L'uomo che si è avvelenato con ChatGPT e l'insidia della gratuità
Nel mio ultimo video ho raccontato di un uomo che avendo letto degli effetti negativi del consumo di sale ha ben pensato di chiedere a ChatGPT come eliminarlo. 
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L'uomo trovava online solo consigli su come ridurlo –perché infatti non andrebbe eliminato– e dunque si sarebbe rivolto al chatbot che avrebbe consigliato il bromuro di sodio come sostituto.
Ciao! Sono Martino e parlo del rapporto tra intelligenza artificiale e società, e di altre cose. Mi trovi anche sui social come @oradecima (Instagram, Bluesky, YouTube).
Voglio fare un esperimento per essere meno dipendente dai social, quindi proverò ad accompagnare qui i video brevi a qualche riga scritta, in modo che chiunque possa fruirne anceh senza dovermi trovare sui social.
Ditemi se vi piace, vediamo.
⏰
chi ha già visto il video può scorrere fino al prossimo titolo 🌝
Forse non ricordate dove sia il bromuro di sodio nel vostro supermercato di fiducia, se nello scaffale prima o dopo i sughi pronti. c'è un motivo:
il bromuro non è fatto per essere mangiato. Ma anzi, la sua esposizione può portare al bromismo, che nel secolo scorso era causa di circa un ricovero psichiatrico su dieci.
L'uomo di cui parliamo, la cui vicenda è uscita sugli Annals of Internal Medicine, si presenta al pronto soccorso ipotizzando che il vicino lo stia avvelenando. Dopo un ricovero forzato che gli permette di stabilizzarsi confessa ai medici la sua fantasiosa dieta, e si arriva alla diagnosi di bromismo.
Ci sono tre cose che possiamo imparare da questo episodio:
La prima è, ripetiamo insieme, che non ti puoi fidare di ChatGPT. Certamente possiamo fare domande, usarlo per fare ricerche, come faccio io stesso regolarmente. Ma come abbiamo imparato a non fidarci alla cieca di tutto quello che leggiamo online, dobbiamo capire questo strumento con i suoi punti deboli e forti.come era saggio Abramo
ChatGPT risponde in base ai dati che ha ricevuto nel training: è in buona approssimazione un mischione di ciò che è popolare su internet. E siccome non è cosciente del testo che genera può fare collegamenti inadatti al contesto, come quando gli chiediamo una battuta e traduce in italiano un gioco di parole inglese, perché non sa che non funzionerà.
Fa parte del problema delle allucinazioni. La soluzione è semplice: o dobbiamo saper abbastanza sul tema in questione per valutare noi la risposta di ChatGPT, oppure la dobbiamo usare come trampolino per avere conferma da un'altra fonte più stabile. Su questo punto credo ottimisticamente che se conosciamo lo strumento lo possiamo usare in modo utile. I hope.
La seconda riflessione è che ci troviamo in un curioso trade-off: quando questi strumenti migliorano diventiamo più vulnerabili. È più o meno il paradosso dell'affidabilità dell'AI:
se un modello AI sbagliasse nel 50% delle risposte sarebbe facile ricordare che non ci possiamo fidare, perché vedremmo continuamente degli errori.
Come dire, ai tempi di GPT-2 era "facile" non fidarsi del testo generato (al netto del fatto che non lo conoscesse nessuno e che non avesse la modalità "chat").
Immaginiamo ora un altro modello, decisamente migliore –ma non perfetto– e ipotizziamo che solo 1 volta su 10 generi una risposta insensata invece delle 5/10 di prima.
Sarebbe naturale in questo secondo caso venire progressivamente portati a fidarci di quello che viene generato senza ricontrollare, perché molto spesso funziona davvero.
Questo è il rischio che viviamo oggi: i modelli migliorano, ed è un bene. Ma le allucinazioni sono una feature strutturale dei modelli di linguaggio, e sono ancora qui, in barba a chi anni fa diceva che entro pochi mesi sarebbero state "risolte".
Le allucinazioni sono date dall'inequivocabile fatto che i modelli di linguaggio non possono conoscere cosa è reale, perché non hanno esperienza fuori dalla distribuzione statistica dei testi che gli diamo. E quindi?
Dobbiamo aggrapparci saldamente, anche quando la corrente sembra trascinarci, e mantenere la lucidità della fragilità di ciò che genera un chatbot. Non si tratta di rifiutarli necessariamente in toto, ma di non cedere a questa pigrizia cognitiva: anche se 90 volte su 100 generano il testo corretto dobbiamo mantenere la consapevolezza che strutturalmente non possono garantirci l'esattezza, e questo vale anche quando vediamo allegati i link, che dobbiamo sempre controllare.
L'altro problema: il potere della gratuità
Benvenute alle persone che arrivano avendo visto il video e hanno skippato fino ad ora! Arriviamo alla terza riflessione.
Come dicevamo, i modelli AI migliorano di versione in versione; certi problemi rimangono, ma le aziende promettono di renderli sempre più sicuri e potenti.
Aneddoticamente, ChatGPT con GPT-5 ora mi risponde correttamente che il bromuro non va bene per sostituire il sale e ne distingue gli usi.
Ma cosa succede allora se certi modelli o certe funzionalità dei modelli sono bloccate dietro al pagamento di un abbonamento?
Al momento con GPT-5 solo gli utenti Plus o Pro possono scegliere deliberatamente se arrivare la modalità Thinking, che in certe situazioni fa generare risposte più elaborate.
Gli utenti free, oltre ad avere un limite all'utilizzo, possono solo assecondare la scelta automatica del sistema di quando attivare la modalità Thinking o meno.
Questo è...ovvio. È totalmente banale che chi paga abbia funzionalità in più e un prodotto migliore, non stupisce nessuno e più o meno tutti i prodotti (tech e non) funzionano in questo modo.
Riproponiamo dunque una dinamica di disuguaglianza, se vogliamo di classe: chi può permetterselo ottiene l'AI migliore, le risposte più accurate e riesce a velocizzare maggiormente il proprio lavoro.
Come dicevo, questa è una ovvietà, ma penso valga la pena evidenziarlo: la narrazione delle aziende AI è spesso che questi strumenti "democratizzino" e rendano più accessibili certi risultati.
In una certa misura questo è vero (pensiamo ai sottotitoli: oggi per me grazie all'AI è facilissimo mettere i sottotitoli ai miei video).
Ma sotto altri punti di vista questo non cancella le dinamiche gerarchiche del nostro mondo capitalistico: chi ha già più risorse continuerà ad avere vantaggi maggiori con l'AI, a patto di usarla adeguatamente.
Questo è vero anche a livello macroscopico: i sistemi AI funzionano meglio per lingue come l'inglese o l'italiano per cui c'è molto materiale per l'addestramento, mentre è più difficile per le lingue a basse risorse, per esempio diverse lingue del continente africano di cui ci sono meno dati.
Ed è vero anche individualmente se certe feature o un numero maggiore di messaggi sono disponibili solo agli utenti paganti.
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Di nuovo, dato il nostro sistema economico è ovvio che questo accada. E anzi, non è male che per esempio ChatGPT offra anche agli utenti free il suo ultimo e migliore modello GPT-5. Non sto insomma dicendo necessariamente che dobbiamo radere tutto al suolo. (unless...)
Il mio spunto, per concludere, è piuttosto quello di ricordare che ad oggi questi sistemi sono comunque privati e chiusi, by design. Teniamolo a mente quando qualcuno ci vende un sogno di elevazione collettiva.
Quanto possiamo collettivamente affidarci a loro senza renderci troppo dipendenti?
Se OpenAI o Google o Microsoft o Anthropic decidessero unilateralmente di cambiare totalmente il costo di accesso ai loro sistemi, quanto potere abbiamo noi? (o che succede se ChatGPT va in down?)
E dunque quanto dovremmo regolamentare tutto ciò? Forse se vogliamo sognare un futuro diverso dobbiamo occuparci anche di come costruire le tecnologie con i valori che vogliamo.
Eventismi
Se siete a Roma, tra l'altro, domenica 7 alle 16 mi trovate a Terra, la festa nazionale di AVS, per "IMMAGINIAMO IL DOMANI, COSTRUIAMO L’OGGI" un panel con l'Unione Giovani di Sinistra e i Giovani Europeisti Verdi a parlare di come rapportarci all'AI a livello lavorativo e sociale, e come immaginare la nostra costruzione della tecnologia per un domani. Qui trovate programma completo della festa!
Linkini interessanti
🍳 Cosa c'è nella cucina di Sam Altman, CEO di OpenAI? Pezzo divertentissimo del Financial Times che analizza la cucina di Sam Altman e le sue molte bottiglie di olio d'oliva.
🚒 Ho scoperto tramite, ovviamente, TikTok, che in USA esiste un programma per le scuole superiori in cui simulano delle morti da incidenti stradali. Fanno questo evento pubblico in cui simulano un incidente, fanno dei finti funerali usando i veri nomi degli studenti "morti" e a volte ci sono degli altri studenti che interpretano il tristo mietitore che va a scegliere le sue vittime e io non ci posso credere e OVVIAMENTE, OVVIAMENTE vi cito il paragrafo Effectiveness da Wikipedia (grassetti miei):
EffectivenessStudies that have tracked students before and after the Every 15 Minutes program have shown that the program may have a favorable short-term effect on students' stated attitudes but no effect on actual behavior.[4]
To date, no study has shown that the Every 15 Minutes program actually leads to a decrease in teen drinking and driving rates.
This has led to charges that the Every 15 Minutes program is similar to the controversial DARE anti-drug program in that it produces the appearance of addressing the problem but does not produce the desired change in behavior.
It has been long known that these types of approaches (i.e. scare tactics, dramatizations) that attempt to increase awareness or improve knowledge are ineffective.
raga ma come si può pensare che abbia senso, wow
🪩 Sarah McCreanor, @smacmccreanor e la sua stupenda performance in cui imita i video in cui vengono messi oggetti di vario tipo sotto le presse, amazing.
🧽 Barbero racconta Spongebob, tipo, di @andreamillais
🧑⚕️ In USA, RFK Jr, capo del dipartimento della salute del governo Trump, vuole focalizzarsi sulla nutrizione e sul far mangiare meglio le persone americane. Allo stesso tempo, vengono fatti ampi tagli ai programmi che aiutano le persone a mangiare meglio. Per ricordare le contraddizioni di certe narrazioni politiche.
Allora; non sono riuscito a farla uscire sabato, quindi questa lettera esce mezza settimana in ritardo. Per me è comunque un successo (gif umoristica di persona che suda). Prossima settimana ci riprovo, ci vediamo giovedì e parliamo di un casino che è successo in USA tra giornalismo e politica, mi sa.
E come sempre, grazie per la lettura 👋
RFK Jr’s plan to improve America’s diet is missing the point
A focus on doctors’ training will do little if federal funding is stripped from healthcare, nutrition and education.Jessica Hamzelou (MIT Technology Review)
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Israele paga 38 milioni a Google per negare il genocidio
Un’inchiesta di Lee Fang e Jack Pulson, di Drop Site, documenta come le autorità israeliane hanno lanciato una costosissima campagna di propaganda online per cercare di soffocare la realtà dei fatti sul genocidio a Gaza. Se in questi giorni avete usato YouTube è probabile abbiate visto almeno un video di questa campagna, che sostiene che a Gaza ci sia abbondanza di cibo: grazie alle sponsorizzazioni il video ha raggiunto 6 milioni di visualizzazioni in 13 giorni. Il video è pubblicato sul canale del ministero degli Affari esteri israeliano. La campagna è gestita da una “Agenzia pubblicitaria del governo israeliano,” e fa parte di un investimento di 150 milioni di nuovi shekel, 38 milioni di euro, che Tel Aviv sta facendo in pubblicità di Google. Il governo israeliano parla espressamente di hasbara, una parola intraducibile che si colloca tra le pubbliche relazioni e la propaganda. Oltre ai 38 milioni su Google, il governo israeliano ha speso 10 milioni di nuovi shekel, 2,5 milioni di euro, in campagne pubblicitarie su X, e 7 milioni di nuovi shekel, 1,8 milioni di euro, sulla piattaforma Outbrain/Teads, che serve pubblicità per siti internet di terze parti. Non è la prima volta che il governo israeliano lancia una campagna del genere: quest’estate WIRED aveva denunciato la presenza di ads su Google che volevano screditare l’UNRWA, e lo stesso Google nel proprio ultimo bollettino sulle operazioni di influenza estera aveva riportato di aver interrotto 4 campagne d’influenza israeliane che promuovevano contenuto in inglese, francese, tedesco, italiano e greco. (Lee Fang / Drop Site / YouTube / Google Ads Transparency Center / Governo israeliano / WIRED / Google Thread Analysis Group)
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Israele paga 38 milioni a Google per negare il genocidio
Il governo israeliano spende milioni di diffondere pubblicità che negano il genocidio. Tra le altre notizie: la manifestazione apartitica “Blocchiamo tutto” contro il governo francese, continua la crisi del centrosinistra per le elezioni in Puglia, e…Alessandro Massone (The Submarine)
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L’Europa resta a guardare
L’esercito israeliano ha iniziato la mobilitazione di circa 60 mila riservisti, che dovranno prendere parte all’occupazione della città di Gaza. I riservisti riceveranno nuovo addestramento — per la durata di 3 o 4 giorni — per il combattimento in contesti urbani, così come in spazi aperti, e saranno pienamente armati. Secondo retroscena di Kan e Haaretz ci sarebbero non pochi riservisti che avrebbero intenzione di non rispondere alla chiamata dell’esercito, anche se difficilmente si tratterà di numeri che faranno la differenza nell’ambito della mobilitazione. Un riservista, rimasto anonimo, che ha parlato con AL-Monitor riporta che parte dei propri dubbi vengono proprio dalla contrarietà della leadership militare all’operazione. È una prospettiva che emerge più volte dai retroscena, soprattutto sulla stampa israeliana: un retroscena di Haaretz oggi parla di come Eyal Zamir, il capo di stato maggiore delle IDF avrebbe dovuto “battere i pugni sul tavolo” per parlare con il gabinetto di sicurezza di possibili accordi per liberare i prigionieri israeliani. Nelle dichiarazioni pubbliche — in altre parole, nella realtà dei fatti — le cose vanno un po’ diversamente: Zamir ha dichiarato che le operazioni per occupare Gaza sono già incominciate, e che l’aggressione di Gaza non si fermerà “finché non avremo sconfitto il nemico.” “Hamas non avrà nessun posto dove nascondersi. Li troveremo ovunque, che siano figure di alto livello o di basso livello” — in altre parole, qualsiasi persona — “li colpiremo tutti, sempre.” (Anadolu / AL-Monitor / Haaretz / the Times of Israel)
Mentre procedono i piani per occupare la città di Gaza, continua anche l’obiettivo di smembrare la Cisgiordania: le IDF hanno “arrestato” Tayseer Abu Sneineh, il sindaco di Hebron, accusandolo di “attività terroristiche,” per il suo presunto supporto per Hamas e per il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina. Il suo è parte di una vera e propria “campagna di arresti” attraverso diverse città della Cisgiordania. L’obiettivo delle autorità israeliane è quello di smembrare le attuali amministrazioni per creare una rete di “emirati palestinesi” che riconoscano lo stato israeliano, sul modello dei bantustan presenti in Sudafrica durante l’apartheid. (the Jerusalem Post / Middle East Monitor / th Wall Street Journal / the Jerusalem Post)
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L’Europa resta a guardare
Mentre Tel Aviv organizza l’occupazione della città di Gaza e lavora per smembrare la Cisgiordania, l’Europa è completamente paralizzata.Alessandro Massone (The Submarine)
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Nessuno può più dire che non sia genocidio
Che quello in corso a Gaza sia un genocidio è evidente da mesi, ma ora c’è, in qualche modo, la certificazione: l’Associazione internazionale degli studiosi del genocidio ha approvato una risoluzione secondo cui le azioni del governo Netanyahu VI rispondono ai criteri legali per essere descritte come genocidio. La risoluzione è passata con una netta maggioranza — l’86% dei votanti. Il documento si apre in modo politico, riconoscendo l’attacco di Hamas di due anni fa, e scrivendo che anch’esso “costituisce crimini internazionali,” ma procede riconoscendo una lunga lista di crimini da parte delle autorità israeliane e sottolineando che l’Associazione non è la prima ad esprimersi in questo senso. Il documento si conclude chiedendo al governo israeliano di sospendere “tutti gli atti che costituiscono genocido, crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro i palestinesi a Gaza,” e chiede agli stati firmatari di “rispettare i propri obblighi” di fronte alla Corte penale internazionale consegnando le persone per cui è stato rilasciato mandato d’arresto. Il testo conclude chiedendo “al governo israeliano e agli altri membri delle Nazioni Unite di supportare un processo di riparazioni e di transitional justice che garantirà democrazia, libertà, dignità e sicurezza per tutte le persone a Gaza.” Da quando è stata formata, nel 1994, l’Associazione ha certificato 9 episodi — storici o contemporanei — come genocidio. (Associazione internazionale degli studiosi del genocidio)
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Nessuno può più dire che non sia genocidio
L’Associazione internazionale degli studiosi del genocidio ha certificato il genocidio a Gaza. Tra le altre notizie: anche il governo belga riconoscerà lo stato di Palestina, la destra continua a non avere candidati per le regionali, e uno studio sug…Alessandro Massone (The Submarine)
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🏖️ Finita la pausa estiva, ritorna il blog!
📡 Fuori da ieri il teaser della seconda stagione del 2025. Qui tre spoiler in esclusiva. Leggi il testo per scoprire il resto!
👉 flaviopintarelli.it/2025/08/31…
📧 Non delegare all'algoritmo le tue letture! Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i contenuti nella tua casella di posta.
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Il governo Netanyahu progetta l’annessione del 60% della Cisgiordania
Un retroscena del Times of Israel riporta che durante l’ultima riunione del gabinetto di sicurezza del governo Netanyahu VI si è discusso dell’escalation contro la città di Gaza, e della possibilità di annettere parti della Cisgiordania. Il governo non ha discusso invece, eventuali accordi o soluzioni che avrebbero potuto portare al rilascio dei prigionieri israeliani ancora a Gaza, tant’è che alla riunione non è stato invitato il maggior generale Nitzan Alon, che è responsabile per le IDF dei negoziati sui prigionieri. Della possibilità di annettere formalmente parti della Cisgiordania si parlava da qualche giorno — i ministri della destra più estrema del governo vorrebbero che il processo di annessione fosse almeno avviato prima dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la cui sessione durerà dal 9 al 29 settembre. Axios ne ha parlato con tre funzionari israeliani, statunitensi e comunitari, che hanno confermato che la conversazione nel governo Netanyahu è seria. La variabile principale è la posizione di Trump: durante la propria prima amministrazione Trump aveva fermato due volte le aspirazioni coloniali di Tel Aviv sulla Cisgiordania, ma i funzionari israeliani ora scommettono che gli si possa far cambiare idea, giocando sulla collera del presidente contro gli alleati che hanno deciso di rompere con gli Stati Uniti per riconoscere lo stato palestinese. La minaccia possibilità di annettere parti della Cisgiordania è stata espressa anche direttamente agli stati europei che hanno intenzione di riconoscere lo stato palestinese: un funzionari europeo ha rivelato che il ministro degli Affari strategici Dermer avrebbe indicato che Tel Aviv potrebbe decidere di annettere tutta l’“Area C” della Cisgiordania — l’equivalente del 60% del territorio totale. (the Times of Israel / Axios)
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Il governo Netanyahu progetta l’annessione del 60% della Cisgiordania
Il governo israeliano sta usando l’annessione della Cisgiordania come minaccia contro gli stati che intendono riconoscere lo stato palestinese.Alessandro Massone (The Submarine)
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Blog teaser - season #2 - 2025
Dal punto di vista della produttività, il 2025 può essere definito un anno "benedetto" per questo blog. Da gennaio alla fine di luglio sono riuscito a pubblicare con regolarità almeno un contenuto a settimana.
La striscia si è interrotta nel mese di agosto, durante il quale mi sono preso una pausa dalla scrittura per godermi qualche settimana di ferie.
Nel salutare te e gli altri lettori mi ero chiesto se e quando sarei riuscito a riprendere le pubblicazioni ma, soprattutto, se sarei riuscito a tenere la stessa regolarità anche durante la seconda parte dell'anno.
Così, al rientro dalle ferie, ho iniziato a lavorare alla nuova stagione del blog che, al momento, conta già tre post scritti, caricati e programmati e almeno altri due sono in fase di progettazione.
Questo significa che nelle prossime settimane potrò contare su un buffer tale da farmi ben sperare di poter tornare a pubblicare con regolarità un post a settimana.
Come accaduto nel resto dell'anno, i post usciranno ogni domenica sera (a proposito, che ne pensi di questa modalità di uscita? È comoda o fa schifo, fammelo sapere nei commenti) e verranno condivisi sui social nei giorni successivi.
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Prossimamente su questi schermi.
Come detto sopra, tre sono i post già pronti che usciranno nelle prossime settimane.
Due hanno a che fare con il workshop di worldbuilding che ho tenuto a Scicli all'inizio di agosto: uno è un reportage molto personale dei tre giorni passati in Sicilia, l'altro la trascrizione della performative lecture che ho tenuto il giorno prima del workshop.
Quest'ultima riprende, chiarisce e approfondisce le note che avevo pubblicato qualche mese fa. Vista la risposta incoraggiante che sta avendo il format a cui ho lavorato nell'ultimo anno ho deciso di approfondire i temi legati al worldbuilding, quindi aspettati altri contenuti su questo tema.
Il terzo post in scaletta è il quinto episodio di La turbolenza, il diario di lavorazione di un libro sulla politica altoatesina che forse non uscirà mai. È dedicato a uno dei temi che più ha tenuto banco nelle cronache locali durante l'estate: l'overtourism.
Idee ancora da sviluppare
Tra queste ci sono almeno due recensioni: quella di Tecnopolitica, il saggio di Asma Mhalla dedicato alla militarizzazione delle tecnologie digitali e quella di Warfare, il film diretto da Ray Mendoza e Alex Garland.
Inoltre è da qualche tempo che sto pensando a un saggio dedicato al rapporto tra immagini e realtà al tempo delle intelligenze artificiali generative.
Mi piacerebbe scriverlo, ma ho qualche remora perché per farlo potrei dover tirare in balle le immagini provenienti da Gaza e ho qualche remora a mettere un genocidio in mezzo a un pezzo di theory (anche in questo caso, se ti va di dirmi la tua nei commenti mi fa piacere).
Questi, al momento, sono i contenuti che ho in programma o in mente di realizzare per questo blog. Se ti interessano e ancora non lo hai fatto, ti invito a usare il modulo qui sopra per iscriverti alla newsletter e ricevere gli aggiornamenti nella tua casella di posta.
È un modo comodo e facile per non perderti neanche un post e non dover delegare le tue letture agli algoritmi del capitale. Da parte mia posso dirti che tratterò i tuoi dati sempre con il massimo rispetto.
A presto!
🌈 Ho un sogno 🌈
Mi piacerebbe che scrivere questo blog fosse la cosa a cui dedico la maggior parte del mio tempo e delle mie energie. Se ti piace quello che scrivo puoi donarmi 1€ e aiutarmi a realizzarlo. Per farlo non devi far altro che cliccare il pulsante e seguire le istruzioni.
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🪐 Note sulla creazione di mondi.
Alcune cose che ho imparato progettando un workshop di worldbuilding.Flavio Pintarelli (Flavio Pintarelli | Writer & Strategist)
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A Gaza, un bambino viene ucciso o ferito ogni 10 minuti
Parlando con Al Jazeera, la portavoce dell’UNICEF Tess Ingram è tornata a denunciare quanto sia grave l’emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza. Ingram descrive la Striscia come “il posto più pericoloso al mondo per i bambini,” e sottolinea che l’unica soluzione per mettere fine alle uccisioni e alle mutilazioni è arrivare a un cessate il fuoco. In media, nella Striscia di Gaza un bambino viene ferito o ucciso ogni 10 minuti, senza sosta. “Tutti i bambini di Gaza hanno provato livelli indicibili di paura e sofferenza, e l’UNICEF stima che quasi un milione di bambini abbia bisogno di sostegno psicosociale,” ha dichiarato Ingram. La denuncia dell’UNICEF arriva mentre un retroscena di Associated Press rivela che le IDF si stanno preparando a fermare o ulteriormente rallentare i già pochissimi aiuti umanitari che riescono a entrare nella Striscia. Un funzionario, rimasto anonimo, ha spiegato all’agenzia che le autorità israeliane si stanno preparando a fermare i lanci aerei di aiuti, e ridurre ulteriormente il numero di camion che possono entrare nei territori sotto assedio. L’interruzione dei pochissimi aiuti umanitari fa esplicitamente parte della strategia delle autorità di Tel Aviv per costringere i residenti ad abbandonare la città di Gaza, dove la situazione sta sprofondando nel caos: tanti palestinesi stanno lasciando la città, e le IDF stanno intensificando i propri attacchi. Sabato i militari hanno ucciso 77 persone, tra cui 47 nel nord della città di Gaza, e 11 assassinati mentre erano in fila per ricevere aiuti umanitari. Nelle scorse ore l’aviazione israeliana è tornata a lanciare volantini di guerra psicologica, indicando ai residenti della città di darsi alla fuga, minacciando ulteriori uccisioni. (Middle East Eye / Associated Press / Al Jazeera)
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A Gaza, un bambino viene ucciso o ferito ogni 10 minuti
Le IDF assediano Gaza e si preparano a bloccare di nuovo completamente gli aiuti umanitari. Tra le altre notizie: i ministri degli Esteri EU restano divisi su Gaza, la grande manifestazione per la partenza della Global Sumud Flotilla a Genova, e il c…Alessandro Massone (The Submarine)
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Il dipartimento di stato di quale stato
Il dipartimento di Stato statunitense ha annunciato che la revoca del visto per Mahmud Abbas e il blocco all’emissione di visti per altri 80 funzionari dell’Autorità nazionale palestinese per permettergli di essere presenti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. La decisione arriva in modo trasparente come risposta all’iniziativa di numerosi paesi occidentali di unirsi alla maggioranza globale di stati che riconoscono l’esistenza di uno stato palestinese, in rotta con la posizione minoritaria tenuta da Washington. La messa al bando di Abbas è un’azione molto grave, che ha solo un precedente: l’accordo tra ONU e il suo paese ospitante, gli Stati Uniti, obbliga il governo statunitense a permettere alle delegazioni di tutti gli stati membri di visitare New York per partecipare all’Assemblea generale. Già ora le Nazioni Unite riconoscono la Palestina come uno stato osservatore, e 147 stati — il 75% degli stati ONU — riconoscono l’esistenza dello stato palestinese. Il genocidio israeliano a Gaza ha reso il riconoscimento dello stato palestinese ancora più urgente: negli ultimi 10 anni hanno riconosciuto lo stato palestinese 14 stati — tra questi, 9 hanno annunciato l’intenzione di farlo solo da aprile a questa parte. Secondo la Casa bianca la decisione è giustificata dalla mancata condanna da parte di ANP degli attacchi del 7 ottobre — cosa falsa — e per le campagne condotte dall’Autorità palestinese per ottenere la persecuzione dei crimini contro l’umanità di Netanyahu, che l’amministrazione statunitense descrive come “lawfare,” una guerra legale — un termine che Trump ha usato molto anche in campagna elettorale per screditare i processi contro di lui. (Casa bianca / Nazioni Unite / Al Jazeera / the Times of Israel)
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Il dipartimento di stato di quale stato
Gli Stati Uniti impediranno a Mahmud Abbas e ai membri dell’ANP di partecipare all’Assemblea generale ONU.Alessandro Massone (The Submarine)
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Le IDF hanno raso al suolo un intero quartiere della città di Gaza
Nella notte di mercoledì le IDF hanno intensificato l’aggressione della città di Gaza, facendo avanzare ulteriormente i propri carri armati e lanciando ulteriori bombardamenti. Per ora le operazioni riguardano la periferia della città, ma il portavoce in lingua araba dell’esercito Avichay Adraee ha scritto su X che “l’evacuazione di Gaza è inevitabile,” e che i residenti devono muoversi al sud, dove “riceveranno la migliore assistenza umanitaria,” perché le IDF hanno “iniziato a lavorare per portare tende e preprarare aree per l’istituzione di complessi di distribuzione degli aiuti umanitari.” Dall’inizio delle operazioni nella città di Gaza, denuncia la Protezione civile palestinese, è stato completamente distrutto il quartiere di Zeitoun: sono state distrutte più di 1.500 case, e ora nella zona non resta in piedi più una singola struttura. Il quartiere è sotto bombardamenti incessanti da giorni, anche con l’uso di droni e altre bombe automatizzate. Secondo il portavoce della Protezione civile Mahmoud Bassal, l’80% della popolazione del quartiere si è spostata in altre zone della città. (the New Arab / X / Anadolu)
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Le IDF hanno raso al suolo un intero quartiere della città di Gaza
I militari israeliani hanno distrutto il quartiere di Zeitoun, mentre continua lo scandalo dell’attacco all‘ospedale Nasser.Alessandro Massone (The Submarine)
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50 sfumature di hospitality
«Il servizio è in bianco e nero, l’ospitalità è a colori» scrive Will Guidara nel suo celebre "Un servizio pazzesco". Una frase semplice, ma che racchiude una verità profonda per chi lavora nella ristorazione: servire e ospitare non sono la stessa cosa. Mentre il servizio si fonda su procedure e automatismi, l’ospitalità richiede attenzione autentica, ascolto ed empatia. In questo articolo vedremo cosa significa passare da “fare bene il proprio lavoro” a creare esperienze memorabili per i propri ospiti, capaci di fidelizzarli e di motivare i propri collaboratori.
Servizio vs. ospitalità
«Il servizio è in bianco e nero, l'ospitalità è a colori» («Service is black and white, hospitality is colorful»). Con questa semplice quanto potente frase ad effetto, Will Guidara – autore del libro Un servizio pazzesco. Il potere incredibile di offrire una hospitality al di sopra delle aspettative, ed ex general manager dell'Eleven Madison Park – mette in chiaro una distinzione che (quasi) tutti conoscono, ma che difficelmente si riesce a spiegare. Il servizio è fatto da una serie di procedure standardizzare e ripetitive: salutare, accompagnare al tavolo, prendere l'ordinazione e così via. L'ospitalità, invece, è un'altra cosa. Significa entrare in relazione, anticipare bisogni e desideri e, in definitiva, creare un'esperienza memorabile.
Una differenza che si riflette direttamente nella brand reputation di un locale. Nell'HoReCa, infatti, moltissime sono le attività che funzionano, nel senso che lavorano bene, ma quante – invece – quelle che lasciano il segno? Il servizio, va da sé, non può mancare, è necessario in quanto costituisce la base di ciò che gli ospiti si aspettano. Altra cosa è l'ospitalità, quella vera, che è ciò che si costruisce nel tempo con impegno e passione, fidelizza i clienti e motiva lo staff a dare il massimo.
Il servizio è una procedura, l'ospitalità un'intenzione
Portare a termine un buon servizio significa seguire una procedura standard: sorridere, avere un tono cordiale e rispettare certe tempistiche e modalità. Pratiche che, ben presto, diventano automatismi per chi lavora nella ristorazione (nonostante possano avere differenze consistenti fra locale e locale). Elementi, come si diceva, importanti, ma che ben poco hanno a che fare con l'ospitalità. Un servizio, benché impeccabile, può comunque risultare freddo senza ascolto, empatia né connessione.
L'ospitalità, d'altra parte, nasce dall'intenzione di voler far sentire l'ospite realmente visto e riconosciuto nella propria individualità – in una parola: importante. Non si tratta necessariamente di "aggiungere" qualcosa a quel che normalmente si offre, ma di personalizzare l'accoglienza. Ricordarsi le chiacchierate passate con i clienti così da avere degli spunti conversazionali, offrire un bicchiere d'acqua prima che venga chiesto, o apportare modifiche ad hoc per soddisfare un gusto particolare. Gesti piccoli, certo, che non si possono tuttavia improvvisare, ma che – anzi – richiedono una forte empatia e la flessibilità di agire al di fuori degli schemi.
Come si costruisce un servizio “a colori”
Se si vuole passare dalla monotonia del bianco e nero alla vivacità dei colori serve, come prima cosa, un radicale cambio di mentalità, piuttosto che di strumenti. Fondamentale, in primo luogo, il coinvolgimento dello staffin un percorso atto a comprendere che i clienti reali non sono targettizzabili, che ciascuno è diverso e che ogni interazione è un'occasione per lasciare un segno. Ciò, oltre a gettare le basi per un'ospitalità autentica, significa anche dare autonomia a chi lavora in sala e valorizzare chi riesce a creare connessioni autentiche.
Corollario a questo vi è la formazione. Non tanto quella tecnica (già fondamentale e indipendente da quel che ci interessa), quanto quella relazionale. Infatti, chiunque si interfacci con il pubblico dovrebbe avere uno spiccato spirito d'osservazione, saper decifrare il linguaggio del corpo e riuscire al volo a cogliere ogni più piccolo bisogno degli ospiti. Al giorno d'oggi, il cliente medio è generalmente più preparato e si aspetta un certo standard nel servizio, che una buona parte dei locali soddisfa. In tale contesto, l’unica vera differenza la fa il fattore umano. E, su questo, non si può barare: o c'è o non c'è.
Perché l’ospitalità ripaga
Fare ospitalità richiede impegno, vero, ma non pensiate sia solo una questione formale o di stile: è una vera e propria scelta strategica. I clienti, infatti, sono più propensi a ricordare come si sono sentiti nel tuo locale, l'esperienza che hanno vissuto, piuttosto di che cosa hanno mangiato. E, dove ci si trova bene, si ritorna. Un’esperienza positiva, inoltre, crea passaparola, aumenta il punteggio medio delle recensioni e fidelizza.
Inoltre, elemento da non sottovalutare, un servizio centrato sull’ospitalità è capace di motivare anche lo staff. Lavorare in un ambiente dove si valorizza il lato umano del mestiere rende il tutto più gratificante e i risultati a medio-lungo termine lo confermano: riduzione del turnover, creazione di senso di appartenenza e miglioramento della qualità complessiva del servizio. In definitiva, riprendendo la metafora cromatica: il bianco e nero funziona, ma, per restare impresso, devi pensare a colori.
Un servizio pazzesco – 5 lezioni
Dal libro di Will Guidara, Un servizio pazzesco, molti sono gli insegnamenti che se ne possono trarre.Nicolò Pistone (Restworld Blog)
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Uccidere 21 persone per distruggere una telecamera “di Hamas”
L’esercito israeliano ha dichiarato che il proprio doppio attacco sull’ospedale Nasser di Khan Yunis aveva come obiettivo una “telecamera di Hamas.” Nell’attacco hanno perso la vita 21 persone, tra cui 5 giornalisti: ora le IDF sostengono che tra loro ci sarebbero stati 6 militanti di Hamas. Due delle persone indicate come obiettivi militari erano già state identificate come operatori sanitari. L’attacco su un ospedale era stato autorizzato (!) perché i militari ritenevano che questa “telecamera di Hamas” fosse stata utilizzata per riprendere personale delle IDF. L’esercito non ha fornito nessuna prova a sostegno della teoria che l’obiettivo di un attacco così importante fosse un oggetto, non ha fornito nessuna prova sui presunti contenuti della telecamera, e — come sempre — non ha fornito prove che le persone uccise fossero effettivamente militanti. Dichiarando l’ovvio, il funzionario politico di Hamas Bassem Naim ha fatto notare che anche “se questa affermazione fosse vera,” “ci sono molti modi per neutralizzare una telecamera senza colpire una struttura sanitaria con un proiettile di carro armato” — due volte. Il capo dello stato maggiore delle IDF ha ammesso che ci sono ancora diverse “lacune” nella ricostruzione fornita, compreso il motivo per cui si è usato un carro armato per distruggere una telecamera. (Associated Press)
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Uccidere 21 persone per distruggere una telecamera “di Hamas”
Prendendosi gioco della comunità internazionale, le IDF hanno dichiarato che l’obiettivo dell’attacco all’ospedale Nasser era una telecamera.Alessandro Massone (The Submarine)
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I crimini di guerra in diretta televisiva
Le IDF hanno colpito due volte consecutivamente l’ospedale Nasser, nella città di Khan Yunis. Nell’attacco sono state uccise 21 persone, tra cui 5 giornalisti, oltre che medici e soccorritori della Protezione civile che quotidianamente assistono i tantissimi feriti causati dagli attacchi israeliani. I giornalisti uccisi, Mohammad Slama, Hussam al-Masri, Mariam Abu Daqqa, Moaz Abu taha, Ahmed Abu Aziz, lavoravano per Al Jazeera, Reuters, Associated Press e per altre testate e agenzie. Si tratta di uno degli attacchi con più morti tra quelli che hanno colpito giornalisti e personale sanitario, e la natura “double tap” — in cui a un attacco fa seguito immediatamente un altro attacco — rende evidente si sia trattato di un’aggressione deliberata. Il secondo attacco, quello che ha causato la strage, è avvenuto nel pieno di una diretta televisiva su al–Ghad TV. L’attacco è stato condannato da organizzazioni internazionali, leader politici di tutto il mondo — perfino Donald Trump, che non sapeva l’attacco avesse avuto luogo, ha dichiarato che “non ne era contento.” Macron ha dichiarato che l’attacco era “intollerabile,” e il portavoce delle Nazioni Unite Dujarric li ha descritti come “uccisioni orripilanti.” Su X, Francesca Albanese ha ricordato che “scene come questa si verificano ogni istante a Gaza, spesso invisibili, in gran parte non documentate.” (Al Jazeera / X / Reuters / X)
Rispondendo alle critiche da tutto il mondo per l’attacco all’ospedale Nasser, Netanyahu ha dichiarato che si è trattato di un “errore tragico” — evidentemente ripetuto due volte in rapida sequenza. Il Primo ministro ha aggiunto che “Israele apprezza il lavoro dei giornalisti, del personale medico e di tutti i civili. Le autorità militari stanno conducendo un'indagine approfondita.” Reuters e Associated Press, nelle ore successive, hanno rilasciato una lettera congiunta, sottolineando: “Purtroppo, abbiamo riscontrato che la volontà e la capacità delle IDF di indagare in merito a incidenti passati raramente porta a chiarimenti e azioni concrete, sollevando seri interrogativi, tra cui quello che Israele stia deliberatamente prendendo di mira le dirette televisive per sopprimere le informazioni.” Il “tragico errore” non ha rallentato in nessun modo le operazioni delle IDF, che nelle ore successive ha continuato i propri attacchi su tutta la Striscia di Gaza uccidendo un numero ancora imprecisato di persone. (Governo israeliano / Reuters / WAFA)
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I crimini di guerra in diretta televisiva
L’ennesimo attacco contro i civili questa volta è avvenuto durante un servizio in diretta tv. Tra le altre notizie: l‘opposizione francese si prepara a sfiduciare il governo, il fermo amministrativo per Mediterranea, e i video nostalgia IA sugli anni…Alessandro Massone (The Submarine)
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Le minacce da fondamentalisti religiosi contro lo Yemen
Domenica l’aviazione israeliana ha lanciato un nuovo attacco contro Sana’a, la capitale dello Yemen, causando secondo le autorità locali 2 morti e 35 feriti. Tra gli obiettivi colpiti c’è anche il palazzo presidenziale della città, oltre a due centrali elettriche e un impianto di stoccaggio del combustibile. È più di un anno che periodicamente l’IAF bombarda lo Yemen, in uno spillover dell’aggressione di Gaza. Venerdì gli Houthi avevano annunciato che avevano lanciato un missile balistico contro Israele — il primo di questo tipo a essere lanciato dal paese. Commentando l’attacco, il ministro della Difesa israeliano Katz è tornato a minacciare gli Houthi usando immaginario da fondamentalista religioso, citando la nona e decima piaga d’Egitto: secondo il ministro, Israele aveva scatenato “la piaga dell’oscurità,” — come i tre giorni di tenebre sull’Egitto — e si stava preparando a lanciare una “piaga dei primogeniti,” l’ultima piaga, nel mito dell’Antico testamento, è quella della morte dei primogeniti maschi. Il funzionario degli Houthi Abdul Qader al-Murtada ha risposto agli attacchi scrivendo che “queste colonne di fumo vengono create per terrorizzare i civili e dipingere l'immagine di una vittoria immaginaria.” “Ma” Israele “deve sapere che non abbandoneremo i nostri fratelli a Gaza, nonostante i sacrifici.” (the New Arab / X)
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Le minacce da fondamentalisti religiosi contro lo Yemen
Il ministro della Difesa Katz ha minacciato di scatenare due “piaghe d’Egitto” contro gli Houthi. Tra le altre notizie: dove si potrebbe fare il bilaterale Zelenskyj / Putin, il fotovolatico flottante in Italia, e nuove informazioni sulla cometa inte…Alessandro Massone (The Submarine)
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“Lasciateli morire di fame”
