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Contrasto internazionale alla «dark fleet»: c'è chi suggerisce di impiegare Carabinieri e Guardia di Finanza per combattere gli armatori che aiutano la Russia ad eludere le sanzioni


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La «dark fleet» (letteralmente Flotta Oscura) è una rete di navi e armatori che aiuta la Russia a eludere le sanzioni occidentali trasportando petrolio e altri beni, ponendo una sfida all’applicazione del regime delle sanzioni (maritime-professionals.com/the…).

Recentemente un rapporto del think thank Usa Atlantic Council esalta le forze di polizia italiane, che hanno le competenze più indicate al mondo per smascherare gli armatori ombra. Il rapporto (atlanticcouncil.org/in-depth-r…) suggerisce che i governi occidentali dovrebbero sfruttare forze investigative come i Carabinieri italiani e la Guardia di Finanza per scoprire le vere strutture proprietarie di queste navi.
Una volta individuate, misure come negare il visto ai proprietari e alle loro famiglie dovrebbero essere utilizzate come deterrente.

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Il coinvolgimento di Carabinieri e la Guardia di Finanza italiani viene presentato come una potenziale soluzione per i governi occidentali che cercano di affrontare questo problema.

Ad esempio l’UE sta valutando un nuovo pacchetto di sanzioni che consentirebbe agli Stati membri del Mar Baltico di ispezionare il carico e i documenti delle navi, comprese le petroliere, nelle loro acque.
Il Regno Unito ha iniziato a richiedere dati assicurativi alle navi che transitano lungo la sua costa meridionale.
Viene inoltre suggerito che un’agenzia europea dedicata istituisca un sistema di tracciamento per la flotta oscura.
Altra misura potrebbe essere fare pressione sui registri delle “bandiere di comodo”.

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Il rapporto rileva che, dietro le quinte, i governi occidentali hanno cercato di fare pressione su alcuni stati affinché si astenessero dal registrare le navi della «flotta oscura», ma questi sforzi non hanno avuto successo.
Il rapporto chiede quindi un maggiore impegno da parte degli stati costieri per contrastare queste “bandiere di comodo” utilizzate dalla «flotta oscura».
Oltre il 20% delle navi della «flotta oscura» si sono rifiutate di utilizzare i piloti durante l’attraversamento dello stretto danese, il che è visto come un modo per evitare controlli.
Incoraggiare l'utilizzo dei piloti invocando i principi di "buona condotta marittima" viene suggerito come potenziale deterrente.
L’obiettivo generale è aumentare la trasparenza ed il monitoraggio della «flotta oscura» per ostacolare la sua capacità di aiutare la Russia a eludere le sanzioni.


Il rapporto avverte inoltre che, man mano che la flotta oscura continua a operare e a crescere, emergerà un settore marittimo alternativo che minaccia non solo le singole navi e gli stati costieri, ma il funzionamento dell’ordine marittimo globale.

@Politica interna, europea e internazionale



Oggi, 11 dicembre, 80 anni fa


Gianni Morandi

Nasce a Monghidoro (Bologna) Gianni Morandi.
Da giovane lavora come venditore di bibite nel cinema della sua città, ma anche come aiutante del padre nel negozio di calzolaio.
Diverrà uno dei più famosi cantanti italiani, anche all'estero, nonché attore e presentatore televisivo.

#GianniMorandi
@Storia

youtu.be/3_vXL8UeDk4?feature=s…



Il servizio del Tg3, andato oggi in onda nelle edizioni delle 14,20, ha confermato quanto ho denunciato immediatamente. In un impianto ENI inserito nella Direttiva Seveso III a effettuare le operazioni di carico delle autobotti non sono lavoratori specializzati con contratto dei chimici ma gli stessi camionisti. Per questo sono morti loro. Su questa gravissima circostanza presenterò un esposto all’autorità giudiziaria nelle prossime ore.

Gli autotrasportatori sono stati ammazzati da un sistema che scarica su di loro le operazioni di carico ad alto rischio.

A Calenzano, come ovunque in Italia, anche negli impianti Eni, si è risparmiato sui costi del personale per il carico facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno quasi sempre una formazione specifica né tanto meno opportuna copertura assicurativa. Questo sistema, che coinvolge anche una grande società come Eni, crea una situazione di altissimo rischio considerato che così si gestiscono quasi ovunque in Italia materiali infiammabili e tossici

Si tratta di una cosa che in Germania, in Francia e gran parte d’Europa non accade: in altri paesi l’autotrasportatore consegna il mezzo agli operatori e ci risale sopra dopo che il personale ha concluso le operazioni. Per assicurarsi i contratti le ditte di trasporti accettano di farsi carico di queste operazioni e così fanno anche i padroncini che, essendo cottimisti e subordinati, sono di fatto l’anello debole della catena dei subappalti, costretti a lavorare perennemente nella fretta.
È molto grave che ENI non abbia ancora fornito informazioni al riguardo. Le autorità competenti dovrebbero appurare immediatamente se queste sono le circostanze della strage. Non accetto che si parli di errore umano perché, se quanto mi riferiscono camionisti è vero, degli onesti lavoratori sono morti a causa di un sistema che fa profitti sulla loro pelle. Siamo di fronte a omicidi bianchi di cui portano la responsabilità non solo l’ENI e tutte le autorità che avrebbero dovuto garantire la sicurezza. Ci rendiamo conto che questo sistema operava in un sito ad altissima pericolosità e che l’esplosione estendendosi a tutto l’impianto avrebbe potuto provocare un disastro ancor più devastante? Credo che l’autorità giudiziaria dovrebbe verificare se quanto ho appreso corrisponda al vero e inviterei le procure a estendere i controlli a tutta Italia. Non è tollerabile che in impianti che rientrano nella direttiva Seveso, o comunque ad alta pericolosità, si consentano operazioni di carico senza personale specializzato. Mi dicono che in qualche caso il personale ci sarebbe ma si tratterebbe non di lavoratori inquadrati nel contratto dei chimici ma di cooperative sociali.
La situazione che denuncio dicono che sia normale ma non lo è se Oltralpe accade il contrario. Il fatto che in questa condizione si trovano quotidianamente gli autotrasportatori italiani rende l’idea di quale sia il rispetto per le condizioni di sicurezza di chi lavora nel nostro paese. Approfittando di una normativa non chiara per quanto riguarda le competenze di caricatori e trasportatori le imprese si sono scaricate i costi relativi alla gestione di questa situazione di rischio.
Ai familiari delle vittime e dei dispersi la solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

Maronno Winchester reshared this.



#Blueshittification - Bluesky stuzzica l'attenzione con l'abbonamento a pagamento, Bluesky+, in un nuovo mockup

La startup di social network e concorrente X Bluesky sta lavorando sugli abbonamenti. La società ha annunciato per la prima volta i piani per sviluppare un nuovo flusso di entrate basato sul modello di abbonamento quando ha descritto in dettaglio la sua Serie A da 15 milioni di dollari a ottobre. Ora, i mockup che stuzzicano l'imminente abbonamento a Bluesky, insieme a un elenco di possibili funzionalità, sono stati pubblicati su GitHub di #Bluesky .

techcrunch.com/2024/12/09/blue…

@Informatica (Italy e non Italy 😁)



Posso oggi confermare quanto ho scritto ieri nel mio precedente comunicato.

