Civati-Druetti: Soddisfazione per il giudizio della Corte sul referendum cittadinanza e sul Jobs Act
Civati-Druetti (Possibile): Soddisfazione per il giudizio della Corte sul referendum cittadinanza e sul Jobs Act.
“C’è soddisfazione per il giudizio della Corte sul referendum cittadinanza, dopo la verifica sull’ammissibilità del quesito”. Lo dichiarano Giuseppe Civati e Francesca Druetti, fondatore e segretaria di Possibile, partito promotore del quesito insieme a +Europa, Psi, Radicali, Rifondazione Comunista e le associazioni di italiane e italiani senza cittadinanza.
“Con il parere positivo della Corte — continuano Civati e Druetti — la parola ora torna a cittadine e cittadini, che già durante la campagna di raccolta firme hanno partecipato con entusiasmo, speranza, rabbia. Adesso inizia un percorso, intenso e affascinante, di partecipazione democratica su un tema che ci sta molto a cuore, senza dimenticare i referendum sul lavoro, che abbiamo attivamente sostenuto e che vanno nella direzione di quelli che avevamo promosso nel 2015, la prima mobilitazione del nostro partito quando è stato fondato.”
C’è una grande opportunità davanti a noi per migliorare il Paese su questioni fondamentali per la vita delle persone, su cui sono stati registrati passi indietro negli ultimi anni o un dibattito stantio che ha lasciato invariata una situazione che ha lasciato milioni di persone senza un diritto basilare. Lavoreremo con la nostra comunità perché il nostro Paese la colga fino in fondo.”
“Rimane la questione dell’autonomia differenziata, una legge sbagliata a cui ci opponiamo in ogni sua forma, e sulla cui abrogazione la cittadinanza non sarà chiamata a esprimersi. Continueremo a contrastare le norme che minacciano l’unità del paese e aumentano le diseguaglianze territoriali e tra le persone, come abbiamo sempre fatto”.
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Riforma Valditara: bentornati nel Ventennio
Da un paio di giorni i riflettori sono puntati sulla scuola, cosa bizzarra, visto che oltre a servirsi dell’istruzione per propaganda politica ed ideologica, di solito a nessuno interessa veramente cosa succede all’istruzione nel nostro paese.
Il ministro Valditara ha rilasciato al Giornale un’intervista in cui parla della nuova Riforma scolastica e nel giro di qualche dichiarazione la percezione è di uno spin-off di “Ritorno al futuro”.
Tralasciamo il “ritorno” del latino alla scuola secondaria di primo grado (che il ministro si ostina a chiamare “scuola media”, sorvolando sulla nuova denominazione voluta dalla Riforma Moratti più di 20 anni fa), visto che con l’autonomia scolastica si possono già attivare corsi di latino da anni. La perplessità rimane sempre la stessa: da quale altra materia verrà preso il tempo necessario per inserire lo studio del latino in orario curricolare?
Tralasciamo che nessuno ha commentato il ritorno dei giudizi sintetici alla scuola primaria (“elementari” per il ministro), dopo tre anni di sperimentazione effettivamente buttata nel cestino (e di risorse economiche per la formazione, risorse umane per stilare i nuovi obiettivi di valutazione, tempo per spiegare a genitori/tutori il cambiamento in atto).
Quello che lascia più interdetti è sicuramente il sapore nostalgico e italo-centrico di tutto il discorso, il poule tutto al maschile a capo della commissione, l’assenza di studentesse e studenti al tavolo delle decisioni sul futuro della loro istruzione.
Il focus dello studio della storia, quella del “nostro paese e dell’occidente, senza sovrastrutture ideologiche”.
Le poesie da imparare a memoria, come se le insegnanti di scuola primaria già non lo facessero.
L’avvicinamento dei bambini e bambine alla comprensione della musica, quando poi, in Italia, la categoria di lavoratori dei musicisti è tra le più bistrattate tra gli artisti.
Infine, come se non bastasse, a questo teatrino anacronistico si è aggiunta Paola Frassinetti, sottosegretaria al ministero dell’Istruzione, che ci ha tenuto a sottolineare che lo studio della Bibbia avrà una posizione nell’istruzione primaria.
È sempre stato così: le riforme sono l’unica cosa che è concessa al ministero dell’istruzione per dare un’idea di cambiamento senza effettivamente spendere soldi.
