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Pubblicate le graduatorie delle 3.571 scuole dell’infanzia statali beneficiarie dei 267,8 mln di fondi stanziati dall’Avviso pubblico “Ambienti didattici innovativi per la scuola dell’infanzia”.



#NotiziePerLaScuola

Quanti studenti raggiungono i livelli di competenze adeguati nella scuola secondaria?

Uno dei dati più attesi ogni anno del Rapporto Nazionale INVALSI, importante per comprendere quanto la scuola italiana sia stata in grado di g…



La sfida dell’India alle Vie della Seta cinesi in Asia


Negli ultimi anni, e in particolare durante i recenti scontri al confine nella valle del Galwan del Ladakh, le relazioni Cina-India sono state visibilmente più aspre, confuse e ostili in ambito diplomatico e militare, nonostante i loro enormi interessi commerciali reciproci. Nel 2021, il commercio tra i due vicini è cresciuto del 44%. Le importazioni [...]

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Gaza: perché Hezbollah non si è coinvolta negli scontri tra Israele e la Jihad Islamica


Hezbollah si caratterizza come una parte naturale del sistema politico libanese e si dichiara anche un difensore del mondo arabo sunnita. Rivendica la sua esistenza, il suo ruolo e la sua importanza per diversi stati tra cui la Palestina (soprattutto Gaza) delineando l’affidabilità, l’integrità e la popolarità dei suoi militanti e il contributo che può [...]

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Attenzione a vedere i Balcani come un nuovo fronte nella guerra per procura Russia-NATO


Perchè questi conflitti storicamente complessi possono essere risolti solo da una strategia paziente a lungo termine guidata dagli europei, non dagli Stati Uniti

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La strada rocciosa di Taiwan verso l’indipendenza e la democrazia


Una pagina di storia del lento movimento dell'isola verso la democrazia accompagnato dal graduale venir meno dell'identificazione taiwanese come 'cinese'

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LICIACube: l’occhio italiano su un asteroide lontano


Dopo una riunione congiunta -apprendiamo- ASI e NASA hanno dato il loro ordine conclusivo. LICIACube sarà rilasciato a breve dall’astronave madre -in anticipo di una quindicina di giorni rispetto ai tempi previsti per qualche inconveniente tecnico riscontrato sul razzo vettore- e potrà iniziare la sua importante missione nello spazio profondo. Questo imprevisto, come è comprensibile, [...]

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Bomboniere per Comunione: perché scegliere quelle solidali


Quando si tratta di scegliere le bomboniere per la Comunione, al giorno d’oggi, la maggior parte delle persone opta per quelle solidali. Sono infatti questi i portaconfetti che vanno di moda in questi ultimi anni e bisogna ammettere che rappresentano una validissima alternativa a quelli tradizionali, considerati ormai troppo banali. Per quale ragione però vale [...]

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Prezzi calanti


Se si toglie dal cesto il gas (che i russi bruciano e si compra più caro altrove), il prezzo delle materie prime sta scendendo. Compreso quello del petrolio, tanto che è diminuito anche il prezzo al distributore. Benché se ne parli meno di quando aumenta.

Se si toglie dal cesto il gas (che i russi bruciano e si compra più caro altrove), il prezzo delle materie prime sta scendendo. Compreso quello del petrolio, tanto che è diminuito anche il prezzo al distributore. Benché se ne parli meno di quando aumenta. Il prezzo dei vegetali è complessivamente sceso del 19.2%, i cereali dell’11. Nel solo mese di luglio il grano è sceso dell’8.8%. Ciò significa che l’inflazione importata, quella cui non si può porre rimedio, che tocca pagare e basta, è destinata a scendere. Come era nelle previsioni della Banca centrale europea.

Grosso modo la metà dell’inflazione nell’area dell’euro era importata, il che comporta uno sforzo interno per ridurla di un 2%, in modo da arrivare all’obiettivo della Bce. Si può fare.

Però occorre evitare di trovarsi nella condizione degli Usa, con inflazione autoprodotta. I salari, per intendersi, devono aumentare facendo crescere la produttività, non inseguendo i prezzi, altrimenti ci facciamo del male facendo finta di fare del bene.

La Ragione

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Comprare casa nel 2022: 4 consigli per non sbagliare


Dopo un periodo dominato dall’incertezza e da una sostanziale immobilità per quanto riguarda le compravendite immobiliari, gli italiani hanno ricominciato ad investire nel mattone. In moltissimi, nel 2022, hanno acquistato una nuova abitazione e in diversi sono ancora alle prese con la ricerca dell’immobile perfetto per le loro esigenze. Fortunatamente, il mercato non delude: le [...]

