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Stati Uniti – Israele: accomunati da un insolito vizietto nel nero mare d’agosto


Non accusati, non processati, non condannati: uccisi. E' la fine che da Gaza all'Afghanistan attende i 'nemici' di Washington e Tel Aviv (non Gerusalemme, prego)

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226 complaints lodged against deceptive cookie banners


226 reclami presentati contro banner cookie ingannevoli Ultimo round sui banner cookie "One Trust": 226 reclami presentati dalla noyb contro banner cookie ingannevoli che non sono ancora conformi ai requisiti del GDPR. cookie improvements


noyb.eu/en/226-complaints-lodg…

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L’infaticabile Emmanuel ZIMMERT ha appena aggiunto due nuove app online ai servizi liberi di La Digitale: si tratta di Digicut e Digitranscode.

Il primo permette di tagliare un estratto da un file audio o video utilizzando il solo browser,
il secondo permette di convertire file audio e video in diversi formati, sempre dal browser.
L’interfaccia è solo in francese, ma i comandi sono talmente semplici che sono comprensibili anche in questa lingua, si parte sempre dalla scelta di un file sul nostro computer (Sélectionner un fichier).

Per festeggiare questa doppia uscita agostana ecco una traduzione a/al caldo delle due brevi guide all’uso. I due documenti sono distribuiti con licenza Creative Commons BY-NC-SA.

I testi originali si trovano qui:
ladigitale.dev/blog/digicut-po…
ladigitale.dev/blog/digitransc… e

È sempre bene ricordare che gli strumenti di La Digitale sono messi a disposizione gratuitamente e sono finanziati in modo partecipativo, è possibile sostenere il progetto utilizzando questa pagina: opencollective.com/ladigitale

Digicut, per tagliare un estratto da un file audio o video


di EZ
5 agosto 2022 - 3 minuti

Digicut è un'applicazione online che permette di tagliare un estratto da un file audio (.mp3, .wav, .m4a, .ogg, .flac, .aac, .wma) o da un video (.wmv, .avi , . webm, .mkv, .ogm, .mp4, .m4v, .mov, .flv) in diversi formati.
I file vengono elaborati localmente nel browser e non vengono caricati sul server La Digitale.
L'operazione è molto semplice: basta navigare all'interno del file e cliccare sui pulsanti Définir début (Imposta inizio) e Définir fin (Imposta fine) negli orari definiti per indicare i punti di inizio e fine dell'estratto.

Per i video sono disponibili due impostazioni aggiuntive:
• la possibilità di effettuare catture in formato jpeg (pulsante con l'icona della fotocamera a destra del pulsante Estrai);
• la possibilità di salvare l'estratto con la massima precisione: l'elaborazione è molto più lenta, ma risolve i problemi di schermata nera all'inizio o alla fine dell'estratto.


Digitranscode, per convertire file audio e video


di EZ
5 agosto 2022 - 3 minuti


Digitranscode è un'applicazione online che converte file audio (.mp3, .wav, .m4a, .ogg, .flac, .aac, .wma) e video (.wmv, .avi, .webm, .mkv, .ogm, .mp4, .m4v, .mov, .flv) in diversi formati.
I file vengono elaborati localmente nel browser e non vengono caricati sul server di La Digitale.
Lo strumento offre anche impostazioni per ottimizzare le dimensioni dei file.

Per l'audio:
• qualità (velocità di trasmissione dati in Kb al secondo): 96 / 128 /192 / 256
• la frequenza di campionamento (in Hz): 22050 / 44100 / 48000
• il numero di canali: mono (1 canale) / stereo (2 canali)
• il formato di uscita: mp3, ogg, aac, m4a
Ad esempio, per ottimizzare un file audio con voce per la pubblicazione online: 96 o 128 kb/s / 44100 Hz / mono / ogg o mp3.

Per il video:
• qualità (bit rate video in Kb al secondo): qualità originale / da 1000 a 3000
• risoluzione (in pixel): risoluzione originale / 640x480 (SD) / 1280x720 (HD) / 1920x1080 (Full HD)
• il formato di uscita: mp4, webm, mkv, mov
Lo strumento consente anche di estrarre da un video la traccia audio in formato mp3 o di rimuovere la traccia audio dal file transcodificato.



#PNRR, al via il “Piano Scuola 4.0”: uno stanziamento di 2,1 miliardi di euro per trasformare 100.000 classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e creare laboratori per le professioni digitali del futuro negli istituti scolastici del…
#pnrr


Tiene la tregua fra Israele e il gruppo militante della Jihad Islamica che ha portato al cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dopo tre giorni di violenze e 44 palestinesi morti.


Kenya: al voto per un cambiamento impossibile


Economia al centro dell'attenzione, con i giovani orfani di programmi di lavoro. La voglia di cambiare è svanita

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L’insicurezza energetica e alimentare sopravviverà alla guerra in Ucraina


È molto probabile che un regime di prezzi elevati del petrolio persista nel medio termine (cioè nei prossimi anni) con sanzioni ancora più severe sulla fornitura di petrolio, carbone e prodotti petroliferi russi. Ugualmente colpita dalla guerra è la produzione e la fornitura di grano, mais, orzo e olio commestibile dall’Ucraina. Una prospettiva a lungo [...]

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La visita di Pelosi potrebbe far deragliare il compromesso USA-Cina su Taiwan


C’è molta colpa per l’apparente quarta crisi dello Stretto di Taiwan dell’agosto 2022. La politica statunitense intensamente partigiana ha preso l’ordine internazionale liberale per una corsa pericolosa. Le politiche sempre più nazionalistiche in Cina hanno prodotto un comportamento di politica estera assertivo e nell’era dei social media, le emozioni in tutto il Pacifico stanno ribollendo. [...]

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Ucraina, Taiwan e Iran: la crisi a tre fronti che Biden deve evitare


Gli americani sono stanchi, in disaccordo con se stessi e incapaci di gestire più intrecci stranieri, tanto meno la catastrofe su tre fronti che incombe davanti a noi. Eppure eccoci qui, con gli Stati Uniti che potrebbero affrontare una guerra prolungata in Ucraina che rischia di degenerare in un confronto diretto USA-Russia, il crollo dell’accordo [...]

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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Purtroppo la sua più grande forza sta nella quantità di utenti ridicolmente alta che possiede. Nom usando instagram a volte me lo scordo, ma è il biglietto da visita/vetrina della maggior parte delle persone, giovani soprattutto.

Quando ci si conosce ci si aggiunge su instagram, se ti piace il tipo/a assedi il suo account e guardi le storie ecc.

Per cui sì, può fare schifo e permettersi di farlo.



Anti-americanismo e propaganda russa in Grecia


La politica estera del governo greco nei confronti della Russia ha suscitato reazioni nei partiti parlamentari politicamente opposti e nell’opinione pubblica. Le reazioni variano: dai sentimenti antiamericani dei partiti di sinistra e di estrema destra; forse nel tentativo di ottenere vantaggi politici. In questo contesto, la propaganda russa ha trovato ancora una volta il modo [...]