Le classi-pollaio, più della metà degli edifici scolastici obsoleti e non sicuri, la necessità dell’introduzione di un’educazione alla sessualità e all’affettività, far fronte alla quasi totale assenza dello sviluppo del pensiero critico, l’introduzione obbligatoria di pedagogisti all’interno delle scuole primarie e psicologi e psicoterapeuti alle scuole secondarie, una supervisione periodica degli insegnanti, un supporto maggiore agli insegnanti di sostegno, il riconoscimento della professione dell’educatore, potremmo andare avanti e elencare le vere priorità, rispetto alla reintroduzione del latino e della Bibbia.
Non ci resta dunque che dire: bentornati nel ventennio.
Flavia Farina
Alla Base la Scuola
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Cessate il fuoco a Gaza: una speranza, finalmente
Un cessate il fuoco è stato finalmente raggiunto tra Israele e Hamas, un passo fondamentale tanto atteso dalla popolazione di Gaza, che ha vissuto sotto le bombe per 15 mesi.
Ci uniamo alla speranza che questo momento porti sollievo al popolo palestinese. In attesa dei dettagli dell’accordo, auspichiamo che il cessate il fuoco comporti un immediato ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza, permettendo l’ingresso illimitato di scorte alimentari e beni di prima necessità per alleviare la sofferenza di chi sta subendo un genocidio. Un genocidio sistematicamente portato avanti da Israele per oltre un anno.
Questo accordo evidenzia ulteriormente la necessità di smantellare il sistema di oppressione e occupazione che Israele impone al popolo palestinese da decenni. Solo con la fine di questo sistema si potrà sperare in una pace giusta. Qualsiasi accordo futuro deve rispettare il diritto internazionale, che costituisce la base minima per garantire giustizia e sicurezza. È essenziale che la comunità internazionale agisca con maggiore determinazione di quanto fatto finora. Non dovrebbe essere necessario un accordo tra chi commette un genocidio e chi lo subisce per interromperlo immediatamente. Non è stato fatto tutto il possibile per evitarlo, anzi, molti stati europei e gli Stati Uniti hanno contribuito a renderlo possibile.
Il cessate il fuoco non può farci dimenticare le terribili immagini giunte da Gaza e la realtà di un genocidio in corso. È cruciale fermare ogni violenza, garantire l’accesso completo e senza restrizioni alla stampa internazionale e consentire che la giustizia faccia il suo corso.
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Nelle Marche si è acceso un faro per il diritto all’aborto
Si è acceso un faro nelle Marche per il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Niente che abbia a che vedere con il mare: il faro è ad Ascoli Piceno e punta dritto verso l’intera regione, ancora al buio per quanto riguarda la possibilità delle persone che intendono interrompere una gravidanza di vedersi riconosciuto questo diritto.
Un passo indietro: le linee di indirizzo del 2020 del Ministero della Salute stabiliscono — seguendo le recenti evidenze scientifiche — che l’aborto farmacologico con la RU486 è possibile fino alla nona settimana, in totale sicurezza, con minori costi e impatto sulla saluta psico-fisica della persona che ne fa ricorso.
Le regioni italiani si sono adeguate negli anni, ad accezione delle Marche, dove il limite per la somministrazione della RU486 è ancora fermo alle 7 settimane. Limite che costringe molte a doversi spostare fuori regione in una corsa contro il tempo per cercare di vedersi riconosciuto, fuori da casa propria, il diritto alla salute e all’autodeterminazione.
Dopo anni in cui il governo regionale a guida FDI non ha voluto ascoltare le molte richieste di adeguamento alle linee di indirizzo ministeriale, dopo un’ondata di mozioni approvate nei consigli comunali che chiedono il pieno accesso all’aborto farmacologico, dopo il gran lavoro di associazioni e volontari/e presenti sul territorio, all’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno il Dott. di Camillo, primario di ginecologia, ha dato accesso alla RU486 oltre la 7 settimana, abbattendo quel muro antiscientifico, insensato e dannoso che ancora c’è in tutto il resto del territorio regionale.
Tutto questo mentre il Vice Presidente della Regione con delega alla Sanità Saltamartini (Lega) ha, per l’ennesimo volta, evitato di rispondere all’interpellanza di alcunə consiglierə di minoranza che chiedevano quando verranno fatte valere le linee di indirizzo del Ministero, aggiungendo la solita vergognosa retorica antiabortista.
