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SAPIENZA - Capitolo 8


I vantaggi della sapienza1La sapienza si estende vigorosa da un'estremità all'altra e governa a meraviglia l'universo.2È lei che ho amato e corteggiato fin dalla mia giovinezza, ho bramato di farla mia sposa, mi sono innamorato della sua bellezza.3Ella manifesta la sua nobile origine vivendo in comunione con Dio, poiché il Signore dell'universo l'ha amata;4infatti è iniziata alla scienza di Dio e discerne le sue opere.5Se la ricchezza è un bene desiderabile in vita, che cosa c'è di più ricco della sapienza, che opera tutto?6Se è la prudenza ad agire, chi più di lei è artefice di quanto esiste?7Se uno ama la giustizia, le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Ella infatti insegna la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza, delle quali nulla è più utile agli uomini durante la vita.8Se uno desidera anche un'esperienza molteplice, ella conosce le cose passate e intravede quelle future, conosce le sottigliezze dei discorsi e le soluzioni degli enigmi, comprende in anticipo segni e prodigi e anche le vicende dei tempi e delle epoche.

La sapienza, fonte di gloria e di immortalità9Ho dunque deciso di dividere con lei la mia vita, certo che mi sarebbe stata consigliera di buone azioni e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore.10Per lei avrò gloria tra le folle e, anche se giovane, onore presso gli anziani.11Sarò trovato perspicace nel giudicare, sarò ammirato di fronte ai potenti.12Se tacerò, resteranno in attesa, se parlerò, mi presteranno attenzione, e se mi dilungo nel parlare, si tapperanno la bocca.13Grazie a lei avrò l'immortalità e lascerò un ricordo eterno a quelli che verranno dopo di me.14Governerò popoli, e nazioni mi saranno soggette.15Sentendo parlare di me, crudeli tiranni si spaventeranno; mi mostrerò buono con il popolo e coraggioso in guerra.16Ritornato a casa, riposerò vicino a lei, perché la sua compagnia non dà amarezza, né dolore il vivere con lei, ma contentezza e gioia.

La sapienza è dono di Dio17Riflettendo su queste cose dentro di me e pensando in cuor mio che nella parentela con la sapienza c'è l'immortalità18e grande godimento vi è nella sua amicizia e nel lavoro delle sue mani sta una ricchezza inesauribile e nell'assidua compagnia di lei c'è la prudenza e fama nel conversare con lei, andavo cercando il modo di prenderla con me.19Ero un ragazzo di nobile indole, ebbi in sorte un'anima buona20o piuttosto, essendo buono, ero entrato in un corpo senza macchia. **21vSapendo che non avrei ottenuto la sapienza in altro modo, se Dio non me l'avesse concessa – ed è già segno di saggezza sapere da chi viene tale dono –, mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il mio cuore:

_________________Note

8,6-7 prudenza… giustizia… temperanza… fortezza: si allude alle virtù ritenute fondamentali, inculcate dalla filosofia greca e conosciute comunemente come “virtù cardinali” (sono il “cardine” della vita morale dell’uomo). Qui esse vengono presentate non tanto come frutto dello sforzo dell’uomo, quanto piuttosto come dono della sapienza.

8,13 l’immortalità: qui va intesa non nel senso della vita eterna riservata ai giusti, ma come sopravvivenza nel ricordo dei posteri, dopo la morte (vedi anche 8,17).

8,20 ero entrato in un corpo senza macchia: più che riferirsi alla dottrina platonica della preesistenza dell’anima, qui si vuole accentuare la natura dell’anima stessa, quale espressione profonda dell’io e perciò superiore alla componente materiale dell’uomo.

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Approfondimenti


vv. 2-9. La sapienza, superiore a tutti i beni, sposa ideale di Salomone. Quest'unità riprende il tema della precedente unità parallela (7,13-21) circa la superiorità della sapienza sui beni culturali, ma allargando a tutti gli altri beni e soprattutto introducendo il motivo nuovo della sapienza sposa ideale; l'inclusione «prendermela come sposa» – «prendermela a compagna della mia vita» (vv. 2.9) evidenzia proprio quest'ultimo aspetto. La pericope è ben costruita: a un ampia introduzione sulla sapienza sposa divina e sposa ideale di Salomone (vv. 2-4 = sette emistichi), seguono quattro frasi introdotte da «se» (vv. 5-8 = 14 emistichi), di cui le prime due, più brevi, sono interrogative e le ultime due, più lunghe, sono condizionali; illustrando la superiorità radicale della sapienza rispetto a tutti gli altri beni, l'autore vuole così motivare la scelta esistenziale di Salomone. Il v. 9 conclude l'unità (cfr. «dunque») col ribadire la scelta sponsale del re israelita.

v. 2. «sposa»: l'autore rilegge il sogno di Gabaon (1Re 3,4-15) in chiave mistico-sponsale e descrive l'innamoramento del giovane Salomone. Il verbo greco che sta dietro «ho amato», più che un progetto volontario e deliberato, indica piuttosto un'attrazione, una inclinazione e un compiacimento, che nascono da una certa affinità e armonia comune. Non meraviglia che, nonostante la loro diseguaglianza ontologica, Salomone si senta fortemente attratto dalla sapienza verso un affetto e amore d'amicizia; infatti essa stessa con la sua ricerca amorosa previene ogni ricerca dell'uomo (cfr. 6, 12-16). Provando questo amore, Salomone s'è messo dunque alla ricerca della sapienza, una ricerca finalizzata al matrimonio. Infine, ancora una volta l'autore insiste sull'innamoramento del giovane re, sottolineando il motivo della bellezza della sapienza; si tratta di un motivo greco, ma anche biblico, perché evoca l'ambiente del Cantico, dove il tema della bellezza della sposa gioca un ruolo fondamentale; così la sposa del Cantico diventa qui la sapienza stessa.

v. 3. La nobiltà d'origine della sapienza, motivo assai importante nella scelta della sposa, eccelle su ogni altra a causa della sua comunione di vita con Dio; ritorna qui l'immagine sponsale, ma riferita al rapporto sapienza-Dio. La comunione di vita fra sapienza e Dio ha la sua fonte e il suo fondamento nell'iniziativa gratuita di quest'ultimo che l'ha scelta e amata; l'origine e la natura di questo amore coincidono con il mistero dell'origine e della natura della sapienza. Dunque, entrando in comunione sponsale con lei, Salomone entra in comunione d'amore con Dio stesso.

vv. 5-6. Fra i motivi di scelta di una sposa ci può essere anche quello della ricchezza; non solo la sapienza è superiore a ogni ricchezza (cfr. 7,8), ma la possiede tutta, essendo essa la creatrice d'ogni bene. Anche i beni creati dal genio artistico o artigianale dell'uomo dipendono dalla sapienza, essendo l'intelligenza artistica un'espressione di questa.

v. 7. Dai beni materiali l'autore passa ai valori morali, ai quali accorda un'importanza primaria, in consonanza d'altronde con la filosofia dell'epoca che poneva le virtù fra i beni essenziali d'una sposa. Il primo termine «giustizia» è certamente in riferimento alla giustizia di Sap 1,1; tuttavia qui rappresenta piuttosto l'ideale morale dell'uomo virtuoso quale propagandava la filosofia greca e quale può nascere nel progetto esistenziale di un uomo retto. L'esperienza umana ci dice però quanto sia difficile da raggiungere questo ideale! Di fronte a ciò l'autore propone la sapienza come la vera artefice della virtù. Precisa poi il concetto generale di giustizia enumerando le quattro virtù cardinali. Questo schema è noto alla filosofia greca e in particolare allo stoicismo; significativo è tuttavia il fatto che egli integri nel patrimonio biblico e reinterpreti alla luce della sapienza questo ideale morale pagano.

v. 8. Fra i prerequisiti di una sposa idelae lo Pseudo-Salomone pone anche la cultura; si tratta però non di una cultura libresca ed erudita, bensì di una esperienza molteplice. Ancora una volta è la sapienza che possiede in sommo grado una simile esperienza, mostrandosi perciò come la sposa ideale. Il versetto specifica poi in che cosa consista questa vasta conoscenza; possiamo vedervi un'allusione alla storia, alla dialettica e alla retorica – in tal caso l'autore completerebbe l'elenco delle discipline di 7,17-21 –, ma è insufficiente, perché qui egli descrive propriamente quella che è la conoscenza sapienziale, immersa nella realtà della storia e della vita, caratterizzata dall'osservazione, dalla riflessione e dal ripensamento, volta alla ricerca del senso profondo delle realtà, il tutto alo scopo di essere in grado di compiere le scelte giuste in ogni circostanza della vita. Passato e futuro vengono conosciuti in funzione del loro profondo significato esistenziale (v. 8b); i «discorsi» (v. 8c) sono gli oracoli profetici della tradizione biblica e le sentenze della sapienza pagana, che, formulati sovente in modo oscuro o apparentemente ambiguo, necessitano di una interpretazione; anche gli «enigmi» (v. 8c) abbisognano di una soluzione. L'espressione «segni e portenti» (v. 8d) è in riferimento sia agli eventi storico-salvifici della tradizione anticotestamentaria (cfr. Sap 10, 16), sia a quei fenomeni straordinari e particolari che attirano l'attenzione dell'uomo; questi e le «vicende» (v. 8e) storiche rientrano in questa vasta esperienza della sapienza, che permette di cogliere il senso profondo della storia.

v. 9. La precedente illustrazione delle qualità di una sposa ideale e la loro presenza in sommo grado nella sapienza confermano pienamente Salomone nella decisione di prenderla come sposa; ciò che al v. 2 è ancora progettuale «ho cercato...»), diventa qui decisione piena e cosciente. L'inclusione «comunione di vita» (v. 3b) – «comunione di vita» (v. 9a; BC = «compagna della mia vita») significa che, accogliendo la sapienza, Salomone partecipa alla sua stessa comunione di vita con Dio! Infine queste mistiche nozze con la sapienza partecipano a Salomone tutti quei beni (bellezza, nobiltà di lignaggio, ricchezze, intelligenza artistica, ideale virtuoso, discernimento sapienziale) sopra enumerati, presenti in pienezza nella sapienza.

vv. 10-16. La sapienza apporta a Salomone una fama incomparabile e l'immortalità. I vv. 10-16 formano un'unità che ha come centro il v. 13, preceduto e seguito da sette emistichi; nella prima parte si parla della gloria di Salomone presso gli uomini, al v. 13 del dono dell'immortalità. Ai vv. 10a.13a, costruiti parallelamente, i termini «gloria» e «immortalità» preannunciano e sottolineano i due temi principali della pericope, di cui il primo nell'ambito dell'esistenza terrena è la premessa del secondo nella vita dopo la morte.

vv. 10-12. Se il conseguimento della gloria presso le folle dei sudditi può essere relativamente facile, l'apprezzamento presso gli anziani è più difficile, sia perché costoro sono persone d'esperienza e di riflessione, sia perché Salomone è ancora un giovane (cfr. 1Re 3,7; Sir 47,14). L'autore menziona poi sulla scia della tradizione biblica la sua sagacità di giudice (cfr. 1Re 3,16-28), la sua rinomanza internazionale (cfr. 1Re 5,14.21; 10,1-10) ed infine la sua arte nel parlare, capace di suscitare attesa, desiderio d'ascolto, attenzione, applicazione prolungata.

v. 13. «immortalità»: la posizione enfatica del termine alla fine dell'emistichio e il parallelo col v. 17c gli conferiscono il significato di immortalità personale; è precisamente questa la gloria dopo la morte! La menzione del «ricordo eterno» non vuole limitare il significato dell'immortalità sopra menzionata semplicemente al concetto di memoria, bensì sottolineare che l'opera meravigliosa della sapienza nella vita di Salomone continuerà a vivere, e quindi a fare del bene, nella tradizione del popolo di Dio, come potrebbe testimoniare la presente rievocazione dell'autore.

vv. 14-15. A partire da alcuni testi biblici (cfr. 1Re 5,1.4) il nostro autore idealizza Salomone fino a descriverlo come un dominatore di popoli; ciò non gli è difficile, dal momento che Salomone è diventato lo sposo mistico della sapienza, apportatrice di un regno autentico e trascendente (cfr. Sap 6,20-21). In questa idealizzazione del regno salomonico potrebbe pure essere presente il motivo messianico della sottomissione definitiva dei popoli al regno di Dio.

v. 16. Nessun successo nella vita pubblica potrebbe compensare un insuccesso nella vita privata! Di qui il ritratto della sapienza come l'unica sposa che può rendere felice l'uomo. L'espressione «ritornato a casa» indica la sfera della vita privata e familiare ed il verbo «riposerò vicino a lei» significa una felice e serena intimità coniugale. Di fronte alla tradizione sapienziale spesso assai critica nei confronti della donna (cfr. ad es. Prv 19,13; Qo 7,26-28; Sir 25,12-26), qui l'autore non solo esclude l'amarezza, ma positivamente sottolinea la contentezza e la gioia che procura a Salomone una vita condivisa con la sapienza. Si tratta però di un ideale non ancora raggiunto, ma solo agognato (cfr. i verbi al futuro)! Si incomincia già a sentire l'esigenza di una preghiera che superi il semplice progetto umano e che raggiunga il cuore stesso di Dio.

vv. 17-21. La sapienza, bene supremo, è dono di Dio. È l'unità conclusiva del lungo discorso di Salomone; l'inclusione «cuore» «cuore» (vv. 17b.21f) sottolinea che tutte le considerazioni precedenti sulla sapienza e l'imminente preghiera per ottenerla sono il frutto d'una riflessione cosciente e matura, non un prodotto emozionale; il cuore infatti nel linguaggio biblico indica la sede dell'intelligenza e della volontà. I primi due versetti sono una ricapitolazione dei dati precedenti, dei beni cioè che la sapienza apporta all'uomo; i vv. 19-21 illustrano invece la necessità della preghiera come unico mezzo per ottenere la sapienza, fungendo così da introduzione alla preghiera vera e propria del c. 9.

vv. 17-18. L'autore, quasi per riaffermare a se stesso e ai suoi ascoltatori che la sapienza costituisce davvero la scelta esistenziale migliore, enumera ancora una volta i beni che essa apporta e cioè immortalità, godimento, ricchezza, prudenza, fama. Di fronte a una tale dote si comprende l'imbarazzo di Salomone e la sua ricerca di una via per ottenere la sapienza; chi gli darà questa sposa? Alla domanda rispondono vv. 19-21.

vv. 19-21. Il ragionamento è logico: «ero certo un fanciullo...; ma sapendo che non l'avrei..., mi rivolsi». Le due particelle «certo»-«ma», assenti nella traduzione BC, assicurano un coerente legame tra i vv. 19-20 e il v. 21. I vv. 19-20 costituiscono una doppia riflessione sulle buone qualità fisiche, intellettuali e morali proprie di Salomone, ma a partire da due aspetti diversi: al v. 19 l'autore considera le buone disposizioni dell'anima che egli ha ricevuto; al v. 20 invece parte dal corpo, che afferma d'aver ricevuto senza alcuna tara fisica o morale; non si tratta di una affermazione a favore della teoria della preesistenza dell'anima, ma semplicemente di una precisazione o di un completamento dell'asserzione precedente. Pur dotato di una natura umana ricca di qualita, Salomone è profondamente convinto che l'ideale del matrimonio mistico con la sapienza non sia raggiungibile con i soli sforzi umani – sta qui la differenza con le filosofie morali contemporanee –, essendo un dono gratuito di Dio. Anzi, già questo convincimento è frutto della sapienza che opera nell'uomo, prevenendo la sua ricerca; infatti dietro il termine «intelligenza» del v. 21c dobbiamo vedere un'intelligenza illuminata dalla sapienza operante nell'uomo. Sorge così spontaneo l'anelito alla preghiera, un anelito sempre più insistente, come denotano le tre espressioni di 21ef: «mi rivolsi», «pregai», «dicendo con tutto il cuore».

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Sapienza – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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White Fence - For The Recently Found Innocent (2014)


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Tim Presley, aka White Fence, giunge con “For The Recently Found Innocent “ al sesto album in quattro anni di carriera e sembra aver rinforzato sempre di più la venatura cantautoriale del suo pop lo-fi psichedelico: si è fatto più preciso, il Nostro, meno rude, più limpido e meno confusionario. Perciò via i suoni stravaganti e i mille pedali che hanno caratterizzato per anni il suono della sua chitarra, ma solo strumenti che servono al jangle- psych californiano: chitarra acustica, chitarra elettrica, basso e batteria. C’è meno urgenza in For The Recently Found Innocent e si percepisce di più la forza crescente della composizione di White Fence. Rispetto agli stessi due dischi precedenti, “Family Perfume Vol. 2“ (2012) e “Cyclops Reap” (2013) c’è più chiarezza e sicurezza nello scrivere canzoni, che inevitabilmente predispone all’ascolto. Detto questo, non che l’immaginario di riferimento cambi, siamo sempre in odore di Byrds, folk-rock, Syd Barrett, il Bob Dylan di “Bringing All Back Home”, John Lennon... artesuono.blogspot.com/2014/07…


Ascolta: album.link/i/929738641



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White Fence - For The Recently Found Innocent (2014)


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SAPIENZA - Capitolo 7


Discorso di Salomone sulla sapienza1Anch'io sono un uomo mortale uguale a tutti, discendente del primo uomo plasmato con la terra. La mia carne fu modellata nel grembo di mia madre,2nello spazio di dieci mesi ho preso consistenza nel sangue, dal seme d'un uomo e dal piacere compagno del sonno.3Anch'io alla nascita ho respirato l'aria comune e sono caduto sulla terra dove tutti soffrono allo stesso modo; come per tutti, il pianto fu la mia prima voce.4Fui allevato in fasce e circondato di cure;5nessun re ebbe un inizio di vita diverso.6Una sola è l'entrata di tutti nella vita e uguale ne è l'uscita.7Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza.8La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,9non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.10L'ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta.11Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.12Ho gioito di tutto ciò, perché lo reca la sapienza, ma ignoravo che ella è madre di tutto questo.13Ciò che senza astuzia ho imparato, senza invidia lo comunico, non nascondo le sue ricchezze.14Ella è infatti un tesoro inesauribile per gli uomini; chi lo possiede ottiene l'amicizia con Dio, è a lui raccomandato dai frutti della sua educazione.15Mi conceda Dio di parlare con intelligenza e di riflettere in modo degno dei doni ricevuti, perché egli stesso è la guida della sapienza e dirige i sapienti.16Nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa.

Dio dona la sapienza17Egli stesso mi ha concesso la conoscenza autentica delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza dei suoi elementi,18il principio, la fine e il mezzo dei tempi, l'alternarsi dei solstizi e il susseguirsi delle stagioni,19i cicli dell'anno e la posizione degli astri,20la natura degli animali e l'istinto delle bestie selvatiche, la forza dei venti e i ragionamenti degli uomini, la varietà delle piante e le proprietà delle radici.21Ho conosciuto tutte le cose nascoste e quelle manifeste, perché mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose.

Le caratteristiche della sapienza22In lei c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, agile, penetrante, senza macchia, schietto, inoffensivo, amante del bene, pronto,23libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, tranquillo, che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili.24La sapienza è più veloce di qualsiasi movimento, per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.25È effluvio della potenza di Dio, emanazione genuina della gloria dell'Onnipotente; per questo nulla di contaminato penetra in essa.26È riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività di Dio e immagine della sua bontà.27Sebbene unica, può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso i secoli, passando nelle anime sante, prepara amici di Dio e profeti.28Dio infatti non ama se non chi vive con la sapienza.29Ella in realtà è più radiosa del sole e supera ogni costellazione, paragonata alla luce risulta più luminosa;30a questa, infatti, succede la notte, ma la malvagità non prevale sulla sapienza.

_________________Note

7,2 nello spazio di dieci mesi: i mesi del calendario ebraico lunare sono più brevi dei nostri. Qui si intendono nove mesi completi, seguendo questo calendario, e in più gli inizi del decimo. D’altra parte nel mondo antico era una concezione abbastanza diffusa che il parto avvenisse al decimo mese di gravidanza.

7,17-21 In questi versetti si coglie un riferimento alle discipline che costituivano oggetto di insegnamento nell’epoca ellenistica, dalla cosmologia all’astronomia, dalla zoologia alla botanica, dalla medicina alla filosofia e alla teologia.

7,22-30 Ispirandosi alla cultura dell’epoca, che vede l’espandersi e l’imporsi del pensiero filosofico dei Greci, il sapiente, identificato idealmente con il re Salomone, enumera una ventina di attributi della sapienza. Non manca, tuttavia, l’ancoramento alla tradizione biblica, che applica alla sapienza, come già alla legge, il ricco simbolismo della luce: è più radiosa del sole..., paragonata alla luce risulta più luminosa (v. 29). Anche il NT si ispirerà a questa celebrazione della sapienza, applicandola alla persona di Gesù (Gv 1,9; Col 1,15; Eb 1,3).

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Approfondimenti


vv. 1-6. Condivisione da parte di Salomone della mortale e fragile natura umana. Le espressioni «come tutti» e «alla stessa maniera», con identico vocabolario in greco, fanno da inclusione all'unità e ne sottolineano l'idea centrale, cioè l'uguaglianza, la solidarietà e il comune destino di ogni essere umano, incluso il re Salomone. Da un lato pare probabile, dietro queste affermazioni, l'espressione di una critica all'ideologia monarchica orientale, in particolare egiziana, che pretendeva di vedere nei re degli esseri di origine divina; dall'altro lo Pseudo-Salomone vuole mostrare come l'acquisizione della sapienza non sia frutto di un privilegio, ma possibilità offerta ad ogni uomo. L'illustrazione dell'uguaglianza radicale fra gli uomini avviene tramite alcuni tempi che articolano la vita umana: la comune discendenza dal primo essere umano, Adamo (7,1b); la concezione e la formazione dell'embrione nel seno materno (1c.2); la nascita (v. 3); la crescita (v. 4) e infine la morte (v. 6). Si tratta di una spiegazione popolare della biologia umana, dipendente dalle teorie contemporanee, come ad es. a proposito della funzione del sangue femminile nella concezione e nella formazione del feto, oppure a proposito della durata della gravidanza stimata a dieci mesi. Più importante però è notare come questa solidarietà fra gli uomini sia velata di pessimismo. C'è anzitutto la consapevolezza della morte come destino dell'uomo, perché egli, definito fin dall'inizio come mortale (v. 1), avrà come ultima tappa del suo cammino la morte (v. 6). Si comprende perciò come questa vita dell'uomo sia legata alla materia (cfr. «plasmato di creta», «caduto su una terra») e caratterizzata dalla sofferenza («e sono caduto su una terra uguale per tutti»: v. 3b) e dal pianto (v. 3c). Di fronte a questo ritratto pessimista dell'esistenza umana e come risposta al desiderio incontenibile della gioia e della vita, diventa urgente l'invocazione della sapienza.

vv. 7-12. Superiorità della sapienza rispetto ai beni regali. L'inclusione del termine «sapienza» (vv. 7b.12a) racchiude tutti gli altri beni elencati nella pericope, per significare la sua superiorità radicale; infatti essa ne è la «madre» e proprio su questo termine si conclude l'unità!

v. 7. Il «per questo» iniziale è in riferimento alla situazione esistenziale umana descritta nell'unità precedente. «pregai»: l'autore si riferisce a una preghiera determinata, quella fatta da Salomone a Gabaon (cfr. 1Re 3,5-12). Più che «prudenza» (BC) si dovrebbe tradurre «discernimento», perché viene designato l'aspetto concreto della sapienza, cioè la capacità pratica di scegliere il bene nelle varie circostanze della vita; «lo spirito della sapienza» invece caratterizza piuttosto la sapienza come principio interiore e dinamico. In dipendenza da 1Re 3,5-12 questa sapienza pare ancora configurata come un dono naturale, tramite cui Salomone/l'uomo ottiene illuminazione e scienza per poter compiere scelte di bene; sarà al c. 8 che Salomone approfondirà il concetto di sapienza sul piano mistico e soprannaturale.

v. 8. Sette beni vengono scartati in favore della sapienza: scettri, troni, ricchezza, gemma inestimabile, salute, bellezza, luce. Rispetto al testo di 1Re 3,11, l'autore tralascia il motivo della lunga vita, perché è un bene per lui relativo (cfr. Sap 4,8-16), e quello della morte dei nemici, perché non più conveniente nel contesto universalistico del libro; per questo medesimo motivo dietro il plurale «scettri, troni» c'è il rifiuto di una egemonia su altri popoli. Lo Pseudo-Salomone amplifica poi il motivo delle ricchezze (cfr. quattro emistichi su otto) ed aggiunge in conformità all'ambiente in cui vive due beni particolarmente apprezzati dai Greci, e cioè la salute e soprattutto la bellezza; forse per quest'ultimo è stato influenzato dalla tradizione giudaica che sottolineava fortemente la bellezza eccezionale di Salomone. Anche la menzione della luce è originale; pare preferibile intenderla come luce degli occhi anziché come luce del giorno. Ne risulta un'audace affermazione; al limite è preferibile rinunciare alla luce degli occhi, anziché alla luce della sapienza! Abbiamo così nell'elenco di questi beni un'accentuata progressione: si passa dai beni esterni e materiali a quelli concernenti la vita fisica dell'uomo; ma anche questi, perfino la luce degli occhi, sono un nulla a paragone con la sapienza, che viene a collocarsi così come il vero ed unico bene dell'uomo.

v. 11. Assicurata la preminenza della sapienza su tutti gli altri beni, l'autore può ora precisare che essa non è ad essi antitetica; anzi, chi accoglie la sapienza avrà pure tutti gli altri beni. Vengono in mente le parole di Mt 6,33.

