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Da Server Ribelli - R-esistenza digitale e hacktivismo nel Fediverso in Italia, di @thunderpussycat.

All'Hackmeeting del 2018, quando รจ stato presentato ufficialmente Mastodon.bida.im, la volontร  di trovare strumenti di comunicazione alternativi rispetto ai social network commerciali era all'ordine del giorno nel dibattito tra la comunitร  hacker. In quell'occasione รจ stato organizzato un talk, durante il quale gli attivisti di Trammenti1 sostenevano che per creare alternative alle piattaforme mainstream fosse necessario utilizzare piรน strumenti differenti. Gli attivisti affermavano:

Se noi vogliamo andare avanti a condurre questa campagna, questa lotta contro i social mainstream non dobbiamo mai focalizzarci su uno strumento solo, dobbiamo usarne tanti e per esigenze diverse, anche perchรฉ se un giorno Mastodon viene forkato, se la community non riesce piรน a svilupparlo, bisogna avere tanti strumenti di backup e da sperimentare tutti. La sperimentazione di piรน strumenti accresce soprattutto il dialogo sociale e culturale sullo spirito critico e sull'uso della tecnologia. Ultima cosa: enfasi sulla tecnologia sociale, noi vogliamo ottenere una rete in cui c'รจ la massima autogestione.


1 Era un collettivo di studenti hacker della cittร  di Como ora non piรน attivo.



Mario Tozzi: ยซLe spiagge, da ottobre ad aprile, dovrebbero essere libere. Tutto dovrebbe essere rimosso, e invece al massimo si tolgono solo gli ombrelloni. Sulle nostre spiagge date in concessione per decenni, praticamente a vita, ci hanno appunto costruito strutture stabili. Questo doveva essere vietato e oggi andrebbero abbattute. Sulla spiaggia deve esserci solo ciรฒ che รจ removibile, e niente di piรน. Invece ci hanno messo ristoranti, trattorie, cabine, passerelle, docce, servizi. Non va bene. E, di fronte alla possibile opposizione โ€œMa come? Io ho investito in tutto questo!โ€, io non posso che replicare: โ€œSรฌ, ma hai fatto male: va buttato giรนโ€. Il fatto di aver investito non ti dร  automaticamente ragione, cโ€™รจ il rischio dโ€™impresa. Anzi, sappi che fin dallโ€™inizio si รจ trattato di un abuso edilizio, perchรฉ sulla spiaggia non si puรฒ costruire. Non esiste condono che tenga, lo dice anche il codice della navigazione. Quindi andrebbe demolito tuttoยป.

micromega.net/mario-tozzi-si-dโ€ฆ



Un articolo di @Peter Gleick che ho trovato su Internazionale.
รˆ una recensione del libro di Glenn Adamson A century of tomorrows: how imagining the future shapes the present (Bloomsbury 2024).

I profeti del domani


Nel 1939, allโ€™esposizione mondiale di New York, Albert Einstein fu invitato a scrivere un messaggio per la posteritร  da rinchiudere in una capsula del tempo e rileggere a distanza di cinquecento anni. โ€œChiunque pensi al futuro deve vivere nella paura e nel terroreโ€, fu la sua cupa risposta.

Tanta mestizia avrร  sicuramente deluso lo sponsor, la Westinghouse electric corporation, che insieme ad altri campioni dellโ€™industria statunitense presentava il tema dellโ€™esposizione: il mondo di domani. La Ford motor company annunciava โ€œla strada di domaniโ€, la Borden dairy company presentava โ€œil mondo caseario di domaniโ€, mentre la General motors, la piรน famosa di tutte, aveva allestito il Futurama, dove i visitatori si mettevano in fila per fare un giro di diciotto minuti su un nastro trasportatore attraverso un paesaggio immaginario che mostrava le meraviglie che attendevano il mondo nel 1960. Il settimanale Life scrisse che lโ€™esposizione era โ€œpiena di gente abbronzata e vigorosa, che in ventโ€™anni ha imparato a divertirsiโ€. Uscendo, ogni visitatore riceveva una spilla con la scritta โ€œHo visto il futuroโ€. In realtร  non era vero.

Einstein, ovviamente, pensava alla guerra imminente, come Thomas Mann, che nel suo messaggio per la capsula del tempo aveva scritto: โ€œOggi sappiamo che lโ€™idea del futuro come โ€˜un mondo miglioreโ€™ era un inganno della dottrina del progressoโ€. Piuttosto imbarazzante, considerato che il progresso era il tema centrale di mille e piรน espositori della fiera. Lโ€™intera manifestazione celebrava il futuribile. I partecipanti sostenevano di โ€œvendere ideeโ€, non solo prodotti. Come osserva acutamente Glenn Adamson nel suo saggio A century of tomorrows (Un secolo di domani), si erano imbarcati in โ€œuna specie di futurologiaโ€. La loro sfera di cristallo era a tinte rosa, la loro visione utopica. Al giorno dโ€™oggi gli utopisti sono fuori moda, per usare un eufemismo.