“Se noi potessimo salvare un bambino da un’interruzione di gravidanza che rientra nell’esercizio e nella libertà delle donne faremmo una cosa grandissima, tenendo conto che nella regione nascevano 13 mila bambini e lo scorso anno solo 8 mila”, ha detto Saltamartini, secondo il quale, dunque, il calo delle nascite si ferma non con politiche di reali incentivi per le persone e le coppie che intendono avere figli (attrattività del territorio per le famiglie –ogni tipo di famiglia–, più accessi agli asili, congedi più estesi di paternità, diritto al lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito) ma non permettendo alle donne di aver riconosciuto un loro sacrosanto diritto.
Le lotte dal basso per i diritti sono il motore della nostra democrazia e noi non smetteremo mai di richiedere a gran voce quanto ci spetta, perché si può fare. Ascoli Piceno è una prima dimostrazione.
Alice Cavalieri (seguila su Instagram)
Possibile Marche
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Fermiamo il “ddl sicurezza” e le politiche liberticide del governo Meloni
Arrivo a questa assemblea da Torino, dove ieri ci siamo svegliati con la notizia di una bomba carta esplosa davanti al Circolo Arci Banfo, in Barriera Milano, un quartiere in cui regolarmente dobbiamo vedere manifesti e ronde fasciste, con tanto di croci celtiche e slogan disgustosi.
Per cui è veramente indescrivibile la rabbia che proviamo tutte e tutti quando il governo viene a dirci che il problema sicurezza in questo paese sono le persone che manifestano (per il clima, per la Palestina, per i salari), che scioperano, i migranti ingiustamente reclusi che resistono alla violenza di Stato, i detenuti che chiedono condizioni dignitose, le persone che non stanno zitte, le persone razzializzate, le “zecche rosse”, come dice il ministro Salvini.
Ci dicono che il problema sicurezza di questo paese si risolve con norme come quelle che abbiamo citato oggi, perché non c’è solo il decreto sicurezza, ma tutta la costellazione di leggi gravissime, e se non ci fosse, o non ci sarà, il ddl sicurezza, cercheranno altre vie per lo stesso obbiettivo. Ci dicono che non servono codici identificativi per le forze dell’ordine, che ci vuole più forza, più mano libera. Che bisogna abolire il reato di tortura.
E invece il ddl sicurezza ovviamente non c’entra niente con la sicurezza, questo dovrebbe capire anche chi ha la fissa della sicurezza e si fa prendere dalla propaganda del governo, è tutto teso a garantire che non si disturbi il manovratore, a cancellare strumenti di protesta e di lotta. Strumenti che, non dimentichiamolo, sono garantiti dalla nostra costituzione antifascista.
La mobilitazione e le azioni che stanno uscendo da questa assemblea devono vedere la partecipazione e il supporto di ognuno di noi e delle organizzazioni che rappresentiamo. Le organizzazioni partitiche devono raccogliere la responsabilità che hanno. Chi milita in un partito, alcuni e alcune di voi qui le conosco, quindi so che ci siamo e che lo faremo, conosce la sfiducia che si incontra a volte, e congiunture come questa sono l’occasione per dire e dimostrare che i partiti e la militanza sono e devono essere uno strumento di democrazia, di reale rappresentanza delle persone e delle lotte. Da parte nostra, ci impegniamo nella mobilitazione in ogni livello in cui possiamo agire: nelle piazze, nelle istituzioni. Stiamo già lavorando a portare nei consigli le mozioni contro il ddl e le politiche repressive e sentiamo anche noi l’urgenza che è stata espressa qui per il ruolo che devono avere i sindaci delle città.
Si è parlato di comunicazione e anche noi crediamo che sia importante anche questo aspetto della mobilitazione, per allargare la rete e per portare sempre più persone in piazza e anche per raggiungere chi in piazza non viene e la sente sempre solo raccontare da tele Meloni. Sappiamo che partita si gioca sulla propaganda a reti e social unificati, e possiamo essere efficaci e scardinare anche questo aspetto. Ed è un lavoro che non serve solo in questa singola occasione di opposizione a un ddl, ma che è necessario per costruire un’alternativa per il paese e per il futuro.
E naturalmente ci vediamo in piazza, da Roma a Bruxelles, passando per i territori. Grazie.
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Arrivo a questa assemblea da Torino, dove ieri ci siamo svegliati con la notizia di una bomba carta esplosa davanti al Circolo Arci Banfo, in Barriera Milano, un quartiere in cui regolarmente dobbiamo vedere manifesti e ronde fasciste, con tanto di croci celtiche e slogan disgustosi.