v. 12b. Infine lo Pseudo-Salomone, rispetto alla precedente tradizione sapienziale (cfr. Gb 28,12ss.; Pr 8,22; Sir 1,1-10; 24), vuole approfondire maggiormente la riflessione sull'attività creatrice della sapienza, egli definisce come creatrice (BC = «madre») (cfr. Sap 7,21; 8,4-6). Non solo la sapienza guida, cioè dà un senso ai beni materiali, ma essa stessa ne è l'artefice. Arriviamo così già a una prima affermazione circa la sapienza divina personificata, che opera certo in dipendenza da lui, ma accanto a lui.

vv. 13-21. Superiorità della sapienza rispetto a ogni cultura enciclopedica. L'inclusione «non nascondo» – «nascosto» (vv. 13.21) evidenzia la volontà dell'autore di svelare che la conoscenza della sapienza è radicalmente superiore a ogni altra conoscenza, anzi, che ne è la fonte!Infatti essa è l'«artefice» di tutte le cose, termine questo che ricorre nel versetto finale, parallelamente al precedente «madre» (lett. «creatrice»: v. 12). Infine l'inclusione «egli» – «sapienza» (vv. 17.21) racchiude l'elenco del sapere enciclopedico di Salomone; questo sottolinea ancora una volta come la sapienza sta alla base di ogni conoscenza umana, essendo essa la personificazione della stessa conoscenza divina.

v. 14. È la sapienza che rende gli uomini amici di Dio. Nella tradizione biblica il titolo di «amico di Dio» è riservato in modo particolare ad Abramo (Is 41,8; 2Cr 20,7; cfr. Gc 2,23) ed indirettamente anche a Mosè (cfr. Es 33,11), questo specialmente a motivo della loro intimità con Dio. Al saggio si apre la medesima prospettiva, perché grazie alla sapienza egli gode di una presenza profonda e intima di Dio.

vv. 15-16. Ogni conoscenza proviene da Dio: di qui la preghiera spontanea e fiduciosa per ottenere il dono di questa conoscenza. L'autore non chiede a Dio semplicemente di poter parlare secondo conoscenza, ma l'illuminazione interiore, cioè un'autentica conoscenza spirituale, di cui le espressioni esterne possano essere uno specchio fedele. La motivazione teologica è duplice:

a) è il Signore che guida la sapienza verso l'uomo; non si tratta di un'appropriazione da parte di quest'ultimo; ogni concezione prometeica oppure volontaristica è qui esclusa. E anche quando l'uomo ha già ricevuto il dono della sapienza, non va da sé un cammino di saggezza, perché è ancora sempre Dio che orienta questo cammino;

b) tutta l'intelligenza dell'uomo, sia teorica che concreta, sia interiore che espressa, è dono di Dio; l'espressione «in sua mano» del testo greco (BC = «in suo potere») aggiunge una nota di delicatezza e di attenzione: la piccola creatura è tenuta attentamente nella mano del grande creatore.

vv. 17-20. Partendo dal testo di 1Re 5,13 si descrive la scienza enciclopedica che Salomone ha ricevuto da Dio. È un quadro della cultura ellenistica secondo le varie discipline; mancano però le scienze umanistiche (storia, retorica, dialettica), che verranno menzionate più tardi in 8,8. In capo all'elenco sta la cosmologia (v. 17), dove si sente l'influsso della filosofia greca tendente a concepire il cosmo come una unità, strutturata su alcuni elementi di base. Segue la cronologia, che comprende tre emistichi (vv. 18-19) e che ci ricorda il forte interesse dei contemporanei per questo campo. Della zoologia si sottolinea in particolare la conoscenza delle bestie selvagge, conoscenza difficile e pericolosa (v. 20a). Della conoscenza antropologica viene evidenziata la capacità di comprendere gli impulsi (BC = «poteri») subitanei e qualche volta irrazionali che si impadroniscono dell'uomo (forse in connessione con la precedente menzione dell'istinto delle fiere) ed i suoi «ragionamenti» (v. 20b). Conclude l'elenco la botanica, con un accenno alle virtù particolari e medicinali di certe piante (v. 20c). Il senso ultimo di quest'elenco sta nella profonda convinzione dell'autore che Dio è all'origine di ogni scienza; quella dello Pseudo-Salomone è una visione unitaria dell'uomo, delle sue attività e del cosmo, dove al centro c'è Dio. Non c'è spazio per una rivendicazione di indipendenza, foss'anche da parte di scienze tipicamente sperimentali!

v. 21. Con la menzione della sapienza si chiude il cerchio, aperto da Dio: questa conoscenza è giunta a Salomone grazie alla sapienza in quanto artefice di tutte le cose. Siamo qui in presenza della sapienza divina, che appare come una personificazione dell'attività creatrice di Dio o, meglio ancora, della profonda intelligenza che sta dietro la creazione. Perciò ogni scienza che attingerà a questa intelligenza insita nel cuore del cosmo, parteciperà alla sapienza stessa, ne sarà un'emanazione e un dono.

vv. 7,22-8,1. L'elogio-descrizione inizia con una serie di 21 (3x7) aggettivi, che formano una piccola unità (vv. 22-23), delimitata da una chiara inclusione: «spirito intelligente... sottile – spiriti intelligenti... sottilissimi». Nella catena degli aggettivi appaiono formazioni sempre più ampie. Questo segna il passaggio alla seconda parte dell'elogio, che è infatti articolato su una serie di proposizioni concernenti la natura e l'origine della sapienza e dove l'affermazione iniziale (v. 24) è ripresa e completata dal versetto finale (8, 1).

v. 22-23. I 21 attributi della sapienza costituiscono chiaramente una cifra simbolica, basata sui numeri sette (= perfezione) e tre (= pienezza). L'intento di raggiungere questa cifra e la volontà di esprimere tramite un'accumulazione di aggettivi la ricchezza della natura divina della sapienza comportano la presenza di sinonimi e di approssimazioni; la sequenza non segue apparentemente un ordine logico, tuttavia ha una propria coerenza. Il genere letterario è quello dell'“'accumulazione” degli epiteti, con una preoccupazione più dottrinale che retorica. Lo Pseudo-Salomone sottolinea la personificazione della sapienza attribuendole, come gli esseri razionali e soprattutto come Dio, uno spirito, cioè un principio vitale, dinamico e attivo; è proprio descrivendo questo spirito che egli caratterizza la sapienza, che emerge così come una figura parallela a quella dello spirito anticotestamentario, entrambi espressione dell'attività di Dio stesso. «intelligente» e «santo»: il primo, nel mondo greco, indica lo stato più elevato dello spirito; il secondo, proveniente dalla tradizione biblica, qualifica lo spirito della sapienza come appartenente alla sfera della divinità; sono dunque due vocaboli che esprimono la trascendenza divina. «unico» e «molteplice»: due attributi complementari, di cui il primo afferma l'unicità di questo spirito e il secondo la sua incomparabile ricchezza espressiva. «sottile e mobile»: si tratta di uno spirito immateriale, capace di raggiungere senza difficoltà ogni essere. I seguenti quattro epiteti, «penetrante (lett. distinto), senza macchia, terso, inoffensivo (lett. inalterabile)», esprimono tramite il simbolismo della purezza fisica l'idea della purezza spirituale, non alterabile da alcuna realtà materiale. Una serie di cinque aggettivi descrive poi secondo una progressione intenzionale le virtù “morali” di questo spirito della sapienza nel governo dell'universo e specialmente nella guida degli uomini: «amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell'uomo». Che non si tratti di qualità transeunti e che l'uomo possa perciò aprirsi alla speranza, è confermato dai seguenti qualificativi: «stabile, sicuro, senz'affanno», che sottolineano il modo sereno e tranquillo con cui lo spirito della sapienza opera nella storia degli uomini; esso, infatti, in quanto espressione dell'agire divino, è «onnipotente» e «onniveggente»! Gli ultimi due emistichi (23de) riprendono e sottolineano l'idea iniziale di uno spirito che «pervade» tutti gli spiriti intelligenti, senza eccezione alcuna.

v. 24. È la sapienza stessa soggetto grammaticale delle proposizioni fino al termine dell'unità (8, 1). L'autore riprende ancora una volta l'idea precedente di mobilità, per evidenziare la realtà di una sapienza dinamica, capace di incontrare in profondità ogni essere.

vv. 25-26. Attraverso cinque immagini vengono illustrate l'origine divina della sapienza e la sua identità di natura con Dio. La prima immagine della sapienza «emanazione» ricorda Sir 24,3a; l'originalità della nostra affermazione sta nella menzione della potenza di Dio, che accentua il carattere dinamico della sapienza: essa è l'espressione permanente dell'energia divina creatrice e vivificatrice. Passando dal campo semantico dell'aria a quello dell'acqua, l'autore descrive la sapienza come effluvio della gloria dell'Onnipotente; le opere della sapienza saranno dunque le opere della gloria divina, cioè di Dio in quanto si manifesta nella storia salvifica. Il campo semantico della luce offre allo Pseudo-Salomone tre ulteriori comparazioni: «riflesso, specchio, immagine». Se nella tradizione biblica compare piuttosto la metafora della luce (cfr. Is 60,19-20), il giudaismo ellenistico invece usa volentieri la metafora di Dio luce. Qui si sottolinea la perennità della luce divina e soprattutto il fatto che questa luce risplende nelle opere della sapienza. La tematica della sapienza-luce verrà ripresa ai vv. 29-30, dove la bellezza del sole, degli astri e della luce è radicalmente inferiore a quella della sapienza; il motivo è che la luce della sapienza, a differenza della luce fisica (cfr. v. 30a), non tramonta mai, partecipa cioè della perennità della luce divina (v. 26a).

vv. 27-28. Gli emistichi 27ab illustrano nuovamente il binomio precedente unico-molteplice (v. 22b), ma in funzione dell'attività della sapienza; lo Pseudo-Salomone poi richiama espressamente quella che è la sua meta privilegiata, cioè gli uomini, riprendendo così ed approfondendo il tema accennato sopra con l'epiteto «amico dell'uomo» (v. 23a). Lo sguardo adesso si pone sulle generazioni storiche degli uomini, senza restrizione alcuna di popolo o di luogo, perché il popolo della sapienza è costituito dalle anime sante, cioè da coloro che vivono nel timore di Dio e nell'apertura esistenziale ai suoi doni. Se nella precedente tradizione biblica il titolo di «amico di Dio» è riservato ad alcuni eminentissimi personaggi (cfr. sopra a 7,14) e se, parimenti, il titolo di «profeta» è proprio di alcune determinate persone chiamate da Dio a questo compito, ora viene offerta ad ogni uomo questa possibilità di diventare amico di Dio e profeta, purché egli accolga la sapienza nella propria vita! Abbiamo qui un meraviglioso allargamento d'orizzonte della precedente tradizione anticotestamentaria e insieme una sua reinterpretazione, perché appare chiaro che dietro un Abramo o un Mosè o un profeta c'era l'opera della sapienza; questo verrà ampiamente sviluppato negli esempi storici dei cc. 10-19. Però non si tratta semplicemente di accogliere la sapienza, bensì di accoglierla come sposa, come compagna di vita: è quanto afferma l'immagine coniugale del v. 28 ed è quanto ha fatto il Salomone ideale dell'autore, come apparirà immediatamente nella pericope seguente.

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Sapienza – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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31 agosto, Giornata internazionale di sensibilizzazione sull'overdose: in Europa preoccupa la cocaina


L'overdose continua a mietere migliaia di vittime in Europa, sottolineando la necessità di un'azione urgente. La Giornata internazionale di sensibilizzazione sull'overdose (organizzata dal 2012 dall'ente australiano no-profit per la salute pubblica, il Penington Institute) cade il 31 agosto. L'agenzia europea per le droghe, l' #EUDA, segnala a riguardo la sua risorsa on-line sui decessi indotti da droghe in Europa, evidenziando la portata della crisi e identifica la cocaina, i nuovi oppioidi sintetici (nitazeni) e il consumo combinato di più sostanze come principali preoccupazioni.

In tutta l'UE, l'overdose rimane una delle principali cause di morte prevenibili tra i consumatori di droghe. Nel 2023, oltre 7.500 persone nell'UE hanno perso la vita per overdose, cifra che sale a circa 8.100 se si includono Turchia e Norvegia. In particolare, quattro vittime su cinque erano uomini, la maggior parte dei quali tra la fine dei trent'anni e l'inizio dei quarant'anni. Gli oppioidi sono stati coinvolti in oltre due terzi dei decessi indotti da droghe in Europa, sebbene i modelli nazionali varino. I decessi correlati al fentanil e ai suoi derivati sono rimasti stabili nel 2023, con alcuni casi collegati a farmaci derivati piuttosto che a fentanil illegale.

La cocaina è stata coinvolta in oltre un quarto dei decessi indotti da droghe nei 20 paesi che hanno fornito dati sia per il 2022 che per il 2023, con numeri in aumento da 956 nel 2022 a 1.051 nel 2023. In alcuni paesi, la cocaina è stata segnalata in percentuali più elevate di decessi indotti da droghe rispetto al resto d'Europa, tra cui Portogallo (65%), Spagna (60%) e Germania (30%). L'evidenza di un consumo di più sostanze era comune, con gli oppioidi presenti in molti decessi correlati alla cocaina.

Gli oppioidi nitazenici sono stati collegati a epidemie di avvelenamento localizzate in tutta Europa, in particolare in Estonia e Lettonia. In Estonia, i decessi indotti da droghe sono balzati da 82 casi nel 2022 a 119 nel 2023, con i nitazeni implicati in oltre la metà (52%) di questi decessi. La Lettonia ha registrato un aumento ancora più marcato, da 63 decessi nel 2022 a 154 nel 2023, con i nitazeni presenti in due terzi (66%) dei casi.

Si evidenzia anche il ruolo dei farmaci nei decessi per poliassunzione, con benzodiazepine rilevate in oltre un terzo dei casi nella maggior parte dei paesi che hanno riportato risultati autoptici. L'alcol è stato menzionato in oltre il 20% dei casi in almeno sei paesi e sono stati segnalati anche decessi correlati a farmaci oppioidi, come ossicodone e tramadolo.

L'EUDA sottolinea che i decessi per overdose sono influenzati da molti fattori, tra cui il tipo di droga, le modalità di utilizzo, le interruzioni del trattamento e la ridotta tolleranza. L'intento suicidario è stato segnalato più spesso tra i decessi indotti da droghe nelle donne rispetto agli uomini, sottolineando la necessità di una prevenzione attenta al genere.

Prevenire i decessi per overdose è una priorità della Strategia e del Piano d'azione dell'UE in materia di droga 2021-25, che include misure come la personalizzazione degli interventi per i gruppi ad alto rischio, l'aumento della disponibilità e dell'uso del naloxone e l'espansione dei trattamenti basati sull'evidenza.

#Giornatainternazionalesensibilizzazioneoverdose


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31 agosto, Giornata internazionale di sensibilizzazione sull'overdose: in Europa preoccupa la cocaina


L'overdose continua a mietere migliaia di vittime in Europa, sottolineando la necessità di un'azione urgente. La Giornata internazionale di sensibilizzazione sull'overdose (organizzata dal 2012 dall'ente australiano no-profit per la salute pubblica, il Penington Institute) cade il 31 agosto. L'agenzia europea per le droghe, l' #EUDA, segnala a riguardo la sua risorsa on-line sui decessi indotti da droghe in Europa, evidenziando la portata della crisi e identifica la cocaina, i nuovi oppioidi sintetici (nitazeni) e il consumo combinato di più sostanze come principali preoccupazioni.

In tutta l'UE, l'overdose rimane una delle principali cause di morte prevenibili tra i consumatori di droghe. Nel 2023, oltre 7.500 persone nell'UE hanno perso la vita per overdose, cifra che sale a circa 8.100 se si includono Turchia e Norvegia. In particolare, quattro vittime su cinque erano uomini, la maggior parte dei quali tra la fine dei trent'anni e l'inizio dei quarant'anni. Gli oppioidi sono stati coinvolti in oltre due terzi dei decessi indotti da droghe in Europa, sebbene i modelli nazionali varino. I decessi correlati al fentanil e ai suoi derivati sono rimasti stabili nel 2023, con alcuni casi collegati a farmaci derivati piuttosto che a fentanil illegale.

La cocaina è stata coinvolta in oltre un quarto dei decessi indotti da droghe nei 20 paesi che hanno fornito dati sia per il 2022 che per il 2023, con numeri in aumento da 956 nel 2022 a 1.051 nel 2023. In alcuni paesi, la cocaina è stata segnalata in percentuali più elevate di decessi indotti da droghe rispetto al resto d'Europa, tra cui Portogallo (65%), Spagna (60%) e Germania (30%). L'evidenza di un consumo di più sostanze era comune, con gli oppioidi presenti in molti decessi correlati alla cocaina.

Gli oppioidi nitazenici sono stati collegati a epidemie di avvelenamento localizzate in tutta Europa, in particolare in Estonia e Lettonia. In Estonia, i decessi indotti da droghe sono balzati da 82 casi nel 2022 a 119 nel 2023, con i nitazeni implicati in oltre la metà (52%) di questi decessi. La Lettonia ha registrato un aumento ancora più marcato, da 63 decessi nel 2022 a 154 nel 2023, con i nitazeni presenti in due terzi (66%) dei casi.

Si evidenzia anche il ruolo dei farmaci nei decessi per poliassunzione, con benzodiazepine rilevate in oltre un terzo dei casi nella maggior parte dei paesi che hanno riportato risultati autoptici. L'alcol è stato menzionato in oltre il 20% dei casi in almeno sei paesi e sono stati segnalati anche decessi correlati a farmaci oppioidi, come ossicodone e tramadolo.

L'EUDA sottolinea che i decessi per overdose sono influenzati da molti fattori, tra cui il tipo di droga, le modalità di utilizzo, le interruzioni del trattamento e la ridotta tolleranza. L'intento suicidario è stato segnalato più spesso tra i decessi indotti da droghe nelle donne rispetto agli uomini, sottolineando la necessità di una prevenzione attenta al genere.

Prevenire i decessi per overdose è una priorità della Strategia e del Piano d'azione dell'UE in materia di droga 2021-25, che include misure come la personalizzazione degli interventi per i gruppi ad alto rischio, l'aumento della disponibilità e dell'uso del naloxone e l'espansione dei trattamenti basati sull'evidenza.

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Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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[provetecniche]cristallino bianco solubile condominio minimo i] requisiti l'incarto sono in temperatura [vanno si] scalda la piattaforma fora un cumulo] del ribes [se la cavano fatte] le addizioni lo squillo la baionetta verifica] se nella tua zona ci sono tariffe opere] una parte due parti del] sale di ammonio in copertura please] write


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NOVITÀ DI MARTEDÌ 10/6/25 (e qualche ritardatario).


Prosegue la carrellata di libri di quest'estate.

NARRATIVA:

  • ANNA DELLA PIOGGIA di Michela Murgia (Einaudi). Una serie di racconti dell'autrice sarda, che non erano mai stati raccolti in un libro, ma che erano stati letti ad alta voce nelle scuole, o durante eventi sociali. Un vero catalogo di personaggi, storie, territori e sensazioni, curati da Alessandro Giammei. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA BOTTEGA DEL TEMPO RITROVATO di Toshikazu Kawaguchi (Garzanti). Ecco l'autore che ha dato il via al filone della letteratura orientale rilassante con il suo FINCHÉ IL CAFFÈ È CALDO. Anche in questo nuovo libro, per ciascun personaggio, i dettagli che sembrano insignificanti sono quelli che costituiscono l'elemento chiave per ritornare in contatto con la propria essenza. Per saperne di più: scheda libro.
  • CAMPANELLA SILENZIOSA di Aki Shimazaki (Feltrinelli). La storia di una famiglia giapponese, tra modernità e tradizione, raccontata da cinque voci delle varie generazioni che la compongono. Il tema del libro sono gli equilibri familiari, le relazioni autentiche e le contraddizioni di una società in continua evoluzione. Per saperne di più: scheda libro.
  • DEMICHOV di Salvatore La Porta (Il Saggiatore). Nel 1967, il chirurgo sudafricano Christiaan Barnard compì un miracolo: il primo trapianto di cuore su un essere umano. Alle spalle di quel successo, però, ci furono esperimenti e teorie di un oscuro medico sovietico, Vladimir Petrovic Demichov, che compì orribili operazioni di vivisezione con i cani. Salvatore La Porta scrive un romanzo che ripercorre l'esistenza di quel medico visionario, ridicolizzato come un ciarlatano e poi dimenticato. Per saperne di più: scheda libro.
  • THE LAST SUNRISE di Anna Todd (Sperling & Kupfer). Una giovane protagonista, vessata dalla salute compromessa e da una madre iperprotettiva, uscirà dal suo guscio grazie a una vacanza a Maiorca e da un incontro che la guiderà a vivere una vita finalmente piena. Per saperne di più: scheda libro.
  • UN GRUISTA IN PARADISO di Arto Paasilinna (Iperborea). Dopo un'attenta selezione, un operaio gruista di Helsinki viene incaricato di sostituire Dio nelle sue mansioni. L'Onnipotente, stanco dell'umanità e delle sue nefandezze, potrà andare così in vacanza. Nessuno però ha calcolato la rivoluzione che il gruista, fresco di nomina divina, cercherà di imporre sulla terra e sul paradiso... un romanzo di satira e humor dal compianto autore di PICCOLI SUICIDI TRA AMICI e L'ANNO DELLA LEPRE. Per saperne di più: scheda libro.
  • RITORNO IN VIA KROCHMALNA di Isaac Bashevis Singer (Adelphi). La storia torbida e catastrofica di un uomo che abbandona la moglie in Argentina per intraprendere una disastrosa ricerca ai limiti estremi della moralità, attraverso l'Europa fino a Varsavia. Un inconsueto yiddish gangster novel, da un maestro della letteratura. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • LA FILA ALLE POSTE di Chiara Valerio (Sellerio). Per la precisione, questo libro è uscito il 4 giugno, ma mi era sfuggito: lo inserisco per amor di completezza. A Scauri, una località di mare tra Napoli e Roma, una bambina è morta. Come in ogni piccolo paese, tutti sanno tutto di tutti, e nessuno ha dubbi su chi sia stato a uccidere la piccola. L'avvocato Lea Russo, però sente che c'è qualcosa di più dietro a questo crimine, e decide di difendere la madre della bambina dall'accusa di omicidio. Per saperne di più: scheda libro.
  • LUNA DI MIELE VERSO IL NULLA di Akimitsu Takagi (Einaudi). Nel Giappone del secondo dopoguerra, contro il favore della sua famiglia e in contrasto con le convenzioni sociali, la giovane e infelice Etsuko trova l'amore nel timido professore universitario, un uomo dal passato controverso. Etsuko e Yoshihiro si sposano, ma lui scompare dopo una telefonata strana, proprio il giorno della partenza per la luna di miele. Un giallo pubblicato per la prima volta nel 1965, in cui Akimitsu Takagi denuncia l'ipocrisia della società e dell'università giapponese, le tensioni sociali e le corruzioni nel mondo dell'industria. Per saperne di più: scheda libro.
  • I SEI DELITTI DI DAPHNE ST. CLAIRE di MacKenzie Common (Longanesi). Il fidanzato di Daphne St. Claire, una novantenne che abita in una lussuosa casa di riposo della Florida, viene trovato morto nella sua stanza. Sembrerebbe morto per cause naturali, ma Daphne confessa di averlo ucciso, e di aver ucciso molte altre volte. La podcaster Ruth Robinson raccoglie il racconto della sua lunga vita, ma Daphne è davvero una serial killer? Per saperne di più: scheda libro.
  • I DELITTI DI MACCIA D'ARÀRU di Gavino Zucca (Newton Compton). Un giallo della serie sarda del capitano Roversi. In un'azienda nei dintorni di Sassari, il contabile viene trovato morto. È lo stesso luogo in cui, ventisette anni prima, era stato ucciso il vecchio proprietario. Una storia di vecchi delitti, evasioni, presunti innocenti e indagini complicate. Per saperne di più: scheda libro.
  • L'ATOMO SFUGGENTE di Alex Zamboni (Mondadori). La scomparsa di Aldo Colombo, un professore di fisica del liceo, non dà pace a un matematico, suo ex allievo, Teo. Si tratta di un rapimento? Solo Deianira, una giovane professoressa di origini ungheresi, può aiutare Teo a decifrare il plico di formule che il professor Colombo ha lasciato. E, durante le indagini serrate, fra atomi, fissione nucleare, agenti segreti e lettere anonime, spunta l'enigmatica figura di Ettore Majorana... Per saperne di più: scheda libro.
  • DAMASCUS STATION di David McCloskey (Salani). Un agente della CIA e una funzionaria siriana si cacciano nei guai, quando, a Damasco, indagano sulla scomparsa di un altro agente segreto americano. Per saperne di più: scheda libro.
  • GLI EREDI DELL'ARTICO di Aslak Nore (Marsilio). Un mix tra saga familiare, thriller e spionaggio internazionale: la famiglia Falck è coinvolta in un intrigo che può causare un incidente diplomatico con la Russia di Putin, mentre si scatena la lotta per il controllo delle risorse minerarie di un'isola delle Svalbard. Per saperne di più: scheda libro.