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La fame in Sri Lanka: una catastrofe che ci riguarda


Un dramma che chiama in causa l’ultranazionalismo e la corruzione della dinastia al potere, il debito estero e il Fondo Monetario Internazionale, e persino l’agricoltura bio. L'articolo La fame in Sri Lanka: una catastrofe che ci riguarda proviene da Pag

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 8 agosto 2022 – I distributori di carburante sono chiusi, le case e gli uffici restano al buio per molte ore al giorno. Nella capitale Colombo, fuori dalle farmacie i pazienti depennano dalla lista della spesa i farmaci ai quali possono rinunciare, per ognuno di quelli salvavita tirano un sospiro pensando al riso o al latte che per alcuni giorni non potranno permettersi. Tre persone su quattro, ogni giorno, sono costrette a saltare un pasto. Lo Sri Lanka è affondato in una disastrosa crisi economica, la peggiore dal 1948, anno della sua indipendenza.

Il debito estero ammonta a oltre 51 miliardi di dollari e lo Sri Lanka ha dovuto dichiarare il fallimento: le sue riserve di valuta estera sono esaurite. Lontano dai riflettori internazionali, un Paese di 22 milioni di abitanti, con una popolazione istruita e con un reddito pro-capite tra i più alti dell’Asia meridionale, è scivolato nella catastrofe, fino a dover dichiarare la bancarotta. L’Onu chiede “immediata attenzione globale” per la crisi economica del Paese.

I tre mesi neri dello Sri Lanka – La catabasi dello Sri Lanka è stata lenta e inesorabile. Il debito che cresceva, le coltivazioni che non producevano più a sufficienza beni di sussistenza, il carburante che scarseggiava insieme a tutti gli altri prodotti di importazione che il Paese non poteva più permettersi: negli ultimi tre mesi, la situazione è precipitata.

In notti concitate di telefonate e riunioni segrete, nel mese di aprile il gabinetto del premier Rajapaksa si è rapidamente svuotato. A dimettersi anche il governatore della banca centrale, da settimane impegnato a rifiutare le proposte di aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale. All’ennesima dimissione, quella del nuovo ministro delle finanze, nominato solo ventiquattro ore prima, è stato dichiarato lo stato di emergenza. Sono seguite settimane di proteste, i cittadini affamati raccolti nelle strade chiedevano pane, carburante e un nuovo governo: la polizia rispondeva con una repressione sempre più violenta, uccidendo almeno dieci manifestanti e ferendone centinaia. L’ordine era – e rimane – quello di sparare a vista contro “chiunque costituisca un pericolo”.

A inizio maggio è intervenuta l’Onu, allarmata dalla “crisi umanitaria” nel Paese, con il 75% della popolazione ridotta alla fame. Il 9 maggio, il primo ministro Mahinda Rajapaksa si è dimesso da primo ministro ed fuggito a Singapore. A luglio, anche il Presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, fratello dell’ex primo ministro, ha rassegnato le sue dimissioni ed è fuggito alle Maldive. Il palazzo presidenziale è stato preso d’assalto dai manifestanti, che si sono fatti immortalare mentre si tuffavano nelle sue piscine e mettevano a ferro e fuoco le sue camere da letto. Gli è succeduto un veterano della politica di Colombo, Ranil Wickremesinghe.

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Il vecchio e il nuovoPer decenni, lo Sri Lanka è stato amministrato da un governo ultranazionalista a conduzione familiare. Una vera dinastia, quella dei Rajapaksa, che ha controllato il Paese dal 2004. Mahinda Rajapaksa è stato Primo ministro nel 2004, poi Presidente per dieci anni, poi di nuovo Primo ministro dal 2018 al 2022. Suo fratello Gotabaya lo ha affiancato come Ministro della Difesa per un decennio e dal 2019 è stato Presidente. Due altri fratelli della famiglia Rajapaksa hanno ricoperto posizioni di potere nello stesso ventennio. Durante la guerra civile, i Rajapaksa furono accusati di crimini di guerra e contro l’umanità a causa della violentissima repressione di cui furono autori contro la formazione ribelle delle Tigri Tamil. Su di loro, anche dopo la riappacificazione del Paese, continuarono ad allungarsi le ombre delle accuse di corruzione e di omicidi e sparizioni di oppositori politici, attivisti e giornalisti. Il soprannome di Gotabaya divenne “terminator”.

Dopo quasi diciott’anni al potere, a luglio la famiglia Rajapaksa è stata costretta ad abbandonare il Paese. Il popolo in rivolta accusava il governo di essere il responsabile della catastrofe dello Sri Lanka, a causa della corruzione e delle politiche economiche e agricole dei Rajapaksa di questi anni.

I nuovi volti al governo non sono, però, molto incoraggianti. Il nuovo Presidente, Ranil Wickremesinghe, non è certo un neofita: veterano dell’estrema destra, per sei volte primo ministro, protagonista della guerra civile e delle violenze contro i ribelli Tamil. Una storia molto familiare, per la popolazione. Fresco di nomina, come da tradizione Rajapaksa, ha scelto un suo vecchio amico come primo ministro, Dinesh Gunawardena, un fedelissimo del vecchio governo. Ha poi confermato lo stato di emergenza nel Paese: l’esercito è stato mandato nelle strade a reprimere nel sangue qualsiasi tentativo di protesta. Sul Paese è calato definitivamente il buio.

