiasi. È un prodotto professionale, destinato a gruppi APT, gruppi di cybercrime organizzato e a operatori che desiderano campagne customizzabili su larga scala. La sua architettura modulare, la configurabilità granulare, e le tecniche di evasione avanzate lo rendono estremamente pericoloso.
Le difese tradizionali non bastano più. Occorre un approccio multilivello:
- EDR con rilevamento comportamentale e memoria (memory scanning),
- SIEM con correlazione di eventi (esecuzioni PowerShell anomale, connessioni esterne su domini appena registrati),
- Restrizioni su PowerShell (modalità ConstrainedLanguage),
- Network monitoring con ispezione TLS profonda,
- E soprattutto training continuo degli utenti, vero primo anello della catena difensiva.
StealC V2 è solo uno dei tanti segnali che ci ricordano quanto l’industria del malware sia oggi una vera e propria supply chain, con ruoli, moduli, logiche di mercato e aggiornamenti continui. Un malware che evolve come un software, ma con un solo obiettivo: rubare, controllare, monetizzare.
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StealC V2: anatomia di un malware moderno e modulare
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StealC V2: anatomia di un malware moderno e modulare
Scopri come funziona StealC V2, lo stealer modulare che domina il 2025: analisi tecnica, grafo comportamentale e tecniche avanzate di evasioneSandro Sana (Red Hot Cyber)
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Action Figure: Stai regalando i tuoi dati per un avatar cretino? Sì
Dall’inizio di aprile, i social network LinkedIn e X sono stati inondati di immagini di utenti sotto forma di personaggi in miniatura. Ogni personaggio ha i suoi accessori personali, dal tappetino da yoga alle cuffie. Ciò comporta che migliaia di persone creino tali immagini utilizzando il nuovo generatore di immagini ChatGPT basato su GPT-4o. Non solo disegna nello stile dello Studio Ghibli, ma riesce anche a trasformare senza sforzo una foto in un avatar di bambola dettagliato. Tuttavia, dietro questo gioco innocuo si nasconde uno scambio poco ovvio: contenuti visivi in cambio di dati personali.
Per creare una statuina, basta caricare una foto. Ma insieme ad esso, nel sistema entrano non solo il volto, ma anche molti altri dati. Il file immagine può memorizzare informazioni sull’ora in cui è stata scattata la foto e sulla sua geolocalizzazione e, se la foto è scattata ad alta risoluzione, OpenAI può anche acquisire oggetti sullo sfondo, altre persone e persino elementi leggibili come badge. Questo è ciò che sottolinea Tom Vazdar dell’Open Institute of Technology, il quale sottolinea che tali dati forniti volontariamente costituiscono il materiale ideale per addestrare le reti neurali, in particolare quelle multimodali.
Oltre alle foto stesse, ChatGPT registra anche i parametri del dispositivo (tipo, sistema operativo, browser, identificatori univoci) e il comportamento dell’utente: con quali prompt lavora, come interagiscono con l’interfaccia, cosa modifica. Gli esperti sottolineano che non si tratta solo di dati biometrici, ma anche del contesto: il contenuto della stanza, gli abiti, gli oggetti sul tavolo. Ciò crea una serie impressionante di informazioni personalizzate. La paranoia digitale è il nuovo buon senso.
Sebbene OpenAI neghi che la tendenza che le Action Figure sia stata una mossa calcolata per raccogliere dati, l’azienda trae vantaggio dal fatto che gli utenti caricano volti nuovi e diversi, provenienti da diversi continenti, età ed etnie. In un contesto in cui è sempre più difficile per le aziende raccogliere dati apertamente, queste campagne funzionano meglio di qualsiasi funnel.
In base all’attuale politica sulla privacy di OpenAI, le immagini inviate tramite ChatGPT possono essere utilizzate per migliorare i modelli. Sebbene l’azienda sottolinei di non creare profili utente a scopo pubblicitario né di vendere informazioni personali, si riserva il diritto di elaborare i contenuti. Allo stesso tempo, la stessa OpenAI afferma di dare priorità alla privacy e che i modelli vengono addestrati su dati relativi al mondo, non sui singoli individui. Gli utenti dispongono di strumenti di controllo, tra cui l’esportazione, l’eliminazione e il divieto di utilizzo dei dati di formazione.
In Europa e nel Regno Unito esistono normative severe, tra cui il GDPR, in base alle quali il trattamento dei dati biometrici richiede un consenso separato. Ma come sottolinea l’avvocato Melissa Hall, una foto diventa biometrica solo se elaborata allo scopo di identificarla in modo univoco. Trasformare una foto in una versione cartoon non rientra certo in questa definizione. Negli Stati Uniti la regolamentazione non è uniforme: California e Illinois si distinguono per le misure più severe, ma non esiste una politica comune, il che crea un vuoto legislativo.
I sostenitori avvertono che, senza chiare restrizioni, una persona, una volta caricata nel sistema, potrebbe rimanervi per sempre, diventando parte di modelli futuri o venendo raggruppata con altri dati. Anche se la piattaforma promette di non utilizzare direttamente le foto, i meccanismi di cancellazione e controllo sono ancora troppo vaghi.
Gli esperti consigliano di abilitare il divieto di utilizzo dei dati per l’addestramento nelle impostazioni di ChatGPT, di disabilitare la cronologia della chat e di eliminare in anticipo i metadati dalle immagini. È meglio utilizzare filtri, foto distorte o avatar digitali. Bisogna prestare particolare attenzione allo sfondo: può rivelare più cose su di te di quanto sembri. E, cosa più importante, non caricare foto di altre persone senza il loro consenso: l’utente è responsabile del contenuto..
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Lux
in reply to Lorenzo Franceschi-Bicchierai • • •is it time to watch (again) "A message from Skype CEO" ?
Yes, it is :
youtube.com/watch?v=ZI0w_pwZY3…
- YouTube
www.youtube.comVessOnSecurity
in reply to Lorenzo Franceschi-Bicchierai • • •Lorenzo Franceschi-Bicchierai
in reply to VessOnSecurity • • •VessOnSecurity
in reply to Lorenzo Franceschi-Bicchierai • • •