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Nella giornata di ieri, il gruppo "Verdi e Possibile" ha presentato un OdG urgente a firma del nostro consigliere Alessandro Miglioli in cui si chiedeva di prendere le distanze dalle affermazioni della Ministra. La Storia è una materia delicata che va
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Il futuro non è scritto, diceva Postman. Ed è vero anche oggi: dipende da come useremo i mezzi di comunicazione, se come strumenti di intrattenimento o come occasioni di pensiero. La differenza non è secondaria. Da essa dipende la qualità della nostra democrazia.
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La presidenza Trump non è follia, è la conseguenza della politica dello spettacolo
Quando Neil Postman pubblicò Amusing Ourselves to Death (Compiaciamoci fino alla morte) nel 1985, la sua tesi era tanto semplice quanto radicale: non è il contenuto a determinare la qualità del dibattito pubblico, ma il mezzo che lo veicola. Il modo in cui comunichiamo, scriveva, cambia ciò che siamo in grado di pensare e discutere. All’epoca con la televisione come “nuovo mezzo”a trasformare la politica in spettacolo fino ad oggi, con Donald Trump e i social media, quel processo sembra più che compiuto: la politica è intrattenimento puro.
Trump, di cui continuiamo a stupirci e a chiederci “perché”, ne è forse il più banale esempio, paradossalmente.
Dal giornale al tweet: il mezzo è il messaggio
Per capire perché questo modello ha avuto tanto successo, Postman ci invita a guardare indietro. Fino all’Ottocento, negli Stati Uniti il principale mezzo di comunicazione era la parola scritta: libri, giornali, opuscoli. La popolazione era in larga parte alfabetizzata (quasi 98% della popolazione) e aveva l’abitudine di leggere e collegare le informazioni. Non era raro assistere a dibattiti pubblici , come quelli celebri tra Lincoln e Douglas , che duravano piu di quattro ore, con lunghi monologhi e ragionamenti articolati. Non si trattava di intrattenere, ma di argomentare: chi ascoltava era in grado di seguire, analizzare, confutare e il politico non doveva ottenere il tifo da stadio, ma il vero assenso critico.
Con il telegrafo prima e la televisione poi, il tempo di attenzione si è contratto. In una società capitalista, ciò che si vende non è mai neutro: lo spettacolo diventa il fine, il contenuto un pretesto. La notizia non arrivava più come parte di una catena di cause ed effetti, ma come frammento isolato, un “flash” che si consumava in sé. Persino il ritmo dei telegiornali, quel “and now…” che introduce il servizio successivo, contribuisce a dare l’idea che ogni notizia sia un pacchetto isolato, slegato dal contesto, incapace di creare una continuità storica. Il cervello registra, archivia e passa oltre: informati, ma senza davvero comprendere. L’educazione stessa, nei programmi per bambini, si piegava a questa logica: più che formare menti critiche, occorreva mantenere alta l’attenzione, catturare con colori, suoni, immagini veloci.
Da qui alla politica lo scarto è breve. Se il cittadino è trattato come consumatore, e il dibattito politico come un prodotto televisivo, allora ciò che conta non è la coerenza di un programma ma la capacità di intrattenere. È in questo contesto che Trump, come introdotto, non appare come un’anomalia, bensì come il compimento logico di un lungo percorso. Le sue frasi contraddittorie, gli insulti in diretta, le provocazioni da circo non sono “scivoloni” o comportamenti da “outsider” ma parte integrante di un format: quello della politica come show. Trump quindi è il massimo splendore, o il punto più estremo, della politica-spettacolo repubblicana, costruita per scatenare emozioni e fidelizzare il pubblico-elettorato come fosse una tifoseria.
Trump non ha inventato nulla, ma ha colto meglio di chiunque altro lo spirito di questo ecosistema. Ha trasformato la campagna elettorale in reality show, la conferenza stampa in wrestling verbale, il tweet in un orrendo capslock come documento ufficiale di Stato, cosa impensabile in un paese europeo. Per i suoi sostenitori, non importa se le sue affermazioni resistano a un fact-check: importa la loro forza emotiva, la capacità di far arrabbiare l’avversario o di rafforzare l’identità della propria “squadra”.