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Le cause di una tragedia annunciata I fratelli Rajapaksa sono considerati i prinicipali responsabili della crisi economica del Paese. La dinastia al potere ha accumulato debiti esteri, principalmente con Cina e India. Circa il 10 per cento del debito estero locale dello Sri Lanka è detenuto da Pechino, un creditore non certo affabile, che negli anni ha moltiplicato i suoi interessi e che adesso pretende risarcimenti immediati. Che Colombo non può certo offrire, dal momento che, dopo aver contratto la metà dei suoi debiti vendendo titoli di stato in valuta estera, se n’è trovato completamente sprovvisto. A inizio anno, degli oltre 51 miliardi di dollari che doveva restituire ai suoi creditori, le casse dello Sri Lanka ne possedevano a malapena uno.

Nelle mani dei Rajapaksa, tutto sembrava possibile in nome della liberalizzazione del mercato e dei fondi provenienti dai Paesi più ricchi: ai loro conoscenti venivano garantiti appalti per infrastrutture finanziate a suon di debiti. Adesso molte di loro sono ancora cantieri aperti, cattedrali a cielo aperto in un Paese alla fame.

Tra le cause della crisi, c’è poi la guerra russo-ucraina, che ha messo in crisi i Paesi ricchi ma ha completamente prostrato i Paesi a medio e basso reddito, che ancora stavano facendo i conti con le conseguenze della pandemia e addirittura della crisi economica del 2008. In Sri Lanka, l’emergenza da Covid19 aveva già determinato un danno disastroso all’economia, con un taglio netto a uno dei suoi settori principali, il turismo. La scarsità di materie prime, nel mercato di Colombo ormai completamente dipendente dalle importazioni, ha spinto le banche a contrarre nuovi vincoli con i suoi creditori.

La crisi dello Sri Lanka è, però, anche una crisi agro-alimentare, che affonda le sue radici ancora una volta nelle scelte dell’ex governo di Colombo ma che riguarda anche le nostre tavole, principalmente quelle dei ceti abbienti dell’Occidente democratico. Secondo molti studiosi, a rovinare irrimediabilmente il Paese è stata l’agricoltura biologica.

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L’agricoltura biologica che affama i poveri“Un’applicazione generalizzata del «bio» condannerebbe alla fame la maggioranza dell’umanità”, scriveva qualche settimana fa il giornalista Federico Rampini sulle pagine del Corriere, a proposito di quello che definiva “un piccolo, sporco segreto” della crisi dello Sri Lanka.

Nell’aprile del 2021, all’improvviso, letteralmente dalla sera alla mattina, il governo Rajapaksa annunciò la conversione dell’intero settore agricolo del Paese in agricoltura biologica. A consigliarlo in questa scelta erano stati indubbiamente i suoi soci economici orientali e occidentali, Paesi ricchi attratti dalle potenzialità di mercato dei prodotti biologici. La produzione “bio” attrae molto i ceti abbienti: i prodotti vengono coltivati senza l’uso di sostanze chimiche, non sono contaminati e non contaminano l’ambiente, costituiscono quindi una scelta salutista ed ecologica al tempo stesso. Un lusso virtuoso, in breve, ma adottarla su larga scala in un Paese povero può portarlo alla catastrofe.

E’ quello che è successo in Sri Lanka, dove da un giorno all’altro i contadini sono stati costretti a fare i conti con un nuovo sistema agricolo molto meno produttivo. Non potendo più usare fertilizzanti né pesticidi, i contadini hanno visto i loro campi impoverirsi a vista d’occhio. La produttività si dimezzava nelle loro mani, mentre il governo di Colombo continuava a pretendere il “bio”. Finché tre quarti della popolazione non hanno avuto più di che alimentarsi. Molto prima che il popolo si ribellasse contro la dinastia Rajapaksa, nelle strade erano gli agricoltori a manifestare, chiedendo di poter tornare ai metodi tradizionali di coltivazione e di “salvare il salvabile”. Non sono stati ascoltati.

Quando il governo si è reso conto delle proporzioni della catastrofe “bio”, era troppo tardi. In primavera, il primo ministro aveva annunciato che il Paese sarebbe tornato ad acquistare fertilizzante per l’agricoltura. Una promessa che aveva lasciato impassibili i contadini: non c’era più denaro, in Sri Lanka, neppure per il fertilizzante.

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Nella morsa del Fondo MonetarioPer un Paese della nuova via della seta come lo Sri Lanka, i creditori preferenziali sono sempre stati la Cina e l’India. Miliardi di debito sono stati accumulati da Colombo prima che si rendesse conto di non poterli restituire, né di poter fare fronte ai pesantissimi tassi di interesse di Pechino. Sono serviti mesi di proteste, morti per le strade, una crisi di governo e un’intera popolazione in emergenza umanitaria perché Colombo guardasse davanti a sé, verso l’enorme mostro dei propri creditori esigenti.

