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Druetti (Pos): Tajani sbaglia su Global Sumud Flotilla, non può dire che l’iniziativa è inopportuna
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Le parole di Tajani sono appunto inopportune. Perché l'iniziativa della Global Sumud Flotilla andrebbe semplicemente sostenuta dal nostro


Druetti (Pos): Tajani sbaglia su Global Sumud Flotilla, non può dire che l’iniziativa è inopportuna
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Le parole di Tajani sono appunto inopportune. Perché l'iniziativa della Global Sumud Flotilla andrebbe semplicemente sostenuta dal nostro


Druetti (Pos): Tajani sbaglia su Global Sumud Flotilla, non può dire che l’iniziativa è inopportuna


“Le parole di Tajani sulla Global Sumud Flotilla sono deludenti, anche se non sorprendono viste le posizioni del nostro governo.” Lo dichiara la Segretaria Nazionale di Possibile Francesca Druetti, commentando la dichiarazione del ministro degli esteri secondo cui gli attivisti delle navi in partenza verso Gaza “non sono terroristi, ma si può dire di non essere d’accordo, che si tratti di iniziative inopportune.”
“Le parole di Tajani” — continua Druetti — sono appunto inopportune. Perché l’iniziativa della Global Sumud Flotilla andrebbe semplicemente sostenuta dal nostro governo. Perché i quattro obiettivi della spedizione (lo stop all’assedio, lo stop alla fame usata come arma, lo stop alla disumanizzazione della popolazione palestinese, lo stop al genocidio) non dovrebbero nemmeno essere oggetto di dibattito, ma la posizione minima di umanità da cui partire per trovare una soluzione politica e diplomatica.

“Di fronte a quanto succede ogni giorno a Gaza — conclude Druetti — alle decine di morti ogni giorno, alla carestia imposta da uno Stato contro cui continuiamo a vendere armi e a offrire supporto internazionale, l’invito alla moderazione di Tajani a Ben Gvir (che aveva minacciato di trattare gli attivisti alla stregua di terroristi una volta arrivati sulle coste di Gaza) è semplicemente ridicolo. Continuiamo a sostenere, in ogni modo, la Global Sumud Flotilla. Quando arriverà a destinazione, saremo tutte e tutti chiamati a mobilitarci, con i nostri corpi e con la pressione istituzionale.”

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Druetti (Possibile): parole di Ben Gvir su Global Sumud Flotilla inaccettabili, il terrorista è lui


“Le parole di Ben Gvir sono inaccettabili. I veri terroristi sono le persone che fanno dichiarazioni del genere contro un’iniziativa nata per rompere un blocco via mare illegale e portare sollievo e aiuto alla popolazione di Gaza.”

Lo dichiara Francesca Druetti, Segretaria Nazionale di Possibile, in risposta al ministro israeliano, che oggi ha detto che gli attivisti della Global Sumud Flotilla saranno trattati “come terroristi”.

“Chiamare tutti terroristi, bambini compresi, è il modus operandi adottato fin qui. Non ci stupisce, quindi, che ricadano nella definizione anche persone che portano aiuti umanitari per passare un blocco illegale che affama un’intera popolazione. La Global Sumud Flotilla, invece, va ringraziata. Perché forzare il blocco agli aiuti umanitari è fondamentale, dopo anni in cui le iniziative contro il genocidio hanno sbattuto contro un muro fatto di propaganda, denaro, invii di armi e campagne stampa a senso unico. Quando la Global Sumud Flotilla arriverà sulle coste di Gaza, saremo tutte e tutti chiamati a mobilitarci, con i nostri corpi e con la pressione istituzionale. Le dichiarazioni, e soprattutto le azioni del nostro governo, continuano a essere scarse e inefficaci.

Le istituzioni italiane ed europee — conclude Druetti — scelgano di stare dalla parte giusta della Storia.”

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Druetti (Possibile): parole di Ben Gvir su Global Sumud Flotilla inaccettabili, il terrorista è lui
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Le parole di Ben Gvir sono inaccettabili. I veri terroristi sono le persone che fanno dichiarazioni del genere contro un'iniziativa nata


Druetti (Possibile): iniziativa Sumud Flotilla è fondamentale, la migliore risposta alla complicità del nostro governo nel genocidio


“La partenza della Global Sumud Flotilla di domani da Genova è una risposta fondamentale al genocidio in corso a Gaza e alla complicità del nostro governo.”