In questo senso, Postman aveva visto giusto: quando la politica si piega alle regole dell’intrattenimento, il pensiero critico diventa un lusso, la democrazia si riduce a spettacolo.
E in Europa?
A guardarla dall’Europa, questa deriva sembra grottesca, un eccesso tutto americano. Eppure anche noi stiamo importando lo stesso modello, con qualche anno di ritardo. Dai talk show alla comunicazione social dei leader politici, il meccanismo è identico: polarizzazione, frasi a effetto, immagini virali che scatenano emozioni immediate e poco più. Le differenze sono “solo” due: negli Stati Uniti questa logica agisce da decenni, in Italia e in Europa da molto meno. Inoltre, In Italia ed Europa il peso della scuola, della tradizione letteraria e di una cultura politica più stratificata hanno lasciato ancora tracce di profondità. Nonostante l’analfabetismo funzionale crescente, l’educazione alla lettura e all’argomentazione ha conservato uno spazio. Non a caso, almeno da parte maggioritaria della sinistra, il dibattito resta più strutturato, più legato al contenuto che alla performance.
C’è però un elemento nuovo rispetto all’epoca di Postman: i social network. Essi rappresentano allo stesso tempo il problema e la possibile soluzione. Da un lato amplificano la logica dell’infotainment: un tweet o un reel valgono più di un ragionamento complesso, e il meccanismo della viralità favorisce contenuti che generano emozione più che conoscenza. Dall’altro lato, i social possono essere usati anche per il debunking, per spezzare il ciclo dell’emotività e offrire strumenti critici. Sta qui la sfida: trasformare lo stesso mezzo che alimenta la superficialità in un veicolo di consapevolezza.
Un esempio recente di come la politica-spettacolo emotiva repubblicana (“trumpiana”) statunitense si sia infiltrata e adattata perfettamente alla comunicazione politica, di destra in Italia nel particolare, arriva dalla narrazione sulla morte di Charlie Kirk sfruttata come miccia emotiva per generare indignazione e mobilitare il pubblico, indipendentemente dalla verità dei fatti. In questo caso, l’onda mediatica costruita attorno alla vicenda ha fatto leva sulle emozioni immediate degli spettatori, trasformando un evento complesso in un pretesto per uno storytelling politico spettacolare. Paradossalmente, lo stesso mezzo, i social, usati dalla stessa vittima per portare messaggi estremi, divisivi e di “intrattenimento”, potrebbe essere usato anche per il debunking rapido e per restituire al pubblico un quadro più chiaro, insegnando a leggere le notizie con senso critico e a non fermarsi alla reazione emotiva iniziale.
Politica o intrattenimento? Una scelta cruciale
Se lasciamo che l’emotività prevalga sulla razionalità, se non creiamo spazi di confronto e approfondimento, finiremo per importare in blocco il modello americano, con le sue contraddizioni e i suoi rischi.
Il futuro non è scritto, diceva Postman. Ed è vero anche oggi: dipende da come useremo i mezzi di comunicazione, se come strumenti di intrattenimento o come occasioni di pensiero. La differenza non è secondaria. Da essa dipende la qualità della nostra democrazia.
Karin Silvi
Possibile Reggio Emilia
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In dialogo con l'Assessora con delega ai Diritti e alla Pace del Comune di Castelnovo Monti, Silvia Dallaporta, abbiamo pensato che fosse opportuno sostenere i nostri cittadini e le nostre cittadine nel loro operato per sensibilizzare sulla Palestina, come già fanno da maggio '25 con i "Sabati per Gaza", e abbiamo pensato di farlo continuando la
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Durante l'ultimo consiglio comunale a Reggio Emilia la destra ha presentato una mozione per togliere il riconoscimento del "primo tricolore" a Francesca Albanese.
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Marro: liste d’attesa a Cuneo, continuate a segnalare
Liste d’attesa: mi sono arrivate molte segnalazioni di pazienti a cui sono stati dati appuntamenti per visite con orari impossibili e scritto “la data non è reale”.
È successo anche a te, in Piemonte o altrove? Scrivicelo! Nei messaggi o via mail su gruppo.avs@cr.piemonte.it.
Intanto la Regione ha bloccato il sistema, ma noi continuiamo a chiedere come funziona davvero il “modello Cuneo”: non è questa la sanità che vogliamo.