Quella raccontata dallโ€™esposizione mondiale era una storia bianca. Gli statunitensi neri erano invisibili, implicitamente omessi dagli โ€œabbronzati e vigorosiโ€ ed esplicitamente esclusi dalla forza lavoro della fiera se non come camerieri e facchini. La stampa bianca non aveva nulla da dire a riguardo, ma i militanti neri sรฌ, tanto che organizzarono una controยญmanifestazione, la American negro exposition di Chicago, per celebrare il settantacinquesimo anniversario dellโ€™emancipazione e proiettare una visione contrastante del futuro, radicata in una diversa consapevolezza del passato. Passando in rassegna gli artisti neri dai tempi della schiavitรน al presente, la Exhibition of the art of the american negro metteva lโ€™accento su un realismo sociale che andava โ€œoltre lo spettacolo sgargiante e superficiale delle coseโ€, secondo le parole dello scrittore e filosofo Alain Locke. Alla mostra erano rappresentati i linciaggi e la fame. Si ricordava ai visitatori che il futuro non รจ una destinazione che aspetta il nostro arrivo, ma piuttosto, come scrive Adamson, โ€œun perpetuo campo di battaglia dโ€™ideeโ€.

Il futuro annunciato allโ€™esposizione di New York era un posto dove la tecnologia era compagna e aiutante dellโ€™umanitร . Partiva dal presupposto โ€œche una macchina ben progettata e ben oliata, una volta messa in moto, non potesse che contribuire a creare un mondo miglioreโ€, scrive Adamson. Alla contromanifestazione di Chicago, gli organizzatori davano voce a un altro tipo di futurologia, che si sviluppava parallelamente al pensiero meccanicistico, lo controbilanciava e in una certa misura lo contraddiceva. Una macchina รจ autonoma, รจ definita dal suo funzionamento interno, si autoregola e si autoalimenta. Se perรฒ facciamo un passo indietro, quella che ci appare come una meraviglia comincia ad assumere sembianze mostruose.

Mai come oggi scrivere la storia del futuro in anticipo รจ sembrato cosรฌ difficile. In un presente turbolento, lโ€™angoscia e il disagio hanno affievolito lo spirito utopistico. Ossessionati dal guardare avanti, vediamo idee che si sgretolano e si trasformano da un giorno allโ€™altro. โ€œDobbiamo esaminare non solo le emozioni che accompagnano il futuro in quanto forma culturaleโ€, ha scritto lโ€™antropologo Arjun Appadurai, โ€œma anche le sensazioni che produce: meraviglia, vertigine, entusiasmo, disorientamentoโ€.

Adamson prende sul serio questo impegno. Ex direttore del museo delle arti e del design a New York, si definisce piรน un curatore che uno storico. Racconta una storia eclettica e non sempre lineare. I fermenti culturali, le rivolte politiche e i risvegli spirituali si sono sempre basati su visioni del futuro. Adamson collega lโ€™ottimismo tecnologico agli incantamenti psichedelici degli anni sessanta e allโ€™afrofuturismo degli anni novanta, con i rispettivi profeti e profezie. Salta liberamente tra modelli di previsione scientifici, religiosi e fantastici, che si sono influenzati a vicenda piรน di quanto sospettassero i rispettivi sostenitori. Nessuno dei futurologi ha la certezza in tasca. I futuri che descrivono sono prodotti dellโ€™immaginazione collettiva, continuamente rigenerati e riveduti. Sono importanti perchรฉ ridefiniscono il presente.

A century of tomorrows, dunque, non รจ unโ€™analisi del futuro, ma unโ€™analisi delle analisi del futuro. Adamson racconta la storia di una categoria specifica di narratori, i divinatori del futuro: โ€œPossiamo chiamarli futurologi: quelli che scrutano avanti e cercano di scorgere ciรฒ che verrร โ€. Ci sono sempre stati futurologi di vario tipo, e questo giร  dice molto sullโ€™umanitร . Nei tempi antichi erano oracoli, profeti, indovini e astrologi. Leggevano il futuro nelle viscere degli animali e nelle foglie di tรจ. Non importa quante volte venissero screditati: il bisogno dellโ€™umanitร  di sapere cosa sarebbe successo rimaneva.

I futurologi dei giorni nostri predicono i risultati delle elezioni e gli uragani. Amplificano lโ€™immaginazione con la scienza, il che li rende rispettabili. Accettano lโ€™incertezza e costruiscono modelli probabilistici. Il ritmo della vita moderna rende il loro lavoro redditizio e necessario. Tutte le grandi aziende assumono dei futurologi, anche se poi li chiamano ricercatori di mercato o trend analysts. Anche gli scrittori di fantascienza sono futurologi, e spesso anticipano gli scienziati. A quali profeti affidarsi, quali seguire, รจ la sfida del nostro tempo.