Lo dichiara la segretaria nazionale di Possibile Francesca Druetti, che oggi è intervenuta a Genova, nella sede di Music For Peace, durante le iniziative legate alla partenza della missione internazionale per forzare il blocco degli aiuti umanitari a Gaza e portare sollievo alla popolazione civile.

“È bello — continua Druetti — vedere e poter sostenere la mobilitazione di questi giorni. Dopo anni in cui tutti noi abbiamo avuto prima o poi la sensazione di contrastare qualcosa di tanto più grande e di inamovibile, in cui la strada della politica o è mancata del tutto o è finita a fare muro contro muro dove l’altro muro è fatto di propaganda, di denaro, di invii di armi, di interi governi e di campagne stampa a senso unico. Adesso Meloni dice che “israele ha superato il limite”, ecco, ammesso che esistesse, questo limite da superare, lo ha superato con la complicità del nostro governo.”

“Se — conclude Druetti — troviamo inaccettabile che Israele, tra le altre cose, spari sulle persone che aspettano il cibo, dobbiamo smettere di vendergli le armi per farlo. Stessa cosa con gli ospedali, con dentro i giornalisti. Se troviamo inaccettabile che Israele si senta al di sopra del diritto internazionale, dell’onu, dell’umanità minima che bisognerebbe avere, dobbiamo smettere di avere rapporti con loro a tutti i livelli: le aziende, le università, i rapporti commerciali. Le dichiarazioni tardive di Meloni sono inutili, se non cambia qualcosa nelle azioni del governo.”

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Druetti (Possibile): iniziativa Sumud Flotilla è fondamentale, la migliore risposta alla complicità del nostro governo nel genocidio
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Se - conclude Druetti - troviamo

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Stop the game: 20.000 firme per dire no a Italia-Israele
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Se nonostante le richieste della politica, della cittadinanza, dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio) la partita si giocherà lo stesso, il 14 ottobre saremo in piazza a Udine alla manifestazione di protesta, organizzata dal Comitato per la Palestina di Udine, della Comunità Palestinese del Friuli


Stop the game: 20.000 firme per dire no a Italia-Israele


Stop the game: più di 20MILA firme per dire no a Italia-Israele raccolte dalla petizione che abbiamo lanciato ad agosto su bit.ly/noitaliaisraele, mentre il genocidio non si ferma e il governo italiano fa quadrato intorno alla partita.

La difesa dei ministri Abodi e Salvini che negli ultimi giorni hanno blindato la partita Italia-Israele in programma a Udine il 14 ottobre non è che un tassello, e nemmeno il più grave, del sostegno del governo italiano a Israele, che resta incrollabile.

Non il più grave, perché l’Italia non ha intenzione di smettere di inviare armi a Israele, nonostante le vuote e tardive dichiarazioni di Meloni su Israele che avrebbe “superato ogni limite”. Forse Meloni e i suoi ministri non si rendono conto che questo limite, se mai è esistito, è stato superato con la complicità dell’Italia, della sua politica estera e dei suoi voti e astensioni in Europa.

Eppure, mentre le vittime palestinesi continuano a crescere di giorno in giorno, mentre Gaza è ridotta in macerie e le code per il cibo sono solo delle trappole per sparare sulla popolazione ridotta alla fame, che il calcio vada avanti come se nulla fosse è particolarmente inaccettabile. Che lo sport sia ridotto a strumento di propaganda e di normalizzazione del genocidio è insopportabile, e che succeda a casa nostra, nei nostri stadi, è intollerabile.

Delle oltre 60.000 vittime palestinesi identificate, più di 600 sono atlete e atleti.

Il 27 agosto l’esercito israeliano ha ucciso a colpi d’arma da fuoco il mezzofondista palestinese Allam Abdullah Al-Amour mentre, promessa dell’atletica palestinese e internazionale, nei pressi di un centro di distribuzione di aiuti a sud di Khan Younis, a sud della Striscia di Gaza.

All’inizio di agosto è stato ucciso mentre era in coda per il cibo il più famoso calciatore palestinese, Suleiman Al Obeid, soprannominato il Pelè palestinese. La sua famiglia e tutta la popolazione palestinese sopravvivono giorno per giorno in condizioni insostenibili: giocare questa partita è un’offesa alla memoria delle vittime, alla giustizia e allo sport stesso.

Se nonostante le richieste della politica, della cittadinanza, dell’AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio) la partita si giocherà lo stesso, il 14 ottobre saremo in piazza a Udine alla manifestazione di protesta, organizzata dal Comitato per la Palestina di Udine, della Comunità Palestinese del Friuli e del Veneto, da Salaam Ragazzi dell’Olivo e da Calcio e Rivoluzione, a cui hanno già aderito più di 200 associazioni per dire ancora una volta no sport-washing e stop al genocidio.