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Elezioni in Kenya: 5 motivi per cui i Paesi vicini le guardano da vicino


Il Presidente del Kenya Uhuru Kenyatta – il cui mandato scade dopo le urne del 9 agosto – è stato una figura chiave nell’Africa orientale. Negli ultimi nove anni ha cercato di creare mercati e affrontare questioni come la pace, la malaria e il cambiamento climatico. All’interno della Comunità dell’Africa orientale, ha segnato la fine [...]

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Kenyans will soon head to the polls to elect a new President. Elections have always been a delicate moment for the country, sparking fierce contestations.


La visita di Pelosi a Taiwan e i limiti della strategia americana


È tempo che i leader americani smettano di inquadrare la politica internazionale come una competizione tra democrazie e autocrazie

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F-35 italiani alle esercitazioni israeliane “Lightning Shield”


Dieci giorni fa una delegazione militare israeliana è stata ricevuta a Roma dove si è incontrata con il segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano L'articolo F-35 italiani alle esercitazioni israeli

di Antonio Mazzeo –

Pagine Esteri, 28 luglio 2022 – Quattro cacciabombardieri F-35 dell’Aeronautica militare italiana sono in Israele per partecipare a una complessa esercitazione aerea nel deserto del Negev con i velivoli “cugini” delle forze armate israeliane utilizzati nei bombardamenti in Siria.

Il comando dell’Israeli Air Force ha reso noto che martedì 23 luglio ha preso il via nel sud di Israele l’esercitazione bi-nazionale Lightning Shield (letteralmente Scudo di Fulmine). Le attività addestrative avranno la durata di una settimana e vedono la partecipazione di un imprecisato numero di cacciabombardieri F-35I “Adir” del 118th Lions dello Squadrone Sud e del 140th Golden Eagle Squadron dell’Aeronautica israeliana e quattro caccia F-35 del 13° Gruppo Volo del 32° Stormo dell’Aeronautica italiana di stanza nello scalo aeroportuale di Amendola (Foggia). Tutti i velivoli sono stati trasferiti nella base aerea di Nevatim (denominata in codice Air Force Base 28), localizzata nei pressi della città di Be’er Sheva nel deserto del Negev.

All’esercitazione partecipa anche il 122nd Nachshon Squadron israeliano, reparto d’eccellenza delle più moderne guerre elettroniche, che opera con gli aerei “Gulfstream G-500” nelle tre varianti Eitam (CAEW) Shavit (intelligence) e Oron (l’ultima acquisita dall’Israeli Air Force che ha enormemente potenziato le capacità di intelligence, sorveglianza e riconoscimento). Come sottolinea il sito specializzato The Avionist, gli italiani “hanno una grande familiarità con questi aerei dato che l’Aeronautica militare utilizza la variante CAEW”. Tra l’altro proprio un Gulfstream G-500 del 14° Stormo di Pratica di Mare, con una sofisticata apparecchiatura elettronica a bordo di produzione israeliana, viene impiegato quasi con frequenza quotidiana per operazioni top secret nel Mar Nero e in Est Europa dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina.

“L’esercitazione Lightning Shield rappresenta una pietra miliare nella continua collaborazione tra le nostre forze armate, mentre rafforza il legame unico tra le nostre nazioni”, riporta in un tweet l’Aeronautica israeliana. “Essa contribuirà inoltre a migliorare le competenze dell’F-35 “Adir” e a espandere le sue capacità a possibili scenari operativi”. L’Israeli Air Force non fornisce altri particolari sulle finalità addestrative di Scudo di fulmine, ma come rileva ancora The Avionist è prevedibile che l’esercitazione sia stata pianificata in vista dell’impiego dei cacciabombardieri in “un’ampia varietà di teatri operativi”, dato che l’F-35 è considerato “un aereo multiruolo contro differenti minacce aeree e terrestri avanzate”.

La versione “Adir”, nota anche come The Mighty One (Il Potente) è unica nel suo genere tra i cacciabombardieri F-35 di quinta generazione adottati da nove paesi e che sono in grado di svolgere gli strike con armi nucleari. Israele ha sottoscritto un accordo con Lockheed-Martin, l’holding statunitense che ha prodotto i velivoli da guerra, per ottenere modifiche specifiche all’architettura del caccia, ai sistemi di comunicazione e intelligence e alle suite per la guerra elettronica, con l’aggiunta di pod per il lancio di missili aria-aria.

“Fino ad oggi Israele rimane l’unica nazione che ha utilizzato l’F-35 Lightning II in operazioni di combattimento”, scrive l’analista Maya Carlin del Center for Security Policy di Washington. “Nel 2018 I’Aeronautica militare israeliana ha impiegato la sua flotta di F-35I Adir per portare a termine una serie di attacchi aerei in Siria. Il generale Amikam Norkin ha inoltre dichiarato che l’Israeli Air Force sta volando con gli F-35 in tutto il Medio oriente e ha anche attaccato un paio di volte in due differenti fronti, senza però aggiungere altri dettagli”.

Sempre secondo l’analista Maya Carlin, anche se Israele non ammette che Lightning Shield è diretta contro le minacce che potrebbero giungere dall’Iran, è “però certo che l’Aeronautica vuole perfezionare le capacità necessarie a potenziali situazioni di guerra con il principale paese nemico”. Carlin aggiunge che lo scorso mese di maggio Israele ha svolto un’esercitazione lunga un mese in cui sono stati simulati attacchi contro l’Iran con l’impiego di armi nucleari. “L’attività addestrativa congiunta israelo-italiana Lightning Shield svilupperà ulteriormente e perfezionerà le qualità dei caccia dell’Israeli Air Force”, conclude l’analista del Center for Security Policy.

Nel giugno 2021 sei cacciabombardieri F-35 israeliani hanno partecipato all’esercitazione aeronavale Falcon Strike nei cieli dell’Italia meridionale, congiuntamente ai velivoli di guerra delle aeronautiche di Italia, Stati Uniti d’America e Regno Unito. I velivoli dell’Israeli Air Force furono trasferiti ad Amendola insieme ad alcuni cacciabombardieri F-16 A/B del 116th Squadron e a un G550 del 122th Squadron. Falcon Strike ha avuto come obiettivo centrale “l’integrazione degli aerei da guerra di quarta e quinta generazione così come lo sviluppo della cooperazione tra le forze aeree partner per sviluppare l’interoperabilità durante le operazioni”, come ha riferito lo Stato maggiore dell’Aeronautica italiana.