Per anni il Paese ha rifiutato il dialogo con Il Fondo Monetario Internazionale, ma secondo la nuova leadership non sembrano più esserci alternative. Un inverno cupo si prepara. Come annunciato dai portavoce del governo, la posizione dello Sri Lanka al tavolo delle trattative con il Fondo Monetario Internazionale non potrà che essere di estrema inferiorità e vulnerabilità. Per risanare la sua situazione economica, il Paese sarà costretto ad accettare qualsiasi condizione: privatizzazioni su larga scala, tagli alla previdenza sociale, sudditanza agli interessi delle economie di Stati Uniti ed Europa occidentale. I debiti saranno, insomma, pagati come sempre dagli ultimi, che ne usciranno soltanto più poveri e affamati.

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Mai così vicinoLe dimensioni umane della tragedia che il Paese sta affrontando ci coinvolgono senz’altro, ma non è solo per questo che la “catastrofe Sri Lanka” potrebbe insegnarci molto e metterci in guardia. Sul disastro del “biologico”, ad esempio: un lusso della sinistra benestante e al tempo stesso un pericolo umanitario per le economie più povere, se gestito in maniera sprovveduta.

Il caso Sri Lanka costituisce, poi, la punta di un iceberg immenso che la liberalizzazione dei mercati dei Paesi poveri, incoraggiata dal Fondo Monetario Internazionale, ha creato. La fame improvvisa di 21 milioni di persone potrebbe essere un campanello d’allarme potentissimo, se l’Occidente fosse pronto ad ascoltarlo.

Per anni il Paese ha accumulato debiti esteri da Paesi ricchi che li offrivano con tassi di interesse bassissimi, un miraggio per le economie più povere del mondo. I fondi dei creditori ricchi sono liberamente fluiti verso le economie “in crescita” del pianeta, inclusa quella di Colombo, che, però, al primo segnale di cedimento è stata lasciata completamente sola, con debiti e interessi improvvisamente altissimi da pagare.

“Considerato in questa luce, è chiaro che lo Sri Lanka non è solo; semmai, è solo un presagio di una tempesta in arrivo di sofferenza del debito in quelli che gli economisti chiamano i “mercati emergenti””, scrive sul Guardian Jayati Ghosh, professoressa di economia all’Università del Massachusetts. “Il Fondo Monetario Internazionale si lamenta della situazione e non fa quasi nulla, e sia esso che la Banca Mondiale si aggiungono al problema con la loro rigida insistenza sui rimborsi e lo spaventoso sistema di supplementi imposto dal FMI. Mancano in azione il G7 e la “comunità internazionale”, il che è profondamente irresponsabile data la portata del problema e il loro ruolo nel crearlo”.

Secondo Ghosh, lo Sri Lanka non è che l’esempio dello tsunami che si abbatterà su molti altri Paesi vittime della stessa politica economic,a e di conseguenza anche sui Paesi ricchi in Occidente e in Asia. “La triste verità è che il “sentimento degli investitori” si muove contro le economie più povere indipendentemente dalle condizioni economiche reali in determinati Paesi.”, e aggiunge che “il contagio interesserà non solo le economie che stanno già attraversando difficoltà (…) Libano, Suriname e Zambia sono già formalmente inadempienti; La Bielorussia è sull’orlo; e l’Egitto, il Ghana e la Tunisia sono in grave difficoltà di indebitamento”. Una catastrofe annunciata che potrebbe aggredire i Paesi creditori da più fronti. Il potenziale di destabilizzazione politica ed economica delle crisi che l’Occidente ha contribuito a preparare è enorme.

Una fonte diplomatica singalese, intanto, ha anche annunciato “uno tsunami di migranti in Europa”. Nel solo mese di giugno, le richieste di passaporto da parte di cittadini singalesi sono state più di 80.000, quattro volte di più rispetto all’anno precedente. Un’altra delle conseguenze della propria economia con le quali l’Occidente prima o poi dovrà fare i conti.

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Da Taiwan alla isole Curili, ovvero nel bel mezzo della terza guerra mondiale


In pochi mesi dall’entrata alla Casa Bianca di Biden, gli USA hanno assunto in maniera decisa e 'formale' quella funzione di gendarmi del mondo intero che essi stessi si sono assegnati: loro lo chiamano 'eccezionalismo'

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Cannabis, quali sono le differenze tra indica e sativa


La cannabis è una specie vegetale che include diverse varietà, che si contraddistinguono per una serie di caratteristiche biologiche ben definite. Le due più note sono certamente l’indica e la sativa ma, a differenza di quanto si possa pensare, non sono le uniche riconosciute. In realtà, l’individuazione e la classificazione delle varie tipologie di cannabis [...]

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Africa in USA: evoluzione di una relazione


Si sta assistendo al tentativo di recuperare l'Africa agli Stati Uniti da parte dell'Amministrazione Biden, con evidenti segnali di un nuovo impegno

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Russia e Ucraina si accusano a vicenda di aver bombardato l’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia, sollevando le paure internazionali di una catastrofe continentale.


Kazakistan – Azerbaigian: l’Asse del Corridoio di Mezzo


Mentre la guerra in Ucraina continua, il mondo sta vivendo nuove crisi energetiche e alimentari e le sanzioni alla Russia significano che il commercio est-ovest e ovest-est deve trovare rotte che raggiungano l’Europa evitando contemporaneamente il territorio russo. In questa nuova realtà, le catene di approvvigionamento globali non si stanno adattando solo ai drammatici effetti [...]