Con il suo suffisso pretenzioso, la parola inglese futurology, futurologia, รจ relativamente nuova. Lโ€™Oxford English Dictionary dice che il primo a usarla fu Aldous Huxley nel 1946: probabilmente la intendeva in senso ironico, come ironico era il titolo del suo libro Il mondo nuovo. Un secolo prima, quando inventรฒ le macchine del tempo, H.G. Wells considerava il suo interesse per il futuro un fatto eccezionale. La maggior parte della gente, spiegรฒ nel 1902, non pensa minimamente al futuro, se non come a โ€œuna sorta di non-esistenza vuota su cui il presente che avanza scrive di volta in volta gli eventiโ€. Nelle generazioni precedenti la norma era una relativa stasi. La scienza, perรฒ, stava cambiando la prospettiva, portando una nuova consapevolezza della stratificazione geologica e dellโ€™evoluzione biologica, accelerando le trasformazioni tecnologiche e il ritmo stesso della vita.

Pochi anni prima di Wells, un giornalista del Massachusetts, Edward Bellamy, evocรฒ un futuro utopico nel romanzo Guardando indietro: 2000-1887. Il protagonista del libro entra nel futuro nel sonno e scopre che la fame, la guerra, la povertร  e la disoccupazione sono state abolite. Il denaro รจ superato: a ogni uomo e donna viene rilasciata una โ€œcarta di creditoโ€ sufficiente a soddisfare le sue esigenze. I manufatti fuoriescono da un magazzino centrale attraverso tubi pneumatici. Lโ€™intrattenimento musicale arriva in ogni casa con un sistema di cavi elettrici (una tecnologia allora nuova e sconvolgente). Tutti gli uomini e le donne fanno parte di โ€œun vasto partenariato industriale, grande come la nazione, grande come lโ€™umanitร : il monopolio finale da cui tutti i monopoli precedenti e piรน piccoli sono stati inghiottitiโ€. Lโ€™utopia รจ particolarmente rigida e regolamentata; nulla cambia; il progresso รจ completo, perchรฉ la perfezione รจ stata raggiunta. Tutti sembrano contenti e appagati. Guardando indietro fu un grande best seller internazionale, che ispirรฒ politici e attivisti.

Le utopie letterarie precedenti erano spostate non nel tempo, ma nello spazio. Lโ€™Utopia originale di Thomas More, del 1516, era unโ€™isola sperduta nel nuovo mondo. Oggi, collocare lโ€™utopia nel futuro puรฒ sembrare ovvio, ma fu unโ€™innovazione di Bellamy. โ€œIl risultatoโ€ scrive Adamson, รจ una sorta di montaggio temporale in cui un presente reale e un futuro immaginato sono messi a fuoco alternativamente. Il futuro puรฒ quindi essere concettualizzato come un paesaggio in movimento, con molteplici orizzonti temporali che interagiscono lโ€™uno con lโ€™altro.

Veggenti e ciarlatani a parte, il mestiere della profezia era storicamente stato appannaggio della religione, organizzata e no. I primi futurologi moderni si proponevano come profeti laici, rivendicando un diritto razionale alla veritร . Dato che il futuro arriva sempre alla spicciolata, dovevano guadagnarsi la loro credibilitร . La prima innovazione a portare le previsioni basate sui dati nella vita quotidiana fu il bollettino meteorologico, una invenzione scientifica dellโ€™ottocento, di cui il telegrafo era una condizione necessaria. Adamson osserva che la svolta concettuale fondamentale era in realtร  un trucco: โ€œIl futuro era incorporato nel presente. Sappiamo giร  che tempo farร  domani perchรฉ รจ qui. รˆ solo da qualche altra parte, di solito un poโ€™ piรน a ovestโ€. Come tutta la futurologia, la meteorologia era, ed รจ, notoriamente soggetta a errori, ma anche i suoi bollettini probabilistici erano preziosissimi, perciรฒ i governi nazionali, a cominciare da quello britannico, istituirono gli uffici del servizio meteorologico, e i giornali cominciarono a pubblicare le previsioni del tempo. โ€œI metodi popolari piรน antichi โ€“ gli almanacchi, lโ€™osservazione della luna, le dita al vento โ€“ erano diventati inutiliโ€, scrive Adamson. โ€œEra come vedere una magiaโ€.