Lightning Shield prende il via nel Negev dieci giorni dopo la visita in Italia di una delegazione del ministero della difesa israeliano guidata dal generale Amir Eshel, direttore generale del ministero della difesa, già comandante in capo dell’Aeronautica militare dal 2012 al 2017. A Roma gli israeliani si sono incontrati in particolare con il segretario generale della difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano. “Gli incontri si sono svolti in un clima di reciproca stima e collaborazione e hanno permesso di consolidare ulteriormente le già eccellenti relazioni in atto tra Italia e Israele, con particolare riferimento al rafforzamento della cooperazione industriale, attraverso la condivisione di nuove aree di collaborazione da sviluppare con il pieno coinvolgimento delle rispettive Forze Armate”, scrive l’ufficio stampa della Difesa. “Il costante dialogo strategico tra le parti ha inoltre permesso di confrontarsi in modo schietto, sincero e proficuo sul tema delle sfide imposte dagli attuali scenari di crisi internazionale e sul contesto in cui le parti intendono cooperare”. Pagine Esteri

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L’invasione russa mette a rischio il futuro delle foreste ucraine


L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato il più grande conflitto armato d’Europa dalla seconda guerra mondiale e ha inflitto danni catastrofici alla nazione più grande del continente. Oltre allo sbalorditivo bilancio umano ed economico della guerra di Putin, l’Ucraina sta affrontando anche una crisi ecologica con le foreste del Paese particolarmente a rischio. La minaccia più [...]

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Cina: Tiangong, il ‘Palazzo Celeste’ fonte di guai


Anche stavolta è andata bene. Anche stavolta un razzo cinese non ha fatto danni precipitando a Terra. Il Long March 5b -880 tonnellate al lancio- partito il 24 luglio scorso dalla base spaziale di Wenchang per portare in orbita il modulo Wentian della stazione spaziale Tiangong -il Palazzo Celeste– dopo aver completato la sua missione [...]

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Michele Salvati e Roberto Dilmore – Liberalismo inclusivo


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É il momento di una lista liberal-democratica


Basta alibi e ranconri É il momento di un cartello liberale Ora non c’è più tempo da perdere. Non ci sono più alibi. Carlo Calenda e Matteo Renzi diano vita ad una lista che oggi darà voce all’area liberal-democratica e domani sarà il nucleo fondante di u

Basta alibi e ranconri

É il momento di un cartello liberale

Ora non c’è più tempo da perdere. Non ci sono più alibi. Carlo Calenda e Matteo Renzi diano vita ad una lista che oggi darà voce all’area liberal-democratica e domani sarà il nucleo fondante di un partito che rappresenti in Italia quanto ALDE e RENEW rappresentano in Europa:


L’opzione del centro liberale. Solo così l’Italia può rientrare nel sistema politico europeo, che non contempla il falso bipolarismo centro-destra contro centro-sinistra.

Ha ragione Matteo Renzi a ribadire ancora oggi che quella del terzo polo è una opportunità straordinaria. Non c’è davvero spazio per inutili risentimenti, bisogna velocemente riprendere la strada interrotta dalla decisione di Calenda di realizzare un accordo con il Partito democratico di Enrico Letta. Tra l’altro c’è il vantaggio di poterlo fare senza il freno a mano tirato da +Europa, che sin da subito ha evidenziato di preferire un accordo col Pd piuttosto che dar vita a un centro liberale autonomo dai due poli di destra e sinistra.

Si apre invece una straordinaria opportunità: mettere insieme anche in Italia i partiti e i movimenti che in tutti i paesi e nelle istituzioni europee rappresentano il mondo liberal-democratico e che non stanno né con il PSE né con il PPE. Si tratterebbe della realizzazione politica del progetto squisitamente culturale al quale la Fondazione Luigi Einaudi lavora da anni, fianco a fianco con le altre fondazioni liberali presenti e operanti in tutti i paesi europei.

Probabilmente Calenda ha visto i sondaggi e ha capito che gli elettori liberali non avrebbero premiato la scelta di accordarsi con il Partito democratico ma anche con Sinistra Italiana, con i Verdi italiani (perché i Verdi in Europa sono ben più liberali e pragmatici di quelli italiani che restano ancorati a posizioni in auge negli anni ottanta) e con tutti gli altri partiti di sinistra che Enrico Letta sta provando a mettere insieme senza alcuna linea programmatica comune e al solo scopo di provare a depotenziare la vittoria della destra.

A questo proposito è bene forse rammentare che tutti i partiti politici italiani si muovono con decisione all’interno dei dettati della nostra Costituzione. Nel 2022 sarebbe davvero ridicolo affiancare alla figura di Giorgia Meloni il pericolo fascista. Neppure a noi piacciono le posizioni di Orban e ci terrorizza l’idea che la Russia di Putin possa influenzare la nostra politica nazionale e internazionale, ma siamo fermamente convinti che tutti i leader che oggi ambiscono a guidare il Paese, da Enrico Letta a Giorgia Meloni, sapranno tenere senza tentennamenti l’Italia dentro il perimetro dell’Alleanza Atlantica.

Bene ha fatto Carlo Calenda a riconoscere i propri errori e alzare le vele in mare aperto. Non allearsi in fase elettorale con nessuno dei due poli e fare da calamita dei voti di un elettorato moderato sbandato e senza più riferimenti, è compito esaltante. La presenza in Azione di tanti esponenti moderati, da Mariastella Gelmini a Mara Carfagna ad Andrea Cangini, come l’appello di molti amministratori, guidati da Gabriele Albertini, già apprezzato sindaco di Milano, dimostrano le enormi potenzialità di un centro liberale (né Popolare né Socialista) che voglia essere tale non solo nella fase elettorale.

Perché il punto è proprio questo: il futuro e la coerenza della proposta politica. Gli elettori sentono a fiuto se una operazione è solo elettoralistica oppure se ha una prospettiva di più ampio respiro e di più lunga visione. Su temi determinanti come la giustizia, l’ambiente, i giovani, la scuola, il lavoro e la ricchezza, dettaglio non secondario, da creare prima ancora di poterla distribuire, è necessario offrire agli elettori italiani delle proposte chiare, in linea con quelle rappresentate in Europa dai liberali. Lo Stato, come amava ripetere Luigi Einaudi, deve essere presente nella vita del Paese per garantire ai cittadini l’uguaglianza dei punti di partenza non il livellamento a scapito delle qualità e del merito.

Il problema non è quello di garantirsi un seggio in più o in meno, ma di vivere e crescere anche oltre la fase elettorale. Insomma di dar vita ad un vero partito liberale europeo non personalistico. Questa è la sfida che aspetta i rappresentanti di questo mondo e alla quale la Fondazione Luigi Einaudi è pronta a fornire supporto culturale e sostegno ideale.

Il Tempo

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Elezioni 2022: astensionismo, primo partito italiano nelle urne del 25 settembre


Previsioni, motivazioni e ambiti di incertezza ancora da sciogliere, nelle opinioni della demoscopia italiana. Osservatorio sulla comunicazione pubblica IULM proporrà, ad inizio di settembre, un profilo dei dati e delle previsioni agli studenti chiamati (alcuni per la prima volta) al voto

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione, l'ultimo prima della pausa estiva.

🔸 Covid-19: pubblicate le indicazioni operative per le scuole del primo e del secondo ciclo d'istruzione per l’a.s.



Taiwan: che fanno tutte quelle navi grigie in mezzo al mare?