Francesca Druetti (Segretaria di Possibile)

Andrea di Lenardo (Capogruppo Alleanza Verdi e Sinistra — Possibile in Consiglio comunale a Udine)

Serena Pellegrino (Consigliera regionale Alleanza Verdi e Sinistra in FVG)

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Nicola Buson reshared this.



Possibile sostiene la Global Sumud Flotilla
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Il 31 agosto e il 4 settembre 2025, una flottiglia internazionale, la Global Sumud Flotilla, salperà da Spagna, Tunisia e altri porti del Mediterraneo, con una sola rotta: verso Gaza. C'è bisogno di tutto il sostegno possibile: dona, condividi, mobilitati.
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Possibile sostiene la Global Sumud Flotilla


Il 31 agosto e il 4 settembre 2025, una flottiglia internazionale, la Global Sumud Flotilla, salperà da Spagna, Tunisia e altri porti del Mediterraneo, con una sola rotta: verso Gaza.

Decine di imbarcazioni da oltre 44 Paesi unite in una missione civile per rompere l’assedio illegale imposto al popolo Palestinese.

A bordo: medici, avvocati, giornalisti, artisti e attivisti.
Non solo aiuti: presenza civile internazionale per denunciare crimini e testimoniare resistenza.

Un’intercettazione da parte di Israele sarebbe pirateria, una violazione del diritto internazionale.

La missione GSF chiede:
🔹 Stop all’assedio
🔹 Stop alla fame usata come arma
🔹 Stop alla disumanizzazione
🔹 Stop al genocidio

Unisciti. Condividi. Mobilitati.

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Il genocidio del popolo palestinese è il volto più evidente dell’imperialismo coloniale


C’è un filo rosso che collega luoghi e tempi distanti nella Storia come l’Irlanda, gli Stati Uniti, l’Australia, il Sud Africa e Israele, un filo che lo storico sudafricano Leonard Thompson ha definito come “mito politico”.

Nel suo libro The political Mythology of Apartheid (1985) lo storico analizza il sistema sudafricano dell’Apartheid e tramite ciò arriva a definire il mito politico come quella “narrazione del passato atta a legittimare o screditare un sistema politico”, più narrazioni unite e atte a rafforzarsi reciprocamente formano, poi, la mitologia politica.

Nel libro, Thompson parla del Sud Africa e dell’avvento dei cosiddetti afrikaner, i primi colonizzatori europei bianchi provenienti dai Paesi Bassi. Per legittimare la loro presenza, infatti, i coloni affermavano fondamentalmente due principi: prima di tutto che i popoli africani fossero presenti da poco in Sud Africa e in seconda battuta che, data la prima affermazione, fossero pochi e quindi selvaggi.

Quest’ultima affermazione, ossia poche persone equivale a essere selvaggi, era stata alla base del ragionamento di un altro storico sudafricano: Francis Jennings. Jennings, che scriveva nel 1975 il suo The Invasion of Americas: Indians, Colonialism and the Cant of Conquest, affermava che il mito politico serviva a “mettere a tacere gli scrupoli morali circa gli eventi passati” e quanto riportato sopra era utile a ciò.

Assieme a lui, anche Robert Berkhofer giunse alla stessa conclusione: “L’immagine del selvaggio serve a razionalizzare la conquista europea”.

Sia Jennings che Berkhofer ragionavano sulla colonizzazione delle Americhe, ma è evidente come questo pensiero possa essere applicato anche in altri contesti, in particolare in quello palestinese. Sarà Edward Said che facendo riferimento a questi studi, infatti, nel suo The Question of Palestine del 1979 chiamò “epistemologia morale dell’imperialismo” quello che potremmo definire come l’inesistente limite morale dei colonizzatori che iniziava, secondo lo scrittore, già con quell’azione definita “annientamento della conoscenza”, ossia la cancellazione della Storia dei popoli indigeni dalle storie ufficiali dei Paesi nati dall’Imperialismo, come ad esempio Israele e gli Stati Uniti stessi.

Una definizione di ciò molto “poetica” viene da Paul Carter che scrisse che i popoli nativi, questa volta riferito agli aborigeni australiani, erano spesso trattati alla stregua della flora e della fauna e quindi “consegnati alla categoria delle informazioni generali […] che abitano il degno dell’eccetera”.