Un retroscena del canale israeliano Keshet 12, ripreso qui in inglese dal Times of Israel, riporta di una riunione tenuta giovedì tra Netanyahu il capo di stato maggiore, e i leader della coalizione di governo. Durante l’incontro ci sono stati di nuovo forti attriti da politica e militari: il generale capo delle IDF, Eyal Zamir, avrebbe spiegato ai leader del governo Netanyahu VI che le attività militari a Gaza avrebbero richiesto una quantità di tempo impossibile da calcolare: “Non sappiamo quale sarà il grado di cooperazione,” dei civili che Tel Aviv vuole deportare nel sud della Striscia, “e quali mezzi dovremo utilizzare.” Il ministro delle Finanze Smotrich ha sbottato duramente: “Vi abbiamo ordinato di eseguire un’operazione rapida. Metteteli sotto assedio, e chiunque non si lasci evacuare — tagliate acqua ed elettricità, lasciateli morire di fame se non vogliono arrendersi.” “È quello che vi stiamo chiedendo, e siete capaci di farlo.” Smotrich avrebbe accusato Zamir di “non voler vincere,” e Zamir gli avrebbe risposto che “non capisce niente.” Il ministro alla Sicurezza nazionale Ben–Gvir avrebbe dato manforte a Smotrich, prendendo in giro il Zamir: “Cosa c’è, sei spaventato del Procuratore generale militare?,” riferendosi all’unità che si occupa di garantire il rispetto della legge da parte di comandanti e soldati delle IDF, che ha una lunga storia di indagini inefficaci, il cui unico obiettivo sembra essere formale. Netanyahu non avrebbe sostenuto i due colleghi nell’attacco contro Zamir, ma ha ammonito anche lui il generale: “Il presidente Trump ci sta dando pieno sostegno, ma non abbiamo tempo illimitato. Un’operazione di sei mesi non è realistica. Trump vuole un’azione rapida e un risultato netto, non vuole che la guerra si protragga.” (Keshet 12 / the Times of Israel / B’Tselem)
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“Lasciateli morire di fame”
Un retroscena rivela che il governo Netanyahu vuole un’operazione rapida e violentissima contro la città di Gaza.Alessandro Massone (The Submarine)
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Abbiamo bisogno di più spazi pubblici...per i balletti K-pop
ciao! come va? com'è andato ferragosto?
io personalmente l'ho passato al lavoro (più o meno); in realtà anche ora starei su un luogo di lavoro, ma vi scrivo nei lunghi tempi di attesa. ma poi questa newsletter vale come lavoro?
Se non mi conosci, ciao! Sono Martino e parlo del rapporto tra internet e società, e di altre cose. Mi trovi anche sui social come @oradecima (Instagram, Bluesky, YouTube).
vorrei dare più regolarità alla newsletter per renderla settimanale e quindi proviamo così: delle newsletter corte e più leggere alternate a delle feature più lunghe. Che ne dite? fatemi sapere, anche i feedback negativi mi sono utili.
I'm going up up up come il K-pop
Qualche settimana fa sono stato malato e ne ho approfittato per guardare K-pop Demon Hunters su Netflix, film di animazione in cui un gruppo K-pop deve anche –come da titolo– sconfiggere demoni. Il film è molto godibile, ben animato e con canzoni molto orecchiabili.
youtube.com/embed/ztkSahuuAPE?…
È uscito il 20 giugno e la scorsa settimana era ancora il primo film su Netflix globalmente e il secondo in Italia.
L'11 luglio invece è uscito Jump, l'ultimo singolo delle Blackpink, che il 6 agosto sono state a Milano per il loro tour mondiale. A cui a quanto pare è andata anche la presidente Meloni con la figlia but I digress.
Risultato è che il mio feed di TikTok è da settimane dominato dal K-pop, tra coreografie di Golden da K-pop Demon Hunters e coreografie di Jump delle Blackpink. Lungi da me voler categorizzare TikTok come il social dei balletti, perché non lo è, però non posso negare che i balletti ci siano.
Avere una scenografia pubblica
A parte ammirare le performance coreografiche, c'è una cosa che noto in molti video: sono girati in ampie piazze o viali pedonali, con tanto di pubblico di passanti che si fermano ad osservare.
youtube.com/embed/M1HV4L0-HnM?…
E diamine quanto è bello avere degli spazi pubblici da usare!
Lo so, professionalmente mi occupo di spazi digitali, ma lo spazio digitale del TikTok con il balletto ha bisogno dello spazio offline per girarlo, no?
Per una performance di ballo di questo tipo serve uno spazio non indifferente e idealmente una buona illuminazione, tipo... una grande bella piazza europea soleggiata.
youtube.com/embed/gJPG9ObSo9c?…
Quand'è l'ultima volta che hai usato un luogo pubblico? Una piazza, un parco? Qual è l'ultima volta in cui lo hai sentito tuo?
Se ci rifletto, mi vengono due esempi da romano:
il primo è Fontana di Trevi, un luogo in cui non vorrei letteralmente mai andare.
Nella mia vita da romano adulto non c'è stato nemmeno un istante in cui ho pensato "oggi voglio vedere la Fontana di Trevi". Perché? Perché è invivibile. È assolutamente impossibile godersi da cittadino quel luogo incessantemente pieno di turisti ammassati per vedere la fontana. Qualcosa qualcosa overtourism.
Il secondo invece è una piazza nella mia zona. Per tutta la mia infanzia e adolescenza è stata nominalmente una piazza, ma di fatto era solo un enorme parcheggio. Da un po' di anni il parcheggio è stato tolto (con non pochi attriti con la comunità locale), e la piazza è stata pavimentata, creando un'area pedonale. Ora è una piazza decisamente K-pop ready.
Non ho ancora visto coreografie lì, ma almeno sorrido quando vedo la gente in piazza o i bambini che ci scorrazzano.
Penso che negli scorsi decenni abbiamo perso tanti spazi di condivisione e di discussione collettiva, sia in termini fisici che concettuali, e penso che abbiamo tanto bisogno di riappropriarci di dialoghi e di sogni collettivi anche nella forma degli spazi che abitiamo. In questo, i social ci sono di grande opportunità: usiamoli come luogo per condividere sogni e prospettive di speranza, per vedere cose che ci piacciono e imitarle!
Perché quanto è più bello invece di un parcheggio o di uno stradone un luogo in cui si possa fare questo:
@buqicrew_official
When it comes to PSY, which song do you think is the most catchy and addictive?#不齐舞团 #信仰 #PSY #DADDY
♬ DADDY ft. CL of 2NE1 - 싸이 (PSY)
Va da sé che se non vi piace il K-pop potete immaginarvi di usare una piazza per qualsiasi altra cosa, un torneo di scacchi, una gara di corsa nei sacchi, non lo so inventatevelo. L'importante è non soccombere all'infinita atomizzazione che ci spinge a essere individui che curano solo il proprio perimetro, ma contaminarci positivamente.
Quindi niente, non so se questa riflessione è un esercizio di gratitudine nel notare che i video di K-pop sono dimostrazione che certi spazi ci sono, o se è un esercizio di sogno di voler vivere di più i nostri spazi e le loro comunità. È quello che volete voi, come una bella piazza pubblica a disposizione delle persone.
Se il tema degli spazi pubblici vi interessa, tra l'altro, non posso che invitarvi a seguire la campagna di Italia Impossibile #facciamocispazio
dai dai dai 😀
se questa lettera ti è piaciuta, ti andrebbe di condividerla con qualcuno o sui social? mi aiuta molto 🐎
Linkini interessanti
Ok la verità è che avere delle newsletter regolari mi serve perché sennò non riesco a smaltire abbastanza dei link che vi vorrei mandare, quindi here we go:
🐊 Ok autocelebrativo: il Post mi ha interpellato su uno dei mie argomenti preferiti...l'italian brainrot. Grazie a Sofia Calvo!
🚗 "Rifacciamo Disneyland per le auto", un video bellissimo che si immagina come sarebbe Disneyland se fosse costruita come le città americane autocentriche: se ci pensiamo, noi già lo sappiamo come sarebbe un bel quartiere "da 15 minuti", ma magari non lo riconosciamo.
🐴 Questo bellissimo pony che "risveglia i pazienti dall'anestesia". Non c'è da dire altro dovete vederlo.
🧍Cosa è la "resistenza" nell'immaginario Disney? Accoppiamo i link sulla Disney con questo video di Irene dice cose che riflette su come nei media le rivoluzioni o le forme di resistenza che vediamo sono sempre individuali più che collettive. Pensiero mio: qui credo rientri anche il fatto che le storie sono più raccontabili quando ci sono dei protagonisti specifici. Ma credo sia una riflessione molto interessante su quali sono i modelli che ci vengono proposti
👹 Qualcuno ha messo un Labubu sulla tomba di Marx. Sono molto contento che più di una persona mi abbia mandato questa notizia. Per i miei pensieri sui Labubu c'è naturalmente il pezzo mio e di Beatrice Petrella per siamomine!
🪿 Il tema musicale di Albanova (Pokemon rubino ve lo ricordate?) fatto con una piccola ocarina. enjoy
🕺 infine una dance cover maschile di Jump, per par condicio e come thirst trap per chi gradisce
Ci vediamo settimana prossima, e come sempre, grazie per lettura. 👋
Labubu mania: cosa cerca una generazione? | Siamomine Mag
Da Hong Kong a Milano, i mostriciattoli colorati di Pop Mart stanno conquistando l'occidente con un meccanismo che ricorda il gioco d'azzardo. File infinite, mercato nero e prezzi alle stelle.Beatrice Petrella e Martino Wong (Siamomine Mag)
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La “crisi di sopravvivenza” dei bambini a Gaza
Gli esperti ONU dell’IPC, addetti alla Classificazione integrata della sicurezza alimentare, hanno formalizzato quello che si temeva da mesi ed era ormai ammesso da stampa e politica internazionale: a Gaza è in corso una carestia — "artificiale, che può essere fermata” in qualsiasi momento, che colpisce più di metà della popolazione della Striscia. “Il tempo dei dibattiti e delle esitazioni è finito, la fame è presente e si sta rapidamente diffondendo. Non ci dovrebbero essere dubbi nella mente di nessuno sul fatto che sia necessaria una risposta immediata e su larga scala. Qualsiasi ulteriore ritardo, anche solo di pochi giorni, comporterà un aumento del tutto inaccettabile della mortalità legata alla carestia.” L’IPC nei mesi scorsi aveva avvertito due volte che la situazione a Gaza stava precipitando, ma i dati aggregati dagli esperti sono stati respinti da Tel Aviv e dai suoi alleati più stretti, e largamente ignorati dalla comunità internazionale. La “certificazione” arriva solo ora — dopo settimane di immagini e video di corpi scheletrici, video di persone che accettano il rischio di essere crivellate di colpi per recuperare qualche sacco di farina — perché la definizione formale di carestia è molto rigida: vuol dire che almeno il 20% delle famiglie è in condizione di estrema mancanza di cibo, e che almeno il 30% dei bambini soffrono di malnutrizione acuta. In uno scenario di carestia muoiono fino a 2 persone ogni 10 mila di fame al giorno. Il ministro degli Affari esteri israeliano ha risposto come potete immaginare, dicendo che “l’intero documento si basa su menzogne di Hamas, ripulire attraverso organizzazioni con interessi acquisiti,” e negando che a Gaza sia in corso una carestia. Come sempre, ricordiamo che a porte chiuse esercito e politica israeliana ammettono che i numeri rilasciati dal ministro della Salute di Gaza sono affidabili — non solo, vengono utilizzati come metro per valutare l’efficacia delle operazioni a Gaza. (IPC / ministero degli Esteri israeliano / Local Call)
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La “crisi di sopravvivenza” dei bambini a Gaza
L’ONU certifica che a Gaza è in corso una carestia artificiale — che le autorità israeliane continuano a negare.Alessandro Massone (The Submarine)
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Leoncavallo sgomberato: la distopia capitalista milanese avanza
Come vi riportavamo già ieri mattina, il centro sociale Leoncavallo di Milano, in via Watteau, è stato sgomberato dalle forze dell’ordine. Nel corso della giornata di ieri sono usciti molti articoli che, giustamente, ricordano il rilevante ruolo sociale e culturale che lo spazio ha avuto per Milano nei suoi quasi cinquant’anni di attività, con attività quotidiane di quartiere ed eventi come mostre, concerti e mille altre iniziative. Ovviamente ieri molti membri del governo hanno festeggiato: lasciando stare Salvini, ci ha pensato addirittura Giorgia Meloni a dire che “non possono esistere zone franche sottratte alla legalità,” con anche una rivendicazione esplicita del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. (WIRED)
Il sindaco Sala ha espresso una tiepida solidarietà con il collettivo, dichiarando che “il centro sociale deve continuare a emettere cultura nella legalità,” e soprattutto lamentandosi del fatto di non essere stato avvisato dell’iniziativa del prefetto fino praticamente a cose fatte: ci si aspettava lo sgombero il prossimo 9 settembre e in una riunione dello scorso mercoledì del comitato per la Pubblica sicurezza nessun esponente delle forze dell’ordine aveva dato nota dei piani delle FdO: “Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’amministrazione. Tali modalità non sono state perseguite.” Non c’è da stupirsi, visto che il governo ha fatto quello che sa fare meglio: difendere gli interessi dei padroni con la forza e con la repressione. Lo stabile occupato dal Leoncavallo è di proprietà della famiglia di costruttori Cabassi, con un patrimonio stimato di circa 120 miliardi di euro, ovviamente tra i principali animatori del cosiddetto modello Milano, che sta trasformando sempre di più la città in una distopia tardocapitalista — e in cui evidentemente non c’è posto per un posto per un centro sociale. Come se non bastasse lo stato ha perso una causa contro il gruppo per le lungaggini nello sgombero, che i Cabassi reclamano da anni: hanno ottenuto un risarcimento da tre milioni di euro, che il ministero dell’Interno ha poi girato alla presidente delle Mamme antifasciste del Leoncavallo, l’associazione che gestisce molti aspetti del centro sociale — e che è stata aiutata a raccogliere la cifra grazie a una grande raccolta fondi. (Corriere della Sera / il Post / Open)
Secondo molti osservatori, il destino dello spazio era probabilmente segnato a partire da questa sentenza, e infatti il collettivo era in trattativa con l’amministrazione da mesi per l’assegnazione di una nuova sede. Sinistra Italiana aveva annunciato l’intenzione di tenere la propria festa nazionale negli spazi del Leoncavallo il prossimo settembre, in segno di solidarietà e per dare più tempo alla trattativa, ma la repressione ha colpito prima. È difficile non vedere questa mossa anche come strategica da parte delle destre per le prossime elezioni comunali milanesi. e molti attivisti, come lo scrittore Sandrone Dazieri, fanno notare che “lo sgombero sarà anche una scelta del governo, ma, al di là delle belle parole, il sindaco avrebbe potuto salvare il Leoncavallo, ha avuto anni a disposizione e non lo ha fatto.” (Domani, dietro paywall)
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Leoncavallo sgomberato: la distopia capitalista milanese avanza
Il governo Meloni ha fatto quello che sa fare meglio: ha difeso gli interessi dei padroni con la forza.Stefano Colombo (The Submarine)
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La disperazione e il coraggio di restare nella città di Gaza
L’esercito israeliano ha annunciato l’inizio dell’operazione per occupare militarmente la città di Gaza: per ora si tratta di “operazioni preliminari” — mercoledì le autorità di Tel Aviv intendono mobilitare altri 60 mila riservisti, ed estendere il servizio di 20 mila riservisti che sono già in servizio attivo. Come nel caso delle proteste di qualche giorno fa, va sottolineato che questi numeri sono più grandi di quelli che sembrano, perché la popolazione israeliana conta solo 10 milioni di persone. L’operazione riprende il nome quella dello scorso maggio, quando il governo Netanyahu VI aveva deciso che avrebbe lavorato per occupare in modo permanente la Striscia — si chiama “Carri di Gedeone 2.” Nonostante l’escalation degli attacchi sulla città di Gaza, migliaia di palestinesi si stanno rifiutando di lasciare le proprie case — o dove hanno trovato rifugio dopo mesi di bombardamenti — denunciando di non aver più nessun altro posto dove andare. The New Arab ha raccolto le testimonianze di chi, almeno per ora, non intende andarsene: c’è chi spiega che “in questa guerra non abbiamo più nulla da perdere,” e chi descrive i costanti sfollamenti come “perdere la vita lentamente.” Una persona racconta di essere già stata sfollata 7 volte. “Alcune famiglie si nascondono nei seminterrati; altre restano aggrappate alle loro case perché sanno che il sud non fornirà loro un riparo. Siamo andati a Rafah mesi fa, ma le tende erano insopportabili. Niente acqua, niente cibo, niente privacy. Abbiamo deciso che era meglio tornare e affrontare la morte qui piuttosto che morire lentamente là.” Per molti l‘orizzonte è quello dell’essere sfollati per sempre: “Il rifiuto collettivo di andarsene è diventato un silenzioso atto di resistenza, un modo per affermare la propria esistenza di fronte a politiche volte a cancellarla.” “Anche se i funzionari israeliani parlano di operazioni che dureranno anni e di un futuro senza Gaza così com'era, i palestinesi insistono che resisteranno.” (Reuters / Associated Press / the New Arab)
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La disperazione e il coraggio di restare nella città di Gaza
Le IDF si preparano all’occupazione – ma gli abitanti della città insistono che non si faranno sfollare un’altra volta.Alessandro Massone (The Submarine)
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La pulizia etnica in dettaglio
Con l’avvicinarsi delle operazioni per l’occupazione generale di Gaza, a Tel Aviv continuano i lavori per trovare una possibile destinazione per i palestinesi deportati fuori dalla Striscia. Un retroscena di Middle East Eye rivela che un funzionario libico ha incontrato rappresentanti israeliani per discutere della proposta di deportare centinaia di migliaia di persone dalla Striscia di Gaza in Libia. Il funzionario sarebbe di rango molto alto: Ibrahim Dbeibeh, parente del Primo ministro e suo consigliere alla Sicurezza nazionale. Secondo le fonti di Middle East Eye gli incontri si sono concentrati sugli aspetti “pratici” della deportazione dei palestinesi, ma che “meccanismi e implementazione” di un possibile accordo non sono ancora stati discussi. Per la Libia ci sarebbe di che guadagnarci: gli Stati Uniti sarebbero disposti a offrire benefit e sostegno economico, a partire da un pacchetto di 30 miliardi di dollari in fondi congelati dello stato che potrebbero essere liberati — erano stati congelati nel 2011, ancora prima della caduta di Gheddafi. La notizia fa seguito a un altro retroscena, dello scorso maggio, che voleva gli Stati Uniti interessati nella deportazione dei palestinesi in Libia — retroscena che le autorità statunitensi avevano negato. (Middle East Eye / Reuters)
Nel frattempo, le IDF si stanno preparando per capire come deportare materialmente un milione di persone attraverso spazi disastrati e angusti. Un retroscena di Israel Hayom rivela che l’esercito ha creato una nuova Unità dedicata al trasferimento della popolazione, che sarà responsabile di mappare la popolazione, spiarla, e coordinare le azioni per forzarne lo sfollamento — a partire dalla distribuzione di volantini e l’invio di SMS, fino all’uso di colpi di artiglieria, che, il quotidiano legato alla destra israeliana chiosa, “dovrebbero mandare il messaggio più chiaro ai residenti che devono evacuare la città.” I militari, insomma, si stanno preoccupando di come occupare militarmente Gaza — ma cosa succederà a loro una volta arrivate in una delle zone dove saranno costretti a trovare rifugio: il portavoce dell’OCHA Jens Laerke è tornato a denunciare che Israele non permette da 5 mesi l’ingresso di tende e strutture per garantire un riparo ai palestinesi, lamentando generosamente la presenza di “strati di burocrazia che sembrano concepiti non per facilitare un rapido ingresso degli aiuti, ma l’esatto contrario.” L’ingresso di tende è vietato a Gaza perché le autorità israeliane le hanno categorizzate come tecnologia “dual use,” che può essere usata anche a scopi militari: se vi chiedete come, la risposta è che secondo Tel Aviv i pali delle tende potrebbero essere usati come armi. (Israel Hayom / the New Arab)
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La pulizia etnica in dettaglio
Le autorità di Tel Aviv hanno incontrato un funzionario libico per discutere della deportazione dei palestinesi.Alessandro Massone (The Submarine)
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Love bombing per la pace in Ucraina
Si è tenuto alla Casa bianca il summit allargato per l’Ucraina: quello che doveva essere un incontro tra Zelenskyj e Trump si è allargato a numerosi capi di stato e di governo europei, che hanno cercato di ottenere il coinvolgimento statunitense in una soluzione per mettere fine alla guerra in Ucraina. Come nel caso del meeting con Putin, è ancora difficile indicare quali siano gli sviluppi materiali e reali di questi incontri. Quello che si è detto, attivamente è che gli Stati Uniti potrebbero avere un ruolo nella difesa dell’Ucraina dopo la conclusione della guerra — anche se il paese non potrà entrare nella NATO. Inoltre c’è disponibilità da parte di Zelenskyj a incontrare Putin e rappresentanti russi in qualsiasi formato, sia bilaterale che trilaterale, in quel caso alla presenza di Trump. L’ambizione di Trump è di mantenere ritmi molto rapidi: il presidente statunitense vorrebbe organizzare prima un bilaterale e poi un trilaterale, nel giro anche di pochi giorni — entro un paio di settimane. Zelenskyj ha assecondato l’ambizione del presidente statunitense, dicendo che i termini delle garanzie di sicurezza per il suo paese potevano essere definiti “sulla carta” entro 10 giorni. (CNN / Truth Social / Spiegel / Reuters)
La differenza principale tra questo evento e i precedenti incontri tra Trump e i leader europei è stato il tono: Donald Trump si è sprecato in complimenti per i colleghi transatlantici: Zelenskyj, finalmente ben vestito; Mark Rutte, “un vero gentiluomo,” Keir Starmer, “un amico,” Macron, che a Trump “è piaciuto dal primo giorno” “e che mi piace ancora di più ora.” Meloni è stata descritta come una “ispirazione” per Trump, che l’ha lodata per aver governato “più a lungo di molti altri” in Italia. Merz è “una persona molto forte,” anche lui “un amico” — “ed è un onore averlo come amico.” Trump ha trovato anche parole amichevoli per von der Leyen: “Credo che tu sia più potente di tutti gli altri a questo tavolo,” aggiungendo poi però un maligno “ma non so.” I leader europei hanno risposto a tono: sul sito della Casa bianca c’è un intero comunicato stampa dedicato ai loro complimenti al presidente statunitense — tra le tante citazioni vi riportiamo quella del presidente finlandese Stubb, secondo cui “ci sono stati più progressi per mettere fine a questa guerra in queste due settimane che negli scorsi 3 anni e mezzo,” e quella di von der Leyen, che si è di nuovo congratulata con Trump per il “più grande accordo commerciale di sempre” — quello che ha stretto con l’Unione europea, che ha accettato dazi pari al decuplo delle precedenti tasse di importazione. Vi ricordate quando, durante il meeting-agguato di Trump a Zelenskyj, JD Vance gli aveva rinfacciato di non ringraziare mai? Questa volta non c’è stato pericolo: solo nel proprio intervento iniziale Zelenskyj ha ringraziato Trump una decina di volte. (POLITICO / Casa bianca / the Wall Street Journal)
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Love bombing per la pace in Ucraina
I leader europei e Trump si sono scambiati molti complimenti, ma non è chiaro che passi avanti si siano fatti per mettere fine alla guerra.Alessandro Massone (The Submarine)
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Il bivio tra occupazione totale e cessate il fuoco
I mediatori di Egitto e Qatar stanno preparando rapidamente una nuova proposta di cessate il fuoco temporanea. Secondo i media israeliani Netanyahu aveva respinto la proposta di un accordo a fasi — la richiesta che in queste settimane Tel Aviv ha usato per fermare la trattativa. Dopo mesi in cui i rappresentanti israeliani chiedevano un nuovo accordo per fasi ad Hamas, non appena il gruppo palestinese ha deciso di fare concessioni e accettare un nuovo accordo di questo tipo, la posizione delle autorità israeliani si è capovolta: ora Netanyahu sostiene di essere interessato a un accordo in un’unica soluzione, che metta fine all’aggressione secondo i propri termini. Hamas rifiutava la proposta di un accordo a fasi perché il precedente accordo di questo tipo era stato infranto proprio da Tel Aviv, Le nuove richieste di Netanyahu sono praticamente irricevibili: il rilascio di tutti i prigionieri, la completa demilitarizzazione di Gaza con il controllo militare israeliano del confine della Striscia, e la formazione di un governo che non abbia legami con Hamas e nemmeno con l’Autorità palesteniese. (the New Arab)
La risposta oltranzista di Netanyahu arriva nel contesto delle manifestazioni di massa che hanno visto la mobilitazione di un milione di persone in tutto Israele per chiedere al governo di mettere fine all’aggressione di Gaza, in modo da ottenere il rilascio dei prigionieri israeliani ancora nella Striscia. Solo a Tel Aviv sono scese in strada 500 mila persone, in quella che è stata la manifestazione più grande per la liberazione dei prigionieri dal 7 ottobre di due anni fa. La mobilitazione di un milione di persone è particolarmente impressionante considerata la popolazione di Israele, inferiore ai 10 milioni totali. Prima dell’inizio della manifestazione, in tutto il paese sono state arrestate 38 persone per blocchi stradali e in momenti di tensione con le forze dell’ordine. Altre 10 persone sono state arrestate mentre protestavano in supporto di Yona Roseman, la 19enne obiettrice di coscienza che ha rifiutato l’arruolamento condannando espressamente il genocidio, a sua volta arrestata dalle autorità israeliane. (the Times of Israel / Instagram)
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Il bivio tra occupazione totale e cessate il fuoco
Ignorando diplomazia e manifestazioni, a Tel Aviv procedono i piani per occupare la città di Gaza. Tra le altre notizie: Zelenskyj e i leader europei si preparano al confronto con Trump, niente stand israeliano alla fiera del Levante di Bari, e Googl…Alessandro Massone (The Submarine)
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I preparativi per l’occupazione generale di Gaza
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Dall‘11 al 17 agosto la newsletter esce in edizione ridotta
Sono iniziati i preparativi materiali per l’occupazione totale della Striscia di Gaza: le autorità israeliane hanno annunciato che i residenti delle aree ora marchiate come nuove “zone di combattimento” — e i tanti sfollati che vi hanno trovato rifugio — dovranno liberare i territori, e saranno costretti a spostarsi nel sud della Striscia. Il portavoce delle IDF Avichay Adraee ha dichiarato che agli sfollati saranno fornite tende dalle Nazioni Unite e da altri gruppi umanitari: mentre scriviamo non risulta conferma dall’ONU e da nessun gruppo per la partecipazione allo schema di deportazione. Allo stesso modo, le autorità israeliane non hanno specificato se questa evacuazione riguarderà già la città di Gaza, o solo, per ora, i territori di al–Mawasi — e nemmeno se gli sfollati deportati saranno costretti a ripiegare su Rafah, o dove precisamente nel sud della Striscia. Il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina ha rilasciato una dichiarazione condannando i piani di Tel Aviv: “Costringere le persone a fuggire a causa della fame, dei massacri e degli sfollamenti è un crimine contro l'umanità che continua tutti i giorni.” Nel corso della giornata di sabato è stata confermata la morte di 70 persone in attacchi delle IDF, e sono stati ricoverati 385 feriti — come sempre, il numero effettivo di vittime degli attacchi militari israeliani è superiore, perché i soccorsi non riescono a raggiungere tutte le persone che sono state uccise o ferite: di questi 70, 8 sono persone uccise che solo sabato sono state estratte dalle macerie. 26, invece, sono stati uccisi mentre aspettavano di ricevere aiuti umanitari. Continuano ad aumentare anche i casi di morti di fame: sabato ne sono stati registrati 11, tra cui un bambino. (Al Jazeera / WAFA)
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I preparativi per l’occupazione generale di Gaza
Le IDF si preparano alla deportazione dei palestinesi dalle nuove “aree di combattimento.” Tra le altre notizie: qual è stata la proposta di Putin a Trump, una ragazza palestinese di 20 anni è morta di fame due giorni dopo essere arrivata a Pisa, e M…Alessandro Massone (The Submarine)
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Frenemies
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Dall’11 al 17 agosto la newsletter esce in edizione ridotta
Nonostante le grandi teatralità, l’incontro tra Putin e Trump si è concluso con un nulla di fatto: l’obiettivo del summit ovviamente non poteva essere quello di fornire un accordo precotto per l’Ucraina da accettare e basta — anche se a Bruxelles e a Kyiv c’era chi chiaramente temeva sarebbe successo — ma era legittimo aspettarsi dettagli su cosa i due leader si fossero detti. Al contrario, la giornata si è conclusa in modo piuttosto brusco. Putin è stato accolto ad Anchorage su un letterale tappeto rosso e per il summit erano stati preparati diversi props: una grande scritta “Alaska 2025” e fondali per la conferenza stampa con la scritta “Raggiungere la pace.” Dopo una cordiale stretta di mano, Putin e Trump si sono diretti al proprio incontro sulla limousine presidenziale statunitense, nome in codice “la Bestia,” una cortesia che raramente è concessa anche ai più stretti alleati. Se l’amministrazione statunitense sperava che le cordialità avrebbero permesso di arrivare a un accordo — o di annunciare qualcosa di più sostanziale — si sbagliavano. L’incontro è durato meno della metà del previsto, e dopo 3 ore di dialogo, Trump e Putin hanno avuto tempo per una conferenza stampa congiunta di soli 12 minuti, senza ovviamente accettare domande. L’unico riferimento materiale sul motivo dell’incontro, mettere fine alla guerra in Ucraina, è stato dato en passant da Putin, che ha dichiarato che Mosca e Washington erano “concordi” che per mettere fine al conflitto serviva eliminarne “le cause alla radice.” Il presidente russo non ha dato però ulteriori dettagli, ma in compenso ha ripetutamente ringraziato Trump, lodando “l’atmosfera costruttiva” e di “rispetto reciproco” dell’incontro, e invitando Trump a continuare la conversazione “a Mosca, magari?” (Associated Press / the New York Times / NBC News / YouTube / BBC News)
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Frenemies
Nonostante le grandi teatralità, il summit tra Trump e Putin si è concluso in un nulla di fatto. Tra le altre notizie: il fallimento del trattato contro l’inquinamento della plastica, cosa dice il dossier Ferragosto del Viminale sui femminicidi, e a …Alessandro Massone (The Submarine)
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Fatti annegare
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Dall’11 al 17 agosto la newsletter esce in edizione ridotta
C’è stata un’altra strage in mare, a sole 14 miglia nautiche a sud di Lampedusa. Mentre scriviamo sono confermati 27 morti, e c’è un numero imprecisato che è ancora disperso, anche se si parla di almeno un’altra dozzina di persone. Le ricerche sono ricominciate questa mattina, anche se ovviamente con speranze sempre più esili. In totale potrebbero esserci fino a 40 morti. Tra i corpi esanimi trovati finora ci sono 3 adolescenti e una neonata. Secondo le testimonianze dei naufraghi superstiti — 60 persone — l’incidente ha coinvolto due imbarcazioni: una delle due ha iniziato a riempirsi d’acqua, costringendo le persone a bordo di affollare la seconda barca, che si è poi a sua volta ribaltata. Secondo i testimoni in totale sull’imbarcazione c’erano 95–100 persone a bordo. L’incidente è stato avvistato alle 11 di mercoledì mattina dalla Guardia costiera. (Avvenire / ANSA / RaiNews)
Il governo italiano ha commentato la strage come potete immaginare: Giorgia Meloni scrive di “un forte sentimento di sgomento e compassione,” ma immediatamente precisa che il problema è “l'inumano cinismo con cui i trafficanti di esseri umani organizzano questi loschi viaggi,” per cui serve rinnovare “'impegno a contrastare questi trafficanti senza scrupoli.” Formula ripetuta più o meno uguale anche da Tajani, che usa di nuovo l’espressione “trafficanti di esseri umani senza scrupoli.” Matteo Salvini fa un passo in più, e sostiene che queste persone siano morte in mare non per responsabilità di chi ostacola i soccorsi, ma di chi vuole effettuarli: “Abbiamo il dovere di impegnarci per contrastare i trafficanti di esseri umani che sono i veri e soli responsabili dell'ennesima tragedia, insieme agli ultrà dell'accoglienza.” Il ministro Piantedosi ha dato la dichiarazione politica più esplicita, parlando di “urgenza di prevenire i viaggi in mare” e di “combattere senza tregua lo spietato affarismo dei trafficanti di esseri umani.” (X / il Sole 24Ore / ANSA)
Alla dichiarazione di Piantedosi ha risposto con toni durissimi Sea–Watch: “Dopo un naufragio avvenuto a 14 miglia dalle nostre coste e dopo almeno 675 morti nel solo Mediterraneo centrale e nel solo 2025, se lei avesse un minimo di decenza rassegnerebbe le dimissioni. E invece rivendica la sua strategia criminale. Si vergogni.” La ONG è stata colpita da fermo amministrativo per uno dei propri velivoli, il Seabird 1, che è proprio usato per avvistare emergenze come quella di mercoledì. Sea–Watch accusa espressamente: “Rabbia e frustrazione. È quello che sentiamo per l’ennesimo naufragio a poche miglia da Lampedusa. La nostra Aurora e altre Ong se indirizzate avrebbero potuto soccorrere le persone in pochi minuti.” “Qualcuno sapeva della presenza di quella barca?” Altrettanto dura Mediterranean Hope, che scrive: “Non sono tragedie ma morti annunciate, frutto di politiche di respingimento di cui i governi europei sono responsabili.” (X / Melting Pot / X)
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Fatti annegare
Sono morte 27 persone — si teme 40 — e le forze di governo parlano solo dei “trafficanti senza scrupoli.Alessandro Massone (The Submarine)
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Il piano per deportare i palestinesi in Sudan del Sud
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Dall’11 al 17 agosto la newsletter esce in edizione ridotta
Un retroscena di Associated Press rivela che le autorità israeliane stanno discutendo con quelle del Sudan del Sud della possibilità di deportare i palestinesi della Striscia di Gaza nel paese. Non è chiaro quanto sia avanzata la trattativa, ma lo scopo del piano è palesemente quello di trasferire la popolazione palestinese verso un altro territorio consumato da guerra e fame. Mentre scriviamo le autorità di entrambi gli stati non hanno risposto alle richieste dell’agenzia di commentare la notizia. Non è la prima volta che retroscena come questo emergono: nei mesi scorsi Israele e gli Stati Uniti avevano avuto discussioni analoghe per deportare i palestinesi in Sudan e in Somalia. A fine luglio il ministro degli Esteri del Sudan del Sud, Monday Semaya Kumba, si era recato in Israele “per migliorare le relazioni diplomatiche,” dicendo che Israele era un “caro amico” del Sudan del Sud. Parlando con i24News Netanyahu ha dichiarato che ritiene che le deportazioni siano “la cosa giusta da fare”: “Penso che la cosa giusta da fare, anche secondo le leggi di guerra che conosco, sia permettere alla popolazione di andarsene, e poi attaccare con tutte le forze il nemico che rimane lì.” (Associated Press / Facebook / i24News)
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Il piano per deportare i palestinesi in Sudan del Sud
Le autorità israeliane stanno parlando con il Sudan del Sud: secondo Netanyahu le deportazioni sono “la cosa giusta da fare.Alessandro Massone (The Submarine)
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Memory Updated... 4 (Agosto 2025)
Se ci facessimo prendere solo dall'hype mainstream questo Memory Update sarebbe potuto essere un OpenAI Festival. Fortunatamente ho un po' più di rispetto per te e inizio quindi con altre news.
Di influencer che fanno faccine buffe sui video di youtube gridando al game changer a OGNI dannata novità ce ne sono già molti. Gli stessi influencer che fanno video dopo un'ora dal rilascio senza approfondire ma soddisfando l'innata voglia di gossip dell'essere umano.
Ma qui siamo diversi.
F##k the FOMO. Condividi questa newsletter con qualche tuo collega che non vive di Hype. Riceverà anche lui una mail ogni tanto, senza fretta ma con le informazioni che servono.
DeepMind: Genie 3 - il General Purpose World Models di Google fa grandi passi avanti.
Anche se gli LLM sono incredibili e hanno dimostrato qualità emergenti inaspettate non sono gli unici modelli che fanno aprire la bocca dallo stupore. Abbiamo AI generative di Immagini, di Video... e di Mondi. Queste vengono chiamati World Model.
Genie 3 di Deep Mind / Google, quando gli viene dato in pasto un prompt può generare un mondo dinamico, navigabile in real time a 24 Frames per secondo, 720 p, con consistenza interna di qualche minuto.
Nato come modello per i video games potrebbe essere il modo con cui le AI interagiranno col mondo esterno.
Il primo video che allego (preso dal sito di Deep Mind) ha una sequenza logica coerente - l'onda arriva, si infrange, l'acqua arriva e si ritira, come dovrebbe succedere nella realtà (e non funziona nei video)
Nel secondo possiamo manovare un personaggio in un mondo fantasy
Google si conferma sempre al top della ricerca. Andate al Link con delle demo (strepitose).
Claude Opus 4.1
Opus 4 era probabilmente il modello più potente e di sicuro il migliore per il vibe coding. Con Opus 4.1 migliora ancora (nell'ordine del 2-3%) i benchmark rafforzando la sua posizione come modello per chi vuole fare agenti. E' meno ferrato nella matematica avanzata e nel ragionamento visivo, ma io non credo di aver mai usato ne uno ne l'altro.immagine presa da: anthropic.com/news/claude-opus-4-1
Perplexity ha il suo browser
Perplexity is motore di ricerca che usa le AI generative ha fatto uscire dalla beta il proprio Browser. Lo sto usando e funziona bene. Ha ovviamente perplexity integrato.
Mistral Reasoning Model
Mistral, l' AI Europea che compete coi modelli americani e cinesi rilascia un modello di ragionamento coi fiocchi: in quasi tutte le metriche batte i corrispettivi cinesi, è molto veloce. E' Open weight e le API sono economiche (oltre a rispettare il GDPR). Link
MIIA - l'LLM di Fastweb
Parlando di Europa e AI che sottostanno alle leggi, Fastweb ha rilasciato MIIA un LLM che promette di essere conforme all’AI Act, al GDPR, all’AI Pact e, dettaglio tutt’altro che secondario, anche alle normative sul diritto d’autore.
E' stato sviluppato ex novo e non si appoggia a nulla di precedente (nemmeno Mistral): devo dire la verità sono MOLTO curioso di testarlo. Al momento è solo per i clienti Business. Link
ElevenLabs ha il suo generatore di musica
ElevenLabs famoso per essere il leader nel duplicare le voci ha sviluppato anche il suo generatore di musica. Al momento non è on par con Suno o Audio ma presenta già più opzioni ed è molto promettente. Tra qualche mese potrebbe essere una valida alternativa anche per generare musica. Link
Grok Imagine offre anche modalità Spicy
Grok Imagine offre anche quattro modalità di generazione — Personalizzata, Normale, Divertente e Piccante — che gli utenti possono selezionare per generare contenuti in uno stile specifico. I contenuti piccanti sono NSFW, ma non fa ancora immagini di nudo esplicito. Sono tipo i film con Lino Banfi e la Fenech anni 70's.
Qwen Image
Parlando di immagini, questa volta Open Weight è uscito anche Qwen Image di Ali Baba. L'LLM è tra i più potenti in giro, L'image ha ancora un po' di strada da fare ma anche in questo caso, per essere il primo rilascio è davvero già ottimo.
L'Orgia di notizie OpenAI
ChatGPT 5 è arrivato.
La notizia della settimana 32.2025 è il rilascio di ChatGPT5.
ChatGPT 5 si porta dietro l'unificazione dei modelli (non puoi più selezionare 4.1, 03, etc etc). Al momento non tutti sono soddisfatti di questo (a me per esempio capitava di passare lo stesso pensiero con modelli diversi per avere output diversi, adesso questo non sarà possibile).
Anche l'output non sembra sempre essere preciso, ma credo che tutto verrà sistemato in qualche giorni, con una pettinata al System Prompt.
Al momento mi piace la velocità e la conoscenza dell'argomento.
I GPT Personalizzati funzionano ancora bene
Per i miei studenti: Ho notato anche i toni di voce memorizzati hanno perso un bel po' di mordente. La cosa si risolve facendo una nuova estrazione del tono di voce e poi chiedere di confrontare i toni. in ogni caso sapete la mia mail, scrivetemi e risolviamo.
OpenAI introduce la modalità Studio in ChatGPT
La settima prima di ChatGPT 5 OpenAI ha lanciato la Modalità Studio, una nuova funzione all'interno di ChatGPT pensata per favorire un apprendimento più profondo e il pensiero critico tra gli studenti. Invece di fornire risposte immediate, la Modalità Studio coinvolge gli utenti in una conversazione, mette alla prova la loro comprensione e può persino rifiutarsi di dare risposte dirette, a meno che lo studente non dimostri impegno e comprensione.
Come si accede alla Modalità Studio di ChatGPT
dal solito + e poi selezionate Learn and Study
Commenti brevi
Sono molto contento di questo aggiunta. Al momento io uso ho creato dei GPT personalizzati proprio per questo scopo (Scirocco - modello socratico su temi complessi e Pawel, per supporto all'imparare il polacco sono pubblici) ma avere un specializzazionei di chatGPT che fa questo è un bel passo avanti
Study Mode combina domande socratiche, suggerimenti e inviti alla riflessione per guidare la comprensione e promuovere l’apprendimento piuttosto che fornire direttamente le soluzioni.
Le lezioni sono personalizzate in base al livello dell’utente, determinato attraverso domande che valutano le competenze e la memoria delle chat precedenti.
OpenAI dice anche che al momento la Modalità Studio è alimentata da system prompt (non diversamente dai GPT personalizzati di cui sopra): questa è solo la transizione per capire come vengono utilizzati. Obiettivo è integrare questo comportamento direttamente nei modelli principali, una volta individuato ciò che funziona meglio attraverso iterazioni e feedback continui.
OpenAI Entra nella Agentic War
Altro annuncio clamoroso, ben più di ChatGPT 5 è la funzione Agentic.
La differenza tra ChatGPT e che un Agentic non si limita a rispondere, capisce cosa vuoi, decide i passi, usa strumenti esterni e li esegue in autonomia, aggiornandoti man mano.
- ChatGPT normale = consulente che ti risponde.
 - Agentic = assistente che prende in mano la pratica e la porta a termine (magari chiedendoti conferme).
 