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Il rapporto ‘imperfetto’ di Amnesty rischia di consentire più crimini di guerra russi in Ucraina


Oksana Pokalchuk, che ha trascorso sette anni a documentare e indagare sulle violazioni dei diritti umani in qualità di direttrice di Amnesty International Ucraina, ha rassegnato le dimissioni venerdì a seguito di un controverso rapporto di Amnesty International intitolato ‘Le tattiche di combattimento ucraine mettono in pericolo i civili’. Il rapporto di Amnesty, che accusa [...]

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Stefano Debei: la comunità spaziale mondiale perde uno dei suoi uomini di punta


!Scienza e innovazione

Un carattere schietto, determinato a arrivare al fuoco del problema che gli veniva posto, ma senza troppe parole. Eppure con un cuore assai grande. Non sarà facile il cammino della scienza spaziale senza di lui

lindro.it/stefano-debei-la-com…

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FBI nella tenuta Mar-A-Lago di Trump: perchè non si scherza


Perché perquisire la proprietà di un ex Presidente non è facile: 4 cose importanti da sapere sulla ricerca di Mar-a- Lago da parte dell'FBI

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Pietro Novelli, il grande e solitario artista del ‘600 | www.palermoviva.it

"Si parla poco di Pietro Novelli, pittore e architetto monrealese: le sue opere sono tantissime ma della sua vita solitaria sappiamo davvero pochissimo."

palermoviva.it/pietro-novelli-…



Carceri e suicidi, tragedie invisibili


Niente. Non ce la fanno proprio neppure a pronunciarle le parole ‘giustizia’, e ‘carceri’. Invitano a valutare i programmi, quello che intendono fare, fanno mille promesse, mille assicurazioni; ma sulla madre di tutti i problemi italiani, l’amministrazione della giustizia, e il suo epifenomeno, la situazione nelle carceri, nessuno dice nulla. La questione, per loro, semplicemente [...]

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Brasile. Lula ha la vittoria in pugno, Bolsonaro arranca e già grida ai brogli


Tutti i sondaggi danno ormai per certa la vittoria di Lula. Bolsonaro già parla di esito elettorale corrotto e i suoi legami con i militari fanno temere il pericolo di un golpe. L'articolo Brasile. Lula ha la vittoria in pugno, Bolsonaro arranca e già gr

di Davide Matrone –

Pagine Esteri, 10 agosto 2022 – Il prossimo 2 ottobre ci sarà il 1° turno delle elezioni presidenziali in Brasile, il paese più grande del Sudamerica che conta una popolazione di oltre 215 milioni d’abitanti (7° al mondo) e con un Prodotto Interno Lordo pari a 3.680.942 di dollari (9^ economia mondiale), secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale del trascorso aprile 2022.

Dopo 4 anni di governo di destra dell’ex militare Jair Bolsonaro, il paese sembra seriamente intenzionato a voltare pagina e a rieleggere Luiz Inácio Lula da Silva, giàpresidente del Brasile dal 2003 al 2010. Secondo quasi tutti i sondaggi, tra i quali quelli della prestigiosa Datafolha, Lula avrebbe al momento la quasi certezza di conquistare la presidenza al 1° turno con un 52% dei voti e la certezza di arrivare al Palacio do Planalto (sede ufficiale della Presidenza della Repubblica del Brasile) dopo il ballottaggio con l’uscente Bolsonaro. In Brasile per vincere al primo turno bisogna conquistare il 50% più 1 voto ma la campagna è ancora lunga e bisogna essere cauti. Un elemento abbastanza certo è l’importante vantaggio di Lula su Bolsonaro che non sembra calare in queste ultime settimane. Per saperne di più ne ho parlato con il giornalista, studioso ed esperto di America Latina Federico Nastasi con cui abbiamo trattato tre temi specifici: l’attualità della campagna elettorale, il ruolo dei militari in questa fase e la strategia comunicativa di Lula.

L’attualità della campagna elettorale

Il paese è fortemente polarizzato, con un dibattito molto forte e violento in termini verbali tra i 2 candidati Lula e Bolsonaro. Inoltre, sui social media si vede una cosa che è già messa in atto nel 2018 e cioè una strategia comunicativa di Bolsonaro basata sull’uso di informazioni false, disinformazione, campagne d’odio organizzate e ben studiate. Una strategia dimostrata e analizzata dalla giornalista brasiliana Patrícia Campos Mello nel suo libro “la macchina dell’odio”. Inoltre, è una campagna elettorale violenta dal punto di vista fisico, il giorno 10 luglio è stato ucciso a colpi di pistola il militante del PT di Lula Marcelo Arruda da un Bolsonarista durante il festeggiamento del suo compleanno. In una fase economica stagnante e difficile (il paese non si è ripreso dagli effetti della pospandemia) il governo Bolsonaro ha approvato una misura economica denominata “Auxilio Brasil” che destina risorse economiche pubbliche per la durata di un anno alle fasce più deboli del paese. Un provvedimento che in molti hanno criticato come una misura solo pre-elettorale. Questa misura governativa è paradossale: Bolsonaro si è presentato come alfiere del libero mercato, con l’appoggio del ministro dell’Economia Paulo Guedes, allievo della scuola di Chicago. E poi, a 80 giorni dal voto, entrambi fanno appello alle casse pubbliche dello stato, ufficialmente per alleviare la povertà.