Per cui è veramente indescrivibile la rabbia che proviamo tutte e tutti quando il governo viene a dirci che il problema sicurezza in questo paese sono le persone che manifestano (per il clima, per la Palestina, per i salari), che scioperano, i migranti ingiustamente reclusi che resistono alla violenza di Stato, i detenuti che chiedono condizioni dignitose, le persone che non stanno zitte, le persone razzializzate, le “zecche rosse”, come dice il ministro Salvini.
Ci dicono che il problema sicurezza di questo paese si risolve con norme come quelle che abbiamo citato oggi, perché non c’è solo il decreto sicurezza, ma tutta la costellazione di leggi gravissime, e se non ci fosse, o non ci sarà, il ddl sicurezza, cercheranno altre vie per lo stesso obbiettivo. Ci dicono che non servono codici identificativi per le forze dell’ordine, che ci vuole più forza, più mano libera. Che bisogna abolire il reato di tortura.
E invece il ddl sicurezza ovviamente non c’entra niente con la sicurezza, questo dovrebbe capire anche chi ha la fissa della sicurezza e si fa prendere dalla propaganda del governo, è tutto teso a garantire che non si disturbi il manovratore, a cancellare strumenti di protesta e di lotta. Strumenti che, non dimentichiamolo, sono garantiti dalla nostra costituzione antifascista.
La mobilitazione e le azioni che stanno uscendo da questa assemblea devono vedere la partecipazione e il supporto di ognuno di noi e delle organizzazioni che rappresentiamo. Le organizzazioni partitiche devono raccogliere la responsabilità che hanno. Chi milita in un partito, alcuni e alcune di voi qui le conosco, quindi so che ci siamo e che lo faremo, conosce la sfiducia che si incontra a volte, e congiunture come questa sono l’occasione per dire e dimostrare che i partiti e la militanza sono e devono essere uno strumento di democrazia, di reale rappresentanza delle persone e delle lotte. Da parte nostra, ci impegniamo nella mobilitazione in ogni livello in cui possiamo agire: nelle piazze, nelle istituzioni. Stiamo già lavorando a portare nei consigli le mozioni contro il ddl e le politiche repressive e sentiamo anche noi l’urgenza che è stata espressa qui per il ruolo che devono avere i sindaci delle città. Si è parlato di comunicazione e anche noi crediamo che sia importante anche questo aspetto della mobilitazione, per allargare la rete e per portare sempre più persone in piazza e anche per raggiungere chi in piazza non viene e la sente sempre solo raccontare da tele Meloni. Sappiamo che partita si gioca sulla propaganda a reti e social unificati, e possiamo essere efficaci e scardinare anche questo aspetto. Ed è un lavoro che non serve solo in questa singola occasione di opposizione a un ddl, ma che è necessario per costruire un’alternativa per il paese e per il futuro.
E naturalmente ci vediamo in piazza, da Roma a Bruxelles, passando per i territori. Grazie.
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Aprite le case sfitte, non le porte sante
Sono già 11 le persone senza fissa dimora che, nei primi sei giorni del 2025, sono state trovate morte per strada. Praticamente, due al giorno.
Più di 700 i morti che si contano tra il 2022 e il 2023.
A tutto il 2024, secondo i dati dell’ISTAT, sono quasi 97.000 le persone senza tetto e senza dimora sul territorio nazionale.
Dato che non tiene conto del “sommerso”, perché prende in considerazione le sole persone iscritte all’anagrafe escludendo i non censiti.
Sempre un’indagine ISTAT dello scorso anno rivela che 1 casa su 3 in Italia non è abitata.
Il 33% delle abitazioni è sfitto o non assegnato a individui a cui viene così negato il diritto fondamentale economico, sociale e culturale ad un adeguato alloggio e riparo, tema cardine di giustizia sociale citato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Art. 25).
Il fenomeno delle abitazioni sfitte diventa più rilevante e critico soprattutto nelle grandi città, dove si concentrano un maggior numero di indigenti, ma dove la bolla degli affitti brevi distorce e piega il soddisfacimento dei bisogni fondamentali alle mere logiche del libero mercato.
Il Giubileo a Roma ne è un esempio eclatante.
Già oggi, Roma è la terza città in Europa (dopo Londra e Parigi) per numero di alloggi dedicati agli affitti brevi.
Ci sono zone della città dove il rapporto tra posti letto offerti su Airbnb e residenti supera il 70% del totale degli alloggi disponibili.
