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Sudan: il satellite racconta ciò che il mondo ignora


Le immagini pubblicate dalla Yale University documentano massacri di massa nella città sudanese di El-Fasher, conquistata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF) domenica scorsa al termine di un assedio durato oltre 18 mesi. Pozze di sangue e cumuli di corpi testimoniano l’avvio di un processo sistematico e intenzionale di pulizia etnica delle comunità non arabe.

“Le azioni delle RSF documentate in questo rapporto potrebbero configurare crimini di guerra e crimini contro l’umanità e potrebbero raggiungere il livello di genocidio”, si legge.

Quella che sconvolge il Sudan dall’aprile 2023 non è però una guerra dimenticata. È diventata la più grave catastrofe umanitaria mondiale, con oltre 30 milioni di persone bisognose di assistenza e civili trasformati in bersagli di una violenza indiscriminata.

Oggi si assiste a una nuova escalation genocidiaria. Le condizioni che rendono possibili tragedie come l’eccidio di El-Fasher non sorgono dunque per caso. Sono il risultato del ridimensionamento incessante della diplomazia e della cooperazione internazionale, del cinismo di fronte a gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, e della costante anteposizione del profitto dei mercanti di armi alla costruzione della pace. Da chi, insomma, si trincera dietro il principio per cui il diritto internazionale valga fino ad un certo punto.

Invece, la sicurezza e la pace si costruiscono guardando nella direzione opposta, quella dei diritti fondamentali. Prima di tutto.

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@possibile allucinante come a nessuno freghi alcunché di questi conflitti... È il problema delle battaglie politiche


Sudan: il satellite racconta ciò che il mondo ignora
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Le immagini pubblicate dalla Yale University documentano massacri di massa nella città sudanese di El-Fasher, conquistata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF) domenica scorsa al termine di un assedio durato oltre 18 mesi. Pozze di sangue e cumuli di corpi testimoniano


La manovra di Meloni e Giorgetti è senza politica


Iniziano a circolare in queste ore le bozze della Legge di Bilancio 2026 approvata dal Consiglio dei Ministri venerdì scorso, la prima manovra che si confronta con la modifica delle regole di bilancio europee del 2024 e che quindi dovrebbe abbracciare un periodo temporale pari almeno al triennio, ossia sino al 2028. Ma per il governo Meloni, che sinora ha tirato a campare approvando riforme nel migliore dei casi ininfluenti rispetto al ciclo economico, questo compito è di per sé insormontabile. E così il dicastero di Giorgetti ha prodotto l’ennesima legge priva di Politica, un coacervo di misure una tantum, di aggiustamenti di tiro, di bonus e di finte riforme utili più che altro agli amichetti di partito in campagna elettorale. Nulla di più. Per una paese che avanza con il freno tirato, questo approccio conservativo, persino rigorista – se teniamo presente i risultati differenziali del Bilancio dello Stato proposti con il Documento programmatico di finanza pubblica 2025, approvato dal Parlamento il 9 ottobre – rischia di essere ulteriormente regressivo. Mentre il PNRR è sostanzialmente lasciato scivolare sul suo binario, svuotato delle misure (già poche in origine) che avrebbero potuto ammodernare la nostra società, ormai prossimo alla data fatidica del 2026, anno di restituzione dei fondi non impiegati, i margini di manovra sulla spesa pubblica sono ridotti a “spigolature dei bordi”.

Pensiamo alla nuova – ennesima – riforma IRPEF: il taglio di due punti percentuali (dal 35 al 33 per cento) nello scaglione da 28.000 euro e fino a 50.000 euro verrà eroso dal meccanismo del fiscal drag (stando ai dati divulgati dal Centro Studi CGIL), mentre nessuna misura è prevista per i redditi più bassi (nonostante Meloni abbia sostenuto l’esatto contrario). L’aumento dell’aliquota IRAP di due punti percentuali a carico «degli enti creditizi e le imprese di assicurazione» potrebbe essere in parte neutralizzato dall’esclusione parziale dei dividendi dalla base imponibile IRAP (stando alla bozza della manovra, i dividendi provenienti da società o enti residenti o localizzati in uno Stato membro dell’UE, non concorrono a formare il margine di intermediazione – per banche/finanziarie – o la base imponibile – per le altre società – della società ricevente per il 95 per cento del loro ammontare). La riforma dell’ADI (assegno di inclusione), che consiste nella rimozione di quell’odioso mese di attesa tra scadenza e richiesta di rinnovo, prevede un incremento di spesa che è compensato dalla riduzione del Fondo per il Sostegno alla Povertà e per l’Inclusione Attiva (Art. 1, comma 321, Legge n. 197/2022) di 1,2 miliardi tra il 2026 e il 2029. In materia previdenziale, poi, da un lato si mantengono in essere le misure preesistenti (Ape Sociale, Pensione Anticipata), dall’altro – e nonostante le bellicose intenzioni della Lega espresse in tempo di elezioni – viene ammesso che l’incremento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico dovuto alla variazione della speranza di vita, già stabilito per il 1° gennaio 2027, sia «applicato limitatamente a tale anno nella misura di un mese». Il maggiore incremento già stabilito dal decreto direttoriale del Ministero dell’economia e delle finanze è differito al 1° gennaio 2028. Insomma, ci penserà il prossimo governo.