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Marro: cosa sta succedendo nella sanità cuneese? Facciamo chiarezza
Cosa sta succedendo nella sanità cuneese?
Facciamo chiarezza su liste di attesa, appuntamenti “fittizi” e dichiarazioni dell’assessore regionale.
È successo anche a voi che una visita risultasse prenotata nel cuore della notte, in attesa di avere il “vero” appuntamento? Mandateci le vostre segnalazioni sul tema all’indirizzo gruppo.avs@cr.piemonte.it o scrivendoci nei messaggi.
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Castelnovo Monti, per Gaza
In dialogo con l’Assessora con delega ai Diritti e alla Pace del Comune di Castelnovo Monti, Silvia Dallaporta, abbiamo pensato che fosse opportuno sostenere i nostri cittadini e le nostre cittadine nel loro operato per sensibilizzare sulla Palestina, come già fanno da maggio ’25 con i “Sabati per Gaza”, e abbiamo pensato di farlo continuando la lettura di alcuni nomi dei bambini uccisi nel corso del Genocidio in atto prima di alcuni momenti culturali e non solo.
L’idea è quella che anche altri eventi possano prevedere momenti simili, ovviamente senza sentirsi costretti nel farlo, per non dissociarci mai dalla realtà che ci circonda.
Sicuramente ci sarà chi dirà: “Ma ci sono anche altre guerre in corso, perché non parlate mai di quelle?”.
Io rispondo che, purtroppo, Gaza è diventata il simbolo di tutte quelle guerre che vi sono nel mondo, un simbolo potente della debolezza dei governi, ma della forza dei popoli come costruttori di pace; è diventata un simbolo di immobilismo politico dettato dall’economia e al contempo di marcia unitaria dei popoli dettata dalla coscienza internazionale di non poter più accettare ipocrisia e diseguaglianze.
Uniti e unite sempre nella lotta e nella costruzione della giustizia, uniti e unite nel costruire un futuro concretamente migliore e di speranza.
Thomas Predieri
Consigliere comunale di Possibile a Castelnovo Monti
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Miglioli: basta ipocrisie della destra su Israele e Palestina
Durante l’ultimo consiglio comunale a Reggio Emilia la destra ha presentato una mozione per togliere il riconoscimento del “primo tricolore” a Francesca Albanese.
Con Alessandro Miglioli abbiamo votato contro la mozione, che non è stata approvata.
Smascheriamo la loro l’ipocrisia.
Il governo italiano si muova in tutte le sedi istituzionali per porre fine al genocidio a Gaza.
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Si costruisca la “Piccola Pace” per giungere a concepire la “Grande Pace”. Questo potrebbe essere il riassunto di quanto uscito dai confronti con Giovani Costruttrici e Costruttori di Pace, di cui sono orgogliosamente parte, in questa quattro giorni svoltasi ad Assisi con il fine di organizzare la Marcia per la Pace Perugia-Assisi del 12 ottobre di quest’anno, ma anche per organizzare i pensieri e le azioni di tutte e tutti noi come attivisti e attiviste per la Pace a cui ho partecipato come Consigliere comunale di Castelnovo Monti con delega alla Cultura, ai Diritti e alla Pace e come esponente di Possibile.
La mattina del 30 agosto sono intervenuto alla presenza di altri amministratori e amministratrici locali ricordando che il punto fondamentale per costruire la “Grande Pace”, quella tra stati, è necessario costruire anche la “Piccola Pace”, quella interna alle nostre comunità, siano esse un’aula scolastica o un Comune da amministrare.
Mi sono soffermato anche su una visione diversa delle città in cui viviamo, che spesso si rivelano essere il primo limite fisico al dialogo, per una mancanza di luoghi in cui poter avere uno scambio partecipativo e per come esse vengono ideate, con una sottesa discriminazione e ghettizzazione delle minoranze che crea aree di disagio e abbandono che portano alla creazione della violenza, la quale viene soppressa con ulteriore violenza.
Per creare la pace bisogna creare le condizioni fondamentali perché sia presente prima di tutto nelle nostre comunità e quindi adoperarsi per la giustizia sociale, perché tutti e tutte abbiano le stesse opportunità e gli stessi diritti civili, sociali e politici.