E questo succede perché, alle condizioni date, l’affitto breve è molto più remunerativo, oltre che molto meno “rischioso” in termini di riappropriazione della titolarità dell’immobile da parte della proprietà, rispetto a formule più classiche di locazione.
Nell’arco del 2025, la Capitale si aspetta di ospitare oltre 35 milioni di pellegrini, quando non si ha idea di come dotare di un alloggio dignitoso 18mila famiglie che da più di 10 anni sono in attesa dell’assegnazione di una casa popolare.
Dati alla mano, la vera indulgenza sarebbe rendere agibili le costruzioni di edilizia popolare.
E aprire le case sfitte, anziché le porte sante.
Perché non sia un principio di carità cristiana a determinare la realizzazione sociale della dignità umana.
Abitare Possibile
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Anche nel 2025 tornano le tessere alias
Possibile ha aperto ufficialmente il tesseramento per l’anno 2025, rinnovando il proprio impegno a favore dell’inclusione, dei diritti umani e dell’uguaglianza. In continuità con la propria storia e missione, Possibile si conferma come il primo partito in Italia, e al momento l’unico, a offrire il tesseramento alias per le persone trans. Questa iniziativa consente a tutte le persone trans* di tesserarsi utilizzando il nome elettivo, indipendentemente dall’adeguamento legale, garantendo il pieno rispetto della loro identità.
“Il tesseramento alias non è solo una formalità, ma una scelta politica che mette al centro la dignità delle persone trans* legittimandone de facto i vissuti”, ha dichiarato Vanessa Capretto, componente del Comitato Scientifico Nazionale di Possibile e prima persona trans in Italia a ricoprire un ruolo elettivo derivante da un congresso di partito. “Essere parte attiva di un partito che traduce i valori di inclusione in pratiche concrete è un passo fondamentale per costruire una società più equa e giusta. Possibile continua a essere un punto di riferimento per chi crede nei diritti umani e nell’autodeterminazione: abbiamo dimostrato con i fatti che implementare l’identità alias sia assolutamente fattibile ed alla portata di ogni ente privato o pubblico che sia. Si tratta di un atto di civiltà che arricchisce senza sottrarre nulla”.
Il tesseramento alias si inserisce all’interno di una visione più ampia portata avanti dalla campagna permanente Possibile LGBTI+, che da anni si occupa di promuovere la parità dei diritti per tutte le persone, con particolare attenzione alla comunità LGBTQIA+. In un contesto politico in cui troppo spesso i diritti sono messi in discussione o strumentalizzati, Possibile si distingue per il suo impegno costante e coerente: dalla lotta contro la discriminazione e le terapie riparative, al sostegno per il matrimonio egualitario, fino alla piena autodeterminazione delle persone trans* e non binarie.
Alla luce delle decisioni discriminatorie prese dal Governo Meloni e dei ripetuti attacchi alla comunità LGBTQIA+, Possibile rinnova il proprio impegno nella difesa dei diritti. Le recenti aggressioni omofobe, avvenute in diverse città italiane, dimostrano quanto sia necessario un contrasto deciso alla cultura dell’odio che continua a diffondersi nel Paese. Anche per questo Possibile si impegnerà nelle prossime settimane per riattivare un’ampia mobilitazione affinché in Parlamento si discuta di una legge contro le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e abilismo.
“Il 2025 sarà un anno cruciale per opporci con forza alla deriva autoritaria e reazionaria che mette in pericolo la sicurezza e la libertà di milioni di persone”, ha dichiarato Gianmarco Capogna, coordinatore del Comitato Scientifico di Possibile e portavoce di Possibile LGBTI+. “Come partito, non ci limitiamo a denunciare queste violenze, ma lavoriamo per costruire un’alternativa concreta che rimetta al centro i diritti umani e il rispetto della dignità di ogni individuo. Invitiamo tutta la comunità LGBTQIA+ e le persone alleate a unirsi a noi in questa battaglia, perché Possibile è, e resterà, un porto sicuro per chi crede nella giustizia sociale”.
“Essere il primo partito in Italia a introdurre il tesseramento alias rappresenta un risultato di cui siamo orgogliosi, ma anche una responsabilità”, ha aggiunto Capretto. “Non ci fermiamo qui: continueremo a lavorare per rendere l’Italia un paese in cui nessuna persona si senta in pericolo, esclusa o invisibilizzata”.