L’impressione, poi, è quella che ci sia una modesta urgenza di fare cassa, anche mettendo a pregiudizio i capisaldi sinora intoccabili. La flat tax dei Paperoni (approvata nel 2017 dal governo Renzi…), o per meglio dire l’imposta forfettaria per il contribuente che trasferisce la propria residenza in Italia, viene aumentata da 200.000 euro a 300.000 euro e l’imposta sostitutiva dei familiari passa da 25 a 50 mila euro. In tema di affitti brevi, la cedolare secca è aumentata dal 21 al 26 per cento per le seconde case date in locazione per periodi brevi, ma nel testo della proposta di legge si precisa che, se non viene esercitata l’opzione della cedolare secca, la ritenuta è considerata operata «a titolo di acconto». Sono bastate poche ore dalla messa in circolazione del testo che questa norma è balzata agli occhi degli esponenti dei partiti di maggioranza. Statene certi, non passerà mai il vaglio del Parlamento.

E la spesa per armamenti? Non aspettatevi norme specifiche nella manovra, resterete delusi. Al netto di qualche stanziamento dedicato soprattutto al rafforzamento del personale dei Carabinieri nelle missioni e nelle sedi estere e all’incremento della dotazione delle Forze di Polizia Penitenziaria (pari a 2000 unità), è invece previsto l’adeguamento dell’età pensionabile del personale militare delle Forze armate (inclusa l’Arma dei carabinieri), del Corpo della Guardia di Finanza e delle Forze di Polizia (che aumenta di tre mesi con decorrenza dal 1° gennaio 2027) e una “Revisione Generale della Spesa” (non ancora quantificata), che tuttavia prevede la riduzione delle dotazioni di competenza e di cassa relative alle missioni e ai programmi di spesa di tutti i Ministeri (incluse le Amministrazioni centrali dello Stato) per gli anni 2026, 2027 e 2028. Staremo a vedere come questa misura verrà mediata con gli accordi politici presi dal governo in sede europea e NATO sull’incremento della spesa per armamenti.

Il governo punta poi a ottenere dei risparmi di spesa dalle Scuole Secondarie (I e II grado) “razionalizzando” le sostituzioni dei docenti su “posto comune” con personale dell’organico dell’autonomia, salvo motivate esigenze di natura didattica. Stesso discorso vale per i posti di Sostegno della Scuola Primaria: le sostituzioni per supplenze temporanee fino a dieci giorni devono essere effettuate utilizzando personale dell’organico dell’autonomia. Attenti, perché il Ministero dell’istruzione e del merito effettuerà un monitoraggio quadrimestrale delle assenze del personale docente e ATA, indicando le modalità di sostituzione e di spesa per le supplenze brevi. I risparmi così ottenuti (quanti?) andrebbero a rafforzare l’offerta formativa. Mah. L’Università, poi, si deve accontentare dell’incremento di 250 milioni di euro della dotazione del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio (di cui al D.Lgs. 68/2012).

Dulcis in fundo, non poteva mancare un bonus agli studenti che abbiano conseguito il diploma finale entro l’anno di compimento del diciannovesimo anno di età. Una bella “Carta Valore” utilizzabile per l’acquisto di biglietti per eventi culturali, libri, abbonamenti, musica, strumenti musicali e per sostenere i costi di corsi di musica, teatro, danza o lingua straniera (180 milioni di euro la spesa prevista). Ma attenti al giochino: la “Carta della cultura Giovani” e la “Carta del merito” cessano di applicarsi dal 1° gennaio 2027.