FANTASY E HORROR:

  • LONG LIVE EVIL. LUNGA VITA AL MALE di Sarah Reese Brennan (Mondadori). La protagonista Rae ha un'ultima possibilità per salvare la propria vita, giunta al termine: rinascere per magia in una delle sue saghe fantasy preferite. Il problema è che a Rae si risveglia nel ruolo della regina di un castello, al fianco del malvagio Imperatore del Passato e dell'Eterno Futuro. È una storia per chi pensa che, in fin dei conti, il cattivo della vicenda sia il personaggio più affascinante. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • IL NEMICO di Stefano Feltri (Utet). Un volume che esplora le intenzioni e le direzioni politiche di un controverso personaggio come Elon Musk, ma non solo. La democrazia è forse messa in pericolo dal tecnocapitalismo e dai suoi meccanismi? Per saperne di più: scheda libro.
  • GIOIA di Eugenio Borgna (Einaudi). Un testo sul concetto di gioia e sul suo potere, consegnato dall'autore appena prima di morire. Per saperne di più: scheda libro.
  • SHANGRI-LA di Alberto Becattini e Marco Ciardi (Carocci). Shangri-La è un luogo immaginario descritto da James Hilton nel suo romanzo ORIZZONTE PERDUTO, un'utopia in cui l'armonia tra gli uomini è totale. Questo saggio analizza il mito di Shangri-la in tutte le sue sfaccettature, dalla sua origine alla sua trasformazione in topos dell'immaginario collettivo, presente in film, musica e fumetti. Per saperne di più: scheda libro.
  • GLI EFFETTI DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL QUOTIDIANO di Roberto Magnani (Edizioni il Messaggero di Padova). A differenza della marea di libri sull'argomento, ecco un volume che spiega concretamente, senza pregiudizi, come l'Intelligenza Artificiale interviene nella vita di tutti i giorni, e quali sono i rischi connessi all'uso di questi strumenti senza la dovuta consapevolezza. Per saperne di più: scheda libro.
  • BALTICO di Oliver Moody (Marsilio). Nelle recenti vicende storiche e geopolitiche, la grande zona del Mar Baltico è diventata una regione chiave per gli stati che rivendicano la propria sfera d'influenza, ovvero la Russia e le Repubbliche che un tempo facevano parte dell'impero sovietico (Estonia, Lettonia, Lituania), oltre ai paesi dell'Europa centro-settentrionale. Questo libro offre un'analisi della storia e delle caratteristiche di questa importante zona del mondo europeo. Per saperne di più: scheda libro.
  • LEZIONI SUL «DON CHISCIOTTE» di Vladimir Nabokov (Adelphi). Il volume raccoglie gli interventi che Nabokov tenne nel 1952, nel suo secondo corso di letteratura all'università di Harvard. Il titolo dice tutto sull'oggetto delle sue dissacranti lezioni. Per saperne di più: scheda libro.

RELIGIONE E SPIRITUALITÀ:

  • UN TESORO DA RISCOPRIRE di Marco Panero (Àncora). Sottotitolo: Le preghiere comuni del cristiano. Si tratta di un agile libretto che ripercorre le preghiere della tradizione popolare cristiana (l'Ave Maria, il Padre Nostro, l'Atto di dolore, l'Eterno riposo, eccetera) e le spiega in ogni sua parte. Per saperne di più: scheda libro.
  • PARLO CON DIO? di Laura Invernizzi (Centro Ambrosiano). Un piccolo libro della collana Dire Dio, composta da 7 volumi sull'incontro del credente con Dio. In questo quinto libro, l'oggetto è la preghiera, intesa come risposta a Dio che parla e che cerca interlocutori. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • E IO? di Marie-Sabine Roger e Marjolaine Leray (Officina Libraria). Il piccolo Grugnolo si arrabbia sempre perché è invidioso: a suo dire, riceve sempre la fetta di torta più piccola, il regalo meno bello, oppure meno grosso, eccetera... è forse meno amato degli altri? Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IO GIOCO di Anna Simioni e Paolo Colombo (Feltrinelli). Elena ha una vera passione per il calcio, e riesce, con la sua amica Marina, a giocare in un campionato, ma la quadra in cui le due ragazze riescono a entrare è una squadra maschile... Età di lettura: dai 12 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL LEGGENDARIO TESORO DI HELL GATE di Davide Morosinotto (Mondadori). Le avventure di una banda di ragazzi, nella New York degli anni '20. È molto bella la confezione editoriale del volume, a forma di grossa scatola di fiammiferi. Età di lettura: dai 12 anni. Per saperne di più: scheda libro.

noblogo.org/novita-in-libreria…



oggi su slowforward ho ripubblicato tutta una serie di video e dati sugli incontri di fine 2022, a New York, dedicati alla sperimentazione letteraria. andavano sotto il titolo complessivo di The Reappearing Pheasant. ma, rifletto (come anni fa): quanto di effettivamente sperimentale registravano? proprio i video secondo me danno una misura molto esatta del bilanciamento tra scrittura di ricerca (o complessa) et alia.

slowforward.net/2025/08/30/r-_…


noblogo.org/differx/oggi-su-sl…


[r] _ the complete videos of “the re-appearing pheasant”: an encounter of american and italian poets and critics, new york, 11-12-13 nov 2022

youtube.com/embed/sDTTTR_NA8k?…

youtube.com/embed/xvaeAWWbjxY?…

youtube.com/embed/OxhMrOef8TA?…

The Re-Appearing Pheasant
An Encounter of American and Italian Poets and Critics
New York, November 11-12-13, 2022

Convened by
Luigi Ballerini

Presented by
Casa Italiana Zerilli-Marimò at New York University
Stefano Albertini, Director

In Cooperation with
The Italian Cultural Institute of New York
Fabio Finotti, Director


#AmericanAndItalianPoetsAndCritics #AmericanPoets #CasaItalianaZerilliMarimò #criticism #critics #event #FabioFinotti #ItalianPoets #LuigiBallerini #NewYorkUniversity #poems #poetry #poets #proseInProse #prosePieces #StefanoAlbertini #TheItalianCulturalInstituteOfNewYork #TheReAppearingPheasant




Sfuggire alla bruttezza in motorino



Mio padre, alle medie, mi disse che mi avrebbe comprato il motorino, al compimento dei quattordici anni, così ci sarei potuto andare a scuola. Non era l'indirizzo scolastico che avrei voluto scegliere, non era neanche tra i primi dieci, ma la sede era abbastanza lontana.

Ho iniziato le superiori a tredici anni, i mesi passavano, io fantasticavo sul motorino, sul suo colore. Nello specifico, la promessa era quella di una Vespa, in quel periodo ne era uscito un restyling che aveva portato le marce a tre, ma la questione tecnica non mi interessava particolarmente: tre marce, quattro, volevo solo andarmene in giro sulla mia Vespa rossa; intanto, i mesi passavano e la Vespa sembrava allontanarsi sempre più. La promessa della Vespa era un tentativo (poco nascosto, ma riuscito), di tenermi lontano dalla bicicletta che avevo sempre chiesto.

Gli anni delle superiori passavano, “tanto a diciotto anni prendi la patente e ti prendo la macchina”. Chissà quale sarebbe stata la progressione: la bisarca a ventuno e il tram a venticinque. Cosa mi aspetta al compimento dei cento anni? Il Millennium Falcon, almeno.

Non so guidare il motorino, credo, non ho motivo di credere diversamente, non ho mai avuto modo di provarci. Neanche la bisarca e l'aliante. Premetto di esser nato nella parte fortunata del mondo, tant'è che sto qui a scrivere sciocchezze per potenziali lettori in condizioni analoghe.

Non sto scappando da una guerra, sotto il fuoco incrociato dei proiettili di qualche guardia costiera e quello del razzismo di chi vuol trincerarsi nello status privilegiato, regalatogli dal caso. Nessuno mi sta bombardando nel nome di certe pretese contenute in un libro “sacro” di decine di secoli fa, tutte parole scritte dai suoi stessi antenati. Non sto morendo letteralmente di fame e l'acqua la posso prendere da uno dei rubinetti che ho in casa, oppure alle fontanelle pubbliche. Premesso ciò, sono nato e ho vissuto troppo a lungo in un posto orrendo (secondo i canoni di chi è nato nella parte fortunata del mondo), senza aver avuto il coraggio e l'intelligenza di fuggire quando ne avrei avuto la possibilità e la forza. Una cittadina di medie dimensioni, brutta come la fame, la stessa bruttezza che ne impregna troppi abitanti. Una di quelle terre di mezzo, per popolazione e dimensioni, sospesa tra paese e città, con tutti i difetti di entrambi e nessuno dei pregi. Il caos, il traffico e il cemento abusivo della città e l'aridità culturale di un paesotto in disfacimento, animato a morte da mentalità da età del bronzo.

Un posto così brutto, una quella bruttura che viene anche dall'assoluta mancanza di personalità, di un qualsiasi tratto riconoscibile nell'ambiente antropizzato (perché di quello naturale non c'è granché da dire, si tratterebbe di fantasticare su cose che non esistono). Una sensazione di squallore diffuso, ecco; neanche a dirlo, tutte le cittadine confinanti, pur soffrendo in diversa misura degli stessi problemi, erano sicuramente più piacevoli alla vista. Tutti posti in cui era più sensato, umano, trovare un posto dove fare una passeggiata, fermarsi a un bar, mangiare un gelato.

Il caso sfavorevole ha voluto, quindi, che nascessi nell'epicentro della bruttura. E che ci vivessi, perché i miei in quella bruttura ci sono andati a vivere intenzionalmente, è stata una scelta. Nessuno dei miei antenati è nativo del posto, valli a capire.

A parte un paio di eccezioni, nella mia cerchia di amicizia eravamo tutti morti di fame, l'unico modo per evadere temporaneamente era saltare su un autobus o camminare fino alla stazione e andarcene in un paese confinante. A Napoli, quando avevamo voglia di qualcosa di livello superiore, quando volevamo vivere la metropoli. Il treno ce lo concedevamo quando avevamo i soldi per il biglietto, per l'autobus ci affidavamo alla bontà del conducente o al caso, sperando che non salissero i controllori e ci facessero scendere. Non era un gran danno, potevamo aspettare il prossimo mezzo o camminare, avevamo la vitalità strabordante dei ragazzi, i piedi buoni e nessuna paura di usarli. Così riuscivamo a sfuggire, per qualche ora, alla desertificazione esistenziale che ci assediva, prima di finire di nuovo risucchiati dalla sua devastante attrazione gravitazionale.

Il motorino, però, era tutt'altra cosa. Quanto era potente il concetto “ora prendo il motorino e me ne vado a Napoli”. Non è una domanda, non sto chiedendo di quantificare: era potentissimo. Non si doveva dar conto a nessuno, autisti e controllori compresi, non si doveva aspettare, c'era solo da sfrecciare e vincere sul traffico. L'unico ostacolo erano i temuti vigili, perché c'era sempre qualcosa che non era in regola. Anche se quella cosa non c'era, l'essere in difetto era uno stato dell'anima, anche in quei tempi abbastanza laschi da non imporre neanche il casco. La fobia, a prescindere, del posto di blocco.

Questa libertà l'ho vissuta solo da passeggero, cosa che mi pone in un sistema di caste mi porrebbe un gradino più in basso. O una persona di serie B, con una più modesta metafora calcistica. Sì, inconsciamente si fa questa distinzione tra guidatore e passeggero, specie negli anni delle scuole.

Sia quel che sia, ogni occasione di scappare da certe realtà è un'occasione perduta. A piedi, in Vespa, in bisarca, perchè no? Anche in Millennium Falcon, dalla metà del sellino destinata al passeggero.


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Marianne Faithfull - Give My Love To London (2014)


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Fumo di sigaretta e dietro uno sfondo rosso, luciferino: la nuvola nasce dalle labbra, le incornicia il viso. Lei è Marianne Faithfull, ritratta in copertina. È il suo nuovo album e non potrebbe essere altrimenti. Già, perché la cantautrice inglese dopo tutti questi anni di carriera (quasi cinquanta, anche se inframezzati da lunghi, turbolenti periodi di inattività) incarna ancora, e forse oggi più di allora, la figura dell’Araba Fenice, risorta dal ceneri, di ritorno dall’Inferno. Un nome, un destino il suo: conturbante poetessa decadente, cresciuta nei damascati agi di una famiglia aristocratica, precipitata bionda e giovanissima prima nel giro più rock e fashion della Swingin’ London (sponda Mick Jagger) poi nei vicoli bui e squallidi della tossicodipendenza, angoli remoti e arrugginiti della capitale britannica, case occupate, alberghi di quart’ordine... artesuono.blogspot.com/2014/10…


Ascolta: album.link/i/893215481



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Marianne Faithfull - Give My Love To London (2014)


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Fumo di sigaretta e dietro uno sfondo rosso, luciferino: la nuvola nasce dalle labbra, le incornicia il viso. Lei è Marianne Faithfull, ritratta in copertina. È il suo nuovo album e non potrebbe essere altrimenti. Già, perché la cantautrice inglese dopo tutti questi anni di carriera (quasi cinquanta, anche se inframezzati da lunghi, turbolenti periodi di inattività) incarna ancora, e forse oggi più di allora, la figura dell’Araba Fenice, risorta dal ceneri, di ritorno dall’Inferno. Un nome, un destino il suo: conturbante poetessa decadente, cresciuta nei damascati agi di una famiglia aristocratica, precipitata bionda e giovanissima prima nel giro più rock e fashion della Swingin’ London (sponda Mick Jagger) poi nei vicoli bui e squallidi della tossicodipendenza, angoli remoti e arrugginiti della capitale britannica, case occupate, alberghi di quart’ordine... artesuono.blogspot.com/2014/10…


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SAPIENZA - Capitolo 6


LA RICERCA DELLA SAPIENZA (6,1-9,18)

Il giudizio del Signore su chi esercita il potere1Ascoltate dunque, o re, e cercate di comprendere; imparate, o governanti di tutta la terra.2Porgete l'orecchio, voi dominatori di popoli, che siete orgogliosi di comandare su molte nazioni.3Dal Signore vi fu dato il potere e l'autorità dall'Altissimo; egli esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi:4pur essendo ministri del suo regno, non avete governato rettamente né avete osservato la legge né vi siete comportati secondo il volere di Dio.5Terribile e veloce egli piomberà su di voi, poiché il giudizio è severo contro coloro che stanno in alto.6Gli ultimi infatti meritano misericordia, ma i potenti saranno vagliati con rigore.7Il Signore dell'universo non guarderà in faccia a nessuno, non avrà riguardi per la grandezza, perché egli ha creato il piccolo e il grande e a tutti provvede in egual modo.8Ma sui dominatori incombe un'indagine inflessibile.9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole, perché impariate la sapienza e non cadiate in errore.10Chi custodisce santamente le cose sante sarà riconosciuto santo, e quanti le avranno apprese vi troveranno una difesa.11Bramate, pertanto, le mie parole, desideratele e ne sarete istruiti.

La sapienza si lascia trovare12La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano.13Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.14Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta.15Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta, chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;16poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro.17Suo principio più autentico è il desiderio di istruzione, l'anelito per l'istruzione è amore,18l'amore per lei è osservanza delle sue leggi, il rispetto delle leggi è garanzia di incorruttibilità19e l'incorruttibilità rende vicini a Dio.20Dunque il desiderio della sapienza innalza al regno.21Se dunque, dominatori di popoli, vi compiacete di troni e di scettri, onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.

Descrizione della sapienza22Annuncerò che cos'è la sapienza e com'è nata, non vi terrò nascosti i suoi segreti, ma fin dalle origini ne ricercherò le tracce, metterò in chiaro la conoscenza di lei, non mi allontanerò dalla verità.23Non mi farò compagno di chi si consuma d'invidia, perché costui non avrà nulla in comune con la sapienza.24Il gran numero di sapienti è salvezza per il mondo, un re prudente è la sicurezza del popolo.25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole e ne trarrete profitto.

_________________Note

6,17-20 Nei vv. 17-20 si sviluppa una riflessione che imita, con una certa libertà, un’argomentazione della filosofia greca chiamata “sorite”. In questa, il predicato di una affermazione (ad es. v. 17a: desiderio di istruzione) diviene il soggetto di una seconda affermazione (v. 17b); il predicato della seconda affermazione diviene poi soggetto di una terza, e così via. Nella conclusione (v. 20: Dunque…) il predicato della prima affermazione viene collegato con l’ultimo. È questa una singolare testimonianza dell’influsso della cultura greca sul libro della Sapienza.

6,22-25 Questi versetti (le parole sono messe sulle labbra di Salomone) fanno da introduzione all’ampio discorso sulla sapienza, che abbraccia i cc. 7-9.

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Approfondimenti


vv. 1-21. L'unità è delimitata dall'inclusione «re-regnare» (v. 1a; v. 21b), che sottolinea non solo i destinatari dell'esortazione, ma anche lo scopo, cioè un regno eterno. Col v. 22 già si annunciano i temi della sezione seguente. I vv. 1-21 sono poi strutturati in due unità minori (vv. 1-11; 12-21), segnate dalla congiunzione «dunque» (vv. 1 e 21) e soprattutto dagli imperativi, che ricorrono in numero decrescente: quattro nei vv. 1-2, due al v. 1 e uno al v. 21. Questa decrescenza numerica evidenzia un crescendo nell'esortazione: mentre i primi quattro imperativi invitano semplicemente all'ascolto, i secondi due specificano l'oggetto, cioè le parole del saggio Salomone e soprattutto esprimono l'invito a un'adesione esistenziale («desiderate», «bramate»); infine l'ultimo imperativo esorta a una sottomissione di tutta la vita, perché si tratta non di semplici parole d'un saggio, ma della sapienza stessa. Questa sapienza, già menzionata verso il termine della prima unità (v. 9) e di nuovo all'inizio della seguente (v. 12), riappare ancora una volta al termine dell'intera esortazione, ponendosi così come il vero centro di convergenza. I destinatari di questo forte invito a cercare la sapienza sono variamente denominati: «re» (v. 1a), «governanti di tutta la terra» (v. 1b), «voi che dominate le moltitudini» (v. 2a), «voi che siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli» (v. 2b), «i potenti» (v. 6b), «i forti» (BC = «dominatori») (v. 8), «sovrani» (v.9). Questi vari titoli sono caratterizzati da una forma generale e onnicomprensiva; il loro ambito geografico è la terra intera ed il loro ambito antropologico è costituito da tutti i popoli. L'autore dunque oltrepassa l'ambito palestinese per abbracciare il mondo intero: si tratta di tutti coloro che esercitano un potere nella comunità degli uomini. Un'ulteriore specificazione proviene dal termine «accesso al potere» (v. 3a), che in Egitto designa l'avvento al potere dei Romani a partire dall'anno 30 a.C. I destinatari dell'invito dello Pseudo-Salomone potrebbero essere dunque i Romani, a cui converrebbe bene il carattere universale dei sopracitati titoli.

vv. 1-3. Questi detentori del potere sono pressantemente invitati all'ascolto, anzi all'apprendimento (cfr. vv. 1-2). Oggetto di questo insegnamento è la dottrina sull'origine divina del potere; più che di una dottrina si tratta piuttosto di una fede: ogni potere è un dono proveniente da Dio, non un diritto! Questa affermazione del v. 3a viene ancora ripresa una volta all'emistichio seguente (v. 3b) per sottolinearne maggiormente la portata. Di conseguenza ogni detentore di potere è sempre un ministro del regno di Dio. Se Dio è la fonte del potere, ne è pure il giudice finale: non soltanto esaminerà le opere esterne, ma vaglierà le intenzionalità stesse dei sovrani. Una giustizia puramente esteriore e giuridica viene sorpassata a favore di un comportamento che rispecchia in modo cristallino il cuore stesso dell'uomo.

v. 4. Il v. 4 non vuole essere anzitutto un atto d'accusa rivolta al potere, quanto piuttosto intende richiamare le premesse che conducono alla condanna finale. Queste premesse, lette in senso positivo, specificano l'ideale di un giusto potere. Esso è esercizio retto della giustizia («avete giudicato»; BC = «avete governato»), osservanza della legge divina, quale si manifesta all'uomo nella sua esigenza di fondo, e infine un comportamento secondo il volere di Dio; quest'ultimo serve a fermarsi non all'aspetto esteriore della legge, bensì a quella che è davvero la volontà divina.

vv. 5-8. Il tema centrale di questi versetti è il giudizio di Dio, tema ripreso dal v. 3 e sviluppato ora da un ricco vocabolario (cfr. vv. 5.6b.8). L'attività giudiziale di Dio costituisce un aspetto della sua sovranità illimitata, di cui l'autore ha parlato prima, e ne vuol essere una specificazione. Si tratta del giudizio finale – non viene specificato se è il giudizio dopo la morte o quello finale – dove obbligatoriamente i sovrani dovranno incontrare il Signore. Oltre alla repentinità (v. 5a), tipica del giudizio divino, due sono le caratteristiche di fondo: anzitutto la rigorosità estrema (cfr. vv. 5a.b.8), in contrasto con la clemenza verso i piccoli (v. 6a) e poi l'imparzialità verso tutti. Dietro l'apparente contraddizione di un comportamento diseguale, l'autore vuole sottolineare d a un lato la critica a una giustizia umana che troppo spesso serve i potenti e neglige i piccoli, dall'altro l'esigenza di una provvidenza divina, che non solo non conosce discriminazioni di comportamento verso le creature (v. 7d), ma che positivamente è vicina agli umili appunto a causa delle frequenti ingiustizie da loro subite (v. 6a).

vv. 9-11. Lo Pseudo-Salomone riprende qui l'esortazione iniziale e la menzione della sapienza conferisce un carattere personale all'invito dell'autore, confermato dai due imperativi finali: «desiderate-bramate» (v. 11). Il v. 10 specifica una duplice motivazione: se i sovrani osserveranno con sentita e religiosa partecipazione «le cose sante», cioè i precetti divini, saranno riconosciuti come santi, naturalmente al giudizio finale; bisogna dunque ora lasciarsi istruire a questa scuola dei precetti divini, per poter poi avere una difesa al momento del giudizio. Apparirà chiaro nei versetti seguenti che dietro queste «cose sante» c'è anzitutto la sapienza, la quale non solo è uno «spirito santo» (7,22), ma è pure l'artefice della santità degli uomini (cfr. 7, 27).

vv. 12-16. L'autore presenta ora la sapienza, ponendo l'accento sul tema della ricerca: l'uomo cerca, la sapienza cerca. Rileviamo un triplice movimento: dapprima è l'uomo che si mette alla ricerca della sapienza (v. 12); egli è mosso anzitutto dall'amore, dalla propensione e dall'affinità che sente verso di essa (v. 12b); non si tratta solo di un movimento emozionale, perché l'uomo è mosso da un reale sforzo di ricerca (v. 12c). Questa ricerca è coronata da successo, perché la sapienza è come una luce folgorante d'oriente, che non può passare inosservata. Ma la ragione profonda di questo successo non è data dalla qualità dell'uomo, bensi dal fatto che la sapienza stessa previene questa ricerca; siamo così al secondo movimento (vv. 13-14). È la sapienza stessa che si offre anticipatamente alla conoscenza di coloro che la desiderano (v. 13). Benché il discepolo si sia alzato di buon mattino per andare da lei o abbia vegliato a lungo, forse una notte intera, la sapienza si fa trovare già presente, seduta davanti alla sua casa. Queste immagini tradizionali (cfr. Pr 8) rinviano all'ambiente scolastico sapienziale, in particolare al discepolo che con assiduità e prontezza brama l'insegnamento del maestro. Una parentesi fra le due immagini sottolinea come questa ricerca del discepolo non sia solo emozionale, ma frutto di una attenta riflessione, la quale diventa così l'espressione perfetta della prudenza (BC = «saggezza»: v. 15a). Un'ultima riflessione dell'autore precisa infine il senso ultimo di questo movimento: non solo la sapienza previene la ricerca dell'uomo facendosi trovare, ma essa stessa si mette alla ricerca dell'uomo lungo le strade del mondo e con sentimenti di benevolenza (v. 16). L'eco di Pr 8,1-3 è evidente, ma qui nel contesto di Sap 6,12-16 emerge più chiaramente che ogni ricerca della sapienza da parte dell'uomo è già in realtà la conseguenza e il dono di un movimento anteriore della sapienza stessa. È lei che prende l'iniziativa e che si mette alla ricerca degli uomini! Così l'invito dello Pseudo-Salomone ai responsabili del potere e agli uomini in generale è precisamente un momento dell'iniziativa gratuita e amorosa della sapienza.

vv. 17-21. Questi versetti formano un sorite, procedimento letterario greco costituito da una catena di frasi, dove il predicato di una proposizione diventa soggetto della proposizione seguente e dove l'ultima frase ha come soggetto quello della prima e come predicato quello della penultima. L'intenzione è di serrare in unità la sequenza delle proposizioni. Il nostro sorite non è perfetto, perché lo Pseudo-Salomone preferisce usare dei sinonimi, tuttavia assai significativi. L'autore, dopo aver precisato nei versetti precedenti il significato della ricerca della sapienza, tramite questo sorite illustra ora il cammino concreto che conduce l'uomo alla sapienza. «istruzione»: è un termine-chiave, perché è proprio il desiderio autentico dell'istruzione che costituisce l'inizio del cammino che porta alla sapienza. Come la Grecia, anche Israele conosce una istruzione, ma di tipo ben diverso! Infatti questa istruzione avviene attraverso lo spirito (cfr. 1,5) e la torah (cfr. 2,12), e chi la disprezza è infelice (cfr. 3,11). Questa istruzione di Dio la si coglie in modo particolare nella storia salvifica del popolo d'Israele (11,9; 12,22), come apparirà nella rievocazione della storia dell'esodo (cc. 11-19) e anche nell'esistenza travagliata e problematica del giusto (3,5). Si tratta anzitutto di saper cogliere la presenza di Dio nella storia e di lasciarsi docilmente guidare, anche attraverso le prove. È quest'attitudine l'inizio della sapienza. Le tappe successive del cammino che porta alla sapienza sono: l'amore, l'osservanza delle leggi, l'immortalità, la vicinanza a Dio. Infatti la forte tensione e applicazione verso l'istruzione produce amore; quest'amore si concretizza nell'osservanza delle leggi, dalle quali scaturisce l'incorruttibilità (BC = «immortalità»), premessa indispensabile per poter stare vicini a Dio. La proposizione finale puntualizza le conclusioni di questo itinerario ascensionale (cfr. «condurre» del v. 20, che letteralmente corrisponde a «elevare»). Il desiderio d'istruzione (v. 17) è in realtà il desiderio della sapienza e questa consiste fondamentalmente nell'appartenenza al regno di Dio, o, per usare l'espressione equivalente del versetto precedente, nell'esperienza della presenza di Dio. Di qui l'invito finale ai re perché, tramite l'accoglienzadella sapienza, mirino all'unico, autentico ed imperituro regno di Dio.