La conferenza stampa di Bolsonaro con gli ambasciatori.

Il Presidente Bolsonaro ha convocato il 18 luglio tutti gli ambasciatori presenti in Brasile nella sua residenza in Brasilia dichiarando, senza nessuna prova, seri dubbi sulla giustezza del processo elettorale. Critica come i militari l’uso delle urne elettorali e afferma che il processo elettorale è a rischio d’inquinamento. Tuttavia, il giorno 26 luglio il segretario di Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, in visita in Brasile per l’incontro dei segretari di difesa del continente, ha dato dei messaggi diretti a Bolsonaro e ai militari. Al primo ha fatto intendere di difendere il processo elettorale in atto e ai secondi di non appoggiare nessun tentativo di golpe di stato militare. In definitiva, quest’uscita di Bolsonaro è sintomatica di una sconfitta quasi sicura e quindi cerca di destabilizzare il processo elettorale.

Il ruolo dei militari e Bolsonaro

Dal ritorno della democrazia, il governo attuale è stato il principale ad avere una rappresentanza importante di militari all’interno nel Consiglio dei Ministri. Il vicepresidente attuale di Bolsonaro è un militare, il candidato vicepresidente per queste elezioni è un generale dell’esercito. C’è un legame solido, stretto anche perché lo stesso Bolsonaro è un ex capitano dell’esercito. Questo legame tra il candidato e i militari si traduce in due diversi processi. Il primo, un probabile colpo di stato militare, già palesato apertamente dalla stampa, nel caso in cui il risultato non dovesse essere a favore di Bolsonaro. L’altro, quello innescato dalla polemica dei militari contro il Tribunale Supremo Elettorale sull’uso delle urne elettroniche che gli stessi militari vogliono controllare. Lula ha detto che non accetterà interferenze di nessun tipo cercando di evitare polemiche con il corpo dei militari ma riferendosi solo ad alcuni singoli esponenti.

La strategia comunicativa di Lula in queste elezioni.

Lula si presenta come un candidato che può unire il Brasile e sanare le ferite che si sono aperte nei 4 anni passati. Divisioni che si sono incrementate, peggiorando la situazione di alcuni segmenti di società: le donne, gli afrodiscendenti, le popolazioni indigene e le minoranze sessuali. Anche da un punto di vista religioso: Bolsonaro è stato l’alfiere di una delle campagne più oscurantiste dei movimenti evangelici, in particolare neopentecostali, del Brasile. Lula si presenta come un uomo di stato, come un uomo che è già stato presidente in una delle pagine più belle del Brasile. Da un punto di vista politico è colui che può unificare, inoltre, il campo classico della sinistra e del PT. Lula va oltre la sua comunità politica, senza rinnegarla, la allarga con alleanze precise come quella del suo vicepresidente Geraldo Alckmin, l’ex governatore dello stato di Sao Paulo del partito di centro. Un altro aspetto comunicativo importante è che Lula si presenta come colui che ha subito un’ingiutizia riconosciuta a livello nazionale e internazionale e che ha affrontato le avversità a schiena dritta, accettando un processo farsa. Questo gli viene riconosciuto da tutti, anche dalla destra e ultimamente anche la famosa artista brasiliana Anitta, che non è certamente simpatizzante della sinistra, ha dichiarato il suo appoggio per Lula.

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Stefano Debei: la comunità spaziale mondiale perde una sua punta


Si svolgeranno dopodomani i funerali di Stefano Debei, uno degli scienziati più illustri dello spazio italiano, conosciuto e stimato in Europa e nel mondo. Autore dei meccanismi dell’otturatore ad alta precisione e le protezioni mobili del telescopio OSIRIS montato a bordo della missione Rosetta e poi dello strumento JANUS, che volerà a bordo della missione [...]

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Le recenti esercitazioni militari della Cina attorno a Taiwan rappresentano le avvisaglie dello scoppio di una nuova guerra nel 2022? E perché il rischio di conflitti civili è oggi più diffuso che in passato? Come rilanciare la cooperazione fra poten…


☄ Oggi, per la Notte di San Lorenzo, ci prepariamo a rivolgere lo sguardo verso il cielo con questa citazione della scienziata Margherita Hack, che ha dedicato la sua vita proprio allo studio delle stelle.


Il Tribunale dell'Inquisizione e le Carceri segrete di Palazzo Steri-Chiaramonte a Palermo


Mi è sempre piaciuto camminare per le vie del centro storico della mia Palermo, una città avvolta da tanti misteri, segreti, leggende, ma anche ricca di fatti e storie vere, affascinanti ed intriganti, una città da scoprire o riscoprire ogni volta che mi addentro nei suoi vicoli, una Palermo a volte sconosciuta anche a me che vi sono nato.