Articolo pubblicato anche su www.ossigeno.net

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La manovra di Meloni e Giorgetti è senza politica
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Il dicastero di Giorgetti ha prodotto l’ennesima legge priva di Politica, un coacervo di misure una tantum, di aggiustamenti di tiro, di bonus e di finte riforme utili più che altro agli amichetti di partito in campagna elettorale. Nulla di più.
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A Reggio Emilia il salario minimo comunale è finalmente realtà


Il salario minimo comunale è una vittoria per tutta la città, un simbolo forte di come a Reggio Emilia il lavoro — sicuro e di qualità - debba essere una priorità, e di come non debba esserci spazio per chi fa lavorare in condizioni non dignitose le persone. Uno strumento di tutela di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, sia dipendenti diretti che impiegati nell’appalto e negli eventuali subappalti, qualsiasi sia la tipologia di contratto individuale di lavoro.”

Lo dichiara il capogruppo di Verdi e Possibile Alessandro Miglioli, primo firmatario della mozione per il salario minimo comunale approvata durante la seduta di oggi del Consiglio Comunale.

La mozione impegna il Sindaco e la Giunta a perseguire l’inserimento di clausole premiali negli appalti pubblici per chi garantisce migliori trattamenti economici per i lavoratori, pari ad almeno nove euro l’ora, ed è uno strumento di tutela di tutti i lavoratori, sia dipendenti diretti che impiegati nell’appalto e negli eventuali subappalti, qualsiasi sia la tipologia di contratto individuale di lavoro.

“Alleanza Verdi e Sinistra, REC e Possibile — continua Miglioli — chiedono da anni a gran voce che il salario minimo venga approvato a livello nazionale. Il primo momento di riflessione fatto a livello locale dal comitato di Possibile Reggio Emilia su questo tema risale al 2021, quando presentammo il libro di Davide Serafin sull’argomento. E continuiamo a chiedere con forza una legge nazionale, che metta una volta per tutte la parola fine a contratti che — pur essendo perfettamente legali — non consentono a lavoratrici e lavoratori di vivere in condizioni dignitose e arrivare alla fine del mese.

Un percorso politico condiviso con convinzione già durante la costruzione del programma elettorale della coalizione di centrosinistra e dalla maggioranza in consiglio comunale e che ha visto la partecipazione di varie figure, dal consigliere Martorana della lista Massari all’assessora regionale Elena Mazzoni dei 5 Stelle e Gianluca Cantergiani del PD.

Anche per mettere pressione per l’approvazione di una legge nazionale è importante che i comuni prendano posizione, come è stato fatto nei mesi scorsi a Napoli, Genova, Firenze, Livorno, Torino: un grande movimento di sindaci, amministratori e soprattutto di comunità che ribadiscono con forza che il lavoro si deve pagare, si deve pagare il giusto e quanto è necessario per coinvolgere l’individuo nelle sorti della società, per la dignità e il rispetto della persona.

Sono fiero — conclude Miglioli — del fatto che ora anche Reggio Emilia sia dalla parte giusta di questa battaglia, e che questo sia uno dei primi comuni in Italia in cui la mozione sul salario minimo abbia come prima firma quella di un consigliere che viene dalle forze politiche che rappresento.

Alessandro Miglioli

Capogruppo Verdi e Possibile al Consiglio Comunale di Reggio Emilia

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Druetti-Davide (Possibile): Regionali Campania, inaccettabili i commenti di Mieli su Souzan Fatayer, candidata AVS

“Tutta la nostra solidarietà a Souzan Fatayer”, dichiarano la Segretaria di Possibile Francesca Druetti e Andrea Davide della Segreteria Nazionale di Possibile e referente di Possibile in Campania, “che ha dovuto sopportare nelle ultime ore una serie di reazioni alla sua candidatura in Campania con AVS che vanno oltre la politica: dei vergognosi attacchi sessisti, che non dovrebbero trovare spazio nel dibattito sano di un paese civile”.

“Durante la trasmissione radiofonica 24 Mattino, Paolo Mieli ha definito Souzan Fatayer “una palestinese in leggerissimo sovrappeso”, che oltre a essere un volgare attacco al corpo di una candidata, è anche un insensato parallelismo con la carestia inflitta da Israele alla popolazione palestinese”, continua Andrea Davide.