Infine, è fondamentale insistere sul rispetto del diritto internazionale, perché le Organizzazioni Internazionali oramai troppo spesso si trovano a spendere parole che si perdono nel vento contro le violenze nei conflitti. Una riforma profondamente democratica dell’ONU potrebbe dare più forza alla pace e alla giustizia.
Partecipiamo tutte e tutti il 12 ottobre alla Marcia per la Pace, perché il messaggio dev’essere chiaro al mondo intero: la Pace è un diritto di tutti e tutte, la guerra una scelta di pochi.
Thomas Predieri
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Trump interviene all'Onu con un discorso lunghissimo, molto oltre il tempo concesso agli altri leader, pieno di affermazioni anti scientifiche, illogiche, di bufale e intriso della peggior retorica imperialista e suprematista.
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#Previsionideltempo
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La politica non può tollerare queste dinamiche d’odio, deve condannarle e contrastarle coralmente con leggi atte a tutelare l’esistenza e la sicurezza delle persone LGBTQIA+.
L'articolo Italia, 2025: coppia omosessuale presa a pugni per un bacio
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Quella a cui abbiamo assistito ieri in Consiglio regionale del Piemonte rappresenta una delle pagine più buie della recente storia politica della nostra Regione.
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Continueremo a scioperare e a riempire le piazze di tutta l’Italia, a denunciare il genocidio in atto a Gaza, la complicità di chi lo facilita e a chiedere che ogni rapporto - a livello nazionale ed europeo - con Israele venga interrotto.
L'articolo Salvini, la solidarietà non è mai
Definisci “italiano”: in Piemonte razzismo istituzionale
Quella a cui abbiamo assistito ieri in Consiglio regionale del Piemonte rappresenta una delle pagine più buie della recente storia politica della nostra Regione.
Diversi esponenti della maggioranza si sono presentati in aula esibendo un cartello che rivendicava con orgoglio come il cosiddetto “bonus Vesta” fosse stato assegnato per il 90% a famiglie italiane.
Un gesto dal chiaro significato politico, che nulla ha a che vedere con l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà. A contrario, dimostra la volontà di creare una frattura sociale, escludendo dai benefici regionali proprio le persone più vulnerabili: chi è penalizzato dalla barriera linguistica, chi non ha accesso a una connessione stabile o chi vive condizioni di analfabetismo digitale.
Questa dinamica non può essere letta solo come una scelta politica discutibile: si tratta di un esempio evidente di razzismo istituzionale, ovvero pratiche e politiche che producono discriminazioni sistematiche. E un concetto riconosciuto anche dal Parlamento europeo, che ha sottolineato come il razzismo istituzionale sia un problema concreto e diffuso nelle società europee.
L’inclusione passa anche — e soprattutto — attraverso le politiche sociali. E quelle messe in campo dalla Giunta regionale di destra appaiono sempre più orientate alla discriminazione, piuttosto che all’equità.
Le persone migranti, che vivono, lavorano e crescono i loro figli in Piemonte, hanno lo stesso diritto degli altri cittadini ac accedere alle misure di sostegno pubblico. Escluderle sistematicamente, in nome di una presunta “priorità nazionale”, significa negare la realtà di una società plurale e rafforzare logiche di esclusione profondamente ingiuste.
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Salvini, la solidarietà non è mai irresponsabile
Irresponsabile è chi mette in discussione il diritto allo sciopero di migliaia di lavoratrici e lavoratori che non accettano che il proprio governo continui a giustificare e supportare la condotta criminale di Israele e il genocidio che sta commettendo.
Irresponsabile è chi — come Salvini — sostiene che gli attacchi subiti nelle scorse ore dalla Flotilla siano dei rischi da prendere in considerazione “quando ti avvicini a una zona di guerra”.
Continueremo a scioperare e a riempire le piazze di tutta l’Italia, a denunciare il genocidio in atto a Gaza, la complicità di chi lo facilita e a chiedere che ogni rapporto — a livello nazionale ed europeo — con Israele venga interrotto.
La solidarietà non è mai irresponsabile.
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Salvini, aa solidarietà non è mai irresponsabile
Irresponsabile è chi mette in discussione il diritto allo sciopero di migliaia di lavoratrici e lavoratori che non accettano che il proprio governo continui a giustificare e supportare la condotta criminale di Israele e il genocidio che sta commettendo.