Tutto quello che c'è da capire e da sapere su quanto sta accadendo attorno a Taiwan: la grande esercitazione aero-navale cinese, denominata 'operazione militare mirata'

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Non scostarsi


Si diventa leader, si prende la guida di un gruppo o di una collettività, non solo per capacità personali, pur necessarie, ma perché si riesce a interpretare un bisogno, a coprire un vuoto, a sentire da che parte soffia il vento della storia. Fuori da que

Si diventa leader, si prende la guida di un gruppo o di una collettività, non solo per capacità personali, pur necessarie, ma perché si riesce a interpretare un bisogno, a coprire un vuoto, a sentire da che parte soffia il vento della storia. Fuori da questo ci sono dei caporali che hanno preso la giacca del generale, due o tre taglie sopra la loro.

Il che porta a un altro aspetto, che da troppo tempo è dimenticato e arrogantemente negato: per governare, in una democrazia, serve avere la maggioranza parlamentare, quindi essere riusciti, alle elezioni, ad ottenere, da soli o con alleati, la maggioranza assoluta degli eletti, altrimenti il nuovo governo si dovrà negoziarlo anche con gli avversari di ieri. Come è puntualmente e ripetutamente accaduto.

La maggioranza parlamentare, però, è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Per governare occorre creare consenso attorno alle misure che si adottano. Governare non è comandare, semmai condurre.

È bastato che il Presidente del Consiglio dovesse tornare in conferenza stampa, a illustrare dei provvedimenti, per far subito risaltare una distanza inquietante dal modo in cui si esprimono le voci della campagna elettorale.

Non è una questione di titoli di studio o di frequentazioni internazionali, tutto sommato neanche solo (ma un po’ sì) di curriculum. La piaggeria ci provoca allergie e il qualunquismo demagogico peggio. È una questione di sostanza, di contenuti.

Le misure a sostegno di famiglie e imprese, per contrastare l’inflazione, non saranno mai abbastanza. Tanto che si dovrebbe anche piantarla con l’inseguimento delle promesse. Draghi, però, illustrando quel che è stato predisposto, ha sottolineato che quella spesa è resa possibile dalla crescita del pil e senza scostamento di bilancio.

Questo è il punto. Lì si trova il linguaggio della trasparenza (non faremo spese che sfondino il deficit, già alto), della concretezza (seno possibili perché cresciamo) e della serietà (non promettiamo quel che sappiamo di non potere mantenere). Girata pagina di giornale si trovano promesse di stipendi, pensioni, sovvenzioni, protezioni. La fiera dell’incredibile e dell’insostenibile.

La Banca centrale inglese annuncia la recessione (alla faccia di Brexit propellente) e il rialzo dei tassi, la crescita globale resta bassa, quella di diversi europei ritoccata al ribasso e la nostra al rialzo. È in questo che si vede la differenza e si misura la distanza. Ora che succede? Si vedono nubi.

Ci siamo già profusi in lodi verso Guido Crosetto, esponente di Fratelli d’Italia, per la sua proposta di un patto fra avversari. Poi è andato oltre: certe nostre avversità al Pnrr sono state un frutto di <<eccessiva pignoleria>>, mentre <<in autunno avremo bisogno dell’aiuto dell’Europa>> (si chiama sempre Unione europea).

Vero. Perché abbiamo un debito troppo alto e il rialzo dei tassi è un problema. Questo, però, andrebbe ricordato a tutti, perché sia a destra che a sinistra si chiedeva a Draghi lo scostamento di bilancio, che avrebbe peggiorato tutto subito.

Devono dirlo, sia quelli che sperano di governare in continuità sia quelli che sperano di trovare nell’agenda Draghi quel che non elaborano autonomamente (quel modo di governare è un metodo, l’agenda non si usa più). Torniamo a lodare Crosetto, ma nelle sue parole troviamo una terribile voragine: non siamo noi di Fratelli d’Italia che abbiamo cambiato idea sull’Ue, e l’Ue del Pnrr (semmai di NGEU) a non essere più <<quella che strangolò la Grecia>>.

La Grecia è stata salvata, noi stessi, come gli altri Paesi europei, ci abbiamo messo soldi, il debito insensato è stato spalmato nei decenni, con lo spread domato come quello italiano e con i greci che hanno votato a favore.

Il giochino di conservare i voti di quelli cui si raccontò che l’Ue era l’inferno contro la nostra sovranità e, al tempo stesso, convincere quelli che sanno essere il solo argine per conservare la sovranità, è misero. Per quello la distanza si vede. Grande.

La Ragione

L'articolo Non scostarsi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Il voto inutile | La Fionda

"Le politiche di smantellamento del pubblico (mancati investimenti in servizi ed infrastrutture, blocco del turn over, aziendalizzazione dei saperi e dela salute), tagli al welfare, privatizzazioni selvagge e precarizzazione del lavoro portano la firma alternata di centro-sinistra e centro-destra.
Le politiche antimigratorie e razziste, le guerre della Nato e degli USA (dai Balcani, all’Iraq…, passando per la Libia all’Ucraina) hanno visto come protagoniste le stesse forze."

lafionda.org/2022/08/08/il-vot…



A Gaza è negato il diritto alla vita: intervista al dottor Angelo Stefanini


Un resoconto sulla situazione sanitaria a Gaza del medico volontario del Soccorso Medico per i Bambini Palestinesi (Pcrf), già docente presso l’Università di Bologna e rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nei Territori Occupati, al rie

di Valeria Cagnazzo*

Pagine Esteri, 8 agosto 2022 -E’ rientrato da poco in Italia dalla sua ultima missione a Gaza per conto della Onlus PCRF (Soccorso Medico per i Bambini Palestinesi) il dottor Angelo Stefanini. Esperto di Salute Internazionale, il volontario porta avanti con l’organizzazione un progetto di salute pubblica volto al rafforzamento dei servizi sanitari di base nella Striscia di Gaza, realizzato grazie al supporto dell’Otto per mille Valdese e del Centro di Salute Globale della Regione Toscana, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ha lasciato Gaza pochi giorni prima che Israele avviasse la sua nuova campagna militare sul territorio occupato, nota questa volta come Operazione Alba, che ha già provocato almeno 31 vittime.

Stefanini ha lavorato dal 1978 al 1986 in ospedali rurali e in programmi di salute pubblica in Africa. Ha insegnato alle università di Leeds, di Makerere in Uganda e, dal 1997 al 2015, è stato docente presso l’Università di Bologna. Nei Territori Palestinesi Occupati è stato nel 2002 rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e, dal 2008 al 2011, responsabile del programma sanitario italiano. Nel 2007 ha ricoperto il ruolo di Team leader di un progetto dell’Unione Europea di assistenza tecnica a Damasco, Siria. Nel 2006 ha fondato il Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale dell’Università di Bologna, che ha diretto fino al suo pensionamento nel 2015. Dallo stesso anno, presta servizio volontario per il PCRF.

Lei è di recente rientrato dalla Striscia di Gaza, dove si occupa del progetto di salute pubblica della Onlus di cui è volontario, il PCRF. Ha incontrato medici e dirigenti del Ministero della Sanità di Gaza e visitato gli ospedali del territorio. Che situazione ha trovato?