“Intanto, la stampa stampa di destra ha iniziato una campagna ignobile sulle origini di Fatayer, a partire dalle insinuazioni de “Il giornale” che definisce il suo impegno per il popolo palestinese “un’esaltazione del terrorismo”: niente di nuovo, ma comunque un attacco becero e di cattivo gusto”, conclude Francesca Druetti.

“Solidarietà e vicinanza a Souzan Fatayer, un’amica, una compagna, una palestinese napoletana”.

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Druetti-Davide (Possibile): Regionali Campania, inaccettabili i commenti di Mieli su Souzan Fatayer, candidata AVS
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Tutta la nostra solidarietà a Souzan Fatayer che ha dovuto sopportare nelle ultime ore una


A Reggio Emilia il salario minimo comunale è finalmente realtà
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Il salario minimo comunale è una vittoria per tutta la città, un simbolo forte di come a Reggio Emilia il lavoro - sicuro e di qualità - debba essere una priorità, e di come non debba esserci spazio per chi fa lavorare in condizioni non


Perché siamo contrari alle nuove indicazioni nazionali sulla scuola di Valditara
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Cinque motivi per cui crediamo che le Nuove Indicazioni Nazionali 2025 siano inadeguate, a partire dal cambio di paradigma alla base delle Indicazione del 2012 - Cultura, Scuola, Persona - ad un motto che assomiglia ad un altro già sentito: Persona, Scuola, Famiglia.
L'articolo Perché


Perché siamo contrari alle nuove indicazioni nazionali sulla scuola di Valditara


INDICAZIONI NAZIONALI: PEGGIO DELL’INUTILITÀ C’È SOLO L’INADEGUATEZZA

Cinque motivi per cui crediamo che le Nuove Indicazioni Nazionali 2025 siano inadeguate, a partire dal cambio di paradigma alla base delle Indicazione del 2012 — Cultura, Scuola, Persona — ad un motto che assomiglia ad un altro già sentito: Persona, Scuola, Famiglia.

AUTORITARISMO E NOSTALGIA

Alunni e alunne sono guardati dall’alto in basso, in un misto di paura rispetto alle loro conoscenze e possibili competenze emotive (viste come inutili o comunque non materia di sensibilizzazione) e autoritarismo (meglio punire e stigmatizzare un comportamento non “conforme” che capire insieme e analizzare …)

RITORNO AL PASSATO: RIPARTIZIONE DELLE DISCIPLINE

Quando stavamo quasi per uscire dai compartimenti stagni delle varie discipline, procedendo verso una visione multidimensionale, pluralistica e trasversale, ecco che ci vengono riconsegnate le materie suddivise, “steccati e muri” (cit. Ianes) epistemologici, che ricalcano tristemente le idee chiuse e poco critiche delle destre europee ed internazionali.

LA SUPERIORITÀ DELL’OCCIDENTE E LA PAURA DEL PENSIERO CRITICO

Traspare in diversi passaggi una vera e propria paura dell’altro, specialmente se non-italiano, che va a braccetto con una dichiarata superiorità della cultura occidentale, etichettata come “l’unica” possibile conoscitrice di storia e cultura, denigrando apertamente altre civiltà. Particolare attenzione viene data all’italianità, alle nostre radici, alla nazione. Esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare una scuola aperta al mondo, cioè rendere consapevoli gli studenti e le studentesse della complessità della globalità. Invece leggiamo che è da evitare l’ “obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente.”

ATTACCO ALL’AUTONOMIA DI INSEGNAMENTO E SCOLASTICA

Al contrario delle Indicazioni del 2012, aperte e rispettose della professionalità dei e delle docenti, nelle Nuove Indicazioni vengono esplicitati un certo numero di titoli, proposte consigliate e addirittura il suggerimento di non esagerare nella proposta di troppi testi, ma concentrarsi su pochi (meglio se quelli proposti).

L’autonomia scolastica, che dovrebbe essere implementata e studiata nei casi virtuosi, invece viene del tutto ignorata.

DALLA SCUOLA DI TUTTI E DI CIASCUNO ALLO OBLIO DELL’INCLUSIONE

Assenti i riferimenti a insegnanti di sostegno, educatori ed educatrici, mediatori, Piano Educativo Individualizzato, alla valorizzazione delle differenze, al concetto di inclusione, all’attenzione alle diversità (tutte). Viene tutto appiattito ad alunni e alunne “portatori di una qualche forma di disabilità”. Non riusciamo ad aggiungere altro.