A cosโ€™altro poteva essere applicata questa magia? Per esempio al marketing, in particolare alla pubblicitร , che si basava su idee sempre piรน sofisticate su come prevedere i desideri dei consumatori ancora prima che si formassero. La moda cambiava come le stagioni, con i suoi temporali occasionali. La pionieristica agenzia J. Walter Thompson, che alla svolta del secolo vendeva piรน della metร  degli spazi pubblicitari negli Stati Uniti, nel 1909 dichiarรฒ che โ€œil compito principale della civiltร  รจ eliminare la casualitร , e lโ€™unico modo รจ fare previsioni e pianificareโ€. I designer industriali come Norman Bel Geddes, che in seguito progettรฒ il padiglione del Futurama per la General motors, consigliavano alle aziende di โ€œmodernizzareโ€ i loro prodotti, di razionalizzarli, di non limitarsi ad abbracciare la nuova era ma di spingerla in avanti. I cosiddetti color forecasters, esperti nel prevedere le tendenze nellโ€™uso dei colori, avevano lo stesso compito nel campo della moda e dellโ€™arredamento. A partire dagli anni venti, lโ€™influente Textile color card association di Margaret Hayden Rorke si specializzรฒ nel prevedere quali colori sarebbero andati di moda per poi standardizzarli e promuoverli, non solo nellโ€™abbigliamento ma anche nel design automobilistico e nella nascente industria cinematografica. Questi nuovi professionisti stavano creando โ€œuna nuova idea della futurologia stessaโ€, scrive Adamson, โ€œriformulandola come un mestiere per tecnici specializzatiโ€. Peccato che le loro fossero profezie che si autoavveravano.

Questi nuovi chiaroveggenti erano ferventi sostenitori del cambiamento per il cambiamento, il piรน veloce possibile. โ€œOggi la velocitร  รจ la passione della nostra era, e uno degli obiettivi di domani รจ una velocitร  ancora piรน grandeโ€, proclamรฒ Bel Geddes. Consapevolmente o no, le sue parole riecheggiavano quelle di Filippo Tommaso Marinetti, il protofascista italiano che nel suo Manifesto del futurismo del 1909 scriveva: โ€œNoi affermiamo che la magnificenza del mondo si รจ arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocitร โ€. Nello specifico, Marinetti si riferiva alle auto da corsa, per lui un vero e proprio feticcio. Il futurismo ispirรฒ movimenti simili in altri paesi, avanguardie rivolte sempre avanti e mai indietro che si proiettavano verso il futuro dopo essersi liberate del passato. โ€œNoi siamo sul promontorio estremo dei secoli!โ€, diceva Marinetti. โ€œPerchรฉ dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dellโ€™Impossibile?โ€. Era un tratto tipico dei ribollenti movimenti nati nel giovane secolo: non solo una reazione al passato, ma una teoria del futuro.

Il caso estremo fu quello russo. La rivoluzione bolscevica del 1917 fu un colpo di gong avvertito in tutto il pianeta, e annunciava che il futuro โ€“ rivelazione e trasformazione insieme โ€“ era arrivato. โ€œIl vertiginoso e terribile salto nellโ€™ignoto che compiva la Russia interaโ€, lo definรฌ John Reed in I dieci giorni che sconvolsero il mondo. Dopo un viaggio in Russia nel 1919, il giornalista investigativo Lincoln Steffens proclamรฒ: โ€œHo visto il futuro e funzionaโ€. Per produrre il futuro in modo ordinato, il regime sovietico varรฒ una serie di piani quinquennali, uno dopo lโ€™altro, su scala nazionale e centralizzati come lโ€™onnipotente azienda di stato di Guardando indietro.

Lโ€™illusione di una previsione e di un controllo assoluti portรฒ alla catastrofe: lโ€™industrializzazione e la collettivizzazione forzate provocarono una delle carestie piรน mortali del secolo, con piรน di cinque milioni di vittime in Ucraina, in Kazakistan e altrove. In seguito, il linguista Roman Jakobson, uno dei futuristi russi della prima ora, scrisse: โ€œAbbiamo vissuto troppo del futuro, ci abbiamo pensato troppo e creduto troppo, e per noi non cโ€™รจ unโ€™attualitร  autosufficiente: abbiamo perso il senso del presenteโ€ (Una generazione che ha dissipato i suoi poeti, 1930). Il Cremlino, tuttavia, non perse fiducia nellโ€™efficacia dei piani quinquennali. Il loro utilizzo si estese ad altri paesi e continuรฒ in Unione Sovietica fino agli anni ottanta, con il futuro che arrivava e si allontanava continuamente.

Era una forma di previsione monolitica, cieca di fronte alla diversitร  e alla complessitร  delle societร  reali. โ€œLa futurologia profetica รจ come un obiettivo fotograficoโ€, scrive Adamson, โ€œche mette intensamente a fuoco alcune cose e ne distorce altre, limitando drasticamente il campo visivo. Cโ€™รจ un motivo se le sfere di cristallo sono gli strumenti piรน usati dai veggentiโ€. Nonostante questo, lโ€™influenza dei futurologi nel corso del secolo continuรฒ a crescere. Frank Lloyd Wright prometteva una sua versione dellโ€™utopia con le sue piccole abitazioni private. Il tecno-ottimista Richard Buckminster Fuller ribattezzรฒ dymaxion le sue case immaginarie e il suo futurismo visionario diventรฒ un riferimento per i primi pionieri dellโ€™informatica.

I modelli statistici dei futurologi sono migliorati: con lโ€™avvento dellโ€™informatica hanno sviluppato una potenza tecnica formidabile e sembrano vedere cose che gli esperti tradizionali non riuscivano a vedere.