Difficile e azzardato per me dare un giudizio sulla situazione generale (per quanto circoscritto al settore sanitario), anche perché in questa visita mi sono limitato a recarmi in centri sanitari governativi con cui collaboriamo e in fase avanzata di sviluppo del progetto. Quest’ultimo, più nel dettaglio, riguarda il rafforzamento del sistema informativo sanitario dei servizi di “primary health care” attraverso la fornitura di infrastrutture informatiche (l’hardware) e formazione sia tecnica che manageriale del personale locale. L’aspetto secondo me più appassionante di questa collaborazione sta nel fatto che il software, ossia l’insieme delle componenti immateriali del sistema informativo, è stato prodotto interamente e autonomamente con successo dai tecnici palestinesi del Ministero della salute. La visita di due dei centri sanitari già attrezzati e operativi è stata molto soddisfacente, pur dovendo accettare l’inevitabilità della debolezza della rete delle connessioni internet (controllate e prese di mira dalle aggressioni israeliane).

Lavora da molti anni per Gaza, sottoposta a un embargo internazionale dal 2007. A questo, nell’ultimo periodo si sono sommate le conseguenze della pandemia, quelle della guerra tra Russia e Ucraina, per non parlare delle ripetute operazioni militari di Israele sul territorio. Le autorità denunciano che Gaza non si è ancora ripresa dai bombardamenti del maggio 2021, proprio in questi giorni in cui dal cielo piovono di nuovo le bombe. Quanto è peggiorata la situazione negli ultimi due anni?

A un anno e mezzo dalla guerra, Gaza è frustrata dalla lenta ricostruzione. Solo 200 delle 1.700 unità distrutte sono state ricostruite a Gaza, secondo il Ministero dei Lavori Pubblici. Nel corso di giugno scorso molte organizzazioni hanno ricordato con rapporti di vario tenore i 15 anni dall’inizio dell’assedio da parte di Israele in violazione del diritto internazionale.

Dall’inizio del blocco, Israele ha lanciato quattro attacchi a Gaza (2008, 2012, 2014 e 2021). Queste escalation di violenza hanno peggiorato la già terribile situazione di Gaza. Migliaia di palestinesi sono morti nei bombardamenti israeliani, inclusi molti bambini. Decine di migliaia di case, scuole e edifici per uffici sono state distrutte. L’80% della popolazione di Gaza dipende per sopravvivere dagli aiuti internazionali.

Nel frattempo, la pandemia di COVID-19 continua a colpire il sistema sanitario sovraccaricato di Gaza, in particolare perché coincide con le barriere israeliane all’accesso sicuro ed equo ai vaccini; la mancanza di personale medico qualificato e specializzato e la persistente carenza di medicinali essenziali e usa e getta. Alla fine del 2021, il 40 percento dei farmaci essenziali e il 19 percento dei medicinali monouso erano a “zero scorte“, il che significa meno di un mese di fornitura disponibile presso il Central Drug Store di Gaza.

Il sistema sanitario di Gaza, già fragile a causa delle restrizioni di chiusura di Israele, è stato ulteriormente degradato durante l’offensiva militare israeliana del maggio 2021. A ciò vanno aggiunti gli attacchi alle strutture e al personale e restrizioni rigorose ai movimenti, che hanno gravemente compromesso l’accesso ai servizi sanitari sia all’interno che all’esterno di Gaza.

Quali strategie hanno messo in campo gli ospedali di Gaza per far fronte a situazioni estreme, quali l’elettricità disponibile per sole quattro ore al giorno e l’assenza di acqua potabile?

Per far fronte a situazioni estreme gli ospedali di Gaza non hanno che da rivedere continuamente le loro priorità in termini sia di accesso preferenziale a cure salvavita sia di “raschiare il fondo del barile” con l’utilizzo di personale demotivato e stremato. La carenza di elettricità proveniente dalla centrale istituzionale viene per quanto possibile contrastata con l’utilizzo di gruppi elettrogeni dipendenti dal combustibile la cui disponibilità Israele ovviamente provvede a rendere estremamente precaria. Lo stesso si può dire per la disponibilità di acqua potabile accessibile quasi esclusivamente in bottiglie preconfezionate. L’impianto di desalinizzazione inaugurato nel 2017 non è in grado di rispondere ai bisogni.

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Quali sono le possibilità di formazione per i medici e gli studenti di medicina a Gaza? Lei si occupa di salute pubblica e di servizi sanitari di base, ma qual è la disponibilità di cure specialistiche sul territorio?

La disponibilità di cure mediche specialistiche si è gradualmente ridotta in questi ultimi anni sia per la minore disponibilità di specialisti sia per la quasi assenza di opportunità di aggiornamento professionale per gli specialisti esistenti. L’esodo verso l’estero di molti medici specialisti da Gaza ha portato il Ministero della salute a chiudere diversi reparti medici e chirurgici nei più importanti ospedali di Gaza. Questo fatto è il maggiore responsabile dell’aumento delle richieste di trasferimento di pazienti bisognosi di trattamenti specialistici verso ospedali fuori dalla Striscia di Gaza (Israele, Gerusalemme Est occupata, Cisgiordania, e altri paesi esteri).

ll regime dei permessi israeliani pregiudica l’accesso all’assistenza sanitaria essenziale per migliaia di pazienti palestinesi vulnerabili e i loro accompagnatori ogni anno. La politica di chiusura e le relative restrizioni all’assistenza sanitaria derivano da un più ampio sistema di discriminazione che viene imposto collettivamente ai Palestinesi sulla base della nazionalità e dell’etnia, e serve a frammentare il popolo palestinese e i servizi a sua disposizione, come l’assistenza sanitaria.

Delle oltre 15 mila domande di permesso per accedere a cure specialistiche fuori da Gaza presentate tramite l’Ufficio di collegamento sanitario palestinese da pazienti della Striscia di Gaza nel 2021, il 63,4% è stato approvato, lo 0,5% è stato negato e il 36,1% è stato ritardato, senza ricevere una risposta definitiva entro la data della loro nomina in ospedale. Sono proprio questi ritardi che spesso significano una sentenza di morte.

I bisogni di trasferimento sono legati alle lacune critiche nella disponibilità dell’assistenza sanitaria, che hanno un impatto enorme nella Striscia di Gaza. Le tecnologie mediche essenziali come le strutture di radioterapia e la TAC non sono disponibili nella Striscia di Gaza. Nel frattempo, si registra una carenza di farmaci e forniture di lunga data: nel corso del 2021, il 41% dei medicinali essenziali e il 27% dei dispositivi medici essenziali monouso avevano scorte rimanenti per meno di un mese durante le scorte mensili della farmacia centrale di Gaza. In termini di risorse umane, esistono carenze per diverse specialità mediche tra cui medicina di famiglia, nefrologia, oftalmologia e cardiochirurgia.