Possibile invita tutte le persone che condividono i valori di giustizia sociale, ecologia, pace e diritti umani ad unirsi partito e a tesserarsi. Per informazioni e dettagli sul tesseramento, inclusa la modalità alias, è possibile visitare il sito ufficiale a questo link: www.possibile.com/tessera/
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Se FDI è preoccupata dalle “tragedie in mare” apra canali umanitari, invece di fare propoaganda sullo ius soli
Chi non ha la cittadinanza italiana ma è nato, studia o vive nella nostra città potrà esserne cittadino onorario. Il 27 dicembre, infatti, il Consiglio Comunale di Pontecagnano Faiano ha modificato lo Statuto comunale istituendo la Cittadinanza Onoraria per i minori stranieri residenti nel nostro comune secondo i principi dello Ius Soli e dello Ius Scholae.
Un provvedimento dal carattere simbolico che condividiamo in pieno e che sosteniamo pur auspicando che questa amministrazione dia continuità a questa storica deliberazione perseguendo con maggiore determinazione l’obiettivo di favorire una tutela dei diritti sempre più estesa investendo risorse che garantiscano servizi sociali, servizi educativi e servizi sanitari per tutt3.
L’assemblea consiliare di venerdì scorso è stata anche l’occasione per ascoltare il discorso carico di retorica razzista e misogina sull’immigrazione dell’esponente di Fratelli d’Italia, Raffaele Silvestri, contrario al provvedimento, che ha richiamato tutti ad una riflessione sul pericolo insito nella riforma della legge sulla cittadinanza basata sullo ius soli in quanto, a suo dire, favorirebbe “la corsa delle donne provenienti dal Nord Africa o dal Medio Oriente per venire in Italia a far nascere i propri figli col rischio di nuove tragedie in mare”.
Vale la pena ricordare al consigliere Silvestri che le tragedie a cui fa riferimento non sono frutto di fatalità ma sono la conseguenza del fatto che i canali legali per raggiungere il nostro paese sono sempre più ridotti per via di leggi sempre più restrittive e che l’attività delle ONG per salvare chi tenta di raggiungere le nostre coste con mezzi di fortuna, dopo essere sfuggiti alle guardie tunisine o a quelle libiche foraggiate dal nostro paese, viene osteggiata in tutti i modi.
Ricordiamo ancora al consigliere Silvestri che proprio di recente il governo italiano guidato dalla sua collega di partito, Giorgia Meloni, ha concesso la cittadinanza onoraria al presidente argentino Milei. Sì, proprio lui, quello che va in giro con la motosega, che non ha mai vissuto in Italia e che non parla la nostra lingua. Un insulto verso tutti quei minori figli di stranieri che nascono, risiedono e studiano nel nostro paese a cui viene negato tale diritto.
Ricordiamo, invece, a tutte le cittadine e a tutti i cittadini che il 12 dicembre scorso la Corte di Cassazione ha dato il via libera al quesito referendario sulla cittadinanza promosso anche da Possibile, convalidando le firme. Ora si attende il via libera definitivo della Corte Costituzionale che dovrà decidere sull’ammissibilità del quesito. Sarà l’occasione per mobilitarci e lanciare insieme una straordinaria primavera referendaria, per dire SÌ all’Italia che riconosce ogni sua figlia e ogni suo figlio.
Possibile Pontecagnano Faiano — Comitato AMINA
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Possibile sostiene Coopla Green. Fallo anche tu.
Come ogni anno, anche quest’anno Possibile destina una parte del 2x1000 a progetti di solidarietà. Quest’anno avevamo già contribuito alla raccolta fondi per la famiglia di Satnam Singh e a quella per la GKN, e questa mattina abbiamo inviato un contributo anche a lavoratori e lavoratrici della Coopla Green di Manfredonia.
Il progetto è questo: 31 lavoratori e lavoratrici vogliono comprare capannone e macchinari dell’azienda che li ha licenziati. Le scadenze sono imminenti e la loro cooperativa, la Coopla Green, dovrà versare 50mila euro entro la vigilia di Natale.
Prima l’azienda si chiamava Manfreplast e produceva stoviglie in plastica monouso. Operaie e operai licenziati vogliono riconvertire l’azienda nella produzione di posate compostabili utilizzando solo energie rinnovabili.
Hanno bisogno del sostegno di tutte e tutti noi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ma chiediamo anche a te di fare un piccolo sforzo. Anche una piccola donazione può essere determinante.
Puoi contribuire su www.gofundme.com/f/regala-unazienda-ai-suoi-lavoratori-per-natale
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