Le previsioni scientifiche raggiungono la perfezione assoluta solo nella narrativa โ€“ in particolare nei romanzi del Ciclo della fondazione di Isaac Asimov, in cui un sistema matematico chiamato โ€œpsicostoriaโ€ riduce il comportamento umano a una serie di equazioni, come se obbedisse a leggi simili a quelle della fisica e le interazioni umane si potessero modellare come quelle atomiche. Gli scienziati sociali in carne e ossa aspiravano a questo traguardo. Daniel Bell, professore di sociologia di Harvard, immaginava una โ€œsocietร  postยญindustrialeโ€ guidata, nel bene e nel male, da รฉlite tecniche, e nel suo saggio del 1964 Twelve modes of prediction (Dodici modelli di predizione) provรฒ a sistematizzare diversi metodi di previsione. Un futurologo meno ovvio, osserva Adamson, fu Robert McNamara, il presidente della Ford che aveva mosso i primi passi come uno dei โ€œragazzi prodigioโ€ del gruppo di controllo statistico dellโ€™azienda. In seguito, come segretario della difesa, applicรฒ i suoi modelli previsionali agli Stati Uniti, affidandosi principalmente agli analisti di sistemi del centro studi della Rand Corporation. Le sue previsioni e quelle degli analisti portarono al disastro della guerra in Vietnam, ma la Rand gode ancora di ottima salute. La sua nuova area di interesse รจ lโ€™intelligenza artificiale.

Lโ€™attuale proliferazione di attivitร  divinatorie รจ un caso speciale di sovraccarico dโ€™informazioni. Di fronte a un bombardamento di previsioni, il problema รจ sapere a quali credere. Il ventunesimo secolo si รจ caratterizzato per una crescente sfiducia nei confronti dei profeti, sia quelli tecnocratici sia quelli spirituali. Alla vigilia delle ultime elezioni negli Stati Uniti, i giornalisti, che pure ormai dovrebbero aver imparato la lezione, per lโ€™ennesima volta hanno trattato i sondaggi come vere e proprie notizie sul futuro. Questa branca perennemente instabile della futurologia ha dominato lโ€™informazione per un anno, fino al suo inevitabile schianto la sera delle elezioni. Tutte le previsioni dei sondaggisti e degli esperti avevano una data di scadenza rigida: alcuni ci hanno azzeccato e altri hanno sbagliato, ma il giorno dopo il loro valore collettivo รจ crollato a zero. Forse avrebbero fatto meglio a dedicare i loro sforzi a comprendere il presente.

Dallโ€™altro lato, nel campo della scienza del clima, una sfiducia ingiustificata ha minato alla base quello che avrebbe dovuto essere un trionfo dei pronostici basati sui modelli informatici. Le previsioni piรน allarmanti sul clima si sono dimostrate esatte, molte volte. Spesso i dubbi nascono da motivazioni politiche riconducibili agli interessi del mercato del petrolio, ma non sempre.

Alcuni scettici hanno ricordato lโ€™ondata di panico per la sovrappopolazione che si scatenรฒ negli anni sessanta e settanta sulla scorta del best seller The population bomb (La bomba demografica, del 1968; scritto dai ricercatori della Stanford university Paul e Anne Ehrlich, ma attribuito solo al primo). Buona parte del movimento ambientalista diede ampia diffusione alla tesi del libro, cioรจ che lโ€™aumento esponenziale della popolazione avrebbe inevitabilmente condannato lโ€™umanitร  alla fame. โ€œLa battaglia per sfamare lโ€™umanitร  รจ giร  persaโ€, scrivevano gli autori, quando la popolazione mondiale era di tre miliardi di persone. I governi, ammonivano, dovevano intervenire urgentemente per limitare i tassi di natalitร  in modo da far tornare la popolazione a due miliardi o meno. Oggi siamo otto miliardi, e la causa principale della fame e della povertร  รจ la disuguaglianza economica, non la scarsitร  di risorse.

Nel 1970, un altro libro molto influente fu Lo choc del futuro (scritto da Alvin e Heidi Toffler ma attribuito al solo Alvin). Fin dal titolo, il libro alimentava il panico per il cambiamento in sรฉ, specialmente il cambiamento tecnologico, colpevole di provocare โ€œuno stress e un disorientamento sconvolgentiโ€. Questo tipo di futurologia non รจ invecchiato bene. Come gli Ehrlich, scrive Adamson, โ€œi Toffler si sono avventurati in previsioni incredibilmente audaci sulla base di aneddoti selettivi e scenari totalmente immaginariโ€. Tra le loro proposte cโ€™era quella di addestrare immediatamente โ€œquadri di giovaniโ€ da ricollocare in colonie sotto lโ€™oceano o nello spazio. Lo stress e il disorientamento, perรฒ, erano reali. Dodici anni dopo Lo choc del futuro fu la volta di Megatrends: le dieci nuove tendenze che trasformeranno la nostra vita, di John (e Doris) Naisbitt, un guazzabuglio di ragionamenti sulla globalizzazione, il decentramento, il networking e altre parole di moda. Gli autori anticipavano lโ€™avanzata benaugurante di una florida economia postindustriale e il volume vendette 14 milioni di copie. Adamson lo definisce โ€œun libro davvero bruttoโ€, il cui effetto principale รจ stato incoraggiare โ€œmolti altri libri altrettanto sciocchi e semplicistici sul futuro, un fenomeno editoriale che continua ancora oggiโ€.