Tutto questo ci mette davanti alla deumanizzazione completa dei Palestinesi che il Sionismo sta compiendo quotidianamente tramite informazioni falsate, narrazioni volutamente propagandistiche e, aggiungo, anche necessariamente tali per riuscire ad unire l’opinione pubblica. Come scriveva Frantz Fanton, “Il colonialista […] arriva al punto di non riuscire più a immaginare che ci sia stato un tempo senza di lui. La sua irruzione nella storia del popolo colonizzato è idealizzata, trasformata in una necessità assoluta”.

Da questo deriva la visione di Israele come salvatore dei fondamenti democratici nei territori del Medio Oriente, nonostante le reiterate violazioni dei diritti umani sui cittadini palestinesi. A ciò va aggiunta la riflessione di Said sul fatto che il gruppo colonizzatore si assume il ruolo di vittima: la madrepatria europea dei coloni è l’oppressore mentre loro perseguono pace e libertà.

Ora, legando tutto questo ragionamento alla propaganda sionista e letta all’interno della questione del genocidio palestinese, capiamo come questo filo rosso non sia nient’altro che il volto più evidente dell’imperialismo coloniale.

Thomas Predieri

(Su www.possibile.com/unafirmaper puoi firmare la petizione per chiedere che Italia-Israele, in programma il 14 ottobre a Udine, non venga disputata.)

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Il genocidio del popolo palestinese è il volto più evidente dell’imperialismo coloniale
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Da questo deriva la visione di Israele come salvatore dei fondamenti democratici nei territori del Medio Oriente, nonostante le reiterate violazioni dei diritti umani

Linda Sartini reshared this.



10.000 firme per la petizione di Possibile contro Italia-Israele. Stop the game!
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l genocidio va fermato, i governi devono interrompere i rapporti con Israele e soprattutto smettere di vendere armi a uno stato che sta compiendo un genocidio sotto gli occhi del mondo. Finché Israele non affronterà nessuna conseguenza, nemmeno sui campi di gioco internazionali, tanti,

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10.000 firme per la petizione di Possibile contro Italia-Israele. Stop the game!


10.000 firme per la petizione di Possibile contro Italia-Israele
Druetti e Di Lenardo: come può lo sport ignorare il genocidio?

“Già diecimila persone hanno firmato su www.possibile.com/unafirmaper la petizione per dire no a Italia-Israele, la partita di qualificazione ai mondiali che è in programma il 14 ottobre a Udine.” Lo dichiarano Francesca Druetti, Segretaria Nazionale di Possibile, e Andrea di Lenardo, Capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra Possibile al Consiglio Comunale di Udine.

“Sono più di 60mila le vittime solo negli ultimi due anni — ricordano Druetti e Di Lenardo — un’intera popolazione affamata, Gaza rasa al suolo dai bombardamenti. Nel frattempo, Israele, la sua nazionale, i suoi atleti, dovrebbero continuare a competere come se niente fosse. Oltre 600 vittime erano atleti, calciatori anche. Giocare questa partita è un affronto alla memoria di chi è stato ucciso, e di chiunque abbia a cuore i diritti umani, la giustizia, e lo sport.

“Da quando abbiamo lanciato la petizione — concludono Druetti e di Lenardo — Israele ha ucciso altre centinaia di persone, compresi sei giornalisti in un attacco mirato. Il genocidio va fermato, i governi devono interrompere i rapporti con Israele e soprattutto smettere di vendere armi a uno stato che sta compiendo un genocidio sotto gli occhi del mondo. Finché Israele non affronterà nessuna conseguenza, nemmeno sui campi di gioco internazionali, tanti, troppi continueranno a sentirsi giustificati nel voltarsi dall’altra parte. Ecco perché vi chiediamo di continuare a firmare e condividere la petizione, per far sentire la nostra voce e il nostro dissenso. Stop the game.”

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Petizione Stop the game contro la partita Italia-Israele a Udine. Druetti e Di Lenardo (Possibile): la partita non si deve giocare
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La solidarietà al popolo palestinese e la denuncia di ciò che Israele sta commettendo sotto gli occhi del mondo è sempre più ampia, arrivando ora anche da chi finora aveva sempre taciuto o giustificato l’operato di Israele. A Udine il prossimo 14 ottobre è

Michele Marco reshared this.