Come funzionano? MOLTO Bene direi (ho fatto acquisti e scaricato file)
Ho provato a fare degli acquisti su dei siti che di clienti. Dandogli i dati, codice sconto del 100% e il permesso di procedere è arrivato fino alla fine, altrimenti si fermava un passo prima dell'acquisto e mi chiedeva la conferma.
Ho fatto lo stesso e mi ha scaricato dei file, previa registrazione, da un sito.
Chiediamoci adesso: "i nostri siti sono fatti bene abbastanza da permettere a un agente di fare degli acquisti?"
ChatGPT e il connettore Nativo per HubSpot
Finalmente è stato attivato un connettore nativo tra ChatGPT e Hubspot. Si unisce ai vari Google Drive, Dropbox, Notion e pacchetto Office.
Io sarò felice quando collegheranno Google Analytics, Shopify, Facebook Ads e Wordpress.
Genie 3: A New Frontier for World Models
Today we are announcing Genie 3, a general purpose world model that can generate an unprecedented diversity of interactive environments. Given a text prompt, Genie 3 can generate dynamic worlds...Google DeepMind
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Condanne e falsità
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Dall’11 al 17 agosto la newsletter esce in edizione ridotta
L’attacco con cui le IDF hanno ucciso Anas al-Sharif e altri 5 giornalisti a Gaza è stato condannato in tutto il mondo, anche se come sempre gli alleati di Israele e le organizzazioni internazionali non fanno passi ulteriori alla pura condanna dei crimini dei militari israeliani. Il commissario generale dell’UNRWA Philippe Lazzarini ha dichiarato seccamente che “l’esercito israeliano continua a mettere a tacere le voci che denunciano le atrocità commesse a Gaza,” e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha denunciato che si tratta di una “grave violazione del diritto internazionale umanitario.” Per l’Unione europea ha parlato Kaja Kallas, che ha condannato le uccisioni, e ha sottolineato, riferendosi alle accuse secondo cui al–Sharif sarebbe stato un membro di Hamas, che c’è “la necessità, in questi casi, di fornire prove chiare, nel rispetto dello Stato di diritto, per evitare che i giornalisti diventino bersaglio di attacchi.” (Al Jazeera / X)
Nelle scorse ore la stampa internazionale ha dato ampio spazio alla tesi avanzata dalle IDF che al–Sharif fosse un membro di Hamas. Anzi, il New York Times ha pubblicato un approfondimento su Al Jazeera, “l’emittente presa di mira da Israele,” che si ferma a un passo dal giustificarne l’uccisione dei giornalisti, scrivendo che il canale “ha suscitato l'ira dei governi di tutta la regione, che sostengono che dia voce ai terroristi,” e che “gli esperti che seguono la rete affermano che la sua copertura e i suoi commenti fanno eco a molte delle affermazioni di Hamas.” Serve evidentemente sottolineare ancora che le IDF non hanno presentato nessuna prova credibile per sostenere le proprie accuse, e che, come si legge in un comunicato del Comitato per la protezione dei giornalisti, “Israele ha una lunga tradizione documentata di accusare i giornalisti di essere terroristi senza fornire alcuna prova credibile.” (the New York Times / CPJ)
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Condanne e falsità
Da tutto il mondo arrivano le condanne per l’uccisone di al–Sharif, ma la versione che al–Sharif fosse membro di Hamas è ovunque.Alessandro Massone (The Submarine)
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Microsoft Security Copilot e gli Agenti AI a supporto di Microsoft Entra
La protezione dell'identità digitale è, oggi più che mai, una priorità assoluta per ogni organizzazione.
Secondo il Microsoft Digital Defense Report 2024, gli attacchi basati sull’identità hanno raggiunto livelli senza precedenti: su oltre 600 milioni di incursioni informatiche al giorno, una parte significativa riguarda phishing e furti di identità. Gli attacchi alle password, ancora ampiamente utilizzate come unico metodo di autenticazione, sono incessanti: Microsoft ne blocca circa 7.000 al secondo, a dimostrazione di quanto questa minaccia sia ancora diffusa e persistente.Immagine presa dal Microsoft Digital Defense Report 2024 sugli attacchi alle identità
L' incremento di attacchi alle identità è alimentato anche da un nuovo fattore di rischio: l’intelligenza artificiale.
L’intelligenza artificiale ha amplificato la portata e la sofisticazione degli attacchi: gli attori malevoli sfruttano modelli generativi per creare campagne di phishing mirate, simulazioni di identità credibili e tecniche di social engineering capaci di aggirare le difese tradizionali.
Microsoft Entra consente alle organizzazioni di implementare una strategia di sicurezza zero-trust, capace di adattarsi dinamicamente alle minacce emergenti e di far uso di intelligenza artificiale generativa per la difesa proattiva e reattiva come vedremo in questo articolo.
Microsoft Entra rappresenta una piattaforma fondamentale per la protezione dell’identità, grazie a funzionalità avanzate come le policy per l'accesso condizionale, la protezione delle password, la multi-factor authentication (MFA), il passwordless (con funzionalità phishing resistant FIDO2) e l’analisi comportamentale basata su AI in Microsoft Entra ID Protection.
Recentemente è stata annunciato da Microsoft la disponibilità di due potenti funzionalità in GA basate sull'intelligenza artificiale in Microsoft Entra, entrambe progettate per aiutare a lavorare in modo più intelligente, ridurre i rischi e semplificare la gestione dell'identità e dell'accesso:
- Security Copilot in Microsoft Entra
 - Conditional Access Optimization Agent in Microsoft Entra
 