6,22-9,18. È la parte centrale del libro, l'elogio della sapienza. L'autore sa che la ricerca e la realizzazione della giustizia non sono un compito umano, bensì un dono dall'alto, della sapienza divina; di essa perciò tesserà l'elogio e inviterà a perseguirla con la preghiera. Con una finzione letteraria l'autore diventa Salomone stesso; le sue parole acquistano così maggiore autorità ed egli può proporsi come il modello di colui che cerca, invoca e sposa la sapienza. La parte è articolata in due sezioni: il discorso di Salomone sulla sapienza (6, 22 – 8, 21) e la preghiera di Salomone per ottenere la sapienza (c. 9).

6,22-8,21. In connessione con la finale della prima parte (cfr. 6,1-21), segue il discorso diretto del grande Salomone concernente la sapienza; la prima persona e l'introduzione del famoso re israelita conferiscono a questi versetti una voluta importanza e solennità. Precede un introduzione, dove si preannuncia il tema (6,22-25); esso poi è articolato in sette brevi unità costruite secondo un piano concentrico: A) 7,1-6 B) 7,7-12 C) 7,13-21 D) 7,22-8,1 C') 8,2-9 B') 8,10-16 A') 8,17-21

Al centro emerge la pericope, 7,22-8,1, dove infatti viene descritta e magnificata la sapienza stessa e che costituisce il centro del discorso di Salomone e della seconda parte del libro, ma anche il centro dell'intero libro; si comprende perché l'autore abbia collocato qui l'elogio della sapienza! 6,22-25. Lo Pseudo-Salomone intende rispondere alle due domande che sorgono spontanee dall'esortazione precedente e cioè: che cos'è la sapienza? e qual è la sua origine? Sono domande che rimandano all'ambiente delle scuole sapienziali e filosofiche. L'autore insiste ripetutamente nel v. 22 sulla sua intenzione di rivelare tutto quanto è possibile circa la sapienza. C'è, in tali affermazioni, da un lato l'entusiasmo di un uomo profondamente innamorato della sapienza e desideroso di comunicarne l'esperienza, dall'altro la polemica contro determinate correnti misteriche greco-ellenistiche, che riservano gelosamente l'apprendimento delle dottrine sacre agli iniziati.

vv. 23-24. Infatti c'è incompatibilità assoluta fra la sapienza e l'invidia; Dio non ha riservato gelosamente per sé o per qualche eletto la sapienza, bensì la offre in dono a tutti.

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Sapienza – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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✍️ L'arte di Cominciare ..ancora ..

Ricominciare fa paura, ogni volta, sempre, nonostante sia capitato diverse volte! Ricominciare dopo un fallimento difficile da lasciarsi alle spalle, dopo aver sprecato tempo e fatica dietro situazioni, persone, idee, illusioni. A volte ci aggrappiamo a ciò che conosciamo solo perché è familiare, sicuro, anche quando ci rende infelici. Eppure ogni giorno ci capita di dover ricominciare, senza che ciò significhi cancellare ciò che eravamo, anzi ci porta ad essere diversi e più ricchi! Anche l'esperienza più dolorosa, triste, diventa il punto di partenza per una nuova storia o un nuovo inizio! Non dobbiamo avere paura, soprattutto se siamo consapevoli che l'amore ci dà coraggio, forza, di affrontare l'ignoto, il nuovo, il diverso, il più lontano, non dobbiamo pensare di fare un passo indietro, anzi significa andare avanti con occhi e una predisposizione nuova, è la possibilità di scegliere con più consapevolezza, di disegnare la propria vita con colori che forse prima non avevamo il coraggio di usare, di sfumare e di cancellare..

Ricominciare non è deporre le armi, sventolare un fazzoletto bianco ma è permettere a se stessi di continuare la propria storia con nuovi capitoli, nuovi personaggi, paesaggi ed emozioni! Così forse la nuova pagina che andremo a scrivere, sarà quella che ci condurrà verso l'amore, la pace, la conquista della serenità e di sé stessi ...


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✍️ L'arte di Cominciare ..ancora ..


✍️ L'arte di Cominciare ..ancora ..

Ricominciare fa paura, ogni volta, sempre, nonostante sia capitato diverse volte! Ricominciare dopo un fallimento difficile da lasciarsi alle spalle, dopo aver sprecato tempo e fatica dietro situazioni, persone, idee, illusioni. A volte ci aggrappiamo a ciò che conosciamo solo perché è familiare, sicuro, anche quando ci rende infelici. Eppure ogni giorno ci capita di dover ricominciare, senza che ciò significhi cancellare ciò che eravamo, anzi ci porta ad essere diversi e più ricchi! Anche l'esperienza più dolorosa, triste, diventa il punto di partenza per una nuova storia o un nuovo inizio! Non dobbiamo avere paura, soprattutto se siamo consapevoli che l'amore ci dà coraggio, forza, di affrontare l'ignoto, il nuovo, il diverso, il più lontano, non dobbiamo pensare di fare un passo indietro, anzi significa andare avanti con occhi e una predisposizione nuova, è la possibilità di scegliere con più consapevolezza, di disegnare la propria vita con colori che forse prima non avevamo il coraggio di usare, di sfumare e di cancellare..

Ricominciare non è deporre le armi, sventolare un fazzoletto bianco ma è permettere a se stessi di continuare la propria storia con nuovi capitoli, nuovi personaggi, paesaggi ed emozioni! Così forse la nuova pagina che andremo a scrivere, sarà quella che ci condurrà verso l'amore, la pace, la conquista della serenità e di sé stessi ...

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Temples - Sun Structures (2014)


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Punto primo: la dissonante sensazione di ammettere che la musica, per essere apprezzata e apprezzabile, possa anche essere scorrevole, piacevole, semplice, orecchiabile, radiofonicamente azzeccata è presente. Punto secondo: lo scetticismo del pre-ascolto, vuoi per la montatura creatasi attorno a una band che crea circuito comunicativo da inizio 2013 oppure per una sorta di continuo piacere al riciclo psichedelico di inizio anni Dieci è svanito. Punto terzo: i Temples sono una band valida. Lo sono perché nell'ascoltare il loro esordio “Sun Structures” su Heavenly Recordings emerge quel valore discografico da collettivo pronto ad affollare stadi e arene, per i giri armonici che s'incollano con estrema facilità alle pareti otorine, per le capacità melodiche del frontman James Edward Bagshaw: indubbiamente debitore delle composizioni indiane degli “scarafaggi”, il giovane non pecca di presunzione, infilando uno dopo l'altro ritornelli che restano e resteranno... artesuono.blogspot.com/2014/07…


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SAPIENZA - Capitolo 5


I giusti e gli empi di fronte al giudizio finale1Allora il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze.2Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza.3Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato:4“Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole.5Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi?6Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi.7Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.8Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?9Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace,10come una nave che solca un mare agitato, e, una volta passata, di essa non si trova più traccia né scia della sua carena sulle onde;11oppure come quando un uccello attraversa l'aria e non si trova alcun segno del suo volo: l'aria leggera, percossa dal battito delle ali e divisa dalla forza dello slancio, è attraversata dalle ali in movimento, ma dopo non si trova segno del suo passaggio;12o come quando, scoccata una freccia verso il bersaglio, l'aria si divide e ritorna subito su se stessa e della freccia non si riconosce tragitto.13Così anche noi, appena nati, siamo già come scomparsi, non avendo da mostrare alcun segno di virtù; ci siamo consumati nella nostra malvagità”.14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta; come fumo dal vento è dispersa, si dilegua come il ricordo dell'ospite di un solo giorno.

Felicità e ricompensa dei giusti15I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e di essi ha cura l'Altissimo.16Per questo riceveranno una magnifica corona regale, un bel diadema dalle mani del Signore, perché li proteggerà con la destra, con il braccio farà loro da scudo.17Egli prenderà per armatura il suo zelo e userà come arma il creato per punire i nemici,18indosserà la giustizia come corazza e si metterà come elmo un giudizio imparziale,19prenderà come scudo la santità invincibile,20affilerà la sua collera inesorabile come spada e l'universo combatterà con lui contro gli insensati.21Partiranno ben dirette le saette dei lampi e dalle nubi, come da un arco ben teso, balzeranno al bersaglio;22dalla sua fionda saranno scagliati chicchi di grandine pieni di furore. Si metterà in fermento contro di loro l'acqua del mare e i fiumi li travolgeranno senza pietà.23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso e come un uragano li travolgerà. L'iniquità renderà deserta tutta la terra e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.

_________________Note

5,15-23 Le immagini racchiuse nei vv. 17-23 si ispirano, da una parte, agli eventi descritti nel libro dell’ Esodo, quando Dio offrì la liberazione al suo popolo, collocandosi al suo fianco; dall’altra si ispirano al linguaggio dell’apocalittica, un genere letterario assai diffuso allora per descrivere la fine del tempo e del mondo e, in definitiva, il trionfo di Dio.

5,17-20 arma, corazza, elmo, scudo, spada: nelle lettere di Paolo, questa diverrà l’armatura del cristiano, equipaggiato nella lotta contro il peccato (vedi, ad es., Ef 6,11-17).

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Approfondimenti


Il c. 5 costituisce un'unità ben delimitata dall'inclusione «starà» – «starà contro» (BC = «si scatenerà contro») (vv. 1.23). Il dramma escatologico degli empi si sviluppa infatti tra questi due verbi: all'inizio c'è lo stare del giusto di fronte ai suoi vecchi oppressori; questo stare provoca in essi il riconoscimento dei propri peccati, a cui segue la condanna di Dio espressa appunto dal suo «stare contro» (v. 23). L'articolazione del capitolo comprende un'introduzione (vv. 1-3), la confessione degli empi (vv. 4-14) e infine la contrapposizione tra il destino glorioso dei giusti e la battaglia divina contro gli empi (vv. 15-23). Il discorso-confessione degli empi (vv. 4-13) contiene notevoli richiami al precedente discorso degli empi di 2,1b-20. Una corrispondenza teologicamente importante è costituita dal termine «giustizia»: gli empi avevano proclamato con tracotanza che la regola della loro giustizia era la loro forza (2,11); al giudizio finale di fronte al giusto sono costretti ad ammettere che invero la luce della giustizia non è brillata su di loro (v. 6); la conseguenza sarà che la stessa giustizia divina diventerà punitrice nei loro confronti (5,18).

vv. 1-3. «Allora»: si riferisce al momento del rendiconto (4,20). Non sembra che si possa parlare qui di giudizio universale, perché mancano degli indizi di un coinvolgimento di tutti gli uomini e del cosmo, e perché il combattimento escatologico di JHWH dei vv. 16c-23 pare ancora orientato al futuro, più che al presente. Emerge invece l'idea di definitività, per cui la sorte degli uni e degli altri non muta più. Dunque si tratta piuttosto di una drammatizzazione letteraria, tramite la quale l'autore vuole presentare da un lato la nuova condizione del giusto e degli empi dopo la morte in radicale antitesi rispetto alle concezioni e alle attese di quest'ultimi, dall'altro la ragione profonda del trionfo del giusto e cioè il totale coinvolgimento di Dio nel combattimento contro gli empi; ma quest'ultima prospettiva rimane collocata in un futuro non meglio specificato. «grande fiducia»: il termine esprime non solo una sicurezza psicologica, che potrebbe però essere ingannata, ma soprattutto la sicurezza oggettiva che deriva dalla comunione con Dio (vv. 5.15). In stridente contrasto con essa si pone l'insicurezza degli empi, sottolineata da un vocabolario assai ricco: «tremanti» (4, 20), «terribile spavento» (5, 2a), «stupore» (5, 2b), «gemendo» (5,3), «spirito tormentato» (5,3); anche qui la paura non è solo un dato psicologico, bensì la conseguenza della presenza accusatrice di Dio, dapprima nella persona del giusto e poi nel suo giudizio stesso; «Pentiti»: non esprime la conversione, ma semplicemente il cambiamento di opinione.

vv. 4-14. In questo processo finale contro gli empi non c'è un accusatore ufficiale; infatti né il giusto né Dio prendono la parola; si tratta piuttosto di un'autoaccusa degli empi stessi posti di fronte alla vera identità del giusto. E un primo esempio, sebbene ancora implicito, della legge del contrappasso: essi che con dure parole avevano posto sotto accusa e condannato il giusto (2, 10-20), diventano ora con le loro stesse parole accusatori di se stessi.

v. 4. «stolti»: pesa su questa confessione degli empi il titolo iniziale di stolti (in greco è posto enfaticamente al termine della frase di 4ab), che, dopo essere risuonato già due volte come giudizio dell'autore (3, 2.12), emerge ora dalla loro stessa autocritica.

v. 5. Più che un'interrogazione, è un'esclamazione piena di stupore. Con particolare accanimento e anche cinismo avevano gli empi evocato la pretesa affermazione della figliolanza divina del giusto (2,13.16.18); ora la verità di questa affermazione si impone ai loro occhi increduli. «figli di Dio», «santi»: le due espressioni designano verosimilmente gli angeli, assieme ai quali il giusto partecipa ormai alla comunione con Dio. E una concezione presente in Daniele e soprattutto a Qumran.

vv. 6-7. «Cammino della verità»: la metafora della via applicata alla vita morale dell'uomo è classica nell'AT (cfr. ad es. Sal 1,1.6); così la vocazione di Abramo e specialmente la chiamata di Israele vengono presentate come un cammino e un esodo. E questa l'immagine dominante dei vv. 6-7, introdotti e conclusi dal medesimo termine: «via» (BC = «cammino») della verità – via del Signore. Tra i due c'è un crescendo significativo: dapprima l'errore degli empi è visto come una deviazione dottrinale (v. 6a); poi la loro vita appare come un antiesodo, dove, a differenza dell'epopea d'Israele (cfr. 18,3), manca una luce e un sole che illuminino il cammino, cioè la giustizia come opzione fondamentale; le vie che essi percorrono portano fatalmente alla perdizione, termine forte di chiaro significato escatologico (v. 7a); infatti la conclusione del v. 7c ridefinisce il significato della via del bene come un'esperienza profonda e intima (cfr. «conoscere») di Dio: una volta rifiutata questa comunione esistenziale con lui, non rimane come prospettiva che la perdizione.

v. 8. Due domande retoriche, tramite il richiamo al passato atteggiamento di superbia e di spavalderia, sottolineano ancora il contrasto radicale con il presente stato di insicurezza e di spavento (cfr. vv. 2-3).

vv. 9-13. Alle due domande retoriche segue una serie di cinque paragoni (vv. 9-12), che sfociano in una terribile conclusione-confessione sul fallimento della vita degli empi (v. 13). Mentre le prime due comparazioni sono molto brevi (v. 9a.b), le ultime tre sono assai più consistenti, in particolare la quarta che occupa ben sei emistichi (v. 11). Si sente il gusto ellenistico dell'autore, che tuttavia quando vuole strafare, come nel quarto paragone, diventa pesante ed affettato. Queste comparazioni ripropongono in immagini il precedente tema del cammino, ma da un'angolatura ben precisa: si tratta di percorsi veloci e senza traccia! Sta qui il senso di effimero che percorre questi versetti e che denuncia la coscienza di un profondo vuoto esistenziale. Questo avviene soprattutto nel momento del passaggio dalle immagini ala realtà della vita (v. 13); se durante la lunga sequenza dei paragoni ci si poteva illudere che questo senso d'effimero appartenesse solo al mondo della natura circostante, benché l'introduzione del v. 9 avesse già messo in guardia, il «cosi» iniziale del v. 13 toglie ogni illusione e pone gli empi di fronte al loro fallimento: l'unica realtà che nella vita dell'uomo lascia una traccia imperitura è la virtù!

v. 14. A conferma di quanto detto dagli empi lo Pseudo-Salomone aggiunge ancora a mo' di conclusione una riflessione personale sulla vanità del loro progetto esistenziale; si tratta di un versetto pieno di poesia, dove specialmente l'ultima immagine lascia un senso profondo di tristezza e di nostalgia.

v. 15. Una nuova riflessione personale dell'autore, parallela alla precedente ma avente come oggetto il giusto, segna l'inizio della terza parte del capitolo. È una chiara affermazione sulla vita eterna dei giusti, vista soprattutto come presenza personale di un Dio che ha cura dell'uomo; qui si misura la differenza con gli enunciati teorici della filosofia greca. È partendo da questa presenza personale di Dio che lo Pseudo-Salomone configurerà nei versetti seguenti la vita eterna dei giusti e il combattimento divino contro gli empi.

v. 16. L'autore non specifica quando avverrà l'incoronamento del giusto, se subito dopo la morte o dopo il giudizio finale; quest'ultima interpretazione pare tuttavia la più probabile, perché il futuro «riceveranno» è parallelo ai futuri seguenti che descrivono la battaglia finale di Dio contro gli empi. Più importante è notare la concezione del giusto come re; questa regalità, pur apparendo qui come un bene escatologico, affonda già le sue radici nella vita terrena del giusto ed è probabilmente una risposta polemica all'ideologia regale ellenistica. Gli ultimi due emistichi del versetto introducono già il tema del combattimento.

vv. 17-20. Il “combattimento di Dio” contro gli empi è un tema classico dell'AT (cfr. Es 15,3). Per l'immagine dell'armatura composta dai vari attributi divini l'autore si ispira a Is 59,16-19, collocandola però nel contesto escatologico del combattimento finale. Emerge in primo piano l'imponente presenza di Dio, che con i suoi attributi è totalmente coinvolto in questa lotta contro il male; la descrizione dettagliata dell'armatura divina vuole sottolineare appunto tale presenta e offrire così la garanzia della vittoria. Una novità di questo combattimento finale è la partecipazione del creato a fianco di Dio (vv. 17b.20b); infatti nello schema apocalittico tradizionale si parla più di sconvolgimento del creato che di una sua partecipazione attiva alla lotta. Per l'autore il cosmo non costituisce un elemento neutrale o semplicemente il palcoscenico sul quale si svolge il dramma della storia, ma ne è un elemento essenziale. Questa tematica verrà ripresa e ampiamente sviluppata nella terza parte del libro.

vv. 21-23ab. Fulmini, nubi, grandine, acqua del mare e dei fiumi costituiscono gli elementi tradizionali delle teofanie bibliche (cfr. ad es. Es 19,16-19; Sal 18,12-16); qui testimoniano la presenza punitrice divina e un giudizio inappellabile di condanna.

v. 23cd. Alla radice del fallimento escatologico degli empi c'è dunque il «rifiuto della torah» (BC = «iniquità») che rende deserta la terra e rovescia i troni; l'autore si riallaccia così alla pressante esortazione iniziale della giustizia (v. 1,1) ed introduce già l'argomento del capitolo successivo.

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Cantico dei Cantici – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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23 della psicologia dellle forme apparenti (aforismi apocrifi di Leonardo da Vinci)

Caro istante

Per iniziare, darti la grazia per dedicare il tuo tempo, mio stimato e disinteressato lettore. Scrivere é una faccenda personale, si scrive per mettere ordine quando le idee sono confuse o per condividere convinzioni o proclamare certezze.
Nel mio caso non ho certezze da difendere perché la mia formazione di scienza mi induce a cercare le soluzioni migliore seguendo prove ed errori. Non difenderei fino alla morte le mie convinzioni perché potrei essere in errore, per questo apprezzo le differenti opinioni, perché possono arricchire le mie conoscenze, farmi cambiare la visione delle cose e raggiungere nuove conclusioni.
Fino a qui sono arrivato, solo con l'aiuto di altri potrei fare progressi, non ho una opinione in proposito, solo una avvertenza: non farti ingannare lettore da chi promette una unica e vera risposta.
La veritá é che le cose cambiano continuamente e le premesse errate ingannano i sensi.
Non c'é una unica risposta perché nessuno si pone le stesse domande, siamo figli del caso, non scegliamo i nostri genitori anche se abbiamo la opzione di scegliere con chi condividere parte del nostro cammino in questa esistenza, rimaniamo mammiferi limitati dal nostro ciclo di obsolescenza programmata.
Siamo animali sociali, nemmeno abbiamo un nome, questo ci viene imposto dai nostri ancestri biologici alla nascita, abbiamo un cognome perché ci viene imposto come atto normativo dai tempi della societá borghese, per arruolarci nel libro paga salariale e poter contrarre prestiti e legami sociali di altra forma. Ci insegnano dalla nascita il nostro ruolo, diritti e doveri, socializzamo con il gioco prima di terminare intrappolati in relazioni sociali protocollari e formali.
Ti fanno credere che esiste un progresso solo perché abbiamo piú conoscenze ed innovazioni tecnologiche, ma le barbarie continuano ad esistere anche in questo secolo di civiltá occidentale. Ti fanno credere che esiste un progresso, una crescita continua, in realtá ogni sistema si crea, si trasforma e si distrugge per trasformarsi in qualcosa di differente fondato sunnuove premesse ed acquisizioni, a questo servono le guerre, a mantenere in moto la economia di chi é incapace di soluzionare i conflitti con la diplomazia. Non ti stupisca la ingiustizia, se é vero che la legge é da rispettare, non tutte le leggi sono giuste.
Solo da vecchio avrai la saggezza di cui avresti avuto bisogno per fare le scelte giuste quando eri giovane. Ci sono cose alla base di cui dimentichiamo la esistenza, come respirere, camminare, osservare ed ascoltare.
Ci perdiamo nei pensieri del dopo, ricordando quello che era prima, per questo non abbiamo percezione di adesso, distratti dai troppi pensieri.


log.livellosegreto.it/note-a-m…



[escursioni]fra il mignolo e il pollice per -non macchiarlo non troppo non trovano non] necessita è fresco] di parassiti frequente come agg. insetti p. piante p. gli assolati mandano a piedi] non arriva la mezza misura il recupero anni anniversari a scuola una palazzina del settanta l'aerografo1551057 spioventi [escono dalle guide invade un cratere] alla volta le] palazzine inail non solo vedono] leoni


noblogo.org/lucazanini/escursi…



Thom Yorke - Tomorrow’s Modern Boxes (2014)


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La seconda cosa che mi ha colpito del nuovo disco di Thom Yorke sono i primi trenta secondi, quella specie di loop monocorde pseudo-industrial: cosa mi ricordava? Ci ho pensato un bel po’ prima di rendermi conto che sembrava il riflesso lacero e consunto di un’altra intro, quella di Discotheque, canzone di apertura di Pop, album che ha segnato un turning point per gli U2 e – a detta di molti, tra cui il sottoscritto – l’ultimo nel quale abbiano dimostrato un po’ di vena creativa. Tutto lascia pensare che si tratti di un link attivato solo dalla complicata rete di connessioni mnemoniche del sottoscritto, o al massimo una coincidenza, però dal momento che viviamo in un’epoca in cui tutto è collegato, stratificato, connesso appunto, credo sia inevitabile lasciare accesa una fiammella di sospetto... artesuono.blogspot.com/2014/10…


Ascolta: album.link/i/1262568019



noblogo.org/available/thom-yor…


Thom Yorke - Tomorrow’s Modern Boxes (2014)


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La seconda cosa che mi ha colpito del nuovo disco di Thom Yorke sono i primi trenta secondi, quella specie di loop monocorde pseudo-industrial: cosa mi ricordava? Ci ho pensato un bel po’ prima di rendermi conto che sembrava il riflesso lacero e consunto di un’altra intro, quella di Discotheque, canzone di apertura di Pop, album che ha segnato un turning point per gli U2 e – a detta di molti, tra cui il sottoscritto – l’ultimo nel quale abbiano dimostrato un po’ di vena creativa. Tutto lascia pensare che si tratti di un link attivato solo dalla complicata rete di connessioni mnemoniche del sottoscritto, o al massimo una coincidenza, però dal momento che viviamo in un’epoca in cui tutto è collegato, stratificato, connesso appunto, credo sia inevitabile lasciare accesa una fiammella di sospetto... artesuono.blogspot.com/2014/10…


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RIGUARDO BITCOIN ED ETHEREUM


Scrivo questo articolo (Agosto 2025) rivolto agli utenti del fediverso, e in particolare dell'istanza @mastodon.uno.

Presumo che l'età media e mediana degli utenti che la frequentano sia alta; e onestamente l'ecosistema Criptovalute è più comprensibile alle nuove generazioni che a chi ha raggiunto un'età matura, per svariati motivi, ed uno dei motivi è il fatto che siano una tecnologia talmente dirompente da potenzialmente poter cambiare un'assetto socio-economico e un sistema finanziario di riferimento; e generalmente chi ha un'età matura non vuole!

Cercherò per quanto riesca ad usare un linguaggio comprensibile alla vecchia generazione. Quelli che vengono definiti boomer!

Le Criptovalute sono una grande innovazione nell'informatica e nell'economia (e finanza) grazie alla “proprietà digitale”.

Uno dei comandi più comuni nell'informatica è il copia e incolla. Utilissimo nella diffusione dei files, ma problematico per chi produce contenuti digitali come Libri, Musica, Films ecc.

Ora c'è un modo per rendere “ scarsi” prodotti digitali.

BITCOIN:


Il fine ultimo è quello di essere moneta, o riserva di valore. Il fatto che non sia il miglior strumento per questo scopo oggi, non significa che non possa diventarlo.

Qual'è il valore sottostante a Bitcoin?

Darò una risposta più breve e coincisa possibile, perché si potrebbe scrivere un libro per rispondere:

Quando è nato Bitcoin non aveva valore perché nessuno lo conosceva. Nel tempo il suo valore è salito principalmente dal mercato, pura domanda e offerta. Oggi il suo valore sottostante è dato da vari elementi tra cui: valore dell'Energia, Potenza Computazionale, Domanda/Offerta, Geopolitica.

ETHEREUM:


É molto più complesso spiegare cosa sia e a cosa serva in modo coinciso. Ci provo:

É un'infrastruttura dove poter far sviluppare cose! Ad oggi è la blockchain destinata allo sviluppo di una finanza digitale.

Vi si possono creare monete, “partecipazioni azionarie”, contratti vincolati, “ oggetti digitali unici o limitati”

É veramente difficile descrivere il potenziale di Ethereum in modo elementare!