EDUCAZIONE SESSUO-AFFETTIVA

Sarà sicuramente un caso, ma non passa inosservato il cattivo gusto della contemporaneità della terribile notizia del femminicidio di Pamela Genini (il settantasettesimo di quest’anno) e l’accettazione della proposta della Lega di proibire l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole secondarie di primo grado.

A questo si aggiunge l’approvazione del cosiddetto “consenso informato” per le scuole secondarie di secondo grado.

È fuori da ogni dubbio che le famiglie abbiano bisogno di supporto, affinché un problema sistemico di portata nazionale possa essere affrontato su larga scala, come solo la scuola può e sa fare. Invece, il Governo per l’ennesima volta decide di togliere la possibilità alla scuola di fare servizio sociale, mentre continua a proibire, nascondendo i problemi sotto lo zerbino della disciplina ferrea.

Flavia Farina

Alla base la scuola

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Fediverso Possibile ha ricondiviso questo.


"Quando iniziano a esplodere le bombe, le chiacchiere stanno a zero, ma col senno di poi molti di loro e dei loro sodali, gente da cui non potrebbero dissociarsi, magari potevano evitare, giusto due settimane fa, di augurarsi che la Flotilla venisse affondata, o che i celerini menassero gli italiani che erano scesi in piazza per scioperare"
ossigeno.net/la-responsabilita…

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in reply to Davide Serafin

"anche Mussolini, il 3 gennaio del 1925, rivolgendosi al Parlamento dopo l’omicidio di Matteotti, si pronunciò lungamente contro il clima violento: nel medesimo discorso in cui, contestualmente, instaurava una dittatura."
Bravissimo Paolo Cosseddu.


Roccella sui viaggi della Memoria: un ODG a Reggio Emilia


Abbiamo avuto modo di ascoltare le parole della Ministra Roccella sui Viaggi della Memoria, ridotti nella sua narrazione a semplici “Gite ad Auschwitz”. Evidentemente la Ministra non ha mai partecipato ad uno di essi, perché altrimenti saprebbe che le società storiche, che si occupano della formazione degli studenti e delle studentesse prima del viaggio, si soffermano sempre sulla storia dell’antisemitismo in Europa e di come si sia arrivati a considerarlo un pilastro fondante in alcune ideologie politiche. Esattamente Ministra, perché per il Nazismo prima, e per il Fascismo poi, adeguandosi alla volontà dell’alleato, l’antisemitismo era una base importante per mantenere il potere.

Al contempo, forse, la Ministra nasconde dietro l’accusa di odio religioso (antisemitismo) la volontà di censurare la critica all’agire politico di uno Stato nazionalista (antisionismo) come previsto dal DDL 1627, un’equiparazione e una pulizia della coscienza inaccettabile. Già, perché a firmare le Leggi Razziali, vorremmo ricordare, non furono Pertini o Gramsci, ma personaggi come Almirante il quale scriveva: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza”. Nello stesso articolo, uscito nel 1942, parlava degli ebrei come persone che simulavano l’essere italiani e che andavano ricercati perché avevano avuto l’ardire di mischiarsi, come i meticci, con il sangue italiano. I Viaggi della Memoria servono a questo, a capire la Storia, a non ripeterla, ad ammettere che in Italia l’odio razziale verso gli ebrei è esistito soprattutto sotto il fascismo che lo vedeva come un’estensione della lotta al comunismo militante, seguendo così le teorie naziste.

Proprio per questo, nella giornata di ieri, il gruppo “Verdi e Possibile” ha presentato un OdG urgente a firma del nostro consigliere Alessandro Miglioli in cui si chiedeva di prendere le distanze dalle affermazioni della Ministra. La Storia è una materia delicata che va capita e non abusata per lanciare la palla da una parte all’altra del campo politico o per ripulire la propria memoria storica fondata sulla violenza e sull’odio.

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Roccella sui viaggi della Memoria: un ODG a Reggio Emilia
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Nella giornata di ieri, il gruppo "Verdi e Possibile" ha presentato un OdG urgente a firma del nostro consigliere Alessandro Miglioli in cui si chiedeva di prendere le distanze dalle affermazioni della Ministra. La Storia è una materia delicata che va