Security Copilot in Microsoft Entra
Per rispondere alla crescente complessità delle minacce informatiche e per far fronte alla necessità di creare risposte rapide e scalabili, Microsoft ha introdotto Security Copilot, un assistente basato su intelligenza artificiale generativa progettato per potenziare le operazioni di sicurezza e IT.
Microsoft Security Copilot è integrato nativamente con l’ecosistema Microsoft Security, tra cui Defender XDR, Sentinel, Intune, Purview e Entra, e consente ai team di sicurezza di automatizzare attività ripetitive, sintetizzare grandi volumi.
Microsoft Security Copilot è disponibile in 2 differenti esperienze: Standalone e Embedded.Differenze tra le modalità Standalone ed Embedded in Microsoft Security Copilot
In particolare, per quanto riguarda Microsoft Entra la modalità Standalone è data grazie a un plugin dedicato.Il plugin da attivare in Microsoft Security Copilot in modalità standalone
Tramite questo plugin, Security Copilot permette di indagare e risolvere i rischi legati all'identità, valutare identità e accessi con informazioni basate sull'intelligenza artificiale e completare rapidamente attività complesse.
Nella modalità embedded nel portale di Microsoft Entra (entra.microsoft.com) Security Copilot è disponibile tramite un pulsante dedicato che permette l'apertura di un riquadro dove abbiamo la possibilità di utilizzare prompt suggeriti o crearne di personalizzati.Security Copilot in modalità embedded in Microsoft Entra
Uno dei principali miglioramenti rispetto alla versione in public preview riguarda la creazione di prompt personalizzati: gli aggiornamenti introdotti permettono a Security Copilot di rispondere a domande più complesse e di chiedere chiarimenti quando necessario.
Questi miglioramenti derivano da un nuovo modo in cui Security Copilot crea ed esegue dinamicamente query basate sul linguaggio naturale verso Microsoft Graph, consentendo allo stesso di elaborare domande più ampie e complesse in una sola volta. Security Copilot può risolvere ambiguità, chiedere chiarimenti e autocorreggersi per assicurare al Security Analyst di ottenere le informazioni più accurate dai dati da Microsoft Entra.Alcuni scenari dove può essere utilizzato Microsoft Security Copilot embedded in Entra
L'elenco completo degli scenari in cui è possibile utilizzare Security Copilot nella Embedded experience lo trovate qui (alcuni scenari richiedono Entra ID Piano P1, altri il Piano P2):
Microsoft Security Copilot scenarios in Microsoft Entra - Microsoft Entra
Learn how to use Microsoft Security Copilot in the Microsoft Entra admin center for identity and security scenarios.Microsoft Learncilwerner
Conditional Access Optimization Agent in Microsoft Entra
In Microsoft Entra, uno strumento chiave per proteggere utenti, applicazioni e dati aziendali è la possibilità di governare e mettere in sicurezza gli accessi attraverso la creazione di Conditional Access Policies (CAP).
Una delle problematiche principali però nell'utilizzo delle CAP è la necessaria e fondamentale attività di manutenzione delle stesse:
- creazione di nuove policy
 - modifica e/o ottimizzazione di quelle esistenti
 - dopo la creazione di nuovi utenti e/o applicazioni, durante l'attività quotidiana dell'attività aziendale, è necessario aggiungerli nelle CAP corrette esistenti.
 