Gli autotrasportatori sono stati ammazzati da un sistema che scarica su di loro le operazioni di carico ad alto rischio.
In un impianto ENI inserito nella Direttiva Seveso a effettuare le operazioni di carico delle autobotti non sono lavoratori specializzati con contratto dei chimici ma i camionisti. Per questo sono morti loro.
A Calenzano, come ovunque in Italia, anche negli impianti Eni, si è risparmiato sui costi del personale per il carico facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno quasi sempre una formazione specifica né tanto meno opportuna copertura assicurativa. Questo sistema, che coinvolge anche una grande società come Eni, crea una situazione di altissimo rischio considerato che così si gestiscono quasi ovunque in Italia materiali infiammabili e tossici

Si tratta di una cosa che in Germania, in Francia e gran parte d’Europa non accade: in altri paesi l’autotrasportatore consegna il mezzo agli operatori e ci risale sopra dopo che il personale ha concluso le operazioni. Per assicurarsi i contratti le ditte di trasporti accettano di farsi carico di queste operazioni e così fanno anche i padroncini che, essendo cottimisti e subordinati, sono di fatto l’anello debole della catena dei subappalti, costretti a lavorare perennemente nella fretta.
È molto grave che ENI non abbia ancora fornito informazioni al riguardo. Le autorità competenti dovrebbero appurare immediatamente se queste sono le circostanze della strage. Non accetto che si parli di errore umano perché, se quanto mi riferiscono camionisti è vero, degli onesti lavoratori sono morti a causa di un sistema che fa profitti sulla loro pelle. Siamo di fronte a omicidi bianchi di cui portano la responsabilità non solo l’ENI e tutte le autorità che avrebbero dovuto garantire la sicurezza. Ci rendiamo conto che questo sistema operava in un sito ad altissima pericolosità e che l’esplosione estendendosi a tutto l’impianto avrebbe potuto provocare un disastro ancor più devastante? Credo che l’autorità giudiziaria dovrebbe verificare se quanto ho appreso corrisponda al vero e inviterei le procure a estendere i controlli a tutta Italia. Non è tollerabile che in impianti che rientrano nella direttiva Seveso, o comunque ad alta pericolosità, si consentano operazioni di carico senza personale specializzato. Mi dicono che in qualche caso il personale ci sarebbe ma si tratterebbe non di lavoratori inquadrati nel contratto dei chimici ma di cooperative sociali.
La situazione che denuncio dicono che sia normale ma non lo è se Oltralpe accade il contrario. Il fatto che in questa condizione si trovano quotidianamente gli autotrasportatori italiani rende l’idea di quale sia il rispetto per le condizioni di sicurezza di chi lavora nel nostro paese. Approfittando di una normativa non chiara per quanto riguarda le competenze di caricatori e trasportatori le imprese si sono scaricate i costi relativi alla gestione di questa situazione di rischio.
Ai familiari delle vittime e dei dispersi la solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista



Non erano passate neanche 48 ore dalla fine dal regime di Assad e Italia, Austria, Germania e Regno Unito, già avevano deciso di sospendere le richieste di asilo. Ora che gli jihadisti di Al Qaeda hanno preso Damasco la Siria sarebbe diventata un paese sicuro dove si rispettano i diritti umani? Le milizie jihadiste finanziate da Turchia, Usa, petromonarchie e chissà quanti alleati del cd “mondo libero” oggi parlano di liberazione, ma quale è il futuro che attende la popolazione siriana in tutte le sue complesse componenti? Non lo sappiamo, nessuno può saperlo, ma intanto, col cinismo tipico delle post democrazie europee, si è deciso di sospendere le richieste d’asilo per uomini e donne che dalla Siria sono fuggiti. Questo dopo che, dal 2016, l’UE ha regalato miliardi di euro al regime di Erdogan, per trasformare la Turchia in un carcere a cielo aperto per siriani e non solo, tentando di fermare chi cercava scampo nei Paesi dell’Unione. Facciamo presente che oggi la Siria è nella stessa situazione della Libia nel 2011 con distruzioni ancor maggiori e la presenza di diverse milizie di fondamentalisti, nonché di truppe straniere provenienti da vari paesi. Nel nord è in atto l’attacco di jihadisti e turchi contro i curdi. La scelta dei governi europei di sospendere diritto di asilo è un atto di sciacallaggio vero e proprio che distrugge ogni vincolo del diritto internazionale, che dimostra, per l’ennesima volta, come le guerre costituiscano il paradigma strutturale di questa Europa, capace di armare chi fa comodo e contemporaneamente di distruggere chi lotta per la sopravvivenza. Che nessuno si azzardi a costringere, chi non lo vuole, a tornare in quei luoghi che dal 2011 sono macellerie in cui diversi carnefici si sono avvicendati. Chi propone tale scelta è da considerarsi complice della distruzione del diritto d’asilo e di crimini contro l’umanità. Perchè tutta questa fretta?

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione PRC-S.E

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Antonello Patta*

Andrea Ilari**

La vicenda dei precari del Cnr può essere assunta per tante regioni a metafora di un paese il cui futuro è messo in crisi da politiche che sprecano risorse e competenze pubbliche straordinarie mentre distruggono la vita delle persone.
Nel CNR ci sono 4000 precari della ricerca giovani e meno giovani, assegnisti e tempi determinati. Questi uomini e queste donne si sono laureati e molti di loro (quelli che lavorano nella ricerca) hanno conseguito il dottorato. Sono tutti formati per lavorare nel campo della ricerca e sviluppo. Poiché i governi italiani in modo miope investono poco nella ricerca molti di loro vanno a lavorare all’estero. Un sondaggio informale promosso dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel 2021 tra le diverse Sedi diplomatiche italiane ha contato circa 33mila ricercatori italiani all’estero. Il gruppo più grande è quello degli Stati Uniti, dove è stimato lavorino più di 15.000 scienziati italiani. Quindi con i soldi delle nostre tasse formiamo giovani ricercatori che poi saranno accolti da altri paesi dove le condizioni di lavoro sono senz’altro migliori.
Parte dei soldi del PNRR, una piccolissima parte sono stati spesi in ricerca e sviluppo e sono stati assunti molti ricercatori a tempo determinato con la promessa di una futura stabilizzazione, ma alle promesse come spesso accade non ha fatto seguito nessuna azione concreta. Non solo; la bozza della legge di bilancio prevede un blocco del 25 % del turn over e un aumento dell’età pensionabile che ridurrebbero ulteriormente le possibilità di impiego dei lavoratori del CNR. È in risposta a tutto ciò che ha ripreso vita il movimento precari uniti del CNR che ha cominciato a mettere in atto delle azioni di protesta.
Il 28 novembre 2024 le OO.SS. FLC CGIL e Federazione UIL Scuola RUA, insieme al movimento dei Precari Uniti, hanno indetto un’assemblea nazionale dei precari del CNR. L’evento ha registrato una partecipazione così straordinaria , sia precari che strutturati, provenienti da tutta Italia, che l’incontro, è stato spostato in uno spazio più grande dove si sono visti anche numerosi esponenti politici e rappresentanti degli organi di stampa.
Dietro questa grande spinta dal basso FLC CGIL e Federazione UIL Scuola RUA hanno rinnovato con forza la richiesta alla Presidente di avviare una ricognizione puntuale dei lavoratori precari in possesso dei requisiti previsti dalla normativa Madia (Dlgs 75/2017) per dare seguito al processo di stabilizzazione. Cosa possibile solo con un cambio di rotta rispetto alle previsioni contenute nella prossima Legge di Bilancio, che taglia fondi e personale.
La Presidente, dopo un breve e iniziale incontro avvenuto nell’atrio del CNR con le OO.SS. e una rappresentanza dei lavoratori precari, ha dichiarato che l’Ente, al momento, non intende procedere con le stabilizzazioni.
Questa posizione, ritenuta insufficiente e inaccettabile dall’assemblea, ha portato alla decisione di proseguire la mobilitazione, proclamando un’assemblea permanente presso il CNR. L’obiettivo è ottenere risposte chiare e concrete, sia dalla Presidente sia dal Governo, per porre fine alla condizione di precarietà che mina la dignità dei lavoratori del CNR.
Con questi obiettivi la lotta, con il presidio sulla scalinata della sede centrale del CNR, continua, forte della solidarietà delle lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato della CGIL e della UIL e del sostegno manifestato dal segretario della CGIL Maurizio Landini e dalla segretaria dell’FLC CGIL Gianna Fracassi
Come Prc sosteniamo questa lotta che rappresenta un esempio importante per i milioni di lavoratrici e lavoratori assunte/i con contratti precari, bassi salari e scarse tutele; sono ben 3 milioni in Italia, 500 mila nel pubblico, gli occupati a termine impiegati in tutti i settori pubblici e privati e considerati oramai come un fenomeno fisiologico nonostante le scarse tutele e i bassi salari con retribuzioni medie intorno ai 10 mila euro.