Un rapporto delle Nazioni Unite del 2012 aveva come titolo “Gaza nel 2020. Un posto vivibile?” e prevedeva che nel giro di otto anni, a causa della scarsità di acqua potabile, di elettricità, di servizi sanitari, la Striscia sarebbe diventata un territorio inabitabile. Nel 2022, Gaza è abitata da oltre 2 milioni di persone, che vivono in condizioni di vita sempre più drammatiche. Dimostrano, dunque, che è possibile abitare un posto inabitabile? E cosa rende abitabile o meno un territorio?

La previsione delle Nazioni Unite è una realtà per molti palestinesi a Gaza, che vivono con livelli vertiginosi di disoccupazione, condizioni economiche disastrose e crescente insicurezza. Un conoscente a cui ho posto questa domanda mi ha risposto: “ We are alive for lack of death”, forse traducibile in “siamo vivi perché non possiamo morire”, quel “non possiamo” inteso sia che “la gente di Gaza resiste contro la morte per darla vinta a Israele”, ma anche che, ormai è risaputo, l’importazione di cibo a Gaza viene regolata da Israele seguendo una cosiddetta “lista rossa” che contiene le quantità di calorie e materiale nutritivo appena sufficiente a tenere in vita il palestinese medio. Come affermò nel 2006 un consigliere del primo ministro Ehud Olmert, la politica israeliana era concepita “per mettere a dieta i palestinesi di Gaza, ma non per farli morire di fame”.

Se Gaza non è abitabile, non si può neanche parlare di “salute”, se ci atteniamo alla definizione dell’OMS.

Certamente no. Gaza è l’esempio paradigmatico, la metafora perfetta dell’assenza dei diritti, a cominciare del diritto alla vita e alla salute.

Ha denunciato anche un drammatico aumento di pensieri suicidari tra i più giovani.

Uno studio di Save the Children ha rilevato che l’80% dei giovani di Gaza vive in uno stato di angoscia emotiva tra il blocco israeliano e i ripetuti attacchi militari. Nell’ultimo anno oltre la metà dei minori palestinesi ha pensato al suicidio.

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Durante il suo ultimo viaggio a Gaza, ha anche tenuto due seminari per il Ministero della Salute di Gaza. Uno di questi si intitolava “Gli aiuti malsani per la salute in Palestina”. Cosa intende con quell’aggettivo? Gaza subisce una condizione di forte isolamento da parte della comunità internazionale. Quando quei pochi aiuti che riceve si definiscono persino “malsani”?

Nonostante in passato mi fossi sempre concentrato su argomenti tecnici e con rilevanza locale, questa volta ho pensato (e ottenuto un faticoso assenso da parte della controparte palestinese) di offrire ai partecipanti, alti dirigenti del ministero della salute, una prospettiva più ampia delle questioni relative alla salute, nel tentativo di aiutarli a saltare virtualmente il muro che li tiene chiusi da oltre quindici anni impedendo loro di dare un’occhiata ai problemi globali solo apparentemente distanti dalla loro vita professionale e personale quotidiana.

La domanda che ho posto ai partecipanti per la discussione è stata: “Come mai abbiamo avuto un aiuto internazionale volto a sostenere il processo di pace israelo-palestinese e portare alla creazione di uno Stato palestinese e invece quello che è successo è una complessa frammentazione della Palestina che ha reso sempre meno plausibile la probabilità di una soluzione a due Stati?”

Il pensiero che ho loro presentato è che gli aiuti internazionali ai palestinesi sono uno strumento politico per limitare i danni creati da un problema politico che i Paesi donatori non osano affrontare. Perpetuando i difetti strutturali del settore sanitario, gli aiuti sono diventati una condizione essenziale per la sua sopravvivenza. Nonostante questa realtà, la tendenza è di “fare sempre più dello stesso”. Mentre è evidente che l’aiuto senza libertà di movimento per i palestinesi è ampiamente sperperato, i donatori si astengono dal fare pressioni su Israele sottovalutando l’effetto dell’occupazione israeliana sull’efficacia dell’aiuto. Tutto sommato come donatori siamo complici dello status quo.

I partecipanti al seminario sono rimasti d’accordo, pur con un sorrisino complice.

A proposito di aiuti internazionali, puntualmente quando inizia una nuova campagna militare su Gaza, come l’Operazione Alba, una parte della società civile si interroga su cosa si può fare. E’ ancora lecito, alla luce di quanto dice, chiedersi cosa potrebbe fare la comunità internazionale per aiutare la popolazione palestinese? Quali potrebbero essere alcune strategie di salute internazionale da mettere in campo, sul breve e sul lungo termine, per aiutare una terra “invivibile”?

Non esistono, secondo me, strategie di “salute internazionale” per aiutare la popolazione palestinese. Per aiutare la popolazione di Gaza dobbiamo smetterla: 1) di considerarla sempre e soltanto un problema umanitario, una continua “cronica” emergenza. Come ho scritto di recente , Gaza è un laboratorio in cui Israele sta sperimentando nuove regole, creando e mantenendo un problema umanitario per occultare quello politico. Sostituendo la politica con la compassione non si aiuta Gaza anzi le si fa violenza. 2) Di identificarla con Hamas. E’ ora di vederla per quella che è, fatta cioè di bambini, donne, uomini, famiglie, persino morti e sepolti, persone innocenti che sono padri o madri, sorelle o fratelli, figlie o figli.

Il nostro compito, il vostro compito di giornalisti deve essere quello di riportare Gaza nella sfera politica, di parlare di quello che succede a Gaza anche quando non viene bombardata, inserendola in una cornice giuridica internazionale (15 anni di blocco illegale!) e denunciando la crisi umanitaria esistente come sintomo e risultato dell’occupazione, della colonizzazione e dell’apartheid dell’intera Palestina.

*Valeria Cagnazzo (Galatina, 1993) è medico in formazione specialistica in Pediatria a Bologna. Come medico volontario è stata in Grecia, Libano ed Etiopia. Ha scritto di Palestina su agenzie online, tra cui Nena News Agency. Sue poesie sono comparse nella plaquette “Quando un letto si svuota in questa stanza” per il progetto “Le parole necessarie”, nella rivista “Poesia” (Crocetti editore) e su alcune riviste online. Ha collaborato con il Centro di Poesia Contemporanea di Bologna. Per la sezione inediti, nel 2018 ha vinto il premio di poesia “Elena Violani Landi” dell’Università di Bologna e il premio “Le stanze del Tempo” della Fondazione Claudi, mediante il quale nel 2019 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, “Inondazioni” (Capire Editore). Nel 2020, il libro è stato selezionato nella triade finalista del premio “Pordenone legge – I poeti di vent’anni”.

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Elezioni 2022: Calenda (e Letta) e il senso di democrazia


Nella questione delle alleanze elettorali, Calenda, Letta, e gli altri politici hanno dato la prova provata dell'assenza di senso e di cognizione della democrazia

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Elezioni 2022: Calenda all’ennesima giravolta


L’intesa raggiunta da Letta con Sinistra Italiana e Verdi è un pretesto per Calenda. La motivazione della rottura è molto più prosaica: la paura che il suo potenziale elettorato gli potesse voltare le spalle

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#NotiziePerLaScuola

Dispersione scolastica, EPALE cerca buone pratiche per il prossimo seminario nazionale che si terrà a Roma il 9 e 10 novembre 2022.