Per rispondere a queste esigenze, Microsoft ha introdotto il Conditional Access Optimization Agent, un primo (ne seguiranno in futuro altri) agente intelligente integrato in Microsoft Entra e potenziato da Security Copilot. Questo strumento (che richiede almeno il piano P1 di Entra ID) sfrutta l’intelligenza artificiale per analizzare automaticamente le CAP esistenti, individuare lacune nella copertura e proporre miglioramenti basati sulle best practice di sicurezza, come il modello Zero Trust.
L’agente non solo identifica utenti e applicazioni non protetti, ma suggerisce anche consolidamenti di policy simili, miglioramenti nei controlli di accesso (come MFA e compliance dei dispositivi), e blocchi per metodi di autenticazione obsoleti. Tutto questo avviene in modo trasparente e controllato, con la possibilità di applicare le modifiche in modalità report-only o tramite approvazione amministrativa.
Nell'interfaccia di amministrazione di Microsoft Entra è presente una nuova sezione dedicata agli agenti. Questa è la nuova home page per tutti gli agenti di Security Copilot. Da qui è possibile distribuire, configurare e monitorare agenti come CA Optimization Agent.La homepage degli agenti AI nel portale di Entra
Conditional Access Optimization Agent analizza il tenant alla ricerca di nuovi utenti e applicazioni delle ultime 24 ore e determina se le CAP esistenti sono applicabili. Se l'agente rileva utenti o applicazioni non protetti da CAP, fornisce suggerimenti sui passaggi successivi, come l'attivazione o la modifica di un criterio di una CAP.Pagina di configurazione dell'agente AI
L'agente può essere eseguito anche on-demand prima della scadenza delle 24 ore ed è possibile avere un log e i risultati di tutte le esecuzioni.Log dell'esecuzione dell'agente AI e possibilità di esecuzione manuale
Nell'esempio sottostante è possibile esaminare il suggerimento, il modo in cui l'agente ha identificato la soluzione e cosa sarebbe incluso nel criterio.La descrizione in linguaggio naturale dell'attività svolta dall'agente AI e dei risultati ottenuti
Il workflow delle attività svolte dall'agente AI per ottenere il o i suggerimenti
La CAP creata automaticamente dall'agente AI ma in report-only
Maggiori informazioni sull'agent Microsoft Entra Conditional Access optimization:
Microsoft Entra Conditional Access optimization agent - Microsoft Entra ID
Learn how the Microsoft Entra Conditional Access optimization agent with Microsoft Security Copilot can help secure your organization.Microsoft LearnMicrosoftGuyJFlo
Qui sotto trovate la presentazione completa delle 2 funzionalità basate su Microsoft Security Copilot e gli agenti AI introdotte in Microsoft Entra:
youtube.com/embed/wEefrzxmdtQ?…
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Uccidere i testimoni
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Dall’11 al 17 agosto la newsletter esce in edizione ridotta
Domenica sera le IDF hanno ucciso 5 giornalisti, tra cui Anas al-Sharif, il reporter 28enne che negli scorsi mesi era diventato uno dei corrispondenti più importanti a documentare l’aggressione di Gaza da parte dei militari israeliani, vincendo lo scorso anno un premio Pulitzer insieme al gruppo di fotoreporter che lavoravano da Gaza per Reuters. Al–Sharif e i suoi colleghi sono morti in un attacco contro una tenda che si trovava fuori dal cancello dell’ospedale al–Shifa, nel nord della città di Gaza — l’ultimo aggiornamento di al–Sharif era proprio che l’aviazione israeliana stava conducendo bombardamenti particolarmente pesanti in altre parti della città. Nell’ultimo video che al–Sharif ha pubblicato si sentono i bombardamenti risuonare vicino alla sua tenda. Il giornalista si era organizzato in modo che sul suo account X venisse pubblicato un “ultimo messaggio e testamento” in caso morisse: “Affido a voi la Palestina, il gioiello della corona del mondo musulmano, il cuore pulsante di ogni persona libera in questo mondo.” “Vi chiedo di non lasciare che le catene vi zittiscano, né che i confini vi fermino. Siate ponti verso la liberazione di questa terra e del suo popolo, finché il sole della dignità e della libertà non sorgerà sul paese che ci è stato rubato.” Al Jazeera ha rilasciato una nota descrivendo le uccisioni come “un altro attacco palese e premeditato alla libertà di stampa.” “L'ordine di assassinare Anas Al Sharif, uno dei giornalisti più coraggiosi di Gaza, e i suoi colleghi, è un tentativo disperato di mettere a tacere le voci che denunciano l'imminente conquista e occupazione di Gaza.” (Al Jazeera / X)
Certi della propria impunità per le continue uccisioni a Gaza, le IDF hanno confermato di aver colpito espressamente al–Sharif, perché, secondo i militari, sarebbe stato leader di una cellula di Hamas, e avrebbe organizzato attacchi contro Israele. Come sempre, i militari israeliani non hanno fornito nessuna prova in sostegno della giustificazione per l’omicidio. Dall’inizio dell’aggressione, 22 mesi fa, le IDF hanno ucciso più di 200 giornalisti. (Reuters / SourcedPress)
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Uccidere i testimoni
Le IDF hanno colpito deliberatamente una tenda di giornalisti, uccidendo tra gli altri Anas al-Sharif.Alessandro Massone (The Submarine)
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"Careless People" – Quando Facebook smise di essere un social e diventò strumento di controllo.
Ci sono libri che parlano di tecnologia e ti fanno pensare al futuro, altri libri invece ti spiattellano la verità in faccia, nel modo più crudo possibile. Careless People, di Sarah Wynn-Williams, è esattamente questo secondo tipo.
Un libro che è metà autobiografia e metà racconto della discesa di Facebook nelle negli inferi. Sarah Wynn-Williams racconta la propria esperienza da insider con uno stile chiaro e preciso, mescolando ricordi personali e ricostruzioni delle dinamiche interne di un’azienda passata dall’essere un social network al diventare un sistema di potere difficile. Un'azienda coi ricavi uguali al pil di un continente che si sottrae ai suoi doveri.
Il confronto con The Social Network è inevitabile: lì era un racconto di tradimenti e meschinità ma a confronto di questo è una scampagnata. Su Careless People c'è un inventario di comportamenti e decisioni che hanno inciso in profondità sull’informazione, sulle persone, sui governi, complice di genocidi.
E sì, ha nomi, date, dinamiche, più sporco di quanto ti vorresti leggere. Posso solo riassumere così: il pesce puzza dalla testa.
Non un libro “contro”, ma dentro
The Social Network raccontava il periodo della nascita di Facebook. Questo libro che copre il periodo 2011 - 2017, quello di grande crescita dell'azienda. La metamorfosi da Tech Company a Potenza Mondiale.
Sarah Wynn-Williams racconta di policy ignorate, abusi coperti, decisioni prese per interesse e non per etica.
Il tono è diretto, chirurgico, a tratti feroce. Scritto molto bene, si legge come un romanzo
Curioso: Nonostante il successo in libreria sui social il nome del libro è circolato pochissimo. Caso? O algoritmo che ha deciso che era meglio non leggerlo? La tentazione di pensare alla censura automatica è forte, ma il punto non è solo questo: Careless People è uno di quei titoli che la Big Tech preferirebbe vedere in fondo a uno scaffale polveroso.
L’autrice è complice.
Qui arriva la parte interessante. Wynn-Williams non si rende conto di essere stata parte del problema.
Non sembra rendersi conto di essere stata parte integrante del meccanismo che critica. Parla come se fosse sempre stata “dalla parte giusta”, senza riconoscere la propria responsabilità strutturale.
Ed è proprio questo che, paradossalmente, rende il libro ancora più potente: mostra come anche chi crede di essere diverso e moralmente pulito possa continuare a operare in un contesto che produce danni enormi e non accorgersene mai.
Un caso da manuale di dissonanza cognitiva, con la forza di un esperimento di Milgram. La particolarità è che l’autrice messo nero su bianco.
Perché vale la pena leggerlo
- Se ti piace leggere: perché è scritto bene e documentato. Non è solo il libro di un ex-dipendente in cerca di rivincita, ma un racconto stratificato di cosa succede quando la retorica aziendale si scontra con la realtà quotidiana di milioni di utenti e con le scelte di pochi dirigenti.
 - Se hai speranza nella politica: questo libro ti mostra livelli di collusione che nemmeno immagini. Politici di primo piano comprati dalla capacità di Facebook di far vincere Elezioni. Dirigenza di Meta imparentata con Legislatori, macchina del fango funzionante 24/7. Incuranza di genocidi, violenza e governi autoritari.
 