Irresponsabile è chi — come Salvini — sostiene che gli attacchi subiti nelle scorse ore dalla Flotilla siano dei rischi da prendere in considerazione “quando ti avvicini a una zona di guerra”.
Continueremo a scioperare e a riempire le piazze di tutta l’Italia, a denunciare il genocidio in atto a Gaza, la complicità di chi lo facilita e a chiedere che ogni rapporto — a livello nazionale ed europeo — con Israele venga interrotto.
La solidarietà non è mai irresponsabile.
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Italia, 2025: coppia omosessuale presa a pugni per un bacio
Italia, 2025: coppia omosessuale presa a pugni per la colpa di essersi baciata.
È successo a Roma qualche settimana fa.
L’espressione della propria affettività non deve essere un pericolo che costringe le persone LGBTQIA+ a vivere a metà per paura dell’odio e dell’intolleranza omolesbobitransfobica.
La politica non può tollerare queste dinamiche d’odio, deve condannarle e contrastarle coralmente con leggi atte a tutelare l’esistenza e la sicurezza delle persone LGBTQIA+.
Insistiamo.
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Trump all’ONU: il cambiamento climatico è un inganno
Trump interviene all’Onu con un discorso lunghissimo, molto oltre il tempo concesso agli altri leader, pieno di affermazioni anti scientifiche, illogiche, di bufale e intriso della peggior retorica imperialista e suprematista.
Proprio mentre Trump e gli altri leader intervenivano, in quasi tutto il pianeta si registravano danni e vittime per gli effetti climatici estremi causati dal cambiamento climatico che Trump si rifiuta di vedere e nega con virulenza. Dalla Nigeria all’Algeria, dalla Cina all’Italia e alla Francia.
Un punto bassissimo nella politica mondiale e un danno gravissimo per gli sforzi di mitigazione e riduzione del collasso climatico.
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Solidarietà ad Antonella Bundu: basta odio, basta razzismo
Esprimiamo piena solidarietà ad Antonella Bundu, candidata presidente della Regione Toscana per Toscana Rossa, destinataria di un attacco ignobile e razzista su X. Con Antonella ci legano anni di attivismo e battaglie comuni portate avanti a Firenze, nel solco dei diritti, della giustizia sociale e dell’uguaglianza.
Quello che Antonella denuncia è l’ennesima dimostrazione di quanto in Italia persista un linguaggio d’odio che attinge a stereotipi coloniali, xenofobi, sessisti, omolesbobitrasfobici, alimentando un clima tossico che mina la nostra democrazia.
Quando una donna, nata e cresciuta a Firenze, viene definita “non italiana” o destinataria di insulti come “torna in Africa”, non siamo di fronte solo a un’offesa personale, ma a un attacco alla cittadinanza, alla Costituzione e ai valori antifascisti su cui la nostra Repubblica è fondata.
Non è tollerabile che nel nostro Paese trovino ancora spazio politico e mediatico formazioni, simboli e linguaggi che richiamano direttamente al fascismo. Lo ribadiamo con chiarezza, come fatto in tutti questi anni e unendoci ad Antonella: ogni organizzazione che si richiami al fascismo deve essere sciolta, così come previsto dalla Costituzione e dalle leggi vigenti.
Come Possibile abbiamo scelto di sostenere Antonella e la lista Toscana Rossa, e denunciamo con forza questo clima di violenza politica e razzista e rilanciamo la necessità di un impegno comune, istituzionale e sociale, contro l’odio e contro ogni forma di discriminazione. Non esistono più vie di mezzo, scuse o alibi, o ci si dichiara tuttә antifasciste o non lo si è.
Difendere Antonella significa difendere la Toscana e l’Italia che credono nella dignità di tuttә, nella giustizia sociale, nell’uguaglianza. È una responsabilità collettiva che riguarda ogni cittadina e cittadino, e in primo luogo le istituzioni.
Francesca Druetti, Gianmarco Capogna, Toscana Possibile
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Difendere Antonella significa difendere la Toscana e l’Italia che credono nella dignità di tuttә, nella giustizia sociale, nell’uguaglianza. È una responsabilità collettiva che riguarda ogni cittadina e cittadino, e in primo luogo le istituzioni.