Ethereum è un protocollo, e ETH è “la moneta” del protocollo; che ha un valore di mercato. In questo caso non centra l'energia, ma il suo valore è fortemente influenzato dal mercato. Chiunque può ottenere una rendita passiva possedendo ETH. Un po come una partecipazione azionaria che paga dividendi, tu quando vuoi incassi i dividenti, puoi convertirli in moneta spendibile o lasciarli in azioni aspettando una rivalutazione...

Non aggiungo altro per il momento. Non voglio scrivere un lungo articolo noioso che nessuno leggerebbe, ma lasciare un tocco di curiosità a chi non sapeva niente di questi ecosistemi, e se ne vale la pena approfondire in autonomia!


noblogo.org/cybershiva/riguard…



Perché darmi pena per Napoli?



Da tempo avevo deciso di scrivere, in maniera diffusa, del mio rapporto, una volta conflittuale, con Napoli e provincia, posti dove sono nato, vissuto per troppo tempo e dove ho iniziato a morire.

Avevo anche cominciato in una bozza, qui, ma ho capito presto che ne sarebbe scaturito un flusso di coscienza lunghissimo e sconclusionato, difficile da scrivere per me e difficile da leggere per chiunque. A che pro? Ho risolto quel rapporto conflittuale: Napoli, con relativa provincia, non meriterebbe più neanche un secondo della mia vita o un neurone del mio cervello, tuttavia le ferite aperte sono troppe e non è possibile cancellare a comando settori della memoria. Da quella bozza ricaverò qualche articoletto da pubblicare di tanto in tanto, immaginando eventuali lettori immedesimarsi o meno in quelle situazioni, ravvisarne o meno problemi analoghi in altre aree geografiche; riassumo, intanto: ci sono modi molto più produttivi per sprecare tempo.

Napoli è una città bellissima, paralizzata dalla vitalità straordinaria e incanalata male di parte della popolazione. Napoli non ha speranza e sopravvive senza spiegazione.


log.livellosegreto.it/kipple/p…



SAPIENZA - Capitolo 4


La virtù e il vizio1Meglio essere senza figli e possedere la virtù, perché nel ricordo di questa c'è immortalità: essa è riconosciuta da Dio e dagli uomini.2Presente, è imitata, assente, viene rimpianta; incoronata, trionfa in eterno, avendo vinto, in gara, premi incontaminati.3La numerosa discendenza degli empi non servirà a nulla e dai suoi polloni spuri non metterà profonde radici né si consoliderà su una base sicura;4anche se, a suo tempo, essa ramifica, non essendo ben piantata, sarà scossa dal vento e sradicata dalla violenza delle bufere.5Saranno spezzati i ramoscelli ancora deboli; il loro frutto sarà inutile, acerbo da mangiare, e non servirà a nulla.6Infatti i figli nati da sonni illegittimi saranno testimoni della malvagità dei genitori, quando su di essi si aprirà l'inchiesta.

La morte prematura del giusto7Il giusto, anche se muore prematuramente, si troverà in un luogo di riposo.8Vecchiaia veneranda non è quella longeva, né si misura con il numero degli anni;9ma canizie per gli uomini è la saggezza, età senile è una vita senza macchia.10Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e, poiché viveva fra peccatori, fu portato altrove.11Fu rapito, perché la malvagità non alterasse la sua intelligenza o l'inganno non seducesse la sua anima,12poiché il fascino delle cose frivole oscura tutto ciò che è bello e il turbine della passione perverte un animo senza malizia.13Giunto in breve alla perfezione, ha conseguito la pienezza di tutta una vita.14La sua anima era gradita al Signore, perciò si affrettò a uscire dalla malvagità. La gente vide ma non capì, non ha riflettuto su un fatto così importante:15grazia e misericordia sono per i suoi eletti e protezione per i suoi santi.16Il giusto, da morto, condannerà gli empi ancora in vita; una giovinezza, giunta in breve alla conclusione, condannerà gli empi, pur carichi di anni.17Infatti vedranno la fine del saggio, ma non capiranno ciò che Dio aveva deciso a suo riguardo né per quale scopo il Signore l'aveva posto al sicuro.18Vedranno e disprezzeranno, ma il Signore li deriderà.19Infine diventeranno come un cadavere disonorato, oggetto di scherno fra i morti, per sempre. Dio infatti li precipiterà muti, a capofitto, e li scuoterà dalle fondamenta; saranno del tutto rovinati, si troveranno tra dolori e il loro ricordo perirà.20Si presenteranno tremanti al rendiconto dei loro peccati; le loro iniquità si ergeranno contro di loro per accusarli.

_________________Note

4,7-20 Non raggiungere la vecchiaia era considerato, nell’insegnamento tradizionale, una punizione di Dio; qui viene ribaltata questa concezione. La pienezza di vita e la realizzazione di se stessi sono radicate non in realtà esterne, ma nella ricchezza interiore, nell’adesione a Dio e alla sua volontà.

4,11 Fu rapito: l’immagine del “rapimento” evoca l’assunzione di Enoc (Gen 5,24) e di Elia (2Re 2,11) e indica l’azione di Dio che chiama a sé qualcuno che gli è caro.

4,19 Il cadavere disonorato allude alla morte senza sepoltura, considerata grave offesa e punizione.

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Approfondimenti


4,1-6. Terzo dittico.vv. 1-2. Viene ripreso il tema della sterilità, ma in forma astratta tramite il termine «virtù»; essa, infatti, al pari della donna sterile del v. 13, conduce combattimenti senza macchia. L'immortalità conseguita dalla virtù è data dal suo ricordo, che non è effimero come quello degli empi (cfr. 2, 4), perché al riconoscimento umano si accompagna soprattutto il riconoscimento divino (cfr. v. 1c, dove Dio compare in prima posizione). Se l'empio coinvolge negativamente la sua famiglia, una vita virtuosa induce gli uomini all'imitazione e al suo desiderio (v. 2a); nasce così una fecondità spirituale che supera l'handicap della sterilità fisica e che troverà il suo coronamento nel trionfo finale (v. 2bc). La corona della virtù si contrappone radicalmente all'effimera corona degli empi (cfr. 2,8).

vv. 3-6. La contrapposizione al membro precedente avviene qui tramite un lungo paragone, che si trasforma in allegoria; ma lo stile è ridondante e ricercato e quindi poco incisivo. Due termini appartenenti in greco alla medesima radice aprono e chiudono la comparazione: «non servirà a nulla» (v. 3a) e «inutile» (v. 5b); il versetto 5 riprende inoltre il termine «frutto» dal dittico precedente (vv. 13.15), ma con una triplice sottolineatura negativa, per affermare l'assoluto fallimento degli empi e della loro prole. Il paragone degli empi con un albero infruttifero è noto alla tradizione anticotestamentaria (cfr. ad es. Gb 18,16; Sir 23,25; 40,15). L'ultimo versetto, senza immagine questa volta, aggiunge ancora una nota negativa alle precedenti: non solo la numerosa discendenza degli empi sarà buona a nulla, ma si trasformerà in teste e in accusatrice contro la perversità dei genitori.

4,7-20. Quarto dittico.vv. 4,7-16. Questi versetti costituiscono la prima parte del dittico, nel quale l'autore riprende la contrapposizione giusti-empi, ma nell'ambito del problema particolare della morte prematura del giusto; questa infatti pare contraddire la teologia classica anticotestamentaria, che considera la longevità come la ricompensa divina per una vita virtuosa (Es 20,12; Dt 30,20; Sal 21,5; Pr 3,1-2, ecc.). Lo Pseudo-Salomone risponde dapprima con alcune massime dicfilosofia popolare (vv. 7-9) e poi con la rievocazione della figura di Enoch (vv. 10-11); seguono ancora varie considerazioni di carattere più generale (vv. 12-16).

v. 7. «riposo»: in Esodo e in Levitico è un termine che definisce il riposo liturgico, in particolare il riposo sabbatico (Es 16,23; 23,12, ecc.; Lv 16,31; 23,3.24.39; 25,4); l'autore potrebbe aver concepito la condizione ultraterrena del giusto come il sabato eterno che corona la sua vita di quaggiù. Questa sfumatura liturgica avrebbe il vantaggio di esprimere meglio il carattere religioso di questo riposo del giusto.

vv. 8-9. La vecchiaia come maturazione sapienziale è un tema molto noto nell'ambiente ellenistico, sia pagano che giudaico (per quest'ultimo cfr. soprattutto Filone, Quaest. Gen. IV,14; Abr. 271; Fug. 146, ecc.).

vv. 10-11. Lo Pseudo-Salomone si rifà alla tradizione su Enoch (Gn 5,22.24; Sir 44,16) vedendo in lui il modello del giusto. Come questi, anche Enoch morì giovane, prima degli altri patriarchi prediluviani (Gn 5), ma la sua morte non fu un castigo, bensì un «trasferimento» a Dio, essendo divenuto caro a lui (cfr. Gn 5,22.24 LXX); il verbo «trasferire» sottolinea precisamente il carattere non punitivo di questa morte. Circa il motivo della morte, l'autore di Sapienza segue una tradizione diversa da quella di Sir 44,16, che cioè Dio volle sottrarre il patriarca alle seduzioni del male; questa tradizione è conosciuta pure dalla letteratura rabbinica (cfr. ad es. Beresh. Rabba 25, 1). Qui, come in tutto il libro, lo Pseudo-Salomone evita di menzionare per nome i personaggi biblici che egli richiama. Tale caratteristica è motivata sia dal pubblico giudaico, che sa cogliere immediatamente i riferimenti e le allusioni, sia soprattutto dall'intento catechetico ed esistenziale della lettura che l'autore fa della storia, per cui i personaggi di essa diventano tipo e modello per il presente.

v. 12. Questa mirabile sentenza sul fascino del vizio nelle anime semplici riflette forse la situazione della comunità giudaica di Alessandria, esposta alla seduzione del paganesimo.

v. 16. Il progetto di condanna del giusto da parte degli empi (2,20) può anche attuarsi materialmente; in realtà egli lascia una presenza insopprimibile, che costituisce una continua condanna contro gli empi ancora in vita. Da no- tare che anche qui, come già al v. 10, l'autore evita l'uso del verbo «morire» per designare la scomparsa del giusto; il termine greco corrispondente a «defunto» suona letteralmente: «che ha sopportato le fatiche della vita».

vv. 17-20. Alla sorte del giusto l'autore oppone quella degli empi con un crescendo implacabile: un vedere miope, perché soltanto materialistico (vv. 17-18), una sorte ignominiosa dopo la morte (v. 19), il giudizio finale (v. 20).

v. 17. «vedranno»: il verbo, di cui s'è rilevata sopra l'importanza, racchiude con la sua duplice menzione (vv. 17a.18a) l'espressione di 17bc, cioè una totale incomprensione della sorte del giusto. Segue poi drammaticamente l'espressione lapidaria di 18b, dove la derisione di Dio (cfr. Sal 2,4; 37,13; 59,9) suona gia come una sentenza di condanna.

v. 19. Il versetto descrive la condizione ignominiosa degli empi dopo la morte; il senso è chiaro, però abbastanza Alla derisione di Dio fa eco lo scherno subito a causa della mancata sepoltura, fatto questo gravissimo per una mentalità anticotestamentaria (cfr. 2Re 9,10; 2Mac 5,10). Seguono tre immagini (19c.d.e), ispirate verosimilmente alla satira di Isaia contro il re di Babilonia (14,4-20), dove l'autore evidenzia la vittoria totale di Dio. La conseguenza per gli empi sarà una situazione diametralmente opposta a quella dei giusti: costoro sono nella pace (3,3) e nel riposo (4,7), quelli invece nel dolore; costoro vengono ricordati (4,1), quelli no.

v. 20. Questo versetto conclude il dittico e nel medesimo tempo preannuncia la scena del capitolo seguente, dove davanti al tribunale di Dio gli empi vengono accusati dalle loro stesse iniquità.

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Cantico dei Cantici – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Negozionisti 3 - Il mai scritto: passeggiata a Smallville


E così, proprio quando avevo scoperto un nome per la mia vocazione a camminare piano per le vie cittadine, registrando i piccoli cambi di destinazione urbanistica, i negozi aperti e chiusi nel giro di pochi mesi, le vetrine vuote riallestite per il pubblico decoro (ero, come suol dirsi, un flaneur), proprio quando avevo trovato una mia identità, avevo perso il tempo.

Già. Il tempo di passeggiare, il tempo di bighellonare pigramente, osservando e notando, notando e riflettendo, riflettendo e ricordando. Ci avevo provato con l'auto, specie ai semafori, durante il tragitto casa-lavoro. Ma era tutto diverso. Una volta avevo scoperto quel negozio dove un tizio diceva che organizzava eventi e corsi di cucina. Mi sarebbe piaciuto fermarmi, scendere dall'auto ed irrompere dentro. Gli avrei detto: “Io ti ho capito a te! Tu ti vuoi farti un mezzo stipendio, così senza impegno, senza coinvolgimento. Ma non pensare di essere fuori dagli ingranaggi! Facciamo tutti parte di un grosso macchinario, un motore colossale che macina energia, la trasforma in merce, la trasmuta in denaro e potere e crea una grossa piramide opprimente che tutti odiano, come direbbe Ismail Kadare, ma a cui tutti debbono obbedienza incluso il faraone. E tu, stolto, vuoi essere più potente di un faraone? Tu pensi di essere libero? Tu pensi di non essere la versione ridotta in scala di Metamiao? Stolto!” Sfortunatamente non ho mai potuto fare questa irruzione perché non ci ho mai individuato nessuno all'interno. E poi forse in quel periodo mi sentivo davvero un po' oppresso e poco lucido. Non che oggi non lo sia, non riesco più a trovare del tempo come una volta per camminare da solo, ma sapete com'é, ad un certo punto per le cose, tutte le cose, interviene la catabasi cioè la capacità di toccare il fondo e risalire, di immergersi nel dolore e rigenerarsi, di trovare la speranza quando si è disperati.

Quanto alla ragazza mora degli episodi precedenti, quella coi capelli lisci che diventano ricci, è venuta a lavorare da me, come stagista o qualcosa del genere. All'inizio non ci parlavo perché conservavo ancora un po' l'illusione che venisse dal futuro o dal passato e che fosse una creatura paranormale. Ma poi purtroppo ci ho dovuto parlare e ho scoperto che è una ragazza normale e, per giunta, anche se ha una bella voce e bei modi, non ha abbastanza elementi esoterici per essere considerata un animale fantastico o una proiezione astrale o un ologramma di Matrix.

Io e la mia passione adolescenziale per le morette! Ma con la maturità (tardiva) qualcosa sta cambiando. Per esempio l'altro giorno ho rivisto una puntata di Smallville, il teen-drama di Superman degli inizi anni Zero, e ho pensato: ma come mai mi piaceva così tanto quella moretta noiosetta di Kristin Kreuk? La biondina tutto pepe che sta al giornale scolastico, quella sì che era meritevole! Così ho cercato Allison Mack nuda su DuckDuckGo e ho scoperto che agli inizi degli anni 20 è stata riconosciuta penalmente come responsabile in una sorta di setta sessuale segreta che praticava estorsione e lavoro forzato. Per questo è stata condannata a 3 anni di reclusione, oggi già scontati.

Allison Mack

Glielo volevo dire a quello che pensa, coi corsi di cucina, di essere impermeabile a questo mondo, di arrabattarsi con le sue passioni senza affannarsi a girare la ruota del criceto, senza reputarsi, pur a malincuore, un collega minimal di Metamiao in questo turbinio di energia, transazioni, media, chat e trasporti su gommarotaia che chiamiamo struttura capitalista. Ma in fondo è andata bene che non gliel'ho detto: forse i corsi di cucina sono solo una facciata e forse anche lui è coinvolto nell'organizzazione di una setta sessuale segreta che pratica estorsione e lavoro forzato. E magari dietro a lui, che è solo un prestanome, c'è la biondina di Smallville, vero capo e deux ex-machina del Male, che finge soltanto di rigare dritto e invece le tocca ancora adattarsi al ruolo di villain. Come tutti noi, in diversa misura.

Ma forse, nelle prossime puntate di Negozionisti, qualcosa cambierà e un nuovo sole sorgerà all'orizzonte. Ma non Negozionisti 4, perché è gia stato pubblicato e non c'era questa svolta epocale e speranzosa.


noblogo.org/gippo/negozionisti…



Se il cybercrime arriva dall'Africa: Interpol e Operazione Serengeti.

Smantellata rete composta da 1.000 persone


Un'operazione su larga scala delle forze dell'ordine coordinata dall?interpol, nome in codice Operazione Serengeti 2.0, ha smantellato con successo una rete di criminali informatici composta da 1.000 persone e recuperato 97,4 milioni di dollari di fondi rubati da oltre 88.000 vittime.

L'operazione, svoltasi da giugno ad agosto 2025, ha coinvolto le forze dell'ordine del Regno Unito e di 18 paesi africani, oltre ad aziende private e organizzazioni no-profit.

I principali risultati dell'operazione includono:

  • L'arresto di 1.209 criminali informatici
  • Lo smantellamento di 11.432 risorse infrastrutturali dannose
  • Il recupero di 97.418.228 dollari
  • L'identificazione di 87.858 vittime e una perdita monetaria stimata di 484.965.199 dollari

L'operazione ha preso di mira vari tipi di reati informatici, tra cui ransomware, truffe online e compromissione della posta elettronica aziendale (BEC). Gli sforzi dei partner privati e delle organizzazioni no-profit che hanno collaborato hanno fornito informazioni essenziali alle forze dell'ordine, consentendo loro di identificare e arrestare i criminali.

Il successo dell'Operazione #Serengeti 2.0 evidenzia la crescente portata e l'impatto delle operazioni guidate dall' #Interpol. La rete globale di contrasto al crimine continua a rafforzarsi, producendo risultati concreti e tutelando le vittime. L'operazione sottolinea inoltre l'importanza della cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alla criminalità informatica.

Oltre agli arresti e ai recuperi, l'operazione ha dato priorità alla prevenzione attraverso una partnership con l'International Cyber Offender Prevention Network (#InterCOP), un'alleanza di 36 nazioni guidata dai Paesi Bassi. InterCOP mira a spostare la lotta alla criminalità digitale dalla reazione all'interruzione proattiva, identificando e neutralizzando le minacce informatiche prima che colpiscano.

L'Operazione Serengeti 2.0 si è svolta nell'ambito dell'Operazione Congiunta Africana contro la Criminalità Informatica, finanziata dal Ministero degli Esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo (FCDO) del Regno Unito. Tra i paesi africani partecipanti figurano Angola, Benin, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sudafrica, Seychelles, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

Il successo dell'operazione dimostra l'efficacia degli sforzi collaborativi nella lotta alla criminalità informatica e sottolinea l'importanza di una continua cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alle minacce digitali.

#cybercrime


noblogo.org/cooperazione-inter…


Se il cybercrime arriva dall'Africa: Interpol e Operazione Serengeti.


Se il cybercrime arriva dall'Africa: Interpol e Operazione Serengeti.

Smantellata rete composta da 1.000 persone


Un'operazione su larga scala delle forze dell'ordine coordinata dall?interpol, nome in codice Operazione Serengeti 2.0, ha smantellato con successo una rete di criminali informatici composta da 1.000 persone e recuperato 97,4 milioni di dollari di fondi rubati da oltre 88.000 vittime.

L'operazione, svoltasi da giugno ad agosto 2025, ha coinvolto le forze dell'ordine del Regno Unito e di 18 paesi africani, oltre ad aziende private e organizzazioni no-profit.

I principali risultati dell'operazione includono:

  • L'arresto di 1.209 criminali informatici
  • Lo smantellamento di 11.432 risorse infrastrutturali dannose
  • Il recupero di 97.418.228 dollari
  • L'identificazione di 87.858 vittime e una perdita monetaria stimata di 484.965.199 dollari

L'operazione ha preso di mira vari tipi di reati informatici, tra cui ransomware, truffe online e compromissione della posta elettronica aziendale (BEC). Gli sforzi dei partner privati e delle organizzazioni no-profit che hanno collaborato hanno fornito informazioni essenziali alle forze dell'ordine, consentendo loro di identificare e arrestare i criminali.

Il successo dell'Operazione #Serengeti 2.0 evidenzia la crescente portata e l'impatto delle operazioni guidate dall' #Interpol. La rete globale di contrasto al crimine continua a rafforzarsi, producendo risultati concreti e tutelando le vittime. L'operazione sottolinea inoltre l'importanza della cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alla criminalità informatica.

Oltre agli arresti e ai recuperi, l'operazione ha dato priorità alla prevenzione attraverso una partnership con l'International Cyber Offender Prevention Network (#InterCOP), un'alleanza di 36 nazioni guidata dai Paesi Bassi. InterCOP mira a spostare la lotta alla criminalità digitale dalla reazione all'interruzione proattiva, identificando e neutralizzando le minacce informatiche prima che colpiscano.

L'Operazione Serengeti 2.0 si è svolta nell'ambito dell'Operazione Congiunta Africana contro la Criminalità Informatica, finanziata dal Ministero degli Esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo (FCDO) del Regno Unito. Tra i paesi africani partecipanti figurano Angola, Benin, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sudafrica, Seychelles, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

Il successo dell'operazione dimostra l'efficacia degli sforzi collaborativi nella lotta alla criminalità informatica e sottolinea l'importanza di una continua cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alle minacce digitali.

#cybercrime


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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in un nuovo "pod al popolo" (numero #077) mi sono appena interrogato sulla...


in un nuovo “pod al popolo” (numero #077) mi sono appena interrogato sulla “catena social” e il genocidio: slowforward.net/2025/08/27/pap…cercando (o almeno spero di aver almeno cercato) di non ridurre il discorso della rete a una banale “rete dei discorsi”, bidimensionale e strumentale.


noblogo.org/differx/in-un-nuov…


pap #077: la “catena social” e il genocidio


Dalla “social catena” di Leopardi alla “catena social” il passo non è né breve né per forza solo distruttivo. I sistemi e sismi generalisti – sì – rubano dati e vendono i nostri contenuti (lavorati e semilavorati, sempre gratuiti) da circa un ventennio: fb, ig, x, youtube eccetera. Grosso modo anche io ci sono dentro, con l’ossessione della disseminazione di materiali nell’orizzontalità dei (vari) loci, contro la verticalizzazione implicita nell’ideologia egocentrica ed economicista dello “youtuber” (o “influencer”, “podcaster” eccetera).
In mezzo, e insieme, e in legame, in questi ultimi venti e forse trent’anni: la demolizione dello stato sociale (sostituito, anche qui, dallo status sui social – let’s play), della sanità e della scuola pubbliche. E la parallela prassi di smantellamento dei centri sociali.
Bon (malissimo): la parola “sociale”, se cade la “e”, pare proprio vada perdendo più di qualcosa. Ma è completamente vero? Cosa sarebbe stato, dal punto di vista della comunicazione della realtà di morte, il genocidio, senza i social, e senza la rete? Come avrebbero potuto i palestinesi comunicare, registrare in diretta, testimoniare, nelle condizioni oggettive imposte dal colonialismo israeliano? Alcune pezzi di appunti sono qui di séguito, disordinati in Pod al popolo. Podcast irregolare ed ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto. (A velocità 1.5, magari: per rendere meno intollerabili le mie micro e macropause).

Il link promesso nell’audio, anzi due:
slowforward.net/2025/01/13/usc…
e slowforward.net/2024/11/17/pod…

*
Uno schema – dagli appunti:

*
Alcuni link aggiunti:

separazione generalista vs coordinamento (nel) fediverso:
slowforward.net/2025/03/27/dip…

“questione palestinese”? la “questione” (o, meglio, “in questione”) è israele, non la Palestina:
slowforward.net/2024/12/26/dip…

durante/dopo:
slowforward.net/2024/06/09/dip…

censura:
slowforward.net/?s=censura

gli intellettuali italiani ancora al 27 maggio 2024:
slowforward.net/2024/05/27/dip…

costituire e ampliare reti sociali indipendenti:
slowforward.net/2024/05/27/cos…


#Gaza #genocidio #Palestina #sionismo #social #socialmedia #iof #idf #colonialism #sionisti #israelestatocriminale #bambini #massacri #deportazione #concentramento #famearmadiguerra #instagram #facebook #youtube #x #twitter #mediageneralisti #flusso

#audio #bambini #cantenaSocial #catenaSocial #centriSociali #children #Cisgiordania #colonialism #comunicazione #concentramento #deportazione #disseminazione #facebook #famearmadiguerra #FB #FEDIVERSO #flusso #Gaza #genocide #genocidio #giornalismo #giornalisti #ICC #icj #IDF #IG #influencer #informazione #Instagram #internet #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #Leopardi #massacri #media #mediageneralisti #Palestina #Palestine #PAP #pap077 #pap077 #pod #podAlPopolo #podalpopolo #podcast #sanitàPubblica #scuolaPubblica #sionismo #sionisti #social #socialCatena #socialGeneralisti #socialMedia #socialmedia #starvingcivilians #starvingpeople #twitter #warcrimes #WestBank #X #youtube #yt #zionism


#077


Vieni, Santo Spirito


C'è bisogno di mettersi in ascolto, in un mondo che sa solo parlare.

Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri, vieni; datore dei doni, vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.

O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, raddrizza ciò ch'è sviato.

Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.