Careless People è esattamente questo: un ritratto non tanto di un’azienda, ma di un meccanismo umano, quello che ci fa credere di essere dalla parte giusta mentre apriamo le tagliole in cui verrà intrappolata la mamma di Bambi.
Se hai già un bias contro il funzionamento di Facebook (come il sottoscritto), qui troverai benzina per anni di conversazioni.
Prossimo libro sul tema: Chaos Machine di Max Fisher.
Cosa è successo dopo la pubblicazione?
- Careless People è stato pubblicato l’11 marzo 2025 ed è entrato subito nella New York Times Bestseller List.
 - Meta ha richiesto di limitare la promozione con minacce legali, riuscendo solo a ottenere il classico effetto Streisand.
 - Sarah Wynn-Williams ha testimoniato davanti al Congresso USA il 9 aprile 2025, accusando Zuckerberg di voler sviluppare strumenti di censura per entrare in Cina.
 
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Mobilitazione e repressione
Politica e società civile, in tutto il mondo, si mobilitano in un ultimo tentativo per fermare l’occupazione totale della Striscia di Gaza: i ministeri degli Esteri di nove paesi, tra cui sorprendentemente anche l’Italia, hanno firmato una “dichiarazione congiunta su Gaza” in cui si dice espressamente che “i piani annunciati dal governo israeliano rischiano di violare il diritto internazionale umanitario,” e che “qualsiasi tentativo di annessione o espansione degli insediamenti viola il diritto internazionale.” La nota si conclude chiedendo di nuovo la “totale smilitarizzazione di Hamas e la sua completa esclusione da qualsiasi forma di governo della Striscia di Gaza,” ma rivendica un “ruolo centrale” per l’Autorità palestinese, in rottura con i nuovi obiettivi massimalisti del governo Netanyahu VI, che vorrebbe escludere anche l’ANP da Gaza. (Ministero degli Esteri / European Union External Action)
Tra i firmatari c‘è anche il Regno Unito, dove invece in segno opposto sabato c’è stato uno dei casi di repressione del sostegno alla causa palestinese più grave degli ultimi mesi: la polizia metropolitana di Londra ha arrestato 474 persone, parte di un gruppo di circa mille persone che stavano protestando in supporto a Palestine Action, la rete di azione diretta fondata contro il sistema di apartheid israeliano che il mese scorso è stata classificata come gruppo terroristico dalle autorità britanniche. Si tratta, per stessa ammissione della polizia metropolitana, del numero di arresti più alto che vengono fatti in una sola operazione da almeno 10 anni. Gli arrestati stavano facendo una cosa molto pericolosa: erano a Parliament Square e a Whitehall — la strada che porta alla sede del governo — con dei cartelli in sostegno al gruppo e alla causa palestinese. Amnesty International ha dichiarato che gli arresti, autorizzati dalla legge anti-terrorismo, sono “molto preoccupanti.” (the Guardian / Sky News)
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Mobilitazione e repressione
Molti paesi del mondo si mobilitano contro l’occupazione totale di Gaza, ma nel Regno Unito centinaia di persone sono state arrestate per sostenere la causa palestinese.Alessandro Massone (The Submarine)
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Lo scandalo a scoppio ritardato
La conferma, da parte del governo Netanyahu VI, dell’obiettivo di “prendere il controllo” di tutta la Striscia di Gaza ha agitato la politica internazionale — nonostante il fatto che l’obiettivo ultimo fosse questo fosse evidente da mesi. La posizione più netta è stata presa dal cancelliere tedesco Merz, che in un thread su X ha annunciato che la Germania non autorizzerà ulteriori export di armi verso israele “che possano essere usate nella Striscia di Gaza.” Merz premette che “l’imperativo è il disarmo di Hamas,” a cui “non si può permettere di avere un ruolo a Gaza in futuro,” ma solleva dubbi sugli obiettivi militari di Tel Aviv. Le vere preoccupazioni del governo tedesco sono trasparenti in come Merz conclude il thread: “Il governo tedesco chiede urgentemente al governo israeliano di fermarsi da fare ulteriori passi verso l’annessione della Cisgiordania.” È stato più esplicito il Primo ministro britannico Starmer, che ha condannato la decisione, dicendo che “questa azione non farà niente per mettere fine a questo conflitto o per aiutare a rilasciare gli ostaggi. Porterà solo a ulteriori spargimenti di sangue.” (X / BBC News)
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Lo scandalo a scoppio ritardato
I paesi di tutto il mondo — Stati Uniti esclusi — hanno condannato la decisione di Tel Aviv, ma nessuno si muove per fermare il governo Netanyahu.Alessandro Massone (The Submarine)
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La soluzione finale
Ignorando le preoccupazioni delle IDF stesse, il gabinetto di sicurezza del governo Netanyahu VI ha approvato il piano di conquistare l’intero territorio della Striscia di Gaza. Il testo della decisione non usa la parola “occupare,” ma, appunto “prendere il controllo” — per negare le possibili responsabilità del governo di Tel Aviv sul territorio — ma il dato di fatto è che per la Striscia di Gaza si va incontro al regime militare totale israeliano. Che l’approvazione stesse arrivando non era un segreto: nelle ore precedenti alla riunione le IDF aveva già iniziato a muovere le proprie forze per preparare una nuova forza di invasione, come testimoniato da immagini satellitari. I ministri hanno approvato anche i 5 punti necessari per la fine dell’aggressione: il disarmo di Hamas, la liberazione di tutti i prigionieri, la demilitarizzazione della Striscia di Gaza, il controllo militare israeliano della Striscia, e un governo per il “dopoguerra” che escluda sia Hamas che l’Autorità palestinese. Attualmente le IDF controllano il 75% della Striscia di Gaza: gli unici territori non occupati militarmente sono quelli della città di Gaza e dei campi profughi nel centro della Striscia — dove l’intelligence israeliana ritiene siano anche gli ultimi prigionieri israeliani ancora vivi. Il piano prevede l’invasione di questi ultimi territori, a prescindere dalla sicurezza dei prigionieri: nell’immediato vuol dire che le 800 mila persone che ora vivono nella città di Gaza, molte che hanno trovato rifugio lì dopo essere state sfollate, dovranno di nuovo lasciare la città per recarsi nel sud della Striscia. Il documento approvato dal gabinetto segna una data simbolica per la data ultima entro cui la città di Gaza va sgomberata — il 7 ottobre 2025 — ma le IDF prevedono anche fino ad altri 5 anni di combattimento, in particolare se gli obiettivi del governo dovessero estendersi anche alla Cisgiordania. (the Times of Israel / NBC News / Ynet)
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La soluzione finale
Tel Aviv ha formalizzato l’obiettivo di “prendere il controllo” di tutta la Striscia di Gaza. Tra le altre notizie: 3 persone sono state arrestate nel Regno Unito per supporto a Palestine Action, è confermato il campo largo alle elezioni regionali in…Alessandro Massone (The Submarine)
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Irys, una nuova app per fotografi
Che Instagram non sia più un social per fotografi, nel senso di applicazione ideale per condividere le foto, penso sia ormai palese a tutti.
Tra il maggior peso dei contenuti video, algoritmi che ti propongono (impongono) quali contenuti vedere, per non parlare delle continue modifiche d'uso, non è certo l’app migliore per condividere le proprie foto.
E in ultimo c’è il rischio di ritrovarsi con il profilo bloccato, senza spiegazioni chiare, in cui sono incappato anche io, con la conseguenza di trovarti, da un momento all’altro, con il profilo chiuso!
Grazie Meta!
La nascita di nuove app per la fotografia
A seguito della situazione di Instagram sono nate diverse iniziative con lo scopo di realizzare nuove app che vadano incontro alle esigenze dei fotografi, ma anche di utenti che vogliono semplicemente vedere foto interessanti.
Tra i vari progetti oggi mi sono imbattuto in Irys, una nuova app che si rivolge al fotografo professionista, all’hobbista, all’amante della fotografia o semplicemente a chi è alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Irys è attualmente in fase di sviluppo con la possibilità di iscriversi alla lista di attesa per testarla in anteprima.Immagine tratta dal sito ufficiale dell’app Irys
Questo nuovo progetto nasce dall’iniziativa del fotografo Alan Schaller che ha riunito un team di professionisti per costruire una nuova casa per la fotografia.
Alan Schaller | Photography
Alan Schaller was born in 1988 in London, where he still lives today. He took up photography in 2015 as a past time, only to find his work published only one year later in magazines and newspapers in the UK. Since then his portfolio and profile have gone from strength to strength, and today he is regarded as one of the most renowned photographers of his generation. Described by Leica as “an icon of contemporary blackAlan Schaller
Alan Schaller, che sicuramente già conosci, è anche co-fondatore di Street Photography International progettato e curato da fotografi, per i fotografi.Alan Schaller è molto attivo sui social quali Instagram e YouTube.
Perché Irys è diverso?
Nella pagina Our Features del progetto sono elencati tutti i punti che rendono Irys diverso dalle altre applicazioni che cercano di sostituire Instagram.
Tra i vari punti elencati nella pagina del progetto ho particolarmente apprezzato:
- Nessun numero di follower visibile, per riportare l'attenzione sulla qualità e non sui numeri;
 - Pubblica quando vuoi, se vuoi, l’app non premia la frequenza di pubblicazione;
 - Nessuna pressione per le prestazioni, i numeri di coinvolgimento non sono visibili agli altri;
 - Immagini ad alta risoluzione non scaricabili e supporto a tutti i rapporti d'aspetto senza ritaglio;
 - Visualizza i metadati della telecamera (dati EXIF);
 - Immagini organizzate in raccolte per una migliore presentazione
 