Petizione Stop the game contro la partita Italia-Israele a Udine. Druetti e Di Lenardo (Possibile): la partita non si deve giocare


Migliaia di firme in meno di 24 ore per la petizione Stop the game contro la partita Italia-Israele a Udine

Druetti e Di Lenardo (Possibile): la partita non si deve giocare

“La solidarietà al popolo palestinese e la denuncia di ciò che Israele sta commettendo sotto gli occhi del mondo è sempre più ampia, arrivando ora anche da chi finora aveva sempre taciuto o giustificato l’operato di Israele. A Udine il prossimo 14 ottobre è prevista una partita di calcio tra le nazionali di Italia e Israele, valida per le qualificazioni ai Mondiali di Calcio 2026. Ciò in violazione di una norma internazionale (artt. 72 e 74 dello statuto FIFA) che serve a tutelare le nazionali di calcio di un Paese aggredito militarmente. Come può disputarsi questa partita di calcio in queste condizioni?”

Lo dichiarano Francesca Druetti, Segretaria Nazionale di Possibile, e Andrea Di Lenardo, Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra — Possibile al Consiglio Comunale di Udine, che ieri hanno lanciato una petizione per chiedere alla FIGC e al ministro Abodi di non far disputare l’incontro che ha già raccolto oltre tremila adesioni in poche ore e che si può firmare su www.possibile.com/unafirmaper.

“Il conto delle vittime uccise in Palestina — continuano Druetti e Di Lenardo — continua a salire. Gaza è ridotta in macerie. Israele apre il fuoco sulle persone in fila per il cibo e impedisce la distribuzione degli aiuti umanitari affamando la popolazione. E intanto proseguono i piani di occupazione, tracciando la strada per il futuro. Non è solo sport: non lo era nel 2022 quando, quattro giorni dopo l’invasione militare del territorio ucraino, FIFA e UEFA hanno escluso la nazionale e le squadre di calcio russe dalle proprie competizioni, non lo è quando chiediamo di non disputare le grandi competizioni internazionali in Paesi in cui i diritti umani vengono sistematicamente violati. Di fronte a eventi bellici e violazioni del diritto internazionale, di fronte alla propaganda che la nazionale di uno Stato come Israele incarna, lo sport non può voltarsi dall’altra parte, come se niente fosse.

Delle 60.000 vittime palestinesi identificate, 635 erano atlete e atleti: l’ultimo in ordine di tempo, il 6 agosto, è stato proprio un calciatore, Suleiman Obeid, che era soprannominato “il Pelé della Palestina”, ucciso mentre aspettava la distribuzione degli aiuti umanitari. Giocare Italia-Israele è un affronto alla memoria delle vittime, e a chiunque abbia a cuore lo sport e il valore della vita umana.”

Il 14 ottobre ci sarà a Udine una manifestazione di protesta, organizzata dal Comitato per la Palestina di Udine, della Comunità Palestinese del Friuli e del Veneto, da Salaam Ragazzi dell’Olivo e da Calcio e Rivoluzione, a cui hanno già aderito circa 90 associazioni. Come già al corteo dello scorso anno, Possibile sarà presente anche in questa occasione per dire ancora una volta no sport-washing e stop al genocidio.

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Il Dipartimento dell’Energia USA nega l’emergenza climatica: la propaganda è la risposta a ogni domanda
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Quanto sarebbe bello poter dire “no, ma in fondo il cambiamento climatico non esiste, se esiste non è colpa nostra, e comunque non sarebbe nulla di male”? Una risposta fenomenale ad un milione di problemi, peccato solo che sia falsa.
L'articolo Il

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Il Dipartimento dell’Energia USA nega l’emergenza climatica: la propaganda è la risposta a ogni domanda


Lo scorso 23 luglio il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha pubblicato un documento dal nome altisonante: “Una revisione critica degli impatti delle emissioni di gas serra sul clima degli Stati Uniti”. “Revisione” è la parola chiave: l’intento del documento è quello di riscrivere un secolo di storia della scienza climatica, dando linfa e regalando titoli ai “mercanti di dubbi” che sulla lotta reazionaria contro la transizione hanno costruito carriere. Ci riesce? Si e no.