Amo le sue tradizioni, le usanze, le credenze popolari, che si tramandano tra le varie generazioni e che restano sempre vive attraverso i ricordi di chi a sua volta è rimasto inevitabilmente affascinato delle storie raccontate da coloro che le hanno vissute in prima persona.

Cammino e mi soffermo ad ammirare le imponenti e meravigliose opere d’arte e penso a un tempo antico, a quanta vita è passata, alle maestranze che hanno realizzato queste maestose strutture, mettendo in campo tutte le tecniche costruttive di quei tempi, anche rudimentali, eseguite da veri maestri d’arte dalle doti ineguagliabili.

Opere che rappresentano per questa città gli evidenti segni del passaggio delle varie dominazioni che si sono susseguite nel tempo.

E c’è un palazzo, nella grande Piazza Marina, è il palazzo Steri-Chiaramonte che, per le storie drammatiche che l’hanno interessato, viene visto dai palermitani, e non solo, come austero e tenebroso. Ma è un palazzo come tanti altri, segnato purtroppo da avvenimenti tragici, che questa volta non appartengono a leggende metropolitane, ma a fatti realmente accaduti durante la dominazione spagnola.

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Il palazzo fu costruito all’inizio del 1300 su un edificio arabo, fu la grande dimora di Manfredi di Chiaramonte, esponente di spicco della potente famiglia dei Chiaramonte, conte dell’immenso Feudo di Modica, detto “Regnum in Regno”.

Il potere della famiglia diede presto fastidio agli spagnoli e nel 1392 il re Martino il Giovane, decise di fermare le ambizioni politiche di Andrea di Chiaramonte, discendente ed erede di Manfredi, decapitandolo davanti al suo palazzo e sequestrandogli ogni bene.

Nel 1487 Ferdinando II il Cattolico, Re di Spagna, inviò a Palermo i suoi inquisitori, delegati ad istituire il primo Tribunale dell’Inquisizione in Sicilia.

Il “Santo Uffizio”, così chiamato, inizialmente si stabilì a Palazzo dei Normanni, dove rimase fino al 1551, tuttavia le carceri a disposizione non erano sufficienti e pertanto per questo motivo fu commissionato all’architetto Diego Sànchez la realizzazione di uno spazio carcerario più ampio.

Per la costruzione di tale struttura, venne scelto uno spazio alle spalle di Palazzo Chiaramonte Steri, che dai primi anni del 1600 divenne la nuova sede dell’Inquisizione Spagnola.

È il carcere segreto dell’Inquisizione, il luogo dove per due secoli, dai primi del Seicento al 1782, gli uomini inviati in Sicilia da Torquemada interrogarono e torturarono innocenti in nome di Dio.

Per gli uomini del Sant’Uffizio i carcerati erano eretici, bestemmiatori, streghe, fattucchiere, amici del demonio. In realtà molti erano artisti, intellettuali scomodi, nemici dell’ortodossia politica e religiosa, oppure poveracci finiti negli ingranaggi di una gigantesca macchina di malagiustizia.

Piazza Marina divenne il luogo preferito dove eseguire i roghi e le esecuzioni dei condannati a morte.

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Il 16 Marzo 1782 il tribunale del Sant’Uffizio venne ufficialmente abolito ed il viceré Caracciolo, profondamente contrario alle pratiche inquisitorie, non tardò ad ordinare la scarcerazione immediata dei prigionieri, nonchè purtroppo anche il rogo di tutti gli atti del tribunale, al fine di cancellare qualsiasi traccia dei soprusi, delle violenze, degli orrori delle segrete avvenute a Palazzo Steri.

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Durante alcuni lavori di recupero e di restauro del palazzo, Giuseppe Pitrè, famosissimo etnografo palermitano, tra il 1906 e il 1907, dopo aver scavato per oltre sei mesi negli intonaci che avevano coperto tutte le possibili tracce, scoprì i Graffiti dello Steri, disegni e scritte lasciati dai prigionieri.

Un breve video che ho realizzato, molto suggestivo, ricostruisce, proprio attraverso la visione di quelle scritte e dei graffiti, la sofferenza di quei penitenziati ingiustamente detenuti la cui sola speranza di uscirne vivi, ritrovando la propria libertà, era solo la fede in Dio.

peertube.uno/w/em4rQn96QtokMXY…



Israele: ammazzamenti elettoralistici


Dovrebbe fare una certa orribile impressione che si organizzi l’ammazzamento di gente al solo, o quasi, fine elettorale

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L’agenzia perquisisce la casa in Florida dell’ex presidente, in cerca di materiale che avrebbe illegalmente sottratto dalla Casa Bianca Lunedì l’ex presidente americano Donald Trump ha rivelato che l’FBI ha perquisito la sua casa in Florida, aprendo …


Ecco come @kenforflorida è diventato l'unico buon politico di #TikTok. L'articolo di @violastefanello è sul @DailyDot


ECCO COME KEN RUSSELL È DIVENTATO L'UNICO BUON POLITICO DI TIKTOK

!Etica Digitale

Uno dei TikTok più importanti pubblicati da Ken Russell, pubblicato a giugno, inizia come molti altri sull'app di condivisione video: con una donna accovacciata sul pavimento per cambiarsi con un vestito succinto su una canzone di Megan Thee Stallion.
Le migliaia di utenti che sono rimasti in giro per guardare la fine del video, tuttavia, sono state colpite da una svolta inaspettata degli eventi: invece di cambiare l'abito di un creatore di contenuti, hanno visto il democratico della Florida Ken Russell cadere sul pavimento al ritmo della canzone prima di guardare vicino alla telecamera e chiedendo: “Ehi, sei registrato per votare? Ci sono le primarie il 23 agosto e le elezioni generali l'8 novembre!