Amen.


noblogo.org/parrocchie/vieni-s…



Banks - Goddess (2014)


immagine

Jillian Banks ha davvero bruciato le tappe nell’ultimo anno e mezzo: il primo brano è comparso in rete nel febbraio 2013, in modo piuttosto anonimo dal punto di vista delle informazioni personali. Il primo live di sempre è arrivato qualche mese dopo, a luglio, mentre a novembre era già in tour di spalla a quel The Weeknd al quale spesso è stata artisticamente accostata. Il resto è storia recente, con un consenso in crescita costante e l’esordio per la Harvest/Capitol... artesuono.blogspot.com/2014/09…


Ascolta: album.link/i/1440824622



noblogo.org/available/banks-go…


Banks - Goddess (2014)


immagine

Jillian Banks ha davvero bruciato le tappe nell’ultimo anno e mezzo: il primo brano è comparso in rete nel febbraio 2013, in modo piuttosto anonimo dal punto di vista delle informazioni personali. Il primo live di sempre è arrivato qualche mese dopo, a luglio, mentre a novembre era già in tour di spalla a quel The Weeknd al quale spesso è stata artisticamente accostata. Il resto è storia recente, con un consenso in crescita costante e l’esordio per la Harvest/Capitol... artesuono.blogspot.com/2014/09…


Ascolta: album.link/i/1440824622


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VENTO DI MEMORIE

è salamandra sorpresa immobile che finge la morte due braccia schiuse a croce vento di memorie la vita -ora sospesa carne e cielo .

Riflessioni sul testo


Il tuo testo presenta un’immagine delicata e insieme carica di tensione: la salamandra – creatura che evoca antichi miti e capacità di rinascita – è “sorpresa immobile” in un limbo fra vita e morte, sospesa come un ricordo che fluttua tra carne e cielo.

Temi e simboli


  • Salamandra
    Simbolo di trasformazione, sopravvivenza al fuoco, ma qui bloccata in una finzione di morte.
  • Croce aperta
    Le “due braccia schiuse a croce” rimandano a un gesto di supplica, sacrificio o rinuncia.
  • Vento di memorie
    Il vento come veicolo di ricordi: qualcosa che avvolge e sospinge, ma lascia tutto sospeso.
  • Carne e cielo
    L’opposizione tra dimensione corporea e trascendenza, tra materia e spirito, racchiude il senso di sospensione.

Struttura e ritmo


  • Versi brevi, quasi frammentari, che richiamano l’idea di attimi congelati.
  • Assenza di punteggiatura, tranne la cesura di “-ora sospesa”, accentua la fluidità del ricordo.
  • Ripetizione di “vento” e “vita” al centro crea un fulcro sul quale ruotano gli opposti.

noblogo.org/norise-3-letture-a…



Cogito ergo sum

faccio mio il cogito ergo sum penso e sono sogno e sono creo e sono

in questo ondivago esistere il creare è la bellezza che mi salva

26.6.25

. Da larecherche.it

Arcangelo Galante Un testo molto breve, nel quale l’autore rielabora in chiave personale la celebre formula cartesiana, ampliandola: non solo il pensiero, ma anche il sogno e la creazione diventano prova e sostanza dell’essere. Il verso finale concentra il senso dell’intera poesia: nell’incertezza dell’esistenza, è l’atto creativo a dare valore e salvezza, trasformando l’essere in bellezza. Infinite grazie per le condivisioni salienti, interessanti, didascaliche e perfino spiritualmente riflessive: un collage di emozioni e pensieri variopinti che aiutano il lettore a conoscere e approfondire maggiormente il pathos tuo. .

Angelo Naclerio Penso anch’io che la bellezza a proprio segreto modo salvi chi abbia capacità e coraggio di riconoscerla e di affidarsi a lei. Grazie buona domenica


noblogo.org/norise/cogito-ergo…



SAPIENZA - Capitolo 3


La sorte dei giusti1Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà.2Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura,3la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace.4Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza resta piena d'immortalità.5In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;6li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l'offerta di un olocausto.7Nel giorno del loro giudizio risplenderanno, come scintille nella stoppia correranno qua e là.8Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro.9Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità, i fedeli nell'amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.

La sorte degli empi10Ma gli empi riceveranno una pena conforme ai loro pensieri; non hanno avuto cura del giusto e si sono allontanati dal Signore.11Infatti è infelice chi disprezza la sapienza e l'educazione. Vana è la loro speranza e le loro fatiche inutili, le loro opere sono senza frutto.12Le loro mogli sono insensate, cattivi i loro figli, maledetta la loro progenie.

La sterilità dei giusti e la fecondità degli empi13Felice invece è la sterile incorrotta, che non ha conosciuto unione peccaminosa: avrà il frutto quando le anime saranno visitate.14E felice l'eunuco la cui mano non ha fatto nulla d'ingiusto e non ha pensato male del Signore: riceverà una ricompensa privilegiata per la sua fedeltà, una sorte più ambita nel tempio del Signore.15Poiché glorioso è il frutto delle opere buone e la radice della saggezza non conosce imperfezioni.16I figli degli adulteri non giungeranno a maturità, il seme di un'unione illegittima scomparirà.17Anche se avranno lunga vita, non saranno tenuti in alcun conto, e, infine, la loro vecchiaia sarà senza onore.18Se poi moriranno presto, non avranno speranza né conforto nel giorno del giudizio,19poiché dura è la fine di una generazione ingiusta.

_________________Note

3,13-19 Il libro della Sapienza corregge la concezione che vedeva nei molti figli il segno della benedizione di Dio e nella sterilità il segno della maledizione. La donna sterile e l’eunuco, l’uomo cioè impossibilitato a generare, che vivono nella virtù, avranno una ricompensa gloriosa, perché è la virtù ciò che dà senso alla vita e attira la benedizione del Signore (per l’eunuco vedi anche Is 56,3-4).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


I c. 3-4 costituiscono il centro della prima parte del libro, dove tramite una serie di quattro dittici (3,1-12; 3,13-19; 4,1-6; 4,7-20) l'autore espone e contrappone la sorte del giusto a quella degli empi; è lo sviluppo di quanto preannunciato in 2,21-24.

  1. Il primo dittico (3,1-12) è delimitato da una doppia inclusione: «stolti» (v. 2a) – «stolte» (v. 12a; BC = «insensate»); la loro speranza è «piena» (v. 4b) – «vuota» (BC = «vana») la loro speranza (v. 11b); ai giusti dei vv. 1-9 fanno da contrapposizione (cfr. il «ma» introduttivo del v. 10) gli empi dei vv. 10-12. La sofferenza dei primi è solo un momento limitato e di prova, in vista d'una immortalità beata.
  2. Nel secondo dittico (3,13-19) domina invece il problema della sterile, che l'autore risolve allargando nuovamente lo sguardo ala prospettiva escatologica. La sterilità fisica in sé non è un castigo, ma una prova in vista di un grande frutto dopo la morte (vv. 13-15; cfr. l'inclusione «frutto»); per contro una discendenza illegittima, anche se numerosa, porterà dopo morte a una vera sterilità spirituale (vv.16-19).
  3. Questo tema continua nel terzo dittico (4,1-6; cfr. l'inclusione «senza figli» – «figli»: vv. 1a.6a), dove, in maniera più teorica, ad una sterilità fisica ma virtuosa (vv. 1-2) lo Pseudo-Salomone contrappone una paternità fisica, ma peccaminosa; la prima conduce all'immortalità, la seconda invece non servirà a nulla (cfr. v. 5).
  4. L'ultimo dittico (4,7-20) riprende la tematica del primo a nel contesto particolare della morte prematura del giusto; questa diventa nella prospettiva di fede una chiamata anticipata alla vita divina (vv. 7-16), mentre la longevità degli empi porta alla perdizione (vv. 17-20). La prima parte del dittico è chiaramente delimitata da alcune inclusioni: «giusto giusto» (vv. 7.16); «vecchiaia-vecchiaia» (vv. 8.16); «anni-anni» (lett.: «ricca d'anni») (vv. 8.16) e la seconda è caratterizzata da una serie di futuri.

Nell'insieme dei cc. 3-4 acquista un significato particolare il termine «vedere-vista» (BC = «occhi»), che compare due volte all'inizio e due volte al termine della grande unità: 3,2.4; 4,17.18. È un vedere fittizio quello degli empi a proposito della sorte del giusto, anche se il loro intento era precisamente di vedere (cfr. 2,17); i loro occhi, infatti, si spalancheranno solo al giorno del giudizio, dove la vista autentica sul giusto sarà per loro una drammatica sorpresa (5,2).

vv 1-12. Primo dittico.vv. 1-9. È la prima parte del dittico iniziale, nella quale l'autore illustra la precedente affermazione, ancora generica, sull'incorruttibilità del giusto. Dopo un primo sguardo sulla sorte futura dei giusti (vv. 1-3), segue una retrospezione sul significato della loro vita terrena (vv. 4-6) ed in- fine un nuovo sguardo sulla loro esistenza ultraterrena (vv. 7-9).

**v. 1 **. «sono nelle mani di Dio»: si tratta di un simbolo concreto per esprimere la protezione e l'amore di Dio e in particolare la protezione divina accordata ad Israele al momento del passaggio del Mar Rosso (10,20; 19,8) e a Noè durante i quaranta giorni sull'arca (14,6). Per lo Pseudo-Salomone anche la morte è un esodo (cfr. «fine» del v. 2b, traduzione libera del greco «esodo») e la partenza di un viaggio (cfr. v. 3a), nei quali i giusti sperimenteranno la medesima mano protettrice di Dio.

v. 3. «pace»: il termine corrisponde all'ebraico šālôm e indica tutti i beni accordati e promessi da Dio tramite l'alleanza, qui però col carattere di stabilità proprio di un'esistenza oltre la storia.

vv. 4-6. Talmente è vera questa vita con Dio dopo la morte che l'autore la considera già come un magnifico presente, dal quale può perciò rivolgere lo sguardo indietro alla vita terrena per una nuova rilettura. Così appare il significato autentico della sofferenza dei giusti: essa fa parte dell'educazione divina («in cambio di una breve pena» = letteralmente: «per essere stati corretti leggermente»: v. 5a), suscita e accresce l'attesa dell'immortalità (v. 4b) e infine purifica dai peccati (vv. 5b.c.6). La conseguenza è che non solo i giusti diventano degni di Dio (v. 5c), in radicale contrasto con gli empi che sono degni della morte (1, 16), ma la loro stessa vita diventa un olocausto gradito a Dio. Abbiamo qui il superamento di un culto ritualistico, in favore di una visione dove l'intera esistenza dell'uomo diventa sacrificio; l'autore si riallaccia alla migliore tradizione anticotestamentaria (cfr. ad es. Am 5,21-24; Mic 6,1-8; Sal 51,19) e prelude già al NT (Rm 12,1; Fil 4,18; Eb 13,15-16).

vv. 7-9. Lo sguardo ritorna sulla vita ultraterrena dei giusti, descritta con un crescendo di espressioni. L'immagine dello splendore dei giusti si riallaccia a Dn 12, 3 (cfr. Mt 13,43) e l'esempio esplicativo seguente a Is 1,31 e Abd 18; ma più in generale dobbiamo pensare alla nuova Gerusalemme del Tritoisaia (cc. 60.62) dove lo splendore che la inonda proviene dalla luce stessa di Dio ivi presente. La seconda immagine è la compartecipazione dei giusti alla regalità divina; rimanendo su un piano abbastanza generale, lo Pseudo-Salomone vuole sottolineare un tipo di regalità diverso da quello dei grandi sulla terra, incarnato già nell'esistenza del giusto (non è il saggio il vero re? cfr. 1, 1) e pienamente realizzato nella vita dopo la morte. Infine quattro termini di forte significato teologico descrivono questa comunione con Dio: «verità-amore-grazia-misericordia»; essi rappresentano infatti l'amore fedele e misericordioso che Dio offre all'uomo nella storia salvifica.

vv. 10-12. All'immortalità dei giusti si contrappone il castigo degli empi; l'affermazione è ancora generale, ma senza equivoci. In particolare gli empi vengono presentati nella loro dimensione familiare: «empi-mogli-figli-progenie»; si prepara così il passaggio all'argomento seguente della sterilità.

v. 10. «per i loro pensieri»: l'autore insiste sulla radice del male, che consiste in una intenzionalità voluta e meditata (cfr. 1,3.5; 2, 1.21). Disprezzo del giusto e ribellione a Dio sono i due aspetti dell'unica realtà del peccato. L'idea è sottolineata dal chiasmo, che unisce appunto giusto e Dio (letteralmente: «essi che hanno disprezzato il giusto e al Signore si sono ribellati»).

v. 11 Gli empi sono coloro che concretamente disprezzano l'insegnamento dei saggi, sulla cui scia si pone lo Pseudo-Salomone. Il v. 11a è una ripresa letterale di Prv 1,7, e il vocabolario sottolinea ripetutamente la vacuità e la nullità dell'agire degli empi: «chi ritiene nulla» (BC = «chi disprezza»), «vuota» (BC = «vana»), «senza frutto», «inutili». Ritenendo nulla la sapienza, di conseguenza gli empi hanno una speranza «vuota» (al contrario, la speranza dei giusti è «piena» di immortalità: 3, 4), così come la loro laboriosità e le loro realizzazioni sono inutili.

3,13-19. Secondo dittico.vv. 13-15. Questo primo membro del dittico è dominato dall'aggettivo iniziale «beata», che non si riferisce soltanto alla sterile (v. 13), ma anche all'eunuco (v 14); i vv. 13-14, costruiti parallelamente, illustrano la beatitudine di queste due figure; il v. 15 conclude la riflessione riprendendo e sviluppando il tema della vera fecondità (cfr. l'inclusione di «frutto»: vv. 13c.15a).

v. 13. «sterile»: in rapporto all'AT, dove la sterilità è considerata un castigo divino (cfr. ad es. 1Sam 1,5-6; Os 9,14), abbiamo qui un approfondimento del concetto. Tramite due determinazioni («non contaminate» + v. 13b) emerge un tipo nuovo di sterilità non più dominato dall'aspetto fisico, bensì dall'atteggiamento religioso della fedeltà a Dio. Questa donna sterile incarna l'ideale di Israele sposa fedele di JHWH, a cui viene perciò promessa una fecondità abbondante al momento della rassegna delle anime.

v. 14. «eunuco»: se la tradizione deuteronomica escludeva l'eunuco dall'appartenenza alla comunità a causa della sua impotenza fisica (Dt 23,2), per l'autore di Sapienza il vero metro di giudizio è costituito dall'attitudine religiosa, considerata nelle sue due dimensioni fondamentali: intenzionalità (v. 14b) ed azioni (v. 14a). Un eunuco dal cuore limpido e dalla condotta irreprensibile verrà glorificato e parteciperà all'eredità nel tempio celeste, cioè nella comunione con Dio. Lo Pseudo-Salomone riprende Is 56,4-5, ma con una rilettura più universalistica e meno attaccata alle istituzioni cultuali di Israele.

v. 15. L'immagine della radice evidenzia la causa della glorificazione della sterile e dell'eunuco, cioè la saggezza, sicché il frutto della loro esistenza non può che essere la glorificazione.

vv. 16-19. Alla precedente sterilità benedetta l'autore contrappone una fecondità maledetta. L'articolazione è chiara: alla tesi iniziale (v. 16) seguono le due esemplificazioni di una vita lunga (v. 17) e di una vita breve (v. 18); la conclusione del v. 19 riprende e universalizza la tesi iniziale. In questi versetti si avverte il carattere retorico delle affermazioni; esso mira non a negare la responsabilità individuale – lo stesso autore in Sap 11,23 – 12,2 riconosce la possibilità del perdono e della conversione – , bensì a sottolineare la terribile solidarietà che coinvolge la famiglia e la discendenza dell'empio. L'adulterio acquista qui, oltre il significato proprio, quello simbolico di infedeltà al Dio dell'alleanza; così l'empio diventa il simbolo di Israele sposa infedele a JHWH.

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Cantico dei Cantici – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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[stime] -because the beat

finisce è [un termine sposta le carie del legno [causano il degrado dei tessuti le pertinenze [o formelle liturgiche esaurite nel sistema negli scaffali il comma due pause perlopiù un trattino la visione perpetua una] trappola -o

due miracoli della tecnica l'incanto a manovella approvano con brise-soleil l'amministratore le bocce]

[ferme vendita sfusi un testo sui re con la gobba venite] a teatro il mercoledì l'idroscalo [ora calano il tris [l'ostacolo le case] di sego un beat sanacore


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I primi luoghi "social" digitali che abbia utilizzato erano le BBS, negli anni...


I primi luoghi “social” digitali che abbia utilizzato erano le BBS, negli anni ottanta. Inizialmente la rete era – banalmente – un collegamento tra il mio computer, che faceva da client, e un altro computer dove girava il software della BBS, il server, gestito da un appassionato, il sysop, che a volte si appoggiava commercialmente a una qualche attività legata al mondo dell'informatica.

La “socialità” era data dal fatto che quando io mi scollegavo dalla BBS dopo aver letto e scritto messaggi, qualcun altro si collegava, leggeva i miei messaggi, scriveva i suoi, rispondeva ai miei e si scollegava a sua volta e così via. Un po' se come oggi Facebook fosse accessibile a una persona per volta. Eravamo sociali, ma a turno.

Il collegamento era diretto: attaccavo il modem al mio computer, attaccavo il cavo telefonico di casa mia al modem, davo il comando per fare il numero telefonico della BBS e mi connettevo. Differentemente dalle linee DSL più recenti, nel momento in cui si era collegati non era possibile usare il telefono per le normali telefonate. Se inavvertitamente alzavo la cornetta di uno dei telefoni di casa durante le connessioni, sentivo i suoni con cui i modem “parlavano”.

Il modem questo era: trasformava i segnali elettrici del computer in suoni che viaggiavano – come voci – sui doppini di rame fino al modem della BBS che trasformava i suoni in segnali elettrici. E viceversa. Un aneddoto al riguardo è quello delle telefonate urbane urgenti.

All'epoca esisteva un servizio che permetteva di sollecitare una telefonata che andasse troppo per le lunghe. In pratica, mettiamo che mia madre fosse al telefono da ore a parlare con una sua amica e io dovessi urgentemente parlare con lei, potevo usare questo servizio e mia madre avrebbe sentito una voce dire “chiamata urbana urgente per il numero” seguito dal numero telefonico di mia madre. Mia madre, conoscendola, terrorizzata avrebbe buttato giù il telefono temendo il peggio e io avrei potuto telefonarle trovando la linea libera.

È solo un esempio mamma, va tutto bene.

Cosa c'entra con le BBS? Quando qualche utente si attardava troppo attaccato alla BBS di fatto impediva a tutti gli altri di connettersi. Ci si poteva collegare solo uno per volta, ricordate? Allora, quando l'ubris dell'utente superava quella della normale decenza, si usava il servizio della chiamata urbana urgente. Si fingeva che ci fosse una chiamata urbana urgente per la BBS, in modo che ai suoni che i due modem stavano scambiandosi si sovrapponesse improvvisamente un nuovo suono: la voce che diceva “chiamata urbana urgente per il numero...”. A quel punto i due modem avrebbero cercato di trasformare i suoni di “chiamata urbana urgente per il numero...” in segnali elettrici comprensibili per il computer ma quello che arrivava era spazzatura, mucchi di dati senza senso che poco dopo facevano cadere la linea del malcapitato.

Quando queste cose succedevano io avevo diciassette, forse diciotto anni ed erano almeno quattro anni che usavo computer, 1983 circa. Per questo quando leggo i post dei vecchi nostalgici che rimpiangono la loro adolescenza fatta di rabbia, cazzotti, partite di pallamuro e botte (formative, ovvio) prese in casa mentre i giovani oggi sono sempre con la testa nei videogiochi o a perdere tempo in rete, io provo un serena indifferenza e un po' di fastidio.

Non che io non abbia vissuto la realtà delle botte, del muretto, degli antagonismi adolescenziali e i cinquantini smarmittati: ho vissuto tutto questo ma anche il contrario. Sono stato sia quello che scavava nel fango e si metteva le mani in bocca, sia quello che poi tornava a casa, si collegava a ITAPAC e si connetteva alla NUA della NASA, per vedere apparirne, in ASCII, il logo.

E non ho nostalgia né della prima né della seconda cosa. Ho solo fatto la cosa che era naturale per me e per molti come me in quel momento: prendere il meglio della tecnologia, provare il meglio di quello che avevamo attorno. Gli odori, le paure, il mistero. Vedere cosa sarebbe successo se. Non era molto, era davvero tanto.


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✍️ Essere troppo ...

Ci sono momenti in cui ci sentiamo di troppo e poi ci vediamo sommersi da oggetti, pensieri, aspettative, presenze.. Il tavolo si riempie, la mente si affolla, il cuore si appesantisce, si ammala e va in confusione.. Ma se osserviamo attentamente scopriamo che spesso non è la mancanza o l'assenza a ferirci, ma ciò che è di troppo. Il rumore costante, le continue corse inutili, le imposizioni, il dover per forza fare qualcosa, senza mai domandarci se hanno davvero senso, se sono indispensabili... Un po' per colpa dell'età, un po' colpa della malattia, del tempo che incalza, sento il bisogno di fare spazio, certo non significa avere stanze vuote, o pareti bianche ( in realtà le mie pareti, in parte lo sono, ho tolto tutti i miei quadri, disegni, ricordi, perché? Chissà!) È un atteggiamento interiore, la necessità di lasciare andare, di non farsi incastrare troppo dal passato, dai ricordi, ogni volta che tolgo, metto da parte qualcosa che non serve più, un rancore, un’abitudine, un impegno preso solo per dovere, significa fare spazio anche dentro di me. Succede che quasi per magia in quello spazio entra respiro, silenzio, nuova luce. La semplicità che mi caratterizza, non è povertà, ma abbondanza nell'essenziale, nelle piccole cose, senza pretendere nulla. Anche nella vita spesso ho dovuto liberarmi o sono stata liberata da qualcuno o ciò che mi stava soffocando. Una stanza riordinata, un no detto con consapevolezza, un istante in cui mi sono sentita completa, libera con poco o con niente, hanno reso il mio presente più leggero, più nitido, più vivo, il cuore più sereno, ma soprattutto la mente più libera ...


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✍️ Essere troppo ...


✍️ Essere troppo ...

Ci sono momenti in cui ci sentiamo di troppo e poi ci vediamo sommersi da oggetti, pensieri, aspettative, presenze.. Il tavolo si riempie, la mente si affolla, il cuore si appesantisce, si ammala e va in confusione.. Ma se osserviamo attentamente scopriamo che spesso non è la mancanza o l'assenza a ferirci, ma ciò che è di troppo. Il rumore costante, le continue corse inutili, le imposizioni, il dover per forza fare qualcosa, senza mai domandarci se hanno davvero senso, se sono indispensabili... Un po' per colpa dell'età, un po' colpa della malattia, del tempo che incalza, sento il bisogno di fare spazio, certo non significa avere stanze vuote, o pareti bianche ( in realtà le mie pareti, in parte lo sono, ho tolto tutti i miei quadri, disegni, ricordi, perché? Chissà!) È un atteggiamento interiore, la necessità di lasciare andare, di non farsi incastrare troppo dal passato, dai ricordi, ogni volta che tolgo, metto da parte qualcosa che non serve più, un rancore, un’abitudine, un impegno preso solo per dovere, significa fare spazio anche dentro di me. Succede che quasi per magia in quello spazio entra respiro, silenzio, nuova luce. La semplicità che mi caratterizza, non è povertà, ma abbondanza nell'essenziale, nelle piccole cose, senza pretendere nulla. Anche nella vita spesso ho dovuto liberarmi o sono stata liberata da qualcuno o ciò che mi stava soffocando. Una stanza riordinata, un no detto con consapevolezza, un istante in cui mi sono sentita completa, libera con poco o con niente, hanno reso il mio presente più leggero, più nitido, più vivo, il cuore più sereno, ma soprattutto la mente più libera ...

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Perchè SHIVA?


Shiva è una delle divinità principali nell'Induismo. Nell'Induismo ci sono migliaia di divinità, tra le principali ci sono quelle della Trimurti:Brahma, il Creatore Vishnu, il Conservatore Shiva, il Distruttore (o Trasformatore)

Anche se a noi occidentali questa religione può apparire molto lontana dal nostro modo di vedere le cose, in realtà il concetto che sta dietro la Trimurti è universale, e può quindi essere applicato ovunque e in ogni sistema.

Un'esempio pratico renderà più chiaro il concetto che ne sta dietro prima di qualsiasi spiegazione o approfondimento.

Immaginiamo una famiglia che ha bisogno di costruirsi una casa per iniziare una nuova vita in serenità; in questo caso nella costruzione di una casa laddove non c'è niente è una nuova Creazione, quindi la manifestazione di Brahma il Creatore. Negli anni e decenni successivi, la casa dovrà essere mantenuta, ampliata, migliorata insomma; bhè questa è opera di Vishnu il conservatore. Infine dopo molto tempo, forse secoli quella casa sarà talmente malmessa che non converrà più lavorare per mantenerla, perché magari piove dal tetto, ma anche se rifacciamo il tetto l'acqua entra comunque dalle finestre, il pavimento è rotto quindi passa l'umidità, l'intonaco cade e l'impianto idrico perde acqua e dovremmo fare delle nuove tracce per ripristinarlo; anche l'impianto elettrico non è più in grado di funzionare bene. A quel punto sarà più conveniente demolire tutto e ricominciare da capo; è qui che si manifesta Shiva!

Sintetizzando molto: La parola Trimurti deriva dal sanscrito e significa “tre forme” (tri = tre, murti = forma, incarnazione). Queste tre divinità simboleggiano il ciclo eterno dell'universo: 1. Creazione (opera di Brahma), 2. Conservazione (opera di Vishnu), 3. Distruzione e rinascita (opera di Shiva).

Anche la vita stessa se ci pensiamo è una Trimurti: Nasciamo, Cresciamo, Moriamo.

Possiamo applicare questo concetto base a ogni cosa, non dobbiamo essere induisti per capirlo!

Il motivo per cui io sono attratto da Shiva non saprei spiegarlo. Generalmente Shiva è un entità più maschile, mentre Brahma e Vishnu sono manifestazione più vicine alla femminilità (la donna crea la vita e alleva), ma definirmi adoratore di Shiva in quanto maschio sarebbe una banale generalizzazione sbagliata. Fatto sta che da sempre, fin da bambino, quando vedo qualcosa che proprio non funziona naturalmente penso che debba essere sostituito con qualcosa di nuovo ed efficiente.