Ma l’aspetto che più mi ha convinto ad iscrivermi alla lista di attesa di Irys è senza dubbio la comunità con la possibilità di:
- Creare e gestire Gruppi o partecipare a gruppi creati da altri utenti;
 - Entrare in contatto con altri utenti che condividono interessi creativi simili;
 - Partecipa a sfide e concorsi per rimanere coinvolto;
 
Irys è gratis?
L’applicazione prevede due tipologie di piani:
- un piano completamente gratis, con delle limitazioni sulla quantità di foto pubblicate giornalmente, numero limitato di collezioni e numero di gruppi a cui potersi iscrivere;
 - un piano a pagamento in cui non si ha limitazioni e con alcune funzioni in più come la possibilità di creare propri gruppi.
 
Per essere un’app completamente libera da algoritmi, pubblicità e quant’altro deve per forza prevedere un piano a pagamento, così da finanziare il continuo sviluppo e i costi di gestione.
Altrimenti siamo noi, con i nostri dati, la moneta di pagamento per finanziare tutto ciò!
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Ho dato fiducia a Irys
Si, mi sono iscritto alla lista di attesa di Irys e non mi rimane che aspettare di ricevere l’email che mi abilita al download dell’applicazione.
Devo dire che sono fiducioso nelle possibilità di questa nuova app, ma ne riparlerò sicuramente dopo averla testata.
✒️
Se anche tu senti la necessità di un nuovo spazio per condividere le foto, fammi sapere nei commenti se ti iscriverai a Irys e cosa ne pensi!
Tags: Irys | Instagram | Social Media
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Mak's File - Episodio 59: Speciale Cina
Che la Repubblica Popolare Cinese non fosse più solo il fornitore di manodopera a basso costo per il resto del mondo era ormai evidente.
Negli ultimi anni, tuttavia, si è acuita la distanza tra le visioni delle potenze egemoni. La Cina ha intrapreso la strada di diventare un'alternativa concreta in settori che davamo per scontati: sistemi operativi, calcolo avanzato, intelligenza artificiale open source, produzione di energia rinnovabile e molto altro.
Vediamo insieme.
Disclaimer: sono stato pagato milioni di Sino-dollari per scrivere questo /s
Disclaimer 2 (questa volta più serio): Come ogni notizia, anche queste potrebbero rivelarsi solo propaganda. Non leggendo il mandarino, non ho potuto nemmeno controllare le fonti e quindi mi sono dovuto affidare a traduzioni, senza sapere quanto queste siano vicine alla narrazione di governo. Non è mia intenzione glorificare nessuno. Ho fiducia che la comunità intorno a questa newsletter sia molto più intelligente della media e sia in grado di leggere le cose cum grano salis.
La Cina lancia un supercomputer orbitale da 2.800 satelliti
Il 14 maggio 2025 sono partiti i primi 12 satelliti dei prossimi 2.800 nodi interconnessi nello spazio.
Il nome del progetto strizza l'occhio a un libro cinese che tanto ha avuto successo: Three-Body Computing Constellation.
Le ambizioni sono altrettanto grandi: la Cina vuole costruire il più grande supercomputer AI mai esistito. Nel vuoto orbitale.
Scritta così sembra il riassunto di un film di sci-fi. È invece realtà ed è il primo articolo di questo speciale Cina, quello che mi ha convinto a scrivere dei Mak's File su una nazione.
Cosa stanno lanciando in orbita
Ogni satellite è una scheda madre spaziale:
- chip AI di ultima generazione
 - comunicazione laser a 100 Gbps
 - 30 TB di storage
 
Il tutto alimentato a energia solare, raffreddato dal vuoto.
Una rete distribuita a bassa latenza. In orbita nello spazio.
A pieno regime, la costellazione punta a 1.000 POPS (peta operations per second). Per ora, i primi dodici fanno già girare 5 POPS.
A cosa serve?
Nei piani, questa infrastruttura è pensata per:
- simulare il clima e prevedere uragani con mesi d’anticipo
 - rilevare terremoti usando differenziali orbitali
 - generare modelli 3D in tempo reale delle città
 - osservare il sole, i raggi gamma, gli eventi cosmici
 - far girare modelli di AI su larga scala, in parallelo
 - E ça va sans dire, sorvegliare 😀
 
Perché nello spazio?
I supercomputer terrestri hanno limiti:
- consumano troppa energia
 - scaldano troppo
 - occupano spazio fisico
 - sono vulnerabili (attacchi, disastri, geopolitica)
 
Se gli scienziati di OpenAI hanno quindi deciso di aprire il prossimo datacenter in Arabia (perché fa freschino e i server hanno bisogno di poca acqua), la Cina gioca sempre sul lungo periodo. Una costellazione di computer nello spazio:
- Non consuma corrente dalla rete.
 - Resta operativa anche se attaccata.
 - E – dicono – può aggiornarsi via drone autonomo.
 
Sovranità digitale in orbita
La Cina è il primo Paese a dichiarare sovranità computazionale nello spazio.
Chi controlla l’informazione, controlla il mondo.
Chi la elabora prima degli altri, la controlla due volte.
Reazioni internazionali
USA, UE e India ovviamente non stanno fermi e stanno accelerando programmi simili: NASA e SpaceX ragionano su ibridi integrati con Starlink.
Senza una governance spaziale condivisa, questa corsa rischia di diventare la nuova AI arms race.
Con meno regole e più satelliti che spiano sopra le nostre teste. Cosa potrà mai andare storto?
Impatto ambientale
Fatemi tornare ancora sulla questione ambientale: i data center tradizionali consumano fino al 3% dell’elettricità globale.
Questa rete spaziale è alimentata dal sole. Non ha condizionatori.
Anni fa leggevo dell'idea di creare dei datacenter in zone fredde o comunque utilizzarli per scaldare l'acqua di uso comune. Mi sembrava una cosa molto saggia e infatti non so che seguito abbia avuto.
Torniamo a Three-Body Computing Constellation dopo il 2030
Entro fine decennio programmano di lanciare e attivare 2.800 satelliti.
Parte delle risorse sarà accessibile anche da enti pubblici, università e imprese.
La Cina propone anche un consorzio internazionale per la gestione etica dei dati.
Un’idea che sa di apertura, ma adesso che le chiavi in tasca non le abbiamo noi sembra molto meno aperta...
Huawei rompe l’equilibrio storico del personal computing.
Se non lo avessi preso dal sito huawei.com avrei potuto confonderlo per un MacOS
Te ne avevo già parlato a novembre 2024: la Cina ha deciso di liberarsi dal giogo dei sistemi operativi stranieri. Huawei ha presentato il suo HarmonyOS e ora, a sei mesi di distanza, punta a scardinare anche il duopolio statunitense.
Da decenni il mondo del Personal Computing si muove lungo tre direttrici:
- da un lato, il cosiddetto Wintel (Intel + Windows), che ha reso possibile un ecosistema aperto ma comunque dominato da standard americani;
 - dall’altro, il modello chiuso e integrato di Apple, dove hardware e software viaggiano insieme sotto un unico controllo. Per una decina d’anni Apple ha anche utilizzato chip x86, ora usa la serie M;
 - in alternativa, una distro Linux – su questo sono totalmente ignorante, meglio tacere e fare più bella figura.
 
Nuova CPU e Nuovo OS
Huawei rilascia una CPU proprietaria (Kirin X90) e un sistema operativo nativo (HarmonyOS) pensati per eliminare ogni dipendenza esterna.
Prodotto dalla HiSilicon (controllata al 100% da Huawei), il Kirin X90 sembrerebbe basato su processo a 5 nanometri, quindi al limite della tecnologia attuale – anche se la cautela resta d'obbligo. Non è ancora chiaro se sia stato sviluppato interamente da Huawei, oppure se si tratti di una versione custom prodotta dalla taiwanese TSMC (ah, l'ironia!).
A livello di performance, il Kirin X90 si posiziona tra l’M1 e l’M2 di Apple, risultando comparabile agli Intel i7.
Dal mobile ai desktop: qualche numero
Nel 2023 HarmonyOS copriva solo l’8% del mercato smartphone in Cina.
Ma nel quarto trimestre del 2024 è salito al 19%, superando iOS (17%) e avvicinandosi ad Android (64%). La strada è ancora lunga, ma alcuni analisti iniziano a considerare possibile il sorpasso.
Questa crescita offre a Huawei una leva per puntare al mercato desktop, dove oggi il quadro è ancora molto sbilanciato:
- Windows: 80,18%
 - macOS: 1,21%
 
Huawei propone una piattaforma con vantaggi sia tecnici che estetici: interfaccia più pulita, una lezione ben appresa da Mac sulla distribuzione delle app, la possibilità di partire da zero senza sistemi legacy, e – ovviamente – l’integrazione nativa delle funzioni AI.
Non basterà a scalfire Windows, almeno nel breve. Ma superare macOS sembra realistico. E se consideriamo che il governo cinese spingerà per adottare un prodotto autarchico, il sorpasso sui nuovi desktop non pare più così improbabile.
My Two Cents
Huawei sta ricostruendo pezzo per pezzo l’intera catena del valore: ogni restrizione imposta dal mercato USA ha accelerato il distacco da tecnologie critiche.
Ogni divieto si è trasformato in un incentivo a sostituire interi blocchi della filiera produttiva.
Quando si dice che nelle guerre perdono tutti: ecco un esempio concreto. Mondo frammentato, mondo che non comunica.
La svolta verde della Cina?
Mi raccomando: questa è immagine generata da una AI
Panelli solari su Pannelli solari.
93 GW in un mese. Nel solo mese di maggio 2025, la Cina ha installato 93 gigawatt di pannelli solari.
Se questa cifra non ti dice nulla, vuol dire quasi 100 pannelli ogni secondo, secondo l’analisi di Lauri Myllyvirta, senior fellow presso l’Asia Society Policy Institute.
Ma non finisce qui: 26 gigawatt di eolico sono stati aggiunti nello stesso mese — l’equivalente di circa 5.300 turbine.
Myllyvirta ha fatto i conti: solo gli impianti installati a maggio potrebbero produrre elettricità pari al fabbisogno di un intero Paese come Polonia, Svezia o Emirati Arabi Uniti.
Per fare un confronto: la Germania – quarto Paese al mondo per capacità solare installata – ha impiegato decenni per arrivare a questa cifra. La Cina l’ha fatto in un mese.
Fonte: Guardian
Wild China: I parchi nazionali in Cina sono una realtà.
Quattro anni fa, la Cina ha inaugurato il suo primo parco nazionale. Oggi sono già cinque, coprono circa 230.000 km² e mettono sotto tutela statale quasi il 30% delle aree cruciali per la fauna selvatica, e da sole sono più del doppio dello spazio dei parchi nazionali statunitensi.
Il piano è ambizioso: 49 parchi nazionali entro il 2035, su una superficie di oltre 1,1 milioni di km².
Le priorità dichiarate?
- Connessioni ecologiche tra habitat – Ricordo un documentario (Santo Piero Angela!) in cui si parlava di come le foreste di bamboo morissero ciclicamente quasi tutte insieme in una zona, mettendo in pericolo il panda, che non aveva possibilità di migrare a causa di queste "isole".
 - Protezione anche di altre specie simboliche come tigri e leopardi delle nevi.
 - Diritti delle comunità indigene (lasciamolo così, non indaghiamo).
 
Fonte: National Geographic
Infrastrutture moderne e ben funzionanti
È ormai evidente che l’infrastruttura cinese non è solo recente, è anche imponente e funziona alla meraviglia. Probabile che uscirà qualcosa nel futuro. Ti lascio due dati.
Trasporti ad Alta Velocità (HSR)
- 44.000+ km (2025) — la più lunga al mondo, pari a oltre il doppio di tutta l’Europa messa insieme.
 - Treni a 350 km/h su tratte come Pechino–Shanghai e Pechino–Guangzhou.
 - Connettività capillare: collega più dell’80% delle città con oltre 1 milione di abitanti.
 
Ponte Hong Kong–Zhuhai–Macao
- 55 km, il ponte marittimo più lungo del mondo.
 - Include ponti, tunnel e isole artificiali, costruito in area soggetta a tifoni e terremoti.
 
Aeroporto di Pechino Daxing (PKX)
- Aperto nel 2019, progettato da Zaha Hadid.
 - Soprannominato “la stella marina” per la forma a cinque braccia.
 - Capacità: 100 milioni di passeggeri/anno una volta completato.
 - Costruito in meno di 5 anni.
 