Nessuno di loro, fino al 1990, era riuscito a prevedere quello che stava per succedere: lโ€™emergere di un luogo astratto, distinto dal โ€œmondo realeโ€, dove unโ€™approssimazione di tutta lโ€™umanitร  si sarebbe riunita per interagire alla velocitร  della luce, con accesso istantaneo a unโ€™approssimazione di tutta la conoscenza umana. I primi ad anticipare questo sviluppo sono stati gli scrittori di fantascienza. William Gibson, in Neuromante, del 1984, lo ha chiamato โ€œciberspazioโ€ o โ€œla matriceโ€: โ€œLuminosi reticoli di logica che si dispiegano attraverso quel vuoto senza coloriโ€. Internet cosรฌ come lo conosciamo ancora non cโ€™era, e Gibson ne dava una versione idealizzata: โ€œUna cosa vasta, oltre la conoscenza, un mare dโ€™informazioni codificate in spirali e feromoni, un intreccio infinito che solo il corpo, alla sua maniera forte e cieca, potrebbe mai riuscire a leggereโ€. Oggi molti ci trascorrono il tempo, vivendo in una modalitร  di collegamento costante per mezzo di โ€œtelefoniโ€ che non sono veramente telefoni.

Nella fantascienza, naturalmente, gli abitanti del ciberspazio non sono solo gli umani ma anche le intelligenze โ€œartificialiโ€, che puntualmente sono arrivate. Le ia non sono solo lโ€™argomento preferito dei pronosticatori, ma sono viste anche come i loro potenziali sostituti. รˆ una tentazione troppo grande trattarle come oracoli in sรฉ.

Nel 1950 Alan Turing disse che lโ€™avvento delle macchine pensanti era vicino. Da allora, alcuni scienziati hanno tentato di crearle, avvertendoci allo stesso tempo che un giorno renderanno superflui gli esseri umani. Prima di eliminarci, magari si limiteranno a imitarci, come fanno i โ€œreplicantiโ€ in Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick (1968) e nel suo brillante adattamento cinematografico Blade runner, di Ridley Scott, uscito nel 1982. Nemmeno i replicanti sanno per certo se sono umani o macchine. La possibilitร  di confondere gli uni con le altre รจ fonte di timori fin da quando Turing ne ha fatto il cardine del suo famoso test dโ€™intelligenza. Oggi รจ diventato un problema concreto, perchรฉ lโ€™ia generativa scrive tesine scolastiche e surrogati di libri, e i bot interagiscono con gli umani sui social media.

La previsione piรน allarmante sullโ€™intelligenza artificiale รจ quella della cosiddetta singolaritร . La singolaritร  รจ lo stadio che si raggiunge quando lโ€™ia diventa autoconsapevole e autosufficiente โ€“ una nuova e potente forma di vita โ€“ e la storia umana finisce. Lโ€™intelligenza artificiale assume il controllo e la nostra specie viene soppiantata o sterminata (scegliete voi). Lโ€™idea della singolaritร  รจ stata introdotta dallo scrittore di fantascienza Vernor Vinge nel 1993: โ€œรˆ un punto in cui i nostri modelli devono essere abbandonati e domina una nuova realtร โ€ฆ Lโ€™uscita dellโ€™umanitร  dal centro del palcoscenicoโ€. Il momento, secondo Vinge, sarebbe arrivato tra il 2005 e il 2030. I nerd tecnologici si sono innamorati di questโ€™idea. Il sedicente futurista Ray Kurzweil ha sostenuto lโ€™ipotesi in La singolaritร  รจ vicina (2005), proclamando fiducioso, โ€œlโ€™appuntamento, che rappresenterร  una trasformazione profonda e dirompente della capacitร  umana, รจ fissato al 2045โ€. Per Kurzweil la singolaritร  รจ una buona notizia: una specie dโ€™immortalitร , di superamento dellโ€™umanitร . Ha addirittura organizzato una serie di โ€œsummit della singolaritร โ€ con cadenza annuale e ha scritto un sequel, La singolaritร  รจ piรน vicina (2024). Non ha una grande opinione dei semplici umani non aumentati: โ€œSiamo lontani dallโ€™essere ottimali, specialmente rispetto al pensieroโ€.