Sia chiaro, solo quando qualcosa proprio mal funziona deve essere sostituita con qualcosa che invece funziona; ideologicamente infatti a me non piace per niente il consumismo, e trovo più sano un sistema dove le cose si fanno per durare ed essere riparate. Ma quando si arriva al punto che non c'è più niente da fare, bhè bisogna farsi coraggio e abbattere.


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Alt-J - This Is All Yours (2014)


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La grandezza degli Alt-j è la grandezza degli accadimenti casuali. Si dice serendipity, la fortuna o abilità di fare scoperte grandiose quando meno te lo aspetti, mentre vagavi alla ricerca di altro. Come Colombo scoprì l’America cercando l’India, come Fleming arrivò alla penicillina per distrazione, quelle storie lì. Non si sa bene dove fossero diretti gli Alt-J mentre studiavano arte e letteratura a Leeds e tenevano basso e batteria leggeri leggeri per non fare troppo rumore negli alloggi universitari e per cinque anni componevano pezzi così-tanto-per, senza nemmeno programmare di suonarli in pubblico. Non si sa bene cosa stessero cercando Gwil, Joe, Thom e Gus ma con l’esordio “An Awesome Wave” hanno trovato le loro Americhe musicali e, nel 2012, un Mercury Awards tutto britannico... artesuono.blogspot.com/2014/09…


Ascolta: album.link/i/1620183062



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Alt-J - This Is All Yours (2014)


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La grandezza degli Alt-j è la grandezza degli accadimenti casuali. Si dice serendipity, la fortuna o abilità di fare scoperte grandiose quando meno te lo aspetti, mentre vagavi alla ricerca di altro. Come Colombo scoprì l’America cercando l’India, come Fleming arrivò alla penicillina per distrazione, quelle storie lì. Non si sa bene dove fossero diretti gli Alt-J mentre studiavano arte e letteratura a Leeds e tenevano basso e batteria leggeri leggeri per non fare troppo rumore negli alloggi universitari e per cinque anni componevano pezzi così-tanto-per, senza nemmeno programmare di suonarli in pubblico. Non si sa bene cosa stessero cercando Gwil, Joe, Thom e Gus ma con l’esordio “An Awesome Wave” hanno trovato le loro Americhe musicali e, nel 2012, un Mercury Awards tutto britannico... artesuono.blogspot.com/2014/09…


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SAPIENZA - Capitolo 2


Le scelte degli empi1Dicono fra loro sragionando: “La nostra vita è breve e triste; non c'è rimedio quando l'uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti.2Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati: è un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore,3spenta la quale, il corpo diventerà cenere e lo spirito svanirà come aria sottile.4Il nostro nome cadrà, con il tempo, nell'oblio e nessuno ricorderà le nostre opere. La nostra vita passerà come traccia di nuvola, si dissolverà come nebbia messa in fuga dai raggi del sole e abbattuta dal suo calore.5Passaggio di un'ombra è infatti la nostra esistenza e non c'è ritorno quando viene la nostra fine, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.6Venite dunque e godiamo dei beni presenti, gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza!7Saziamoci di vino pregiato e di profumi, non ci sfugga alcun fiore di primavera,8coroniamoci di boccioli di rosa prima che avvizziscano;9nessuno di noi sia escluso dalle nostre dissolutezze. Lasciamo dappertutto i segni del nostro piacere, perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.10Spadroneggiamo sul giusto, che è povero, non risparmiamo le vedove, né abbiamo rispetto per la canizie di un vecchio attempato.11La nostra forza sia legge della giustizia, perché la debolezza risulta inutile.

La condotta del giusto è rimprovero per l’empio12Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l'educazione ricevuta.13Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore.14È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo,15perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade.16Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre.17Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.18Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.19Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione.20Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà”.

Origine del male e della morte21Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati.22Non conoscono i misteriosi segreti di Dio, non sperano ricompensa per la rettitudine né credono a un premio per una vita irreprensibile.23Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.24Ma per l'invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

_________________Note

2,1-11 Per gli empi l’uomo è frutto del caso e tutto finisce con la morte. Da qui le loro scelte, dettate dall’egoismo e dalla frenesia di godere il momento presente (vv. 6-11).

2,2-3 fumo, scintilla, cenere: sembrano allusioni alla concezione greca dell’anima, considerata come un principio igneo.

2,12-20 Il ritratto del giusto, qui delineato, si ispira al quarto canto del Servo sofferente (Is 52,13-53,12) e a Sal 22,8. La totale fiducia che il giusto ripone in Dio, il suo rigore morale e la sua fedeltà alla legge diventano un monito insopportabile per l’empio, che decide di sottoporlo a tortura con violenze e tormenti (v. 19) e poi sopprimerlo.

2,24 Il serpente del racconto di Gen 3 viene qui identificato con il diavolo. La morte fisica è effetto della condizione terrestre dell’uomo, quella spirituale è invece opera del peccato.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti


v. 1a. Il giudizio negativo dell'autore, che si ripeterà altrettanto esplicitamente al termine del discorso (v. 21a), non ha solo una funzione introduttiva, ma conferisce alle parole degli empi il carattere di una autodenuncia forte e drammatica.

vv. 1b-5. La prima parte del discorso degli empi (vv. 1b-9) è formata da due unità minori (1b-5; 6-9). Nella prima gli empi espongono la loro concezione teorica della vita, dominata dal materialismo, cioè dalla consapevolezza che la vita è determinata essenzialmente dalla morte; non a caso la coppia vita-morte apre (v. 1b.c; BC = «morire») e chiude (vv. 4c.5b) questa unità. Lo stile è descrittivo e ridondante di immagini. Il termine «morte» (letteralmente: «fine») sottolinea la fine d'un processo biologico, indipendentemente da ogni volontà superiore divina. Il ragionamento degli empi parte dalla constatazione di fondo della brevità della vita, a cui s'aggiunge un carattere di tristezza e di ineluttabilità (v. 1); il motivo è dato sia dall'occasionalità del sorgere della vita (v. 2ab), sia dalla sua stessa struttura materiale: l'alito vitale è semplicemente fumo e il pensiero un'effimera scintilla (v. 2cd), per cui non sussisterà nulla (v. 3). Anche il ricordo del nome o delle opere passerà come una nube, senza lasciare traccia alcuna (v. 4); a tutto questo non possiamo opporci, perché si tratta d'una sorte prestabilita (v. 5). Queste sentenze riecheggiano alcuni passaggi biblici di Giobbe e di Qoelet, prescindendo però sovente dal loro contesto e senza dipenderne esplicitamente; sono soprattutto l'eco di teorie filosofiche allora in voga (in particolare stoicismo ed epicureismo), senza tuttavia una vera assimilazione, e l'eco di concezioni mediche contemporanee. Al di là di tutto questo si sente l'ironia silenziosa dell'autore e forse una voluta banalizzazione o, almeno, una eccessiva semplificazione.

vv. 6-9. Un netto cambiamento di stile caratterizza questa seconda unità minore, introdotta da una interiezione («su»: v. 6a), dalla quale dipendono sette imperativi, uno per emistichio. La forma prevalente della prima persona plurale conferisce alle parole degli empi un caratteredi intensa partecipazione e di invito pressante, ma anche affannoso; questo loro buttarsi letteralmente nei piaceri della vita tradisce non soltanto la coscienza della brevità della vita, ma anche una certa insicurezza e pessimismo, nonostante il tono cinico e sicuro delle loro parole. La serie degli imperativi sfocia nella motivazione finale, dove la concisa costruzione chiastica (letteralmente: «perché questa la nostra parte, la nostra eredità questa») intende sottolineare la scelta definitiva di costoro. Dopo aver illustrato la concezione teorica della vita, si tirano ora le conseguenze a livello di comportamento. Domina l'idea della giovinezza: ardore giovanile, fiore della primavera, boccioli di rose; ciò è in relazione alla brevità della vita, di cui bisogna dunque approfittare fin dalle prime opportunità. «vino, profumi, fiore»: costituiscono tre elementi che rimandano ai noti simposi pagani, dove agli invitati venivano portati profumi, corone di fiori e coppe di vino. «questo ci spetta, questa è la nostra parte» (lett. = «questa è la nostra parte, questa l'eredità»). «parte» e «eredità» sono due termini che nell' AT definiscono l'elezione e l'alleanza di Israele, in forza delle quali esso diventa la parte privilegiata e l'eredità di Dio. È evidente l'intento polemico dello Pseudo-Salomone, che vuole evidenziare come questi Ebrei paganizzanti abbiano rifiutato radicalmente la loro identità giudaica.

vv. 10-20. Questa seconda parte del discorso degli empi è così articolata: quattro imperativi di prima persona plurale introducono il tema della persecuzione del giusto («spadroneggiamo»: v. 10a; «non risparmiamo»: v. 10b; «non rispettiamo» [BC = «nessun riguardo»]: v. 10c; «tendiamo insidie»: v. 12a), su un piano tuttavia ancora generico; altri quattro imperativi di prima persona plurale chiudono l'unità («vediamo»: v. 17a; «proviamo»: 17b; «mettiamolo alla prova»: v. 19a; «condanniamolo»: v. 20a) con un forte crescendo però, perché gli intenti ancora abbastanza generici di prima sono ora diventati propositi di morte e soprattutto perché la sfida degli empi contro il giusto diventa in realtà una sfida contro Dio. Le due serie di imperativi convergono al centro, dove domina la figura del giusto (vv. 12-16); letterariamente essa corrisponde al giudizio negativo dell'autore (2, 1a.21a); infatti nelle parole con cui gli empi descrivono e denunciano la condotta del giusto diventa egli stesso loro accusatore e giudice; quella che voleva essere una denuncia diventa in realtà un elogio. Il concetto di giustizia difeso e proposto dallo Pseudo-Salomone nel primo capitolo si incarna ora concretamente in un uomo, il giusto, che assume perciò una funzione paradigmatica.

v. 10. «Spadroneggiare» allude probabilmente al fatto che gli empi agiscono da una posizione di forza e di potere. «poveri, vedove e vecchi», simboli delle categorie più disagiate, sono additati specialmente nella predicazione profetica come l'oggetto primario dell'amore al prossimo e della giustizia.

v. 11. La giustizia degli empi è dettata dalla legge del più forte. Il v. 11a è parallelo a Sap 12,16a; la differenza radicale però emerge dall'emistichio seguente: mentre la forza spinge gli empi a disprezzare la debolezza (v. 11b), rende invece Dio indulgente verso gli uomini (12, 16b).

v. 12. Un netto contrasto separa la torah (= «legge»), simbolo della fedeltà alle tradizioni dei padri, dall'educazione greca.

vv. 13-20. «figlio del Signore». La figliolanza divina del giusto è un tema centrale di questo brano; ritorna infatti in 16d e in 18a. Nell'Antico Testamento Israele è proclamato figlio di Dio (cfr. ad es. Es 4,22-23; Dt 14,1; Os 11,1) di fronte agli altri popoli; ma a poco a poco cresce la consapevolezza che solo gli Israeliti fedeli alla torah possono dirsi figli di Dio; l'opzione di fede fa perciò convergere l'attenzione sull'individuo, come in Sir 51,10 e nel testo di Sapienza. Il v. 16ab in particolare sottolinea con forza che l'appartenenza alla comunità è essenzialmente religiosa e spirituale; questa figliolanza dunque è sempre vista all'interno del popolo eletto, vero figlio di Dio, tanto più nel nostro caso, dove il valore paradigmatico del giusto lo rende simbolo della comunità credente giudaica. Infine nell'AT si manifesta sempre più forte (cfr. già Os 2,1) la coscienza che la figliolanza divina dell'Israele fedele sarà un dono escatologico; le parole degli empi ai vv. 17-20 acquistano perciò il carattere d'una sfida a questa speranza. Nel contesto della figliolanza divina la conoscenza di Dio (v. 13a) si colloca non su un piano filosofico e teorico, bensì concreto, d'esperienza di fede.

v. 20. Si tratta davvero d'una condanna a morte? Avevano responsabili giudei della diaspora un tale potere? Sul piano storico l'autore potrebbe ricordare qui le persecuzioni subite dai farisei da parte di Alessandro Ianneo (103-76 a.C.), oppure le violente ritorsioni dei primi anni del regno di Erode (40-35 a.C.). È più probabile tuttavia che lo Pseudo-Salomone intenda presentare un caso emblematico di persecuzione, valevole per ogni caso e situazione concreta.

vv. 21-24. Alla concezione materialistica precedente l'autore, dopo averne ancora una volta affermata l'infondatezza (vv. 21-22), contrappone positivamente la fede nell'immortalità come ricompensa dei giusti (vv. 23-24); è l'annuncio d'un tema che verrà sviluppato a fondo nei capitoli seguenti.

v. 21. «si sbagliano»: a partire dal Deuteronomio il verbo indica in particolare l'idolatria; così in Sap 11,15; 12,24; 13,6; 14,22; 15,4; dunque lo sbaglio degli empi (2,21; cfr. pure 17,1) è di natura religiosa e, in quanto rifiuto di Dio, si pone sulla linea dell'idolatria; però solo al giudizio finale ne saranno coscienti 5,6).

v. 22. «segreti di Dio»: in antitesi al giusto che possiede la conoscenza di Dio (v. 13), gli empi non ne conoscono il piano salvifico, in particolare la ricompensa del giusto dopo la morte (cfr. v. 22bc).

vv. 23-24. Positivamente l'autore afferma ora che il destino dato dal creatore all'uomo è l'incorruttibilità (BC = «immortalità»). Questo termine ricorre solo più una volta in 6,19, dove in modo stupendo l'incorruttibilità viene definita come «stare vicino a Dio» e promessa a coloro che sono fedeli alla torah (6,18). L'incorruttibilità è dunque una partecipazione alla vita di Dio; in questa prospettiva lo Pseudo-Salomone rilegge ed interpreta l'espressione di Gn 1,26.27 (cfr. Gn 5,1; 9,6), dove per l'uomo essere immagine di Dio significa di conseguenza partecipazione all'incorruttibilità divina. All'incorruttibilità si contrappone la dura realtà della morte; essa però è opera dell'invidia del diavolo – si tratta di una interpretazione originale di Gn 3 che è propria dello Pseudo-Salomone e sarà seguita poi dalla tradizione giudaica – ed è retaggio solo di coloro che ne fanno la scelta (cfr. sopra 1,16).

(cf. MICHELANGELO PRIOTTO, Cantico dei Cantici – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Fentanyl: La Molecola del Diavolo in America


Un podcast intitolato “Fentanyl, la molecola del diavolo”, prodotto da Il Sole 24 Ore e narrato da Biagio Simonetta esplora l'epidemia di Fentanyl negli Stati Uniti, evidenziando come questo potente oppioide sintetico, inizialmente un farmaco per il dolore, sia diventato una piaga sociale che trasforma le persone in “zombie”. Il racconto approfondisce le cause di questa crisi, dalle prescrizioni eccessive di oppioidi da parte delle case farmaceutiche ai canali di produzione e traffico gestiti dai cartelli messicani con precursori provenienti dall'Asia. Viene anche esaminato l'impatto economico, sociale e politico del Fentanil, nonché i rischi di una sua diffusione in Europa e in Italia, dove sono già stati registrati i primi casi di consumo illecito.

Rinviando all'ascolto dei complessivi sette episodi del podcast, disponibile sulle principali piattaforme e sul sito del giornale a questo indirizzo podcast.ilsole24ore.com/serie/… , l'occasione è utile per fare il punto – oltre che sulla crisi del fentanyl negli Stati Uniti – sulla sua potenziale minaccia per l'Europa. Le cause, come abbiamo accenato, sono complesse e multifattoriali, e vanno dall'eccessiva prescrizione di farmaci al traffico internazionale di sostanze sintetiche.

Come nasce l'epidemia da fentanyl


Origine e sviluppo della crisiInizialmente, l'epidemia di oppioidi negli Stati Uniti è nata da una massiccia e incontrollata prescrizione di farmaci antidolorifici a base di oppioidi come Percocet e OxyContin. Questi farmaci, sebbene efficaci per il dolore cronico, hanno creato una generazione di persone dipendenti. La situazione è stata aggravata da una “tempesta perfetta” di fattori:

  • una generazione che raggiungeva l'età con dolori cronici dovuti a lavori manuali nelle fabbriche e miniere.
  • miglioramenti nelle terapie oncologiche che portavano a trattamenti più lunghi e dolorosi.
  • una crescente sensibilità medica verso il dolore del paziente, che ha portato a un aumento delle prescrizioni di oppioidi.
  • le case farmaceutiche, come la Purdue Pharma (produttrice di OxyContin), hanno aggressivamente promosso questi farmaci presentandoli come sicuri ed efficaci, mentre i medici erano incentivati a prescriverli e i pazienti li richiedevano attivamente.
  • il sistema sanitario americano, quasi interamente privato, ha visto medici che prescrivevano, case farmaceutiche che producevano e assicurazioni che rimborsavano, creando un ciclo in cui “tutti erano apparentemente contenti e nessuno si accorgeva di anomalie, abusi, eccessi”.

Quando le restrizioni governative hanno reso più difficile l'accesso agli oppioidi legali, molti consumatori si sono rivolti al mercato nero, prima all'eroina e poi al fentanyl, che è diventato il passo successivo.

Il Fentanyl: la molecola del diavoloIl fentanyl è un oppioide sintetico sviluppato negli anni '60 come potente analgesico. È un farmaco eccezionale per il trattamento del dolore acuto o cronico, usato anche in sala operatoria per la sua azione rapidissima (30-90 secondi). Tuttavia, la sua potenza estrema (circa 50 volte più potente dell'eroina e 100 volte più potente della morfina) lo rende letale se usato in modo non controllato. Basta una dose di 2 milligrammi per uccidere una persona.

Produzione in Messico e precursori chimici da Cina ed India


Per gli aspetti che maggiormente interessano il nostro blog, un focus particolare va fatto specificamente riguardo alla produzione in Messico e alla provenienza dei precursori chimici dall'Asia.

Produzione in MessicoLa produzione di fentanyl in Messico è dominata da due principali cartelli della droga: il cartello di Sinaloa e il cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG). Il CJNG è considerato l'organizzazione criminale più potente del Messico, controllando porti fondamentali come Manzanillo e Lázaro Cárdenas, cruciali per la ricezione dei precursori chimici.

I laboratori messicani si trovano principalmente lungo la costa del Pacifico, in stati come Jalisco, Michoacán, Guanajuato e Zacatecas. Questi non sono semplici capanni fumanti, ma spesso sono capanni mimetizzati tra la vegetazione, ranch abbandonati o case anonime alla periferia delle città, operando con un alto livello di professionalità. I cartelli hanno assunto chimici esperti per migliorare le formule e la conoscenza della produzione è stata affinata nel tempo. Lavorano a ritmi incessanti, spesso di notte, con finestre coperte, e usano presse a mano per compattare le pillole.

Un punto di dibattito riguarda il ruolo del Messico nella produzione. Il governo messicano sostiene di limitarsi a trasportare fentanyl già processato dall'Asia, mentre la DEA (l'Agenzia americana anti-roga) afferma che in Messico esistono laboratori per la lavorazione del fentanyl.

Provenienza dei precursori chimici dall'Asia (Cina e India)I precursori chimici, ovvero le molecole di base necessarie per la sintesi del fentanyl, provengono in gran parte dalla Cina e dall'India.

  • Produzione legale: Decine di aziende farmaceutiche ufficialmente registrate in zone industriali cinesi come Guangzu, Shenzhen e Wuhan producono queste molecole, che sono perfettamente legali nei loro paesi d'origine.
  • Vendita e spedizione: I precursori vengono venduti liberamente sul mercato chimico, spesso etichettati come “prodotti per la ricerca”. Vengono ordinati online, pagati in criptovalute e spediti tramite corrieri tradizionali.
  • Itinerario e difficoltà di intercettazione: Una volta in viaggio, questi precursori possono cambiare destinazione più volte, passando per snodi come Singapore, Panama, Rotterdam, Belize e Canada prima di arrivare in Messico. Sono estremamente difficili da intercettare perché:
    • Richiedono quantitativi minimi (1 kg di fentanyl può generare 500.000 dosi).
    • Non hanno un odore, rendendoli indetectabili dai cani antidroga alle frontiere.
    • Possono viaggiare tramite canali ufficiali o come “prodotti per la ricerca”, bypassando i controlli doganali.
    • La loro sintesi chimica è relativamente semplice e non dipende da fattori agricoli (come i campi di papaveri per l'oppio), garantendo una produzione rapida, veloce e in grandi quantità.


La redditività e il traffico: Un chilogrammo di fentanyl puro può essere prodotto a meno di $1000, ma genera guadagni che superano facilmente i 10 milioni di dollari. Questa enorme redditività ha rivoluzionato le dinamiche del narcotraffico. Una volta prodotto in Messico, il fentanyl viene impacchettato in piccoli carichi (1-2 kg) e nascosto in modi ingegnosi (batterie d'auto, scocche di televisori, piatti di ceramica). Viene poi trasportato attraverso il confine statunitense da corrieri umani, spesso ragazzini messicani o cittadini americani reclutati tra i tossicodipendenti e i disperati.

La minaccia del fentanyl per Europa ed Italia: reale e silenziosa


La minaccia del fentanyl per l'Europa, e in particolare per l'Italia, è una preoccupazione crescente, nonostante finora il Vecchio Continente sia stato in gran parte risparmiato da un'epidemia paragonabile a quella statunitense.

Riguardo a questa minaccia si deve tener conto, in primis, delle differenze nell'approccio al farmaco come fattore protettivo iniziale:

  • L'Europa, a differenza degli Stati Uniti, ha un approccio al farmaco diverso che, per fortuna, ha contribuito a evitare una dipendenza di massa iniziale. Negli Stati Uniti, l'epidemia è nata da una massiccia e incontrollata prescrizione di antidolorifici oppioidi, spinta da case farmaceutiche, medici e un sistema sanitario privato.
  • In Italia, un farmaco come il Fentanil non si trova facilmente in farmacia come negli Stati Uniti. Lo si trova, ad esempio, sotto forma di cerotto per il dolore. L'uso di oppioidi in ambito intraoperatorio e post-operatorio in Europa è sempre stato diverso rispetto agli Stati Uniti.

Segnali di allarme e casi specifici in Italia e Europa

  • Nonostante la minore diffusione, ci sono però già casi di tossicodipendenza in Italia legati al fentanyl. Alcune persone ottengono il cerotto di fentanyl tramite prescrizioni e lo masticano per assorbire la sostanza, aggiungendolo a volte al metadone.
  • Sono stati registrati pochi casi di decesso riconosciuti con presenza di fentanyl tra le sostanze d'abuso in Italia, si parla di una decina di casi o meno. Tuttavia, negli ospedali italiani arrivano soggetti che risultano positivi al fentanyl.
  • È stato segnalato un episodio in cui a Perugia è stato riscontrato un campione di sostanza rivelatosi fentanyl.
  • Un caso di cronaca ha visto un piacentino coinvolto nello spaccio internazionale di fentanyl, che veniva fatto arrivare in carceri statunitensi tramite pagine di libri impregnate della sostanza, con canali di approvvigionamento anche dalla Cina.
  • Il giornalista italocanadese Antonio Nicaso ha evidenziato che il Canada, in proporzione, ha più vittime di overdose da fentanyl degli Stati Uniti. Ha anche espresso la preoccupazione che l'epidemia possa arrivare in Europa, con il rischio che l'Europa diventi “destinataria anche del fentanyl o quantomeno di un fentanyl meno letale”.

Rimane il fatto che il fentanyl è una minaccia persistente per l'Europa, per una serie di motivazioni:

  • Facilità di produzione e traffico: Il fentanyl è un oppioide sintetico che non richiede piantagioni come l'oppio, ma può essere sintetizzato in laboratorio con precursori chimici che arrivano principalmente da Cina e India.
  • Invisibilità e difficoltà di intercettazione: I precursori chimici possono essere ordinati online, pagati in criptovalute e spediti tramite corrieri tradizionali, spesso etichettati come “prodotti per la ricerca”. Sono difficili da intercettare perché richiedono quantitativi minimi (1 kg di fentanyl può generare 500.000 dosi), non hanno un odore (indetectabili dai cani antidroga) e viaggiano tramite canali che aggirano i controlli doganali.
  • Altissima potenza: Essendo circa 50 volte più potente dell'eroina e 100 volte più potente della morfina, basta una dose minima di 2 mg per essere letale. La sua azione rapida (30-90 secondi) crea una forte dipendenza psicologica.
  • Redditività: I cartelli messicani producono il fentanyl a un costo inferiore ai 1000 dollari al chilo, generando guadagni che superano facilmente i 10 milioni di dollari. Questa enorme redditività lo rende estremamente attraente per le organizzazioni criminali.

Le sfide per l'Europa e l'Italia: In conclusione: * Le organizzazioni criminali, come la rete criminale canadese di origine cinese “Bit Circle Boys”, sono coinvolte nell'importazione di precursori chimici e fentanyl, sfruttando porti come quello di Vancouver. Se le mafie italiane dovessero interessarsi al fentanyl, potrebbe esserci un'escalation. Attualmente, il basso costo e la breve durata del “cliente” di fentanyl potrebbero renderlo meno attraente per alcune mafie rispetto alla cocaina. Tuttavia, un fentanyl meno letale potrebbe cambiare questo scenario. * L'Italia sta monitorando la situazione con “antenne alte”, controllando sequestri, acquisti, intercettazioni e gli effetti sulla salute delle persone. Tuttavia, c'è il timore che, avendo “disimparato alcune attenzioni di base” dall'era dell'eroina, l'Italia possa trovarsi impreparata di fronte a una “supereroina” come il fentanyl. * Un'altra preoccupazione attuale per l'Italia e parte dell'Europa è il consumo di crack, per il quale non esistono antidoti o trattamenti efficaci come il metadone, o il Narcan per gli oppioidi.