Info ▶️ indire.



Chiedi cos’è la Striscia di Gaza


Gaza è nuovamente al centro delle violenze. Ecco alcune informazioni per capire cosa è quella che è stata definita 'la più grande prigione a cielo aperto del mondo'

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Chi era Tayseer al-Jabari


Ecco chi era l'autorevole membro del consiglio militare delle Brigate al-Quds della Jihad islamica, ucciso il 5 agosto 2022 in un bombardamento israeliano

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Israele – Palestina: all’origine della guerra perenne


Tutto è iniziato da troppo tempo, tanto che si fatica a risalire alla prima origine degli scontri. Una breve storia degli inizi

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#NotiziePerLaScuola

Studentesse e studenti ucraini accolti nelle scuole italiane: tutte le informazioni nella sezione dedicata del sito del Ministero dell'Istruzione.

La trovate qui ▶️ istruzione.



Testimonianza audio da Gaza: manca l’elettricità, ospedali in ginocchio, soffriamo ancora dei bombardamenti dello scorso anno


Intervista al giornalista Aziz Kahlout che sta seguendo a Gaza gli sviluppi dell'offensiva aerea israeliana contro la Striscia cominciata ieri con l'assassinio mirato di un comandante militare del Jihad Islami. L'articolo Testimonianza audio da Gaza: man

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 6 agosto 2022 – Rischia di allargarsi e di trasformarsi in una nuova lunga guerra, l’offensiva lanciata da Israele ieri contro Gaza.

Della situazione nella Striscia e delle possibilità di una tregua tra Israele e il Jihad islami, abbiamo parlato con il giornalista palestinese Aziz Kahlout, a Gaza.

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IRAQ. Manifestanti assaltano il parlamento


Sono per la maggior parte sostenitori del leader sciita al-Sadr e protestano contro la nomina a PM del capo dello schieramento rivale L'articolo IRAQ. Manifestanti assaltano il parlamento proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2022/07/27/pri

Aggiornamento 30 luglio 2022IRAQ. Nuovo assalto al parlamento, il secondo in una settimana

Pagine Esteri, 27 luglio 2022 – Un gruppo di manifestanti è entrato, mercoledì 27 luglio, nella zona protetta del parlamento iracheno a Baghdad, dove risiedono anche le missioni diplomatiche estere.

I manifestanti, sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr, protestano contro la candidatura a primo ministro del leader del blocco sciita avversario, Mohammed Shia al-Sudani, filo-iraniano.

Nonostante sia stata la coalizione di Muqtada al-Sadr ad aggiudicarsi il maggior numero di seggi in parlamento (73 su un totale di 329), il leader sciita non è riuscito a trovare i numeri necessari alla formazione di un nuovo governo. Lo stallo prosegue ormai da 10 mesi.

Come fortemente voluto dagli americani durante l’occupazione del Paese, la spartizione delle cariche politiche in Iraq è definita: il primo ministro è assegnato alla corrente sciita, il presidente del parlamento è sunnita e il presidente federale è di nomina curda.

Il Primo Ministro, Mustafa al-Kadhimi si è rivolto ai manifestanti, intimandogli di lasciare immediatamente il perimetro del parlamento, una green zone normalmente inaccessibile. Il primo Ministro ha anche dichiarato che le forze speciali non avrebbero ad utilizzare i mezzi necessari per sgomberare l’area, qualora il suo appello fosse caduto nel vuoto.

Centinaia i manifestanti, in molti sventolavano fotografie del leader sciita Muqtada al-Sadr, che qualche settimana fa è uscito dal Parlamento, assieme ai suoi deputati, in segno di protesta. È stato lo stesso al-Sadr a portare a conclusione, senza spargimento di sangue, l’occupazione del parlamento, chiedendo ai propri seguaci di ritirarsi.

Sabato 30 luglio è prevista la seduta per il voto sulla nomina a primo ministro. Se dovesse essere confermato il nome di al-Sudani, la situazione potrebbe diventare molto più violenta e preoccupante: la spaccatura tra forze sciite pro Iran e quelle vicine ad al-Sadr rischia di portare il paese alla guerra civile.

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Frammenti #02


Il pizzo per la protezione di Stato, un ponte sullo stretto, il riconoscimento facciale per i migranti.

Palermo, il faro luminoso dell’ideologia statalista


Ieri ho scoperto che a Palermo è stato approvato un regolamento “anti evasione” che prescrive la sospensione della licenza commerciale per chiunque abbia debiti superiori ai mille euro verso l’Agenzia delle Entrate.

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La peculiarità è che pare che la sospensione della licenza arrivi con la semplice contestazione della morosità, a prescindere dalla realtà innocenza o colpevolezza del contribuente - che andrebbe definita in giudizio davanti alle Commissioni Tributarie.

Vorrei quindi fare i miei vivissimi complimenti al consiglio comunale e al sindaco di Parlermo, che mostrano al Paese intero la via maestra, affermando con meravigliosa rettitudine i principi fondanti dell’ideologia statalista:

  • I cittadini sono tutti criminali e colpevoli fino a prova contraria
  • Libertà sì, ma solo finché paghi il pizzo

Grazie per l’incredibile lavoro svolto; che nessuno dimentichi mai la natura dello Stato.

Privacy Chronicles - Privacy & Libertà

Il ponte sullo stretto


Salvini ha ritirato fuori il ponte sullo stretto.

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Potrebbe essere un’ottima occasione per ponderare sul tema preferito degli statalisti: ma senza Stato chi costruirebbe le strade?

Cosa sono le strade? Le strade sono una tecnologia che permette di rendere più efficienti gli spostamenti dal punto A al punto B. Il modo in cui questa tecnologia viene impiegata è una questione politica. Creare una strada o un ponte ha effetti rilevanti sull’economia, sulla società e in generale sulla realtà delle persone.

Quando un burocrate crea un piano regolatore urbanistico e decide dove saranno costruite le strade, sta decidendo dela vita di migliaia, a volte milioni di persone. Le strade sono un bene di mercato nato per sopperire a un bisogno umano.

Per quale motivo oggi accettiamo che lo Stato sia l’unico monopolista in grado di mediare la costruzione di strade e ponti? Per quale motivo i cittadini siciliani dovrebbero elemosinare un ponte sullo stretto da politici a cui interessa solo il proprio culo su una poltrona?

Oggi il bisogno umano viene sostituito dal bisogno dello Stato. Strade e ponti non sono beni di mercato utili a conseguire il benessere dei cittadini, ma opere tecnologiche usate per conseguire finalità politiche spesso molto distanti dai bisogni reali delle persone.

Senza Stato (inteso come apparato burocratico monopolista) le strade tornerebbero ad essere un bene di mercato. Serve una rotta commerciale, turistica, per raggiungere un punto da A a B? State sicuri che ci sarà qualche imprenditore disposto a sopperire a quel bisogno. Per guadagnarci, si capisce. È un problema? No. Paghiamo già oggi miliardi in tasse che (in teoria) dovrebbero servire per costruire strade di cui non abbiamo bisogno, in luoghi lontani da noi; per avere le voragini davanti casa. Personalmente preferirei pagare per avere strade in buone condizioni dove mi interessa.