Numeri che fanno ben capire l’importanza della costruzione di un fronte di lotta di tutto il vario mondo dellle lavoratrici e dei lavoratori precari, un passaggio decisivo per la riunificazione di tutto il mondo del lavoro contro questo governo che continua a portare avanti le politiche neoliberiste che hanno frantumato la classe in lavoratori di serie A e di serie B per ridurre salari e diritti di tutte e tutti.

*responsabile nazionale lavoro del Prc
*Primo ricercatore del CNR, Direttivo FLC-CGIL Rieti-Roma Est -Valle dell’Aniene



I seminari autunno-invernali di Rifondazione - 6 Le classi sociali nell’Italia di oggi Pier Giorgio Ardeni discussant: Loris Caruso Tania Toffanin Marco Fama Lunedì 9 dicembre 2024 Cinquant’anni fa Paolo Sylos Labini pubblicò il “Saggio sulle classi sociali”, un libro che rivoluzionò l’idea stessa della struttura sociale italiana, mettendo in luce come negli anni del [...]


Leggo sulle agenzie che morti e dispersi sarebbero operai alla guida delle autobotti. Non so se siano dipendenti ENI ma ho la sensazione che si tratti di camionisti.
Come mi ha segnalato un compagno autotrasportatore negli ultimi anni in generale, e anche negli impianti Eni (non ho notizie dirette al riguardo sull’impianto di Calenzano), si è risparmiato sui costi del personale che curava il carico facendo fare direttamente ai camionisti un lavoro per il quale non hanno una formazione specifica né tantomeno opportuna copertura assicurativa. Il compagno mi faceva presente l’altissimo rischio rappresentato da questa situazione considerato che si trasportano materiali infiammabili e tossici.

Si tratta di una cosa che in Germania, in Francia e gran parte d’Europa non accade e un tempo pare che non accadesse neanche in Italia. Per assicurarsi contratti le ditte di trasporti accettano di farsi carico di queste operazioni e così fanno anche i padroncini che, essendo cottimisti e subordinati, sono di fatto l’anello debole della catena dei subappalti, costretti a lavorare perennemente nella fretta.
Se fossero queste le circostanze dell’incidente non si potrebbe che parlare non di errore umano ma di omicidio sul lavoro. Sarebbe gravissimo verificare che in impianti che rientrano nella direttiva Seveso si consentano operazioni senza personale specializzato.

Questa ipotesi che formulo riguarda una condizione in cui si trovano quotidianamente gli autotrasportatori che rende l’idea di quale sia il rispetto per le condizioni di sicurezza di chi lavora nel nostro paese. Siamo di fronte a un vuoto normativo per quanto riguarda le competenze di caricatori e trasportatori che consente questa situazione di rischio.
Ai familiari delle vittime e dei dispersi la solidarietà del Partito della Rifondazione Comunista.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista



Due morti, nove feriti (due in gravi condizioni) e 3 dispersi, grave inquinamento del territorio da fumi tossici nocivi per la salute: è il bilancio provvisorio dell’esplosione di un deposito Eni avvenuta poco dopo le 10 di questa mattina a Calenzano, in provincia di Firenze.

Di nuovo morti, di nuovo lavoratori uccisi vittime di una guerra senza fine contro le persone che lavorano per vivere, ma rischiano sempre più spesso di morire.
Non si parli di incidente o di tragica fatalità, siamo di fronte a un’altra strage annunciata: la pericolosità del deposito petrolifero era nota da anni e nonostante ciò, ancora una volta ha prevalso il primato del profitto rispetto a tutto, vita delle persone compresa.
Carenza assoluta di controlli, riduzione dei vincoli e delle penali a carico delle imprese, spingono queste ultime verso comportamenti illegali allo scopo di risparmiare sulla sicurezza, con la quasi certezza dell’impunità. Anche perché i processi quando arrivano, specie quando riguardano grandi aziende, spesso si risolvono in pene irrisorie o addirittura con la prescrizione.

Di tutto questo e della conseguente tragedia quotidiana delle morti sul lavoro non sono responsabili solo i diretti criminali che vanno puniti. Dietro queste morti c’è la responsabilità morale dei governi degli ultimi 15 anni che hanno deregolamentato sempre più il rapporto di lavoro a vantaggio delle imprese anche rendendo le lavoratici e i lavoratori sempre più ricattabili attraverso la riduzione di diritti e tutele e la diffusione della precarietà; e il governo attuale si muove nella stessa direzione.
Per porre fine a questa tragedia infinita occorre rilanciare le lotte tenendo sempre al centro gli obiettivi sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro a partire dall’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro.
Dopo le morti nel cantiere Esselunga di Via Mariti la risposta della città e delle organizzazioni sindacali è stata tempestiva e partecipata, occorre una mobilitazione altrettanto pronta di tutto il mondo del lavoro contro questa ennesima strage che colpisce tutto il territorio.

Le stragi devono finire!

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Lorenzo Palandri, segretario della federazione di Firenze
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea



Da Pericle a Ferrarotti - di Alba Vastano - Il sociologo Franco Ferrarotti analizza la scomparsa dolorosa e tragica della democrazia dalla scena sociale, addebitandone le responsabilità al disamore verso la politica, alla sfiducia verso i rappresentanti , alla perdita dei valori solidi che abbandonano la scena per lasciare lo spazio alla società liquida, (ndr, [...]



In occasione della caduta del regime tirannico del Baath in Siria.
Ai popoli liberi della Siria: curdi, arabi, siriaci, assiri, musulmani, cristiani e yazidi.

Oggi voltiamo una pagina nera della storia moderna della Siria con la caduta del regime tirannico del Baath che ha governato il Paese con la repressione e il pugno di ferro per decenni.

Il nostro popolo ha sofferto per l’emarginazione, l’oppressione e la divisione attuate dal regime per distruggere il tessuto sociale e consolidare il proprio potere. Ma la volontà del popolo è più forte di qualsiasi regime tirannico, e qui stiamo contemplando una svolta storica verso la libertà e la dignità.

In questo momento critico chiediamo a tutte le componenti della Siria settentrionale e orientale di proteggere i risultati dell’amministrazione autonoma e di stringersi attorno alle Forze Democratiche Siriane (SDF) come garanti della sicurezza e della stabilità nelle aree liberate.

L’SDF ha dimostrato di essere una forza di unificazione nazionale che ha lavorato per proteggere la popolazione in tutte le sue componenti e crede nel pluralismo e nella democrazia come base per costruire il futuro della Siria.
Noi, partiti e forze che firmano questa dichiarazione, mentre ci congratuliamo con il nostro popolo per la caduta del regime di oppressione e tirannia, affermiamo che spetta a noi aprire una nuova fase per:

  1. Garantire la sicurezza e la stabilità attraverso la cooperazione con le forze nazionali sul terreno, impedendo qualsiasi tentativo di seminare il caos o di tornare indietro.
  2. Promuovere un dialogo nazionale tra tutte le componenti del popolo siriano senza discriminazioni o esclusioni per creare le basi di una nuova Siria.
  3. Costruire una Siria pluralista, democratica e decentrata, dove ogni componente abbia il diritto di gestire i propri affari, dove i diritti umani siano rispettati e dove giustizia ed equità siano preservate per tutti.

Invitiamo inoltre il nostro popolo a essere vigile e responsabile, poiché la nuova fase è piena di sfide, ma anche di speranze, per costruire una patria democratica in cui prevalgano pace e giustizia.
Lavoriamo per una Siria democratica, pluralista e decentrata.
Gloria ai martiri della libertà.