Scientificamente, il documento fa acqua da tutte le parti: gli autori hanno tutti documentati rapporti con il governo U.S.A. o con aziende del settore energetico; e sono solo 5, contro i 500 del precedente rapporto del Dipartimento dell’Energia sul cambiamento climatico, e gli oltre 700 da 90 paesi diversi dell’ultimo rapporto IPCC; ma soprattutto il documento non dimostra in alcun modo quello che si prefigge di chiarire, ovvero che l’emissione di gas serra abbia un impatto limitato sul clima americano. Fra questioni di lana caprina (l’acidificazione dei mari rinominata “neutralizzazione”, senza però in alcun modo screditarne le basi scientifiche), citazioni di vecchi argomenti negazionisti riportati come dati di fatto (ricordate il tweet di Borghi sulle temperature riportate più alte della realtà perché le misurazioni le fanno sul retro dei condizionatori? ecco, c’è anche quello, e non hanno nemmeno citato il nostro povero ex onorevole!), e pure e semplici mistificazioni in contrasto con i dati scientifici (l’innalzamento del livello dei mari viene considerato “dubbio”, mentre i dati che lo riportano sono inequivocabili), gli errori scientifici commessi nella scrittura di questo documento sono troppi per essere ricordati tutti qui, e fanno sì che il report non cambierà di una virgola la scienza climatica nelle sue basi tecniche ed accademiche.

Tuttavia l’obiettivo del documento è centrato perfettamente: ha generato esattamente i titoli e i dibattiti che voleva generare. Come scrivevano già nel 2010 Naomi Oreskes e Erik Conway, i “mercanti di dubbi” non hanno bisogno di trovare una spiegazione per tutti i dati, e neanche di essere accurati nella loro selezione. Al contrario, a loro basta trovare un dato altisonante, che apparentemente possa far crollare tutto il castello di carte, anche se in realtà il castello è solidissimo, la carta non si muove, e il dato in tutta sincerità è pure un po’ inventato. L’obiettivo del documento è, come ci cantano Fabri Fibra, Colapesce e Dimartino, di essere “la risposta ad ogni tua domanda”. Quanto sarebbe bello poter dire “no, ma in fondo il cambiamento climatico non esiste, se esiste non è colpa nostra, e comunque non sarebbe nulla di male”? Una risposta fenomenale ad un milione di problemi, peccato solo che sia falsa.

Come già aveva fatto con le dichiarazioni di Trump e con l’uscita dagli Accordi di Parigi, il governo U.S.A. con questo documento ribadisce di essere parte integrante della propaganda di quei mercanti di dubbi, e di mettere i propri interessi economici a breve termine al di sopra del futuro degli stessi Stati Uniti, figuriamoci del nostro. Ma se loro mettono un’altra freccia nell’arco di chi non vuole — per convenienza – vedere la realtà, a noi non resta che ribadirla ancora più forte, e ribadire che noi faremo resistenza: una società più giusta può esistere solo in un pianeta più sano, un pianeta più sano può vivere solo con una società più giusta.

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Una campagna #controiricchi
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Mentre impoveriscono il pianeta, progettano viaggi interplanetari e costruiscono lussuosi rifugi per salvarsi dall’apocalisse che loro stessi stanno scatenando. E siccome i ragionamenti e le parole gentili sembrano non avere effetto, è ora di dire basta.
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#Taxtherich #Quaderni


Una campagna #controiricchi


Una campagna contro i ricchi. Proprio così: non solo a favore della tassazione progressiva, o contro i paradisi fiscali, o ancora per la redistribuzione, no, proprio “contro” i ricchi, i ricchissimi, quelli del famoso 1 per cento più ricco del pianeta, che da solo possiede più ricchezza del 99 per cento di tutti gli altri messi insieme.

Perché quando è troppo è troppo, in tutti i sensi: non si può consentire l’accumulo infinito di miliardi mentre si distrugge lo stato sociale, mentre i servizi pubblici arrancano e non ci sono soldi da investire perché nessuno va a prenderli dove ci sarebbero.

Intanto, loro pagano meno tasse dei loro dipendenti, guadagnando infinite volte di più, e si comprano tutto, pure ciò che non dovrebbe essere in vendita, pure la democrazia.

Mentre impoveriscono il pianeta, progettano viaggi interplanetari e costruiscono lussuosi rifugi per salvarsi dall’apocalisse che loro stessi stanno scatenando. E siccome i ragionamenti e le parole gentili sembrano non avere effetto, è ora di dire basta.

P.s. La campagna è aperta a chiunque, persone o comunità, che abbiano voglia di contribuire con segnalazioni, collaborazioni e suggerimenti, scrivendo a: organizzazione@possibile.com

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Una campagna #controiricchi
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Mentre impoveriscono il pianeta, progettano viaggi interplanetari e costruiscono lussuosi rifugi per salvarsi dall’apocalisse che loro stessi stanno scatenando. E siccome i ragionamenti e le parole gentili sembrano non avere effetto, è ora di dire basta.
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