Auto elettriche
Le auto elettriche cinesi non sono solo economiche: sono veloci, funzionali, esteticamente convincenti. Il mercato interno ultra-competitivo ha forgiato un’ossessione per il miglioramento continuo e una disciplina feroce sui costi.
I costruttori europei stanno per essere colpiti come da una martellata come mai prima.
Non è certo il mio campo di competenza quindi lascio aperto il discorso. Se qualcuno vuole dire la sua, clicchi reply sulla mail o usi il Sistema Federato di commenti.
AI
Gli Stati Uniti guidano ancora il fronte dei laboratori pionieri nel campo dell’intelligenza artificiale (e infatti la maggior parte dei contenuti #AI nella newsletter riguarda aziende statunitensi).
Ma la Cina sta scegliendo una strada diversa: verticale, specifica, integrata.
Dei robotaxi a Wuhan, già operativi, ne ho parlato nel primo speciale dedicato alle auto a guida autonoma.
Dataset sanitari con miliardi di record per addestrare AI mediche.
Un insegnante virtuale AI da 200 milioni l’anno che sta performando benissimo nei test.
DeepSeek prima e Qwen3 poi hanno cambiato le regole del gioco delle AI "open weight" – in entrambi i casi obbligando gli USA a correre sullo sviluppo di Agentic AI e modelli open davvero potenti.
Esiste ancora il limite strutturale della carenza di chip, e questo sarà ancora un ostacolo enorme nel medio periodo, ma vediamo che la Cina sta scegliendo la strada della verticalizzazione per ovviare a questo.
Passo avanti nella Fusione Nucleare?
Nei progetti di fusione come ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), si usano acciai criogenici come 316LN o JK2LB.
Funzionano bene alle temperature dell’elio liquido, ma hanno un limite: la resistenza meccanica.
Risultato? Il campo magnetico di ITER si ferma a 11,8 tesla, e per compensare serve un impianto enorme e costosissimo.
I ricercatori cinesi hanno sviluppato un nuovo materiale: CHSN01 – China High-Strength, Low-Temperature Steel No. 1.
Secondo le promesse:
- Regge campi magnetici fino a 20 tesla
 - Sopporta 1,3 GPa di stress elettromagnetico
 - Si allunga del 30% prima di rompersi
 - Mantiene queste prestazioni anche dopo 60.000 cicli di accensione/spegnimento – l’intera vita operativa del reattore cinese BEST (Burning-Plasma Experimental Superconducting Tokamak)
 
Un acciaio così resistente, flessibile e longevo non serve solo alla fusione.
Può rivoluzionare anche:
- Risonanza magnetica (MRI)
 - Acceleratori di particelle
 - Treni Maglev
 - Raffreddamento per il quantum computing
 
Curiosità: perché Le autostrade cinesi sono sempre mal allineate su Google Earth ?
print screen da google maps preso a caso nelle vicinanze di Beijing
Ok, ti ho riempito la testa di tante informazioni tecnologiche. Chiudiamo con una piccola curiosità.
In Cina, le mappe non usano lo standard globale WGS-84 (quello usato da GPS e Google Maps), ma un sistema alternativo chiamato GCJ-02. Fin qui tutto bene, se non fosse per un dettaglio sostanziale:
GCJ-02 include un algoritmo di offuscamento che introduce errori intenzionali nelle coordinate geografiche, spostandole da 50 fino a 500 metri.
Il risultato è che le strade e gli edifici visti da satellite non combaciano con le mappe.
La giustificazione ufficiale è quella classica: “motivi di sicurezza nazionale”. Ma cosa significa, esattamente?
Il punto non è tanto proteggere bunker segreti da occhi esterni – anche perché molti matematici dilettanti sono riusciti a decifrare l’algoritmo, quindi figuriamoci le intelligence militari.
Il vero effetto è un altro: rendere Google Maps praticamente inutilizzabile sul territorio cinese.
Google potrebbe ovviamente “correggere” le mappe, ma c’è un ostacolo più serio del disallineamento stesso: vedere il proprio personale arrestato per spionaggio.
Viene da sé che in Cina Google Maps non viene utilizzato in quanto inaffidabile, e che quindi gli abitanti utilizzano strumenti più allineati.
Per accedere all’algoritmo corretto, le agenzie cartografiche cinesi devono pagare una licenza e ovviamente sottostare alle regole.
Tiktok riposizione il termine #BookTok e crea una mini-guida per autori
La faccenda dei #booktook accende in me un conflitto: per quanto ami leggere e parlare di libri (sul mio canale CocooaVideo ho iniziato a fare review prima che fosse di moda) la paura che diventi una moda attraente per i soliti avvoltoi che arrivano e banchettano, villificando la lettura mi infastidisce.
Tik tok capisce questo e fa un interessante reframe della parola "bookTook" consegnandolo agli autori di libri. Produce una guida per gli autori che vogliono iniziare. Ci sono vari consigli base, ma interessanti
Come iniziare
foto del profilo, username, bio, link a social e sito web.
Come creare contenuti interessanti
qualità video, formati, sonoro, sottotitoli, avere un piano editoriale, usare i tools che Tiktok offre, partecipa alla community
Di cosa parlare?
Questa è la parte più interessante dato che nel 90% dei casi quando faccio consulenza la faccenda dei contenuti è la scusa migliore per non produrre contenuti.
Te li ripropongo qui.
Presentati:
L'autenticità è un aspetto unico della community di TikTok, quindi è importante creare una connessione umana attraverso i tuoi contenuti. Presentati in video, così gli spettatori possono conoscere la mente dietro il tuo progetto! Se non ti senti a tuo agio davanti alla videocamera, nessun problema. Esistono molti altri formati video autentici che possono adattarsi al tuo stile.
Una Giornata Tipo:
La tua giornata media come autore/autrice cambia continuamente. Questo ti offre una buona occasione per sperimentare i video in stile “Una giornata nella vita”. Riprendi momenti della tua giornata, dalla prima tazza di caffè fino all’ultima spunta sulla to-do list. Usa la funzione voice-over per aggiungere contesto.
Mostra il tuo processo o le tue ispirazioni:
I contenuti dietro le quinte sono coinvolgenti e stimolanti — mostra al tuo pubblico come lavori, da dove prendi ispirazione o racconta aneddoti personali legati al tuo modo di scrivere.
Condividi la tua esperienza:
Pensa al miglior consiglio che hai ricevuto o imparato e condividilo. Quando registri, immagina di parlare al tuo “te” del passato. Questo approccio ti aiuterà a creare un messaggio naturale e autentico, che risuonerà con chi ti segue.
Insegna qualcosa attraverso una storia:
La connessione umana che nasce dal racconto ha il potere di ispirare, soprattutto quando c'è una lezione da imparare. Se ti senti a tuo agio nel condividere un’esperienza significativa della tua vita, sfrutta questa opportunità per creare un legame più profondo con il pubblico.
Consiglia delle letture:
La community di BookTok è sempre alla ricerca del prossimo libro da leggere. Approfittane per parlare anche dei libri che stai leggendo o che hai amato. Puoi farlo in tanti modi: “I miei preferiti per l’estate”, oppure “Libri che vorrei rileggere”.
Video di unboxing o packaging:
Hai una copia fisica del tuo ultimo libro? Hai pubblicato una nuova edizione con una copertina diversa? Condividi l’esperienza dell’unboxing con la tua community.
Promuovi i tuoi contenuti su altri canali:
Se hai partecipato a un’intervista o sei in tour promozionale, raccontalo al tuo pubblico. Condividi le tue esperienze!
Accesso anticipato o anteprime:
La community di BookTok adora le anticipazioni. Pensa a condividere estratti esclusivi o brevi sessioni di lettura per creare attesa attorno al tuo prossimo libro.
Condividi la tua esperienza:
Pensa al miglior consiglio che hai ricevuto o imparato e diffondi quella conoscenza. Immagina di rivolgerti al tuo io passato. È un ottimo modo per trasmettere un messaggio sincero e coinvolgente.
Lanciare il proprio libro
Consigli utili per il lancio di ogni cosa (guardo te Cristian e la tua mussssica) , non solo di un libro
- Parla della trama del libro, delle mood board, delle anteprime, delle rivelazioni di copertina, ecc.
 - Identifica i creator di BookTok più adatti a ricevere copie in anteprima
 - Contatta i creator e agenzie di talenti, oppure chiedi al tuo editore se dispone di un programma per creator
 - Valuta l’idea di creare un’esperienza di unboxing esclusiva per incentivare la creazione di contenuti
 
TikTok Academy
Come consiglio generale consiglio, a chi vuole fare dei video, di dare un occhio al TikTok Publisher Hub / TikTok Academy che da tanti spunti interessanti.
Conclusioni
Guardando al rapido avanzamento tecnologico cinese, emerge con chiarezza un quadro a due facce. Da un lato, la spinta verso infrastrutture orbitanti e supercomputer spaziali apre scenari che fino a poco tempo fa appartenevano solo alla fantascienza. Dall’altro, la stessa crescita accelera la corsa globale all’AI e alla sovranità digitale, esponendo il pianeta a nuove sfide geopolitiche, ambientali e di governance.
In questo contesto:
- È fondamentale mantenere un approccio critico: le fonti ufficiali possono nascondere ombre dietro ai numeri brillanti e alle dichiarazioni di apertura, da entrambe le parti della muraglia.
 - La cooperazione internazionale sarebbe la chiave per prevenire un’inutile «AI arms race» nello spazio e tutelare le libertà civili e l’ambiente. Uso il condizionale perché la direzione è un altra.
 
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi: quali di questi progetti ti sembra più promettente, e quali invece ti inquietano di più? Rispondi pure con un commento o via mail—la discussione è appena iniziata.
China is building the world’s largest national parks system
Within the next decade, China hopes to become a global leader in protected nature reserves, creating a network of wilderness that would be three times the size of the U.S. system.Ronan O’Connell (Travel)
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Lo spionaggio di massa a Gaza e in Cisgiordania
Un’inchiesta di Guardian, +972 Magazinee Local Callrivela che l’Unità 8200, l’agenzia che si occupa di cyber warfare all’interno delle IDF — un analogo della statunitense NSA, spiega +972 Magazine — sta conducendo una campagna di spionaggio di massa sull’intera popolazione palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, appoggiandosi su server di Microsoft localizzati in Europa. L’Unità 8200 registra le telefonate fatte nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania e le conserva sui server di Microsoft, in quella che secondo gli autori dell’indagine è “una delle raccolte di dati di sorveglianza più grandi e invasive del mondo.” Nel 2001, l’allora capo dell’agenzia, Yossi Sariel, avrebbe convinto l’ad di Microsoft Satya Nadella a sviluppare un’area separata dell’infrastruttura di Azure per facilitare il programma di sorveglianza di massa: Sariel si è rivolto a Microsoft perché l’ambizione spionistica dell’Unità 8200 era tale che i server del governo israeliano non erano più sufficienti, ed era necessario appoggiarsi allo spazio praticamente illimitato offerto dai server Microsoft. (the Guardian / +972 Magazine / Local Call)
Secondo le indagini del Guardian, sui server Microsoft Azure nei Paesi bassi sono conservati 11.500 terabyte (!) di dati delle IDF, pari a 200 milioni di ore di audio, e altri dati — in quantità non note — sono conservati su server irlandesi, e ovviamente in Israele. Non è noto se tutti quei terabyte sono relativi ai progetti dell’Unità 8200, perché diversi gruppi all’interno delle IDF sono clienti Microsoft. Documenti privati visti da +972 Magazine, precedenti all’inizio dell’aggressione di Gaza, descrivevano la collaborazione con l’Unità 8200 come un “momento molto potente per il brand” Azure. Due mesi fa Microsoft ha rilasciato un comunicato sul proprio blog sostenendo che “non aveva prove” che le proprie tecnologie fossero state usate contro la popolazione palestinese a Gaza. Parlando con +972 Magazine, un portavoce dell’azienda, rimasto anonimo, sostiene che Microsoft sarebbe stata all’oscuro che i propri server erano utilizzati per lo spionaggio di massa di civili. Tre fonti nell’intelligence israeliana degli autori dell’inchiesta confermano che le informazioni raccolte dall’Unità 8200 sono state utilizzate per pianificare attacchi “letali” su Gaza, e che vengono usate spesso come base per arresti e altre operazioni militari in Cisgiordania. (the Guardian / Microsoft Blog / +972 Magazine)
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Lo spionaggio di massa a Gaza e in Cisgiordania
Le IDF hanno registrato centinaia di milioni di ore di conversazioni telefoniche, conservate su server Microsoft nei Paesi bassi e in Irlanda.Alessandro Massone (The Submarine)
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Il food pairing che non ti aspetti: cocktail e pizza
È da diversi anni, ormai, che gli appassionati di food pairing (ossia dell'abbinamento fra cibo e bevande) stanno sperimentando le combinazioni più insolite e innovative, al di là dell'intramontabile connubio con il vino. In questo articolo, si parlerà di un nuovo trend che, da nord a sud, sta conquistando i palati di tutti, unendo alla preparazione più tradizionale e popolare che ci sia – la pizza – le raffinate creazioni dei mixologist contemporanei. Un matrimonio inaspettato, ma riuscito, che viene celebrato in diversi locali sparsi per lo stivale. Da Milano, patria dell'aperitivo, fino a Napoli dove la pizza è nata, accostare un buon cocktail a una pizza fragrante e ben condita sembra essere un'idea vincente, capace di coinvolgere chi l'assaggia in un'esperienza sensoriale a tutto tondo.
Pizza e cocktail: il nuovo trend del food pairing. Immagine di Dry Milano.
L'insolito connubio fra pizza e cocktail
Far dialogare armoniosamente due universi apparentemente distanti: questa è la chiave del successo del pairing fra pizza e cocktail. La pizza, nient'altro che un impasto a base di acqua, lievito e farina, condito con pochi ingredienti freschi e genuini, si presta a diventare il palcoscenico su cui far danzare aromi e sapori tra loro. Pensate – ad esempio – a una marinara, dal gusto semplice e delicato, accostata a un drink agrumato, speziato e leggermente amarognolo: l'acidità degli agrumi e i sentori di un buon bitter contribuiranno a dare complessità e profondità alla meno pretenziosa delle pizze.
Ai sapori più decisi invece, come quello della diavola o della quattro formaggi, sorprenderà l'abbinamento con con cocktail dal complesso profilo aromatico, a base di vermouth ad esempio, capaci di creare contrasti assolutamente interessanti. Queste combinazioni, per quanto potrebbero sembrare "strampalate", sono frutto della sperimentazione e della profonda conoscenza dei profili organolettici dei singoli ingredienti da parte di chef, pizzaioli e bartender esperti. E, nonostante si tratti di un pairing capace di far storcere il naso ai puristi, chiunque superi i pregiudizi iniziali scoprirà come la sinergia tra tradizione e innovazione possa trasformare un'insolita sperimentazione in una vera e propria opera d’arte culinaria.
Al di là del binomio pizza-birra
Da nord a sud, diversi sono i ristoranti in Italia che stanno proponendo con successo il pairing tra cocktail e pizza, sia con locali verticali che tramite eventi a tema, capaci di attirare molte persone, soprattutto tra le fasce più giovani. Uno degli esempi più noti è Dry Milano che, dal 2013, offre ai propri clienti un'ottima pizza, fedele alla tradizione napoletana, accompagnandola con cocktail d'autore, esaltando al massimo le materie prime e creando un esperienza unica e multisensoriale per gli ospiti. Similmente Ultra, sempre a Milano: lì, cocktail bar e pizzeria aprono e chiudono insieme (dalle 18 alle 2) permettendo di mangiare e bere in qualsiasi momento, dall'aperitivo alla cena, fino a tarda sera. «Il nostro obiettivo è creare un meal period così lungo da abbracciare un po' tutte le esigenze» dice Domenico "Dom" Carella, co-ideatore del progetto assieme a Fabrizio Margarita.
Roberta Esposito, asso dell'arte bianca campana, ha più volte promosso l'accostamento pizza-cocktail. Recentemente, durante l'omonima kermesse organizzata da Identità Golose a Milano (tenutasi dal 22 al 24 febbraio), ha raccontato durante una masterclass di come si tratti di un pairing capace di allargare – e di molto – il campo delle possibilità gustative, andando ben oltre la classica accoppiata pizza-birra. «Ad una pizza Margherita – dice la chef – con acciughe si potrebbe abbinare un Negroni con un gin al cappero per sare salinità» oppure, prosegue, «con una Margherita classica si può abbinare un gin tonic al basilico. Riguardo ai salumi, facendo l’abbinamento con una bollicina non si sbaglia mai».La sommelier-pizzaiola Roberta Esposito, in una fotografia di Identità Golose.
La ricetta per un food pairing di successo
Per chiunque – pizzaiolo, ristoratore o bartender – voglia cimentarsi nel pairing pizza-cocktail, la prima regola è quella di sperimentare il più possibile. Innanzitutto, è indispensabile conoscere nel dettaglio tutti gli ingredienti che si sceglie di utilizzare, e per la pizza e per i drink. Una buona idea potrebbe essere quella di proporre un menù degustazione con più tranci abbinati a diversi cocktail, permettendo direttamente agli ospiti di esprimere le proprie opinioni e, sulla base dei feedback raccolti, migliorare l'offerta.
Introdurre una drink list, anche modesta, permette ad esempio di ampliare il proprio target, allungando l'orario di apertura e creando un flusso anche in altre fasce orarie, come quella dell'aperitivo o del dopocena (vedi il case study Ultra, citato nel paragrafo precedente). D'altronde, per iniziare, non è necessario investire chissà quanto. Se non si dispone del budget necessario per la realizzazione di un vero e proprio bar all'interno del proprio locale e per l'assunzione di un mixologist esperto, una buona alternativa potrebbe essere quella di appoggiarsi alla consulenza di un bartender professionista che si occupi della creazione della carta dei cocktail, così come della selezione delle etichette e della formazione iniziale dello staff.
Identità Golose tutto l'anno,nel cuore di Milano
Identità Golose Milano è l’Hub Internazionale della Gastronomia: un teatro degli chef che ospita ogni settimana alIdentità Golose Milano
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