Partiti e forze che firmano la dichiarazione:

- Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK)

  1. Partito dell’Unione Democratica.
  2. Partito Verde Democratico.
  3. Partito della Pace e della Democrazia del Kurdistan.
  4. Partito Liberale del Kurdistan.
  5. Partito Comunista del Kurdistan.
  6. Partito Democratico del Kurdistan -Siria.
  7. Partito Democratico Curdo Siriano.
  8. Partito della Sinistra Curda in Siria.
  9. Partito della Sinistra Democratica Curda in Siria.
  10. Partito del futuro siriano.
  11. Partito del cambiamento democratico del Kurdistan.
  12. Partito del Rinnovamento del Kurdistan.
  13. Unione dei lavoratori del Kurdistan.


La rete antimafia @ON si riunisce a Roma


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Recentemente a Roma, presso il Centro Operativo DIA, si è tenuto un meeting della Rete @ON (Antimafia Operational Network) con i rappresentanti delle Forze di Polizia di Belgio, Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna ed EUROPOL che unitamente, all’Italia rappresentano il Core Group del Network.

La DIA (Direzione Investigativa Antimafia) sostiene con impegno l’azione di contrasto internazionale alle mafie, anche attraverso una mirata attività di cooperazione di Polizia per il contrasto del fenomeno transnazionale delle più pericolose organizzazioni criminali.

Il recente evento romano riveste un particolare valore simbolico in quanto ricaduto a 10 anni esatti dall’istituzione della Rete @ON, con la risoluzione del 4 dicembre 2014 del Consiglio dell’Unione Europea, promossa dalla DIA, quale risultato del Dipartimento della Pubblica Sicurezza nel corso del Semestre di Presidenza italiana di turno.

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Lo scopo della Rete @ON è quello di rafforzare la cooperazione delle Forze di Polizia contro i principali gruppi della criminalità organizzata, anche di tipo mafioso, che hanno un impatto sulla sicurezza dei cittadini europei.

I gruppi criminali sottoposti ad attenzione sono italiani, di etnia albanese, euroasiatici, bande di motociclisti, ma anche quelli emergenti (Moccro Maffie, nigeriane ed altre) che pongono un serio rischio per la sicurezza e l’economia dell’UE.

La DIA ha promosso, ottenuto e gestito – quale leader dell’iniziativa – progressivi finanziamenti della Commissione UE per sostenere le attività operative delle 51 Agenzia di Polizia che aderiscono al Network in rappresentanza di 44 Paesi.

Ad oggi il Network sta supportando le Unità investigative partner in 216 investigazioni e ha finanziato 617 missioni in favore di oltre 2.500 investigatori che hanno portato all’arresto di 1.068 persone, inclusi 15 latitanti oltre al sequestro di circa 271 milioni di euro, droga, veicoli, beni di lusso ed armi.



La fine del cinquantennale regime degli Assad segna una vittoria per la Turchia, gli USA, Israele e le petromonarchie che hanno sostenuto per tredici anni la guerra per procura delle forze jihadiste. Il piano statunitense di disgregazione dei grandi stati che erano stati protagonisti molti decenni fa del nazionalismo panarabista dopo Iraq e Libia ha avuto come bersaglio la Siria. Il regime, indebolito dalla guerra civile, dalle sanzioni e dall’occupazione americana dei suoi siti petroliferi, non ha retto ulteriormente senza il supporto di Hezbollah e Iran duramente colpiti da Israele. Non è chiaro cosa sia successo in questi giorni e il ruolo svolto dalla Russia e da altre potenze. La condanna della repressione che ha caratterizzato il regime laico degli Assad certo non giustifica lo sdoganamento come liberatori degli jihadisti di Al Quaeda come Jolani e il suo HTS o degli islamisti dello SNA che con l’esercito turco attaccano il Rojava curdo, l’unica realtà di autogoverno democratico e convivenza della regione. Il presunto liberatore di Damasco ha già definito il PKK di Ocalan organizzazione terrorista. Come al solito i media occidentali sdoganano come “ribelli” i fondamentalisti islamici quando sono al loro servizio. In questo contesto l’Italia e l’Unione Europea, dovrebbero operare per garantire il rispetto dei diritti umani dell’intera popolazione siriana, vera vittima di questa guerra eterna e del diritto internazionale, la salvaguardia dell’integrità territoriale della Siria, la protezione delle minoranze e del Rojava dall’aggressione islamista e turca. una transizione democratica attraverso una conferenza di pace con tutte le forze in campo sotto l’egida del segretario generale ONU e la costruzione delle condizioni per la convivenza di tutte le comunità con il metodo del confederalismo democratico, la determinazione della natura dello stato (confederale o federale) e delle istituzioni per arrivare a libere elezioni sotto supervisione dell’ONU. Va negato qualsiasi riconoscimento internazionale a formazioni terroristiche islamiste che intendano imporre sharia e persecuzione delle donne. Su questi obiettivi proponiamo di mobilitarci unitariamente in Italia e in Europa alle forze politiche e sociali di sinistra e antifasciste e ai movimenti pacifisti, antimperialisti e femministi. Al popolo siriano, in tutte le sue componenti, vanno garantiti pace, libertà e diritti, così come alle altre popolazioni martoriate del Medio Oriente.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea



Aziende che legiferano: X aiuta ad aggiornare il Kids Online Safety Act nella spinta finale per l'approvazione alla Camera guidata dai repubblicani

Sembra che gli sponsor scommettano sul fatto che il sostegno di Elon Musk potrebbe far pendere la bilancia verso il traguardo

"Guidati da X, i nuovi cambiamenti apportati al Kids Online Safety Act rafforzano il disegno di legge, salvaguardando al contempo la libertà di parola online e assicurando che non venga utilizzata per soffocare l'espressione", hanno affermato i senatori repubblicani Blumenthal e Blackburn in una dichiarazione congiunta

theverge.com/2024/12/7/2431552…

@Politica interna, europea e internazionale




di Paolo Ferrero dal Fatto Quotidiano -

Ho letto con grande interesse l’articolo di Elena Basile uscito oggi sul Fatto quotidiano con il titolo L’occidente è in guerra, il dissenso ora si unisca. Senza voler fare torto all’articolazione dei ragionamenti ivi contenuti, mi pare di poter affermare che il centro dell’articolo – e della proposta politica ivi contenuta – si possa riassumere nella seguente affermazione: “È essenziale il contrasto alla guerra in nome della giustizia sociale, di politiche statali che limitino la belva sfrenata del mercato capitalista, degli interessi delle oligarchie della finanza. Questa è la strada”.

Condivido. La prospettiva di unire le forze che si oppongono alla guerra, alle politiche di guerra, all’austerità liberista e antipopolare ritengo sia il punto fondamentale di una politica che punti all’alternativa.

Ho letto con grande interesse l’articolo di Elena Basile uscito oggi sul Fatto quotidiano con il titolo L’occidente è in guerra, il dissenso ora si unisca. Senza voler fare torto all’articolazione dei ragionamenti ivi contenuti, mi pare di poter affermare che il centro dell’articolo – e della proposta politica ivi contenuta – si possa riassumere nella seguente affermazione: “È essenziale il contrasto alla guerra in nome della giustizia sociale, di politiche statali che limitino la belva sfrenata del mercato capitalista, degli interessi delle oligarchie della finanza. Questa è la strada”.

Condivido. La prospettiva di unire le forze che si oppongono alla guerra, alle politiche di guerra, all’austerità liberista e antipopolare ritengo sia il punto fondamentale di una politica che punti all’alternativa.

Oggi, le principali forze politiche dell’attuale schieramento bipolare, FdI da una parte e Pd dall’altra, condividono con una sintonia al limite dell’imbarazzante lo stesso impianto politico guerrafondaio e le politiche economiche ad essa connesse. Ovviamente Meloni e Schlein hanno culture politiche, linguaggi e immaginari politici assai diversi, ma concordano sull’essenziale e in sede europea lo hanno mostrato ampiamente con il sostegno a Ursula von der Leyen e al suo progetto guerrafondaio, subalterno agli interessi degli Usa e liberista e con l’incredibile voto a favore del lancio dei missili a medio raggio sulla Russia, cioè a favore della terza guerra mondiale.