Lo Stato non è mai più efficiente del mercato, semplicemente perché l’interesse di Stato non è l’interesse delle persone. Chi pensa il contrario ha un nome, inizia con la C…

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Riconoscimento facciale sui migranti


Nel Regno Unito spingono sempre più per l’uso estensivo di tecnologie di riconoscimento facciale. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli esperimenti pubblici da parte della polizia, che nelle piazze pubbliche usa telecamere mobili con riconoscimento facciale per individuare ricercati (o semplicemente per schedare la popolazione).

Ieri ho letto in questo articolo che l’Home Office ha deciso di obbligare gli immigrati condannati a indossare braccialetti con riconoscimento facciale e GPS, per tracciare i loro spostamenti e identificarli 24 ore su 24.

In pratica il discorso è molto semplice: perché tenerti in galera se posso rendere la tua vita una galera e tracciarti comodamente a distanza? Probabilmente in galera avrebbero anche più privacy.

Non ho dubbi che questo grande passo in avanti per la civiltà umana possa essere presto usato anche per finalità diverse, ad esempio per controllare che persone sottoposte a quarantena per una malattia qualsiasi siano effettivamente chiuse in casa.

Citazione del giorno


“If any man's money can be taken by a so-called government, without his own personal consent, all his other rights are taken with it; for with his money the government can, and will, hire soldiers to stand over him, compel him to submit to its arbitrary will, and kill him if he resists.”

― Lysander Spooner


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Fatemi sapere se vi piace questa rubrica estiva! Io sono in “ferie” ma Privacy Chronicles continua…

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Covid-19, sono state pubblicate le indicazioni operative per le scuole del primo e del secondo ciclo. Il documento è stato messo a punto dall'Istituto Superiore di Sanità, con i Ministeri della Salute e dell’Istruzione e la Conferenza delle Regioni e…


Si può fare ora


Proposta a chiunque governerà l’Italia Eppure qualche cosa si potrebbe pur fare in quest’estate di una campagna elettorale, che si è avviata all’insegna della confusione, della falsificazione, della gara all’ultimo voto, come se non sapessero tutti e non

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Proposta a chiunque governerà l’Italia


Eppure qualche cosa si potrebbe pur fare in quest’estate di una campagna elettorale, che si è avviata all’insegna della confusione, della falsificazione, della gara all’ultimo voto, come se non sapessero tutti e non sapessimo tutti che il partito che vedrà crescere maggiormente i propri consensi è quello degli italiani che a votare non ci vanno nemmeno o non ci vanno più.

Oggettivamente è una scelta un po’ povera quella cui ci si trova difronte, però qualcosa si può fare. A noi piace sempre cercare di ragionare su quello che è possibile fare di positivo, perché tanto a rimestare nel torbido sono tutti bravi.

Allora proviamo ad evitare che si arrivi alla fine della campagna elettorale con l’incoscienza e l’inconsistenza di “vabbè intanto si vota e poi si vede” ed evitiamo di arrivarci con l’idea che se vince l’altro si distrugge l’Italia, perché queste sono cose sono cose gravi.

Chiunque voglia seriamente governare, chiunque creda che la democrazia non sia solo raccogliere voti, ma anche i consensi, che poi è necessario riconfermare giorno dopo giorno, governando, deve farlo.

La democrazia non è una dittatura che ogni cinque anni va a votare. Continua ad essere una democrazia, anche quando non sono convocate alle urne.

Allora a chiunque voglia governare, intanto noi potremmo dire, oggi, di comune accordo fra le forze politiche di confermare gli impegni presi per i fondi europei del PNRR. L’Italia non deve venire meno alla parola data. Perché la parola l’ha data l’Italia, non il singolo governo. Serve il senso delle Istituzioni: gli impegni che ha preso l’Italia saranno tutti confermati, chiunque vinca se vuol governare.

La sinistra dice che se vince la destra è a rischio la nostra appartenenza all’Europa: è un argomento incosciente, perché non si ragiona così.

Semmai occorre far politica, perché la campagna elettorale è anche questa, e guardare dentro l’alleanza di centro-destra e di quelli che andavano in giro con la maglietta “NO EURO”, quelli che avevano messo l’uscita dall’euro nel loro simbolo: se lo rimangiano o no?

La Meloni dice che garantisce lei per la Lega. Bene, ma l’elettore non dispone della firma di garanzia. Se lo rimangiano oppure no? Questo sarebbe far politica.

L’altra cosa su cui si potrebbe essere d’accordo subito è che nessuno cambi il dettato costituzionale semplicemente sulla base di una maggioranza elettorale, perché questo spaccherebbe il Paese e metterebbe in condizioni di difficoltà e di ansia l’equilibrio istituzionale.

Perché questo impegno abbia un senso, non bisogna chiedere alla destra, che al momento è candidata a vincere: “Ma voi rispetterete la Costituzione?”. Bisogna chiedere alla sinistra: “Voi siete d’accordo a che gli equilibri costituzionali si cambino non solo sulla base di una maggioranza elettorale?”.

Perché se siete d’accordo, dovete rimangiarvi quello che avete fatto nel 2001, quando avete cambiato la Costituzione sulla base di una speranza elettorale e di governo, danneggiandola gravemente e arrecando un danno permanente all’equilibrio istituzionale ed economico dell’Italia. Mi riferisco alla riforma del Titolo V del 2001.

Perché questo impegno abbia un senso, non bisogna chiedere alla destra, che al momento è candidata a vincere: “Ma voi rispetterete la Costituzione?”. Bisogna chiedere alla sinistra: “Voi siete d’accordo a che gli equilibri costituzionali si cambino non solo sulla base di una maggioranza elettorale?”. Perché se siete d’accordo, dovete rimangiarvi quello che avete fatto nel 2001, quando avete cambiato la Costituzione sulla base di una speranza elettorale e di governo, danneggiandola gravemente e arrecando un danno permanente all’equilibrio istituzionale ed economico dell’Italia. Mi riferisco alla riforma del Titolo V del 2001.

Alle urne non si va con una scelta due fazioni che hanno tutte e due ragione: no. Hanno molti torti, da una parte e dall’altra. Potrebbero avere una ragione: la capacità prima del voto di dire che nessuno di loro attenterà a quelli che sono gli interessi e i beni indisponibili dell’Italia.

Sarebbe quasi una dimostrazione di senso di responsabilità.

L'articolo Si può fare ora proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Erdogan e Putin a Sochi: parlando di grano e pensando al Medio Oriente


I due presidenti a Sochi per un bilaterale che dal grano ucraino e dai fertilizzanti russi, esportati grazie all'accordo promosso da Erdogan, guarda al Medio Oriente, a partire dalla Siria

L'articolo Erdogan e Putin a Sochi: parlando di grano e pensando al Medio Oriente proviene da L'Indro.