In sintesi, la minaccia del fentanyl in Europa e Italia è reale e silenziosa. Sebbene i sistemi di controllo sui farmaci abbiano finora agito da scudo, le caratteristiche intrinseche del fentanyl (potenza, basso costo, facilità di produzione e difficoltà di intercettazione) lo rendono un pericolo imminente. I segnali di presenza ci sono già, e gli esperti avvertono che è fondamentale non abbassare la guardia e aumentare l'informazione, in particolare nelle scuole, perché “senza informazione questa guerra la perdiamo prima ancora di combatterla”.

#fentanyl #fentanil


noblogo.org/cooperazione-inter…


Fentanyl: La Molecola del Diavolo in America


Un podcast intitolato “Fentanyl, la molecola del diavolo”, prodotto da Il Sole 24 Ore e narrato da Biagio Simonetta esplora l'epidemia di Fentanyl negli Stati Uniti, evidenziando come questo potente oppioide sintetico, inizialmente un farmaco per il dolore, sia diventato una piaga sociale che trasforma le persone in “zombie”. Il racconto approfondisce le cause di questa crisi, dalle prescrizioni eccessive di oppioidi da parte delle case farmaceutiche ai canali di produzione e traffico gestiti dai cartelli messicani con precursori provenienti dall'Asia. Viene anche esaminato l'impatto economico, sociale e politico del Fentanil, nonché i rischi di una sua diffusione in Europa e in Italia, dove sono già stati registrati i primi casi di consumo illecito.

Rinviando all'ascolto dei complessivi sette episodi del podcast, disponibile sulle principali piattaforme e sul sito del giornale a questo indirizzo podcast.ilsole24ore.com/serie/… , l'occasione è utile per fare il punto – oltre che sulla crisi del fentanyl negli Stati Uniti – sulla sua potenziale minaccia per l'Europa. Le cause, come abbiamo accenato, sono complesse e multifattoriali, e vanno dall'eccessiva prescrizione di farmaci al traffico internazionale di sostanze sintetiche.

Come nasce l'epidemia da fentanyl


Origine e sviluppo della crisiInizialmente, l'epidemia di oppioidi negli Stati Uniti è nata da una massiccia e incontrollata prescrizione di farmaci antidolorifici a base di oppioidi come Percocet e OxyContin. Questi farmaci, sebbene efficaci per il dolore cronico, hanno creato una generazione di persone dipendenti. La situazione è stata aggravata da una “tempesta perfetta” di fattori:

  • una generazione che raggiungeva l'età con dolori cronici dovuti a lavori manuali nelle fabbriche e miniere.
  • miglioramenti nelle terapie oncologiche che portavano a trattamenti più lunghi e dolorosi.
  • una crescente sensibilità medica verso il dolore del paziente, che ha portato a un aumento delle prescrizioni di oppioidi.
  • le case farmaceutiche, come la Purdue Pharma (produttrice di OxyContin), hanno aggressivamente promosso questi farmaci presentandoli come sicuri ed efficaci, mentre i medici erano incentivati a prescriverli e i pazienti li richiedevano attivamente.
  • il sistema sanitario americano, quasi interamente privato, ha visto medici che prescrivevano, case farmaceutiche che producevano e assicurazioni che rimborsavano, creando un ciclo in cui “tutti erano apparentemente contenti e nessuno si accorgeva di anomalie, abusi, eccessi”.

Quando le restrizioni governative hanno reso più difficile l'accesso agli oppioidi legali, molti consumatori si sono rivolti al mercato nero, prima all'eroina e poi al fentanyl, che è diventato il passo successivo.

Il Fentanyl: la molecola del diavoloIl fentanyl è un oppioide sintetico sviluppato negli anni '60 come potente analgesico. È un farmaco eccezionale per il trattamento del dolore acuto o cronico, usato anche in sala operatoria per la sua azione rapidissima (30-90 secondi). Tuttavia, la sua potenza estrema (circa 50 volte più potente dell'eroina e 100 volte più potente della morfina) lo rende letale se usato in modo non controllato. Basta una dose di 2 milligrammi per uccidere una persona.

Produzione in Messico e precursori chimici da Cina ed India


Per gli aspetti che maggiormente interessano il nostro blog, un focus particolare va fatto specificamente riguardo alla produzione in Messico e alla provenienza dei precursori chimici dall'Asia.

Produzione in MessicoLa produzione di fentanyl in Messico è dominata da due principali cartelli della droga: il cartello di Sinaloa e il cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG). Il CJNG è considerato l'organizzazione criminale più potente del Messico, controllando porti fondamentali come Manzanillo e Lázaro Cárdenas, cruciali per la ricezione dei precursori chimici.

I laboratori messicani si trovano principalmente lungo la costa del Pacifico, in stati come Jalisco, Michoacán, Guanajuato e Zacatecas. Questi non sono semplici capanni fumanti, ma spesso sono capanni mimetizzati tra la vegetazione, ranch abbandonati o case anonime alla periferia delle città, operando con un alto livello di professionalità. I cartelli hanno assunto chimici esperti per migliorare le formule e la conoscenza della produzione è stata affinata nel tempo. Lavorano a ritmi incessanti, spesso di notte, con finestre coperte, e usano presse a mano per compattare le pillole.

Un punto di dibattito riguarda il ruolo del Messico nella produzione. Il governo messicano sostiene di limitarsi a trasportare fentanyl già processato dall'Asia, mentre la DEA (l'Agenzia americana anti-roga) afferma che in Messico esistono laboratori per la lavorazione del fentanyl.

Provenienza dei precursori chimici dall'Asia (Cina e India)I precursori chimici, ovvero le molecole di base necessarie per la sintesi del fentanyl, provengono in gran parte dalla Cina e dall'India.

  • Produzione legale: Decine di aziende farmaceutiche ufficialmente registrate in zone industriali cinesi come Guangzu, Shenzhen e Wuhan producono queste molecole, che sono perfettamente legali nei loro paesi d'origine.
  • Vendita e spedizione: I precursori vengono venduti liberamente sul mercato chimico, spesso etichettati come “prodotti per la ricerca”. Vengono ordinati online, pagati in criptovalute e spediti tramite corrieri tradizionali.
  • Itinerario e difficoltà di intercettazione: Una volta in viaggio, questi precursori possono cambiare destinazione più volte, passando per snodi come Singapore, Panama, Rotterdam, Belize e Canada prima di arrivare in Messico. Sono estremamente difficili da intercettare perché:
    • Richiedono quantitativi minimi (1 kg di fentanyl può generare 500.000 dosi).
    • Non hanno un odore, rendendoli indetectabili dai cani antidroga alle frontiere.
    • Possono viaggiare tramite canali ufficiali o come “prodotti per la ricerca”, bypassando i controlli doganali.
    • La loro sintesi chimica è relativamente semplice e non dipende da fattori agricoli (come i campi di papaveri per l'oppio), garantendo una produzione rapida, veloce e in grandi quantità.


La redditività e il traffico: Un chilogrammo di fentanyl puro può essere prodotto a meno di $1000, ma genera guadagni che superano facilmente i 10 milioni di dollari. Questa enorme redditività ha rivoluzionato le dinamiche del narcotraffico. Una volta prodotto in Messico, il fentanyl viene impacchettato in piccoli carichi (1-2 kg) e nascosto in modi ingegnosi (batterie d'auto, scocche di televisori, piatti di ceramica). Viene poi trasportato attraverso il confine statunitense da corrieri umani, spesso ragazzini messicani o cittadini americani reclutati tra i tossicodipendenti e i disperati.

La minaccia del fentanyl per Europa ed Italia: reale e silenziosa


La minaccia del fentanyl per l'Europa, e in particolare per l'Italia, è una preoccupazione crescente, nonostante finora il Vecchio Continente sia stato in gran parte risparmiato da un'epidemia paragonabile a quella statunitense.

Riguardo a questa minaccia si deve tener conto, in primis, delle differenze nell'approccio al farmaco come fattore protettivo iniziale:

  • L'Europa, a differenza degli Stati Uniti, ha un approccio al farmaco diverso che, per fortuna, ha contribuito a evitare una dipendenza di massa iniziale. Negli Stati Uniti, l'epidemia è nata da una massiccia e incontrollata prescrizione di antidolorifici oppioidi, spinta da case farmaceutiche, medici e un sistema sanitario privato.
  • In Italia, un farmaco come il Fentanil non si trova facilmente in farmacia come negli Stati Uniti. Lo si trova, ad esempio, sotto forma di cerotto per il dolore. L'uso di oppioidi in ambito intraoperatorio e post-operatorio in Europa è sempre stato diverso rispetto agli Stati Uniti.

Segnali di allarme e casi specifici in Italia e Europa

  • Nonostante la minore diffusione, ci sono però già casi di tossicodipendenza in Italia legati al fentanyl. Alcune persone ottengono il cerotto di fentanyl tramite prescrizioni e lo masticano per assorbire la sostanza, aggiungendolo a volte al metadone.
  • Sono stati registrati pochi casi di decesso riconosciuti con presenza di fentanyl tra le sostanze d'abuso in Italia, si parla di una decina di casi o meno. Tuttavia, negli ospedali italiani arrivano soggetti che risultano positivi al fentanyl.
  • È stato segnalato un episodio in cui a Perugia è stato riscontrato un campione di sostanza rivelatosi fentanyl.
  • Un caso di cronaca ha visto un piacentino coinvolto nello spaccio internazionale di fentanyl, che veniva fatto arrivare in carceri statunitensi tramite pagine di libri impregnate della sostanza, con canali di approvvigionamento anche dalla Cina.
  • Il giornalista italocanadese Antonio Nicaso ha evidenziato che il Canada, in proporzione, ha più vittime di overdose da fentanyl degli Stati Uniti. Ha anche espresso la preoccupazione che l'epidemia possa arrivare in Europa, con il rischio che l'Europa diventi “destinataria anche del fentanyl o quantomeno di un fentanyl meno letale”.

Rimane il fatto che il fentanyl è una minaccia persistente per l'Europa, per una serie di motivazioni:

  • Facilità di produzione e traffico: Il fentanyl è un oppioide sintetico che non richiede piantagioni come l'oppio, ma può essere sintetizzato in laboratorio con precursori chimici che arrivano principalmente da Cina e India.
  • Invisibilità e difficoltà di intercettazione: I precursori chimici possono essere ordinati online, pagati in criptovalute e spediti tramite corrieri tradizionali, spesso etichettati come “prodotti per la ricerca”. Sono difficili da intercettare perché richiedono quantitativi minimi (1 kg di fentanyl può generare 500.000 dosi), non hanno un odore (indetectabili dai cani antidroga) e viaggiano tramite canali che aggirano i controlli doganali.
  • Altissima potenza: Essendo circa 50 volte più potente dell'eroina e 100 volte più potente della morfina, basta una dose minima di 2 mg per essere letale. La sua azione rapida (30-90 secondi) crea una forte dipendenza psicologica.
  • Redditività: I cartelli messicani producono il fentanyl a un costo inferiore ai 1000 dollari al chilo, generando guadagni che superano facilmente i 10 milioni di dollari. Questa enorme redditività lo rende estremamente attraente per le organizzazioni criminali.

Le sfide per l'Europa e l'Italia: In conclusione: * Le organizzazioni criminali, come la rete criminale canadese di origine cinese “Bit Circle Boys”, sono coinvolte nell'importazione di precursori chimici e fentanyl, sfruttando porti come quello di Vancouver. Se le mafie italiane dovessero interessarsi al fentanyl, potrebbe esserci un'escalation. Attualmente, il basso costo e la breve durata del “cliente” di fentanyl potrebbero renderlo meno attraente per alcune mafie rispetto alla cocaina. Tuttavia, un fentanyl meno letale potrebbe cambiare questo scenario. * L'Italia sta monitorando la situazione con “antenne alte”, controllando sequestri, acquisti, intercettazioni e gli effetti sulla salute delle persone. Tuttavia, c'è il timore che, avendo “disimparato alcune attenzioni di base” dall'era dell'eroina, l'Italia possa trovarsi impreparata di fronte a una “supereroina” come il fentanyl. * Un'altra preoccupazione attuale per l'Italia e parte dell'Europa è il consumo di crack, per il quale non esistono antidoti o trattamenti efficaci come il metadone, o il Narcan per gli oppioidi.

In sintesi, la minaccia del fentanyl in Europa e Italia è reale e silenziosa. Sebbene i sistemi di controllo sui farmaci abbiano finora agito da scudo, le caratteristiche intrinseche del fentanyl (potenza, basso costo, facilità di produzione e difficoltà di intercettazione) lo rendono un pericolo imminente. I segnali di presenza ci sono già, e gli esperti avvertono che è fondamentale non abbassare la guardia e aumentare l'informazione, in particolare nelle scuole, perché “senza informazione questa guerra la perdiamo prima ancora di combatterla”.

#fentanyl#fentanil


Segui il blog e interagisci con i suoi post nel fediverso. Scopri dove trovarci:l.devol.it/@CoopIntdiPoliziaTutti i contenuti sono CC BY-NC-SA (creativecommons.org/licenses/b…)Le immagini se non diversamente indicato sono di pubblico dominio.



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Si nasce strava e si muore Komoot



La bicicletta è, probabilmente, l'unica cosa nella mia vita che mi abbia dato un senso di progressione, almeno all'inizio: la differenza tra un'uscita e la successiva era tangibile, premettendo che ho iniziato a pedalare tardissimo.

Ho imparato, da piccolo, su un balcone minuscolo andando avanti e indietro, i miei volevano che imparassi ad andare in bici, ma poi mi hanno sempre ostacolato. Quella biciclettina è andata venduta appena ho imparato, così come è andata venduta, ben presto una graziella pieghevole col freno posteriore a contropedale. che fu venduta dopo poche settimana. Poi ho insistito per anni e non hanno mai ceduto. Dopo un trasloco in un'altra regione, ormai decisamente adulto, ne ho presa una. E poi un'altra, finalmente ce le ho e me le tengo.

Come detto in apertura, tornare in sella dopo decenni è un crescendo, fisico e di sensazioni. Muscoli si riattivano in maniera diversa e dolgono per qualche giorno, la bici sembra dura anche con rapporti che poi scopri essere leggeri, alla prima salita del 3-4% ti aspettano fiatone e battiti accelerati, per non parlare di pendenza davvero importanti! Il cuore inizia a battere così forte che sembra di sentirlo premere in gola, l'ossigeno non basta mai e sembra di non poter respirare abbastanza in fretta da sopravvivere, meglio fermarsi cinque minuti.

Quella salita sembra impossibile, la prima volta. Poi ci si riprova e sembra che qualcosa si stia sciogliendo, possiamo farcela... invece no, dobbiamo prima fermarci a riposare tre volte, poi due, ma infine la cima è nostra. Quando riusciamo a farcela in una sola tirata, la soddisfazione è fuori scala. Tutto sommato, non siamo i catorci che credevamo di essere, chissà a quali prestazioni potremo presto ambire. È il momento di attrezzarci per registrare e analizzare le nostre uscite.

Ho iniziato con OsmAnd~, che ha un nome orrendo ma in fatto di GPS (e interfacce complicate) credo abbia pochi rivali nel suo campo. Successivamente, ho voluto provare gli smartband economici della Xiaomi e l'esperienza è stata decisamente deludente; infine, son passato a un ciclocomputer economico della Bryton. Per l'analisi dei dati, ho creato un account su Strava, per quanto non sia sicuramente un amante dei servizi centralizzati nelle mani dei soliti noti, ma tant'è... poi già c'era un mio amico, che pedala da molto più tempo e da molti più chilometri, ho iniziato a seguirlo e ora ne seguo una decina. Conto di provare una qualche istanza pubblica di Wanderer, prima o poi.

Strava usa i soliti mezzi, gamification compresa, per spingerci alla prestazione, al progress, “la canzone è sempre la stessa”. Carichi una traccia, rifai il percorso una volta, due. Strava confronta i tuoi tempi, sottolinea i miglioramenti, insinua che tu, come ciclista, possa farti notare in qualche modo, in mezzo a migliaia di altri account che incrociano i tuoi percorsi. Forse un poco ci credi, ma sono abbastanza disilluso e, nel frattempo, appena comprata la seconda bicicletta, quella buona, mi sono iscritto a Komoot, che è sempre altra roba proprietaria finita nelle mani dei soliti.

Tutto molto esaltante, fino a quando Strava non ci dice più che abbiamo battuto i nostri record, anzi: le prestazioni iniziano ad assestarsi, se non a diminuire. Siamo arrivati in cima, abbiamo già dato il nostro meglio, compatibilmente con età, forma fisica e allenamento. L'unico modo per ricevere altre scariche di gratificazione da Strava, sarebbe mettersi sotto e iniziare ad allenarsi seriamente, curare l'alimentazione come i pro... a che pro, dico io? Davvero abbiamo tempo e voglia, vogliamo cresce all'infinito come si crede possa e debba fare il PIL?

Non io, non ho tempo, voglia e possibilità. Non ho voglia di rendere più eroiche le mie uscite, voglio renderle più soddisfacenti. Voglio fermarmi più spesso ad ammirare il paesaggio e scattare qualche foto, voglio fare la discesa godendomi un po' di riposo dopo le pene della salita, senza badare alla velocità massima. Le salite voglio farle al ritmo che mi pare, per non scollinare mezzo morto, ma con quella sensazione di leggerezza mentale e beatitudine temporanea che dovrebbe accompagnarci per tutto il tempo. Sapete una cosa? Ci sto riuscendo: pazienza se perdo cinque minuti ogni ora, la soddisfazione non è riconducibile a una cifra, ma la so riconoscere benissimo.

Komoot è molto più interessante, dal punto di vista della pedalata in super relax. Non ci sono comparazioni, né con prestazioni passate né con gli altri, le statistiche sono quelle di base. Niente VAM e KOM, niente potenza stimata o rilevata. Gli iscritti sono più propensi a caricare foto, a lasciare qualche testimonianza sulle proprie uscite, qualcosa che vada oltre la sterile precisione del numero. È più istintivo rendersi conto che c'è una persona dietro quella traccia, una persona più interessata a godersi l'attimo che a migliore in un segmento o alzare la velocità media. Una persona che potrei essere io.

Non ho cancellato l'account di Strava, continuo a caricare le mie uscite e a cercare nuovi ciclisti in zona, ma la filosofia di Komoot è indubbiamente più vicina al Super Relax.

Ah, se solo l'avessi capito pri... no, non sarebbe cambiato nulla, perché della competizione non me ne è mai importato nulla e quel che voglio dalla bicicletta, ora, è recuperare tutte le sensazioni scivolatemi via in passato, fin quando avrò la forza e la voglia di pedalare.


log.livellosegreto.it/superrel…


Si nasce strava e si muore Komoot


La bicicletta è, probabilmente, l'unica cosa nella mia vita che mi abbia dato un senso di progressione, almeno all'inizio: la differenza tra un'uscita e la successiva era tangibile, premettendo che ho iniziato a pedalare tardissimo.

Ho imparato, da piccolo, su un balcone minuscolo andando avanti e indietro, i miei volevano che imparassi ad andare in bici, ma poi mi hanno sempre ostacolato. Quella biciclettina è andata venduta appena ho imparato, così come è andata venduta, ben presto una graziella pieghevole col freno posteriore a contropedale. che fu venduta dopo poche settimana. Poi ho insistito per anni e non hanno mai ceduto. Dopo un trasloco in un'altra regione, ormai decisamente adulto, ne ho presa una. E poi un'altra, finalmente ce le ho e me le tengo.

Come detto in apertura, tornare in sella dopo decenni è un crescendo, fisico e di sensazioni. Muscoli si riattivano in maniera diversa e dolgono per qualche giorno, la bici sembra dura anche con rapporti che poi scopri essere leggeri, alla prima salita del 3-4% ti aspettano fiatone e battiti accelerati, per non parlare di pendenza davvero importanti! Il cuore inizia a battere così forte che sembra di sentirlo premere in gola, l'ossigeno non basta mai e sembra di non poter respirare abbastanza in fretta da sopravvivere, meglio fermarsi cinque minuti.

Quella salita sembra impossibile, la prima volta. Poi ci si riprova e sembra che qualcosa si stia sciogliendo, possiamo farcela... invece no, dobbiamo prima fermarci a riposare tre volte, poi due, ma infine la cima è nostra. Quando riusciamo a farcela in una sola tirata, la soddisfazione è fuori scala. Tutto sommato, non siamo i catorci che credevamo di essere, chissà a quali prestazioni potremo presto ambire. È il momento di attrezzarci per registrare e analizzare le nostre uscite.

Ho iniziato con OsmAnd~, che ha un nome orrendo ma in fatto di GPS (e interfacce complicate) credo abbia pochi rivali nel suo campo. Successivamente, ho voluto provare gli smartband economici della Xiaomi e l'esperienza è stata decisamente deludente; infine, son passato a un ciclocomputer economico della Bryton. Per l'analisi dei dati, ho creato un account su Strava, per quanto non sia sicuramente un amante dei servizi centralizzati nelle mani dei soliti noti, ma tant'è... poi già c'era un mio amico, che pedala da molto più tempo e da molti più chilometri, ho iniziato a seguirlo e ora ne seguo una decina. Conto di provare una qualche istanza pubblica di Wanderer, prima o poi.

Strava usa i soliti mezzi, gamification compresa, per spingerci alla prestazione, al progress, “la canzone è sempre la stessa”. Carichi una traccia, rifai il percorso una volta, due. Strava confronta i tuoi tempi, sottolinea i miglioramenti, insinua che tu, come ciclista, possa farti notare in qualche modo, in mezzo a migliaia di altri account che incrociano i tuoi percorsi. Forse un poco ci credi, ma sono abbastanza disilluso e, nel frattempo, appena comprata la seconda bicicletta, quella buona, mi sono iscritto a Komoot, che è sempre altra roba proprietaria finita nelle mani dei soliti.

Tutto molto esaltante, fino a quando Strava non ci dice più che abbiamo battuto i nostri record, anzi: le prestazioni iniziano ad assestarsi, se non a diminuire. Siamo arrivati in cima, abbiamo già dato il nostro meglio, compatibilmente con età, forma fisica e allenamento. L'unico modo per ricevere altre scariche di gratificazione da Strava, sarebbe mettersi sotto e iniziare ad allenarsi seriamente, curare l'alimentazione come i pro... a che pro, dico io? Davvero abbiamo tempo e voglia, vogliamo cresce all'infinito come si crede possa e debba fare il PIL?

Non io, non ho tempo, voglia e possibilità. Non ho voglia di rendere più eroiche le mie uscite, voglio renderle più soddisfacenti. Voglio fermarmi più spesso ad ammirare il paesaggio e scattare qualche foto, voglio fare la discesa godendomi un po' di riposo dopo le pene della salita, senza badare alla velocità massima. Le salite voglio farle al ritmo che mi pare, per non scollinare mezzo morto, ma con quella sensazione di leggerezza mentale e beatitudine temporanea che dovrebbe accompagnarci per tutto il tempo. Sapete una cosa? Ci sto riuscendo: pazienza se perdo cinque minuti ogni ora, la soddisfazione non è riconducibile a una cifra, ma la so riconoscere benissimo.

Komoot è molto più interessante, dal punto di vista della pedalata in super relax. Non ci sono comparazioni, né con prestazioni passate né con gli altri, le statistiche sono quelle di base. Niente VAM e KOM, niente potenza stimata o rilevata. Gli iscritti sono più propensi a caricare foto, a lasciare qualche testimonianza sulle proprie uscite, qualcosa che vada oltre la sterile precisione del numero. È più istintivo rendersi conto che c'è una persona dietro quella traccia, una persona più interessata a godersi l'attimo che a migliore in un segmento o alzare la velocità media. Una persona che potrei essere io.

Non ho cancellato l'account di Strava, continuo a caricare le mie uscite e a cercare nuovi ciclisti in zona, ma la filosofia di Komoot è indubbiamente più vicina al Super Relax.

Ah, se solo l'avessi capito pri... no, non sarebbe cambiato nulla, perché della competizione non me ne è mai importato nulla e quel che voglio dalla bicicletta, ora, è recuperare tutte le sensazioni scivolatemi via in passato, fin quando avrò la forza e la voglia di pedalare.




Robert Wyatt - Different Every Time (2014)


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Ci sono musicisti che, spinti da una sorta di bulimia produttiva, inondano il mercato con decine di produzioni. Sparano nel mucchio, in pratica, sperando di cogliere qualche bersaglio grosso. A volte ci riescono. Ce ne sono altri che sembrano distillare le proprie creazioni, centellinando occasioni ed uscite. Poi però va a finire che, nella conta degli anni e dei decenni, anche i distillatori di note hanno lasciato attorno a sé tracce consistenti. Tutte utili, però. A volte utili e indispensabili. Altre ancora indispensabili e radiose. Come quelle dell'Angelo Rosso in catene sulla sua sedia a rotelle Robert Wyatt. Che è anziano e acciaccato, come la sua dolcissima compagna di sempre Alfreda Benge. Non va più sui palchi, ma quando fa uscire qualcosa è bene precipitarsi a procurarselo... artesuono.blogspot.com/2014/11…


Ascolta: album.link/i/947726919



noblogo.org/available/robert-w…


Robert Wyatt - Different Every Time (2014)


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Ci sono musicisti che, spinti da una sorta di bulimia produttiva, inondano il mercato con decine di produzioni. Sparano nel mucchio, in pratica, sperando di cogliere qualche bersaglio grosso. A volte ci riescono. Ce ne sono altri che sembrano distillare le proprie creazioni, centellinando occasioni ed uscite. Poi però va a finire che, nella conta degli anni e dei decenni, anche i distillatori di note hanno lasciato attorno a sé tracce consistenti. Tutte utili, però. A volte utili e indispensabili. Altre ancora indispensabili e radiose. Come quelle dell'Angelo Rosso in catene sulla sua sedia a rotelle Robert Wyatt. Che è anziano e acciaccato, come la sua dolcissima compagna di sempre Alfreda Benge. Non va più sui palchi, ma quando fa uscire qualcosa è bene precipitarsi a procurarselo... artesuono.blogspot.com/2014/11…


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