La prospettiva che indica Elena Basile implica quindi che si costruisca una alternativa non solo alle destre ma anche al Pd, e che si scardini consapevolmente l’impianto bipolare oggi imperante nel nostro paese e che tanti danni ha provocato in questi decenni. Un compito arduo ma necessario, visto che è sempre più evidente che il sistema dell’alternanza non apre la strada all’alternativa ma invece la nega, in una danza immobile di alternanza tra simili che litigano su tutto salvo che sull’essenziale. Di questo si è accorta la maggioranza della popolazione che non va più a votare.

Oltre a condividere la prospettiva che propone Basile, penso anche che oggi vi siano le condizioni per realizzarla.

In primo luogo le politiche di guerra, oltre ai morti e ai feriti, producono impoverimento generale. Non solo perché l’enorme aumento delle spese militari – anche questo condiviso da centrodestra e centrosinistra – porta con sé un drammatico taglio delle spese sociali, ma perché le sanzioni economiche stanno distruggendo l’economia europea, a partire da quella tedesca e da quella italiana. Il no alla guerra non è solo un imperativo etico che riguarda la “testa”, ma una necessità sociale che riguarda la “pancia” della nostra gente. Il no alla guerra e alle politiche di riarmo è oggi una proposta politica maggioritaria nel nostro paese. Bisogna avere il coraggio di praticarla con determinazione.

In secondo luogo è del tutto evidente che in tutta Europa sta andando in crisi l’equilibrio fondato sul liberismo guerrafondaio: in Germania, in Francia ma anche in Romania e in altri paesi questa prospettiva non regge. Il caso della Francia è emblematico e occorre sottolineare la grande visione che ha animato la politica di Melenchon, che dopo aver piegato la sinistra liberista ha rotto il tabù del voto con la destra pur di arrivare a mettere in crisi il governo macronista. La situazione europea ci dice con chiarezza che il sistema centrodestra-centrosinistra, che ha gestito il liberismo di Maastricht, sta saltando e che in assenza di una risposta da sinistra saranno le forze di destra a capitalizzare questa crisi.

Infine, è sempre più evidente che l’alleanza – non solo militare – tra l’Europa e gli Usa è una fregatura. Il ciclo iniziato con la seconda guerra mondiale, discutibile ma comunque con una qualche utilità per l’Europa, è morto e sepolto. Gli Usa, mentre cercano di prolungare con la guerra la propria posizione di inaccettabile privilegio a livello mondiale, stanno succhiando sangue come un vampiro all’alleato europeo. E’ sempre più evidente che gli interessi dell’Europa non coincidono per nulla con quelli delle elites statunitensi: non coincidono sul piano delle politiche economiche, né su quello della guerra e delle politiche di riarmo. Il problema è che questo evidente sfruttamento dell’Europa da parte degli Usa è chiaro a tutti salvo che alle classi dirigenti europee che – a partire da Draghi – sono i principali fautori della sudditanza del vecchio continente.

Per tutte queste ragioni penso non solo che sia necessario costruire una convergenza tra le forze contro la guerra e contro il liberismo, ma che vi sia uno spazio politico vero per costruire questa prospettiva politica come prospettiva popolare, per costruire una coalizione popolare che, al di là delle legittime idee e differenze su mille questioni, si trovi unita sui punti fondamentali dello scontro politico odierno. Il no alla guerra e alle politiche di guerra, il no al liberismo e alle politiche di austerità, il no alla distruzione dell’ambiente, dei diritti sociali e civili costituiscono gli assi attorno a cui imbastire questa convergenza, questa coalizione popolare. Nel ringraziare Elena Basile di aver sollevato il problema non posso che dire: discutiamone e lavoriamoci!



Sulla sostanza delle cose dette da Conte sono completamente d’accordo e non mi interessa disquisire sull’uso della parola sinistra visto che in Italia è stata disonorata da governi che hanno fatto politiche antipopolari. I commentatori che attaccano Conte per la maggior parte hanno fatto da scorta mediatica alle sciagurate politiche neoliberiste del PD da cui Elly Schlein cerca di distanziarsi. La posizione di Conte sulla guerra e le politiche europee coincide con quella che Rifondazione sostiene da anni e quindi non posso che essere solidale. Non capisco perchè AVS non unisca la sua voce a quella del M5S dicendo chiaramente al PD che uno schieramento contro la destra deve avere come discriminante il no alla guerra e a un Patto di Stabilità europeo che punta sull’industria bellica e l’aumento delle spese militari. Già nel 2022 proposi una coalizione popolare pacifista e la ripropongo al M5S e AVS. Porre la discriminante della guerra non significa fare il gioco della destra ma chiedere chiarezza sulla questione fondamentale oggi in Europa. Il PD dovrebbe smetterla di essere il partito che vota per l’invio di armi a paesi belligeranti e sostiene le guerre della NATO. Anche la presa di distanza dalla commissione europea di Ursula von der Leyen è una richiesta minima. Come ripeto in ogni iniziativa unitaria contro le destre un fronte antifascista e per la Costituzione dovrebbe partire dal ripudio della guerra sancito dall’articolo 11. Per fare unità bisogna dire basta alla guerra e all’adesione all’austerità ordoliberista. Come si possono criticare i tagli alla sanità e alla spesa pubblica di Giorgia Meloni se non si mettono in discussione il Patto di stabilità e le regole europee? Sono sicuro che la maggior parte delle elettrici e degli elettori del PD e del centrosinistra chiedono politiche di pace e giustizia sociale, cioè di sinistra.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista



di Maurizio Acerbo, Paolo Berdini -

Il provvedimento che il centro destra insieme al Pd ha approvato pochi giorni fa alla Camera, è un colpo mortale alle nostre città, ma anche ai princìpi della nostra Costituzione Il cosiddetto “Salva Milano”, che una maggioranza trasversale – centro destra insieme al PD – ha approvato pochi giorni fa alla Camera, è un colpo mortale per le nostre città, ma anche per i principi della nostra Costituzione. Vediamo le tre questioni rilevanti. Da alcuni mesi la Magistratura milanese ha aperto inchieste su numerosi cantieri che, sulla base di un’interpretazione fantasiosa e disinvolta delle leggi, erano stati autorizzati.

La Camera dei Deputati entra a gamba tesa in questa vicenda prendendo le parti dei proprietari fondiari e dei costruttori con un condono che riguarda scandali inauditi (palazzi di otto piani al posto di capannoni alti quattro metri, per fare un esempio) con una “interpretazione autentica” della legge urbanistica e del testo unico dell’edilizia. Il legislatore interviene esplicitamente per rendere vano il controllo di legalità in corso.

Una mostruosità che un tempo avrebbe indignato tutta l’Italia democratica e progressista passa con il voto del principale partito di opposizione perché va in soccorso di una giunta di centrosinistra che – in continuità con le amministrazioni di destra – ha svenduto la città all’immobiliarismo. Vanno ringraziati per la loro opposizione i comitati, gli urbanisti come Sergio Brenna, anche Rifondazione e la lista “Milano in Comune” che si sono presentate in alternativa proprio denunciando questa deriva. La vandea contro la Magistratura milanese è stata scatenata sulla base di argomentazioni che capovolgono la verità dei fatti. Tutti i quotidiani di destra (Libero, Il Giornale e La Verità) hanno costruito una campagna sostenendo che, a causa delle indagini, i valori immobiliari di Milano rischiavano di precipitare e si stavano perdendo 40 miliardi di investimenti privati.

La prima tesi è completamente falsa. Le analisi sui valori immobiliari uscite in questi giorni confermano che Milano ha raggiunto livelli vertiginosi, i più alti d’Italia. Le giunte di centrosinistra che guidano da più di un decennio la città un risultato lo hanno ottenuto: hanno premiato la rendita immobiliare e nello stesso tempo espulso verso l’hinterland la parte più povera della città. La seconda tesi non dice che dietro ai 40 miliardi “scomparsi”, c’è il dato che i costruttori milanesi non hanno versato alla collettività milanese come minimo 1 miliardo di euro. E mentre i 40 miliardi torneranno sicuramente ad essere investiti, per recuperare gli oneri di urbanizzazione non versati dovremo aspettare sentenze che potrebbero non arrivare se il condono sarà approvato anche al Senato.