Questa รจ la futurologia nella sua versione piรน sciocca. Almeno, perรฒ, segnerร  la fine della futurologia, come osserva Adamson:

La singolaritร  รจ come un buco nero astronomico che inghiotte ogni possibilitร  di speculazione sul futuro allโ€™interno del suo campo gravitazionale. Quando saremo superati delle intelligenze artificiali il velo calerร โ€ฆ e le macchine si siederanno a giudicarci, nuove divinitร  che noi stessi abbiamo messo sul trono.

Altri hanno deriso la singolaritร  come โ€œlโ€™estasi dei nerdโ€. La somiglianza con lโ€™escatologia cristiana รจ inequivocabile: fedeli attratti dalla promessa della fine dei tempi, lโ€™ora zero, il giudizio universale. Entrambe le estasi si fondano su una resa dei conti morale: i prescelti vanno avanti mentre gli altri vengono lasciati indietro. Ed entrambe rappresentano una forma di escapismo: perchรฉ preoccuparsi di problemi come il cambiamento climatico e la disuguaglianza economica quando i superumani stanno per raggiungere la trascendenza e lโ€™immortalitร ?

La previsione piรน affidabile sulle macchine di calcolo รจ che diventeranno sempre migliori, piรน veloci e piรน piccole. Per il resto, lโ€™industria che le fabbrica รจ stata notoriamente incapace di prevedere il futuro dei suoi prodotti. Lโ€™intelligenza stessa resta un concetto scivoloso e non ben definito: gli imprenditori tendono a entusiasmarsi facilmente, e gli esseri umani in generale ad antropomorfizzare gli oggetti scintillanti, in particolare quando possono parlare con loro. Ma รจ inutile chiedere a ChatGpt della OpenAi, a Gemini di Google, o a Oracle Ai (si chiama proprio cosรฌ) di dirci cosa riserva il futuro. Non sanno neppure niente del presente, hanno solo pagine e pagine di testi e algoritmi preesistenti per manipolarlo e riorganizzarlo.

Dopo aver passato in rassegna vari filoni di futurologia fallita, Adamson osserva che continueremo comunque a fare le nostre previsioni, comโ€™รจ giusto che sia, in competizione gli uni con gli altri. Ricorda sempre, perรฒ, che ogni previsione รจ unโ€™affermazione sul presente: โ€œNon possono essere costruite in modo da eliminarsi a vicenda, ma devono essere reciprocamente leggibili e compatibili. Questo, a me sembra, รจ il compito che la futurologia ha ancora davanti a sรฉโ€.

Quattordici anni fa, Wikipedia ha aggiunto una voce chiamata Cronologia del futuro lontano, che รจ in continuo aggiornamento. Al momento lโ€™incipit รจ questo: โ€œMentre le predizioni del futuro non possono mai essere certe in assoluto, lโ€™attuale comprensione scientifica in vari campi permette di delineare, seppure a grandi linee, gli eventi futuri piรน lontaniโ€. Il progetto รจ pensato per essere transitorio e in divenire. Recentemente, un redattore che ha inserito un aggiornamento si รจ giustificato con un commento: โ€œAggiunge un pochino di speranzaโ€. Dopo pochi secondi, un altro redattore lo ha cancellato.

in reply to ๐Ÿ„ฟ๐Ÿ„พ๐Ÿ„ป๐Ÿ„ธ๐Ÿ„ฑ๐Ÿ…๐Ÿ„พ๐Ÿ„ฝ๐Ÿ…‚๐Ÿ„พ๐Ÿ„ฝ

nei romanzi del Ciclo della fondazione di Isaac Asimov, in cui un sistema matematico chiamato โ€œpsicostoriaโ€


"psicostoriografia" ๐Ÿ™‚
E non era neanche cosรฌ malaccio, l'articolo convenientemente evita di menzionare la presenza nella storia del "Mule", l'entitร  imprevista che non rientra nei canoni prefissati.

Di Gibson non menziona (e avrebbe dovuto credo) it.wikipedia.org/wiki/Il_contiโ€ฆ

Non nomina neppure Cronache Marziane di Bradbury, che sicuramente valeva la pena menzionare...

Ghost in the Shell ...vabbeh...

Mi sembra che faccia un gran casino in generale con l'idea di "futurologia fallita" per esprimere un concetto ovvio: tutte le nostre previsioni sul futuro si basano necessariamente sui dati in nostro possesso, siccome i dati in nostro possesso sono limitati alle nostre competenze presenti qualsiasi previsione sul futuro รจ di per sรจ incerta nonostante i miglioramenti nella capacitร  di calcolo.
Mi sembra la scoperta dell'acqua calda?

In ogni caso la fantascienza e l'utopia non rientrano nella "futorologia fallita", entrambe non cercano in genere di prevedere il futuro ma di presentare futuri piรน o meno possibili sia in positivo che in negativo, quindi l'intera scoperta dell'acqua calda mi sembra parta anche da un assunto di base fuorviante a cominciare dal titolo perchรจ la maggior parte di quelli che nomina non sono profeti.