Di Viola #Stefanello su #DailyDot
dailydot.com/debug/ken-russell…

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Brasile: sarà un ottobre rosa marchiato Lula?


Se eletto, Lula avrà la capacità di ripetere il 'miracolo' a condizioni di partenza molto peggiori rispetto al passato? E se fosse solo nostalgia quella dei brasiliani per Lula, o necrofilia ideologica?

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Calenda di sera, la sinistra si dispera (e intanto si allea)


Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Evviva, vittoria, è fatta! Finalmente le forze di progresso, che fa fine più del concreto “di sinistra”, si sono alleate, no associate, forse incrociate. Prima l’asse strategico-politico a due con il Calenda che avrebbe voluto, e vorrebbe ad ogni piè sospinto [...]

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#NotiziePerLaScuola

"Ambiente, Mercato, Comunità: spunti per l'educazione alla Ragione", disponibili tutti i materiali del seminario nazionale che si è tenuto al Ministero il 21 giugno.

Li trovate qui ▶️ miur.gov.



L’Azerbaigian, l’Unione Europea e il partenariato strategico nel settore energetico


Il 18 luglio la Commissione Europea ha firmato il nuovo Memorandum of Understanding su un partenariato strategico nel campo dell’energia con l’Azerbaigian per aumentare le importazioni di gas naturale azero in Europa di almeno 20 miliardi di metri cubi (bcm) all’anno entro il 2027. “Oggi… apriamo un nuovo capitolo nella cooperazione energetica con l’Azerbaigian, un partner [...]

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L’agenzia perquisisce la casa in Florida dell’ex presidente, in cerca di materiale che avrebbe illegalmente sottratto dalla Casa Bianca Lunedì l’ex presidente americano Donald Trump ha rivelato che l’FBI ha perquisito la sua casa in Florida, aprendo …


Invadere Taiwan non è un compito facile per la Cina


Le tensioni nello Stretto di Taiwan hanno raggiunto un livello che non si vedeva dai primi anni della Guerra Fredda sulla scia della visita di stato di Nancy Pelosi a Taipei. Il Partito Comunista Cinese ha intensificato la retorica militaristica nei confronti degli Stati Uniti e di Taiwan, che considera una ‘provincia ribelle’. Eppure, nonostante [...]

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Ucraina: si è aperta una finestra per porre fine alla guerra


Un cessate il fuoco ora, seguito da una rigorosa diplomazia potrebbe impedire che il conflitto prosegua indefinitamente

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Aumenta l'occupazione? Sì, quella avvelenata | La Fionda

«Di nuovo, in realtà, in queste forme di occupazione c’è l’espulsione del lavoro contrattato, regolamentato, stabile. Apparentemente fuori dal rapporto produttivo, appaltati per compiere una piccola mansione in un breve tempo, “prestati” a chi formalmente non è il datore di lavoro, senza relazioni sociali, politiche, sindacali, perennemente affacciati sul baratro, i cosiddetti “soci” o “collaboratori” assistono soli e impotenti all’assottigliamento di salari e tutele e i cosiddetti “imprenditori” all’evaporazione del reddito, senza riuscire a capirne le ragioni. [...]
Ci sorprende tutto questo? Ciò che talvolta non si considera è che nelle pieghe di questo massacro del lavoro ci sono anche le ceneri della sinistra. Della finta sinistra, la maggiore responsabile di questo massacro, assimilabile in tutto e per tutto alla destra filo-capitalista e liberista, ma anche di quella sinistra cinica e ondivaga, rimasta senza bussola e senza punti di riferimento. Quando manca il punto di riferimento fondamentale ogni nuovo tentativo è un vagare senza meta, sempre più fiacco, una sorta di truccata riproposizione di giochi di ruolo e di formule alchemiche senza prospettiva.
ll nodo centrale di qualsiasi piattaforma di sinistra non può che essere la riapertura della conflittualità, in virtù del riconoscimento e con esso del rovesciamento del lavoro salariato, ricattato, umiliato, sottopagato, precarizzato, pena il confinamento all’impotenza, determinata dall’impossibilità di spostare i rapporti di forza.»

lafionda.org/2022/08/09/aument…



Gaza: l’insostenibilità del conflitto perpetuo


Tra morte e distruzione, l'ultimo conflitto a Gaza mette in luce la profondità della sua crisi umanitaria

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