Quegli oneri servono per costruire servizi sociali, scuole e parchi. L’urbanistica da bere milanese ignora gli articoli 3 e 41 della Costituzione. Sala ha agito da Robin Hood alla rovescia, la Camera dei Deputati ha sancito per legge questo furto ai danni della comunità. La legge “Salva Milano” infine cancella la certezza del diritto. Si permette infatti di demolire e ricostruire nuovi edifici anche alterando i confini e le altezze esistenti. È una modalità di intervento molto delicata perché nelle città sono stratificati i diritti dei proprietari confinanti ad avere luce, panorama, e affacci. Ne sanno qualcosa gli incolpevoli cittadini milanesi che hanno visto nascere mostri di cemento di otto piani che precludono loro la vista e l’aria.

La legislazione vigente in materia, di chiaro impianto liberale, assoggettava questa modalità di intervento alla redazione di un piano urbanistico di dettaglio. Si voleva in questo modo salvaguardare quei diritti che citavamo, perché la procedura è pubblica. Vengono a conoscenza del piano consiglieri, comitati e singoli cittadini che possono, proprio in forza della legge, presentare osservazioni o eventualmente ricorrere alla giustizia amministrativa.

Non sarà più possibile. Gli “energumeni” del cemento armato – ripetiamo destra più Pd –
vogliono consentire questi interventi con una semplice comunicazione agli uffici comunali.
In tal modo conoscono lo scempio imminente solo il proprietario e il tecnico comunale. Il
modello Milano incriminato dalla Magistratura sta per diventare la nuova urbanistica da
esportare in ogni città italiana. Bisogna fermare questa vergogna.

dal Manifesto



di LAURA TUSSI Il teatro non è solo un’arte, ma può diventare uno strumento di trasformazione sociale, un mezzo per educare, sensibilizzare e costruire comunità. Theandric lo fa ispirandosi ai principi della nonviolenza. Cagliari - Theandric Teatro Nonviolento nasce con la missione di creare un teatro che oltrepassando la semplice rappresentazione artistica sia veicolo di riflessione e cambiamento, mettendo [...]


Il presidente del Senato alla presentazione di un libro sul militante del Fronte della Gioventù assassinato nel 1975: «Oggi vediamo delle scimmiottature di quegli anni che possono essere pericolose, anche se sono solo 10 invece di 1000».. Rampelli chiede una commissione d’inchiesta. Acerbo (Prc): «Vergognoso che il presidente del Senato racconti bufale per riabilitare il fascismo»

«Esiste un solo caso di violenza attribuita alla destra come quello di Ramelli che fu preso sotto casa con le stesse modalità? Io almeno non he ho memoria, non lo conosco, sicuramente a Milano no… e comunque, chi ricorda un solo caso di militanti di destra che abbiano interrotto una manifestazione o un discorso con la violenza della sinistra? Se c’è, me lo dicano».

Il presidente del Senato Ignazio La russa torna a vestire i panni del militante politico di destra. E approfitta della presentazione, ieri alla Camera, del libro «Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura» di Guido Giraudo per tornare a rimestare negli anni di piombo. «E non mi dite che questi cattivissimi di destra non avrebbero potuto rendere pan per focaccia. Ma non appartiene alla cultura né all’ideologia di destra andare sotto casa di un ragazzo e colpire una persona in questa maniera», insiste la seconda carica dello Stato, che si fa scudo del clima di quegli anni per affermare: «Quando io non pronuncio la parola “antifascista” è perché non potrò mai essere accomunato a chi in quegli anni ogni giorno andava sotto casa ad aspettare un ragazzo di destra. Io rispetto i partigiani così come quei ragazzi che combattevano per la speranza della vittoria di un’ideologia ancora più totalitaria del fascismo ma che a loro piaceva e che credevano in un futuro migliore, cioè il comunismo. Non potrò mai volermi accomunare all’antifascismo militante di quegli anni».

La Russa coglie l’occasione per un parallelo con l’attualità: «Oggi sono dieci quando una volta erano in mille, ma bastano 10 per fare i danni che fecero mille…vediamo quelle che possono sembrare delle scimmiottature di quegli anni, ma le scimmiottature possono essere pericolose». E ancora: «Per un riaccendersi della conflittualità antifascista i giovanissimi di oggi, volontariamente o meno, hanno prodotto un restringimento della memoria di Sergio, facendone troppo un simbolo identitario. Lo capisco, ma deve essere un simbolo contro la violenza tutta, dobbiamo offrire il simbolo e il sacrificio di Sergio all’Italia».

La Russa, che fu avvocato di parte civile della famiglia Ramelli, prosegue: «Sergio ha avuto per noi una influenza incredibile, ci ha fatto conservare la voglia e la necessità di proseguire il nostro impegno. Non ci sentivamo eroi. Ma se lui era morto potevamo noi deflettere in vita? È stato per tutti noi un punto di riferimento ineguagliabile. Fu Almirante a chiedermi di difendere famiglia, non ci costituimmo parte civile come partito anche se avremmo potuto perché non volemmo che fosse un processo politico».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, di Fdi: «Abbiamo il dovere dell’iniziativa, dell’azione, per raggiungere – in assenza di giustizia – almeno la verità storica di quanto di tragico accadde in quegli anni. Era una guerra civile non dichiarata, una persecuzione diffusa contro chi si presumeva fosse di destra. Ragazzi di 15-18 anni che erano armati con armi da guerra e cariche di tritolo che difficilmente potevano procurarsi da soli. Chi c’era dietro? È nostro dovere capire e conquistare la verità storica, lo dobbiamo alle famiglie di quei ragazzi e lo si può fare attraverso una commissione d’inchiesta parlamentare perché ormai non si possono riaprire i processi, tranne poche eccezioni. Spero nella convergenza dell’opposizione, perché gli anni ’70 rischiano di evaporare nella memoria del tempo».

Immediata la replica del segretario di Rifondazione Maurizio Acerbo: «È vergognoso che il presidente del Senato racconti bufale per riabilitare il fascismo. La Russa, che dovrebbe ben ricordare il corteo missino da cui fu lanciata la bomba a mano che uccise l’agente Marino, sa che i neofascisti sono stati protagonisti di episodi di violenza in tutta Italia fin dal dopoguerra e fornirono la manovalanza per le stragi che hanno insanguinato l’Italia». «Visto che ha perso la memoria – prosegue Acerbo – cito solo alcuni nomi di vittime milanesi della violenza fascista che purtroppo non vengono mai ricordate al contrario di Ramelli: Gaetano Amoroso, Alberto Brasili, Fausto Tinelli, Lorenzo Iannucci, Claudio Varalli. L’elenco sarebbe molto lungo in tutta Italia. Mi limito a citare solo Walter Rossi e Valerio Verbano, Adelchi Argada, Benedetto Petrone. Torniamo a chiedere le dimissioni di La Russa».

Fonte: il manifesto, 5 dicembre



Oggi, 5 dicembre, nel 1933


Immagine/foto

Il ventunesimo emendamento pone fine negli Stati Uniti al periodo del proibizionismo, il divieto di commerciare alcolici che aveva fatto prosperare la criminalità organizzata.

#otd
#accaddeoggi
it.m.wikipedia.org/wiki/Proibi…
@Storia



Tutte le iniziative e gli strumenti messi a disposizione da EFF per difendere il cittadino dal continuo assedio digitale alla privacy

@Etica Digitale (Feddit)

In seguito alle elezioni del 2024 negli Stati Uniti, molte persone sono preoccupate per la propria privacy digitale. EFF ha decenni di esperienza nel fornire risorse per la privacy e la sicurezza digitale. Ecco le prime dieci risorse che riteniamo più utili in questo momento

Le nostre guide di autodifesa della sorveglianza sono un ottimo punto di partenza per il tuo percorso di protezione dalle minacce digitali. Sappiamo che può essere un po' opprimente, quindi ti consigliamo di iniziare con la nostra guida sulla creazione di un piano di sicurezza, in modo da familiarizzare con le basi e decidere le tue esigenze specifiche.