CC: @petergleick@fediscience.org



Ho sognato che mi prodigavo nel fornire a persone mezzi per esprimersi.

Un po' come fa l'amico @Snow.

Oppure come vedo accadere nella serie americana In Treatment, che โ€” a tempo perso โ€” sto seguendo in questi giorni con mia moglie. รˆ una serie televisiva del 2008, molto avvincente, incentrata sulle sedute psicoterapeutiche del protagonista Paul Weston, interpretato dall'irlandese Gabriel Byrne (che conoscevo per avere interpretato il professor Friedrich Bhaer in Piccole Donne ma che ha una filmografia piรน lunga della Divina Commedia).

La serie รจ stata prodotta dal colombiano Rodrigo Garcia, figlio dello scrittore Gabriel Garcรญa Mรกrquez ed รจ ispirata a una serie israeliana il cui ideatore figura fra i produttori esecutivi.

@Snow


Un ottimo programma di vita:

Addestriamoci a contravvenire con piccole azioni ai diktat patriarcali, del capitalismo e dello stato; su un piano collettivo, invece, possiamo impegnarci a recuperare storie โ€“ non siamo un fenomeno dellโ€™ultima ora, cโ€™eravamo giร  โ€“ e memoria, le ribellioni del passato sono stelle che ci aiutano a tracciare la rotta; poniamo attenzione alle persone piccole e alle generazioni future, perchรฉ รจ da loro che โ€œriceviamo in prestito il pianetaโ€ (cit.); tessiamo e autogestiamo una politica dei bisogni: nelle case, nei quartieri, nei paesi, nelle cittร  che attraversiamo; occupiamo spazio e tempo con pratiche conviviali e femministe.


filosottile.noblogs.org/post/2โ€ฆ

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Alcuni fra i piรน importanti cantautori italiani, e la sorella Donatella. Sono le persone e gli affetti principali nella storia del chitarrista milanese, che avevo incontrato per il mio libro โ€œGente con la chitarraโ€ e con cui ho riparlato di recenteโ€ฆ

"โ€ฆanni dopo io ho fatto una serata in ricordo del festival di Re Nudo di Zerbo insieme a Eugenio, ci siamo incontrati lรฌ e โ€ฆ"



Ragazza

nel silenzio la tristezza che hai.


Mi parli

la voce dolce come non mai.


Ricordi

quei tuoi ripensamenti


Vorresti sentirti piรน sicura di te.

Eppure

ti guardi intorno
e adesso lo sai


che la vita รจ dura

tu sfidarla dovrai.


Credevi che ogni sogno fosse gratis

invece il mondo รจ ben diverso da un film!


Lo sai

e ogni tanto guardi il cielo
sereno
โ€” che grande sensazione ti dร  โ€”



Il mondo, certe volte, a te fa cosรฌ
Ti chiede se mai un giorno ce la farai

a rendere queste nostre vite cosรฌ:
stupende, come le montagne laggiรน.




A Orson


Foreste inesplorate.

Radure dimenticate.

Occhi che mi guardano,
Cuccioli divertiti.

Fra i rami, i raggi del sole
Disegnano figure che non comprendo
E adesso capisco che mi sono perso
Qui, dove vivi.

Cuccioli che giocano
S'inseguono senza un perchรฉ.
รˆ tutto cosรฌ strano,
Cosรฌ diverso dalla mia cittร .

Sui marciapiedi, nelle strade
Dove tu sei passato
Aghi di pino, foglie morte
Mi hanno detto che l'intero tuo mondo
Era qui.

E adesso corri, giochi anche tu.
Gridi forte: ยซViva la libertร !!!ยป.
Sorridi a una nuvola sola nel cielo.

E giochi.

E corri.

Lontano dalla mia cittร .


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Ricciotto
โ€ข โ€ข
in bocca al lupo! Supporterรฒ il progetto molto volentieri! Fra l'altro, potrebbe diventare un testo di riferimento nel mio corso! ๐Ÿ’ช๐Ÿ’ช๐Ÿ’ช
Unknown parent

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Andrea "Bisboch" Babich
โ€ข โ€ข
@Ricciotto
Curiosissimo di cosa si intende per "Japan".

๐Ÿ„ฟ๐Ÿ„พ๐Ÿ„ป๐Ÿ„ธ๐Ÿ„ฑ๐Ÿ…๐Ÿ„พ๐Ÿ„ฝ๐Ÿ…‚๐Ÿ„พ๐Ÿ„ฝ ha ricondiviso questo.

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Hereโ€™s a list of ActivityPub services that are not Twitter-like, along with a description of what each service does:

Thereโ€™s a lot more stuff, so let me know what I may have missed.

Questa voce รจ stata modificata (7 mesi fa)
in reply to Chris Trottier

Here is a long list but without description pleroma.fediverse.observer/allโ€ฆ

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@WoCeTake I consider Pleroma to be a Twitter-like service. So no, I didnโ€™t forget it.
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