Se stai creando il tuo piano di sicurezza per la prima volta, è utile sapere quali tecnologie potrebbero essere realisticamente utilizzate per spiarti. Il nostro team di Street-Level Surveillance ha trascorso anni a studiare le tecnologie utilizzate dalle forze dell'ordine e ha creato questo pratico sito Web in cui puoi trovare informazioni su tecnologie tra cui droni, riconoscimento facciale, lettori di targhe, stingray e altro ancora.

Dopo aver appreso i diversi tipi di tecnologie di sorveglianza che la polizia può acquisire dalle nostre guide sulla sorveglianza a livello stradale, potresti voler sapere quali tecnologie ha già acquistato la polizia locale.

Ci aspettiamo di vedere un aumento del doxxing e delle molestie nei confronti delle popolazioni vulnerabili da parte dei vigilantes, incoraggiati dalle politiche minacciate della nuova amministrazione. Questa guida è il nostro pensiero sulle precauzioni che potresti voler prendere se è probabile che tu venga doxxato e su come ridurre al minimo il danno se sei già stato doxxato.

Usare il telefono in generale può essere motivo di ansia per molte persone. Abbiamo una breve guida su quali considerazioni dovresti fare quando usi il telefono in tempi di crisi.

Questo post del blog contiene le nostre ultime riflessioni su come predisporre un piano di sicurezza prima di partecipare a una protesta nel campus.

Per coloro che sono già a loro agio con la Surveillance Self-Defense, potreste ricevere domande dalla vostra famiglia, dai vostri amici o dalla comunità su cosa fare ora. The Security Education Companion ha tutto ciò di cui avete bisogno per iniziare a mettere insieme un piano di formazione per la vostra comunità, dai piani di lezione e materiali consigliati alle guide per un insegnamento efficace.

Una tecnologia di sorveglianza della polizia che ci preoccupa particolarmente sono i servizi di localizzazione. Si tratta di broker di dati che ottengono la posizione del tuo telefono, solitamente tramite le stesse reti pubblicitarie invasive integrate in quasi tutte le app, e vendono queste informazioni alle forze dell'ordine. Questo post del blog entra più nel dettaglio sul problema e fornisce una guida su come proteggerti e mantenere la tua posizione privata

Eliminare la tua app di monitoraggio del ciclo mestruale potrebbe sembrare una contromisura efficace in un mondo in cui cercare cure per l'aborto è sempre più rischioso e criminalizzato, ma non è un consiglio basato sulla realtà dei modi in cui governi e forze dell'ordine raccolgono attualmente prove contro le persone che vengono perseguite per i risultati della loro gravidanza. Questo post del blog fornisce alcuni modi più efficaci per proteggere la tua privacy e le tue informazioni sensibili.

Le persone ci chiedono sempre di consigliare loro la migliore app di messaggistica crittografata end-to-end. Sfortunatamente, stiamo chiedendo una risposta semplice a una domanda estremamente sfumata. Da quando abbiamo scritto questo nel 2018, alcune aziende sono venute e se ne sono andate, ma il nostro pensiero su questo argomento non è cambiato molto.

I nostri amici del Digital Defense Fund hanno messo insieme un'eccellente raccolta di guide pensate per le persone particolarmente vulnerabili che pensano per la prima volta alla sicurezza digitale.

EFF si impegna a mantenere i propri consigli sulla privacy e sulla sicurezza accurati e aggiornati, riflettendo le esigenze di una varietà di popolazioni vulnerabili. Ci auguriamo che queste risorse ti aiutino a proteggere te stesso e la tua comunità in tempi pericolosi. Puoi condividere questo elenco completo dal nostro blog

Il post di @Electronic Frontier Foundation
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È vergognoso che il Presidente del Senato Ignazio La Russa racconti bufale per riabilitare il fascismo.

La Russa, che dovrebbe ben ricordare il corteo missino da cui fu lanciata la bomba a mano che uccise l’agente Marino, sa che i neofascisti sono stati protagonisti di episodi di violenza in tutta Italia fin dal dopoguerra e fornirono la manovalanza per le stragi che hanno insanguinato l’Italia.

Visto che ha perso la memoria

cito solo alcuni nomi di vittime milanesi della violenza fascista che purtroppo non vengono mai ricordate al contrario di Ramelli:

Gaetano Amoroso, Alberto Brasili, Fausto Tinelli, Lorenzo Iannucci, Claudio Varalli.

L’elenco sarebbe molto lungo in tutta Italia. Mi limito a citare solo Paolo Rossi, Benedetto Petrone, Adelchi Argada, Ciro Principessa, Walter Rossi, Roberto Scialabba, Rosaria Lopez, Valerio Verbano.

Torniamo a chiedere le dimissioni di La Russa.



Ieri è stata pubblicata la sentenza n.192 con cui la Corte Costituzionale risponde ai ricorsi di 4 regioni verso la Legge 86/2024 di attuazione dell’autonomia differenziata.

Il dispositivo delinea in modo articolato quanto già espresso nel comunicato della Consulta di qualche settimana fa: La legge Calderoli non è interamente incostituzionale, lo sono numerosi e importanti punti che la rendono sostanzialmente contraria ai principi di solidarietà e sussidiarietà, di indivisibilità della Repubblica e di eguaglianza dei diritti.

Il fondamento dell’impianto leghista è ribaltato: non esistono popoli regionali, i concetti di popolo e di nazione (tanto cari alla retorica meloniana) non sono frammentabili.

La centralità del Parlamento è ribadita in più punti, sulla definizione dei diritti sociali e civili da garantire a tutti e tutte, sull’esclusione dei DPCM per la quantificazione della compartecipazione al gettito fiscale, sulla titolarità ad intervenire nel merito di eventuali intese fra Stato e singola regione.

È illegittimo il trasferimento di materie strategiche che richiedono un coordinamento svranazionale (ad es. commercio, energia, trasporti, ambiente, istruzione) e quello di interi ambiti; sarebbe consentita solo la cessione di specifiche funzioni, da sottoporre ad un approfondito processo istruttorio, fatto salvo che l’uguaglianza e la solidarietà fra regioni è responsabilità dello Stato e della Pubblica Amministrazione e che vi è obbligo e non facoltatività per ciascuna regione di concorrere agli obiettivi di finanza pubblica.

Certo è che l’impianto dell’autonomia differenziata subisce un duro colpo. Bene farebbe il governo Meloni a prenderne atto, bloccando questo disegno scellerato, frutto di un accordo di governo altrettanto infame.

Nel merito del corposo documento della Consulta è necessario un serio approfondimento, anche in vista dei possibili scenari.

Tra pochi giorni è atteso il responso dell’“Ufficio Centrale per i Referendum” della Cassazione, sul trasferimento dei punti residui della legge da sottoporre a referendum abrogativo; a seguire quello della Corte Costituzionale sull’ammissibilità.

Con i Comitati che si battono da anni contro ogni autonomia differenziata e con Comitato referendario per l’abrogazione totale della Calderoli ci prepariamo ad affrontare la sfida referendaria, intensificando l’attività di sensibilizzazione e di mobilitazione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale

Tonia Guerra, resp. Nazionale Mezzogiorno e Campagna contro Autonomia Differenziata, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea



Gibuti, aumento significativo di migranti dall’Etiopia, fonte IOM

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L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ( #IOM ) segnala un aumento significativo del numero di migranti in arrivo a #Djibouti dall’Etiopia attraverso i punti di monitoraggio



Etiopia, aumentano morti di civili causa attacchi droni nella regione Amhara

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Il numero di civili uccisi negli attacchi dei droni è aumentato in modo significativo da quando è iniziato il conflitto nella regione di Amhara in Etiopia



Con la sentenza 192 relativa alla legge 86/2024, la Corte Costituzionale ha letteralmente smontato l’autonomia differenziata.

Innanzitutto, la Corte ha premesso che non si può attentare all’unità e indivisibilità della Repubblica, prescritta dall’art. 5 della Costituzione, né si possono intaccare i principi di solidarietà e uguaglianza sanciti dagli artt. 2 e 3 della Carta. Proprio in nome di questi principi fondamentali la Corte smantella la legge Calderoli, su cui 4 Regioni avevano sollevato ben 61 motivi di illegittimità costituzionale. Molti di essi non sono stati accolti; ma la Corte ha dichiarato ben 14 disposizioni normative della legge Calderoli costituzionalmente illegittime. Non si tratta di disposizioni irrilevanti, tutt’altro. Basti pensare che dell’art. 3 della legge Calderoli – quello relativo ai LEP – solo l’ultimo comma, l’11, resta in piedi, mentre ben 9 vengono dichiarati illegittimi. Il comma 3, quello sulle materie LEP e non LEP, poi, deve essere riscritto alla luce dell’interpretazione della Corte, che prescrive si debba solo e sempre parlare di funzioni trasferibili e non di materie. Tra i commi dell’art. 3 cancellati c’è quello che affidava, di fatto, al Governo la definizione dei LEP, escludendo il Parlamento. La Corte, invece, chiede che Camera e Senato riacquistino centralità, in quanto unici decisori politici legittimati a determinare i livelli dei diritti civili e sociali.

Ulteriore questione rilevante è cosa si può trasferire alle Regioni; la Corte, con le sue dichiarazione di illegittimità relative all’art. 2 della legge Calderoli, afferma che si possono trasferire solo quelle singole funzioni che, secondo il principio di sussidiarietà verticale – cioè tra diversi livelli istituzionali di governo – possono essere più efficacemente svolte a livello regionale; senza però escludere che talune funzioni possono essere anche svolte più efficacemente a livello nazionale, quando non sovranazionale, come nel caso delle infrastrutture dei trasporti, dell’energia o dell’ambiente. Secca è poi la dichiarazione della Corte rispetto alle norme generali dell’istruzione, che devono essere di competenza della legislazione nazionale, a garanzia della necessaria unitarietà e uguaglianza della scuola della Repubblica, ovunque si risieda.

Sulle procedure per stabilire e approvare le Intese il Parlamento riacquista, con la sentenza della Corte, il suo ruolo centrale, emancipandosi da quello di spettatore plaudente o dissenziente che la legge Calderoli gli attribuiva, relegato a un sì o no finale alle Intese negoziate dai Presidenti del Consiglio e della Regione. Il Parlamento potrà infatti emendare le Intese, e non solo approvarle o respingerle.

Un altro punto che merita di essere sottolineato è che le Regioni a Statuto speciale non potranno ricorrere alla legge sull’Autonomia differenziata, perché amplierebbero la loro specialità normata da apposito statuto, adottato con legge costituzionale. La sentenza mette in luce anche la contraddittorietà delle clausole finanziarie perché, per un verso, si stabilisce l’invarianza finanziaria e dall’altro si pretende di definire i LEP e i fabbisogni standard che abbisognano naturalmente di grandi risorse.

Aveva ben previsto il costituzionalista Michele Della Morte sostenendo, nell’ultima assemblea del Tavolo NO AD, che la sentenza sulla legge 86/2024 avrebbe avuto di sicuro il rilievo di quella del 2003 (la 303): una sentenza che riscrisse il Titolo V riformato nel 2001 per renderne possibile il funzionamento. I Comitati per il Ritiro di ogni Autonomia Differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti e il Tavolo NOAD rifletteranno a fondo su questa nuova sentenza della Corte Costituzionale, cominciando con l’incontro del 5 dicembre a Napoli, presso l’Istituto di Studi Filosofici, cui parteciperanno i proff. Giovanna De Minico, Claudio De Fiores, Carlo Iannello, Massimo Villone.

La Corte costituzionale non ha dichiarato la legge 86/2024 totalmente illegittima, facendola dunque sopravvivere come legge di attuazione del comma 3 dell’art. 116 Cost. Per questo riteniamo che la Corte di Cassazione avrà buoni motivi per trasferire il quesito referendario della sua abrogazione totale sul ‘residuo’ della legge Calderoli; inoltre, confidiamo nel fatto che la Corte Costituzionale a gennaio avrà buoni argomenti per dichiararne l’ammissibilità. Infatti, essendo la legge Calderoli ricondotta – con gli interventi dalla Corte costituzionale – a espressione di legittime decisioni politiche, ci auguriamo che venga data ai/alle cittadini/e la possibilità di rivendicare, altrettanto legittimamente, secondo l’art. 75 Cost., il proprio giudizio politico su di essa. Pensiamo – e auspichiamo – si tratterà di una sonora bocciatura.

Tavolo No Autonomia differenziata
Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica



Triste giornata quella in cui ci ha lasciato Iole Mancini, staffetta partigiana imprigionata e torturata dai nazisti per non aver detto loro quello che volevano sapere e cioè per non aver tradito i suoi compagni di lotta per la Liberazione. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla famiglia, all’Anpi nazionale e all’Anpi romana per la grave perdita. Se ne è andata una testimone di quello che fu uno dei periodi più bui della storia del nostro paese. Se ne è andata una testimone della Resistenza che ha speso la sua lunga vita per trasmetterne i valori alle nuove generazioni. Iole era consapevole che solo attraverso la conoscenza di quello che è stato il fascismo, dei drammi che ha prodotto si può condurre una battaglia per contrastare lo sdoganamento che è in atto. Nessuna giustificazione per chi cerca di riabilitare il fascismo, applichiamo la Costituzione che è antifascista in tutti i suoi articoli. Questo è l’insegnamento da trarre dagli interventi di Iole sempre presente alle manifestazioni antifasciste per cantare ” Bella Ciao”. E allora ciao Iole, “Bella Partigiana”

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Rita Scapinelli, responsabile dipartimento Antifascismo, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea



Bluesky praticherà verifiche più stringenti contro l'impersonificazione.

Anche se l'utente può creare un dominio personalizzato, Bluesky non supporta un sistema di verifica e questo ha attirato molti utenti a fingersi celebrità per avere più follower o, all'estremo, per aggirare altre persone.




Somalia, le autorità di Jubaland sospendono i voli

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Le autorità di Jubaland hanno sospeso tutti i voli per Raskamboni, una città di confine strategica tra Kenya e Somalia, in mezzo alle crescenti tensioni con Mogadiscio. La decisione segue le segnalazioni di



I ricercatori hanno scoperto vulnerabilità critiche nei client VPN di #PaloAlto Networks e #SonicWall, che potrebbero consentire agli aggressori di eseguire codice remoto sui sistemi Windows e macOS, installare certificati radice dannosi ed eseguire comandi privilegiati.


5 La propaganda: tra guerra, pace e intelligenza artificiale - relatore Antonio Mazzeo, Discussant: Mafe de Baggis Marco Schiaffino Francesca Fornario Lunedì 2 dicembre 2024 Se parliamo di propaganda è immediato immaginare il controllo diretto sui mezzi di comunicazione da parte di un governo autoritario. La propaganda serve a controllare il pensiero, per poterlo indirizzare [...]


di Paolo Ferrero dal Fatto Quotidiano - All’ultimo vertice di Kazan del 22 e 23 ottobre scorsi, i Brics hanno annunciato che stanno lavorando per dar vita ad un sistema di scambi monetari internazionali che non utilizzi il dollaro e che quindi ne metta in discussione il monopolio e il potere. Questa prospettiva rivoluzionaria mina [...]


Il Consiglio UE adotta le nuove leggi per rafforzare la sicurezza informatica dell’UE

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Rafforzare la solidarietà e la capacità dell’UE di individuare, preparare e rispondere alle minacce e agli incidenti informatici. È questo l’obiettivo

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